. Oh, eterno Padre! Considerate che tante percosse, tante ingiurie e tanti terribili tormenti non devono essere dimenticati. Come, dunque, mio Creatore, viscere così amorose come le vostre possono sopportare che ciò che fu fatto con tanto ardente amore da vostro Figlio, per contentarvi maggiormente (giacché gli ordinaste di amarci) sia tenuto in così poco conto come oggi questi eretici tengono il santissimo Sacramento, che privano dei suoi tabernacoli distruggendo le chiese? Se avesse omesso di fare qualcosa per contentarvi! Ma ha fatto tutto perfettamente. Non è bastato, eterno Padre, che egli non abbia avuto, mentre visse, ove poggiare il capo e che sia stato sempre gravato di patimenti, perché ora lo privino dei luoghi ove riunisce i suoi amici, di cui vede la debolezza e di cui sa che per affrontare le loro battaglie hanno bisogno di sostenersi con quel celeste alimento? Non aveva egli già pagato in larghissima misura per il peccato di Adamo? Ogni volta che torniamo a peccare, dev’essere sempre questo amorosissimo Agnello a pagare? Non vogliate permetterlo, mio sovrano Signore! Si plachi ormai la vostra Maestà! Non guardate ai nostri peccati, ma alla nostra redenzione operata dal vostro sacratissimo Figlio, ai suoi meriti e a quelli della sua Madre gloriosa e di tanti santi e martiri che sono morti per voi!
giovedì 30 maggio 2019
LA VITA DELLA MADONNA
Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick
Concepimento di Maria Santissima
Fui confortata da una meravigliosa visione sull'unione dell'anima di Maria Santissima col suo castissimo corpo: mi apparve una massa luminosa che assumeva dimensioni sempre più grandi. Si trovava sotto la Santissima Trinità. Era un'anima pura che lentamente veniva rivestita di forme materiali finché assunse l'aspetto di una figura umana.
Era sola al cospetto di Dio. Vidi il Signore indicare l'indescrivibile bellezza di quell'anima agli Angeli e questi ultimi provare un indefinibile gioia nel contemplarla.
Non posso descrivere con parole opportune questa meravigliosa visione. Subito dopo vidi Anna a buon punto con la sua gravidanza: aveva concepito nel suo seno la Santa Vergine da diciassette settimane e due giorni. La vidi dormire tranquilla nel letto della sua casa vicino a Nazareth, ricoperta da un raggio luminoso. Da questo se ne prolungava un altro che penetrava all'interno del suo corpo e si trasformava in una piccola figura umana luminosa. Ad un tratto Anna, avvolta da uno splendore indescrivibile, si alzò dal giaciglio. La vidi entrare in uno stato di santo rapimento, contemplava l'interno del suo corpo trasformato nel tabernacolo salvifico dell'umanità.
Quello fu il momento in cui Anna iniziò a sentire il corpicino di Maria che si muoveva sotto il suo cuore. Allora si vesti e partecipò la sua gioia a Gioacchino; quindi ambedue ringraziarono il Signore con l'orazione. Vidi la Santa pregare in giardino vicino all'albero dove fu consolata dall'Angelo.
SUPREMO APPELLO
… Alle ondate di odio succederanno ondate di amore, agli atteggiamenti di ostilità succederanno calde proteste di carità, di quella Carità che da Me viene e a Me s'ispira; ai pugni chiusi egoisticamente, le palme schiuse dall'amore, ai simboli dell'odio e della morte i simboli della Vita. Insieme tenderemo la nostra rete, voi ed Io - esercito contro esercito - dottrina contro dottrina - avanzata contro avanzata. Potrei avanzare solo; mi basta uno sguardo per sconfiggere il mio nemico, ma dove sarebbe allora il vostro merito? Dovete saper conquistare le vostre corone, combattere le mie battaglie, dovete saper dare la vostra misura di amore operoso, com'essi hanno dato la loro misura di odio instancabile. E poi voglio associarvi ai miei trionfi nel bene, come egli, Satana, ha associato i suoi ai trionfi nel male ...
Oggi il Mio Cuore è in lacrime a causa di tanti peccati
Maria Madre di Dio
Oggi il Mio Cuore è in lacrime a causa di tanti peccati; il mondo è ingrato all’Amore; appaio a molti e grido, li supplico che ritornino a Dio e cambino la loro vita, ma solo molto pochi lo fanno realmente; sono tanti quelli che non cambiano; figlia Mia, prega per queste anime ostinate;
26 Gennaio, 1990
Conversazioni Eucaristiche
Invenerunt illum in templo!
Ecco dove si trova sempre Gesù! Ecco dove noi lo possiamo vedere e visitare ogni qualvolta lo desideriamo: nel Tempio! nelle sue Chiese! Là, ne’ suoi tabernacoli sta come in trono d’amore per ascoltare le dimande de’ suoi fedeli, ed in Cattedra di Sapienza, per ammaestrarli nella dottrina tutta celeste, che emana dal suo Divin Spirito vivente nel Cuore di Lui, e per Lui
Quando la di lui Madre Santissima col suo Sposo, dopo di averlo trovato nel Tempio, gli diresse la parola per sapere del perchè si fosse ivi fermato, senza darne loro avviso; Gesù rispose: Nesciebatis quia in his, quæ Patris mei sunt, aportet me esse?… Altrettanto anche attualmente Egli sta nel SS. Sacramento dell’altare per riparare agl’interessi offesi della gloria del suo Divin Padre, pur troppo da tanti ingrati ed empî conculcati, contrastati e maledetti. E Gesù non solo con la preghiera, con la sua dottrina e con gli esempi, ma perfino con Sacrificio incruento di sè stesso, quotidianamente si offre al Padre Suo, per mano di sacerdoti, in espiazione di tutte le offese ed ingiurie che riceve dagli uomini.
Ecco dunque il principal insegnamento che l’amorevole Gesù ci dà dall’Eucaristia: cercare pria di tutto, in tutto, e sopra tutte le cose la maggior gloria di Dio Padre: quæ Patris mei sunt. Sì, quærite primum regnum Dei, non risparmiando a studî, disagi, e fatiche; esponendoci ancora, quando occorra, con Lui al Sacrificio della vita, in difesa ed a sostegno della sua dottrina, della sua chiesa e di tutto ciò che interessa e si riferisce alla gloria del suo Divin Padre e nostro Creatore, Conservatore e Santificatore. Procuriamo dunque di ribattere e distruggere per quanto possiamo gli errori delle false dottrine, che empî, increduli e scellerati, gonfi di superbia e di spirito satanico, tentano di seminare tra il volgo ignorante, specialmente contro il SS. Sacramento dell’Altare. Studiamo ad istruire nei Dommî di nostra sacrosanta Religione questi miserabili ed ignoranti; facciamo loro conoscere Gesù Cristo, che è Luce e Verità, quæ illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum. Sì, Egli è la stessa luce: Ego sum lux mundi: Egli è la stessa Verità: Ego sum Veritas!… Chi tien di mira alla sua luce impara a scorgere ed a scansare i pericoli, che i nemici di Gesù e nostri usano di tramare insidiosamente lungo le vie da tenersi per arrivare a quella Vita Beata, ch’Egli ci spianò con la sua Carità.
