La Battaglia Finale del Diavolo
Il 13 febbraio 2005, all’età di 97 anni (sei settimane prima di compierne 98) è venuta a mancare Suor Lucia di Fatima. Il 2 aprile 2005, anche Giovanni Paolo II ha seguito l’ultima veggente di Fatima nel riposo eterno. Diciassette giorni dopo, il Cardinale Ratzinger è stato eletto al Soglio Pontificio, scegliendo per sé il nome di Benedetto XVI. Il 22 giugno 2006, Benedetto XVI ha nominato l’ex Arcivescovo Tarcisio Bertone, ora Cardinale, come sostituto del Cardinal Sodano alla guida della Segreteria di Stato del Vaticano, incarico che Bertone ha assunto ufficialmente il 15 settembre 2006. A seguito di questi eventi, l’intera vicenda di “Fatima” avrebbe subito cambiamenti drammatici e la verità sul Terzo Segreto sarebbe emersa di lì a poco grazie a nuove rivelazioni che avrebbero scatenato un vero e proprio terremoto.
Questo terremoto ha avuto inizio con il libro di Antonio Socci Il quarto segreto di Fatima, pubblicato il 22 novembre 2006, un evento che abbiamo già ricordato nel Capitolo 4 e altrove, in altri capitoli. Famoso autore e giornalista Cattolico nonché personalità televisiva di primo piano, Socci era una figura prominente all’interno della Chiesa mainstream ed era collaboratore e conoscente sia del nuovo Pontefice che del Cardinal Bertone. Tutto si poteva dire, all’epoca, se non che Socci fosse un amico dei “Fatimiti”, contro i quali, come abbiamo già visto in precedenza, aveva iniziato il suo libro proprio con lo scopo di screditarne le opinioni in merito a Fatima, da lui inizialmente considerate come vuote “teorie della cospirazione”.
Socci cominciò a sospettare che qualcosa non quadrasse quando si vide rifiutare un’intervista amichevole proprio dal Cardinal Bertone, in merito alla controversia sul Terzo Segreto, malgrado la loro conoscenza e collaborazione cordiale avvenuta in passato. Dopo aver esaminato le affermazioni dei “Fatimiti” con un atteggiamento aperto, Socci si trovò di fronte alle stesse prove inconfutabili che abbiamo riportato in questo libro. Il libro di Socci, in effetti, cita la prima edizione di questo libro non meno di 32 volte, insieme ad altre 110 citazioni tratte dalle opere di Frère Michel e altre fonti su cui si basa la battaglia finale del diavolo. “Alla fine”, scrive Socci, “Mi sono dovuto arrendere… Qui racconto il mio viaggio nel più grande mistero del 20° secolo ed espongo il risultato a cui onestamente sono pervenuto. Risultato che sinceramente contraddice le mie convinzioni iniziali…”402
Quel risultato portò Socci a concludere che c’è qualcosa di mancante nella rivelazione del Vaticano: un testo separato del Terzo Segreto, contenente “le parole della Madonna [che] preannuncerebbero una apocalittica crisi fella fede nella stessa Chiesa a partire dai vertici.” Questo secondo testo è probabilmente “anche una spiegazione della visione… (rivelata il 26 giugno 2000).”403 È questo il testo che Socci definisce “indicibile” e il cui occultamento, da parte dell’apparato Vaticano, lascia quest’ultimo soggetto a “condizionamenti e ricatti molto pesanti”.404
È sorprendente anche il fatto che Socci abbia ricevuto una lettera personale inviatagli da Papa Benedetto XVI “riguardo al mio libro, ringraziandomi per ‘i sentimenti che lo hanno ispirato.’”405 Per di più, il Papa non ha mai detto o scritto alcunché che vada nella direzione di criticare le conclusioni di Socci, e cioè che l’apparato Vaticano - guidato dal Cardinale Bertone - è impegnato in una vera e propria cospirazione tesa a nascondere, alla Chiesa e al mondo, le preziose parole della Madre di Dio! Anzi, la Santa Sede a tutt’oggi ha mantenuto sul libro di Socci un silenzio ufficiale assai rivelante, che lascia il Cardinale Bertone a difendersi da solo, in questa vicenda.
La conferma che, con grande apertura mentale, ha dato Socci alle tesi presentate dai “Fatimiti” (che erano stati fino ad allora ingiustamente disprezzati) si è rivelata uno sviluppo dalla portata eccezionale per la causa di Fatima. I promotori della Linea di Partito del Vaticano, infatti, non potevano sbarazzarsi di una persona della caratura di Socci definendolo un impostore, ed il Cardinale Bertone si è visto quindi costretto, per rispondere al libro del giornalista, a tutta una serie di mosse che avrebbero sostanzialmente ridotto in briciole la “versione ufficiale”. Vedremo tra poco come.
