lunedì 4 ottobre 2021

San Giuseppe nella vita e negli scritti di Luisa Piccarreta

 


Fin da piccola, Gesù inculcò a Luisa la devozione alla Sacra Famiglia di Nazaret: Gesù, la Mamma e San Giuseppe: 

“Figlia mia, la tua vita deve essere in mezzo a Noi nella casa di Nazaret. Se lavori, se preghi, se prendi cibo, se cammini, devi avere una mano a Me, l’altra alla Mamma nostra e lo sguardo a S. Giuseppe, per vedere se i tuoi atti corrispondono ai nostri, in modo da poter dire: faccio prima il mio modello sopra ciò che fa Gesù, la Mamma Celeste e S. Giuseppe, e poi lo seguo. A seconda del modello che hai fatto, Io voglio essere ripetuto da te nella mia Vita nascosta; voglio trovare in te le opere della Mamma mia, quelle del mio caro  S. Giuseppe e le mie stesse opere.” (“Quaderno di memorie dell’infanzia”, pag. 15-16)   

 

Raccontando come lei ha visto la Nascita di Gesù, dice:  

“E San Giuseppe? Mi pareva che non fosse presente nell’atto  del  parto,  ma che se ne stava  in un altro cantone  della  spelonca, tutto assorto in quel profondo Mistero, e se non vide con gli occhi del corpo, vide benissimo con gli occhi dell’anima, perché se ne stava rapito in estasi sublime”.  

“Continuando a vedere il Santo Bambino, vedevo la Regina Madre da una parte e San Giuseppe dall’altra, che stavano adorando profondamente l’Infante divino. Stando tutta intenta in Lui, mi pareva che la continua presenza del Bambinello li teneva assorti in estasi continua,     e se operavano era un prodigio che il Signore operava in loro, altrimenti sarebbero rimasti immobili, senza potere esternamente accudire ai loro doveri. Anch’io vi ho fatto la mia adorazione e mi sono trovata in me stessa.” (Vol. 4°, 25 e 26-12-1900) 

 

La presenza di San Giuseppe nella vita di Luisa è a motivo di quanto ha messo in lei il Signore. Per questo Gesù e San Giuseppe incoraggiano il Confessore: 

“Questa mattina vedevo il Confessore, tutto umiliato, e insieme il benedetto Gesù e San Giuseppe, il quale gli ha detto: “Mettiti all’opera, che il Signore è pronto a darti la grazia che vuoi”. “Trovandomi fuori di me stessa, vedevo il padre tutto in difficoltà, riguardo alla grazia che vuole, e un’altra volta Gesù benedetto con San Giuseppe, che gli dicevano: “Se ti metti all’opera, tutte le tue difficoltà scompariranno e cadranno come squame  di pesce.” (Vol. 5°,  19 e 20-3-1903)   

 

Gesù ricompenserà il Confessore di Luisa, considerando la sua assistenza a Luisa come l’ufficio di San Giuseppe e della sua Mamma, che Lo assistettero sulla terra. E di fronte al timore di Luisa, di rimanere priva dell’assistenza del Confessore, Gesù le dice: 

“E tu, di che temi? Sono Io che ci penserò a tutto, e quando ti dirige l’uno do la grazia all’uno e quando è un altro do la grazia all’altro. E poi, non assisteranno te, ma Me stesso, e a seconda che apprezzeranno l’opera mia, i miei detti ed insegnamenti, così sarò largo con loro”.  

Ed io: “Mio Gesù, il Confessore apprezzava molto ciò che Tu mi dicevi, tanto che ci teneva tanto e ha lavorato tanto per farmi scrivere. Tu che gli darai?”   

E Gesù: “Figlia mia, gli darò il Cielo per compenso e lo terrò in conto dell’ufficio di S. Giuseppe e della mia Mamma, che avendo assistito la mia vita in terra, dovettero stentare per nutrirmi ed assistermi. Ora, stando la mia vita in te, la loro assistenza e sacrifici  li ritengo come se di nuovo me li facessero la mia Mamma e S. Giuseppe; non ne sei contenta?”  (Vol. 12°, 25-12-1918)  


Ma San Giuseppe ha avuto il Volere Divino come vita, così come lo avevano Gesù (per natura) e Maria (per grazia), e come all’inizio lo aveva Adamo, prima del peccato?  

Il Signore, senza nominarlo, risponde quando dice: “Gli stessi Santi si uniscono con Me e fanno festa, aspettando con ardore che una loro sorella sostituisca i loro stessi atti, santi nell’ordine umano, eppure non nell’ordine divino; mi pregano che subito faccia entrare la creatura in questo ambiente divino...” (Vol. 12°, 13-2-1919) 

In un’altra occasione stava pensando Luisa: “Possibile che abbia fatto passare tanti secoli senza far conoscere questi prodigi del Divin Volere e che non abbia eletto tra tanti Santi uno dove dar principio a questa santità tutta divina? Eppure ci furono gli Apostoli e tanti altri grandi Santi, che hanno fatto stupire tutto il mondo”. (Vol. 13°, 3-12-1921)   

“Amor mio e Vita mia, io non so persuadermi ancora: com’è possibile che NESSUN     SANTO non abbia fatto sempre la tua SS. Volontà e che non abbia vissuto NEL MODO COME  ORA  DICI,  NEL  TUO  VOLERE?”   

E Gesù: “Ah, figlia mia, non vuoi persuaderti ancora, che tanto si prende di luce, di grazia, di varietà di valori, per quanto si conosce? Certo che ci sono stati dei santi che hanno fatto sempre il mio Volere, ma hanno preso della mia Volontà PER QUANTO NE CONOSCEVANO. Essi conoscevano che il fare la mia Volontà era l’atto più grande, quello che più Mi onorava e che portava alla santificazione, e con questa intenzione la facevano, e questo prendevano, perché NON C’È SANTITÀ SENZA LA MIA VOLONTÀ, e non può uscire nessun bene, santità piccola né grande, senza di Essa (...) La mia Volontà ha fatto come un gran Signore, il quale ha fatto vedere un suo palazzo estesissimo e sontuoso. Ai primi ha additato la via per andare al suo palazzo, ai secondi la porta, ai terzi la scala, ai quarti le prime stanze e agli ultimi ha aperto tutte le stanze, facendoli padroni e dando loro tutti i beni che ci sono in esso. Ora, i primi hanno preso i beni che ci sono nella via, i secondi i beni che ci sono alla porta (superiori a quelli che ci sono nella via),  i terzi quelli della scala, i quarti quelli delle prime stanze, dove ci sono più beni e stanno più al sicuro, gli ultimi i beni di tutto l’intero palazzo. Così ha fatto la mia Volontà: doveva far conoscere la via, la porta, la scala, le prime stanze, per poter passare in tutta l’immensità del mio Volere e far loro vedere i grandi beni che ci sono, e come la creatura, operante in questi beni che il mio Volere contiene, fa acquisto della varietà dei suoi colori, della sua immensità, santità e potenza, e di tutto il mio operato. Io nel far conoscere do e imprimo nell’anima quella qualità divina che faccio conoscere...” (Vol. 14°, 6-11-1922)   

“Figlia mia, nella mia Volontà Eterna troverai tutti gli atti miei, come pure quelli della mia Mamma, che coinvolgono tutti gli atti delle creature, dal primo all’ultimo che dovrà esistere, come dentro un manto, e questo manto [è] come formato in due [parti]; una si elevava al Cielo per ridare al Padre mio, con una Volontà Divina, tutto ciò che le creature gli dovevano: amore, gloria, riparazione e soddisfazione; l’altra rimaneva a difesa ed aiuto delle creature. Nessun altro è entrato nella mia Volontà Divina per fare tutto ciò che fece la mia Umanità. I miei santi hanno fatto la mia Volontà, ma non sono venuti dentro per fare tutto ciò che la mia Volontà fa e prendere come in un colpo d’occhio tutti gli atti, dal primo all’ultimo uomo, e rendersi attori, spettatori e divinizzatori. Col fare la mia Volontà non si giunge a fare tutto ciò che il mio Eterno Volere contiene, ma scende nella creatura limitato, [per] quanto la creatura ne può contenere. Solo chi entra dentro si allarga, si diffonde come luce solare negli eterni voli del mio Volere e, trovando i miei atti e quelli della mia Mamma, vi mette il suo.  

Guarda nella mia Volontà: ci sono forse altri atti di creatura moltiplicati nei miei, che giungono fino all’ultimo atto che deve compiersi su questa terra? Guarda bene, non ne troverai nessuno. Ciò significa che nessuno è entrato. Solo era riservato di aprire le porte del mio Eterno Volere alla piccola figlia mia, per unificare i suoi atti ai miei e a quelli della mia Mamma e rendere tutti gli atti nostri triplici innanzi alla Maestà Suprema e a bene delle creature. Ora, avendo aperto le porte, possono entrare altri, purché si dispongano ad un tanto bene”. (Vol. 15°, 24-1-1923) 

 

A Nazaret, Gesù e la Mamma prepararono quanto occorreva per la venuta del Regno   della Divina Volontà sulla terra; loro erano il Re e la Regina senza popolo, San Giuseppe il primo ministro di un Regno che ancora non c’era sulla terra:   

 

“...Onde pensavo tra me, mentre stavo accompagnando il mio dolce Gesù nella stanzetta   di Nazareth, per seguire i suoi atti: Il mio amato Gesù con certezza ebbe il regno della          sua Volontà nella sua vita nascosta, perché [se] la Sovrana Signora possedeva il suo “FIAT”, Lui era la stessa Volontà Divina. San Giuseppe in mezzo a questi mari di luce interminabile, come poteva non farsi dominare da questa Santissima Volontà?   

