La seconda rete: Il Comunismo
La seconda rete è costituita dal Comunismo.
Infatti, ehi è stato l'inventore e il dottrinario dell’ideologia bolscevica se non l'ebreo Carlo Marx, il cui vero nome è Mordechai, figlio di un rabbino tedesco?
Chi è stato il braccio e la spada esecutrice, che ha portato al trionfo il Comunismo in Russia se non il generale ebreo Leone Trotsky, coadiuvato dai vari Zinovieff, Kameneff, Rosenfeld, Kerensky e dall altro sterminato stuolo di arruffapopoli, tutti di nazionalità ebraica?
L'ebreo M. Cohen così scrive nel giornale il «Kommunist» di Kharkow (12 Aprile 1919): «Si può dire, senza esagerazione, che la grande rivoluzione sociale russa è stata opera degli Ebrei, e che gli Ebrei non soltanto hanno condotto l’affare, ma hanno ancora preso in mano interamente la causa dei Sovieti» 1.
Nel 1916 il «Secret Service» degli Stati Uniti scoprì che i seguenti capitalisti, ebreo-americani, erano impegnati nel finanziamento di quell'opera di distruzione: Jacob Schiff, Kuhn Loeb e C., Gugenheim, Max Breitung, Felix Warburg, Otto Kahn, Mortimer Schiff, Jerome H. Honaner.
Infatti, nella primavera 1917, Jacob Schiff, capo della firma Kuhn Loeb e C. di Nuova York, mette avanti Lenin (mezzo ebreo, perché figlio di giudea e che ha per moglie un'ebrea) e Trotzky, comandando la loro azione rivoluzionaria e di terrore. Tale grave scoperta, cui fu dato nome «Docuraentation» e che dovrebbe pur far riflettere quanti hanno orecchie da intendere, venne, dallo stesso «Secret Service», ufficialmente trasmessa all'Alto Commissario della Repubblica Francese il 6 marzo 1920.
E' stata ripubblicata, nella sua integrità, da H. De Vries Heekelingen nel suo libro: «Israel, son passé, son avenir» 2.
Questa storia è ancora più minutamente raccontata dalla gazzetta ebrea-bolscevica di Nuova York chiamata «Forward».
Se si vorrà esaminare bene a fondo il bolscevismo russo, si troverà che, dietro le sue quinte, le vere leve del comando stanno saldamente in mano ebraiche, e, sebbene i due capi più in vista, cioè Stalin e Molotov (oh diabolica prudenza!) non siano ebrei, tuttavia ambedue sono sposati a donne ebree. Stalin ha, infatti, per moglie Raisa Kaganovic, il cui padre, Lazarus Kaganovic. capostipite di tutta una dinastia di Ebrei, è Vice Segretario del partito comunista, Commissario del Popolo per l'industria pesante e membro del Politburo. Dei cognati di Stalin, Michel Kaganovic è Commissario del Popolo per l'industria bellica e membro del Comitato Centrale del partito comunista. Aaron Kaganovic è amministratore degli approvvigionamenti di Kiew e membro del Comitato Politico dell'Ucraina, Sergio Kaganovic dirige l'industria tessile e Boris Kaganovic quella dei rifornimenti dell'esercito.
Anche il secondo uomo politico dell'U.R.S.S. Molotov, Commissario del Popolo agli Affari Esteri, ha per moglie l'ebrea Scemciuchina Karp. Attraverso sua moglie, che del resto è stata lungamente Commissaria agli approvvigionamenti, Molotov ha mantenuto ottimi rapporti con la dinastia finanziaria ebreo-americana dei Karp. Le grandi forniture americane all'U.R.S.S. di navi, armi, macchine, utensili ecc..., passarono tutte attraverso la famiglia Karp. La surriferita signora fu in grandi rapporti con i finanzieri ebraici di Nuova York, Jacob Schiff, Warburg e Kahan, le cui strette relazioni con l'ebreo Maisky, ambasciatore sovietico a Londra, sono state più volte rilevate dalla stampa.