Ah, Gesù mio, non vi bastò di lasciarvi trasportare dall’eccessiva vostra carità a rimanere tra noi per nostro conforto nella SS. Eucarestia, che voleste creare tra gli uomini, ed averne dei privilegiati, onde farli arbitri perfino della vostra stessa carità e persona! Foste Voi, che ad un numero eletto di essi conferiste l’autorità di chiamarvi dal cielo quotidianamente in Anima e in Corpo, e di offerirvi in sacrificio al Vostro Divin Padre, onde placare la sua giustizia dalla maggior parte degli uomini a castigarli con svariati flagelli. Ma almeno poi che cotesti Privilegiati sentissero e mostrassero gratitudine a tanta vostra predilezione, e corrispondessero con amore all’eccesso di tanto vostro amore. Ma, o Dio, che purtroppo da talun di costoro vi vediamo posposto ai loro interessi materiali, ai loro passatempi, ai loro vizî, ed alle loro scandalose soddisfazioni! Oh Dio! come li potete tollerare?… Ahi, che lo scandalo dei Ministri del Santuario si trasfonde ben presto nella gente del secolo: e per ciò si deplora e si piange che sienvi di coloro che vi maltrattano, v’insultano e vi strapazzano perfin nelle vostre chiese e sui vostri altari! Ahi, che gente inimica del Vostro Nome e della Vostra Gloria ha interdetto ancora agli Ecclesiastici di portarvi trionfalmente per le nostre contrade e città a riscuotere gli omaggi e gli ossequi, che i buoni cristiani usavano tributarvi nelle vostre maggiori solennità! L’avete forse permesso Voi stesso, perchè v’erano degli indegni che vi provocavano a giusto furore… Ah, Gesù mio, non private i buoni vostri fedeli ed amorosi adoratori di poter soddisfare al loro affetto e desiderio con le pubbliche dimostrazioni della lor fede e del lor amore! Gradite gli atti della loro venerazione, le loro solennità di gioia e di riconoscenza! non castigate gl’innocenti per i peccatori: non ci private della vostra personale e sacramentale assistenza, e della vostra inesauribile carità! Siete pazienza infinita ed infinito amore: propter nirniam charitatem, qua dilexisti nos, tradidisti teipsum pro nobis!… Se a tanto v’indusse l’amore per noi, è troppo giusto che noi vi contraccambiamo con tutto l’ardore dell’amor nostro.
Anima mia, ammira il magnanimo esempio di pazienza e di caritatevole mansuetudine che ti presenta Gesù in questo suo ammirabile Sacramento: esempio da praticare e d’imitare verso gl’ingrati e gli offensori, e verso tutti coloro che, da te ben amati e beneficati, ti contraccambiano con affronti, ingiurie, maldicenze, tradimenti, ed altri modi dispiacenti, = pregare per essi: offerirti con Lui, e come Lui, in sacrificio all’Altissimo per la loro resipiscenza e salute! =
O mio Gesù, datemi grazia di saper profittare di questa vostra quotidiana lezione, di saperla e poterla praticare a merito nelle occasioni che mi si presenteranno; cioè, di far bene a chi mi farà del male, e di parlar bene di quelli che dicessero male di me, raccomandandoli tutti al Vostro Cuore amatissimo! Sì, il Vostro Cuore, Gesù mio, li saprà compatire e perdonare per me, e meglio di me; come dalla Croce compatì, scusò e perdonò a coloro che l’avrebbero squarciato. Bramo che li benefichiate spiritualmente e corporalmente assai più di quanto lo potessi far io. Fin d’adesso, o mio pazientissimo e mansuetissimo Signore, io ve li raccomando. Benediteli d’una benedizione che gl’illumini, li ravveda e li ravvivi nella vostra grazia.
Raccoglieteli attorno ai vostri altari a lodarvi ed amarvi in questa vita, per ammetterli poi nel tempio della vostra gloria a godervi beati per tutta l’eternità.
Io ammiro la vostra Bontà nel tollerare tanti ingrati, sacrileghi ed empî.
Io vi adoro per essi, e per tutti coloro che vi dimenticano, o che in qualsivoglia modo vi offendono. Vi credo, mio Dio, vivo e vero in queste Eucaristiche specie, vi amo, ma non vi comprendo. Oh quanto sono ammirabili e misteriose le operazioni della vostra grazia in questo Sacramento, ove siete l’Autor della grazia e il Datore di essa! Quam magnificata sunt opera tua, Domine; nimis profundæ factæ sunt cogitationes tuæ. Io le ammiro, ma non le comprendo. L’uomo mondano non arriverà mai a comprendere il pregio di tanta vostra bontà: vir insipiens non cognoscet, et stultus non intelliget hæc. Ma io principio per vostra graziosa operazione a provare un gran diletto nell’assoggettare l’intelligenza naturale alla vostra rivelazione con la fede in Voi tutto Divino e Soprannaturale. Sebbene che cosa sto io a fare qui nel vostro cospetto? Come potete aggradire la mia insulsa compagnia? Eppure m’imponete di starvi qui d’accanto per investirmi della vostra grazia e del vostro spirito: sedete hic, donec induamini virtute ex alto! Ubbidisco, Gesù mio, e mi confesso troppo onorato di tanto favore. Però contento Voi, contento anch’io, quantunque tema di riuscirvi a tedio ed a schifo. Temo che finirete di scacciarmi da Voi, perchè sono troppo tiepido ed insensibile. Parmi d’essere un tronco arido e sterile. Eppure mi desiderate, mi volete appresso di Voi. Oh bontà, oh degnazione divina! Ci vuole un Dio così buono come Voi, che si degni di usarmi tanta carità Ah, Signore, giacchè non sono da tanto di poter conoscere l’intensità del vostro amore in questo Divin Sacramento, lasciate che inviti tutti gli Angeli ed i Santi a lodarvi, a benedirvi, amarvi ed adorarvi per me! Venite, exultemus Domino: jubilemus Deo Salutari nostro! Præoccupemus faciem ejus in confessione, et in psalmis jubilemus ei!… Venite, adoremus, et procedamus ante Eum; ploremus coram Domino in sæcula sæculorum. Amen.
Le APPARIZIONI di Gesù Risorto
Apparizione agli apostoli nel Cenacolo.
6 aprile 1945.