Ma mentre ciò pensavo, il mio Sommo Bene Gesù, sospirando di dolore nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, certo che in questa casa di Nazareth regnava la mia Volontà Divina «come in Cielo così in terra». Io e la mia Mamma Celeste non conoscevamo altra volontà, San Giuseppe viveva ai riflessi della nostra, ma Io ero come un Re senza popolo, isolato, senza corteggio, senza esercito, e la mia Mamma come Regina senza prole, perché non era circondata da altri figli degni di Lei, a cui poter affidare la sua corona di Regina per avere la stirpe dei suoi nobili figli, tutti re e regine. Ed Io avevo il dolore di essere Re senza popolo, e se popolo si può chiamare quello che mi circondava, era un popolo malato, chi cieco, chi muto, chi sordo, chi zoppo, chi coperto di piaghe; era un popolo che mi faceva disonore, non onore, anzi neppure mi conosceva, né voleva conoscermi. Sicché ero Re per Me solo e la mia Mamma era Regina senza la lunga generazione della stirpe dei suoi figli regali. Invece, per poter dire che avevo il mio regno e governare, dovevo avere i ministri, e sebbene ebbi San Giuseppe come primo ministro, un solo ministro tuttavia non costituisce ministero; dovevo avere un grande esercito, tutto intento a combattere per difendere i diritti del regno della mia Volontà Divina, e un popolo fedele che avesse solo per legge la legge della mia Volontà. Ciò non era, figlia mia; perciò non posso dire che col venire sulla terra per allora ebbi il regno del mio «Fiat». Perciò il nostro regno fu per noi soli, perché non fu ripristinato l’ordine della Creazione, la regalità dell’uomo, ma col vivere Io e la Madre Celeste [in] tutto di Volontà Divina, fu gettato il seme, fu formato il lievito per fare spuntare e crescere il nostro regno sulla terra. Quindi furono fatti tutti i preparativi, impetrate tutte le grazie, sofferte tutte le pene, perché il regno del mio Volere venisse a regnare sulla terra. Onde Nazareth si può chiamare il punto di richiamo del Regno della nostra Volontà.” (Vol. 24°, 7-7-1928) 

 

Infine, nella preghiera di Consacrazione alla Divina Volontà, Luisa dice: 

“ San Giuseppe, tu sarai il mio protettore, il custode del mio cuore, e terrai le chiavi del mio volere nelle tue mani. Custodirai il mio cuore con gelosia e non me lo darai mai più, affinché io sia sicuro di non fare nessuna uscita dalla Volontà di Dio.” 

(Si trova nel libro “Signore, insegnaci a pregare”) 

 

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Padre Santo, che hai dato al tuo amato San Giuseppe il compito di essere sulla terra  il tuo rappresentante e vicario presso il tuo Divin Figlio e la sua Madre, la Vergine Santissima, come Padre e custode amorevolissimo, concedi a coloro che hai chiamato  ad essere Sacerdoti e Pastori del tuo popolo, rappresentanti di Gesù Cristo presso la tua Chiesa, quelle stesse virtù che splendettero in San Giuseppe: la sua fede, la speranza, l’amore e quella totale donazione alla  tua  adorabile  e  misteriosa  Volontà, a partire dalla più profonda umiltà e la più perfetta obbedienza; che siano come lui la Tua presenza viva in mezzo ai tuoi figli, per poter dire con Gesù: “chi vede Me, vede il Padre”  

Amen  

IL DOVERE DI ESSERE MISERICORDIOSI

 


Dice il Signore:  

«Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non  giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;  perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura,  pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la  misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». (Lc 6,36-38) 


Avvertiamo in noi, in ogni essere umano, una intima difficoltà, una fatica  interiore nei confronti di molte persone (del prossimo): siamo condizionati da  sentimenti contrari alla BENEVOLENZA.  Come  mai?  

Abbiamo inoltre un istinto di GIUSTIZIA, secondo il quale vorremmo che  ogni cosa in noi e negli altri –nel mondo– fosse “a posto”, come dovrebbe  essere; spesso non lo vediamo e questo ci urta e ci irrita. In questo modo  proviamo un intimo disagio, una tensione che si traduce in prevenzione, in  sospetto, in critica, in vedere in ogni cosa e in ogni persona il lato “negativo”;  quindi siamo facili a lamentarci, a criticare, a giudicare, il che è già in qualche  modo condannare. Segno che non amiamo, rifiuto dell’altra persona. Non è  un’arma che uccide, ma l’uomo. Si uccide nel cuore. Come è successo a Nostro  Signore: la condanna a morte pronunciata contro di Lui dal Sommo Sacerdote  prima e da Pilato poi, non era che la somma di tutte le condanne a morte nel  cuore di ogni creatura.  

Eppure Nostro Signore ci avverte di non farlo, perché solo a Dio compete il  giudizio, sua è la Giustizia. Per il contrario, ci esorta ad essere misericordiosi,  anzi, a perdonare. E questa è addirittura condizione indispensabile per essere  anche noi perdonati… Ci troviamo così davanti ad una situazione paradossale:  che con la mente comprendiamo quanto questo sia giusto e bello, anzi,  necessario; ma da un’altra parte non ci sentiamo capaci di farlo. Succede  sempre così. 

Certo, gli urti continui della vita ci rendono “duri”, oppure ci mandano in  frantumi. Ma non dovrebbe essere né l’una cosa né l’altra. Meno rigidi, più  morbidi, più elastici, più comprensivi… Dovremmo usare molto di più una  parola quasi dimenticata: a dire “poveretto”… Non “poveraccio”, che ha il  sapore della commiserazione e non della compassione…  

In virtù della fede vogliamo, sì, tante volte perdonare, ma non riusciamo a  smaltire il disagio, a scusare, a sentirci interiormente davvero liberi. La nostra  volontà non riesce ad addomesticare la nostra emotività… Come fare? Anche in  questo risuona la parola del Signore: “Senza di Me non potete far niente”. La  nostra buona volontà deve ricorrere a Lui sempre e si deve vincolare alla Sua,  deve chiedere che sia Lui ad amare in noi e per mezzo nostro. Che ci dia la  grazia di vedere tutto e tutti con i suoi occhi. Non si tratta di “dimenticare” oltre  a perdonare: si tratta di avere noi un cambiamento, una mentalità e una  sensibilità nuova, “redenta”, la Sua. Non posso cambiare l’altro, ma è  l’occasione buona per cambiare un po’ io.  Occasione provvidenziale e preziosa. 

 


IL TRADIMENTO DEL MIO POPOLO MI ADDOLORA TANTO, MI TRAFIGGE IL CUORE!

 


Carbonia 02.10.2021

Il tradimento del mio popolo Mi addolora tanto, Mi trafigge il Cuore!

Ascolta e scrivi, o donna.

…il mio Calice è versato, il temporale in arrivo scatenerà la mia ira su questa Umanità iniqua, priva di sentimenti d’amore. Lascerò andare pesante il mio braccio sull’uomo malvagio.

Il tradimento del mio popolo Mi addolora tanto, Mi trafigge il Cuore! Io amo infinitamente la mia creatura e bramavo il suo ritorno a Me.

Ahhh!!! …maledetto, sei tu, Satana! Tu che Mi hai strappato i figli con l’inganno, …maledetto sarai per sempre!

Il Demonio è feroce verso la mia creatura e su tutto ciò che Mi appartiene, sta devastando l’Umanità ma non avrà vittoria!

…Io sono il Solo, l’Unico e Vero Dio!

Si avvicina l’ora della tua sconfitta Lucifero, come già sai non potrai mai aver vittoria, anche se hai tentato con tutte le tue forze di distruggere il mondo, Io lo salverò perché Mi appartiene. Sei un nulla Satana! Nella tua superbia morirai, mai e poi mai riuscirai nel tuo intento di voler essere Me.

Dalla Terra ora sgorgheranno sorgenti nuove che rinverdiranno i campi e daranno vita nuova, i miei figli godranno di tutto il mio Bene. Farai ancora distruzione, ma è giunta la tua fine, scaduto il tempo a te concesso, ti fermerai per sempre!

Dio è! ..Non tu sei!

Preparati alle catene, le mie Mani saranno le tue catene, …mai ti libererai. Povero illuso, …hai finito il tuo tempo!

La Terra tremerà come mai ha tremato e il cielo si oscurerà… la tua fine è ormai segnata. Amen!

 


NON TEMETE, SIATE GUERRIERI NELLO SPIRITO, COMBATTETE CONTRO LE CATTIVE AZIONI E CONTRO LE INSINUAZIONI DEL NEMICO DELL'UOMO.

