lunedì 27 settembre 2021

"ASCOLTA, ISRAELE!"

 


ANNESSO N. 1 

Il probabile sistema monetario del Regno messianico: suo funzionamento. 

  

1) – "L’ISOLA DEI NAUFRAGHI". (Un racconto di Louis Even)  

Attraverso questo racconto l’autore ci mostra le lacune del sistema monetario attuale, e ci spiega in che modo dovrebbe funzionare per essere utile a tutta la società, non solo a dei privilegiati.   


Domanda iniziale: Ditemi se la vera ricchezza è quella presente nei soldi, che sono un simbolo dei beni reali, oppure quella che è nei beni reali. La vera ricchezza è nei beni reali, voi mi dite. Ok. Se ciò è vero per tutti, come mai la gente non si preoccupa di domandare ai governanti un sistema monetario in cui il denaro disponibile sia calcolato e distribuito in proporzione dei beni reali? Vi sarete sicuramente accorti che quando i magazzini sono strapieni, la società si trova alle prese con una crisi economica. La situazione è talmente tesa che i produttori, vedendo che la merce non si vende ma rimane ferma nei magazzini non osano continuare a produrre di più. E tutti cominciano a preoccuparsi. Anziché parlare di abbondanza, che è una benedizione, si parla di calamità, che è una maledizione. Da che cosa dipende un simile intoppo? Da un numero insufficiente di consumatori? No, di certo! Tutti sanno che di fronte a questi magazzini strapieni ci sono migliaia di consumatori che non chiedono altro se non di poter consumare ciò che è stato prodotto per il consumo. Ma allora, da dove viene l’imbroglio? Dal fatto che i soldi non girano? Dal fatto che il sistema monetario è inadeguato, mal concepito, viziato in partenza? Ascoltiamo il racconto che segue, e alla fine vedremo le conclusioni possibili. 122


1. Salvati dal naufragio 


Un’esplosione ha distrutto la nave. 

I superstiti si aggrappano ai pezzi galleggianti che riescono ad aggrappare. Cinque uomini riescono a salire su di una zattera. Degli altri passeggeri nessuna notizia.  

Sono ore che i cinque scrutano l’orizzonte. Qualche nave di passaggio li vedrà? La loro zattera approderà su qualche riva ospitale? Ad un tratto uno grida: Terra! Guardate! Laggiù! Proprio là, nella direzione delle onde! I visi si rallegrano man mano che all’orizzonte appare sempre più chiara la linea di una terra.  

Sono in cinque: Francesco è quello che ha gridato: “Terra”! È grande e vigoroso. È falegname di mestiere, ed è pure capace di costruire case di legno. Paolo è contadino. È quello in ginocchio, con una mano a terra e l’altra aggrappata al palo della zattera. Giacomo è un esperto di allevamenti di bestiame. È quello coi pantaloni a righe, che guarda ansiosamente verso terra tenendosi anche lui in ginocchio. Enrico è perito agrario. È quel grassotto che sta seduto sul baule, che per fortuna è riuscito a salvare dal naufragio. Tommaso è un ingegnere minerario. È quello in piedi, dietro al palo. Con una mano si tiene al palo della zattera, e con l’altra si appoggia alla spalla del falegname.  


2. Un’isola provvidenziale. 


Camminare sulla terra ferma è come rivivere. Dopo essersi asciugati e riscaldati, i cinque del gruppo esplorano un po’ l’isola che li accoglie, così lontana dal mondo civile. La battezzano: Isola dei Naufraghi. Un giro rapido dell’isola li riempie di speranza. L’isola non è un deserto. Adesso sono gli unici ad abitarla, ma probabilmente ci sono state altre persone prima di loro. Lo deducono dal fatto che sull’isola hanno incontrato qui e là dei branchi di animali che vivevano allo stato brado. Giacomo, l’allevatore, dice che potrà migliorarli e renderli utili. In quanto al suolo, Paolo dice che secondo lui il terreno si presta bene alla cultura. Enrico ha scoperto alberi da frutto e spera di poter ricavarne un certo profitto. Francesco ha notato che ci sono boschi ricchi di alberi già adulti, con legno di ogni specie: con il legno dei tronchi sarà facile per lui costruire delle capanne e poi delle case destinate alla piccola comunità. In quanto a Tommaso – l’ingegnere minerario – ciò che lo ha maggiormente attirato è la parte rocciosa dell’isola. Ha trovato degli indizi che rivelano un sottosuolo ricco di minerali. Nonostante la mancanza di attrezzi perfezionati, egli pensa di avere abbastanza iniziativa e destrezza manuale per trasformare in metallo il minerale grezzo. Così, per il bene di tutti, ognuno potrà svolgere la sua attività preferita. Tutti si considerano fortunati, e ringraziano la provvidenza della piega abbastanza favorevole che stanno prendendo gli avvenimenti. 


3. Le vere ricchezze. 

 
Tutti si mettono a lavorare. All’inizio si a ccontentano di alimenti rozzi, ma quando i campi coltivati cominciano a produrre come si deve, allora tutti mangiano meglio. Il falegname si dà da fare per costruire le case e i mobili, e così si danno da fare anche gli altri. Ognuno è attivo secondo le proprie competenze. Col passare delle stagioni il patrimonio dell’isola si arricchisce. Non si arricchisce d’oro o di soldi stampati, ma di ricchezze vere, di cose che nutrono, di cose che vestono, di cose che creano un certo conforto rispondendo a dei bisogni concreti.  
La vita non è sempre facile come ai cinque piacerebbe che fosse. Mancano diverse cose alle quali essi erano abituati, ma a conti fatti la loro sorte potrebbe essere anche peggiore. D’altronde nel loro paese, il Canada, essi hanno già conosciuto la crisi del ‘29, e si ricordano le privazioni alle quali dovevano sottostare malgrado l’abbondanza che c’era nei magazzini e nei negozi, tutti strapieni, e a qualche passo dalla loro casa. Almeno qui, nell’isola, non si sentono umiliati nel vedere marcire sotto gli occhi i diversi prodotti di cui hanno bisogno per vivere. E poi le tasse non esistono, e nemmeno i sequestri. Se il lavoro è talvolta duro, c’è la soddisfazione di poter godere dei frutti di detto lavoro. Insomma, i cinque uomini sfruttano l’isola benedicendo Dio, e sperando di potere un giorno ritrovare parenti e amici, dopo essere riusciti a conservare i due più grandi beni: la vita e la salute.  


4. L’ inconveniente più grosso.  


I cinque uomini si riuniscono spesso per discutere dei loro affari. Una sola cosa li disturba nel semplice sistema da essi praticato: non usano moneta, e lo scambio diretto di prodotti con prodotti presenta degli inconvenienti. I prodotti da scambiare non sono sempre disponibili l’uno con l’altro nel medesimo tempo. Avviene per esempio che la legna consegnata durante l’inverno al coltivatore possa essere rimborsata in verdura o frutta solo sei mesi più tardi. Alle volte succede che un grosso articolo sia consegnato da uno degli uomini, che in cambio vorrebbe avere differenti piccoli articoli prodotti non da uno ma da parecchi altri uomini, e in epoche differenti. Il sistema dello scambio risulta complicato. Se vi fosse del denaro in circolazione ognuno potrebbe vendere i suoi prodotti agli altri in cambio di denaro. Con la moneta ricevuta ognuno potrebbe comperare dagli altri le cose che desidera, quando le desidera, e nel momento in cui esse sono disponibili. Tutti sono d’accordo nel riconoscere il vantaggio che offre un sistema di soldi fatti per circolare, ma nessuno di essi sa come fare per organizzarne uno. Essi sanno come produrre le cose concrete, che sono la vera ricchezza di cui hanno bisogno per vivere, ma i soldi, che sono dei segni stampati sulla carta, non li sanno fare. Ignorano tutto dei soldi, di come si stampano e di come si fa quando non bastano più quelli già stampati, quando assieme si decide che bisogna stamparne ancora un po’ per pareggiare il valore delle merci che si sono aggiunte sul mercato... Senz’altro molti uomini istruiti vivrebbero oggi lo stesso imbarazzo. I nostri governanti lo hanno vissuto per una decina d’anni nel tempo che ha preceduto la Seconda guerra mondiale. Solo il denaro mancava al paese, e di fronte a questo problema il governo rimaneva inerte, come paralizzato.  

5. Arriva qualcuno: un altro naufrago.  

Una sera i nostri cinque uomini sono tutti sulla spiaggia, e stanno ancora parlando del loro problema di soldi. Improvvisamente appare all’orizzonte una barca con a bordo un unico uomo. Tutti accorrono verso il naufrago e gli offrono le prime assistenze. Alla fine si mettono a discutere. Capiscono che il naufrago viene dall’Europa, e che anche lui è superstite di un naufragio. Si chiama Martin Golden. I cinque sono felici di avere un compagno in più, e gli fanno visitare l’isola. “Anche se siamo lontani dal resto del mondo – gli dicono – non siamo troppo da compiangere. La terra rende abbastanza bene, e anche la foresta. Ci manca solo una cosa: non abbiamo i soldi che ci permetterebbero di scambiare tra di noi con più facilità i prodotti e i servizi.”  

Martin Golden dice: “Benedite il caso che mi ha spinto fin qui! Per me il denaro non fa mistero. Sono banchiere, e vi posso organizzare in poco tempo un sistema di soldi che vi darà intera soddisfazione.”  