Sono raccolti nel Cenacolo. La sera deve essere ben tarda, perché nessun rumore viene più dalla via né dalla casa. Penso che anche quelli che erano venuti prima si siano tutti ritirati o alle proprie case o a dormire, stanchi di tante emozioni. I dieci invece, dopo avere mangiato dei pesci, di cui ancora qualcuno sussiste su un vassoio posato sulla credenza, stanno parlando sotto la luce di una sola fiammella del lampadario, la più vicina alla tavola. Sono ancora seduti alla stessa. E hanno discorsi spezzati. Quasi dei monologhi, perché pare che ognuno, più che col compagno, parli con se stesso. E gli altri lo lasciano parlare, magari parlando a loro volta di tutt'altra cosa. Però questi discorsi slegati, che mi fanno l'impressione dei raggi di una ruota sfasciata, si sente che appartengono ad un solo argomento che li accentra, anche se così sparsi. E che è Gesù.
«Non vorrei che Lazzaro avesse udito male, e meglio di lui avessero capito le donne...», dice Giuda d'Alfeo. «A che ora ha detto di averlo visto la romana?», chiede Matteo. Nessuno gli risponde. «Domani io vado a Cafarnao», dice Andrea. «Che meraviglia! Fare sì che esca proprio in quel momento la lettiga di Claudia!», dice Bartolomeo. «Abbiamo fatto male, Pietro, a venire via subito questa mattina... Fossimo rimasti, lo avremmo visto come la Maddalena», sospira Giovanni. «Io non capisco come poté essere a Emmaus e in palazzo insieme. E come qui dalla Madre, e dalla Maddalena e da Giovanna insieme...», dice a se stesso Giacomo di Zebedeo.
«Non verrà. Non ho pianto abbastanza per meritarlo... Ha ragione. Io dico che per tre giorni mi fa aspettare per le mie tre negazioni. Ma come, come ho potuto fare quello?». «Come era trasfigurato Lazzaro! Vi dico: pareva lui un sole. Io penso gli sia successo come a Mosè dopo avere visto Dio. E subito - vero, voi che eravate là? - subito dopo avere offerto la sua vita!», dice lo Zelote. Nessuno lo ascolta.
Giacomo d'Alfeo si volta da Giovanni e dice: «Come ha detto a quelli di Emmaus? Mi pare che ci abbia scusati, non è vero? Non ha detto che tutto è avvenuto per il nostro errore di israeliti sul modo di capire il suo Regno?». Giovanni non gli dà nessuna retta e, volgendosi a guardare Filippo, dice... all'aria, perché a Filippo non parla: «A me basta di saperlo risorto. E poi... E poi che il mio amore sia sempre più forte. Visto, eh! É andato, se voi guardate, in proporzione all'amore che avemmo: la Madre, Maria Maddalena, i bambini, mia madre e la tua, e poi Lazzaro e Marta... Quando a Marta? Io dico quando ella intonò il salmo davidico: “Il Signore è mio pastore, non mi mancherà nulla. Egli mi ha posto in luogo di abbondanti pascoli, mi ha condotto ad acque ristoratrici.
Ha richiamato a Sé l'anima mia...” Ricordi come ci fece sussultare con quell'inaspettato canto?
E quelle parole si riconnettono a quanto ha detto: “Ha richiamato a Sé l'anima mia”. Infatti Marta sembra avere ritrovato la sua via... Prima era smarrita, lei, la forte! Forse nel richiamo le ha detto il luogo dove la vuole. É certo anzi, perché, se le ha dato appuntamento, deve sapere dove lei sarà. Che avrà voluto dire dicendo: “sponsali compiuti?”». Filippo, che lo ha guardato un momento e poi lo ha lasciato monologare, geme: «Io non saprò che dirgli se viene... Io sono fuggito... e sento che fuggirò. Prima per paura degli uomini. Ora per paura di Lui». «Dicono tutti: "è bellissimo".
Può mai essere più bello di quanto già era?», si chiede Bartolomeo. «Io gli dirò: "Mi hai perdonato senza parola quando ero pubblicano. Perdonami anche ora col tuo silenzio, perché non merita la mia viltà la tua parola"», dice Matteo. «Longino dice che ha pensato: "Devo chiedergli di guarire o di credere?". Ma ha detto il suo cuore: "Di credere", e allora la Voce ha detto: "Vieni a Me", ed egli ha sentito la volontà di credere e la guarigione insieme. Me lo ha proprio detto così», afferma Giuda d'Alfeo. «Io sono sempre fisso al pensiero di Lazzaro, premiato subito per la sua offerta... L'ho detto io pure: "La mia vita per la tua gloria". Ma non è venuto», sospira lo Zelote.
«Che dici, Simone? Tu che sei colto, dimmi: che gli devo dire per fargli capire che lo amo e chiedo perdono? E tu, Giovanni? Tu hai parlato molto con la Madre. Aiutami. Non è pietà lasciare solo il povero Pietro!». Giovanni si muove a compassione dell'avvilito compagno e dice: «Ma... ma io gli direi semplicemente: "Ti amo". Nell'amore è compreso anche il desiderio del perdono e il pentimento. Però... non so. Simone, che dici tu?».
E lo Zelote: «Io direi quello che era il grido dei miracoli: "Gesù, pietà di me!". Direi: "Gesù". E basta. Perché è ben più del Figlio di Davide!». «É ben quello che penso e che mi fa tremare.
Oh! io nasconderò il capo... Anche stamane avevo paura di vederlo e...». «... e poi sei entrato per primo. Ma non temere così. Sembra che tu non lo conosca», lo rincuora Giovanni. La stanza si illumina vivamente come per un lampo abbagliante. Gli apostoli si celano il viso temendo sia un fulmine. Ma non odono rumore e alzano il capo. Gesù è in mezzo alla stanza, presso la tavola. Apre le braccia dicendo: «La pace sia con voi». Nessuno risponde. Chi più pallido, chi più rosso, lo fissano tutti con paura e soggezione. Affascinati e nello stesso tempo vogliosi quasi di fuggire. Gesù fa un passo avanti, aumentando il suo sorriso.
«Ma non temete così! Sono Io. Perché così turbati? Non mi desideravate? Non vi avevo fatto dire che sarei venuto? Non ve lo avevo detto fin dalla sera pasquale?». Nessuno osa aprire bocca. Pietro piange già e Giovanni già sorride, mentre i due cugini, con gli occhi lustri e un movimento di parola senza suono sulle labbra, sembrano due statue raffiguranti il desiderio.
«Perché nei cuori avete pensieri così in contrasto fra il dubbio e la fede, l'amore e il timore?
Perché ancora volete essere carne e non spirito, e con questo solo vedere, comprendere, giudicare, operare? Sotto la vampa del dolore non si è tutto arso il vecchio io, e non è sorto il nuovo io di una vita nuova? Sono Gesù. Il vostro Gesù, risorto come aveva detto. Guardate. Tu che le hai viste le ferite e voi che ignorate la mia tortura.