 


MESSAGGIO DELLA BEATA VERGINE MARIA AUSILIATRICE ALLA SUA AMATA FIGLIA LUZ DE MARÍA 23 MAGGIO 2013


 Amati figli del Mio Cuore Immacolato: CHE LA BENEDIZIONE DEL CIELO SIA IN OGNUNO DI VOI. ACCOGLIETE IL MIO AMORE, UNITO ALL'AMORE MISERICORDIOSO DI MIO FIGLIO.

 Avvicinatevi a Mio Figlio presente nel tabernacolo e nutritevi del Suo Corpo e del Suo Sangue, vivete in voi questo continuo Miracolo d'Amore verso tutti gli uomini. Miei amati, l'uomo sereno nasce del pensiero corretto, dall'emanazione verso il cuore della Grazia che si trova sulla via della Verità. È giunto il momento in cui il peccato si diffonde come il vento, anche quando il vento non c'è, si diffonde come la polvere, anche quando la polvere non c'è. Il male è cresciuto senza limiti e ha impoverito l'anima, oscurandola e portandola a essere, con la volontà umana, lo strumento utilizzato dal demonio per spingere sempre più le creature umane verso il pozzo da cui emerge la ribellione per tutto ciò che rappresenta il Divino.

 Figli: NON TEMETE, SIATE GUERRIERI NELLO SPIRITO, COMBATTETE CONTRO LE CATTIVE AZIONI E CONTRO LE INSINUAZIONI DEL NEMICO DELL'UOMO.

 I figli che confidano nella Misericordia Divina cadono e si risollevano, ma le loro cadute frenano l'evoluzione spirituale della creatura umana inducendola a piombare in situazioni nuove e inaspettate, che la portano a doversi sforzare di nuovo e ancora di più per allontanarsi da ciò che l'ha fatta cadere al di fuori della Volontà Divina. 

GLI ISTINTI UMANI SONO FORTI E VOI, IN QUANTO UOMINI SPIRITUALI, AVETE IL DOVERE DI VINCERE LA TENTAZIONE E DI ASSUMERVI LA RESPONSABILITÀ DELLA CONOSCENZA E DELL’ESTERNAZIONE DI QUESTA PAROLA MATERNA. 

Vi mostrate cresciuti di fronte ai vostri fratelli, ma vi dimostrate immaturi verso voi stessi; giudicate i vostri fratelli con una verga di ferro, ma quando cedete alla tentazione vi comportate da bambini, piegandovi come esseri indifesi davanti alle seduzioni di Satana. Egli sa in anticipo quanto potere può avere una singola goccia in un uomo spirituale, tanto da poter significare la totale separazione dal cammino retto e vero. La bestia è astuta, non presenta all'uomo cammini da superare con fatica, gli mostra i cammini per i quali l'uomo spirituale ha dovuto lottare in passato come vecchi vestiti, che ha indossato per gran parte della sua vita e di cui deve liberarsi.

 L'UOMO RINNOVATO È MESSO ALLA PROVA MA NON VIENE SCONFITTO, NÉ SEDOTTO, NÉ DISTRUTTO; L'UOMO NUOVO RICONOSCE LA TENTAZIONE E SE NE ALLONTANA CON LA PRONTEZZA DI CHI SA DI POSSEDERE UN TESORO CHE POTREBBE PERDERE IN UN SOLO ISTANTE. 

Amati, ogni vostro sforzo per superare queste catene del passato e tutto il vostro impegno rappresentano entrambi una sfida per il demonio, che invia seguaci sempre più numerosi a combattere contro i figli fedeli e per metterli continuamente alla prova. Amatissimi figli del Mio Cuore, la peste avanza silenziosamente e a insaputa di gran parte di voi. La peste che degrada l'anima e indurisce completamente i sensi umani avanza di fronte all'ingenuità o all'indifferenza del genere umano. Il timore di Dio è scacciato dal cuore umano e l'immoralità acquista forze impensabili.

 MIEI FEDELI, MIO ESERCITO, SIATE PERSEVERANTI NELLA VOSTRA CONSACRAZIONE AL MIO CUORE. IN ESSO TROVERETE LA FORZA E LA FORTEZZA, IL REMO E LA BARCA, LA LUCE E LA DIFESA, LA CONSOLAZIONE E IL RIFUGIO. 

Non vi chiedo di vivere nel modo giusto solo alcuni istanti e altri no. Vi chiedo di perseverare. Le legioni demoniache che incombono sull'uomo conoscono le fragilità di ognuno di voi, individuano il punto debole e vi attaccano con tutta la loro forza. Gli istanti futuri vi porteranno a scontrarvi, i genitori saranno in lotta con i loro figli e, a causa di ciò, le famiglie unite nell'amore di Mio Figlio saranno tentate dal male e indotte a separarsi. Il demonio non attacca l'uomo con armi deboli, ma con quelle più forti, come la disunione. 

Miei amati: SE CONTINUERETE A TRARRE FORZA DALLA SICUREZZA DELLA MIA MATERNITÀ, SE VI ALIMENTERETE DEL SACRIFICIO EUCARISTICO E DELLA FEDE NELLA POTENZA INFINITA DI DIO SOPRA OGNI COSA, SE VIVRETE E PORTERETE DENTRO DI VOI TUTTO QUESTO, NELLA COSCIENZA, NEL PENSIERO, NELLA RAGIONE E NEL CUORE, NULLA POTRÀ SCONFIGGERVI. 

La sconfitta dell'uomo inizia quando, di fronte all'agguato del demonio, l'uomo si sente barcollare e il suo libero arbitrio si lascia attirare dalla tentazione, considerandola un trionfo dell'ego umano.

 Miei amati, LA RECITAZIONE DEL SANTO ROSARIO NON È COSA DA NULLA, È L'ARMA CON CUI POTETE COMBATTERE E DI FRONTE ALLA QUALE IL DEMONIO FUGGE, 

ma a condizione che la vostra preghiera sia offerta con devozione e, soprattutto, con fede e coscienza, in stato di Grazia e con quella fede nella Grazia di cui il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo mi hanno rivestito e investito affinché fossi 

MADRE AUSILIATRICE PER TUTTI GLI UOMINI. 

Non tutto è perduto, la lotta continua e la sconfitta del demonio è nelle mani di ciascuno di voi. L'uomo è un tutto all'interno del vasto universo, non è soltanto un essere che vaga senza meta, è la pupilla degli occhi di Mio Figlio e, quando una creatura umana chiama a gran voce Mio Figlio, Egli la considera Sua Opera preziosa e la colloca davanti a Sé per elevarla e indurla a essere migliore in ogni istante. La fraternità diventerà un baluardo tra i popoli quando l'uomo diverrà umile e s'inginocchierà davanti a Dio anziché davanti a un qualsiasi Cesare la cui vita è piena di molteplici peccati, ossia quando regnerà la fraternità, dopo che, con la Grande Purificazione, l'uomo e i suoi sensi naturali e spirituali avranno ripreso la loro giusta forma. La follia dell'umanità l'ha portata verso il proprio declino spirituale; fino a quando gli uomini non si pentiranno e non riconosceranno Dio pienamente, non saranno mai veri figli di Dio. 

MIEI AMATI, IL PENTIMENTO È UNA GRAZIA CHE DOVETE CHIEDERE ALLO SPIRITO SANTO, MA LA RICEVERETE SOLO DOPO GRANDE SOFFERENZA. 

Verrà la vera libertà, la Divina Volontà regnerà e s'imporrà su tutto il creato, ma ciò avverrà solo dopo che l'uomo si sarà confrontato con il proprio abominio e avrà riconosciuto il proprio errore. Mio figlio ordinerà al tempo di fermarsi ed esso cesserà di trascorrere, ma lo farà affinché l'uomo guardi davanti a sé nel suo cammino e riconosca il bene e il male da lui commesso, soffrendo l'orrore del peccato e godendo della misericordia delle buone azioni nell'Avvertimento. Carissimi, mi rivolgo a voi, rendo esplicita per voi la Parola di Mio Figlio diffondendo Amore verso tutti coloro che ho riconosciuto ai piedi della Croce come Miei figli. I tempi a venire sono carichi di desolazione per quelli che non amano e non sperano. La fame e la carestia non sono flagelli del passato, né problemi che riguarderanno un lontano futuro; si trovano di fronte a voi. La stabilità economica apparente è un velo che il male e i suoi alleati lasceranno steso per un breve periodo.

 Amati, NON DIMENTICATE CHE LA SPERANZA DELLA PURIFICAZIONE PER CHI VEDE OLTRE L'IMMEDIATO È LA VITA ETERNA CHE ATTENDE TUTTI VOI.

 Il Soccorso Divino non si farà attendere, le Legioni di Luce Divina rimangono vigili per gli uomini che chiedono il loro aiuto con umiltà e sincerità. I tempi a venire faranno sì che vi vediate per quello che siete davvero, e allora si saprà se le parole provenienti dalla vostra bocca sono nate dal profondo del cuore oppure sono state soltanto la lieve apparenza di un falso amore per Mio Figlio.