Come si vede, bolscevismo ed ebraismo, alta finanza e plutocrazia sono strettamentecollegati!...
A completare il quadro sarebbe adesso opportuno enumerare gli altri posti di comando tenuti dai papaveri ebrei, ma poiché tale lista ci porterebbe piuttosto lontano, basterà, a darne un'idea, citare soltanto alcuni nomi:
Il presidente della Banca di Stato dell'Unione Sovietica è l'ebreo S.Z. Ginsburg; il Segretario Generale del Presidium del Soviet Supremo è pur esso un giudeo, A.E. Gorkin. Inoltre sono tutti giudei: Salomon Abrahamovich Reback, presidente del Comitato per l'Energia Atomica; David Zaslaswsky, editore della «Pravda»; M.N. Svernik, capo delle Corporazioni Operaie di Russia; il Prof. Mark Mitin, presidente dell'Accademia delle Scienze; A. Mikoyan, influente membro del Politburo e Ministro del Commercio; I. G. Bosakov, direttore dell'industria del cinema; Ilia Ehrenburg, capo della propaganda.
Provate un po' se siete oggi capaci, di trovare un solo ambasciatore sovietico, nelle diverse capitali del mondo, che non sia di nazionalità ebraica, cominciando dai vari Maisky a Londra e Litvinoff negli Stati Uniti?
Da un elenco, edito a Nuova York nel 1920 dall'«Association Unity of Russia» e redatto accuratamente sulle basi offerte dagli organi ufficiali bolscevichi e, ancora, da una testimonianza documentata, pubblicata dall'autorevole «Times» il 10 maggio 1920 a firma di T. H. Clarke, possiamo avere la seguente indiscutibile prova della preponderanza ebraica in tutti i rami del governo dei dittatori di Mosca:
«Il maggior numero dei componenti il corpo dirigente la repubblica comunista in Russia non è di indigeni russi, ma di intrusi «ebrei» i quali però si danno premura di occultare quasi sempre il nome di origine, sotto la maschera di uno pseudonimo di colore slavo.
«Lo dimostra il fatto, che sopra cinquecentoquarantacinque (545) nomi di membri degli uffici direttivi dello Stato, i cittadini di stirpe russa sono nulla più che trenta (30): quelli di razza giudaica sono la bellezza di quattrocentoquarantasette (447). Su quarantadue (42) giornalisti che dirigono l'opinione pubblica, uno solo è russo: Massimo Gorkij!!!
I Commissariati del Popolo sono interamente ebraici: 18 ebrei su 22 al Consiglio dei Commissari del Popolo, 34 su 43 al Commissariato della Guerra, 45 su 64 all’Interno, 13 su 17 agli Affari Esteri, 26 su 30 alle Finanze, 18 su 19 alla Giustizia, 4 su 5 all'Igiene, 44 su 53 alla Sanità Pubblica, 6 su 6 all'Assistenza Sociale, 1 su 1 al Lavoro, 21 su 23 al Commercio, 45 su 56 all'Economia Generale, 8 su 8 alla Croce Rossa, 21 su 24 ai Commissariati Provinciali, 41 su 42 alla Stampa, 95 su 119 al Comitato Sovieti Operai e Soldati, 49 su 50 all'Alto Commissariato di Mosca».
Come si vede, siamo davanti ad un regime ebraico, davanti al trionfo della Sinagoga!
Eppure, di fronte a simile realtà, onesti signori hanno il fegato di propagare a tutto il mondo la persuasione, come colà essi siano ognora perseguitati. Quale commedia! Epperò, quanta ignoranza in quelli che ci credono!
Come mai un'infima minoranza di Giudei, che fino a ieri brulicava nel pattume del ghetto, fatta segno al disprezzo comune, è riuscita ad invadere tutte le vie del potere e ad imporre la sua dittatura alla stragrande maggioranza di una Nazione quale la Russia?
La cosa si spiega con la potenza dell'oro che gli Ebrei posseggono, con la corruzione che esercitano, con l'abile propaganda di cui si valgono, specialmente a mezzo dei giornali in loro mani,
e con una infinità di associazioni che manovrano a beneplacito, attraverso la «longa manus» massonica.