Banchiere? Ooooh! Banchiere! Un angelo venuto dal cielo non avrebbe avuto tanti inchini e riverenze! Non è vero che nei nostri paesi civilizzati noi trattiamo i banchieri come se fossero delle divinità incarnate?  


6. Il dio della civiltà. 


– “Signor Martin, dato che voi siete un banchiere, non c’è bisogno che lavoriate come noi. Vi occuperete solo dei nostri soldi.”  
– “Farò del mio meglio, come ogni banchiere, con la soddisfazione di veder aumentare la prosperità generale.”  
– “Signor Martin, vi costruiremo una casa degna di voi. Nel frattempo volete accettare di abitare nell’edificio che serve alle nostre riunioni?”  
– “Certo amici, mi va benissimo. Ma prima sbarchiamo ciò che sono riuscito a salvare dal naufragio: possiedo una piccola stampatrice, della carta, e un bariletto che voglio trattare con riguardo.”  
La barca viene vuotata. Il bariletto attira la curiosità dei nostri cinque uomini. Martin dice:  
– “Questo barile è un tesoro. È pieno d’oro!”  
– Pieno d’oro!? 
Sembra che i cinque vogliano cadere a terra per svenimento. Il dio della civiltà è entrato nell’Isola dei Naufraghi. È un dio giallo, che preferisce tenersi nascosto; ma è potente, terribile, e la sua presenza o assenza (e persino i suoi minimi capricci) possono decidere della vita o della morte di 100 nazioni!  
– “Pieno d’oro?! Oh, signor Martin, voi siete un vero grande banchiere! Vi rendiamo omaggio.” 
 – “Oro, amici miei! Qui ce n’è per soddisfare i bisogni di mezzo mondo! Ma non è l’oro che deve circolare. Bisogna nascondere l’oro: l’oro è l’anima di tutto il denaro sano. L’anima non si vede, quindi è meglio che rimanga nascosta. Quando il denaro sarà pronto per essere distribuito vi spiegherò meglio tutta la faccenda.”  


7. Un seppellimento senza testimoni. 
 

Prima di separarsi per la notte, Martin rivolge un’ultima domanda ai nostri amici: “Per facilitare i vostri scambi, di quanto denaro avreste bisogno sull’isola?”  
I cinque si guardano, si consultano, consultano umilmente lo stesso Martin. Con i consigli del benevolo banchiere tutti quanti sono d’accordo che 200 dollari per ciascuno dovrebbero bastare. L’appuntamento è fissato per la sera dell’indomani. Ognuno riceverà 200 dollari. Nel ritirarsi per la notte i cinque uomini si scambiano dei commenti pieni di commozione, poi vanno a dormire.  
È già tardi, e si addormentano dopo avere sognato ad occhi aperti l’oro del barile e i dollari che riceveranno l’indomani. Martin Golden non perde tempo. Il suo avvenire di banchiere gli fa tutto dimenticare, anche la stanchezza. Di buon mattino, allo spuntar del giorno, scava un grosso buco nella terra e vi ci mette il barile. Lo ricopre di terra, e per non lasciare tracce visibili lo dissimula con dei ciuffi d’erba accuratamente sistemati. Poi vi trapianta anche un piccolo arbusto. Terminato questo lavoro, Martin mette in uso la sua stampatrice, e stampa mille biglietti da un dollaro. Mentre guarda i biglietti che escono dalla stampatrice, dice a se stesso:  
“Come sono facili da stampare questi biglietti! Essi prendono il loro valore dai beni che già esistono su quest’isola, sia sotto la forma di beni grezzi che sotto la forma di beni lavorati. Senza i prodotti già presenti nell’isola i biglietti non avrebbero nessun valore. I miei cinque clienti ingenui non sanno questo, o non ci pensano. Credono che a garantire i dollari sia il barile d’oro. La loro ignoranza mi permette di regnare su di loro, sfruttandoli tutti a mio piacimento!”  
In serata arrivano i cinque.  


8. Denaro per tutti, stampato di fresco!  


Là, sulla tavola, ci sono cinque pacchetti di denaro.  
– “Prima di distribuirvi questo denaro – dice il banchiere – bisogna che ci mettiamo d’accordo. I soldi sono basati sull’oro. L’oro è mio. È nel barile. Il barile è come se fosse la mia banca. Dunque il denaro è tutto mio ... Oh! Non preoccupatevi se vi dico questo. Il denaro che vi metto tra le mani lo potete utilizzare come vi pare e piace, ma è denaro mio, che io vi cedo in prestito. Mentre lo usate io vi carico solo gli interessi. Siccome su quest’isola il denaro è raro, visto che prima che io arrivassi non ce n’era affatto, credo di essere ragionevole se vi chiedo un po’ di interesse. Soltanto l’otto per cento.”  
– “Benissimo, signor Martin, siete molto generoso.”  
– “Un’ultima cosa, amici. Siccome gli affari sono affari, anche tra amici bisogna premunirsi. Prima di intascare questo denaro ognuno di voi firmerà un documento: si tratta di un documento nel quale ognuno di voi si impegna a rimborsare il capitale e gli interessi a tempo dovuto, sotto pena di confisca dei beni che possiede. Oh! È solo una garanzia. Io non ci tengo affatto alle vostre proprietà. Mi accontento del denaro. Sono sicuro che voi conserverete i vostri beni e mi restituirete il denaro a tempo debito.”  
– “Bene, bene, signor Martin. Lavoreremo con ardore e vi rimborseremo tutto.”  
– “Così va bene. E se avete qualche problema da risolvere tornate qui da me. Un banchiere è un amico, l’amico di tutti... Adesso, ecco i vostri soldi. Ognuno riceve 200 dollari.”  
I cinque uomini ricevono i soldi e ripartono contenti, le mani piene di dollari e la testa piena di progetti.  


9. Un problema di aritmetica. 

Il denaro di Martin ha circolato nell’isola. Gli scambi si sono moltiplicati, semplificando la vita di tutti. Tutti salutano Martin con rispetto e gratitudine. Ma Tommaso, l’ingegnere, non è tranquillo. Gli rimangono pochi dollari, e la maggior parte dei suoi prodotti sono ancora sotto terra. Come farà a rimborsare il banchiere alla prossima scadenza?  

Dopo aver ben ragionato sul suo problema individuale, Tommaso comincia ad esaminarlo dal punto di vista collettivo. Si chiede: “Considerando la popolazione dell’isola nel suo insieme, siamo noi in grado di mantenere i nostri impegni col signor Martin? Martin ha stampato 1.000 dollari in tutto, ma ci chiede una somma di 1,080. Anche se noi tutti insieme raccogliessimo tutto il denaro che c’è nell’isola, e questo per riportarglielo indietro, ciò farebbe un totale di 1,000 dollari, non di 1,080. Nessuno di noi ha stampato gli 80 dollari che mancano. Noi produciamo quello che ci occorre per vivere, ma non stampiamo dollari. Siccome nell’insieme noi non possiamo restituire il capitale più gli interessi, Martin dovrà sequestrare tutta l’isola”.   

Tommaso continua a ragionare: “Visto che alcuni di noi sono capaci di rimborsare, essi sopravvivranno, ma gli altri cadranno. Poi cadranno anche i primi, quelli che all’inizio potevano rimborsare, e il banchiere finirà per prendersi tutto. Dunque è meglio che ci mettiamo subito insieme per sistemare questa faccenda in maniera collettiva.”  

Tommaso non ha difficoltà a convincere gli altri che Martin li ha imbrogliati, e tutti si danno appuntamento presso il banchiere.  


10. Benevolenza del banchiere. 

Martin Golden si accorge che qualcosa non va, ma fa buon viso a cattiva sorte. Allora Francesco presenta il caso: “Come possiamo noi portarvi 1.080 dollari se in tutta l’isola ne esistono soltanto 1.000?”  

– “Amici, è l’interesse. Non è aumentata la vostra produzione?”  

– “Sì, ma il denaro, lui, non è aumentato, e ad ogni scadenza voi lo pretendete. E volete essere pagato in denaro, non volete essere pagato con i nostri prodotti. Visto e considerato che solo voi stampate denaro, e che finora ne avete stampati 1.000 in tutto, come mai pretendete che noi ve ne riportiamo 1,080? È impossibile!”  

– “Amici! Un momento vi prego. I banchieri si adattano alle situazioni, perché hanno a cuore il benessere pubblico... Vi chiederò solo l’interesse. Si tratta di 80 dollari. Il capitale ve lo lascio.”  

– “Ci cancellate il debito?”  

– “Questo no, non posso farlo, mi dispiace. Un banchiere non cancella mai un debito. Voi mi dovete ancora tutto il denaro che vi ho prestato, ma alla fine di ogni anno mi darete l’interesse, solo l’interesse. Se voi pagate l’interesse in maniera regolare, io non vi disturberò per il rimborso del capitale. E per evitare che qualcuno di voi risulti incapace di pagare l’interesse, vi suggerisco di organizzarvi collettivamente, come se foste una nazione, e di fondare un sistema di collezione. Questo si chiama tassare. Quelli che hanno più soldi pagheranno più tasse di quelli che ne hanno di meno. Finché mi portate il totale dell’interesse collettivo io sarò soddisfatto, e la vostra nazione andrà bene.”  

I nostri amici tornano a casa, ma sono convinti solo a metà, e rimangono pensierosi.  