 NON TEMETE, DONATEVI COMPLETAMENTE, NON CEDETE ALLA TENTAZIONE. NON SARÀ L'ESERCITO A RIPORTARE LA VITTORIA SULL'UOMO, L'UOMO CANTERÀ LA GRANDEZZA DI MIO FIGLIO E IL SANGUE RIGENERATORE DI MIO FIGLIO RISANERÀ I CUORI FERITI E LE MENTI DEBOLI.

 Avanti! Non dovete perdere la Fede o la Speranza, dovete essere consapevoli del pericolo che si nasconde in ogni istante e dovete superarlo. 

DITE NO AL PECCATO E SÌ A MIO FIGLIO. DIRE NO ALLA TENTAZIONE E SÌ ALLA FORZA E ALLA FIDUCIA NELLA MIA PROTEZIONE MATERNA. 

Miei amati, la natura non vi concederà altra tregua. 

Pregate per il Giappone. 

Pregate per gli Stati Uniti, saranno provati dal dolore. 

Pregate per la pace e la serenità nelle menti dei governanti delle Nazioni. 

Pregate per la pace nella Chiesa di Mio Figlio. 

Vi benedico con il Mio Manto e il Mio Amore. Vi offro il sigillo della Mia Maternità, accoglietelo senza indugio. Ciò che sembrava lontano, ora è vicino, non tremate. 

GLI UOMINI CHE SI SARANNO PENTITI VERRANNO IMMEDIATAMENTE SOCCORSI DAI LORO COMPAGNI DI VIAGGIO E ISTRUITI SULLA VERITÀ, 

la conoscenza si diffonderà e l'uomo riconoscerà il suo Dio. Il Mio Aiuto materno è la forza di cui lo Spirito Santo mi ha investito affinché fossi la consolazione degli afflitti. Vi custodisco nel Mio Cuore. Resto in attesa della chiamata individuale di ognuno di voi per inondarvi del Mio Amore. Maria Madre. 

AVE MARIA IMMACOLATA, CONCEPITA SENZA PECCATO. AVE MARIA IMMACOLATA, CONCEPITA SENZA PECCATO. AVE MARIA IMMACOLATA, CONCEPITA SENZA PECCATO.


 COMMENTO ALLO STRUMENTO AL MESSAGGIO DELLA BEATA VERGINE MARIA AUSILIATRICE ALLA SUA AMATA FIGLIA LUZ DE MARÍA 23 MAGGIO 2013 


Fratelli e sorelle: UNA MADRE NON NASCONDE LA VERITÀ AI SUOI FIGLI, LA ESPONE CHIARAMENTE AFFINCHÉ ESSI SI PREPARINO E GLI ISTANTI DIFFICILI CHE STANNO VIVENDO NON LI SORPRENDANO IMPREPARATI E IN MODO INASPETTATO. 

Non possiamo negare il potente influsso del male sulla mente di gran parte degli uomini, ma dobbiamo anche affermare che, nonostante tutto ciò, Dio vuole la nostra felicità e, per questo, dobbiamo lasciare l'abisso dell'inganno in cui l'uomo stesso si getta per non assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Il Popolo di Dio è la luce che vince le tenebre del peccato. Manteniamo la nostra fede e crediamo che le prove cui l'umanità è sottoposta sono necessarie per stare avvicinarci di più a Colui che è il nostro Dio e Signore. Chiediamo a Nostra Madre Ausiliatrice dei Cristiani la grazia di essere sinceri, per non essere solo falsa apparenza di fronte alla società. 

MARIA AUSILIATRICE DEI CRISTIANI, PREGA PER NOI.

domenica 3 ottobre 2021

Dio Padre - E ORA LA GUERRA INCOMBE

 


Dio Padre

E ORA LA GUERRA INCOMBE


(DIO PADRE PARLA)

In questo mondo, la mia Terra, il tuo mondo, ci sono stati uomini e donne che ho amato molto, ma pochi, molto tristemente pochi, che mi hanno ricambiato. Di solito è un amore immenso da un lato, il mio, e vuoto dall'altro, il loro. Pochissimi - e molto peggio di questi tempi - prendono sul serio la loro vita dello Spirito (cioè il loro legame con la Santa Trinità) credendo che sia un gioco da bambini come... toccare la base e scappare (ti sento distratto, lontano, cerca di concentrarti).

Il presente non è per essere goduto sulla terra, ma per ottenere grazia e indulgenze per il futuro permanente. La perdizione delle anime non è da ridere, non è da scherzare. Mi spaventa l'irriverenza del peggiore degli uomini, sicuramente di questa sporca generazione. È irriverente davanti a mio Figlio GESU' CRISTO, davanti alla sua Santa e Immacolata Madre, davanti al suo stesso Dio. Non sa nemmeno rispettare i suoi anziani, i suoi genitori, i Miei piccoli vecchi così cari al Mio Cuore (capisco che gli sono cari, di grande tenerezza, come i bambini). I loro governi sono praticamente capeggiati da ragazzi gonfi di se stessi e di arroganza senza alcun desiderio di servire più di loro stessi: di servire se stessi.

Le donne sono vasi d'oro vuoti di vanità; i miei figli senza innocenza. I miei piccoli animali strappati, messi da parte, derubati del loro diritto alla vita e anche di essere parte della creazione. Niente è stato lasciato pulito, tutto è stato corrotto.

La Mia Santa Parola prostituita a misura di ciascuno: Piccola, questo è FANTASTICO anche per i Miei Santi Angeli che non sanno più da che parte girarsi quando scendono sulla terra perché guardano da una parte e c'è il peccato, dall'altra e anche... Non è più possibile e ora la guerra sta nascendo, Piccola. È ciò che manca all'uomo nella sua inarrestabile corsa verso l'autoannientamento: la triste e terribile guerra nucleare. Lascerò che vada avanti perché è volontà dell'uomo che sia così, nel suo libero arbitrio - nonostante tutta la tecnologia e i benefici che ho lasciato loro, non è mai abbastanza, i più ricchi non si stancano mai di spremere i poveri, non si stancano mai nella loro fame di avidità, denaro, sesso, corruzione e potere. Il mondo è un baccanale il Giovedì Santo. Non resta che la peggiore delle aberrazioni del Venerdì Santo di questo mondo e tutto giungerà alla sua triste per alcuni, gloriosa per altri, fine.

Sei stata una bella creatura, sopravvissuta alla cattiveria e all'indifferenza, all'egoismo più atroce: nessuno dei miei piccoli che è rimasto fedele e leale mancherà di ottenere la sua giusta ricompensa...

Il Trisagio ci è molto gradito, ma deve essere con grande riverenza perché è di un potere impressionante per voi.

(6 marzo 2012)

Il popolo non è del Signore, la terra non potrà essere del popolo. Dio e i suoi doni sono una cosa sola. Se non si vuole Dio, neanche i suoi doni sono nostri.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA 

16Annunciatelo alle nazioni, fatelo sapere a Gerusalemme: «I nemici vengono da una terra lontana, mandano urla contro le città di Giuda.

Le nazioni tutte devono saperlo. La notizia va annunziata a Gerusalemme. I suoi nemici non vengono da vicino. Essi giungono da lontano.

Annunciatelo alle nazioni, fatelo sapere a Gerusalemme: I nemici vengono da una terra lontana, mandano urla contro le città di Giuda.

Quale verità nasconde questo versetto? Cosa ci vuole insegnare il Signore dicendo che i nemici di Gerusalemme vengono da lontano?

La verità che sempre il Signore afferma nella Scrittura è semplice da mettere in luce: a Lui, al Signore, nessuna cosa è impossibile.

Se al Signore serve un popolo forte, invincibile, che è nell’altro capo del mondo, la sua onnipotenza è così grande che lo potrà fare venire.

Per il Signore non vi è alcun limite né di tempo e né di spazio. In un istante il tempo finisce e lo spazio diviene inesistente. Tutto è possibile per il Signore.

Non vi sono distanze da Lui non governabili né secoli che possano sfuggire alla sua Parola, alla sua profezia, ai suoi oracoli. Tutto è nelle sue mani.

17Come guardiani di un campo l’hanno circondata, perché si è ribellata contro di me». Oracolo del Signore.

Il motivo per cui Gerusalemme è circondata, assediata, è la sua infedeltà contro il Signore, è il tradimento dell’alleanza giurata.

Come guardiani di un campo l’hanno circondata, perché si è ribellata contro di me. Oracolo del Signore. Tutto è frutto del peccato di Gerusalemme.

D’altronde i patti erano stati chiari da parte del Signore: la terra sarà tua, se tu sarai mio. Queste le parole del Signore al suo popolo.

Il popolo non è del Signore, la terra non potrà essere del popolo. Dio e i suoi doni sono una cosa sola. Se non si vuole Dio, neanche i suoi doni sono nostri.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


SULL'ORLO DELLA NUOVA GERUSALEMME - Parlo a tutta l'umanità

 


Parlo a tutta l'umanità 


26/09 novembre

Gesù dice: 

Figli miei: ho tante effusioni d'amore da darvi. Ho tante prelibatezze da darvi. Ho tanta delicatezza per ognuno di voi, per questo mi costringete a parlarvi attraverso il mio profeta Agostino. 