Tuttavia, il contributo più importante che Antonio Socci ha fornito a chi ricerca la verità in questa faccenda, è stato forse quello di aver dato ampio risalto alla testimonianza di una fonte di primaria importanza: l’Arcivescovo Loris Francesco Capovilla, segretario personale di Papa Giovanni XXIII, il quale ha confermato in modo definitivo e decisivo l’esistenza di “due testi” che comporrebbero il Terzo Segreto nella sua integralità. Il libro di Socci riferisce l’intervista concessa dall’Arcivescovo Capovilla, che ha 93 anni e risiede in provincia di Bergamo, ad un “giovane intellettuale Cattolico”, Solideo Paolini, il 5 luglio 2006, per aiutarlo in alcune ricerche che stava conducendo per il proprio libro sulla controversia del Terzo Segreto. Durante quell’intervista, Paolini chiese all’Arcivescovo se esistesse un testo non pubblicato del Terzo Segreto e questi rispose: “Nulla so”. Quella risposta sorprese Paolini, il quale si aspettava che “se il testo misterioso e mai rivelato fosse stato una fantasia, il prelato, che è uno fra i pochi a conoscere il Segreto, avrebbe potuto e dovuto rispondermi che era un’idea completamente campata per aria e che tutto è già stato rivelato nel 2000. Invece, l’Arcivescovo aveva risposto ‘Nulla so!’ un’espressione che immagino volesse ironicamente evocare una certa omertà.”406 Sottintendendo quindi una certa “omertà”, l’Arcivescovo stava cercando di dirci che era costretto a negare la verità perché costretto in tal senso da una qualche cospirazione, che non gli permetteva di fare altrimenti. Quell’impressione sarebbe stata confermata dagli eventi successivi.
Il 18 luglio 2006 Paolini ricevette per posta, da Capovilla, una busta contenente alcuni documenti, provenienti dagli archivi personali dell’Arcivescovo, insieme ad una curiosa lettera d’accompagnamento, nella quale il prelato consigliava a Paolini di procurarsi una copia del Messaggio di Fatima, un volume che, come ben sapeva l’Arcivescovo, Paolini aveva sicuramente già da tempo, in quanto studioso e ricercatore di Fatima. Non era forse, come pensò Paolini, “un invito a leggere qualcosa in particolare di quella pubblicazione, in relazione ai documenti inviati dallo stesso Capovilla?” Quell’intuizione si sarebbe rivelata corretta. Tra i documenti inviati da Capovilla, v’erano anche delle “note riservate”, datate 17 maggio 1967, nelle quali l’Arcivescovo aveva annotato le circostanze in cui Paolo VI aveva letto il Terzo Segreto. Secondo quelle note, Paolo VI lesse il Segreto il 27 giugno 1963, a soli 6 giorni di distanza dalla sua elezione e prima di essere ufficialmente intronizzato sulla Cattedra di San Pietro durante la Messa per l’incoronazione papale (cosa che avvenne il 29 giugno). Tuttavia, secondo l’MDF e la “versione ufficiale”, Paolo VI aveva letto per la prima volta il Terzo Segreto solo due anni dopo quella data: “Paolo VI lesse il contenuto con il sostituto Sua Eccellenza Arcivescovo Angelo Dell’Acqua, il 27 marzo 1965, e rinviò la busta all’Archivio del Sant’Uffizio, con la decisione di non pubblicare il testo.”407
L’enorme discrepanza tra la data registrata da Capovilla e quella pubblicata sull’MDF, spinse Paolini a telefonare a Capovilla, alle ore 18.45 del giorno stesso in cui aveva ricevuto i documenti dell’Arcivescovo, per chiedergli spiegazioni. Capovilla protestò: “Ah, ma vede, io dico la verità. Sono ancora lucido, sa?” E quando Paolini insistette gentilmente che vi era, pur tuttavia, una discrepanza non ancora risolta, Capovilla all’inizio tentò di fornire spiegazioni che sembravano implicare “eventuali lapsus della memoria, interpretazioni di quanto si intendeva dire,” e Paolini obiettò all’Arcivescovo che lui [Paolini] si riferiva alla data in cui Paolo VI aveva letto il Segreto, come riportato da un documento ufficiale del Vaticano (e cioè Il Messaggio di Fatima (MDF)) che a sua volta si basava sulle minute ufficiali provenienti dall’archivio del Vaticano. Capovilla fornì questa risposta: “Ma io giustifico, forse il plico Bertone non è lo stesso del plico Capovilla…” Immediatamente Paolini interruppe l’Arcivescovo, ponendogli la seguente domanda: “Quindi, Eccellenza, entrambe le date sono vere perché del Terzo Segreto esistono due testi?” Dopo una breve pausa, l’Arcivescovo dette questa risposta esplosiva: “Per l’appunto!”408, che da sola conferma l’esistenza di un plico e di un testo mancante del Terzo Segreto di Fatima.