11. Crisi di vita cara. 

Col passar del tempo la situazione sull’Isola peggiora. Anche se la capacità di produrre aumenta, gli scambi diminuiscono, ma ciò non impedisce Martin di riscuotere i suoi interessi in maniera regolare. Tutti quanti si preoccupano di mettere da parte le quote destinate al pagamento delle tasse, che sono i suoi interessi. Il denaro circola, ma fa fatica, ed in circolazione ce n’è sempre di meno. Quelli che hanno più tasse da pagare si lamentano criticando quelli che ne pagano di meno. Alcuni aumentano i loro prezzi per trovare un compenso. I più poveri si lamentano protestando contro il caro vita, e chi non ha soldi da spendere compera sempre di meno. Il morale è in ribasso, la gioia di vivere se ne va. Il lavoro pesa. A che scopo lavorar tanto? I prodotti non si vendono, e anche quando si vendono bisogna pagare le tasse per soddisfare le esigenze di Martin Golden. Qualche volta la gente è costretta a privarsi del necessario. È la crisi, e tutti si accusano a vicenda di essere causa della vita che diventa sempre più cara.  

Un giorno, dopo aver ben riflettuto in mezzo ai suoi campi, Enrico conclude che il cosiddetto “progresso” del banchiere ha rovinato tutto. Anche se i cinque hanno tutti i loro difetti, tutti sono d’accordo per dire che il sistema di Martin Golden è sbagliato, fatto per nutrire quanto c’è di più cattivo nella natura umana. Allora Enrico decide di radunare i suoi compagni per convincerli che è ora di fare qualcosa per cambiar sistema. Incomincia da Giacomo, e Giacomo gli risponde: “Eh, io non sono molto istruito, ma è già da tempo che mi sono accorto di una cosa: il sistema del nostro caro banchiere è corrotto. Puzza più del letame che ho nella mia stalla!”  

Uno dopo l’altro, tutti si convincono della necessità di parlare di nuovo al banchiere, e vanno da lui. 


12. Il fabbro di catene. 

Scoppia la tempesta presso il banchiere:  

“Signor banchiere, il denaro è raro sulla nostra isola, e questo succede perché voi ce lo togliete. Vi paghiamo tasse, vi paghiamo interessi, e alla fine vi dobbiamo ancora come vi dovevamo all’inizio. Lavoriamo. Le terre diventano belle, sempre più belle, eppure noi, come premio, siamo peggio di quello che eravamo prima del vostro arrivo. Debiti a destra! Debiti a sinistra! Debiti di qua e di là. Debiti di continuo. Debiti fin sopra la testa!”  

– “Vediamo un po’, amici, ragioniamo. Se le vostre terre sono più belle, è per merito mio. Un buon sistema bancario è importante per un paese. Ma per poter andare avanti è sempre necessario che il banchiere abbia la vostra fiducia. Venite a me come si va da un padre... Volete altro denaro? Benissimo. Il mio barile d’oro vale molto più di mille dollari... Tenete, vi presterò immediatamente altri mille dollari ipotecando le vostre nuove proprietà.”  

– “Raddoppiare ancora i debiti da pagare? Raddoppiarli sempre senza mai finire?”  

– “Sì, io non smetterò di prestarvi soldi. Ve ne presterò di continuo, ancora e poi ancora. Basta che voi aumentiate la vostra ricchezza fondiaria. Mi restituirete solo l’interesse. Accumulerete i prestiti, li chiamerete “debito consolidato”. Il debito potrà aumentare ogni anno, ma anche il vostro reddito aumenterà. Il vostro paese si svilupperà grazie ai miei prestiti.”  

– “Allora, più noi faremo produrre l’isola col nostro lavoro, e più aumenterà il nostro debito globale?”  

– “Amici, voi non sapete tutto quello che io so. Nei paesi civilizzati il debito pubblico è il barometro della prosperità. Ve lo dico io!”  


13. Il lupo mangia gli agnelli. 

– “Signor Martin, allora quello che lei chiama “denaro sano” sarebbe il denaro che ci obbliga ad essere schiavi? Come può essere "sano" un debito collettivo divenuto impagabile, e persino necessario?”  

- “Signori, ogni denaro sano deve essere basato sull’oro, e deve uscire dalla banca allo stato di debito. Il debito nazionale è una buona cosa: esso mette i governi sotto la tutela della saggezza incarnata dei banchieri. Io, come banchiere, sono una fiaccola di civiltà nella vostra isola.  

– “Signor Martin, anche se dobbiamo passare per degli ignoranti, a noi non interessa più questo suo tipo di civiltà. A noi non interessano più i soldi che lei stampa, e non prenderemo più a prestito nemmeno un centesimo da lei. Denaro sano o non sano, a noi non interessa più di avere a che fare con lei.”  

Mi rincresce molto, signori miei. Se rompete il contratto che abbiamo stipulato, io ho le vostre firme. Rimborsatemi tutto immediatamente, capitale e interessi.”  

– “Non è possibile. Anche se le portiamo il denaro di tutta l’isola, il debito non potrà mai essere scontato del tutto. Noi vogliamo essere liberi dai debiti, e per questo rinunciamo al suo sistema.”  

– “Un momento! Voi qui avete firmato. Sì, avete firmato! Allora io, in nome della santità dei contratti firmati, vi sequestro tutto ciò che possedete. Tutte le vostre proprietà sono ipotecate, ed io ve le sequestro tutte. Questo è quanto è stato convenuto tra di noi nel tempo in cui eravate così contenti di avermi. Se non volete servire la potenza del denaro con le buone, la servirete con le cattive. Continuerete a sfruttare l’isola, ma per me soltanto, alle mie condizioni. Andate. Vi darò altri ordini domani.”  


14. Il controllo dei giornali. 

Martin sa che colui che controlla il sistema monetario di una nazione, controlla la nazione al completo, ma è pure convinto di un’altra cosa, e cioè: che per conservare il controllo di detta nazione è preferibile che il popolo rimanga all’oscuro di certe cose, nel buio dell’ignoranza. Per riuscire a mantenere nel popolo questo buio e questa ignoranza, il modo migliore, secondo Martin, è quello di distrarre il popolo con mille cose superflue. Per esempio, Martin si è accorto che dei cinque uomini, due sono conservatori e tre sono liberali. Lo ha notato dalle loro conversazioni. I rossi e i blu non la pensano veramente allo stesso modo. Martin si applicherà dunque ad inasprire le loro discordie il più possibile. Con la sua stampatrice riesce a pubblicare due giornaletti alla settimana: “Il Sole” per i rossi, “La Stella” per i blu. Il giornaletto “Il Sole” dice in sostanza: "Se voi non siete più padroni nel vostro paese, la colpa è dei blu che sono troppo attaccati ai loro interessi, oltre ad essere delle persone arretrate". “La Stella” invece dice: "Il vostro debito nazionale è l’opera di quei maledetti rossi, sempre pronti a lanciarsi in qualsiasi tipo di avventura politica".  

E così i nostri due gruppi litigano di continuo, dimenticando che il vero responsabile delle loro catene è Martin, il controllore del denaro.  


15. Un prezioso relitto.  

Un giorno Tommaso scopre in fondo all’isola una piccola barca senza remi, con dentro una cassetta ben conservata. Apre la cassetta, e tra i panni trova un libricino da niente. È intitolato: “Verso Domani”, anno primo. Curioso di sapere si siede, lo apre, e legge tutto quello che c’è scritto. Lo divora. Alla fine esclama: “Ecco ciò che avremmo dovuto sapere fin dall’inizio!!! Il denaro non prende il suo valore dall’oro, ma dai prodotti che esso rappresenta, e che deve servire a comperare. Il denaro può essere una semplice contabilità. I crediti possono passare da un conto all’altro secondo le compre e le vendite. Il totale del denaro deve essere proporzionato al totale della produzione. 

Ad ogni aumento della produzione deve corrispondere un aumento equivalente di denaro... Nessun interesse da pagare sul denaro che nasce... Il progresso non è definito dal debito pubblico, ma da un dividendo nazionale che è uguale per tutti... I prezzi sono scelti in base al generale potere d’acquisto, a partire da un coefficiente-prezzi...”  

Tommaso non sta più nella pelle. Si alza, e col suo libro tra le mani corre dai suoi compagni per dir loro della sua scoperta.


16. Il denaro, semplice contabilità. 

 

Tommaso si trasforma in professore, e dice: “Adesso vi spiego quello che avremmo potuto fare, senza il banchiere, senza l’oro, e senza firmare debiti di nessun genere. Io apro un conto a ognuno di voi, prendo un libretto e ci scrivo sopra il vostro nome. Sulla destra scrivo ogni vostro credito, cioè le cifre che fanno aumentare il vostro conto, e sulla sinistra scrivo ogni vostro debito, cioè le cifre che lo fanno diminuire.  

Per cominciare noi abbiamo chiesto $200 ciascuno. Allora scriviamo sul libretto di ognuno di noi un credito di $200. Questo vuol dire che ognuno di noi parte con $200 di credito. Poi Francesco vuole comperare alcuni prodotti da Paolo, e questi gli costano $10. Allora tolgo a Francesco $10 (gliene rimangono 190) e li aggiungo a Paolo, che adesso ne possiede $210. Poi Giacomo compra da Paolo l’equivalente di $8 di prodotti. Tolgo $8 a Giacomo, che rimane con $192, mentre Paolo sale a $218. Paolo compra legna da Francesco per un totale di $15. Tolgo $15 a Paolo, che rimane con $203, e ne aggiungo $15 a Francesco, che risale a $205. E così di seguito, passando da un conto all’altro, proprio come i dollari di carta vanno da una tasca all’altra. Se poi qualcuno di noi ha bisogno di denaro per aumentare la sua produzione, gli apriamo il credito che per lui è necessario, ma glielo apriamo senza interesse. Egli rimborserà il credito quando venderà la sua produzione. La stessa cosa per i lavori pubblici. E poi, visto il progresso collettivo, aumenteremo periodicamente tutti conti individuali di una somma addizionale, senza togliere niente a nessuno, in proporzione del progresso realizzato collettivamente. Questo è il dividendo nazionale. In questo modo il denaro è uno strumento di servizio, non di sfruttamento.”  