Hanno abusato e fatto leva della facile preda delle moltitudini, paragonabili, purtroppo, a delle mandrie che non sanno dove vanno, ma ubbidiscono a qualcuno che le guida e che le spinge.
Adesso, poi, si sono accorti quanto sia giovevole ai loro fini, avvalersi anche della incoscienza dei giovani, particolarmente degli studenti.
Tutti ricordiamo come in Ungheria, dopo la guerra mondiale, fu esattamente l'ebreo Bela Kuhn che vi capeggiò la rivoluzione comunista, facendovela trionfare per circa tre mesi. Oggi vediamo ancora, in questa Repubblica sovietica, quale suo Presidente, un altro ebreo: Mattia Ràkosi, cui ha fatto seguito l'altro giudeo Ernoe Geroe, il quale, essendo in quel paese scoppiata una controrivoluzione, ha sollecitato l'intervento dei carri armati sovietici che hanno fatto scempio dei patrioti Magiari.
E in Baviera, non fu l'ebreo Kurt Eisner che vi diresse ed impose la rivoluzione?
E non erano pure tutti ebrei Rosa Luxenbourg, Karl Radek, Hodenbcrg, Liebknecht. ecc..., che in Germania guidarono il movimento spartachiano?
La rivoluzione comunista spagnuola, tutti ben lo sappiamo, fu fomentata e sostenuta dalla Russia bolscevica, con alla testa gli ebrei Moise Rosenberg, Julius Deutsch, Del Vayo, Neuman, Giuburg, la giudea Nelhen, La Passionaria (il cui vero nome è Dolores Ibauri), ed ancora Bela Kuhn con tutto il gran numero degli ebrei di Spagna — cominciando da Negrin — più feroci di quelli di Russia ed avidi di massacri e di atrocità.
A ciò è doveroso aggiungere, come furono tutti giudei, i primi responsabili della sanguinosa comunistizzazione degli Stati satelliti dell’U.R.S.S. (per la Cecoslovacchia Slansky-Salzmann, Kosta, Loebel, Karel Schab...; per l'Ungheria — oltre i nomi surriferiti — Réval, Kahàna Mozes, Farkas-Wolff Israel, Révész-Engel...; per la Polonia Zabrovsky, Mine, Jacob Berman, Boleislaw Beirut..,; per la Romania Georgescu-Lebovic, Anna Pauker-Robinovic, Max Solomon...; per la Jugoslavia il maresciallo Tito — il cui vero nome ebreo è Iosif Walter Weiss —, Moisés Pijade, Renkovich, Ioza Vilfan, Bebler...; etc. etc.). Per conoscere meglio: Cfr. l'opera «Le péril judéomaçonnique» di Mons. Jouin, tomo II, pag. 119.
Se guardiamo la nostra Italia, possiamo bene affermare come, avanti il fascismo, erano quasi tutti ebrei i capi più in vista del movimento rivoluzionario italiano, quali i Modigliani, i Treves, i Della Seta, i Musatti, i Momigliano, i Pio Donati, ecc.... Ed oggi, a fascismo caduto, non vediamo già risorgere, come rappresentante dei comunisti al governo, in qualità di Ministro dei Lavori Pubblici, un tale Emilio Sereni, che è giudeo?
E il famoso Togliatti, capo del comunismo italiano, non avrebbe, per caso, pure lui come moglie un'ebrea, cioè la Montagnana, il cui fratello — Mario Montagnana — è direttore del giornale comunista di Torino «L'Unità»?
