mercoledì 6 marzo 2019

LA SANTISSIMA EUCARESTIA



LA PRESENZA REALE
Testimonianza di Gesù Cristo
Mirate, perché io sono quel desso. (Luca, XXIV, 39).

La Chiesa ci dice: Gesù Cristo è veramente presente nell'Ostia santa. E Gesù ci manifesta la sua presenza in due modi: interiormente e pubblicamente.

I. - Manifestazione inferiore.

La manifestazione inferiore compiesi nell'anima dei comunicante. Gesù opera in chi lo riceve un triplice miracolo.

Miracolo di riforma. 
Gesù da al comunicante l'impero saldo sulle sue passioni. Egli è quel Gesù che ha detto agli Apostoli: Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo; che ha intimato alla tempesta: Taci; e ora dice all'orgoglioso, all'avaro, all'uomo tormentato dalla ribellione dei sensi, allo schiavo delle malvagio passioni: S'infrangano le tue catene e sii libero! E così chi si è comunicato sentesi più forte: al partire dalla sacra Mensa ci pare di poter dire con San Paolo: Di tutte queste cose siamo più che vincitori per Colui che ci ha amati.

E' un cambiamento pronto, un fuoco acceso d'un tratto. Ora, se Gesù Cristo non fosse nell'Ostia santa, non si opererebbero tali prodigi; è più difficile riformar la natura che formarla; più costa all'uomo correggersi, vincere se stesso, che non compiere una buona azione esterna, anche eroica: l'abitudine è una seconda natura.

E' dunque chiaro; l'Eucaristia soltanto, almeno nel corso ordinario delle cose e secondo i dati dell'esperienza, ci da il potere di riformare le cattive abitudini che dominano in noi. 

Miracolo di trasformazione.
Non vi ha che un mezzo per cambiare una vita da naturale in soprannaturale, ed è questo il trionfo dell'Eucaristia, in cui Gesù Cristo stesso fa l'educazione dell'uomo.

L'Eucaristia sviluppa in noi la fede. Eleva, nobilita, purifica il nostro amore; c'insegna ad amare. L'amore è il dono di sé; ora, Gesù nell'Eucaristia si da totalmente, al consiglio aggiunge l'esempio.

L'Eucaristia trasforma anche il nostro esteriore, comunicando al corpo una grazia, una bellezza, riflesso della beltà inferiore: sul volto del comunicante tu scorgi una trasparenza della divinità, nelle sue parole una dolcezza, in tutti i suoi atti una soavità che annunziano la presenza di Gesù Cristo: è il profumo di Gesù.

Miracolo di forza, la quale fa sì che noi dimentichiamo noi stessi e c'immoliamo.
Ed ecco l'uomo di fronte alla sventura attingere nell'Eucaristia la forza per superarla; il cristiano tra le avversità, le calunnie, le angoscie, nell'Eucaristia trovare la calma e la pace; ecco il fedele soldato di Gesù in virtù della Comunione vincere le tentazioni, gli assalti degli uomini e dell'inferno. Invano si cerca fuori dell'Eucaristia una simile forza sovrumana. Ma se l'Eucaristia la da, Gesù, il Salvatore, il Dio forte è veramente in essa. Tale è la manifestazione inferiore che Gesù Cristo fa della sua presenza nel Santissimo Sacramento.

II. - Manifestazione pubblica.

Si videro peccatori, profanatori dell'augustissimo Sacramento, venire pubblicamente puniti della loro audacia. Gesù manifestava la sua giustizia.

Appena ha Giuda sacrilegamente ricevuto il Corpo del suo Dio, entra in lui satana; prima della Comunione sacrilega, il demonio lo tentava; dopo ne prese possesso: Introivit in eum satanas. San Paolo nelle comunioni tiepide o sacrileghe dei Corinti trovava la ragione della loro apatia, del loro sonno letargico nel bene.

La storia riferisce terribili esempi di comunicanti indegni, subitamente colpiti dalla giustizia di Nostro Signore che oltraggiavano nell'Eucaristia. Gesù Sacramentato manifesta di più la sua potenza sui demoni.

Quando negli esorcismi, per vincere demoni che avevano resistito ad ogni mezzo, si presentava l'Ostia sacrosanta, quelli mandavano grida di rabbia e cedevano al loro Dio presente. A Milano S. Bernardo, nella Messa, dopo il Pater, posa il calice e la patena sulla testa di un'ossessa, e il demonio né esce furibondo mandando urli spaventosi: Gesù Cristo, il Signore Iddio è là!

E quanti ammalati guariti dall'Eucaristia! Non si conoscono tutti i fatti di tale natura; ma Gesù continua nel Santissimo Sacramento a sanare da ogni sorta d'infermità; la storia lo attesta. San Gregorio di Nazianzo racconta questo fatto commovente. Sua sorella Gorgonia, da lungo tempo ammalata, si leva di notte, va dinanzi al santo Tabernacolo e nella vivezza della sua fede dice a Nostro Signore: «Io non mi leverò di qui, Signore, se prima non mi guarisci». Si levò, ed era guarita.