17. Il banchiere è disperato. 

Tutti hanno capito la lezione. Il gruppo è diventato “creditista”. L’indomani il banchiere Martin riceve una lettera firmata dai cinque:  

“Signor Martin Golden, lei ci ha sfruttati senza necessità, coprendoci di debiti. Per dirigere la nostra economia monetaria noi non abbiamo più bisogno di lei. Ormai avremo tutto il denaro che ci occorre, senza oro, senza debiti, e senza ladri. In quest’isola abbiamo deciso di funzionare secondo il sistema del Credito sociale. Il dividendo nazionale sostituirà il debito nazionale. Se lei desidera essere rimborsato per quel che ha fatto per noi, le restituiremo tutto il denaro che ha stampato, ma non un centesimo di più. Lei non ha diritto di reclamare da noi ciò che non ha mai prodotto.” 

Martin Golden è disperato. Il suo impero sta crollando. I cinque sono diventati "creditisti". Per loro non esistono più misteri sul denaro, o sul credito. Martin Golden pensa: “E adesso che cosa faccio? Chiedo perdono? Mi metto a fare quello che fanno loro? Io, banchiere, mettermi a fare quello che fanno loro? ... Non voglio. Preferisco starmene tranquillo in disparte. Mi arrangerò, in modo di non avere bisogno di nessuno di loro.”  


18. Ormai la truffa è scoperta. 

Per proteggersi contro ogni possibile reclamo, i cinque uomini decidono che il loro ex-banchiere deve firmare un documento dove dichiara di essere ancora in possesso di quello che aveva al momento del suo arrivo. Da qui la necessità di fare un inventario dei suoi averi: la barca, la piccola stampatrice, il famoso barile pieno d’oro... Martin Golden è costretto a rivelare il luogo dove ha nascosto il barile. I cinque scavano, lo trovano, lo tirano fuori dalla terra, lo puliscono. L’ingegnere, che se ne intende di metalli, trova che il barile non pesa abbastanza per contenere oro. Allora dice forte: “Io non credo che questo barile sia pieno d’oro.”  

Francesco, nell’udire questo, dà un grosso colpo di scure al barile. Il barile si apre. Dov’è l’oro? Solo pietre, sassi, e sabbia. Pietre, semplici rocce prive di qualsiasi valore!... I cinque uomini fanno fatica a crederci, e si mettono a dire: “Quel miserabile! Quel bugiardo! Quel ladro! Quel farabutto! Ma guarda fin dove ci ha imbrogliati! Quanto stupidi siamo stati nel cadere in estasi di fronte alla parola: ORO!”  “Gli abbiamo ipotecato le nostre case per dei pezzi di carta basati su quattro sassi!”  “Ci siamo litigati e odiati per mesi e mesi a causa di una truffa del genere! Demoniaccio!”  

Ma il banchiere non c’è più. È sparito. Appena ha visto che Francesco alzava la scure per rompere il barile è scappato via di corsa.  


2) – SPUNTI RICAVATI DALLA STORIA RACCONTATA.  

Nel terzo capitolo di questo libro abbiamo detto che il vero Nuovo Ordine Mondiale non sarà quello inventato dall’uomo, ma quello concepito da Dio, e che il suo vero nome è Regno messianico. Come sarà il sistema finanziario di questo famoso Regno messianico?  

Per assicurarsi la pace e la giustizia sociale, gli uomini che faranno parte di esso avranno bisogno di una formula economica e monetaria capace di garantire il benessere di tutti, non solo il benessere di alcuni privilegiati. Questa formula esiste già sulla Terra. È quella del Credito sociale. Come mai non viene applicata? Perché il male imperante ci soffoca tutti quanti, impedendo ai responsabili delle nazioni di apprezzarla per quello che vale, e quindi di adottarla. Bisognerà che la Terra venga purificata, e allora l’uomo capirà il valore di questa formula, e accetterà di applicarla. In attesa di quel giorno, lo scopo di queste pagine è stato, e continua ad essere, quello di offrire al lettore interessato la possibilità di valutare il sistema economico e finanziario del futuro paragonandolo a quello presente.  


1. Domande e risposte.  

Domanda n. 1. Louis Even diceva che la mentalità e i metodi dei banchieri d’oggi sono identici a quelli di Martin Golden. Aveva torto o ragione di dirlo?  

Domanda n. 2 . Sappiamo che con l’Era nuova la precedenza sarà data ai valori spirituali, e che le ricchezze materiali saranno considerate come accessorie. Sapendo del prestigio che il Popolo ebraico avrà nel mondo venturo, è giusto pensare che tale prestigio sarà fondato sulle ricchezze materiali, o è più giusto pensare che sarà fondato sulle ricchezze spirituali?  

Domanda n. 3. Louis Even diceva che le tasse (che i governi impongono ai cittadini) sono una forma di banditismo. Aveva torto o ragione di dirlo? 

Domanda n. 4. Credito sociale e Cristianesimo: Quali sono i legami che uniscono il Credito sociale alla dottrina sociale della Chiesa cattolica, e al Cristianesimo in generale? 

Risposta n. 1: Chi conosce l’opera del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sa che la mentalità ed i metodi di coloro che lo dirigono assomigliano alla mentalità ed ai metodi di Martin Golden. Per capire questa situazione ancora meglio, il lettore è invitato a distinguere tra i banchieri che dirigono la politica finanziaria internazionale (FMI, ecc. …), e i banchieri che sono pagati dai primi per dirigere le succursali bancarie, piccole o grandi, ma locali. I primi decidono della salute finanziaria mondiale, invece i secondi sono dei semplici impiegati pagati per servire gli interessi dei primi. Il sistema finanziario mondiale è nelle mani dei primi. Sono essi che controllano l’emissione e la distribuzione delle banconote. Si dice che siano tutti di razza ebraica. 123 

Risposta n. 2 : Le ricchezze materiali serviranno quelle spirituali, non il contrario (com’è successo fino ad ora). Dunque il prestigio del Popolo ebraico sarà anzitutto d’ordine spirituale. Quello materiale seguirà quello spirituale come un effetto che segue la sua causa. 124 

Risposta n. 3: Le spiegazioni fornite da Louis Even mostrano che il suo punto di vista è fondato, ma bisogna aggiungere che per godere dei vantaggi garantiti dal Credito sociale non bisogna accontentarsi di abolire le tasse, punto e basta. Bisogna che la mentalità dei cittadini sia lavorabile al nuovo sistema. Attualmente l’egoismo delle persone è troppo generalizzato per permettere un cambiamento efficace. È necessaria una purificazione, seguita da una certa educazione degli spiriti.   

Risposta n. 4: Leggendo le opere di Clifford H. Douglas e di Louis Even sul Credito sociale ho constatato che i princìpi del Credito sociale promuovono l’altruismo, che è il contrario dell’egoismo. 125 Questo orientamento dà una connotazione religiosa al Credito sociale, senza impedirlo comunque di rimanere una formula economica.  

L’uomo moderno si è purtroppo allontanato dalla Legge d’amore predicata da Cristo, il che favorisce l’individualismo egoistico. 126 Di conseguenza la società umana si spegne lentamente come una candela accesa finisce per spegnersi quando le viene a mancare l’ossigeno. Il suo proprio egoismo la soffoca.  

Essendo la società quello che è, i Pellegrini di S. Michele 127 sono costretti ad andare contro corrente per fare conoscere la loro dottrina. Questa propone l’altruismo e la religiosità, contro l’egoismo e l’irreligiosità. 128 

Il fervore religioso che caratterizza i Pellegrini di S. Michele come cristiani deriva dal fatto che essi non si accontentano di predicare l’amore di Dio e del prossimo soltanto a parole, ma si sforzano di predicarlo anche con l’esempio.  


2. Dal racconto alla realtà dei fatti.  

Il sistema monetario introdotto da Martin Golden nell’ Isola dei Naufraghi era fondato sui debiti. Condannava il piccolo gruppo di naufraghi a coprirsi di debiti per poter sviluppare l’isola tramite il lavoro. Non è quanto succede in tutte le nazioni civilizzate?  

In termini di ricchezza reale, il Canada attuale è certamente più ricco di quello che era un secolo fa, o al tempo dei pionieri. Ora, se noi paragoniamo il debito pubblico di oggi con quello di un secolo fa, o con quello di tre secoli fa, che cosa scopriamo? 

Che la popolazione canadese si è riempita di debiti! Per quale motivo? Perché ha lavorato! Normale tutto questo? No! Se è vero che la popolazione canadese col suo lavoro ha permesso al paese di svilupparsi arricchendosi, che senso hanno i debiti che si accumulano sulle sue spalle come risultato del suo lavoro? 

La popolazione canadese, grazie al suo lavoro diversificato, ha prodotto tutte le ricchezze del paese. (Se il Canada importa dei prodotti dall’estero, lo fa in cambio di prodotti che lui pure esporta verso l’estero).  

Ciò malgrado i cittadini sono tassati per pagare scuole, ospedali, ponti, strade, e tutti i lavori pubblici. La popolazione è condannata a pagare per quello che lei stessa ha prodotto e continua a produrre collettivamente.  