Perché quanto sapete è ben diverso dalla conoscenza esatta che ne ha Giovanni. Vieni, tu per il primo. Sei già tutto mondo. Tanto mondo che mi puoi toccare senza tema. L'amore, l'ubbidienza, la fedeltà già ti avevano fatto mondo. Il mio Sangue, di cui fosti tutto rorido quando mi deponesti dal patibolo, ti ha finito di purificare. Guarda. Sono vere mani e vere ferite. Osserva i miei piedi. Vedi come il segno è quello del chiodo? Sì. Sono proprio Io e non un fantasma. Toccatemi. Gli spettri non hanno corpo. Io ho vera carne sopra un vero scheletro».
Posa la Mano sul capo di Giovanni che ha osato andargli vicino: «Senti? É calda e pesante». Gli alita in volto: «E questo è respiro». «Oh! mio Signore!», Giovanni mormora piano, così... «Sì.
Il vostro Signore. Giovanni, non piangere di timore e di desiderio. Vieni a Me. Sono sempre quello che ti amo. Sediamo, come sempre, alla tavola. Avete nulla più da mangiare? Datemelo, dunque». Andrea e Matteo, con mosse da sonnambuli, prendono dalle credenze il pane e i pesci e un vassoio con un favo appena sbocconcellato in un angolo. Gesù offre il cibo e mangia, e dà ad ognuno un poco di quanto mangia. E li guarda. Tanto buono. Ma tanto maestoso che essi ne sono paralizzati. Osa parlare per primo Giacomo, fratello di Giovanni: «Perché ci guardi così?».
«Perché voglio conoscervi». «Non ci conosci ancora?». «Come voi non conoscete Me. Se mi conosceste, sapreste Chi sono e come vi amo, e trovereste le parole per dirmi il vostro tormento. Voi tacete. Come di fronte ad un estraneo potente di cui temete. Poco fa parlavate...
Sono quasi quattro giorni che parlate con voi stessi dicendo: "Gli dirò questo...", dicendo allo Spirito mio: "Torna, Signore, che io ti possa dire questo". Ora sono venuto e voi tacete? Tanto mutato sono che più non vi paio Io? O tanto mutati siete da non amarmi più?». Giovanni, seduto presso al suo Gesù, ha l'atto abituale di posargli la testa sul petto mentre mormora: «Io ti amo, mio Dio», ma si irrigidisce vietandosi questo abbandono per rispetto allo sfolgorante Figlio di Dio. Perché Gesù pare emanare una luce pur essendo di una carne pari alla nostra.
Ma Gesù se lo attira sul Cuore, e allora Giovanni apre la diga al suo pianto beato. Ed è il segnale a tutti di farlo. Pietro, due posti dopo Giovanni, scivola fra la tavola e il sedile e piange gridando: «Perdono, perdono! Levami da questo inferno in cui sono da tante ore. Dimmi che hai visto il mio errore per quello che fu. Non dello spirito. Ma della carne che mi ha soverchiato il cuore. Dimmelo che hai visto il mio pentimento... Esso durerà fino alla morte. Ma Tu... ma Tu dimmi che come Gesù non ti devo temere... e io, e io... io cercherò di fare così bene da farmi perdonare anche da Dio... e morire... avendo solo un gran purgatorio da fare». «Vieni qui, Simone di Giona».
«Ho paura». «Vieni qui. Non essere oltre vile». «Non lo merito di venirti accosto». «Vieni qui.
Che ti ha detto la Madre? “Se non lo guardi su questo sudario non avrai cuore di guardarlo mai più”. O uomo stolto! Quel Volto non ti ha detto col suo sguardo doloroso che ti capivo e che ti perdonavo? Eppure l'ho dato quel lino per conforto, per guida, per assoluzione, per benedizione... Ma che vi ha fatto Satana per accecarvi tanto? Ora Io ti dico: se non mi guardi ora che sulla mia gloria ho ancora steso un velo per adeguarmi alla vostra debolezza, non potrai mai più venire senza paura al tuo Signore. E che ti avverrà allora? Per presunzione peccasti. Vuoi ora tornare a peccare per ostinazione? Vieni, ti dico». Pietro si trascina sui ginocchi, fra il tavolo e i sedili, con le mani sul volto piangente.
Lo ferma Gesù, quando è ai suoi piedi, mettendogli la Mano sul capo. Pietro, con un pianto anche più forte, prende quella Mano e la bacia fra un vero singhiozzare senza freno. Non sa che dire: «Perdono! Perdono!». Gesù si libera dalla sua stretta e, facendo leva della sua mano sotto il mento dell'apostolo, lo obbliga ad alzare il capo e lo fissa negli occhi arrossati, bruciati, straziati dal pentimento, coi suoi fulgidi Occhi sereni. Pare gli voglia trivellare l'anima. Poi dice: «Andiamo. Levami l'obbrobrio di Giuda. Baciami dove egli baciò.
Lava col tuo bacio il segno del tradimento». Pietro alza il capo, mentre Gesù si china ancora di più, e sfiora la guancia... poi china il capo sulle ginocchia di Gesù e sta così... come un vecchio bambino che ha fatto del male ma che è perdonato. Gli altri, ora che vedono la bontà del loro Gesù, ritrovano un po' di ardire e si accostano come possono. Vengono prima i cugini... Vorrebbero dire tanto e non riescono a dire nulla. Gesù li carezza e rincuora col suo sorriso. Viene Matteo con Andrea. Matteo dicendo: «Come a Cafarnao...», e Andrea: «Io, io... ti amo io».
Viene Bartolomeo gemendo: «Non sapiente fui. Ma stolto. Questo è sapiente», e accenna allo Zelote, al quale Gesù sorride già. Giacomo di Zebedeo viene e sussurra a Giovanni: «Diglielo tu...»; e Gesù si volge e dice: «Da quattro sere lo hai detto e da tanto Io ti ho compatito». Filippo, per ultimo, viene tutto curvo.
Ma Gesù lo forza ad alzare il capo e gli dice: «Per predicare il Cristo occorre maggior coraggio». Ora sono tutti intorno a Gesù. Si rinfrancano piano piano. Ritrovano quanto hanno perduto o temuto di avere per sempre perduto. Riaffiora la confidenza, la tranquillità e, per quanto Gesù sia tanto maestoso da tenere in un rispetto nuovo i suoi apostoli, essi trovano finalmente il coraggio di parlare. É il cugino Giacomo che sospira: «Perché ci hai fatto questo, Signore? Tu lo sapevi che noi non siamo nulla e che ogni cosa da Dio viene. Perché non ci hai dato la forza di essere al tuo fianco?».