Finalmente, quante apparizioni di Nostro Signore e sotto varie forme! Di tanto in tanto si compiace rinnovare il miracolo del monte Tabor. Tali manifestazioni non sono, a dire il vero, necessarie, poiché noi abbiamo la parola stessa della Verità: attestano però che la parola di Gesù Cristo ha veramente operato ciò che ha detto. Sì, Signore Gesù Cristo, noi crediamo che tu sei nel Santissimo Sacramento veramente e sostanzialmente presente: accresci, accresci la nostra fede! 

di San Pietro Giuliano Eymard

Gli esercizi della Quaresima: l'elemosina, la preghiera, il digiuno



Fratelli miei, cominciamo oggi il grande viaggio della Quaresima. Portiamo dunque sulla nostra nave ogni provvigione di cibo e bevande, e soprattutto un'abbondante misericordia di cui avremo bisogno. Poiché il digiuno ha fame, il digiuno ha sete, se non si nutre di bontà, se non si disseta di misericordia. Il nostro digiuno ha freddo, non resiste se non lo copre il vello dell'elemosina, se non lo avvolge il vestito della compassione.
Fratelli, ciò che la primavera è per la terra, la misericordia è per il digiuno: il dolce vento primaverile fa fiorire tutte le gemme delle piante; la misericordia del digiuno fa spuntare tutti i nostri semi fino alla fioritura, fa loro portar frutto fino alla raccolta celeste. Ciò che è l'olio per la lampada, lo è la bontà per il digiuno. Come la materia grassa dell'olio accende la luce della lampada e, con così poco cibo, la fa brillare per confortare l'intera notte, così la bontà fa risplendere il digiuno: esso getta raggi fino a raggiungere la pienezza della continenza. Ciò che il sole è per il giorno, l'elemosina lo è per il digiuno: lo splendore del sole accresce la luminosità del giorno, dissipa l'oscurità delle nubi; l'elemosina col digiuno ne santifica la santità e, grazie alla luce della bontà, scaccia dai nostri desideri tutto ciò che potrebbe portare morte. Insomma, ciò che il corpo è per l'anima, la generosità, per così dire, ne occupa il posto per il digiuno: quando l'anima si ritira dal corpo, gli porta la morte; se la generosità si allontana dal digiuno, è la sua morte.
San Pietro Crisologo (ca 406-450)

Le Ceneri: il segno della conversione



L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale.
Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione". La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.
La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.
Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gn18,27).
Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19).
In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27). Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9).
Anche Giuditta invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).
La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione:"Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo".
Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo".
Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa; inoltre può essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne del tempo di quaresima, congedo.

Le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristiche del mercoledì ma sarà opportuno indicare una celebrazione comunitaria "privilegiata" nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di conversione che si sta iniziando.

La morte non ha prevalso su di me… ed io sono così grata!!!





Sindrome Post Aborto - Io, Gianna Jessen, sopravvissuta all’aborto


Testimonianze di Gianna Jessen rilasciate il 22 aprile 1996 ed il 20 luglio 2000 davanti al Sottocomitato Giudiziario del Congresso sulla Costituzione


Oggi la testimonianza non è di una donna che ha abortito, ma di una che è stata abortita, ed è miracolosamente sopravvissuta.



