IL CONSENSO DI MARIA
NOME E QUALITÀ DELL'ANGELO MANDATO ALLA VERGINE.
I. - Essendo la Vergine assorta in quei santi desideri, l'Angelo arride e la trova in tale stato tutto celeste; entra in quella cella come in un santuario molto più santo
e venerabile che quel recinto del Tempio che porta il nome di Santo dei santi; entra pieno di rispetto, apparendo in forma di uomo perché assume la livrea di Colui ch'egli viene ad annunciare e che sarà Uomo-Dio.
San Gabriele saluta la Vergine con profondissima umiltà, perché viene a trattare del mistero più sublime, ma insieme più umile che mai vi sarà; sul
suo volto e nel suo contegno si sarebbe potuto leggere l'impressione della dignità, della purezza e dell'umiltà del divino mistero di cui doveva parlare.
L'Angelo dice alla Vergine parole sublimi, perché Ella sta per entrare in uno stato talmente sublime che non v'è nulla di uguale. Quel mistero, quel colloquio,
quelle persone, tutto ciò è divinamente descritto dal pennello dello Spirito Santo nel quadro che ci presenta il santo Vangelo. [23]
Ci basta prendere in mano la narrazione di S. Luca e leggerla con un'attenzione ed una considerazione particolare senza lasciarne cadere neppur una parola, perché sono tutte
parole d'oro e degne del peso del santuario.
Dice adunque S. Luca: L'Angelo Gabriele venne mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, ad una Vergine per nome Maria, fidanzata
a Giuseppe. (Luc., I, 26).
Osservo che Dio medesimo invia l'Angelo, direttamente e non secondo l'ordine da Lui stabilito tra i suoi angeli, dove gli inferiori sono, da parte sua, mandati dagli angeli
superiori. Si tratta di una missione straordinaria, ed il mandato ne emana direttamente dalla mano di Dio. Questo dimostra il pregio del messaggio e la dignità dell'ambasciatore, il quale riceve lui stesso il suo
mandato direttamente da Dio e in questa missione pertanto non dipende che da Dio.
Dio manda alla Vergine, non un angelo della terra, vale a dire qualche profeta, ma un angelo del cielo, perché questa Vergine è tutta angelica e celeste. Che se Dio le
vuole parlare per mezzo di interposta persona, ciò deve avvenire per mezzo delle sue persone celesti. Parlare a quella gran Vergine, e parlare in questo stato così elevato mentre trovasi assorta in sentimenti
e pensieri così santi e sopra un argomento così celeste, è cosa che spetta ad angeli e non ad uomini mortali.
Si tratta del Figlio di Dio che vuole incarnarsi su la terra; dal cielo deve essere comunicata al mondo una verità così, elevata, una notizia così felice. Per la
terra è già troppa gloria riceverla senza aver l'autorità di annunciarla; poiché questo mistero, quantunque tutto celeste e tutto divino, si compie su la terra e non in cielo, il cielo abbia
almeno la grazia di annunciarlo alla terra, affinché il cielo e la terra onorino i vari uffici di questo mistero [24] e ne siano reciprocamente onorati: il cielo nell'annunciarlo e la terra nel riceverlo.
In tal modo Dio divide le grandezze tra le sue creature, e così procede in un mistero che deve essere la benedizione del cielo e della terra.
Da quel momento gli angeli entrano in relazione con Gesù, incominciando a servirlo non soltanto nelle sue ombre e nei suoi servi come prima, ma in Lui medesimo e nella sua propria
persona. E questo servizio che gli angeli prestano a Gesù è il punto più sublime, più elevato, più delizioso nella dignità e felicità angelica.
L'angelo, inviato per quell'imbasciata insigne e straordinaria, porta il nome di Gabriele, come ci rivela S. Luca; ed è questa la terza circostanza che dobbiamo notare
nella breve narrazione evangelica. Orbene, Gabriele nel nostro linguaggio significa Forza di Dio; quell'angelo, infatti, annuncia quel grande Mistero in cui Dio esercita la sua forza e la sua potenza nel salvare gli uomini, sconfiggere il demonio, e stabilire
su la terra la sua grazia, nel cielo la sua gloria e nell'inferno, il terrore del suo nome. Parecchi, tra i grandi Dottori antichi dicono persino, come si legge negli Atti del Concilio di Efeso 17 che questo nome di Gabriele significa Homo et Deus, Uomo e Dio, come se il nome di quel grand'angelo fosse la sigla del suo messaggio e che nel suo nome portasse un segno perpetuo della più
insigne legazione che mai egli potesse avere.