Queste parole sono rivolte a tutta l'umanità. L'umanità che voglio salvare. L'umanità che voglio raccogliere nel seno di mio Padre. L'umanità che voglio sradicare dalle astuzie di Satana. 

È Gesù che vi sta preparando per una purificazione della terra. 

È Gesù che vi avverte con amore di aggrapparvi alla mia Croce, Segno divino di vittoria. Segno divino di sconfitta per il diavolo e i suoi tirapiedi. 

È Gesù che ti mostra un cammino diverso, un sentiero diverso; un sentiero abbellito da splendide rose ma con molte, molte spine; un sentiero un po' stretto, un po' roccioso, ma un sentiero sul quale non ti perderai. È il modo per conoscermi. 

È Gesù che usa una pedagogia diversa da quella umana e vi esorta a tornare a Dio. Vi chiama a lasciare le cose del mondo. Rinunciare alla propria volontà. Lasciare le cose effimere, banali, furtive, scadenti, fugaci; per abbeverarsi nei desideri di eternità, negli aneliti di trascendenza. 

I miei figli: come vorrei che tu, attraverso la lettura di questo libro, riconoscessi i tuoi peccati; riconoscessi le tue debolezze, i tuoi difetti, e iniziassi un cammino di perfezione, un cammino di santità, un cammino di rinuncia, un cammino di autoesame, un cammino di luce; Perché non abbandono un'anima che intende salire alla vetta della santità; un'anima che si riconosce piccola, miserabile, incapace di agire da sola, la metto in una delle Camere del mio Cuore Divino e le do tutto l'amore, le do tutto l'affetto, le do tutta la dolcezza che non ha ricevuto da nessuna creatura umana. 

E quell'anima finisce per conquistare se stessa. 

Quell'anima si lascia sedurre dai miei corteggiamenti e dai flirt del mio Amore Divino. 

Quell'anima comincia a sospirare solo per Me. 

Quell'anima comincia a camminare in una sola direzione: il cielo, la patria celeste. Una patria con molte, molte dimore, con molte, molte stanze. Una patria in cui si sperimenta una pace indescrivibile, una gioia infinita; perché rimanere alla mia presenza è scoprire la vera felicità, la vera gioia, la vera beatitudine. 

E voi, miei amati figli, che avete un cuore umile, un cuore semplice e non dubitate di queste parole, che state leggendo in questo libro dettato dal Cielo: riceverete la mia ricompensa; perché state pensando e agendo come bambini e i bambini entrano nel Regno dei Cieli per la purezza del loro cuore, per la rettitudine delle loro azioni, per la chiarezza dei loro pensieri, per il candore della loro anima. 

Figli miei: questo è uno degli ultimi appelli che faccio a tutta l'umanità; mi avvalgo della debolezza di Agostino, messaggero e portavoce del Cielo, in questa fine dei tempi. Vieni, ti aspetto per darti tutta l'effusione d'amore che voglio darti, per darti abbracci di purezza, abbracci di calore; abbracci in cui vorrai e desidererai morire improvvisamente volendo salire al cielo. 

Vi amo e vi benedico, miei candidi figli: . Amen. 

LA ROVINA DELLA CITTÀ DI ROMA - Umiltà della tribolazione.

 


8. 9. C'è da augurarsi che il fatto valga da esempio, incuta timore,  sia di freno alla cattiva cupidigia avida delle cose mondane,  insaziabile nei piaceri, nelle dannosissime voluttà, mentre il Signore  mostra quanto siano instabili ed effimere tutte le vanità mondane e  un inganno le nostre follie. Questo dovremmo meditare invece di  mormorare contro il Signore per le punizioni meritatissime. Sull'aia  c'è una sola trebbia per far cadere a terra la paglia e mondare il  grano. La fornace dell'orafo ha un solo fuoco per mandare in cenere  la limatura e purificare l'oro dalle scorie. Così anche Roma ha  sopportato una sola tribolazione, nella quale l'uomo pio è stato  liberato o purificato, e l'empio condannato, e intendo tanto nel caso  che sia stato strappato dalla vita a scontare giustissima punizione,  quanto se rimasto qui a bestemmiare, aggiungendo colpe a colpe. 

O certamente Dio, nella sua ineffabile misericordia, li lascia in vita  per riservare una possibilità di penitenza a quelli che sa di poter  salvare. In quanto al penare dei buoni non turbatevi: è una prova.  A meno che non succeda di scandalizzarci quando vediamo che un  giusto deve sopportare cose indegne, gravi sofferenze su questa  terra e dimentichiamo che cosa ha sopportato il Giusto dei giusti, il  Santo dei santi. Tutto ciò che sopportò quella città intera, lo  sopportò quell'Uno. Ma osservate chi era quell'Uno: Il Re dei re, il  Signore dei signori 21, che fu arrestato, legato, flagellato, fatto  oggetto di ogni scherno, sospeso alla croce, crocifisso, ucciso. Se tu  metti Roma accanto alla croce di Cristo, se vi metti tutta la terra, se  vi metti cielo e terra, vedrai che nessuna cosa creata può essere  considerata alla pari del suo Creatore, nessun'opera si può  paragonare al suo artefice. Tutto è stato fatto per mezzo di lui e  senza di lui niente è stato fatto 22, e tuttavia fu perseguitato e  tradito. Sopportiamo dunque quello che Dio ci vuol far sopportare.  Egli, che ha mandato il suo Figlio per curarci e risanarci, sa, come  un medico, anche quale dolore ci può essere utile. Per l'appunto è  stato scritto: La pazienza completi l'opera sua 23. E quale sarà  l'opera della pazienza se non sopportiamo nessuna avversità?  Perché ci rifiutiamo di sopportare i mali temporali? Paventiamo  forse di completare l'opera? Vi esorto invece a pregare  apertamente, a chiedere gemendo al Signore che sia riservato a noi  quello che l'Apostolo dice: Dio è fedele e non permetterà che siate  tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la  via di uscita e la forza per sopportarla 24. 

Sant'Agostino

La strage di anime dentro la Chiesa, perché ci sono tanti –e tra questi molti Ministri– che si mettono al posto di Gesù nei cuori. Queste sono le vere piaghe della Chiesa

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA NEGLI SCRITTI DI LUISA PICCARRETA


La strage di anime dentro la Chiesa, perché ci sono tanti –e tra questi molti  Ministri– che si mettono al posto di Gesù nei cuori. Queste sono le vere  piaghe della Chiesa: 

Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere afflitto  e si lamentava di tanti che gli rubano gli affetti e i cuori delle creature, mettendosi al  suo posto nelle anime, ed io gli ho detto: “Amor mio, è tanto brutto questo vizio, che  tanto ti affligge?”  

E Lui: “Figlia mia, non solo è brutto, ma bruttissimo; è capovolgere l’ordine del  Creatore e mettersi loro sopra e Me sotto, e dirmi: «anch’io sono buono ad essere  Dio». Che diresti tu se uno rubasse un milione ad un altro e lo rendesse povero ed  infelice?”  

Ed io: “Dovrebbe restituire o meriterebbe la condanna”.  

E Gesù: “Eppure, quando mi si rubano gli affetti, i cuori, è più che rubarmi un  milione, perché i primi sono cose spirituali ed alte, il secondo è cosa materiale e  bassa; questo, volendo, si può restituire; quelli non mai, sicché sono furti irrimediabili  ed incancellabili, e se il fuoco del Purgatorio purificherà queste anime, mai potrà  restituirli e riempire il vuoto di un solo affetto che mi hanno tolto. Eppure non se ne fa  conto, anzi, certuni pare che li vanno vendendo questi affetti e allora sono contenti,  quando trovano chi li compra per fare acquisto degli affetti altrui, senza farsi nessuno  scrupolo. Fanno scrupolo se rubano alle creature; si ruba a Me e non si danno  nessun pensiero.  

Ah, figlia mia, Io ho dato tutto alle creature; ho detto: «Prendi ciò che vuoi per te e  per Me lasciami solo il tuo cuore», eppure mi si nega. Non solo, ma rubano gli affetti  altrui, e questo non è fatto solo dalle persone secolari, ma da persone sacre, da  anime pie. Oh, quanto male fanno per certe direzioni troppo dolci, per certe  condiscendenze non necessarie, per troppo sentire usando modi attraenti! Invece di  far bene, è un labirinto che formano intorno alle anime e quando sono costretto ad  entrare in quei cuori vorrei fuggire, vedendo che gli affetti non sono miei, il cuore non  è mio; e questo fatto da chi? Da chi dovrebbe riordinare le anime in Me; anzi, lui ha  preso il mio posto, ed Io sento tale nausea che non posso accomodarmi a stare in  quei cuori, ma sono costretto a stare, fino a che gli accidenti si consumano. Che  strage di anime! Queste sono le vere piaghe della mia Chiesa. Ecco perché tanti  ministri strappati dalle chiese. E per quante preghiere mi si fanno Io non do ascolto e  per loro non ci sono grazie, anzi, rispondo loro col grido dolente del mio Cuore: Ladri,  avanti, uscite dal mio Santuario, ché non posso più sopportarvi!”   