Mi chiamo Gianna Jessen. Vorrei dirvi grazie per la possibilità di parlare oggi. Non è una piccola cosa dire la verità. Dipende unicamente dalla grazia di Dio il poterlo fare. Ho 23 anni. Sono stata abortita e non sono morta. La mia madre biologica era incinta di sette mesi quando andò da Planned Parenthood nella California del sud e le consigliarono di effettuare un aborto salino tardivo. Un aborto salino consiste nell’iniezione di una soluzione di sale nell’utero della madre. Il bambino inghiottisce la soluzione, che brucia il bambino dentro e fuori, e poi la madre partorisce un bambino morto entro 24 ore. Questo è capitato a me! Sono rimasta nella soluzione per circa 18 ore e sono stata partorita VIVA il 6 aprile 1977 alle 6 del mattino in una clinica per aborti della California. C’erano giovani donne nella stanza che avevano appena ricevuto le loro iniezioni ed aspettavano di partorire bambini morti. Quando mi videro, provarono l’orrore dell’omicidio. Un’infermiera chiamò un’ambulanza e mi fece trasferire all’ospedale. Fortunatamente per me il medico abortista non era alla clinica. Ero arrivata in anticipo, non si aspettavano la mia morte fino alle 9 del mattino, quando sarebbe probabilmente arrivato per il turno d’ufficio. Sono sicura che non sarei qui oggi se il medico abortista fosse stato alla clinica dato che il suo lavoro è togliere la vita, non sostenerla. Qualcuno ha detto che sono un “aborto mal riuscito”, il risultato di un lavoro non ben fatto. Fui salvata dal puro potere di Gesù Cristo. Signore e Signori, dovrei essere cieca, bruciata… dovrei essere morta! E tuttavia, io vivo! Rimasi all’ospedale per circa tre mesi. Non c’era molta speranza per me all’inizio. Pesavo solo nove etti. Oggi, sono sopravvissuti bambini più piccoli di quanto lo ero io. Un medico una volta mi disse che avevo una gran voglia di vivere e che lottavo per la mia vita. Alla fine potei lasciare l’ospedale ed essere data in adozione. Per via di una mancanza di ossigeno durante l’aborto vivo con la paralisi cerebrale. Quando mi fu diagnosticata, tutto quello che potevo fare era stare sdraiata. Dissero alla mia madre adottiva che difficilmente avrei mai potuto gattonare o camminare. Non riuscivo a tirarmi su e mettermi a sedere da sola. Attraverso le preghiere e l’impegno della mia madre adottiva, e poi di tanta altra gente, alla fine ho imparato a sedere, a gattonare e stare in piedi. Camminavo con un girello e un apparecchio ortopedico alle gambe poco prima di compiere quattro anni. Fui adottata legalmente dalla figlia della mia madre adottiva, Diana De Paul, pochi mesi dopo che cominciai a camminare. Il Dipartimento dei Servizi Sociali non mi avrebbe rilasciato prima per essere adottata. Ho continuato la fisioterapia per la mia disabilità e, dopo in tutto quattro interventi chirurgici, ora posso camminare senza assistenza. Non è sempre facile. A volte cado, ma ho imparato a cadere con grazia dopo essere caduta per 19 anni. Sono così grata per la mia paralisi cerebrale. Mi permette di dipendere veramente solo da Gesù per ogni cosa. Sono felice di essere viva. Sono quasi morta. Ogni giorno ringrazio Dio per la vita. Non mi considero un sottoprodotto del concepimento, un pezzo di tessuto, o un altro dei titoli dati ad un bambino nell’utero. Non penso che nessuna persona concepita sia una di quelle cose.
Ho incontrato altri sopravvissuti all’aborto. Sono tutti grati per la vita. Solo alcuni mesi fa ho incontrato un’altra sopravvissuta all’aborto. Si chiama Sarah. Ha due anni. Anche Sarah ha la paralisi cerebrale, ma la sua diagnosi non è buona. È cieca ed ha delle gravi crisi . L’abortista, oltre ad iniettare nella madre la soluzione salina, la inietta anche nelle piccole vittime. A Sarah l’ha iniettata nella testa. Ho visto il punto della sua testa dove l’ha fatto. Quando parlo, non parlo solo per me stessa, ma per gli altri sopravvissuti, come Sarah, ed anche per quelli che non possono parlare… Oggi, un bambino è un bambino, quando fa comodo. È un tessuto o qualcos’altro quando non è il momento giusto. Un bambino è un bambino quando c’è un aborto spontaneo a due, tre, quattro mesi. Un bambino è chiamato tessuto o massa di cellule quando l’aborto volontario avviene a due, tre, quattro mesi. Perché? Non vedo differenza. Che cosa vedete? Molti chiudono gli occhi… La cosa migliore che posso farvi vedere per difendere la vita è la mia vita. È stata un grande dono. Uccidere non è la risposta a nessuna domanda o situazione. Fatemi vedere come possa essere la risposta. C’è una frase incisa negli alti soffitti di uno degli edifici del parlamento del nostro stato [la California]. La frase dice: “Ciò che è moralmente sbagliato, non è corretto politicamente”. L’aborto è moralmente sbagliato. Il nostro paese sta spargendo il sangue degli innocenti. L’America sta uccidento il suo futuro. Tutta la vita ha valore. Tutta la vita è un dono del nostro Creatore. Dobbiamo ricevere e conservare i doni che ci sono dati. Dobbiamo onorare il diritto alla vita.
Quando le libertà di un gruppo di cittadini indifesi sono violate, come per i nascituri, i neonati, i disabili e i cosiddetti “imperfetti”, capiamo che le nostre libertà come NAZIONE e Individui sono in grande pericolo. Vengo oggi a parlare in favore di questa legge a favore della protezione della vita. Vongo a parlare per conto dei bimbi che sono morti e per quelli condannati a morte. Learned Hand, un giurista americano rispettato (del nostro secolo) disse: “Lo spirito della libertà è lo spirito che non è troppo sicuro di essere giusto; lo spirito della libertà è lo spirito che cerca di capire le opinioni degli altri uomini e donne; lo spirito della libertà è lo spirito che pesa i loro interessi insieme ai propri, senza pregiudizi; lo spirito della libertà ci ricorda che neanche un passero cade a terra inosservato; lo spirito della libertà è lo spirito di Colui che, circa 2000 anni fa, ha insegnato all’umanità la lezione che non ha mai imparato, ma non ha mai dimenticato; che c’è un regno dove gli ultimi saranno ascoltati e considerati accanto ai più grandi.” Dov’è l’anima dell’America?! Voi membri di questo comitato: dov’è il VOSTRO cuore? Come potete trattare le questioni di una nazione senza esaminare la sua anima? Uno spirito omicida non si fermerà davanti a nulla finché non avrà divorato una nazione. Il Salmo 52,2-4 dice: “Lo stolto pensa: «Dio non esiste». Sono corrotti, fanno cose abominevoli, nessuno fa il bene. Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c'è un uomo saggio che cerca Dio. Tutti hanno traviato, tutti sono corrotti; nessuno fa il bene; neppure uno.” Adolf Hitler una volta disse: “L’abilità ricettiva delle grandi masse è solo molto limitata, la loro comprensione è piccola; d’altro lato la loro smemoratezza è grande. Essendo così, tutta la propaganda efficace deve essere limitata a pochissimi punti che a loro volta dovrebbero essere usati come slogan finché l’ultimo uomo sia capace di immaginare che cosa significhino tali parole”. Gli slogan di oggi sono: “Il diritto di una donna di scegliere”, “Libertà di scelta”, eccetera. C’era una volta un uomo che parlava dall’inferno (ne parla il capitolo 16 di Luca) che disse: “Sono tormentato da questa fiamma”. L’inferno è reale. Così lo è Satana, e lo stesso odio che crocifisse Gesù 2000 anni fa, ancora si trova nei cuori dei peccatori oggi. Perché pensate che questa intera aula tremi quando menziono il nome di Gesù Cristo? È così perché Egli è REALE! Egli può dare grazia per il pentimento e perdono a voi ed all’America. Noi siamo sotto il giudizio di Dio – ma possiamo essere salvati attraverso Cristo. Dice la Lettera ai Romani: 5,8-10: “Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo NEMICI, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.”

