(Gesù racconta dalla Croce)
A Gerusalemme
Ed ecco riprendo a ricordare il mio ingresso trionfale nella Città Santa.
Montai su un asinello a circa un chilometro dal tempio, operando guarigioni tra le grida gioiose dei fanciulli. La folla non riuscì più a contenere l'entusiasmo;
pochi giorni prima avevo risuscitato Lazzaro e questo era stato per loro il miracolo più strepitoso, quindi gettarono i loro mantelli sotto i piedi della cavalcatura e tagliati rami d'ulivo, li agitavano gridando:
"Evviva, evviva, osanna al Figlio di Davide"!
Passato il torrente Cedron, alzai lo sguardo verso il tempio candido di marmi e sfavillante di ori ai primi raggi del sole. I miei occhi si riempirono di lacrime; pensai che di
quel tempio così maestoso non sarebbe rimasta pietra su pietra che non fosse distrutta. Gerusalemme sarebbe stata rasa al suolo e dei suoi abitanti chi ucciso e chi condotto in schiavitù. Entrai, accompagnato
dal sempre crescente entusiasmo della folla, nell'atrio del tempio e mi vennero incontro alcuni Greci e con l'aiuto di Filippo che conosceva il greco seppi che volevano conversare con me. Parlai in perifrasi anche
con loro. Raccontai che se il granello di frumento caduto in terra non muore, non porta frutto; come a dire: "Proprio quando mi uccideranno comincerò a vivere nei vostri cuori". E proprio il Padre mio mi rese
testimonianza, come durante il battesimo e sul Monte Tabor: si udì un rumore come di tuono e e una voce che scandiva queste parole: "Ho glorificato il tuo nome".
Ma nè i miei interlocutori, nè il popolo compresero. Così mentre loro continuavano ad inneggiare io ridiscesi verso il torrente Cedron e, tra i sentieri dell'Orto
degli Ulivi, mi diressi a Betania ove andai a trovare il mio amico Lazzaro e passai la notte.
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