Io son rimasta spaventata e ho detto: “Placati, o Gesù, rimiraci in Te come frutto del  tuo sangue, delle tue piaghe, e cambierai i flagelli in grazie”.  

E Lui ha soggiunto: “Le cose andranno avanti; umilierò l’uomo fino alla polvere, e  vari incidenti improvvisi ed imprevisti continueranno a succedere per confondere  maggiormente l’uomo, e dove crede di trovare uno scampo troverà un laccio, dove  una vittoria una sconfitta e dove luce tenebre, sicché lui stesso dirà: «sono cieco e  non so più che fare». E la spada devastatrice continuerà a devastare, fino a che tutto  sarà purificato”. (Vol. 12°, 30.12.1917) 


“Il Mio popolo amato” geme, sento il grido di dolore e chiedo al mondo: agite con giustizia, cessino i soprusi e si dialoghi per trovare un’intesa.

 


Il Mio popolo amato geme, sento il grido di dolore e chiedo al mondo: agite con giustizia, cessino i soprusi e si dialoghi per trovare un’intesa.

Voi, capi, non operate sempre secondo i vostri interessi ma fate quelli dei popoli.

Vi concedo ancora un poco di tempo per modificare le cose e drizzare le vie storte, togliete di mezzo a voi il grave peccato di ribellione alle Mie Leggi e fate la Mia Volontà.  

Vi concedo di fare la prima parte, voglio vedere nei cuori il desiderio di cambiare, solo allora ci sarà il Mio Intervento e tornerà la concordia.

Sposa amata, i cuori sono pieni d’odio perché grande in essi è la disobbedienza.

Chi disobbedisce a Me, subito diviene schiavo del Mio acerrimo nemico che attacca i sentimenti per renderli simili ai suoi che sono: odio, discordia, divisione.

Sposa cara, quando vedi tanto accanimento nel male, puoi comprendere chi opera nei cuori.    

La Mia Pazienza è grande ma costoro La stanno stancando; vedi, lascio che operino le scelte liberamente, vedine le conseguenze.

Mi dici: “Adorato Signore, Ti supplico di operare con la Tua Potenza perché, se continua così, i popoli si distruggeranno reciprocamente, di essi non resterà più nessuno perché sono decisi a proseguire con armi di ogni genere.”

Amata, lascio agire liberamente fino a quando, a proprie spese, non capiranno che la disobbedienza e la ribellione nuoce soprattutto a chi la compie.

Mi dici che essi si distruggeranno a vicenda, ebbene, prima che questo accada completamente, certo interverrò, coloro che resteranno si lasceranno cambiare il cuore.    Quando la pace tornerà tra quei popoli, sarà il segno perché torni su tutta la terra.

Gesù 06-03-2002

Le Profezie di Teresa Neumann

 


LE VISIONI DI NATALE 


Riporto queste visioni un po' abbreviate; esse si riferiscono a vari giorni. 

22 dicembre: partenza da Nazaret per Betlemme Giuseppe rientra e annuncia a Maria che per ordine dell'imperatore Augusto era stato disposto un censimento di tutta la popolazione dell'impero romano; dato che bisognava farsi censire nella città natale, bisognava partire subito per Betlemme. Maria attendeva per i prossimi giorni il parto, per cui quest'ordine per lei era duro da accettare. Tuttavia disse che non restava altro da fare che obbedire. Giuseppe temeva che il viaggio fosse troppo pesante per Maria e propose di viaggiare da solo. Maria però gli rispose che Dio avrebbe aiutato e che era bene obbedire alle autorità. Così si prepararono per il viaggio. Come animale da trasporto e insieme come cavalcatura presero un'asina, per poterne usare il latte. Fu caricata la tenda grigia e sopra di questa una coperta grigia di lana. Il resto del bagaglio fu appeso ai fianchi dell'asina, a sinistra un pacco contenente una coperta di lana per Giuseppe, dentro la quale erano custoditi pane, frutta e un vestito caldo per lui. A destra c'erano due pacchi: quello davanti, più piccolo, consisteva di una semplice coperta di lana che poteva all'occorrenza essere tagliata per farne dei pannolini; dentro a questa coperta c'erano le camicine e i pannolini per il bambino che doveva nascere. L'altro pacco conteneva un abito caldo per Maria e altro cibo.  

A questo pacco erano fissati orizzontalmente i tre pali della tenda. La partenza avvenne verso le sei del mattino. Maria si sedette sull'asina, con i piedi verso sinistra, Giuseppe camminava davanti a sinistra accanto all' animale che era legato a briglie di pelle. Nella mano sinistra Giuseppe aveva un bastone da viaggio, nella destra le briglie. Indossava una veste di colore giallo scuro e un mantello marrone. Maria indossava un caldo mantello grigio scuro, veste marrone rossiccio e scialle giallo di lana sotto al mantello. Il tempo era piuttosto freddo e piovoso, le strade sdrucciolevoli e fangose. Il viaggio in quella prima giornata fu buono, però non riuscirono a trovare una locanda per pernottare; così la sera montarono la tenda all'aperto in una zona deserta presso alcuni alberi e dormirono sulle coperte che avevano portato con sé. L'asina fu legata a un albero. 

23 dicembre: sulla via per Betlemme Al mattino dopo Maria e Giuseppe si misero in viaggio alle 5 e mezzo circa. Procedettero senza fermarsi fino a mezzogiorno, e per risparmiare l'asina Maria ogni tanto faceva dei tratti a piedi. Verso mezzogiorno Maria si sentì stanca e vedendo in lontananza una casa ringraziarono Dio e vi si diressero. Qui viveva una coppia di sposi piuttosto anziani, con un ragazzo e una ragazza. Giuseppe entrò nella casetta e chiese aiuto per le cose indispensabili. L'uomo uscì, andò incontro a Maria e la pregò di entrare. Prima non si erano mai conosciuti. Vedendo Maria in avanzato stato di gravidanza e molto pallida - in genere però il suo aspetto era forte e sano - i due sposi offrirono a, lei e Giuseppe il loro pranzo caldo. Il Salvatore in seguito li ricompensò.  

I due vecchi morirono essendo ancora pagani, però molto buoni. I due ragazzi divennero cristiani. Prima sentirono le prediche di Giovanni Battista e il fratello si fece battezzare da lui. Poi seguì il Salvatore e fu tra i primi settantadue discepoli; la sorella si occupò della casa e appunto mentre stava togliendo dall'abitazione tutto ciò che era pagano e in particolare voleva levare dal tetto l'immagine di un idolo, arrivarono i suoi parenti e la fecero precipitare dal tetto facendola morire. La seconda notte Giuseppe e Maria la passarono in una piccola locanda dove dovettero pagare per l'alloggio. Dormirono molto bene e presero forza per la successiva giornata di viaggio. 

24 dicembre: ricerca di un ricovero. Alle sei Maria e Giuseppe si misero di nuovo in viaggio. Dopo mezzogiorno l'asina camminava con molta fatica e in una piccola località ottennero gratuitamente del cibo per lei. Il tempo era piovoso e freddo. Verso sera erano alle porte di Betlemme: Maria scese dall'asina davanti alla porta settentrionale e poi entrò seguendo Giuseppe. Betlemme contava allora circa mille e cento abitanti. Le case, come a Gerusalemme, avevano il tetto piatto. Avevano finestre quadrate, piccole, o anche rotonde, senza vetri, con inferriate di legno e tende. Per la strada erano già accesi dei fuochi. Le strade erano lastricate con grandi pietre e quindi scivolose. Giuseppe entrò in una casa a destra della strada, mentre Maria teneva stretta l'asina. Ben presto Giuseppe uscì, e con espressione triste comunicò a Maria che qui non potevano pernottare. Proseguirono e Giuseppe chiese alloggio in una locanda poco oltre, una casa grande e lunga. Gli fu detto che non c'era più posto. Turbato, tornò da Maria che cercò di consolarlo. Cercarono poi, senza successo, in altre case, in particolare in una casa a sinistra della strada, quella dove Giuseppe era nato e dove doveva farsi censire. C'era molta gente, per cui Giuseppe pensò di rimandare la cosa al giorno dopo. Maria però lo sollecitò a provvedere subito, perché sentiva che la sua ora era vicina.  

Attesero quindi che ci fosse meno gente e si fecero censire. Nel frattempo si era fatta notte piena. Infine Giuseppe chiese a un altro uomo dove potesse alloggiare con Maria. L'uomo era gentile; disse loro che in città non c'era più posto, e suggerì loro di andare al settore meridionale e di uscire dalla città seguendo la strada per un breve tratto: li avrebbero trovato, a destra, una stalla dov'egli consentiva loro di alloggiare: infatti era comproprietario di quella stalla. I suoi pastori erano tra quelli che in seguito adorarono Gesù. Maria e Giuseppe seguirono l'indicazione; per raggiungere la stalla Giuseppe accese la lampada che aveva portato con sé; poi seguirono a piedi la strada per circa duecento metri e a destra trovarono la stalla che distava circa cinquanta metri dalla strada.  