Gesù lo guarda e sorride. «Ora tutto è avvenuto. E nulla più Tu devi patire. Ma non mi chiedere più questa ubbidienza. Sono invecchiato ad ogni ora di un lustro, e le tue sofferenze, che l'amore e Satana ugualmente aumentavano nella mia immaginazione di cinque volte quel che già non fossero, hanno proprio consumato ogni mia forza. Non me ne è rimasta altro che per continuare ad ubbidire, tenendo, come un che affoga con le mani spezzate, la mia forza con la volontà come fossero i denti afferranti una tavola, per non perire... Oh! non chiedere più questo al tuo lebbroso!». Gesù guarda Simone Zelote e sorride. «Signore, Tu lo sai quello che voleva il mio cuore.
Ma poi non ho più avuto cuore... come me lo avessero strappato i manigoldi che ti hanno preso... e mi è rimasto un buco da cui fuggiva ogni mio pensiero antecedente. Perché hai permesso questo, Signore?», chiede Andrea. «Io... tu dici il cuore? Io dico che fui uno senza più ragione. Come chi prende un colpo di dava sulla nuca. Quando, a notte fatta, io mi trovai a Gerico... oh! Dio! Dio!... Ma può un uomo perire così? Io credo che così è la possessione. Ora la capisco cosa è questa cosa tremenda!...». Filippo sbarra ancora gli occhi al ricordo del suo soffrire.
«Ha ragione Filippo. Io guardavo indietro. Vecchio sono e non povero di sapienza. E più nulla sapevo di quanto avevo saputo fino a quell'ora. Guardavo Lazzaro, così straziato ma così sicuro, e mi dicevo: "Ma come può essere che egli sappia ancora trovare una ragione ed io nulla più?"», dice Bartolomeo. «Io pure guardavo Lazzaro. E poiché io so appena ciò che Tu ci hai spiegato, non pensavo al sapere. Ma dicevo: "Almeno nel cuore fossi uguale!"; invece io non avevo che dolore, dolore, dolore. Lazzaro aveva dolore e pace... Perché a lui tanta pace?».
Gesù guarda a turno prima Filippo, poi Bartolomeo, poi Giacomo di Zebedeo. Sorride e tace.
Giuda dice: «Io speravo giungere a vedere ciò che certo Lazzaro vedeva. Per questo gli stavo sempre presso... Il suo viso!... Uno specchio. Un poco prima del terremoto del Venerdì egli era come uno che muore stritolato. E poi divenne di colpo maestoso nel suo dolore. Vi ricordate quando disse: "Il dovere compiuto dà pace"? Noi tutti credemmo fosse solo un rimprovero per noi o un'approvazione per se stesso. Ora penso che lo dicesse per Te. Era un faro nelle nostre tenebre, Lazzaro. Quanto gli hai dato, Signore!». Gesù sorride e tace. «Si. La vita. E forse con quella gli hai dato un'anima diversa. Perché, infine, che è lui di diverso da noi? Eppure non è più un uomo. É già qualcosa di più dell'uomo e, per quello che era in passato, avrebbe dovuto essere ancora meno di noi perfetto di spirito. Ma lui si è fatto, e noi... Signore, il mio amore è stato vuoto come certe spighe. Solo pula ho dato», dice Andrea.
E Matteo: «Io nulla posso chiedere. Perché già tanto ho avuto con la mia conversione. Ma sì!
Avrei voluto avere ciò che ebbe Lazzaro. Un'anima data da Te. Perché penso anche io come Andrea...» «Anche Maddalena e Marta furono dei fari. Sarà la razza. Voi non le avete viste.
Una era pietà e silenzio. L'altra! Oh! se siamo stati tutti un fascio intorno alla Benedetta, è perché Maria di Magdala ci ha stretti con le fiamme del suo coraggioso amore. Si. Ho detto: la razza. Ma devo dire: l'amore. Ci hanno superati nell'amore. Per questo sono stati quelli che furono», dice Giovanni. Gesù sorride e tace sempre. «Ne hanno avuto gran premio però...».
«A loro apparisti». «A tutti e tre». «A Maria subito dopo tua Madre...». É chiaro negli apostoli un rimpianto per queste apparizioni di privilegio. «Maria ti sa risorto già da tante ore. E noi solo ora ti possiamo vedere...». «Non più dubbi in loro. In noi, invece, ecco... solo ora sentiamo che nulla è finito. Perché a loro, Signore, se ancora ci ami e non ci ripudi?», chiede Giuda d'Alfeo. «Sì. Perché alle donne, e specie a Maria? L'hai anche toccata sulla fronte, e lei dice che le pare di portare un serto eterno. E a noi, i tuoi apostoli, nulla...». Gesù non sorride più. Il suo Volto non è turbato, ma cessa il suo sorriso. Guarda serio Pietro che ha parlato per ultimo, riprendendo ardire man mano che la paura gli passa, e dice: «Avevo dodici apostoli. E li amavo con tutto il mio Cuore. Io li avevo scelti e come una madre ne avevo curato la crescita nella mia Vita. Non avevo segreti per loro. Tutto dicevo, tutto spiegavo, tutto perdonavo. E le umanità, e le sventatezze, e le caparbietà... tutto.
E avevo dei discepoli. Dei ricchi e dei poveri discepoli. Avevo donne dal fosco passato o dalla debole costituzione. Ma i prediletti erano gli apostoli. È venuta la mia ora. Uno mi ha tradito e consegnato ai carnefici. Tre hanno dormito mentre Io sudavo sangue. Tutti, meno due, sono fuggiti per viltà. Uno mi ha rinnegato avendo paura, nonostante avesse l'esempio dell'altro, giovane e fedele. E, quasi non bastasse, fra i dodici ho avuto un suicida disperato e uno che ha dubitato tanto del mio perdono da non credere che a fatica, e per materna parola, alla Misericordia di Dio. Di modo che, se avessi guardato alla mia schiera? se l'avessi guardata con occhio umano, avrei dovuto dire: "Meno Giovanni, fedele per amore, e Simone, fedele all'ubbidienza, Io non ho più apostoli". Questo avrei dovuto dire mentre soffrivo nel recinto del Tempio, nel Pretorio, per le vie e sulla Croce.
Avevo delle donne... E una, la più colpevole in passato, è stata, come Giovanni ha detto, la fiamma che ha saldato le spezzate fibre dei cuori. Quella donna è Maria di Magdala. Tu mi hai rinnegato e sei fuggito. Ella ha sfidato la morte per starmi vicino. Insultata, ha scoperto il suo volto, pronta a ricevere sputi e ceffoni, pensando di assomigliare così di più al suo Re crocifisso. Schernita nel fondo dei cuori per la sua tenace fede nella mia Risurrezione, ha saputo continuare a credere. Straziata, ha agito. Desolata, stamane, ha detto: "Di tutto mi spoglio, ma datemi il mio Maestro". Puoi osare ancora la domanda: "Perché a lei?". Avevo dei discepoli poveri: dei pastori. Poco li ho avvicina-ti, eppure come seppero confessarmi con la loro fedeltà!