La morte non ha prevalso su di me… ed io sono così grata!!!


Mio Signore Crocifisso



Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,17).


Sangue di Cristo
che apri la mente dell’uomo
agli spazi infiniti dell’eternità
entra dentro il nostro cuore di carne
e rendilo capace di captare
la presenza di Dio 
che si rivela nella nostra storia quotidiana. 
La testimonianza della nostra fede
sia riverbero di quell’amore totale
che ti fece fluire dal costato trafitto 
del mio Signore crocifisso,
per irrorare tutta la terra 
della forza sanante del Redentore. 
La nostra fedeltà all’Amore sia il segno 
che la nostra società può, ancora oggi, 
uscire dalla palude del razionalismo 
e dell’indifferenza. Amen.

La Mia Parola, essi diranno, causa una tale offesa, che sarà considerata politicamente scorretta



Mia amata figlia diletta, se non fosse per la Mia Pazienza, la Mia Punizione sarebbe già stata 
inflitta sugli ingiusti che flagellano la Mia Chiesa sulla terra. 

L‟odio contro il Cristianesimo viene inflitto su di voi in tre modi: il primo è l‟apostasia globale, capeggiata da coloro che si vogliono vendicare di Me, ingannando il mondo affinché rifiuti tutto ciò che Mi riguarda e Mi abbandoni in un mondo desolato ed immorale; il secondo viene causato dal razionalismo e dell‟interferenza umana nella Mia Parola, poi diffusa dagli studiosi del Mio Verbo, i quali non sono colmati dallo spirito di Verità, ma ripieni invece di un 
fariseismo alimentato dall‟orgoglio. Fanno credere di essere molto competenti, 
nell‟interpretazione dei Miei Insegnamenti, mentre vi aggiungono nuove clausole e modificano 
ciò che Io ho insegnato per soddisfare i loro personali bisogni egoistici; infine, ci sono coloro 
che hanno il cuore di pietra, freddo, insensibile e colmo di un odio profondo e intenso per Me e 
per tutti coloro che praticano il Cristianesimo alla luce del sole. 

L‟influenza del diavolo si manifesta in così tanti modi che l‟uomo, da solo, é incapace di 
resistere alle pretese avanzate su di lui da parte di questi tre gruppi, che cercheranno di 
impedirgli di proclamare la Vera Parola di Dio. La Mia Parola, essi diranno, causa una tale 
offesa che sarà giudicata politicamente scorretta; questo verrà quindi mostrato come il motivo 
principale, a causa del quale cambiare radicalmente il volto del Cristianesimo. Solo i semplici, 
la gente il cui amore per Me è paragonabile a quello dei bambini, Mi saranno fedeli, perché gli 
altri saranno troppo occupati ad attuare le modifiche riguardanti l‟interpretazione della Mia 
Parola. Durante tutto questo tempo, i sacerdoti che ho chiamato a testimoniare la Verità, si 
prepareranno a proteggerla. 

Nascondere la Verità provocherà una terribile oscurità. Modificarla è una derisione della Mia 
Crocifissione. Presentare un sostituto della Verità significa rifiutarMi completamente. 
Eppure, i più grandi colpevoli saranno quelli che si vantano della loro conoscenza di Me: la 
loro santità maschererà la loro falsità e le loro parole ed azioni non vi attireranno mai verso 
Me, perché lo Spirito Santo non sarà presente nelle loro anime. Quando lo Spirito Santo non 
sarà presente, essi – questi traditori della Mia Parola – spingeranno nell‟oscurità coloro che 
hanno accolto con entusiasmo le loro menzogne. Tutte queste falsità porteranno l‟impronta del 
maligno – il peccato di orgoglio – la porta d‟ingresso verso la desolazione. Una volta aperta 
questa porta, tutte le altre iniquità vi fluiranno attraverso e le anime di tutti coloro che hanno 
ceduto all‟eresia diventeranno aride. 

Senza la Verità, vivrete in un mondo dove nulla di ciò che sentirete vi porterà la pace. Senza 
la Luce della Mia Presenza il sole non splenderà, diventerà offuscato e languente e poi 
diventerà caligine, fino a quando, a causa della mano dell‟uomo mortale, esso non porterà più 
luce, cosicché coloro che hanno occhi, ma che si rifiutano di vedere, non vedranno più, mentre 
coloro che hanno visto e hanno accolto lo Spirito di Dio, vedranno. 