Alle otto circa Giuseppe, Maria e l'asina entravano nella stalla. La stalla era lunga circa sette metri e larga quattro. Era costruita sul dorsale orientale di una collina, accanto a una caverna che si apriva nella roccia. Il tetto era fatto di legno vecchio e spesso, come anche le pareti laterali e quella anteriore della stalla. Alla parete di destra c'era una piccola finestra. Giuseppe legò l'asina a un palo, e più tardi a un altro palo accanto al bambino, perché lo scaldasse. Appese la lampada al soffitto al centro della stalla. Poi preparò il giaciglio per Maria e per sé. Per Maria stese su della paglia il telo della tenda e la coperta grigia di lana, per sé usò una coperta di lana e paglia. Maria doveva dormire a destra della stalla, lui a sinistra. Il cielo era coperto di nubi. 

24-25 dicembre: notte santa La visione della notte di Natale avveniva sempre per Teresa in tempi reali, cioè verso la mezzanotte del 24 dicembre. Ad essa assistettero più volte padre Naber, il dottor Gerlich, il professor Wutz, Steiner e altri amici di Teresa. Durante questa visione il suo viso era raggiante di gioia. Teresa non vedeva la nascita vera e propria di Gesù. In base alle annotazioni del pastore Naber, basate sulle descrizioni di Teresa nello stato di quiete, i fatti venivano da lei visti in questo modo (riportiamo letteralmente le note del sacerdote): «Verso le undici di sera Maria entra in estasi. Si solleva in ginocchio e incrocia le braccia sul petto. Il bambino divino lascia verso mezzanotte il grembo materno, che si richiude subito intatto e incontaminato; non ci sono dolori né prima né dopo. Giuseppe aveva riempito una mangiatoia di paglia: sotto paglia di frumento e sopra morbidi giunchi. La mangiatoia era lunga circa un metro, non tutte le mangiatoie erano uguali. In questa mangiatoia Maria pose il bambino, dopo averlo asciugato, avvolto in pannolini, coperto di una camicina a maniche lunghe e di una copertina di lana. Poi pregarono, Giuseppe a destra e Maria a sinistra del bambino, Giuseppe a mani giunte, Maria a braccia incrociate sul petto. Alla nascita di Gesù il cielo divenne chiaro e pieno di stelle». Teresa aggiunse che il bambino aveva gli occhi azzurro-scuri e i capelli chiari. 

Bisogna cominciare con una forte e costante risoluzione di darsi tutto a Dio, protestandogli con una maniera tenera ed amorosa, che venga dal fondo del cuore, che per l'avvenire vogliamo esser suoi senza alcuna riserva

 


" Bisogna cominciare con una forte e costante risoluzione di darsi tutto a  Dio, protestandogli con una maniera tenera ed amorosa, che venga dal fondo  del cuore, che per l'avvenire vogliamo esser suoi senza alcuna riserva ; e poi  andare spesso rinnovando questa stessa risoluzione. " S. Francesco di Sales. 

Questo appunto era uno dei mezzi molto inculcato da S. Filippo Neri, per l'acquisto della Perfezione, e molto da esso praticato, di rinnovare spesso i buoni propositi. S. Francesco di  Sales facea di tanto in tanto la rinnovazione di spirito, ed in quella concepiva sempre  nuovi desideri di servir meglio a Dio. Il Ven. Gio. Beremans fin dal principio che entrò in  Religione, si piantò in cuore un vero proposito di volersi fare Santo ; e poi non solo si  mantenne sempre costante in tutte le pratiche e risoluzioni, che a questo fine  intraprendeva ; ma ogni dì prendeva nuovo vigore per lo suo profitto spirituale. Dando gli  esercizi in Torre di Specchi in Roma un Santo Religioso, una Monaca detta Suor Maria  Bonaventura, che viveva molto rilassata, non ci voleva intervenire ; pire con molti prieghi  vi s'indusse. Ed alla prima meditazione del fine dell'uomo restò talmente accesa, che  appena il Padre ebbe finito, lo chiamò a se, e gli disse: Pater, volo fieri sancta, et cito: e  ritiratosi in stanza, si scrisse queste stesse parole in una cartuccia, che attaccò ai piedi del  suo Crocifisso. E da quel punto si diede con tanto fervore all'esercizio della Perfezione, che  morendo undici mesi dopo, se ne scrisse la Vita. 

di Anonimo napoletano

OFFERTA A S. MICHELE ARCANGELO

 

Principe nobilissimo delle Gerarchie Angeliche, valoroso guerriero dell'Altissimo, amatore zelante della gloria del Signore, terrore degli Angeli ribelli, amore e delizia di tutti gli Angeli giusti, mio dilettissimo San Michele, desiderando io di essere nel numero dei vostri devoti e dei vostri servi, a voi oggi per tale mi offro, mi dono e mi consacro; pongo me stesso, la mia famiglia e quanto a me appartiene sotto la vostra potentissima protezione. È piccola l'offerta della mia servitù, essendo io un miserabile peccatore, ma voi gradite l'affetto del mio cuore, e ricordatevi che, se da oggi in avanti sono sotto il vostro Patrocinio, voi dovete in tutta la mia vita assistermi e procurarmi il perdono dei miei molti e gravi peccati, la grazia di amare di cuore il mio Dio, il mio caro Salvatore Gesù e la mia dolce Madre Maria, ed impetrarmi quegli aiuti che mi sono necessari per arrivare alla corona della gloria. Difendetemi sempre dai nemici dell 'anima mia, specialmente nel punto estremo della mia vita. Venite allora, Principe gloriosissimo, ed assistetemi nell'ultimo combattimento; e con la vostra arma potente respingerete da me, negli abissi d'inferno, quell'Angelo prevaricatore e superbo che prostraste un dì nel combattimento in Cielo. Così sia.


NON IMPORTA CIÒ CHE “SI “PRETENDE DA VOI!

 


Figlia Mia. Comunica oggi per favore quanto segue ai figli della terra.

Dovete ergervi e restare fedeli a Gesù perché soltanto LUI è la via che conduce al Padre. Soltanto con LUI sarete salvati dalle grinfie del diavolo e soltanto con e attraverso di LUI “avrete” salvezza e gloria.

Figli Miei. È importante che voi restiate fedeli a Gesù NON IMPORTA CIÒ CHE ACCADE o CIÒ CHE SI PRETENDE DA VOI! Questa vita sulla terra è breve, è un periodo di preparazione all’eternità! Non buttate via dunque la vostra eternità al fianco del Signore per un poco di benessere, di comodità, di “tranquillità” perché si tratta della tranquillità prima della tempesta, quindi è superficiale e per nulla reale. Chi crede di dover vivere secondo le parole degli altri, di quelli che non hanno fiducia in Gesù, che si vogliono liberare di LUI, che LO bandiscono, disonorano, profanano, che servono il diavolo in modo consapevole o inconsapevole perché non aprono né occhi né orecchie, ma chiudono il cuore e percorrono la via della comodità, della fama, del riconoscimento, del benessere e del potere, chi dunque, seguendo le parole di questi vivrà secondo la loro parola, andrà perduto. Non parteggia, infatti, per Mio Figlio, non Lo segue, non Gli è fedele e siccome per lui è più importante il proprio benessere qui nel mondo dell’apparenza volge le spalle a Gesù, LO rinnega- LUI che è il suo Salvatore -e quindi non sarà degno di vivere AL SUO FIANCO!

Convertitevi dunque, figli Miei, e siate fedeli a Gesù! Non rinnegateLO, NON IMPORTA CIÒ CHE SI PRETENDE DA VOI! Gesù verrà per salvare ogni anima che Gli è fedele e sottomessa!

Abbiate dunque fiducia in LUI, nel vostro re e vivete come degni figli adesso e fino alla fine. Io, la vostra Santa Mamma Celeste ve ne prego e vi esorto, Mia amata schiera di figli: pregateMI e chiedete perchè Io condurrò ogni figlio che Mi prega a Mio Figlio così, non andrà perduto. Il Padre Mi concede questa grazia per coloro che si rivolgono supplichevoli a Me, cioè Mi pregano con cuore sincero e chiedono il Mio aiuto. Io garantisco loro la Mia intercessione davanti al trono del Signore. Amen.

Usate questa grazia regalatevi dal Padre perché proviene dalla Sua immensa generosità e dal Suo enorme amore per voi, figli Miei.

Io vi amo,

La vostra Mamma Celeste.

Madre dì tutti i figli di Dio e Madre della Salvezza. Amen.

28 gennaio 2015

Ritorno a casa

 


Cristiani, atei ed ebrei convertiti alla fede cattolica


ALEXIS CARREL (1873-1944) era un giovane medico francese, di Lione; aveva trent’anni quando rimpiazzò uno dei suoi giovani colleghi per accompagnare 300 malati ad un pellegrinaggio presso il santuario di Lourdes, nel luglio del 1903.

Non credeva in Dio né nei miracoli. Era una scienziato, che credeva solo nella ragione, ma era un uomo sincero e alla fine del viaggio dovette ammettere che esisteva Dio e il Soprannaturale. Ci racconta la sua avventura spirituale nel suo libro Viaggio a Lourdes nel quale descrive le proprie impressioni firmandosi Dr. Lerrac (il rovescio di Carrel).