Le “note riservate” di Capovilla corroborano la sua testimonianza nei minimi dettagli. Secondo queste note, nella data in cui Papa Paolo VI lesse il Segreto (27 giugno 1963), Monsignor Angelo Dell’Acqua – lo stesso “Sostituto” cui si riferisce il Messaggio – telefonò a Capovilla per chiedergli: “Cercano il plico di Fatima, lei sa dov’è?”409 La nota continua con la risposta di Capovilla: “Sta nel cassetto di destra della scrivania chiamata Barbarigo, in stanza da letto.” Quindi il plico si trovava nella stanza appartenuta a Giovanni XXIII, che ora era diventata la stanza di Paolo VI. Non si trovava negli archivi del Sant’Uffizio. La nota continua, riportando che “il plico di Fatima” fu trovato in quel cassetto: “Un’ora dopo, Dell’Acqua mi ritelefona. Tutto a posto. Il plico è stato rinvenuto.” Infine, la nota riporta che durante un’udienza del giorno dopo, Paolo VI aveva chiesto direttamente a Capovilla: “Perché sulla busta c’è il suo nome?” Capovilla rispose: “Giovanni XXIII mi chiese di stilare una nota circa le modalità di arrivo del plico nelle sue mani con i nomi di tutti coloro i quali ritenne doveroso farlo conoscere.”410 Inoltre, Papa Giovanni gli aveva anche ordinato di scrivere sull’esterno del plico o involucro: “lascio ad altri commentare o decidere”411.
Sappiamo per certo, quindi, che un testo del Terzo Segreto era custodito nella camera da letto del papa, dove fu letto da Paolo VI il 27 giugno 1963, e che questo era contenuto in un plico sul quale Capovilla aveva annotato il proprio nome e quello di altri, seguendo le istruzioni di Papa Giovanni XXIII e le parole di quest’ultimo “lascio ad altri commentare o decidere”. Quindi non solo Giovanni Paolo II, ma anche Paolo VI lesse due testi del Terzo Segreto in due date differenti. È opportuno ricordare un’altra circostanza, il cui significato non era stato colto appieno prima della pubblicazione del libro di Socci: nel 1960 Papa Giovanni lesse un testo del Segreto che non ebbe alcun problema a comprendere, senza il bisogno d’aiuto da parte di esperti in lingua Portoghese; tuttavia, secondo l’Arcivescovo Capovilla, nell’agosto del 1959 il Papa aveva letto un testo che conteneva invece difficili espressioni dialettali Portoghesi, tali da richiedere la traduzione di Monsignor Paulo José Tavares.412 Come conclude Socci: “Queste due opposte informazioni possono spiegarsi ritenendo che si tratta di due letture e di tue testi diversi.”413 Seguendo questa pista, Socci si è fatto aiutare da un’esperta linguista, la Professoressa Mariagrazia Russo, la quale ha analizzato il testo della visione pubblicata dal Vaticano nel 2000. In un’appendice al libro di Socci, la professoressa conclude affermando che il testo della visione non contiene alcuna espressione dialettale Portoghese di difficile comprensione. Il testo che sarebbe stato letto con difficoltà da Giovanni XXII, pertanto, sarebbe quell’altro, che il Papa custodiva nel cassetto della sua scrivania.
È quindi ormai un fatto assodato che tre Papi (Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II) abbiano letto dei testi del Terzo Segreto in due occasioni differenti - a mesi, se non anni di distanza l’una dall’altra – durante i loro rispettivi pontificati, mentre la “versione ufficiale” dell’MDF riporta una sola lettura da parte di ciascun Papa.414 Difficilmente può trattarsi di una coincidenza o di un errore degli archivi ufficiali, che avrebbe dovuto ripetersi per ben tre volte di fila. Il fatto che questa duplice lettura da parte dei Papi sia stata omessa dalla “versione ufficiale” indica chiaramente che le informazioni sulle letture in due date differenti non dovevano essere divulgate, perché esse implicavano necessariamente l’esistenza di due testi differenti facenti parte entrambi di un unico Terzo Segreto di Fatima. Uno di questi testi non è ancora stato rivelato.