Normale tutto questo? No!  


3. Pagare all’acquisto più di quello che la produzione ha costato.   

E non finisce qui. La popolazione è costretta a pagare un prezzo superiore al costo di produzione. Tutto quello che la popolazione produce è un arricchimento reale, eppure esso diventa per lei un debito, e un debito carico di interessi! Si tratta di un debito che col passare degli anni accumula interessi la cui somma finale può uguagliare il debito iniziale, e in certi casi oltrepassarlo. A causa degli interessi che si accumulano succede che la popolazione paghi due volte, tre volte, e anche quattro volte il valore dei beni che lei stessa ha prodotto. A fianco dei debiti pubblici ci sono quelli industriali, anch’essi carichi di interessi. Le tasse che sono da pagare costringono gli industriali e gli imprenditori ad aumentare il prezzo del loro prodotto al di là del costo di produzione. Se non lo facessero andrebbero in fallimento visto che devono preoccuparsi di rimborsare sia il capitale sia gli interessi del capitale.  

Che si tratti di debiti pubblici o di debiti industriali, è sempre la popolazione che paga, e il tutto viene pagato al sistema bancario, che senza sosta fagocita tutto. Quando si tratta di debiti pubblici la popolazione li paga sotto forma di tasse, e quando si tratta di debiti industriali li paga col prezzo diretto. Morale: i prezzi lievitano, le tasse aumentano, e il portafoglio si assottiglia.  

  

4. Sistema tirannico.  

Tutto dimostra che il nostro sistema monetario è concepito per mantenere in schiavitù le popolazioni che lo adottano, proprio come Martin Golden manteneva in schiavitù i naufraghi dell’isola (prima del loro risveglio). 

Che succede quando i primi banchieri, quelli che controllano i crediti, rifiutano un prestito, oppure vi mettono delle condizioni troppo dure per gli amministratori della cosa pubblica e per gli industriali? Succede che gli amministratori abbandonano dei progetti importanti, e che gli industriali rinunciano a produrre dei beni, anche se detti beni corrispondono a dei bisogni reali e sarebbero necessari al benessere pubblico. Questo freno (inopportuno) messo alla produzione aumenta il numero dei disoccupati.  

Per aiutare i disoccupati, evitare che muoiano di fame, si aumentano le tasse a coloro che ancora percepiscono uno stipendio o possiedono qualcosa. Dove lo troviamo un sistema più tirannico e malefico di così?  

5. Lo smercio dei prodotti è ostacolato.  

E non è tutto. Oltre a caricare di debiti la produzione finanziata, oltre a paralizzare quella che si rifiuta di finanziare, il nostro sistema monetario attuale ostacola lo smercio dei prodotti.  

A che servono i negozi strapieni se lo smercio dei prodotti è ostacolato? Per esempio: comperare un prodotto significa pagarlo in denaro, ma se il denaro è raro, sempre più raro rispetto all’ingente quantità di prodotti disponibili, con che cosa pago il prodotto di cui ho bisogno?  

Se alla capacità di produrre non corrisponde la capacità di pagare, se i prodotti sono abbondanti e facili da produrre, ma i soldi sono razionati e difficili da avere, se la popolazione desidera comperare ciò che è disponibile, ma non può permetterselo per mancanza di denaro, reso non disponibile da coloro che ne controllano l’emissione... che valore ha un siffatto sistema monetario? È come un motore che non funziona. Bisogna ripararlo.  


6. Credito sociale, e politica. 

Il sistema monetario attuale è viziato alla base perché non serve gli interessi della collettività.  

Ciò non significa che sia necessario sopprimerlo. Basterebbe ripararlo. È quanto farebbe l’applicazione dei princìpi monetari che portano il nome di Credito sociale, ma attenzione, non bisogna confondere il Credito sociale con il partito politico che in Canada si è arrogato il diritto di assumere questo nome! Alcuni politici canadesi hanno sporcato le parole Credito sociale scegliendole per designare il loro partito politico. È il più grande danno che mai sia stato fatto alla buona interpretazione della dottrina dell’inglese Clifford Hugh Douglas, e del canadese Louis Even che ha scelto Douglas come maestro. Oggi, per reazione, molte persone non ne vogliono sapere del Credito sociale perché vedono in esso un partito politico (e hanno già fatto la loro scelta in questo campo). 129 

 

7. Equilibrio tra quantità di denaro e quantità di prodotti disponibili.  

Quanto detto ci permette di concludere che quello che dà valore ai soldi è la presenza dei prodotti. Facciamo un esempio: nell’Isola dei Naufraghi il denaro di Martin non avrebbe avuto nessun valore se in quell’isola non ci fosse stato nessun prodotto. Anche se il barile di Martin fosse stato pieno d’oro, quell’oro non sarebbe servito a niente in un’isola priva di prodotti. Se nell’isola non ci fosse stato proprio nulla da mangiare (nessun prodotto alimentare disponibile), nessuno avrebbe potuto nutrirsi mangiando oro, o mangiando banconote di carta. Lo stesso vale per i vestiti e per tutto il resto. Risulta ovvio quindi che i soldi sono una ricchezza fittizia, mentre i prodotti sono la ricchezza reale. La ricchezza reale non è nei soldi o nell’oro, ma nei prodotti. 

Fortunatamente nell’ Isola vi erano dei prodotti. Questi provenivano dalle risorse dell’isola e dal lavoro delle persone presenti. Siccome nulla permetteva al banchiere Martin di vantare diritti sulla ricchezza reale dell’isola (i prodotti già esistenti) nulla lo autorizzava a utilizzare un sistema monetario che coprisse di debiti gli abitanti dell’isola per quello che già apparteneva loro fin dall’inizio. I cinque abitanti hanno capito questa verità solo quando hanno conosciuto la dottrina del Credito sociale. Secondo tale dottrina, il valore del denaro è basato sull’esistenza dei prodotti, non sull’operazione del banchiere. Siccome la quantità dei prodotti esistenti viene pure chiamata “credito della collettività”, il principio teorico dice: il valore del denaro è basato sul “credito della collettività”, non sul banchiere, o sulle sue operazioni.  

Per concludere, dato che il ruolo della moneta è di rappresentare il valore dei prodotti, e di circolare tra i cittadini favorendo lo scambio dei prodotti fabbricati dagli uni e dagli altri, la moneta messa in circolazione dal banchiere Martin avrebbe dovuto essere considerata fin dall’inizio come la proprietà dei cittadini dell’isola, non del banchiere Martin. 


 Ipotesi: Se al posto della moneta stampata su carta (o su metallo) ci fosse un semplice libretto, o una carta di credito, con cifre rappresentanti le entrate e le uscite espresse in valuta, una valuta immaginaria, che successo potrebbe avere un sistema del genere?  

Risposta: Tale sistema potrebbe funzionare bene pure lui, se fondato sui princìpi del Credito sociale. La questione del denaro appare qui per quello che è veramente: semplice contabilità. Siccome la prima cosa che si esige da una contabilità è di essere esatta, conforme alle cose che esprime, il creditista afferma che il denaro deve essere proporzionato alla ricchezza che rappresenta, cioè alla produzione. (Esempio: produzione abbondante = soldi abbondanti; produzione ridotta = soldi ridotti).  

  

8. Il denaro da investire nella produzione.   

Per dare ai mezzi di produzione la possibilità di rimanere attivi, il denaro deve essere messo al servizio dei produttori a mano a mano che questi ne hanno bisogno. È possibile questo? Sì, è possibile, e la cosa si è già vista. All’inizio della guerra del 1939 il denaro che da dieci anni mancava, dall’oggi al domani è apparso dappertutto, come per magia, e durante i sei anni che ha durato la guerra i soldi per finanziare la produzione richiesta non sono mai mancati. Allora, con la stessa fedeltà che il denaro ha servito alla produzione della guerra, esso può servire alla produzione della pace, produzione pubblica e produzione privata. Quello che è fattibile fisicamente in risposta ai bisogni legittimi della popolazione, deve essere reso fattibile anche finanziariamente. Questo sistema metterebbe fine a certi incubi di cui sono vittime le autorità pubbliche, mettendo pure fine alla disoccupazione e alle inutili privazioni di cui essa è responsabile.  


9. I dividendi.  

Il Credito sociale preconizza un dividendo nazionale da distribuire periodicamente a tutti. Si tratta di una somma di denaro pagabile una volta al mese ad ogni persona, indipendentemente dal lavoro da essa esercitato. È come il dividendo che il capitalista percepisce anche senza lavorare di persona. 

La società attuale dà al capitalista la possibilità di investire denaro in un’impresa, col diritto di raccogliere un reddito sul suo capitale investito. Tale reddito si chiama dividendo. Il suo capitale è sfruttato (messo all’opera) da varie persone, le quali in compenso ricevono uno stipendio. Ma il capitalista, lui, percepisce un reddito che gli è dovuto per la sola presenza del suo capitale nell’impresa. Se lui, in più, ci lavora personalmente, allora percepisce due redditi: il dividendo del suo capitale più lo stipendio del suo lavoro. 