Racconta infatti: Il treno si fermò prima di entrare nella stazione di Lourdes. I finestrini si riempirono di teste pallide, estatiche, allegre, in un saluto alla terra eletta, dove sarebbero scomparsi i loro mali... un grande soffio di speranza nasceva da questi desideri, da queste angustie, da questo amore.

Portando i malati all’ospedale, Lerrac si avvicinò alla stanza che occupava una giovane malata di peritonite tubercolosa... María Ferrand (il suo vero nome era María Mailly) aveva le costole perfettamente visibili sulla pelle ed il ventre gonfio. La tumefazione era quasi uniforme, ma qualcosa di ancor più voluminoso si trovava sul lato sinistro. Il ventre sembrava disteso sopra una materia dura e nel centro si notava una parte più bassa piena di liquido. Era la forma classica della peritonite tubercolosa... il padre e la madre di questa ragazza erano morti tisici; lei sputava sangue dall’età di quindici anni; a diciotto contrasse una pleurite tubercolosa e le estrassero due litri e mezzo di liquido dalla parte sinistra del torace. Poi le prese i polmoni e infine, da diciotto mesi, soffriva di peritonite tubercolosa. Nell’ultimo periodo subì un’alterazione profonda della propria nutrizione. Il cuore batte senza ordine né regolarità. Morirà presto, può vivere così un giorno, ma è condannata.

A María Ferrand vennero fatte delle abluzioni con dell’acqua miracolosa della Vergine, perché il suo stato era assolutamente grave e non potevano metterla in piscina; la condussero dinnanzi all’immagine della Vergine nella grotta.

Lo sguardo di Lerrac si posò su María Ferrand e gli parve che qualcosa fosse cambiato nel suo aspetto, sembrava che la sua pelle fosse meno pallida... Lerrac si avvicinò alla giovane, contò le pulsazioni e studiò la respirazioone per commentare infine: la respirazione è più lenta. Evidentemente aveva davanti agli occhi un miglioramento rapido dello stato generale della ragazza. Qualcosa stava per accadere e resistette a lasciarsi trasportare dall’emozione. Concentrò il suo sguardo su María Ferrand senza più volgerlo a nessun’altro. Il volto della giovane, con gli occhi brillanti ed estasiati, fissi sulla grotta, continuava a subire modifiche. Si era già avuto un importante miglioramento. D’un tratto, Lerrac si sentì impallidire nel vedere come all’altezza della cinta della malata la coltre stava scendendo, a poco a poco, fino al livello del ventre.

Nella basilica stavano per rintoccare le tre del pomeriggio. Alcuni minuti più tardi, la tumefazione del ventre pareva stesse scomparendo completamente. Lerrac non parlava né pensava. Quella guarigione inaspettata era in contraddizione con tutte le sue idee e previsioni e gli pareva di star sognando. Diedero alla ragazza una tazza piena di latte e questa la bevve tutta. Per pochi istanti alzò la testa, guardò intorno a sé, si mosse qualcosa e lei reclinò il capo sul costato senza dar la minima parvenza di dolore. Erano già quasi le quattro. Stava per accadere l’impossibile, l’inaspettato, il miracolo! Quella ragazza agonizzante poco prima ora era quasi guarita.

“Questa non può essere una peritonite nervosa” pensava. Presentava sintomi troppo conclamati e assolutamente chiari... Fattesi le sette e mezza tornai all’ospedale, ardendo di curiosità e di angoscia...

Ammutolii per lo stupore. Il cambiamento era fenomenale. La giovane, indossando una camicia bianca se ne stava seduta sul letto. Gli occhi brillavano sul suo volto, ancora grigio e smagrito, ma in movimento e vivace, con le guance leggermente rosate. La linea delle labbra congiunte conservava tuttavia una piega dolorosa, traccia dei tanti anni di sofferenze, ma tutta la sua persona emanava un’indefinibile sensazione di calma, che, irradianosi da lei, illuminava di allegria la triste sala.

- “Dottore, sono completamente guarita”, disse a Lerrac, “benché mi senta debole”... La guarigione era completa. Quella moribonda dal volto cianotico, il ventre disteso e il cuore palpitante si era trasformata in poche ore in una giovane quasi normale, solo dimagrita e debole... è il miracolo! Il grande miracolo che scuote le moltitudini attirandole a Lourdes! Che gioiosa casualità vedere che tra tanti malati è stata sanata colei che io meglio conoscevo e che attentamente avevo osservato.

Tosto Lerrac si recò nella grotta per contemplare con attenzione l’immagine della Vergine, i drappi che, come ex voto, rendevano le pareti illuminate per il risplendere della luce dei ceri, la cui fumata continua aveva annerito la roccia. Lerrac prese posto su di una sedia accanto ad un agricoltore anziano e rimase lì immobile per molto tempo con la testa tra le mani, cullato dai canti notturni, mentre dal fondo della sua anima scaturiva questa preghiera:

 

“Vergine Santa, soccorso dei peccatori che ti implorano umilmente, salvami. Credo in te, hai voluto rispondere ai miei dubbi con un grande miracolo. Non lo capisco, e dubito ancora. Ma il mio grande desiderio e l’oggetto supremo di tutte le mie aspirazioni è ora credere; credere appassionatamente e ciecamente senza discutere né criticare mai più.

Il tuo nome è più bello del sole mattutino. Accogli questo inquieto peccatore, che con il cuore turbato e la fronte corrugata si agita, correndo tra le chimere. Sotto i profondi e duri consigli del mio orgoglio intellettuale giace, disgraziatamente ancora soffocato, un sogno, il più seducente di tutti i sogni: quello di credere in te e di amarti come ti amano i monaci dall’animo puro”.

 

Erano le tre del mattino e a Lerrac parve che la serenità che apparteneva a tutte le cose fosse discesa sulla sua anima, inondandola di calma e dolcezza. Le preoccupazioni della vita quotidiana, le ipotesi, le teorie e le inquietudini intellettuali erano scomparse dalla sua mente. Ebbe l’impressione che sotto la mano della Vergine avesse raggiunto la certezza e gli parve di sentire la sua dolcezza ammirevole e pacificante in un modo tanto profondo che, senza la minima inquietudine, allontanò la minaccia del ritorno al dubbio.

Nel suo libro Meditazioni scrisse: “Signore, ti rendo grazie per avermi conservato la vita sino ad oggi. La mia vita è stata un deserto perché non ti conoscevo. Fai che, nonostante l’autunno, questo deserto fiorisca. Che ogni minuto dei giorni che mi restano sia consacrato a te. Non voglio nulla per me, tranne la tua grazia. Che ogni minuto della mia vita sia consacrato a te, Signore. Signore, prendi la direzione della mia vita, perché mi sono perso nelle tenebre. Tutto ciò che la tua volontà mi ispira di fare, lo farò. è necessario avvicinarsi a te, Signore, con tutta la purezza e l’umiltà... Oh, Dio mio, come mi pento di non aver compreso nulla della vita, e aver tentato di comprendere cose che è inutile capire. Perché la vita non consiste nel comprendere, ma nell’amare. Fa’, Dio mio, che non sia per me troppo tardi. Fa’ che l’ultima pagina del libro della mia vita non sia già scritta. Che possa aggiungersi un altro capitolo a questo libro tanto brutto. Parla, il tuo indegno servitore ti ascolta. Ti offro tutto ciò che mi chiedi. Ti rendo il sacrificio volontario della mia vita, come una preghiera. Ti chiedo di guidarmi lungo il cammino della verità, quello della gente sensata, quello di coloro che amano e pregano. Perdona tutte le mancanze della mia vita. Che ogni minuto del tempo che ancora mi è permesso di vivere scorra compiendo la tua volontà lungo il sentiero che prepari per me. Oh Dio mio, in questo giorno mi abbandono completamente a te, con l’assoluto sentimento di aver trascorso la vita da cieco. Fa’, Signore, che possa mettere il resto della mia vita al tuo servizio e al servizio di coloro che soffrono”.

María Ferrand (María Bailly), guarita dalla Vergine, divenne religiosa della carità, di san Vincenzo de Paoli, e morì nel 1937.

Alexis Carrel (Dr. Lerrac), dopo il miracolo, pubblicò alcuni scritti riguardanti questo fatto su periodici e riviste, ma fu segnato dall’ambiente anticlericale dei suoi colleghi; per questo non vollero dargli nessun lavoro.

Questo fu provvidenziale; poiché, cercando lavoro, si trovò all’Istituto Rockefeller di New York per fare ricerche e come premio dei suoi studi ricevette il premio Nobel della Medicina. Morì a Parigi nel novembre del 1944. Secondo quanto raccontò il sacerdote che lo assistette negli ultimi momenti, si confessò, si comunicò, ricevette l’estrema unzione per gli ammalati e disse: Voglio credere, e credo in tutto ciò che la Chiesa cattolica vuole che noi crediamo e per questo non trovò alcuna difficoltà, perché non incontro nulla che sia in opposizione reale con i dati accertati forniti dalla scienza. 

Padre ángel Peña