Anche prendendo in esame solamente la testimonianza di Capovilla, questa stabilisce irrefutabilmente l’esistenza di due buste o “plichi”, all’interno dei quali era stato riposto l’intero contenuto del Terzo Segreto di Fatima: il “plico Bertone”, custodito negli archivi del Sant’Uffizio, i cui contenuti furono pubblicati nel 26 giugno 2000; e il “plico Capovilla”, i cui contenuti rimangono tuttora nascosti, che si trovava nella camera da letto del Papa. La locazione del plico Capovilla - all’interno dell’appartamento del Papa - fu confermata dalle fotografie pubblicate sulla rivista Paris-Match, dalle affermazioni di Suor Pasqualina e adesso, oltre ogni dubbio, dalla testimonianza e dai documenti privati dell’Arcivescovo Capovilla.
A tutt’oggi il Vaticano non ha mai mostrato il “plico Capovilla” ed il testo del Segreto contenuto in esso. Eppure, come vedremo, il Cardinale Bertone è stato costretto ad ammettere l’esistenza del plico Capovilla, malgrado non lo abbia mai mostrato in pubblico. Questo fatto, da solo, priva la “versione ufficiale” di qualsiasi credibilità.
Socci osserva a ragione che la testimonianza dell’Arcivescovo Capovilla fornisce “l’unica spiegazione possibile” alle tante discrepanze (molte delle quali abbiamo già esaminato nel capitolo precedente) riguardanti la data in cui fu ricevuto il documento in questione, il suo formato ed il luogo in cui era custodito, secondo tutti i resoconti e le testimonianze raccolte fino ad ora. Per riassumere, abbiamo dinanzi a noi i seguenti, innegabili fatti:
• un documento scritto il 2 gennaio 1944 – data in cui fu scritto il documento pubblicato dal Vaticano nel 2000 – ed un altro che non fu messo per iscritto prima del 9 gennaio 1944 e che non è ancora stato pubblicato;
• un documento che arrivò al Sant’Uffizio il 4 aprile 1957 (è quello pubblicato dal Vaticano nel 2000) ed un altro documento, che non fu messo per iscritto prima del 9 gennaio 1944 e che non è ancora stato pubblicato;
• un documento custodito negli archivi del Sant’Uffizio (la visione pubblicata dal Vaticano nel 2000) ed un altro documento custodito nell’appartamento di Pio XII;
• un documento che Papa Giovanni XXIII “comprese pienamente” senza bisogno di alcuna traduzione e che non contiene alcuna espressione dialettale di difficile comprensione (quello pubblicato nel 2000), ed un altro le cui espressioni dialettali dovettero essere tradotte per Papa Giovanni XXIII da Mons. Tavares;
• un documento letto da Giovanni XXIII e rispedito agli archivi del Sant’Uffizio (la visione pubblicata nel 2000) ed un altro documento che non lasciò mai l’appartamento di Papa Giovanni e che si trovava ancora nella scrivania della sua camera da letto quando Paolo VI si insediò al suo posto, come testimoniato dall’Arcivescovo Capovilla;
• un documento letto da Paolo VI il 27 marzo 1965 e poi rispedito agli archivi del Sant’Uffizio (la visione pubblicata nel 2000) ed un documento diverso che Papa Paolo lesse il 27 giugno 1963, dopo averlo recuperato dalla scrivania detta “Barbarigo” nella stanza da letto del Papa, come rivelato dall’Arcivescovo Capovilla;
• un documento di quattro pagine415 contenente 62 righe di testo (quello pubblicato dal Vaticano nel 2000), ma anche un documento scritto su di un unico foglio, sotto forma di “lettera al Vescovo di Leiria,” contenente 25 righe di testo, come testimoniato dal Vescovo Venancio, dal Cardinale Ottaviani e da altri, documento che non abbiamo ancora avuto modo di vedere;
• la descrizione di una visione, pubblicata il 26 giugno 2000, senza alcuna traccia di parole pronunciate dalla Madonna, ed un altro documento che contiene “le parole che la Madonna ha confidato in veste di Segreto ai tre pastorelli alla Cova da Iria,” che è stato occultato nel 1960 e rimane tuttora celato;
• un documento (secondo ciò che disse l’emissario di Pio XII, Padre Schweigl) che “riguarda il Papa”, cioè quello pubblicato nel 2000, ed un altro documento - tuttora inedito - che contiene “la logica continuazione delle parole: ‘In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede ecc.’”;
• un documento nel quale la Madonna non dice niente (la visione pubblicata), ed un documento differente che contiene, secondo il Cardinale Ottaviani che aveva letto il Segreto, “ciò che la Madonna le disse [a Suor Lucia] di dire al Santo Padre”;416
• un documento proveniente dagli archivi del Sant’Uffizio letto nel luglio 1981 da Papa Giovanni Paolo II, mentre si trovava all’ospedale Gemelli dopo l’attentato di Piazza San Pietro (e cioè la visione pubblicata nel 2000), ed un altro documento che il Papa aveva letto nel 1978, a pochi giorni dalla sua elezione e che non era stato recuperato dagli archivi.
Padre Paul Kramer