giovedì 26 marzo 2020

INTERVISTE COL MALIGNO



NONO INCONTRO: UN PIANTO SENZA FINE 

L'occasione più unica che rara di incontrarmi con siffatto interlocutore mi fece nascere  la curiosità di conoscere sempre qualcosa di più su quel personaggio. Nei precedenti  incontri avevamo parlato di varie cose, ma molte di queste gliele avevo strappate con  forza, ricorrendo sempre all'intervento onnipotente di Colei che lo obbligava a  rispondermi. 
In quei giorni stava circolando un certo film gravemente offensivo per la figura di Gesù.  Neanche durante la sua vita terrena e nemmeno nelle ore della Passione, quando fu  abbandonato al "potere delle tenebre", cioè al potere di Satana, furono inventate accuse  così nefande contro la sua vita purissima. Pensai allora che forse proprio questo film  avesse indotto l'Immacolata Madre di Dio a costringere l'infame Maligno a gettare la  maschera. 
Non era così facile preparare un serie di domande e provocarne la risposta. Un giorno,  però, dopo aver molto pregato, al primo sentore della sua presenza, provai a  comportarmi con lui da giudice inquisitore. 
Con questo intento, prima che egli cominciasse con i suoi discorsi, gli posi a bruciapelo  questa domanda: "Che cosa pensi di coloro che sono o sembrano molto intelligenti e  tuttavia negano l'esistenza di Dio e quella di voi angeli ribelli?". 
Con mia grande sorpresa rispose: "Sono soltanto degli insensati". Lo incalzai allora con  un'altra domanda: "E che dici di quelli che negano l'ossequio a Dio non piegando la loro  volontà? 
Capì che alludevo specialmente al fatto della loro ribellione demoniaca e rispose:  "Abbiamo voluto rivendicare la nostra libertà da lui". 
- "Spiegami che cosa significa questo! Esseri come voi, che dinanzi a Lui siete niente,  che cosa speravate di ottenere con questa ribellione?" Invece di rispondere, lo sentii  mugolare come una bestia crudelmente ferita. Mi fece chiaramente capire di non  insistere su questo argomento. Capii che la sua risposta non poteva essere che  tragicamente negativa e comportava una tortura che si rifiutava di manifestare. 
Pensando poi alle sofferenze che infligge a tante povere creature, anche innocentissime,  delle quali talvolta prende possesso, gli chiesi: "Come osi fare questo con anime che  sono tempio di Dio, tabernacoli di Cristo, dimora della SS. Trinità?... Sono esseri che  Dio ha creati per Sé e abitando in essi diventa come una cosa sola con loro... Come puoi  fare questo?". 
Rispose prontamente: "Tu ti impietosisci dinanzi ai tormenti che infliggo a questi esseri;  ma non pensi a quello che soffro io... E nell'atto stesso che tormento queste creature". 
- "Quale soddisfazione ne ricavi?" 
- "Te l'ho già detto: nessuna!... Non guadagnamo nulla nell'infliggere del male. Noi ci  troviamo come su una sabbia cedevolissima: più operiamo il male, più vi affondiamo." 
- "Allora smetti di tormentare queste povere creature e vattene nella tua dimora... visto  che anche a te Dio ha provveduto una dimora." 
- "Non è lui che ce l'ha data; ce la siamo fatta noi stessi!..." 
- "Hai ragione. Dio, nella sua bontà, creandoti non poteva volere per te una simile  dimora. Dici bene che ve la siete fatta voi stessi. E' per colpa vostra che siete diventati  bersaglio dell'ira e della giustizia di Dio. Così, mentre per tutta l'eternità noi loderemo la  sua misericordia, con lo stesso 'osanna' canteremo la sua giustizia contro di voi!" 
- "Quanto sei sadico!". Fu una risposta immensamente rivelatrice che mi freddò,  lasciandomi profondamente pensoso. 
Quale dev'essere stata la malizia del peccato di questi angeli, se Dio, che è così  infinitamente buono, li ha colpiti con tanta giustizia! 
A questo punto pensai di ritornare sulla domanda dei rapporti con cui demòni e dannati  stanno tra loro nell'inferno: si conoscono?, si parlano come facciamo noi?, si fanno  compagnia?... 
Anche questa risposta fu tremenda: "Ognuno di noi è un solitario... Tutto e solo  concentrato nell'amarezza della prorpia dannazione... In un pianto senza fine... Ognuno è  col suo inferno... è il suo inferno, per l'eternità!" 
Ripeteva così la risposta già datami in precedenza; poi, con un urlo disperato,... svanì. 

P. Domenico Mondrone S. J. 

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