La dottrina del Credito sociale dice che tutti i membri della società sono un po’ capitalisti, che tutti possiedono in comune un capitale reale che contribuisce alla produzione dei prodotti necessari alla vita. Da dove viene questo capitale collettivo? In partenza esso deriva dalle risorse naturali della nazione (le quali sono un regalo fatto da Dio a coloro che abitano la nazione suddetta) ma anche, in seguito, dalla somma delle conoscenze, delle invenzioni, delle scoperte, dei perfezionamenti realizzati lungo i secoli nelle tecniche di produzione. Si tratta del progresso che si è accumulato, che è cresciuto, e che si è trasmesso da una generazione all’altra. Si tratta del patrimonio collettivo che le generazioni passate hanno accumulato per noi, e che la generazione di oggi sfrutta e perfeziona ulteriormente prima di passarlo alla generazione seguente. Questo patrimonio sociale non appartiene a nessuno in particolare, perché è un bene essenzialmente collettivo.  

Il principale fattore della produzione moderna, che abbonda, sta proprio in questo bene collettivo. Per esempio, se per ipotesi noi sopprimessimo la forza motrice derivante dalle invenzioni recenti (vapore, elettricità, petrolio, ecc…) quale sarebbe la produzione totale della nostra società, pur spingendo al massimo il lavoro degli operai? Sarebbe limitatissima rispetto a quello che è attualmente. Certo che occorrono braccia operaie per mettere in opera il capitale naturale (il capitale naturale = le ricchezze naturali), e gli operai vengono ricompensati con uno stipendio. Ma anche il capitale rapporta dividendi ai suoi proprietari, che sono tutti i cittadini, tutti ugualmente eredi dell’esperienza delle generazioni passate e delle ricchezze naturali disponibili sulla terra. 

Siccome questo capitale collettivo è il principale fattore della produzione moderna (quello che maggiormente incide su di essa) il dividendo dovrebbe bastare per procurare a tutti gli abitanti della terra quello di cui hanno bisogno per sussistere (i bisogni essenziali della vita di ognuno dovrebbero essere garantiti da questo capitale collettivo).  

Poi, grazie alla meccanizzazione, alla motorizzazione, all’automazione, la parte distribuita come dividendo dovrebbe diventare sempre più grossa, visto che il lavoro umano sarebbe sempre meno necessario, fino ad essere annullato quasi completamente. 

Questo modo di vedere la distribuzione delle ricchezze è completamente agli antipodi della mentalità attuale! Anziché lasciare le persone disoccupate e, per aiutare i disoccupati, tassare coloro che percepiscono uno stipendio, tutti sarebbero assicurati di avere un reddito di base tramite il dividendo nazionale, o sociale. Un dividendo per tutti e per ognuno: ecco la formula economica più luminosa che sia mai stata proposta in un mondo il cui problema non è più quello di produrre, ma quello di smerciare i prodotti (venderli, distribuirli).  

Questo sistema permetterebbe di rispettare il diritto di ogni essere umano all’uso dei beni della terra. Nel suo radiomessaggio del 1 giugno 1941, Pio XII, ci ricorda che questo diritto è fondamentale. Pio XII dice:  

“I beni creati da Dio sono stati creati per tutti gli uomini e devono rimanere alla disposizione di tutti, secondo i princìpi della giustizia e della carità. Ogni uomo, in quanto essere dotato di ragione, ha il fondamentale diritto di utilizzare i beni materiali della terra ... Un tale diritto individuale non deve venire soppresso per nessuna ragione, neppure in nome di altri diritti certi e riconosciuti sui beni materiali.”  


10. Conclusione: “Venga il tuo Regno”.  

Non è la prima volta che l’istinto egoistico spinge un individuo, un gruppo, o una casta ad impossessarsi dei beni e dei privilegi destinati all’insieme dell’umanità, ma Dio ha previsto che le iniziative umane che oltrepassano i limiti siano bloccate dalla sua iniziativa divina. Oggi i Profeti suoi ci avvertono che il tentativo arbitrario che faranno gli Ebrei non-santi di impadronirsi del mondo verrà da Lui bloccato in extremis, e che in tale occasione verrà pure eliminato ogni essere non-santo. Agli Ebrei rimasti accadrà in seguito quello che è accaduto a S. Paolo sulla strada di Damasco: una conversione collettiva al Cristianesimo! Come risultato, i popoli della terra saranno molto felici di farsi guidare dagli Ebrei convertiti alla legge d’amore predicata da Cristo, poiché questa loro conversione li trasformerà in uomini eccezionalmente saggi e avveduti (all’immagine di Salomone). 130 L’Umanità vivrà felice sotto la loro guida. Questo periodo di pace, d’amore e di felicità corrisponde a quello che S. Giovanni descrive all’inizio del XX capitolo dell’Apocalisse. 131 Questo Regno, detto messianico, verrà accordato all’Umanità anche come risposta all’invocazione che da due mila anni ogni cristiano ripete nel recitare il Padre Nostro: “Venga il tuo Regno, ... come in cielo, così in terra”.  

Johannes De Parvulis 

La pratica dell’umiltà sia il vostro gradino per salire

 


26 settembre 2021 

Dio Padre

“Figli, comportatevi come santi. Non nascondete ciò a coloro che incontrate. Questo è il modo migliore per evangelizzare. Questo sforzo deve essere genuino e senza pretese. La pratica dell’umiltà sia il vostro gradino per salire.”

“Ogni virtù è profonda in proporzione a quanto essa è genuina. Non cercate mai di fare impressione sugli altri con la vostra santità personale. Lasciate che la vostra santità sia parte della vostra persona – (che sia) naturale e parte di voi.”

“Siate i Miei compagni di preghiera nella misura in cui sono unito a voi nella preghiera. Cerchiamo di avere gli stessi obiettivi: la conversione del cuore del mondo attraverso la conversione di ogni anima. Affidate a Me ogni richiesta, poiché la Mia Grazia è soluzione ad ogni problema. Quando dimenticate una necessita’, Io ve la ricordo. Perché sono Onnisciente e eternamente presente a voi in proporzione a quanto credete che Io lo sia.



Ogni istante nel tempo avvicina il mondo al Mio Giudizio


25 settembre 2021 

Dio Padre

“Ogni istante nel tempo avvicina il mondo al Mio Giudizio. Tuttavia, pochi vivono come se questa fosse una possibilità. I giorni si mutano in settimane e le settimane in mesi. Ma la terra continua nei suoi errori, scivolando sempre più lontana dall’essere pronta a dover rendere conto a Me.”

“Ho offerto ai cittadini del mondo il Mio Figlio Unigenito*. Per alcuni ciò ha fatto la differenza e ne sono risultate conversioni. Ma per la maggior parte, essi hanno fatto del libero arbitrio il loro dio. Mio Figlio non ritornerà nel mezzo di una fede fervente, ma nell’inquietudine dell’incredulità.”

“L’Anticristo sta preparando il suo ingresso nella popolarità. Salirà al suo trono di errori e inganni portando una moltitudine alla sua perdizione. È giunta l’ora in cui parlo per attirare l’attenzione del pubblico ed esporre i piani malvagi dell’Anticristo. Prestate attenzione! Non sminuite i Miei sforzi con la vostra incredulità.”

 

 

Non pensate in termini umani riguardo alle questioni di fede



24 settembre 2021 

Dio Padre

“Figli, quando la vostra fede è sotto attacco, Satana sta demolendo a pezzetti il cuore della vostra spiritualità. Non pensate in termini umani riguardo alle questioni di fede. La ragione terrena si oppone alla fede. In termini terreni, non potete provare la vostra fede. Rimanete in una stretta relazione con il Mio Spirito e potrete credere nel vostro cuore a tutte le questioni di fede. Riconoscete che ci sono alcune aree della fede che sono inspiegabili a livello umano. Non fatevi sorprendere dal pensare soltanto attraverso la ragione.”

“Il mio gregge diminuisce a causa di questo ragionare senza ispirazione. Rimanete stretti alle Verità della Fede attraverso Maria, Protettrice della Fede. Questi sono i tempi in cui l’umanità viene ispirata soltanto dagli sforzi umani. La fede nel vostro cuore è ‘l’arca’ nella quale dovete trovare riparo in mezzo a questa inondazione di incredulità nel mondo d’oggi.”


IL ROSARIO

 


Per parlare del Rosario dobbiamo partire da un concetto basico: che "chi prega si salva,  chi non prega si danna ", cioè dalla necessità della preghiera o rapporto d’amore e di vita  con Dio. Come il respiro continuo è essenziale alla vita fisica, così la preghiera è condizione  indispensabile per la vita spirituale, perché l’uomo non è solo (come dicono) "homo sapiens",  ma creato da Dio a sua Immagine e Somiglianza, elevato all’ordine soprannaturale di un   eterno rapporto di vita e di amore con Dio. Da qui, che il Signore raccomanda di pregare  incessantemente. Da qui pure, che la preghiera deve essere come respirare, un incessante  ricevere e dare, ricevere e contraccambiare ("mi ami, Ti amo"), apparentemente ripetitivo,  ma al tempo stesso sempre nuovo. Il vero amore mai si ripete, è sempre nuovo, pur dicendo  sempre la stessa cosa. Così sono le Avemaria del Rosario.  

La finalità della preghiera non è di compiere un obbligo o fare un esercizio mentale, ma  entrare in intimità con Dio, un "inzupparsi" di Dio, della sua conoscenza, del suo Amore  trasformante. Dopo la preghiera dobbiamo essere migliori, almeno nell’intenzione.  

 La preghiera si rivolge sempre a Dio: cioè, al Padre, a Gesù Cristo, allo Spirito Santo.  

Quando ci rivolgiamo al Padre, lo facciamo sempre "per Cristo, con Cristo e in Cristo",  mediante l’azione dello Spirito Santo; e si dà il caso che Gesù Cristo ha voluto la  partecipazione e l’unione inseparabile di sua Madre in tutto.  