E che dire degli altri ebrei comunisti, come l'operosissimo Umberto Terracini, che fu già Presidente della Costituente Italiana, Carlo Levi, Foà e di quelli che stanno alla direzione o redazione della stampa comunista, come Longo alle «Vie Nuove» (oggi Capo del Comunismo Italiano); Tedeschi a «L'Unità» di Milano; Ferrara, Alatri, Segre a «L'Unità» di Roma; Cohen, Cingoli, Gaeta, Carpi, Levi al «Paese Sera»; Giuseppe Levi alle «Lotte Sindacali»; Jacchia alla «Repubblica», divenuto, in seguito, capo dell'Ufficio Stampa del P.C.I.? 3
In Francia, è noto, essere l'ebreo Leon Blum il Capo riconosciuto del movimento rivoluzionario francese, il quale, sebbene si atteggi a socialista, in realtà, lo fa per meglio accalappiare più gran numero di creduloni, che poi, col tempo e con l'abile propaganda, passeranno, nel momento più propizio, al comunismo.
Recentemente sono stati eletti in Francia, quali primi Ministri, i giudei Mendès-France e Debré. La stessa cosa, si può affermare, si verifica in Inghilterra dove, a dirigere quello sparuto Partito Comunista, vediamo insediati gli ebrei Lord Marlev, Ivor Montagu, Hannen Swaffer, Gerald Barry, Bernhard Baron, Nathan Birch, Morris Isaac ed Harold Lasky. Durante l'ultima guerra ed in seguito, per lo meno due Ministri della Guerra inglesi furono di razza giudaica, senza dire dell'ebrea Simpson che per poco non divenne Regina in quel Paese.
E' un fatto certamente impressionante il constatare, come coloro i quali presiedono alle attività comuniste nei seguenti Stati, siano tutti indistintamente figli d'Israele:
Nel Belgio, Charles Balthasar; in Svezia, Ivar Krueger; in Danimarca, i Prof.ri dell'Università di Copenaghen, Georg Brandes e Davidson; in Svizzera, Leon Nicole e l'ebreo russo Dicker; in Austria, Friedrich Adler; in Grecia, i giornali «Avanti» e «El Tsoweno» sono organi ufficiali dell'Associazione comunista-giudaica di Salonicco.
E non abbiamo forse veduto, negli Stati Uniti, quale Presidente della Federazione Americana del Lavoro, l'ebreo Samuele Gompers, che, coi correligionari Kahn e Lion, fu l'organizzatore del socialismo in America?
Si notino inoltre combinazioni: anche il Presidente del Guatemala comunista, Giacobbe Erbanz,testé debellato, nonché il capo di quella Polizia, Rosenberg, erano giudei. Perfino (sembra incredibile) il famoso rivoluzionario di Cuba, Fidel Castro, che, con le sue gesta a fondo rosso, preoccupa adesso e America e Europa, risulta, egli pure, essere un autentico ebreo.
Alle stesse conclusioni si perverrebbe, indagando su molte personalità italiane, in particolare, della politica e della cultura.
Ora, giacché quanto detto corrisponde a una tale realtà che nessuna barba d'uomo potrà mai cancellare, bisognerà pure trarne le dovute conseguenze. Col passare degli anni, potranno certamente mutare i nomi degli attori, ma la musica ebraica, resta, purtroppo, mai sempre invariata, fino dal tempo del patriarca Giacobbe.
A questo punto il lettore potrebbe obiettare:
Come si spiega che, mentre da una parte gli Ebrei — la quale cosa sanno pure i fanciulli — sono le persone più avide della proprietà, i detentori dell'oro del mondo, i più veri ed autentici capitalisti, d'altra parte e contemporaneamente si facciano, ovunque, così strenui propagatori del comunismo che, viceversa, abolisce la proprietà privata ed in cui tutto viene statizzato? E' possibile che costoro si facciano paladini e difensori della classe operaia e dei diritti del proletariato, quando essi non sanno, né come è fatto né dove stia ad abitare il «servile lavoro»? Come si spiega una contraddizione così stridente? Quale mistero si nasconde?
Ecco in quale maniera mi permetto spiegare:
Gli Ebrei anelano a che trionfi ovunque la dittatura comunista perché, in questo modo, tutta la proprietà privata dovrà passare, senza sforzi, in mano allo Stato.