Il vostro Gesù 

7 Agosto 2014




San Bernardo




Chi confida nel Signore non perché buono con lui ma perché è assolutamente buono, è colui che ama veramente Dio in nome di Dio e non in vista di se stesso.

I Dieci Comandamenti



ALLA LUCE DELLE RIVELAZIONI A MARIA VALTORTA 


IL TERZO COMANDAMENTO: “RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE”. 


3.2.1 L’esame della maggiore età nella tradizione ebraica. 
Avendo Gesù compiuto i dodici anni, la famiglia in occasione della Pasqua ebraica30, va a Gerusalemme per portare Gesù al Tempio per l’esame della maggiore età, il “Bar-mitzvah”. 
Chissà quante persone avrebbero voluto vedere come era vestito Gesù quando – dodicenne – si presentò al Tempio per ‘passare’ questo esame prescritto dalla Tradizione ebraica al fine di essere considerato un adulto, non più soggetto alla volontà dei genitori e responsabile personalmente e anche penalmente delle proprie azioni; oppure vedere il  suo nuovo taglio di capelli Ma se vedere qui sotto la vestizione di Gesù può essere una mera curiosità, più interessante è apprendere quanto Egli – 
dodicenne ma pur Sapiente in quanto giovanissimo Uomo-Dio – ebbe a dire proprio in merito alla santificazione delle feste, lasciando sbalorditi i Suoi ‘esaminatori’. 
Egli infatti per diventare Figlio della Torah, fu provvidenzialmente interrogato proprio sui Dieci Comandamenti e in particolare sull’argomento specifico di questa nostra riflessione: 
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Il Tempio in giorni di festa.31  
Folla che entra ed esce dalle porte di cinta, che traversa cortili, atri e portici, che scompare in questa o quella costruzione sita nei diversi ripiani su cui è disseminato l'agglomerato del Tempio.  
Entra anche, cantando sommessamente dei salmi, la comitiva della famiglia di Gesù. Tutti gli uomini prima, poi le donne. A loro si sono uniti anche altri, forse di Nazareth, forse amici di Gerusalemme. Non so.  
Giuseppe si separa, dopo aver con tutti adorato l'Altissimo dal punto in cui, si capisce, gli uomini potevano farlo (le donne si sono fermate un ripiano più basso) e col Figlio riattraversa, retrocedendo, dei cortili, poi piega da una parte ed entra in una vasta stanza che ha l'aspetto di una sinagoga. Non so come mai. C'erano anche nel Tempio le sinagoghe? Parla con un levita e questo scompare dietro una 
tenda a righe per tornare poi con dei sacerdoti anziani, credo siano sacerdoti, certo sono maestri nella conoscenza della Legge e destinati perciò ad esaminare i fedeli.  
Giuseppe presenta Gesù. Prima si sono ambedue profondamente inchinati ai dieci dottori, che si sono seduti dignitosamente su dei bassi sgabelli di legno.  
«Ecco» dice. «Questo è mio figlio. Da tre lune e dodici giorni è entrato nel tempo che la Legge destina per esser maggiorenni.32 Ma io voglio che lo sia secondo i precetti d'Israele. Vi prego osservare che per la sua complessione Egli mostra di essere uscito dalla puerizia e dall'età minore. E vi prego esaminarlo benignamente e giustamente per giudicare che quanto qui io, suo padre, asserisco è verità. Io l'ho preparato per quest'ora e per questa sua dignità di figlio della Legge.  
Egli sa i precetti, le tradizioni, le decisioni, le consuetudini delle fimbrie e delle filatterie, sa recitare le preghiere e le benedizioni quotidiane.  
 Può quindi, conoscendo la Legge in se stessa e nei suoi tre rami dell'Halascia, Midrasc e Aggada, condursi da uomo. 
Perciò io desidero esser liberato dalla responsabilità delle sue azioni e dei suoi peccati.  
D'ora in poi Egli sia soggetto ai precetti e sconti di suo le pene per i mancamenti verso di essi.  
Esaminatelo».  
«Lo faremo. Vieni avanti, fanciullo. Il tuo nome?».  
«Gesù di Giuseppe, di Nazareth».  
«Nazareno... Sai dunque leggere?».  
«Sì, rabbi. So leggere le parole scritte e quelle che sono chiuse nelle parole stesse».  
«Come vorresti dire?».  
«Voglio dire che comprendo anche il significato dell'allegoria o del simbolo che si cela sotto l'apparenza, così come la perla non appare ma è nella conchiglia brutta e serrata».  
«Risposta non comune e molto saggia. Raramente si ode ciò su labbra adulte; in un bambino, poi, e nazareno per giunta!...».  
L'attenzione dei dieci si è fatta sveglia.  
I loro occhi non perdono un istante di vista il bel fanciullo biondo che li guarda sicuro, senza spavalderia, ma senza paura.  
«Tu fai onore al tuo maestro, che, per certo, era assai dotto».  
«La Sapienza di Dio era raccolta nel suo cuore giusto».  
«Ma udite! Te felice, padre di tal figlio!».  
Giuseppe, che è in fondo alla sala, sorride e si inchina. 
Danno a Gesù tre rotoli diversi, dicendo: «Leggi quello serrato da nastro d'oro».  
Gesù apre il rotolo e legge. È il Decalogo. Ma, dopo le prime parole, un giudice gli leva il rotolo dicendo: «Prosegui a memoria».  
Gesù lo dice così sicuro che pare che legga.  
Ogni volta che nomina il Signore si inchina profondamente.  
«Chi ti ha insegnato ciò? Perché lo fai?».  
«Perché santo è quel Nome e va pronunciato con segno interno ed esterno di rispetto. Al re, che è re per breve tempo, si inchinano i sudditi, e polvere egli è. Al Re dei re, all'altissimo Signore d'Israele, presente anche se non visibile che allo spirito, non si dovrà inchinare ogni creatura, che da Lui dipende con sudditanza eterna?».  
