lunedì 1 giugno 2020

La battaglia continua



LA LINGUA LATINA

***

Ora, questo è un allontanarsi dal rinnovamento incruento del sacrificio del Calvario!.. Difatti, secondo questa “nuova definizione”, il sacrificio di Cristo sarebbe successo una volta sola, per sempre e durerebbe nel suo effetto. È la dottrina di Lutero!..
Se il “sacrificio” è solo un “memoriale”, nel quale continua l’effetto dell’unico sacrificio, allora Cristo è presente solo spiritualmente; e questo fa diminuire anche la reintrodotta espressione “in persona Christi”; e la “presenza reale” è solo simboleggiata nelle due specie! La comprova di questo lo si può avere anche con le dichiarazioni dei teologi tedeschi Lângerlin, collaboratore di J. A. Jungmann, e di Johannes Wagner, i quali, parlando appunto della “nuova versione” del paragrafo (7), dicono:

«Malgrado la nuova versione, concessa, nel 1970, ai reazionari militanti (che sarebbero i cardinali Ottaviani e Bacci... e noi!), e ciò nonostante non disastrosa (!!), grazie all’abilità dei redattori, la nuova teologia della Messa evita pure le vie senza uscite delle teorie di sacrificio post-tridentine, e corrisponde per sempre a certi documenti interconfessionali degli ultimi anni»5.

È chiaro: l’attuale culto è storpiato, sopratutto in questi due punti: la “finalità della Messa” e l’Essenza del Sacrificio.

1) - Finalità della Messa

a) La “finalità ultima”, ossia il “Sacrificium laudis” alla SS. Trinità, secondo l’esplicita dichiarazione di Cristo (Ps. XL, 7-9 in Hebr. 10, 5), è scomparsa dall’Offertorio, dal Prefazio e dalla conclusione della Messa (“Placeat tibi Sancta Trinitas”);
b) La “finalità ordinaria”, o “Sacrificio propiziatorio”, è deviata: invece di metter l’accento sulla remissione dei peccati dei vivi e dei morti, è messa sulla nutrizione e santificazione dei presenti (n. 54). Certo, Cristo, in stato di vittima, ci unisce al suo stato vittimale; ma questo precede la “manducazione”, tanto è vero che il popolo, assistendo alla Messa, non è tenuto a comunicarsi sacramentalmente;
c) La “finalità immanente”, cioé: il solo sacrificio gradito e accettabile da parte di Dio è solo quello di Cristo. Nel nuovo “Ordo Missae”, invece, (messa bugniniana-paolina) si snatura questa “offerta” in una specie di scambio di doni tra l’uomo e Dio. L’uomo porta il “pane”, e Dio lo cambia “in pane di vita”. L’uomo porta il “vino”, e Dio lo cambia in “bevanda spirituale”.
Ma questo “panis vitae” e “potus spiritualis” sono una vera indeterminatezza che può significare qualsiasi cosa! C’è, qui, l’identico e capitale equivoco della definizione di Messa; là, il Cristo, presente solo spiritualmente in quel “pane e vino” spiritualmente mutati!
É un gioco di equivoci. Per questo furono soppresse le due stupende preghiere: “Deus qui humanae substantiae mirabiliter condidisti...” e “Offerimus tibi, Domine, Calicem salutaris...”. Quindi, non v’è più distinzione tra sacrificio vino e umano! Perciò, avendo soppresso le “finalità reali”, ne hanno inventate di fittizie: “offerte per i poveri”, “per la chiesa” e offerta dell’ostia da immolare. Così, la partecipazione all’immolazione della Vittima divina è diventata una specie di riunione tra filantropi e una specie di banchetto di beneficenza!..

2) - Essenza del Sacrificio

a) “Presenza Reale”: mentre nel “Suscipe” era esplicitato il “fine” dell’offerta, qui, nessuna menzione. Quindi, il mutamento di formulazione rivela un mutamento di dottrina. Cioè: la non-esplicitazione del Sacrificio significa - si voglia o no! - la soppressione del ruolo centrale della “Presenza Reale”. Difatti, a questa “Presenza Reale” e permanente di Cristo, in Corpo, Anima e Divinità, non si fa mai alcuna allusione. La stessa parola “transustanziazione” è completamente ignorata!
b) “Formule consacratorie”: La formula antica della Consacrazione non era “narrativa”, come quella, invece, delle “nuove formule consacratorie”, pronunciate dal sacerdote come fossero una “narrazione storica” e non come esprimenti un giudizio categorico e affermativo, proferito da Colui nella cui persona Egli agisce: “Hoc est Corpus meum”, e non “Hoc est Corpus Christi”. Quindi, le parole della Consacrazione, quali sono inserite nel contesto del “Novus Ordo”, possono essere valide in virtù dell’intenzione del ministro, ma possono anche non essere valide, perché non lo sono più “ex vi verborum”, cioé in virtù del “modus significandi” che avevano, fino a ieri, nella Messa.
Perciò, potremmo anche domandarci: i sacerdoti d’oggi, che si affidano al “Novus Ordo” per “fare ciò che fa la Chiesa”, consacrano ancora validamente?..

***
Termino. Continuando l’esame degli elementi costitutivi del Sacrificio (Cristo, sacerdote, Chiesa, fedeli), nel “Novus Ordo” risulterebbe una serie di omissioni, soppressioni, modalità strane e dissacrazioni che costituiscono un complesso di più o meno gravi deviazioni della teologia della Messa cattolica.
È evidente, quindi, che il “Novus Ordo” ha rotto con il Concilio di Trento e, diciamo pure, con la nostra Fede cattolica di sempre!