Ora, siccome alle leve del comando delle nazioni comuniste vediamo, infallibilmente, installati, gloriosi e trionfanti, ognora i Giudei — sebbene a volte celati dietro terze persone — ecco, che con questo trapasso generale di proprietà, s'impadroniscono «ipso facto» di tutto l’oro e di tutti i beni appartenenti a quelle nazioni. Fanno, d'un colpo, un bottino di proporzioni così immense e colossali, che uno più spettacolare non si potrebbe davvero immaginare.
Esaminiamo adesso, come, col regime comunista, riescano a narcotizzare e dominare incontrastati.
I popoli, caduti sotto tale dittatura, vengono storditi con gran fracasso di propaganda, con dottrine che hanno la parvenza di verità, con paroloni altisonanti, come: pace, libertà, lavoro, democrazia, progresso, ecc...; eppoi, canti, balli e cortei; un po' di polvere negli occhi, col procurare loro un qualche effimero ed apparente benessere; ecco, allora, questi popoli, del tutto tacitati, bene addormentati, contenti e... canzonati.
Al contrario, i veri trionfatori della partita, bene occultati ed in alto, se la ridono allegramente, mangiano a quattro ganasce, giubilanti di essere riusciti, così magistralmente, a menare per il naso la gran massa dei proletari che, mentre anelavano all'abolizione del capitalismo e convinti di operare in proprio favore, senz'accorgersene, si sono invece adoperati a... diventare lo sgabello dei più autentici e sfrenati capitalisti.
Questi, in lingua povera, dicono loro: Togliete, rubate il capitale a chi lo possiede, e consegnatelo a noi, che ce lo godremo tranquillamente! In quanto a voi, che ci avete fatto un così grande servizio, sarete compensati con una scarica di bastonate, però, vi daremo la «convinzione Gioiosa» di essere voi il popolo sovrano, con mille piccoli sotterfugi, come: cooperative, commissioni interne, consigli di fabbrica e di gestione, tribunali del popolo, ecc... Eccitati da questa convinzione, ridendo e cantando a squarciagola, vi piegherete sotto il giogo della più ferrea dittatura di Stato-padrone, industriale, commerciante ed agricoltore. Noi godremo la fonte di mai viste ricchezze, e voi vi degraderete dalla dignità di uomini liberi, diventando semplici macchine umane, semplici numeri. L'iniziativa privata verrà completamente abolita e la vostra personalità sarà distrutta. Voi vi assoggetterete al lavoro forzato a vita, né più né meno come bestie da soma o come miserabili schiavi, sotto la sorveglianza di crudeli poliziotti e di spie che, se non lavorerete in pieno, vi accuseranno e castigheranno come colpevoli di sabotaggio del lavoro.
Tutto ciò avverrà in un paese ridotto a somiglianza di una grande caserma militare, sopra del quale dovrà unicamente risplendere il sole dell'avvenire comunista, essendovi ogni altro partito politico totalmente polverizzato, mentre qualsiasi culto di fede religiosa vi sarà inesorabilmente bandito, dovendovi trionfare non altro che il materialismo ateo.
(1) Cfr. «Vieille Francc» n. 169, 22-20 Aprile 1920.
(2) Paris, ed. Perrin, 1937. Cfr. pure Henry Ford, «L'Ebreo Internazionale».
(3) Giudichi il lettore, quale piega potrebbero assumere le vicende d'Italia — nell'ipotesi d'una insurrezione comunista — allorché — come oggi si constata — (così scrivevo nel 1955 ed in quell'epoca la cosa era esatta) vediamo presiedere al Comando dell'Arma dei Carabinieri degli autentici Giudei, quali un Gen. Sonnino (Vice-Comandante generale) ed un Gen. Levi; quando, a Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, vediamo insediato il Gen. giudeo. Liuzzi; quando abbiamo adesso, quasi alto protettore, (?) il nuovo Ambasciatore degli Stati Uniti nella persona del giudeo David Zellerbach. Certamente, col passar del tempo i nomi sono ora cambiati, ma resta sempre a temere, che se più non è pane è pancotto.
“Vermijon”