Questo angelo è veramente grande e beato, sia nella sua persona, sia nei suoi uffici. È uno di quegli spiriti che stanno davanti al trono di Dio: Asto ante Deum, Sto davanti a Dio, dice Lui medesimo in un altro luogo (Luc., I, 19): è questo uno dei più grandi uffici che vi [25] siano in Paradiso, come l'ufficio ch'egli compie ora è l'ufficio più
sublime che gli angeli possano esercitare su la terra. Quell'angelo certo è un serafino e uno dei più elevati tra i serafini.
Quel mistero di amore, che contiene il più gran segreto dell'amore di Dio fuori di sé medesimo, meritava bene di venire annunciato da un angelo serafico, e da uno
dei maggiori tra i Serafini. Che se ardissi proporre un mio pensiero in un punto così segreto, direi volentieri che quell'angelo è assolutamente il maggiore dopo san Michele. Questi due angeli sono i primi
del Paradiso ed esercitano le più degne funzioni angeliche: Michele è preposto alla Chiesa di Gesù, Gabriele alla Madre di Gesù; e quest'ultimo in tale qualità è ora l'angelo
che annuncia e serve Gesù su la terra, perché è l'angelo tutelare della Vergine destinata ad essere Madre di Gesù.
San Gabriele nell'Antico Testamento, come per prevenire questa sua gloriosa missione, si prendeva cura, insieme con san Michele, della liberazione del popolo di Dio contro l'Angelo
della Persia perché quel popolo era il popolo di Gesù.
San Gabriele inoltre rivelò a Daniele le settantadue settimane tanto memorabili nella Sacra Scrittura, perché indicavano il tempo preciso fissato per l’avvento di
Gesù.
San Gabriele infine compare a Zaccaria e gli predice la nascita di san Giovanni Battista, perché questo doveva essere il Precursore di Gesù.
In una parola, san Gabriele è l'Angelo di Gesù e di Maria, addetto in ogni tempo agli uffici che riguardano il Figlio di Dio e la sua santissima Madre, e lo sarà
più ancora in avanti. Mansione insigne tra le più illustri mansioni angeliche. [26]
II. - Da un angelo così insigne e in un argomento così sublime, che cosa dobbiamo aspettarci se non una luce insigne con parole tutte sublimi e divine? Onorando dunque
l'angelo e il suo ufficio, ascoltiamolo volentieri.
Egli apporta la migliore notizia che il cielo e la terra possano mai sentire; parla ad una Vergine, la quale nell'universo intero è la più degna di udirlo e quella
che è meglio disposta a rispondergli divinamente. Il loro colloquio è tutto celeste e divino in tutte le sue parti, né può darsi al mondo argomento più dolce, più delizioso e più
salutare. È una conversazione privata e intima tra due cittadini, l'uno del cielo, l'altro della terra; un colloquio sacro tra un angelo ed una Vergine, Vergine più celeste e più divina dell'angelo
medesimo. Si tratta di elevare questa Vergine ad essere feconda di Dio ed origine della salvezza del mondo. L'Angelo adunque parla a questa gloriosa e beata Vergine; la saluta come piena di grazia, come quella che ha il
Signore con sé; ed è benedetta fra tutte le donne. Pronunciando parole così sublimi, Gabriele, parla da angelo e non già come l'uomo parla all'uomo; non proferisce soltanto il suono delle
parole, ma, come spirito di gloria e di luce, diffonde la sua luce nella mente della Vergine; e la eleva ad intendere le grandezze nascoste in quelle parole sublimi.
La Vergine, ascolta, ed accoglie ciò che l'Angelo le dice e le imprime nella mente, ma non gli dà risposta e l’Angelo si ferma. L'umiltà della Vergine
è sorpresa e stupita di tali parole ed illuminazioni; nella sua celeste prudenza quell'anima divina vuole ponderarle. L'Angelo nel suo contegno è così affabile e rispettoso, verso la Vergine; è
tanto deferente verso la sua prudenza e la sua umiltà, che ad ogni modo, benché parli da parte di Dio ed abbia cose grandi, importanti e urgenti da aggiungere, [27] crede bene di lasciare a quella mente divina
il tempo di riflettere.
Tutt'e due stanno così in un rispettoso silenzio, l'Angelo sta ossequioso davanti alla Vergine e la Vergine riflette alle parole dell'Angelo.
Poiché l'Angelo si ferma, fermiamoci noi pure e parliamo alla Vergine intanto che l'Angelo le rivolga di nuovo la parola.
CARD. PIETRO DE BÉRULLE