Avevo delle discepole timide, come tutte le donne ebree. Eppure hanno saputo lasciare la casa e venire fra la marea di un popolo che mi bestemmiava, per darmi quel soccorso che i miei apostoli mi avevano negato. Avevo delle pagane che ammiravano il "filosofo". Per loro ero tale.
Ma seppero scendere ad usi ebrei, le potenti romane, per dirmi, nell'ora dell'abbandono di un mondo d'ingrati: "Noi ti siamo amiche". Avevo il volto coperto di sputi e sangue. Lacrime e sudore gocciavano sulle ferite. Lordure e polvere me lo incrostavano. Di chi la mano che mi deterse? La tua? o la tua? o la tua? Nessuna delle vostre mani. Costui era presso alla Madre. Costui riuniva le pecore sperse. Voi. E se sperse erano le mie pecore, come potevano darmi soccorso? Tu nascondevi il tuo volto per paura del disprezzo del mondo, mentre il tuo Maestro veniva coperto del disprezzo di tutto il mondo, Lui che era innocente.
Avevo sete. Sì. Sappi anche questo. Morivo di sete. Non avevo più che febbre e dolore. Il sangue era già corso nel Getsemani, tratto dal dolore di essere tradito, abbandonato, rinnegato, percosso, sommerso dalle colpe infinite e dal rigore di Dio. Ed era corso nel Pretorio... Chi mi volle dare una stilla per le fauci arse? Una mano d'Israele? No. La pietà di un pagano. La stessa mano che, per decreto eterno, mi aprì il petto per mostrare che il Cuore aveva già una ferita mortale, ed era quella che il non amore, la viltà, il tradimento, vi avevano fatta. Un pagano. Vi ricordo: "Ebbi sete e mi desti da bere". Non uno che mi desse un conforto in tutto Israele. O per impossibilità di farlo, come la Madre e le donne fedeli, o per mala volontà di farlo. E un pagano trovò per lo Sconosciuto la pietà che il mio popolo mi aveva negato. Troverà in Cielo il sorso a Me dato. In verità vi dico che, se Io ho rifiutato ogni conforto, perché quando si è Vittima non bisogna temperare la sorte, non ho voluto respingere il pagano, nella cui offerta ho sentito il miele di tutto l'amore che dai Gentili mi verrà dato a compenso dell'amarezza che mi dette Israele. Non mi ha levato la sete.
Ma lo sconforto, si. Per questo ho preso quel sorso ignorato. Per attirare a Me colui che già verso il Bene piegava. Sia benedetto dal Padre per la sua pietà! Non parlate più? Perché non chiedete ancora il perché ho così agito? Non osate di chiederlo? Io ve lo dirò. Tutto vi dirò dei perché di quest'ora. Chi siete voi? I miei continuatori. Si. Lo siete nonostante il vostro smarrimento. Che dovete fare? Convertire il mondo a Cristo. Convertire! È la cosa più delicata e difficile, amici miei. Gli sdegni, i ribrezzi, gli orgogli, gli zeli esagerati sono tutti deleteri alla riuscita. Ma, poiché nulla e nessuno vi avrebbe persuaso alla bontà, alla condiscendenza, alla carità per quelli che sono nelle tenebre, è stato necessario - comprendete? - necessario è stato che voi aveste, una buona volta, frantumato il vostro orgoglio di ebrei, di maschi, di apostoli, per dare luogo solo alla vera sapienza del ministero vostro. Alla mitezza, pazienza, pietà, amore senza borie e ribrezzi. Voi vedete che tutti vi hanno superato nel credere e nell'agire, fra quelli che voi guardavate con sprezzo o con compatimento orgoglioso. Tutti. E la peccatrice di un giorno.
E Lazzaro, intinto di cultura profana, il primo che in mio Nome ha perdonato e guidato. E le donne pagane. E la debole moglie di Cusa. Debole? Invero ella tutti vi supera! Prima martire della mia fede. E i soldati di Roma. E i pastori. E l'erodiano Mannaen. E persino Gamaliele, il rabbino. Non sussultare, Giovanni. Credi tu che il mio Spirito fosse nelle tenebre? Tutti. E questo perché domani, ricordando il vostro errore, non chiudiate il cuore a chi viene alla Croce. Ve lo dico. E già so che, nonostante lo dica, non lo farete che quando la Forza del Signore vi piegherà come fuscelli al mio Volere, che è quello di avere dei cristiani di tutta la Terra.
Ho vinto la Morte. Ma è meno dura del vecchio ebraismo. Ma vi piegherò. Tu, Pietro, in luogo di stare piangente e avvilito, tu che devi essere la Pietra della mia Chiesa, scolpisciti queste amare verità nel cuore. La mirra è usata per preservare dalla corruzione. Intriditi di mirra, dunque.
E quando vorrai chiudere il cuore e la Chiesa ad uno d'altra fede, ricorda che non Israele, non Israele, non Israele, ma Roma mi difese e volle avere pietà. Ricordati che non tu, ma una peccatrice seppe stare ai piedi della Croce e meritò di vedermi per prima. E per non essere degno di biasimo sii imitatore del tuo Dio. Apri il cuore e la Chiesa dicendo: "Io, il povero Pietro, non posso sprezzare, perché se sprezzerò sarò sprezzato da Dio ed il mio errore tornerà vivo agli occhi suoi".
Guai se non ti avessi spezzato così! Non un pastore ma un lupo saresti divenuto». Gesù si alza.
Maestosissimo. Figli miei. Ancora vi parlerò nel tempo che fra voi resterò. Ma per intanto vi assolvo e perdono. Dopo la prova che, se fu avvilente e crudele, è stata anche salutare e necessaria, venga in voi la pace del perdono. E, con essa in cuore, tornate i miei amici fedeli e forti.
Il Padre mi ha mandato nel mondo. Io mando voi nel mondo a continuare la mia evangelizzazione. Miserie di ogni sorta verranno a voi chiedendo sollievo. Siate buoni pensando alla miseria vostra quando rimaneste senza il vostro Gesù. Siate illuminati. Nelle tenebre non è lecito vedere.
Siate mondi per dare mondezza. Siate amore per amare. Poi verrà Colui che è Luce, Purificazione e Amore. Ma intanto, per prepararvi a questo ministero, Io vi comunico lo Spirito Santo.
A chi rimetterete i peccati saranno rimessi. A chi li riterrete saranno ritenuti. L'esperienza vostra vi faccia giusti per giudicare. Lo Spirito Santo vi faccia santi per santificare. Il sincero volere di superare il vostro mancamento vi faccia eroici per la vita che vi aspetta. Quanto ancora è da dire ve lo dirò quando l'assente sarà venuto. Pregate per lui. Rimanete con la mia pace e senza orgasmo di dubbio sul mio amore». E Gesù scompare così come era entrato, lasciando fra Giovanni e Pietro un posto vuoto. Scompare in un bagliore che fa chiudere gli occhi tanto è forte. E, quando gli occhi abbacinati si riaprono, trovano solo che la pace di Gesù è rimasta, fiamma che brucia e che medica e che consuma le amarezze del passato in un unico desiderio: di servire.
