mercoledì 25 marzo 2020

Padre Pio di Pietrelcina, il primo Sacerdote stigmatizzato



L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio.


SUA CONSACRAZIONE A SACERDOTE  

Pur tuttavia il 10 maggio 1910 venne consacrato sacerdote. La prima Messa la disse nel Duomo di Benevento. Il padre di Lui era allora lontano, aveva dovuto tornarsene in America per tentar la sorte, che nel passato non l'aveva favorito, quindi non assistette ai festeggiamenti, che il paese tributò all'umile fraticello, a cui andarono incontro le maggiori Autorità del luogo. La buona mamma, i parenti, gli amici, tutti insomma, per fargli festa, gettarono al popolo pietrelcinese, confetti, uova, e raffaiuoli (dolci locali, una specie di biscotti casalinghi).  

Il sogno cullato fin da bambino, si era finalmente avverato; ma col suo sogno, ebbe inizio la sua nuova vita spirituale, basata sulle sofferenze e sulle privazioni, per il suo grande amore a Gesù, sofferenze e privazioni che svilupparono e assodarono le sue virtù.  

Una volta, un nipote dell’Arciprete volle fargli uno scherzo, tentando rubargli il Breviario.  

Incontrato il Padre gli disse: 

- Padre Pio, voglio venire a rubarvi un oggetto, così imparerete a chiudere la porta, che voi lasciate sempre aperta.  

- Vuoi prendere forse il Breviario, figlio mio? - gli rispose, citando fra i vari oggetti, che teneva in camera, solo quello che il nipote dell’Arciprete aveva pensato.  

Il dono del discernimento dello spirito, veniva a poco a poco sviluppandosi in Lui, tanto da assumere in seguito forme più tangibili e concrete.  

Il popolo, che è sovrano nel suo giudizio, comprese che sotto la veste dell'umile fraticello francescano, esisteva un «Santo» e così lo chiamò fino da allora.  

Io, scrivendo del Padre, non affermo nulla, faccio solo constatare, cosa pensava di Lui, fino da allora, il buon popolo pietrelcinese.  

Nessuno in paese ignorava quanto Egli doveva lottare per vincere, non sé stesso, ma i demoni che in ogni momento lo tentavano, per dissuaderlo dalla via del bene.  

Ogni sera verso le nove e mezza, dopo essersi intrattenuto coll' Arciprete, si ritirava nella sua stanza. I vicini udivano allora grida, urli, corpi sbattuti per terra, passi concitati. Meravigliatisi, dapprima, che Padre Pio ricevesse a quell'ora insolita degli amici o dei conoscenti e facesse un simile baccano, si lagnarono con Zi Orazio. In seguito, seppero, che non amici, ma nemici invisibili e tremendi si recavano da Lui per stancarlo, torturarlo, tentarlo (1).  

Altre volte, entrando nella sua modesta cameretta, trovava tutto sossopra, letto, coperte, libri, inchiostro versato o gettato contro il muro e gli apparivano allora strani spiriti, sotto le più diverse fogge, spesso anche in veste di monaco.  

Una sera, vide che il suo letto era circondato da mostri paurosi, che lo ricevettero con queste parole: 

- Ecco, si ritira il Santo.  

- Sì, a vostro dispetto - rispose Padre Pio.  

Venne allora afferrato, percosso, sbattuto per terra e contro i muri.  

Tutte queste persecuzioni invece di affievolire la sua fede, la ingigantivano, diminuiva in Lui il vigore vitale, ma si accresceva ogni giorno più la sua forza spirituale. A nessuno, fuorché al suo buon confessore, mai disse nulla, neppure alla buona mamma, che spesso al mattino lo trovava assonnato e sfinito dalle veglie e dal dolore.  

Un'altra volta, mentre tutto solo se ne stava a letto, essendo più indisposto del solito, tenendo, come ho già detto, la porta aperta, vide entrare in camera un frate sotto la forma e l'aspetto di Padre Agostino, il suo vecchio confessore e Padre spirituale di un tempo. Il finto frate lo consigliò ed esortò a lasciare quella vita fatta di ascetismo e di privazioni, affermando che Dio non poteva approvare il suo modo di vivere, che gli procurava tante e così inaudite sofferenze. Stupitosi, Padre Pio, che Padre Agostino gli parlasse così e accortosi che questo frate aveva un segno cabalistico in fronte, gli ordinò di gridare con lui «Viva Gesù».  

Lo strano personaggio sparì immediatamente, lasciando per la stanza uno strano odore di zolfo.  

Anche durante questo periodo, il vecchio e buon Padre Agostino, non smise mai di seguire le vicende dell'amato discepolo, poiché tenne con Lui un abbondante scambio di corrispondenza.  

Quando a suo tempo verranno pubblicate le lettere fra loro scambiatesi, si potranno conoscere le misteriose lotte sostenute dal povero Padre contro i suoi misteriosi e invisibili nemici.  

L'Arciprete, venuto a conoscenza di questi fatti strani, gli ordinò che gli consegnasse le lettere chiuse, prima ancora di leggerle.  

Padre Pio, ossequiente sempre ai suoi Superiori, ricevuta un giorno una lettera da Padre Agostino, senza aprirla, la portò all'Arciprete. Questi, dalla busta riconobbe tosto la calligrafia di Padre Agostino.  

Aperta la lettera, vi trovò dentro un semplice foglio bianco.  