«Bravo! Uomo, noi ti consigliamo di fare istruire il figlio tuo da Hillel o Gamaliele.33 È nazareno... ma le sue risposte fanno sperare da Esso un nuovo grande dottore».  
«Il figlio è maggiorenne. Farà secondo il suo volere. Io, se sarà volere onesto, non lo contrasterò».  
«Fanciullo, ascolta. Hai detto: "Ricordati di santificare le feste. Ma non solo per te, ma per tuo figlio e figlia e servo e serva, ma persino per il giumento è detto di non fare, il sabato, lavoro".  
Or dimmi, se una gallina depone un uovo in sabato od una pecora figlia, sarà lecito usare quel frutto del suo ventre, oppure sarà considerato obbrobrio?».  
«So che molti rabbi, ultimo il vivente Sciammai, dicono che l'uovo deposto in sabato è contrario al precetto. Ma Io penso che altro è l'uomo e altro è l'animale o chi compie atto animale come è il partorire.  
Se io obbligo il giumento a lavorare, io compio anche il suo peccato, perché io mi impongo con la sferza a farlo lavorare. Ma se una gallina depone l'uovo maturatosi nella sua ovaia, o una pecora genera il figlio in sabato, perché ormai maturo al nascere, no, che tale opera non è peccato, né peccato è, agli occhi di Dio, l'uovo e l'agnello in sabato deposti».  
«Perché mai, se tutto ed ogni lavoro in sabato è peccato?».  
«Perché il concepire e generare corrisponde al volere del Creatore ed è regolato da leggi da Lui date ad ogni creato. Or la gallina non fa che ubbidire a quella legge che dice che, dopo tante ore di formazione, l'uovo è completo e va deposto, e la pecora pure non fa che ubbidire a quelle leggi 
messe da Colui che tutto fece, il quale stabilì che due volte l'anno, quando ride primavera sui prati in fiore, e quando si spoglia il bosco delle sue fronde e gelo stringe il petto dell'uomo, le pecore andassero ai loro connubi per dar poi, all'opposto tempo, latte, carne e formaggi sostanziosi, nei 
mesi di più aspra fatica per le messi, o di più sofferente squallore per i geli.  
Se dunque una pecora, giunto il suo tempo, depone il suo nato, oh! questo ben può esser sacro anche all'altare, perché è frutto di ubbidienza al Creatore».  
«Io non lo esaminerei oltre. La sua sapienza supera le adulte e stupisce».  
«No. Si è detto capace di comprendere anche i simboli. 
Udiamolo».  
«Prima dica un salmo, le benedizioni e le preghiere».  
«Anche i precetti»  
«Sì. Di' i midrasciot».  
Gesù dice sicuro una litania di «non fare questo... non fare quello...». Se noi dovessimo avere ancora tutte queste limitazioni, ribelli come siamo, le assicuro che non si salverebbe più nessuno...  
«Basta. Apri il rotolo dal nastro verde».  
Gesù apre e fa per leggere.  
«Più avanti, più ancora».  
Gesù ubbidisce.  
«Basta. Leggi e spiega, se ti pare che ci sia simbolo».  
«Nella Parola santa raramente manca. Siamo noi che non lo sappiamo vedere e applicare.  
Leggo: quarto libro dei Re, capo 22°, versetto 1034: "Safan, scriba, continuando a riferire al re, disse: 'Il sommo sacerdote Elkia m'ha dato un libro'. Avendolo Safan letto alla presenza del re, il re, udite le parole della Legge del Signore, si stracciò le vesti35 e poi diede...»  
«Vai oltre i nomi».  
«..."quest'ordine: 'Andate a consultare il Signore per me, per il popolo, per tutto Giuda, riguardo alle parole di questo libro che si è trovato, perché la grande ira di Dio s’è accesa contro di noi perché i padri nostri non ascoltarono le parole di questo libro, in modo da seguirne le prescrizioni ...» 36 
«Basta. Il fatto avviene molti secoli lontano da noi. Quale simbolo trovi in un fatto di cronaca antica?».  
«Trovo che non vi è tempo per ciò che è eterno. E eterno è Dio e l'anima nostra, eterni i rapporti fra Dio e l'anima. 
Perciò, ciò che aveva provocato il castigo allora è la stessa cosa che provoca i castighi ora, e uguali sono gli effetti della colpa».  
«Cioè?».  
«Israele più non sa la Sapienza, la quale viene da Dio. È a Lui, e non ai poveri uomini, che occorre chiedere luce, e luce non si ha se non si ha giustizia e fedeltà a Dio. Perciò si pecca, e Dio, nella sua ira, punisce».  
«Noi non sappiamo più? Ma che dici, fanciullo? E i precetti?».  
«I precetti sono, ma son parole. Li sappiamo ma non li mettiamo in pratica. Perciò non sappiamo. Il simbolo è questo: ogni uomo, in ogni tempo, ha bisogno di consultare il Signore per conoscerne il volere e ad esso attenersi per non attirarne l'ira».  
«Il fanciullo è perfetto. Neppure il tranello della domanda insidiosa ha turbato la sua risposta. Sia condotto nella vera sinagoga».  
Passano in una stanza più vasta e pomposa. Qui, per prima cosa, gli raccorciano i capelli. I riccioloni vengono raccolti da Giuseppe. Poi gli stringono la veste rossa con una lunga cintura girata a più giri intorno alla vita, gli legano delle striscioline alla fronte, al braccio e al mantello. Le fissano con delle specie di borchie.  
Poi cantano salmi e Giuseppe loda con una lunga preghiera il Signore e invoca sul Figlio ogni bene.  
La cerimonia ha termine.  
Gesù esce con Giuseppe. Tornano da dove erano venuti, si riuniscono ai parenti maschi, comperano e 
offrono un agnello; poi, con la vittima sgozzata, raggiungono le donne.  
Maria bacia il suo Gesù. Pare sia degli anni che non lo vede. Lo guarda, fatto più uomo nella veste e nei capelli, lo carezza... Escono e tutto finisce. 
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a cura del Team Neval 
Riflessioni di Giovanna Busolini 