Se è pensare a Gesù o guardarlo, occorre farlo con gli occhi o con il Cuore di Maria,  affinché il nostro pensiero o il nostro sguardo possa arrivare a Lui e possa interessargli; se si  tratta di guardare Maria o rivolgersi a Lei, occorre farlo con gli occhi e con il Cuore stesso di  Gesù per no tradire il suo Amore Divino di Figlio.  

Maria "recitava il Rosario": ma come? E’ vero che a Lourdes Santa Bernadette la vedeva  farsi il segno della Croce, dire con lei el Padrenostro e il Gloria; durante le Avemaria Lei non  diceva nulla ma passava con le dita i granelli del rosario. Ma il modo di dire el Rosario lo  troviamo nel vangelo di San Luca: "Maria  –dice per ben due volte–  meditava tutte le cose   di suo Figlio nel proprio Cuore".  In questo consiste il Rosario! 

Perciò si può dire che è come una fotocopiatrice, mediante la quale possiamo copiare  ogni giorno le varie scene (i misteri) della Vita di Gesù e di Maria nella pagina in bianco della  nostra vita. Per tanto, se abbiamo stampato qualunque altra cosa che a ciò non corrisponda,  dobbiamo cancellarla; altrimenti dire il Rosario risulta inutile, non riempie né produce frutto.   Ad ogni mistero, le Avemaria sono come passare dieci volte la pagina sotto l’immagine che  vogliamo fotocopiare e il "flash" di luce è l’azione dello Spirito Santo. La fotocopiatrice,  possiamo dire pure, è il Cuore Immacolato di Maria.  

Possiamo considerare il Rosario come la mano materna che ci prende per mano per  condurci attraverso le pagine fondamentali del Vangelo; perciò mi piace prendere il Rosario  all’inizio e sollevarlo in alto, come il bambino che dà la mano alla sua mamma.  

Padre Pio lo chiamava "l’arma" nella lotta di spiriti che stiamo vivendo. I miei amici  colombiani lo chiamano "il mitra delle cinquanta pallottole". Suppongo che in mano a Davide  sia stata la fionda con cui colpì il gigante Goliat. La battaglia di Lepanto, che fermò  l’avvanzata irresistibile dei turchi in Europa, fu vinta  mediante il Rosario: da questo è nata  l’invocazione "Aussiliatrice dei Cristiani" e l’istituzione della sua festa del 7 Ottobre, fatta dal  Papa San Pio V. Il Sultano disse: "Io non temo i cannoni dei cristiani; ciò che temo è quel  vecchio a Roma col suo rosario in mano". E con il Rosario fu liberata l’Austria, metà della  quale era occupata dall’Armata sovietica da alcuni anni dopo la fine della guerra.  

Senza dubbio è la catena con cui, secondo l’Apocalisse, San Michele deve incatenare il  drago per rinchiuderlo nell’inferno; sta aspettando che tutti insieme la completiamo. O come  diceva San Bartolo Longo, è  "la dolce catena che ci unisce a Dio". 

Esso è un continuo ripassare la vita di Gesù e di Maria per ricambiare in amore quanto  per noi hanno fatto, hanno sofferto, ci hanno preparato. E’ un girare –anche la stessa forma della “coroncina” lo dice– per imprimere insieme alla nostra Mamma il nostro doveroso atto  di adorazione, di lode, di benedizione, di ringraziamento, di riparazione e di amore, e per  invocare in ogni scena o mistero del Rosario il frutto di tutta la vita di Gesù e di Maria, cioè, il  compimento del Regno…  

Come al tempo di Giosuè, per conquistare Gerico, anche noi dobbiamo girare in silenzio  tante volte seguendo la vera “Arca dell’Alleanza”, che è Maria, servendoci appunto del  Rosario… Ma ricordiamo il testo biblico:  Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti;  nessuno usciva e nessuno entrava. Disse il Signore a Giosuè: «Vedi, io ti metto in mano Gerico e il  suo re. Voi tutti prodi guerrieri, tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della  città una volta. Così farete per sei giorni. Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d'ariete  davanti all'Arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti  suoneranno le trombe. Quando si suonerà il corno dell'ariete, appena voi sentirete il suono della  tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e  il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé». (Giosuè, 6,1-5)  

Non dimentichiamo mai lo scopo del Rosario: plasmare in noi la stessa vita interiore  vissuta da Gesù e da Maria. In questo consiste esattamente il Regno di Dio, il Regno della  Divina Volontà che tutti domandiamo!  

Perciò è piuttosto triste vedere come tante persone buone limitano il Rosario ad una  cantilena: enunciano “il titolo” di ogni mistero –nessuna considerazione o contemplazione–   e subito aggiungono una qualche intenzione da chiedere (del tipo: “… preghiamo in questo  mistero per il nonno della nipote della zia di Clotilde”, oppure “… preghiamo per i bambini  strabici del Biafra” )  

Lo può recitare chiunque, dal Papa fino alla vecchietta che non sa leggere né scrivere. Si  può dire ovunque e in ogni momento, viaggiando, a casa, in una chiesa, persino in ospedale,  come un caro sacerdote (che adesso è in Cielo), il quale una volta, ricoverato appunto,  arrivò ad un accordo con gli altri tre infermi (comunisti) che erano con lui nella stessa stanza:  cioè, che al mattino avrebbero letto insieme “L’Unità” (il giornale del partido comunista) e il  pomeriggio avrebbero detto insieme il Rosario… Immaginate chi vinse!  

Per concludere, a chi non ha ancora familiarità con esso, raccomando dirlo all’inizio con  una sola decina (un “mistero”), indicando l’argomento o contenuto del mistero con un  pensiero semplice, un’applicazione alla propria vita… e poi regolare la velocità (per esempio,   riducendo la marcia come in una macchina e la velocità, per aumentare la potenza del  motore e rendersi conto di ciò che sta dicendo e a chi lo sta dicendo, come pure con chi lo  sta dicendo e  perché lo sta dicendo… ecc.  

Per chi si distrae facilmente nel recitarlo da solo, può essere un buon rimedio dire le  preghiere in voce alta, mantenendo il “ritmo” o cadenza delle frasi, in modo che ascolti la  propria voce e così “si tenga un po’ di compagnia”.  

Il Rosario poi moltiplica la sua potenza e il suo “sapore” quando si recita in famiglia: 

“Famiglia che prega unita, rimane unita”. Questo era il motto di Padre Peyton, nella sua  “Crociata del Rosario”.    

Quando lo si recita in gruppo (in chiesa o a casa) e sono per esempio 15 persone,  conviene che chi lo guida faccia notare che non debbono essere “15 rosari”, ma un solo  rosario, e che per tanto ognuno prenda coscienza di tutte le altre persone, si renda conto di  chi è lì presente e che lui fa parte del gruppo, appunto. Quindi non si debbono sentire “voci  ammucchiate”, ma per quanto possibile una sola voce, un vero coro nel quale non c’è chi  corre più degli altri né chi ritarda e finisce dopo gli altri.  

Insomma, spero che questa conferenza non finisca se non con un bel Rosario detto tutti  insieme, con una sola voce e un solo cuore, passandosi per esempio, una bella immagine  della Madonna di mano in mano, al tempo stesso che ogni persona dice un’Avemaria.  Questo potrebbe essere una delle quasi infinite maniere di dirlo. 

P. Pablo Martín 

QUEL FORTE CHE PORTA IL MONDO

 


Sia lode a te, o Padre,

 che hai mandato il tuo Figlio nel mondo, 

 nato da Maria per liberarci dal peccato

 e per redimere dalla morte ogni uomo.

  

Beata sei tu, Maria, che lo hai concepito.

 Beata che lo hai partorito.

 Beata che hai nutrito colui che tutti nutre. 

 Beata che hai portato nel tuo seno

 quel forte che porta il mondo della sua potenza 

 e lo governa.


Lode a colui che è nato da Maria,

 che I 'ha fatta sua madre

 e che in lei si è fatto fanciullo.

 Sia benedetto il re dei re che si è fatto uomo 

 e che ha innalzato la stirpe umana 

 all'altezza del paradiso.

  

da una preghiera del secolo V

Pregate per Roma, la città a me tanto cara e che mi ha tradito, pregate, perchè presto il sangue scorrerà nelle piazze, pregate, pregate tanto.

 


Trevignano Romano 25 settembre 2021

Messaggio di Gesù ore 19:00

Fratelli miei, Io sono qui con voi, anche se non mi vedete, sentirete il mio Spirito. Fratelli carissimi, siete in pochi e con il cuore puro, ma pensate alle grazie che vi vengono fatte tutti i giorni?  Il Padre mio, vi riempie di Spirito Santo, ma voi alcune volte siete ciechi e sordi.  Aiutate tutte le persone e questa mia figlia prediletta che è nel mio cuore: Aiutami figlia mia!  Non posso, non posso più tenere il braccio di mio Padre, tutto è su di voi e sarà un continuo di persecuzioni, malattie e ipocrisie.  Figli miei, quanti danni avete fatto, quanto male è stato procurato per causa dei peccati. Ecco, l’America, parte dell’America sparirà e poi dalle ceneri rinascerà a vita nuova, pregate, pregate Dio e la Sua misericordia.  Voi che avete la grazia di ascoltare mia Madre, non fate finta che non accade nulla, è tutto in corso, la terra sta per trasformarsi e arriverà tutto, quando meno ve lo aspettiate, siate pronti, pregate con il cuore. Oh! Figli miei, questo luogo è il mio santuario offerto per voi in gloria del Padre mio, non abbiate mai paura, vi ho mai promesso delle cose che non ho mantenuto? Vi avevo detto che nulla vi sarebbe mancato, ecco, nulla vi è mancato fino ad oggi, allora, perché non credete?  Credete solo a ciò che vi fa comodo per la vostra vita umana, ma non sempre credete   alle parole di mia Madre. Non ragionate figli, non ragionate su quando e come tutto accadrà.  Molti moriranno e molti saranno presi nella Mia Casa, non abbiate paura delle sofferenze, perché voi dovete purificarvi sulla terra per arrivare al cielo nella casa del Padre Vostro e come   pensate di   arrivarci, con le mani luride e le vesti sporche?  No figli, no, siate gloriosi un giorno, solo così potrete arrivare alla gloria di Mio Padre.  State facendo un buon lavoro tutti, continuate non fermatevi a qualunque costo, Io sono qui per voi e non vi lascerò mai soli.  Ora vi dò la mia Santa benedizione, nel nome del Padre, nel mio nome e dello Spirito Santo, amen.  Vi amo figli, vi amo, pregate per Roma, la città a me tanto cara e che mi ha tradito, pregate, perchè presto il sangue scorrerà nelle piazze, pregate, pregate tanto.