- Il buon Padre - disse l'Arciprete - si è dimenticato di scrivere, o inavvertitamente ha posto un foglio in bianco invece della vera lettera.  

- No, - rispose Padre Pio, - non si è dimenticato, «quei signori», mi hanno fatto il solito scherzo.  

- E Tu come lo sai? - gli chiese Don Salvatore.  

- Io so ....  

- Possibile? Allora Tu potresti dire cosa vi era scritto?  

- Certo ... e riferì per filo e per segno quello che Padre Agostino gli aveva scritto.  

L'Arciprete, subodorando qualche cosa di insolito e sembrandogli straordinario quello che Padre Pio gli diceva, scrisse in segreto a Padre Agostino, che gli rispose esattamente quanto Padre Pio gli aveva detto.  

Un'altra volta l'Arciprete, aperta una lettera di Padre Agostino, vi trovò una grossa macchia di inchiostro a forma di imbuto.  

Chiamata la nipote, perché temeva di non vederci bene, si sentì confermare da lei che non si era sbagliato. Prese allora l'acqua santa e benedì il foglio misterioso. A mano a mano che Egli esorcizzava, la macchia diminuiva d'intensità, fino a che la scrittura apparve visibilissima.  

Mi si dice che tale lettera sia conservata insieme a molte altre dal Superiore Provinciale dei Cappuccini, fra queste anche una dello stesso Padre Agostino, che arrivò mezzo affumicata.  

Altre volte gli spiriti maligni e infernali, durante la notte, gli gettavano via le coperte, le lenzuola, i libri, il calamaio, e lo colpivano con schiaffi.  

Io che ebbi, nel febbraio scorso, il sommo bene di dormire per due notti consecutive nella stanza ove nacque e visse Padre Pio, (vedi Tav. N. 3) ho provato sensazioni talmente strane, che mi parvero allora inspiegabili. Narrerò in altra parte del volume, quanto io ho provato, veduto e sentito la prima notte. Era con me un amico e figlio esso pure spirituale del Padre, che potrà confermare quanto più avanti dirò, se qualcuno non mi credesse. Fin da allora Padre Pio, durante la Messa, sembrava assorto in lunghe adorazioni, tanto che il rinnovamento della Passione di Cristo sembrava ai buoni pietrelcinesi, troppo lungo.  

Il popolo se ne lagnò con l'Arciprete, poiché, dovendo accudire ai propri lavori, non aveva del tempo da perdere inutilmente.  

L'Arciprete riferì a Padre Pio le lagnanze dei suoi parrocchiani e mentre in cuor suo ammirava il profondo zelo dell'umile fraticello, gli disse:  

- Piuccio, ti avvertirò io, spiritualmente, quando dovrai proseguire.  

Era stato avvertito e consigliato da Padre Agostino di comandargli mentalmente, in virtù di santa obbedienza di continuare la Messa, poiché durante il «Memento», Padre Pio assumeva una posizione di estasi, in virtù della quale sembrava transumanato.  

Difatti più volte, il buon Arciprete, quando si accorgeva che il «Memento» durava oltre il tempo normale, egli, senza muoversi dal suo posto, gli comandava mentalmente di continuare il Divino Sacrificio. Immediatamente Padre Pio obbediva.  

Finita la Messa, il Padre era solito inginocchiarsi dietro l'Altar Maggiore, e pregare silenziosamente, né si accorgeva di rimanere solo, il che molte volte accadeva, poiché, spesso, sia i fedeli, che il sacrestano, uscivano di chiesa lasciandolo solo.  

Una volta avvenne che il sacrestano, poco prima di mezzogiorno, entrato in chiesa per suonare le campane, scorse dietro l'altar maggiore, Padre Pio, a terra, rigido, quasi fosse morto.  

Scossolo e visto che non si muoveva, pieno di spavento, andò ad avvertire 

l'Arciprete, dicendogli:  

- Arciprete, signor Arciprete, corra, corra, c'è in chiesa Padre Pio, che è morto.  

Questi accorse, vide il giovane frate in istato catalettico, immobile e senza vita. Avendo compreso di ciò che si trattava, gli ordinò mentalmente di riprendere i sentimenti.  

Padre Pio aprì gli occhi, si alzò e cominciò a parlare.  

Un'altra volta il sacrestano, già abituato, lo lasciò a terra e quando verso le due pomeridiane, tornò a suonare le campane, non trovò più Padre Pio, che avendo ottenuto dall'Arciprete la chiave della chiesa, era già uscito. 

*** 

Quando i Superiori ritenevano che il Padre si fosse rimesso in salute, lo richiamavano in convento.  

Ma appena entrato, il male lo riprendeva, tanto da costringerli a lasciarlo nuovamente ritornare all'aria nativa.  

Una volta mentre era in convento, essendo caduto ammalato, dovette mettersi a letto.  

Il medico accorso, temette che la sua ultima ora fosse giunta.  

Un compagno che l'assisteva, con una frase poco opportuna gli disse:  

- Padre Pio, dopo morto, qui ove Tu dormivi, si farà una cappellina.  

- Avrai tempo di attendere la cappellina, io non morrò, - gli rispose Padre Pio.  

Rimessosi in salute, fece ritorno ancora a Pietrelcina, ove si trattenne fino alla sua chiamata alle armi.  

In paese dal suo ingresso, dopo la prima Messa, fino al suo richiamo, visse circa cinque anni (il solito numero fatidico).  

ALBERTO DEL FANTE 

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