Tu, dono gratuito



Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi (Lc 5,38).


Sangue di Cristo,
tu sei dono gratuito
dell’amore infinito di Dio.
Tu solo puoi entrare 
nelle cellule della nostra umanità
e trasformare la natura umana
in un angolo di infinito
dove il mistero circonfuso di luce
trova il suo spazio.
Facci creature nuove,
che già qui e ora, 
come eredi del tuo regno eterno,
vivano la gioia
di essere redente. Amen.

MESSAGGIO DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO ALLA SUA AMATA FIGLIA LUZ DE MARIA 4 MARZO 2019



Amato Popolo Mio:

Vi invito a meditare le Mie Parole, anche se la mancanza di coscienza di alcuni dei Miei figli, offusca le Mie Parole. È PER QUESTO CHE MI PRESENTERÒ CON IL MIO AMORE, CON LA MIA MISERICORDIA E CON LA MIA GIUSTIZIA DI FRONTE ALL’UMANITÀ.

La Mia Misericordia guarda un Mio figlio pentito e con fermo proposito di correggersi, come se fosse la prima volta e gli offre il meglio della Mia Casa.
La Mia Misericordia trabocca di fronte a un figlio veramente pentito e che si dispone a non offendermi più. 
Io Sono contemporaneamente Clemente e Giusto Giudice.

NON VOGLIO CHE CONFONDIATE LA MIA MISERICORDIA
CON L’IMPUNITÀ…

 IO VERRÒ E TUTTI I MIEI FIGLI SARANNO GIUDICATI, TUTTI.

Con l’inizio del tempo della Quaresima, il Mio Popolo ha davanti a sé la Mia Misericordia e se il pentimento sarà quello dovuto, Io li porrò nel Mio Sacro Cuore, dove godranno della forza per sopportare quello che sta per giungere all’umanità, in mezzo alla follia di coloro che stanno facendo tremare la Mia Chiesa.

Pregate ed affidatevi alla Mia Madre Santissima che, quale Porta del Cielo, intercede costantemente per ciascuno dei Miei figli, li chiama, li sostiene continuamente perché non si perdano.

Riflettete e non retrocedete di fronte al male che sta distillando immondizia sui Miei figli cosicché i demoni, con le loro insidie, li soffochino al punto di portarli a disprezzare la Salvezza che in modo particolare in questa Quaresima, Io sto offrendo loro perché si salvino l’anima.

La Mia Chiesa sta soffrendo, ma quanti stanno godendo di questa sofferenza dei Miei! 
La Mia Chiesa viene minata, ma guai a coloro che la stanno minando!
Guai a coloro che sono pietra d’inciampo per i Miei figli e che li stanno portando verso l’abisso o a soffrire!

Popolo Mio, vi chiedo di essere forti, di resistere amandomi, senza retrocedere, ma dando testimonianza del Mio Amore che è presente in voi.

TUTTE LE MIE LEGIONI CELESTI STANNO ACCORRENDO PER 
GUIDARE LA MIA CHIESA FEDELE, FEDELE A ME, ALLA SACRA SCRITTURA, FEDELE ALLA LEGGE DIVINA, FEDELE AI MIEI INSEGNAMENTI E ALLE MIE OSSERVANZE.

PER QUELLI CHE MI AMANO E CHE SONO OSSERVANTI DELLA MIA VERITÀ, QUESTI SONO I MOMENTI DEL PUNTO DI SVOLTA.