Il vostro Gesù

"O Signore, donaci un poco della tua forza perché con l'olocausto di noi riusciamo a costruire il Tuo Regno. "

 


COLLOQUI EUCARISTICI


"O Signore, donaci un poco della tua forza perché con l'olocausto di noi riusciamo a costruire il Tuo Regno. "

 

"Voi volete costruire il mio Regno ed Io voglio essere il vostro Re.

Ma ricordatevi che Io sono il Re dei martiri. Per questo voglio il martirio del vostro cuore espresso attraverso un'adesione responsabile e consapevole alla mia richiesta di olocausto, divenuto apoteosi del sacrificio per il trionfo dell'amore... perché divenuto impegno concreto, rinuncia concreta, azione concreta, donazione concreta e coraggiosa manifestazione di bontà.

Certo, a questo punto ci vuole anche la fede. Ma tu approfondisci nella fede le cose che ti dico. Vivi intensamente di fede e di amore. Per quanto lo ripeta, non è sempre nuovo il discorso dell'amore? L'Amore di un Dio del quale vivrete per l'eternità? Immagini la forza e la dolcezza di questo amore? No, non puoi immaginare, ma vi compenserà di tutto con il cento per uno.

Dovete ricordare che, perché la famiglia torni ad essere quale Dio l'ha voluta, cellula primaria e vitale della società, è necessario che il sacrificio diventi la leva possente per ogni suo componente e sarà questa leva che, annientando l'egoismo oggi imperante, distruggitore e disgregatore, potrà ricostruire la famiglia secondo il volere divino... Ma portate Me Eucaristia con la Santa Madre in tutte le famiglie. Allora trionferà la bontà che rigenera ogni famiglia.

Naturalmente il sacrificio non sarebbe leva possente se non fosse permeato d'amore.

Si è egoisticamente dimenticato l'amore, e la famiglia si è sgretolata.

È cessato il dialogo che unisce indissolubilmente gli uni agli altri in un dono d'amore, e non si può più vincere il dissolvimento familiare se non si ritorna all'Amore del Cristo Crocifisso, se non si attinge questo Amore da Me, che sempre vi aspetto nell'Eucaristia.

È con questo amore che si riesce ad irradiare la bontà vera, efficace, instancabile, costruttrice.

Oggi più che mai la famiglia ha bisogno di sacrificio, di amore, e sacrificio ed amore sono le sorgenti inestinguibili della bontà formatrice e illuminante.

Se non si capirà il significato di tutto questo, se non vi donerete per questa indispensabile azione, la vostra adorazione eucaristica passerà invano, come venticello che sfiora le acque putride e non come indispensabile setaccio che toglie il fango e la melma... e fa nascere i fiori delle virtù più belle.

Siete stati scelti dalla Madre mia e vostra per testimoniare com'è semplice e gioiosa la vita di chi attinge l'Amore da Me Eucaristia.

Ma voi guardate a Me come all'Amato vero e insuperabile.

Mettete ogni radice delle vostre potenze: memoria, sentimento, intenzioni, volontà, bontà nel mio Cuore Eucaristico, per la causa mia, per la costruzione del mio Regno in voi e attorno a voi.

Avrete tutto il mio soccorso, perché come potrei non tenere conto di questo reciproco scambio di sentimenti d'amore e non aiutarvi?

Il mio Cuore conosce ogni delicatezza e le mie parole, i miei desideri, i miei sospiri vi fanno corteo. Niente mi interessa di più della vostra anima e del vostro apostolato eucaristico. Ditemi che anche voi sarete disposti a dare la vita per formare famiglie cristiane. Ripetetemi che darete la vita per estendere il mio Regno eucaristico nelle famiglie e nel mondo.

Non temete di niente. Io dall'Eucaristia vi dono la mia forza, la mia comprensione, il mio perdono. Le vostre mancanze, i vostri difetti donateli a Me ed Io subito cancello ogni cosa con il mio Amore onnipotente...

Confidate, confidate in Me, ditemi i vostri segreti, i vostri timori più reconditi, così il vostro cuore si riverserà nel mio e non sarà difficile realizzare ogni sacrificio per il compimento dell'olocausto e per la costruzione di famiglie autenticamente cristiane.

Apritemi il vostro cuore.

Ho pochi rifugi sulla terra. Tutti si preoccupano del benessere, del divertimento, ma sono pochi quelli che mi aprono il cuore!

Ci sono anche quelli che, dopo avermi dato ospitalità, mi cacciano fuori come un intruso.

Ci sono tanti altri che dicono di essere con Me, ma hanno un cuore già occupato da tante sciocchezze, che non trovano un posticino per Me che sono morto per loro, e il pensiero della mia morte, della mia causa, del mio Regno è per loro solo un fastidio...

Non vivono la purezza e dove non c'è la purezza non posso esserci Io.

Mia anima diletta, non essere anche tu così! Non faresti solo dispiacere a Me. Tradiresti te stessa.

"Che giova all'uomo guadagnare anche il mondo intero se poi si perde o rovina se stesso?" (Lc. 9 - 25)

Si può ingaggiare la difficile battaglia con il mio amore, col lavoro umile, sudato, silenzioso, nascosto, ma capillare, con il totale dono di un Bene che non fa e non deve fare chiasso, perché il chiasso non ha mai fatto del bene...

Ricordate però sempre che il segreto della riuscita dipende dalla vostra fede vissuta, sofferta, donata, testimoniata e diffusa con la bontà.

L'olocausto è la consegna che vi lascio, è la parola d'ordine, e ognuno di voi, con serenità umile e cosciente, studi la strada migliore per arrivare alla meta.

Non cercate delizie, entusiastiche adesioni, calorose approvazioni.

La vostra strada sarà invece strada tortuosa, impervia, sconnessa e spesso vi sembrerà che le forze stiano per cedere, la stanchezza per abbattervi.

Ma se andrete avanti con fermezza, con volontà decisa, con amore forte, la vostra vita diventerà il giardino fiorito nel quale Io, vostro Salvatore, mi innamorerò ogni giorno più di voi.

E non dimenticate mai che con voi ci sarà sempre la Madre pronta a soccorrervi, e dove c'è la Madre Santa ci sono anch'Io. Sempre.


Illesa in mezzo a tanto fuoco impuro

 


Il dì 20 febbraio 1815 Giovanna Felice così racconta di sé: Mi trattenevo in orazioni, quando il Signore, per mezzo di particolar cognizione, mi fece conoscere quanto grande era il suo amore verso di me, benché lo avessi abbandonato con il peccato. Mi fece vedere come in quel tempo la povera anima mia se ne stava infelice lontana da lui, dimentica affatto del suo amore e della sua divina legge. Vedevo questa misera sola in mezzo ad una ciurmaglia di popolo mal costumato, immerso nel vizio. La povera anima mia la vedevo tutta intenta ad osservare le azioni altrui, senza però apprendere la malizia di quelli, ma come una semplice fanciulla, che nel vedere operare cose indegne non resta per queste scandalizzata, non apprendendo di quelli la malizia, ma tutto con somma semplicità interpretava a buon senso, così restava affatto illesa dalla corruzione del peccato.

Nel conoscere la povera anima mia questa grande opera del Signore, si disfaceva in lacrime di tenerissimo amore verso la infinita sua potenza, sapienza e bontà; mentre chiaramente conoscevo e confessavo la mia fragilità, piena di ammirazione non mi potevo persuadere come mai le fosse possibile alla povera anima mia di rimanere illesa in mezzo a tanto fuoco impuro. Piena di ammirazione si volgeva verso il suo Dio, e piena di santo affetto e sommissione gli domandavo come fosse possibile ad una creatura fragile sostenere la piena della corruzione e non perire in quella.

Il Signore si degnò farmi conoscere donde aveva origine portento così meraviglioso; mi fece intendere come lui stesso stava alla porta del mio cuore, e a mano armata impediva alle passioni di potersi introdurre nel mio cuore. Comandava poi agli Angeli santi di darmi prezioso liquore, per mezzo del quale veniva compartita all’anima mia una semplicità soprannaturale, e così restava immune dalla malizia altrui. Quali e quanti furono i ringraziamenti che la povera anima mia rese al suo Signore! E il buon Dio, compiacendosi di avermi così beneficata, amorosamente mi stringeva al suo castissimo seno.

Beata Elisabetta Canori Mora