Proteggi la nostra nazione dal Male.
O Padre, in nome del Tuo Figlio salvaci dal comunismo. Salvaci dalla dittatura. Proteggi la nostra nazione dal paganesimo. Salva i nostri figli dai pericoli. Aiutaci a vedere la Luce di Dio. Apri i nostri cuori agli insegnamenti di Tuo Figlio. Aiuta tutte le Chiese a rimanere fedeli alla Parola di Dio. Ti prego di mantenere le nostre nazioni al sicuro dalle persecuzioni. Carissimo Signore, poni su di noi uno sguardo di misericordia, non importa il modo in cui ti offendiamo. Gesù, Figlio dell’uomo, coprici con il Tuo Prezioso Sangue. Salvaci dalle insidie del maligno. Ti supplichiamo, Mio Dio, di intervenire e fermare il male dall’inghiottire il mondo in questo momento. Amen.
"L'ora si avvicina. (In Italia ci sarà una rivoluzione politica). La Chiesa verrà schiacciata con l'orgoglio della violenza).
"Figlia Mia, l'ora si avvicina.
Il Rosso Lucifero sa che il tempo è poco.
Prega e rimani sempre in Mia presenza.
Ti ordino di essere molto seria e di stare allerta.
Il maligno sa che cosa voglio ed è molto infuriato.
Cercherà in tutti i modi di tenerti lontana da Me.
Cercherà di disturbarti senza che tu te ne accorga.
Ieri non hai scritto tutto quello che ti ho detto.
Il maligno era molto infuriato che le anime gli fossero state sottratte dal potere della Messa, dunque non potrà più sbarazzarsi di loro.
Ecco perché cerca di vendicarsi creandoti impedimenti e confondendo la tua mente.
Ha allontanato da te le Mie parole.
Non essere preoccupata.
Sii forte".
"Figlia Mia, ti ordino di non tenere per te le Mie parole dopo averle scritte.
Il maligno ce l' ha con te perché attraverso te ho cominciato a convertire le anime in modo occulto; per questa ragione, sarebbe molto pericoloso se tu conservassi le Mie parole.
Il maligno cercherà di usare le tue per distruggere i Miei messaggi servendosi di te, per cui ti ordino di non tenerli per te".
"Figlia Mia, sono venuto ad esortare i peccatori a cambiare vita perché il castigo è vicino; la terra brucerà e sarà avvolta dal fumo, le strade saranno coperte di sangue.
L'umanità è minacciata dalla guerra.
Il demonio reclama le sue vittime; i ladri entrano a far parte delle schiere demoniache.
Rubano il Mio Divin Sacramento.
Mi vendono come Giuda, eppure Io vengo per salvarli.
Cos'altro avrei potuto soffrire per l'umanità!"
"L'ora si avvicina. (In Italia ci sarà una rivoluzione politica).
La Chiesa verrà schiacciata con l'orgoglio della violenza).
La giustizia del Padre sarà inesorabile con quei magistrati che vivono senza ricordarsi di Dio perché non vivono la Mia vita.
La fallacia della loro brutale concezione della vita costituirà la loro sentenza.
Essi tragicamente riducono in pezzi gli innocenti e i Miei fedeli".
"Ti benedico".
Quello che eravamo ...
Le adolescenti sono una forza della natura.
Da sole possono vivere i primi amori difficili,
ridere sfrontatamente per le strade,
fare cuori sui sedili degli autobus. Vivono d'amore, è ovvio.
Una giovane donna è un piccolo leone agguerrito, vuole tutto
come una bambina e vuole cose da grandi come una donna.
Canta camminando con gli auricolari, indossa tacchi
su cui traballa e burro cacao alla ciliegia, crede, con la
purezza dell'innocenza, che il primo amore sarà per sempre.
Noi non abbiamo più tutto questo, la vita ce lo ha strappato
via. Non sappiamo amare come lei, non crediamo più al
principe azzurro. Guardiamo queste ragazzine per la strada
e ci ricordiamo di quando eravamo come loro.
Di quando guardavamo bambini e vedevamo bambini,
quando sognavamo uomini che ancora uomini non erano,
ma noi li vedevamo così.
Quando sapevamo ridere a crepapelle, provare quel brivido
nello stomaco che ci faceva sentire innamorate, vive.
Quella ragazzina oggi è incinta e, se farà come noi, entrerà
a far parte del cimitero delle donne che hanno abortito.
Guarderà bambini e vedrà la morte, sognerà il volto duro
di un amore che non era tale, di un principe azzurro
mascherato solo per quel carnevale dell'amore.
Mi viene voglia di urlare perché il mondo sta fermo ad
osservare, come un telefilm in prima serata. Non la lasciate
morire, mi viene da dire, non togliete a lei quello che è stato
tolto a noi. Prendetele la mano, datele un bacio, una carezza
sul pancino ancora acerbo, fatele sentire che nel suo grembo
c'è già una piccola copia di sé, una paperella che ha voglia
di nuotare e correre e cantare insieme a lei per le strade, un
nuovo amore che, questa volta, sarà davvero per sempre suo.
Le ragazzine hanno la forza dei leoni e, ahimè,
sono circondate da conigli.
Quella madre che pensa al futuro di sua figlia, all'Università
che non potrà fare, ai pianti che la sveglieranno di notte
ed è ancora una bambina da proteggere,
le sta togliendo il diritto alla vita.
Stai uccidendo tua figlia signora per bene, non fare questo
alla tua bambina. Portala nei negozi premaman, cosicché lei
si abitui dolcemente al ruolo di madre, scegli con lei il nome
per la sua creatura, falle sentire che il mondo non cadrà
perché lei è rimasta incinta a diciotto anni, che suo padre
non le toglierà il saluto ma sarà un nonno zerbino, un uomo
burbero che solo quel puntino di vita saprà addolcire.
Non lasciatela sola, datele il diritto di continuare ad amare
se stessa, non fate che voci oscure dimorino nei suoi sogni,
che smetta di ridere a crepapelle, che si trovi
a diciannove anni una vecchia cinica ed infelice.
Se sei arrivata alla fine di queste righe, giovane mamma,
spero che tu sappia cosa fare ed il mio cuore
tornerà a danzare con te e quel puntino di amore
che hai incastonato nel ventre come un gemma preziosa,
un piercing da esibire piuttosto che nascondere.
Io ci sono, muoio dalla voglia di esserti accanto
mentre decidi di tenere quel bambino che,
fino a poco fa, ti spaventava tanto.
Tuo figlio nascerà, lo sento.
In quel leone che sei io ci credo davvero...
Dalia
È VITA UMANA QUESTA?
