Alcuni tentativi di assassinio
Per mettere a tacere un Sacerdote come don Villa, però, esisteva un solo metodo sicuro: l’eliminazione fisica.
Infatti, la sua vita fu costellata da sette tentativi di assassinio.
Ne cito tre, brevemente.
1° Don Villa stava tornando da Roma a Brescia in macchina. Poco prima di Arezzo, la strada, sulla destra, rasentava uno strapiombo di almeno 100 metri. In quel tratto, egli si accorse di essere seguito da una macchina che poi lo affiancò, obbligandolo, a poco a poco, a portarsi sul ciglio della strada. Che fare? Don Villa vedeva ormai la morte davanti a sé. In quel momento, però, sopraggiunse una macchina della polizia. Don Villa suonò il clacson per richiamarla, ma la macchina che lo fiancheggiava accelerò e sparì.
Il Signore lo aveva salvato da morte certa!.. Quell’incidente don Villa lo raccontò, poi, al card. Palazzini, alla presenza del Professor Luigi Gedda, il quale esclamò: «Ma allora, siamo in guerra!».
2° Don Villa si stava recando, in macchina, da un suo sacerdote amico, don Berni, parroco a Corlanzone, presso Lonigo (Vicenza). Uscì dal casello dell’autostrada e si avviò sulla statale che lo avrebbe portato a destinazione. Improvvisamente, gli si bloccarono gli arti, mani e gambe, e si sentì paralizzato. Chi gli aveva dato narcotici?.. Ad una curva della strada, don Villa, sebbene ad occhi aperti, vide la macchina andare dritta in un prato che costeggiava un canale largo 6-7 metri e profondo due, con acqua e molta melma. Egli vedeva tutto come in un sogno, senza essere in grado di agire. I suoi arti restavano paralizzati. Ormai, continuando la corsa, la macchina, si trovava a pochi metri dal canale... ma a pochi centimetri dall’orlo, improvvisamente, il motore dell’auto si bloccò di colpo. Fu un grande miracolo! Pochi secondi ancora ed egli sarebbe caduto nel canale e sparito sul fondo, con la macchina che gli avrebbe fatto da bara.
Con l’improvviso blocco dell’automobile, don Villa ebbe come un risveglio e uscì dalla macchina. Egli si vide circondato da parecchia folla e un Vigile urbano gli propose di portarlo all’ospedale. Don Villa rifiutò, risalì in macchina e ripartì.
3° Dopo diversi mesi, don Villa fece visita ad un suo “amico” sacerdote e, dopo il pranzo, terminato con un caffè, tornò a casa. Durante il viaggio, però, cominciò a sentirsi male; arrivato a casa, era in tali condizioni di salute che fu chiamato subito il suo medico. La diagnosi fu: “avvelenamento”. Il medico gli disse: «Le hanno dato un caffè avvelenato?». Comunque, nell’arco di alcuni giorni, il me dico riuscì a far uscire don Villa dal pericolo di morte.
Dopo alcuni anni, accompagnando don Villa da un suo conoscente altolocato e molto ferrato sul problema dell’infiltrazione massonica nella Chiesa, assistetti ad un loro colloquio sulla questione della “Lista Pecorelli”, che era stata pubblicata da “Chiesa viva”
proprio alcuni mesi prima del tentato avvelenamento. Sentii uno dei due ricordare le parole pronunciate dal card. Silvio Oddi a proposito di questa “Lista”. Il Cardinale aveva detto:
«È una lista tutta da una parte».
L’altro, invece, disse: «La Lista Pecorelli è la Lista di tutti gli uomini del card. Agostino Casaroli» e ag giunse: «Casaroli è il Capo di quattro Logge massoniche in Vaticano».
Poi, seguì una frase che mi fece comprendere il vero significato della pubblicazione di quella “Lista” da parte dell’avvocato Mino Pecorelli, egli stesso membro della Loggia P2 e Direttore della Rivista “OP” (Osservatore Politico) che, il 12 settembre 1978, l’aveva pubblicata.
Uno dei due interlocutori disse: «La “Lista Pecorelli” è stata fatta pubblicare dalla Massoneria stessa per fermare l’ascesa al Papato del card. Agostino Casaroli».
Infatti, il discorso proseguì con la considerazione che il card. Casaroli era talmente potente in Vaticano che solo la Massoneria avrebbe potuto fermarlo, se non fosse stato da lei prescelto come Papa.
a cura dell’Ing. Franco Adessa
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