venerdì 9 agosto 2019

“FIGLIO, NON DIMENTICARE LE LACRIME DI TUA MADRE!” (Siracide 7, 27)



IL  GRANDE  SIGNIFICATO  DELLE  LACRIME  DI  MARIA 

Nella notte della Passione, per Gesù si spense ogni stella e anche il Sole del Padre si oscurò, eclissato dai peccati del mondo. Una sola stella mai Lo abbandonò: la sua Mamma. 
Così fu per Maria: nella notte del suo dolore senza fine, quando il Sole del Figlio suo si era spento, una stella le rimase, la sua fede eroica. Essa fu “la fiaccola” che illuminò a suo Figlio la via del ritorno, e il suo amore fu l’olio della sua lampada accesa in attesa dello Sposo. In quelle lunghissime ore di agonia, fino all’alba del terzo giorno, l’opera di suo Figlio, il Disegno divino. dipendeva dalla fede, dall’amore, dalla fedeltà di Maria.  
Di  nuovo, per Maria e grazie a Maria si compì il Disegno divino e nella Risurrezione arrivò in porto. MARIA È MADRE DELLA RISURREZIONE! Sì, per avere la Vita Gesù volle la collaborazione di sua Madre; anche per riavere la Vita nella sua Risurrezione volle di nuovo il “FIAT” di sua Madre.   
Questo significa essere MARIA CORREDENTRICE!  Significa essere Colei che ha raccolto e ha fatto sua, mettendola in salvo, la Vita di suo Figlio, l’Opera della Redenzione, il Progetto del Padre.  
Significa essere Madre di tutto in Gesù e, di conseguenza, essere Madre DI TUTTI in Gesù. 
Nel concepire Gesù, Maria ci aveva concepiti in Lui come creature e come membra del Corpo Mistico di suo Figlio. Sotto la Croce ci ha partoriti come redenti, come figli di Dio rinati alla Vita. 
Maria è la vera “Madre di tutti i viventi” (Gn. 3, 20). Come non saremmo esistiti discendendo dal solo Adamo, senza la collaborazione di Eva, non saremmo stati redenti da Gesù Cristo senza la corredenzione di Maria. Dire che è la Corredentrice significa che, se siamo redenti, LO DOBBIAMO ANCHE A MARIA, unita a suo Figlio.    
Lei ha fatto sua la Vita di Gesù, la sua Passione e Morte e la stessa Risurrezione per darla a noi, alla Chiesa. Quando Gesù, morto, fu deposto dalla Croce nelle braccia di sua Madre, Maria sentì allora le doglie del parto: “La Donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione, per la gioia che è venuto al mondo un uomo” (Gv. 16,21). Maria vedeva già, nel suo Figlio morto, i suoi figli vivi. Nelle sue braccia aveva la Chiesa, che in quel momento nasceva! Sul Calvario riviveva in modo nuovo il mistero di Betlemme... E tuttavia il suo travaglio non era finito, la sua amarissima Passione doveva continuare ancora fino alla Risurrezione. Ben possiamo supporre che “il Getsemani azzurro” di Maria ebbe termine finalmente soltanto quando la Chiesa, nella persona di Pietro (1 Cor. 15,5), accolse la Redenzione culminata nella Risurrezione e la fece sua. 
Da allora, il compito della CORREDENZIONE è passato alla Chiesa. Per questo, San Paolo ha pututo dire le parole della Corredentrice: “Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, 
finché non sia formato Cristo in voi”  (Gal. 4,20).    
La maternità della Chiesa è la Maternità di Maria che prosegue nella Chiesa e per mezzo della Chiesa. Allo stesso modo, la corredenzione della Chiesa, nella quale siamo chiamati a  partecipare, è la Corredenzione di Maria, che in questo momento storico, più che mai, prosegue nella Chiesa e per mezzo della Chiesa.   
Gesù rende il suo Corpo Mistico partecipe di tutte le sue prerogative: Figlio di Dio e  Figlio di Maria, MEDIATORE  o  SACERDOTE, REDENTORE  e  RE.  
Queste tre ultime cose sono tre uffici o ruoli che Gesu svolge, in rapporto ai tre fini della sua Incarnazione:  
– per essere il Primogenito fra tutte le creature, quindi il Mediatoreo Pontefice, il Sacerdote di tutta la Creazione;   
– per essere il Salvatore del mondo, quindi il Redentore, la Vittima, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo;   
– e per essere l’Erede dell’Universo, quindi il Re di un Regno che non è di questo mondo, quello della Volontà del Padre, che si deve compiere in questo mondo.  
Di queste prerogative rende tutti partecipi nella sua Chiesa, sia pure in misura diversa     (“a chi cinque talenti, a chi due, a chi uno”) e ottenendo risposta diversa.   
Nella Chiesa ognuno è un piccolo mediatore, partecipe cioè della Mediazione unica e universale di Cristo (cfr. 1 Tim. 2,5), quando intercede per altri.  
È un piccolo corredentore quando in favore degli altri, dei peccatori, si offre al Signore, ripara, ottiene perdono; perciò può dire San Paolo: “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa” (Col. 1,24).  
Ognuno infine è chiamato a regnare con Cristo mediante la perseveranza (2 Tim. 2,12). Quindi, è ovvio che la Madre di Gesù partecipa alle prerogative del Figlio con piena giustizia e verità, essendo sta-ta chiamata a collaborare in modo unico alla Missione e agli uffici del Verbo Incarnato, Crocifisso e Risorto, rispettivamente come la Mediatrice, la Corredentrice e la Regina.  
D’altronde, lei ha corrisposto pure in modo unico, eroico, divino. Nessuno si è mai identificato con Gesù Cristo come lei. Chi più di Maria può dire in tutte le Messe di tutti i tempi (e non in senso sacramentale, ma con piena verità) “questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue”?   Maria è stata definita dal Papa “Donna Eucaristica”.  
Che Maria sia l’Immacolata, la Madre di Dio, la sempre Vergine, la Tutta Santa, Assunta in Cielo in Anima e Corpo, queste sono verità che riguardano il suo personale rapporto con Dio. Sono già in pieno possesso della Chiesa. Ma la Chiesa non possiede ancora la piena, luminosa e vitale consapevolezza di queste altre verità, che riguardano allo stesso tempo i rapporti di Maria con gli uomini redenti da suo Figlio e con il resto della Creazione: che Maria è, come lei ha detto nella sua manifestazione ad Amsterdam, CORREDENTRICE con il Figlio presso il Padre, MEDIATRICE e AVVOCATA. 

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