Non temete, non retrocedete, continuate ad essere testimoni del Mio Amore, solo in questo modo riuscirete a continuare ad andare avanti. 
Coloro che non daranno testimonianza del Mio Amore, saranno confusi e portati su altre strade che conducono unicamente alla perdizione.

LA MIA CHIESA È UNA, NELLA MIA VOLONTÀ, NON ESISTONO VARIE PAROLE, MA UN’UNICA PAROLA CHE È LA VIA, LA VERITÀ, LA VITA. (Gv 14,6).

Particolarmente in questa Quaresima, non venite meno, continuate ad essere fedeli e ad amare Mia Madre ed in special modo ad accompagnarla durante la Mia Via verso il Calvario.

POPOLO MIO, DOVETE ESSERE IL MIO STESSO AMORE. 
VI INVITO AD ESSERE CREATURE NUOVE, A METTERE DA PARTE IL PECCATO CHE VI PORTA ALLA MORTE SPIRITUALE, LIBERATEVI DEI VECCHI ABITI, LOTTATE CONTRO QUELL’EGO EBBRO CON IL QUALE COLPITE I VOSTRI FRATELLI, CON IL QUALE FERITE COLORO CHE MI SONO PIÙ VICINI.

L’uomo dimentica che con il giudizio con il quale giudica, lui stesso sarà giudicato e con la misura con la quale misurate sarete misurati. (Mt 7, 1-2)
Praticate le Opere di Misericordia e mettetele in pratica.

Pregate figli Miei, pregate per il Messico, patirà, la sua terra tremerà.

Pregate figli Miei, pregate per gli Stati Uniti, la sua terra tremerà e patiranno a causa della natura.

Pregate figli Miei, pregate per l’Italia, patirà, la terra tremerà.

Amato Popolo Mio, il Mio Angelo di Pace vi porterà la Mia Luce, lui vi accompagnerà, pregate per questo. (*)

Riconciliatevi con la Mia Casa, vi riceverò con il Mio Amore.

Siate risoluti con voi stessi, siate molto decisi, non permettete che vi allontanino da Me.

Vivete questa Quaresima disposti al vero incontro, in comunione con il Mio Amore, con la Mia Verità, con la Mia Pace, estremamente consapevoli di essere Miei figli. 

Pregate, offrite, e chi può farlo digiuni.

Vivete nella Mia Pace.

Vi benedico, vi porto nel Mio Sacro Cuore.

Il vostro Gesù

AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO



COMMENTO DI LUZ DE MARIA

Fratelli:

Con l’inizio della Quaresima quale cammino di conversione interna del cuore, della mente e del pensiero, veniamo chiamati a fare un’esaustiva revisione interiore dello stato della nostra coscienza, prima di tutto davanti a Dio e quindi riguardo al nostro ego e a quelle maschere che si indossano per affievolire la voce della coscienza e per sentirsi a posto con il peccato.

L’amore è la cosa più difficile che nostro Signore ci chiede, perché ciascuno lo può adattare a interpretazioni soggettive, mentre l’amore non va interpretato, ma va messo in pratica.

Per amare Dio, si deve amare il prossimo, perché l’amore per il prossimo è subordinato all’amore per Dio. Se non si ama il prossimo significa che non si sta amando debitamente Dio; il prossimo è vicino a noi, ci sta attorno in ogni ambito della nostra vita.

Fratelli, nostro Signore ci parla del Suo Angelo di Pace, affinché ci rendiamo consapevoli che la venuta di questo Angelo avverrà dopo l’apparizione pubblica dell’anticristo.

L’Angelo di Pace, l’Inviato del Cielo all’umanità, verrà per risvegliare i cuori addormentati.

Amen.

martedì 5 marzo 2019

L’ITALIA



negli Scritti di Luisa Piccarreta  


Dal Volume 7 - Aprile 17, 1906
Dio armerà gli elementi contro dell’uomo.

Questa mattina me la sono passata male.  Mi trovavo fuori di me stessa e non vedevo altro che fuoco;  pareva che si apriva la terra e minacciava ingoiare in sé città, monti ed uomini;  pareva che il Signore vorrebbe [volesse] distruggere la terra, ma in modo speciale pareva a diversi tre punti, uno distante dall’altro, e qualcuno di questi anche in Italia.  Pareva tre bocche vulcaniche, che chi mandava fuoco ed allagava le città, e dove si apriva la terra e succedevano orribili scosse di terremoti;  io non capivo tanto bene se stavano succedendo o pure dovranno succedere;  quante rovine!  Eppure la causa di ciò è il solo peccato, e l’uomo non vuole arrendersi, pare che l’uomo si è messo contro Dio, e Dio armerà gli elementi contro dell’uomo:  l’acqua, il fuoco, il vento e tante altre cose, e faranno morire molti e moltissimi;  che spavento, che raccapriccio!  Mi sentivo morire a vedere tutte queste scene dolorose, avrei voluto soffrire qualunque cosa per placare il Signore.
Quando appena il Signore si è fatto vedere;  ma chi può dire come?  Ho detto qualche cosa per placarlo, ma non mi dava retta, poi mi ha detto: “Figlia mia, non trovo più dove riposare nella mia Creazione.  Fammi riposare in te e tu riposati in Me e taci”.