Handbook sull’aborto
VITA UMANA?
Non è possibile metterlo da parte o ignorarlo. Dev'essere affrontato e risolto in modo onesto. A questa risposta è legato l'intero problema dell'aborto, in quanto ogni altra considerazione perde valore al suo confronto. In un certo senso, null'altro importa. Se ciò che cresce e si sviluppa nella madre non è vita umana, ma semplicemente un pezzo di carne, un grumo di protoplasma, allora non merita alcun rispetto e considerazione; l'unica preoccupazione valida rimane la salute psicofisica della madre, il suo benessere sociale e persino la sua convenienza.
Ma se quello che cresce è un essere umano, allora la situazione è completamente diversa: se è un essere umano, gli si devono garantire le stesse dignità e tutela della vita, della salute e del benessere che la nostra civiltà occidentale ha sempre garantito a tutti gli uomini (cfr. Diritti legali, cap. 22).
Da due millenni nella nostra cultura occidentale il valore assoluto del rispetto e della difesa del diritto alla vita di ogni essere umano è scritto nelle nostre costituzioni, specificatamente protetto dalle nostre leggi e profondamente radicato nell'animo di tutti gli uomini, ed è avvertito come un diritto inalienabile, inequivocabile. Le uniche deroghe sono state quelle in cui si è reso necessario scegliere in talune circostanze fra due vite, o eseguire sentenze di tribunali.
- Mai, nei tempi moderni, salvo che ad opera di un ristretto numero di medici nella Germania hitleriana o nella Russia staliniana, è stato fissato un valore di utilità economica e sociale della vita umana come prezzo per la sua continuazione.
- Mai, nei tempi moderni, salvo che ad opera dei medici della Germania hitleriana, un determinato grado di perfezione fisica è stato richiesto come condizione necessaria per la sopravvivenza.
- Mai, dall'epoca della legge romana del "pater familias", una nazione importante ha conferito al padre o alla madre il potere assoluto di vita e di morte sui figli.
- Mai, nella civiltà occidentale, è stato legalmente consentito di togliere la vita a degli esseri umani innocenti senza un regolare processo.
Ora la nuova legislazione permissiva sull'aborto consente tutto questo. Essa costituisce un totale capovolgimento, il rifiuto più assoluto di uno dei massimi valori dell'uomo occidentale, oltre che l’accettazione di una nuova etica in cui la vita ha un valore soltanto relativo. Ogni essere umano non ha più il diritto assoluto alla vita, derivante semplicemente dal suo esistere: l'uomo potrà ora vivere soltanto se disporrà di un certo grado di autonomia, perfezione fisica o utilità per gli altri. Questo è un cambiamento radicale, che colpisce alla radice la civiltà occidentale.
Non fa alcuna differenza sostenere vagamente che la vita è più umana dopo il parto che prima del parto. Il punto critico è definire se sia o no vita umana.
Usando un metro di maggiore o minore dignità di essenza umana è possibile giustificare facilmente e logicamente l'infanticidio e l'eutanasia. Utilizzando come metro l'utilità economica e/o sociale si giunge alle orride atrocità delle uccisioni in massa hitleriane. Non si può fare a meno di ricordare il commento angosciato di un giudice nazista condannato il quale, al termine del processo di Norimberga, disse ad un giudice americano: "Non avrei mai pensato che si sarebbe giunti a questo", al che il giudice americano rispose semplicemente:
"Vi si è giunti la prima volta che un innocente è stato condannato".
Meditiamo bene le parole di George Santayana:
"Coloro che non ricordano il passato sono condannati a riviverlo".
«The rise and fall of the third Reich»
Ma ritorniamo al nostro problema di fondo.
Questo essere non nato, che cresce nel grembo materno, è una vita umana?
Valutiamo questo problema con la massima attenzione, rigore scientifico ed onestà. Da questo può dipendere gran parte della libertà fondamentale dell'uomo negli anni avvenire.
- Ritieni che si tratti di una massa di cellule, di un pezzo di carne? In questo caso vota per l'aborto libero.
- Ritieni che si tratti di una vita umana? In questo caso lotta con noi per il suo diritto alla vita con tutte le tue energie e con tutte le tue risorse.
Ave, Maria,
Ave, Maria, creatura mite che vivi appartata nel silenzio: prega il tuo Figlio perché anche nella nostra vita
splenda sempre e solo la luce di Gesù.
SPIRITO SANTO
Vieni, o Divino Spirito, senza il quale nulla è nell'uomo; null'affatto di bene; vieni e crea in noi un cuor puro e uno spirito retto.
La Madre della Salvezza: La fede è il fondamento della Chiesa
Miei amati figli, ogni qual volta vi sentite abbattuti, scoraggiati e impauriti a causa delle terribili ingiustizie di cui siete testimoni, vi prego di richiedere la mia potente protezione. Io intercederò in vostro favore, e chiederò a mio Figlio di ascoltare le vostre suppliche per avere pace e tranquillità. Egli vi colmerà delle Grazie necessarie per perseverare e mantenere viva, nella vostra anima, la fiamma dello Spirito Santo.
Se pregate per ottenere i Doni dello Spirito Santo e mio Figlio risponde alla vostra chiamata, la vostra fede in Lui sarà rafforzata notevolmente. Una volta avvenuto questo, la vostra fede vi permetterà di avere più fiducia nella Sua Grande Misericordia. La fede è il fondamento della Chiesa, mediante la quale essa potrà rimanere forte. La fede vi libera dalla paura e dalla disperazione. Essa vi reca conforto, pace e calma durante i tempi turbolenti. Essa vi permette di vedere le cose con chiarezza, così da sapere come fare per proteggere voi stessi dalla persecuzione che dovete affrontare ogni giorno.
Coloro che sono fedeli a Gesù Cristo dovranno sopportare sempre il dolore dovuto alla Sua Sofferenza. Purtroppo, questo è qualcosa che dovete accettare quando seguite le Sue Orme.
Quando accettate questa Croce, dovete consegnare le vostre sofferenze a mio Figlio, per la salvezza delle anime di coloro che, altrimenti, non potrebbero mai essere in grado di entrare nel Suo Regno. Il vostro sacrificio, anche se può essere difficile, reca grande gioia a mio Figlio che piange con immenso dolore per coloro che Egli perderà a causa del maligno nell‟ultimo giorno.
La fede, la speranza e la fiducia in mio Figlio, allevieranno la vostra sofferenza e vi porteranno la pace e la gioia. Sarà solo quando voi riceverete queste Benedizioni, che saprete di aver superato ogni ostacolo che vi separa da Dio; per questo motivo dovete essere grati, e non tristi, perché infatti il Regno di Dio sarà vostro.
Andate, figli miei, per amare e servire mio Figlio.
La vostra Amata Madre
Madre della Salvezza
29 Ottobre 2014
Iscriviti a:
Post (Atom)