“Anima mea turbata est valde, sed Tu, Domine, usque quo?” (L’anima mia è turbata fin nel profondo, ma Tu, Signore, fin dove e fino a quando?) (Ufficio dei defunti).

sac. dott. Luigi Villa

LA MADONNA E’ LA MIA MAMMA



Torre di David (Gloria della stirpe di David)

Maria è la Donna da cui è sbocciato il giglio delle convalli, « il più bello dei figli degli uomini ».
La Chiesa la invoca « torre di David » o « gloria della stirpe di David »; come forza, come ornamento di tutto il mondo della grazia.
Io, noi, insieme, ci accostiamo a lei che ha accolto nel grembo il Cristo, il Signore dello stesso David.
La Madonna è l'onore di questa stirpe, l'invincibile torre di rifugio e di salvezza.
Accanto a lei non è possibile nessun timore; è solo necessario mettersi in uno stato di completo abbandono, sicuri di ogni protezione e di ogni bene.

ADAMO E LA SUA VITA NELL’UNITA’ DEL SUO CREATORE E PADRE




Brani dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta



Nel Volume 29 - Maggio 16, 1931, Gesù ci rivela la Foga d’amore divino nel creare l’uomo ed i tocchi delle Qualità divine in lui.

[…] (Gesù:) La nostra Divinità, di nostra spontanea Volontà, sta sotto l’impero d’un amore che corre irresistibilmente, ché vuol dare alla creatura, tanto che nel creare l’uomo, fu creato nella nostra foga d’amore dai tocchi delle nostre Qualità divine. Il nostro Essere Divino, essendo purissimo spirito, non aveva né mani, né piedi: le nostre Qualità divine Ci servirono di mani per formare l’uomo, e riversandosi sopra di lui come un impetuoso torrente, lo plasmammo e toccandolo gli infondemmo gli effetti delle nostre Qualità Supreme. Questi tocchi son rimasti nell’uomo, e perciò si vedono in lui certe belle qualità di bontà, d’ingegno, d’intelligenza ed altro; sono la virtù dei nostri tocchi divini, che continuando a plasmare l’uomo producono i loro effetti; sono i nostri pegni d’amore con cui lo impastammo che, ad onta che lui non si ricorda e forse neppure Ci conosce, continuano il loro ufficio perenne d’amarlo. E siccome quando si tocca un oggetto o una persona, chi tocca sente l’impressione della persona toccata, quindi, come i nostri tocchi delle Qualità divine restarono nell’uomo, così restò nelle nostre Qualità Supreme l’impressione d’averlo toccato. Sicché lo sentiamo in Noi stessi; come non amarlo? Perciò per quanto ne faccia l’uomo, gli andiamo incontro con nuovi ritrovati d’amore, e col nostro gradito ritornello d’amarlo sempre”.

Tu hai compassione di me, mio Dio, Tu mi usi sempre misericordia!



Mio Dio, sia fatta la tua santa volontà, come in cielo così in terra!
Padre santo, fa che io ami, comprenda, obbedisca sempre alla tua santa volontà, perché Tu mi ami, Tu hai compassione di me, Tu mi usi sempre misericordia e perciò voglio credere, fermamente credere, che tutto ciò che Tu permetti accada nella mia terrena vita è per il mio bene, per la mia crescita nella vita dello spirito e per la salvezza eterna della mia anima e delle anime delle persone, che io affido e torno ad affidare alla tua misericordia!
Pietà di me, Signore, pietà delle creature a me più care, pietà di quanti io ricordo nelle mie preghiere e pietà di tutta l'umanità sofferente, di tutti i peccatori che io, attraverso il Cuore Immacolato ed Addolorato di Maria, presento a Te!
Ti prego di purificare e salvare tutti noi per il Sangue Preziosissimo di nostro Signore Gesù Cristo: nel suo nome e per i suoi meriti io invoco la tua divina misericordia!
Madre mia, prega Tu, per me e con me, Dio Uno e Trino! Amen!

31 maggio 2020 – Desidero grandemente condividere con voi i segreti dell’eternità.



"Perfino mentre parlo, ci sono piani nefasti nascosti nel cuore del mondo per rovesciare il bene e promuovere il male. I buoni leader perderanno la loro influenza"


Solennità di Pentecoste

La Beata Vergine Maria dice:
Santo Amore - Holy Love
“Sia lodato Gesù. Oggi desidero abbracciare il mondo intero e tutta l’umanità con il Santo Amore (Holy Love). Più grande ancora è il Mio desiderio di ricevere in ritorno questo stesso Santo Amore da tutti i Miei figli. Questo è possibile soltanto se l’uomo ama Dio nel profondo del suo cuore sopra ogni cosa. Più l’uomo abbraccia il Santo Amore, più il suo cuore è aperto ricevere in ritorno amore e grazie.”
“Desidero grandemente condividere con voi i segreti dell’eternità e di mostrare a ciascuno di voi il vostro posto in Paradiso. Amate Dio e mettete il compiacere Lui al primo posto nei vostri cuori. Questo è il modo per avere pace nei vostri cuori e nel mondo che vi circonda.”
“Perfino mentre parlo, ci sono piani nefasti nascosti nel cuore del mondo per rovesciare il bene e promuovere il male. I buoni leader perderanno la loro influenza. Programmi nascosti saranno portati alla luce. Sforzi per svelare la Verità dalle menzogne di Satana vengono ostacolati in tutto il mondo. L’unità si sta indebolendo a causa di questa pandemia. Siate uniti nella preghiera. Questa dev’essere la vostra forza. Cari figli, prego con voi. I vostri rosari sono l’arma più forte e la migliore soluzione che avete.”
Leggi Filippesi 4:6
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

PIO IX



1849-1861: TRA RIVOLUZIONE E RESTAURAZIONE


Gaeta capitale del mondo

L'ipotesi di lasciare la città di Roma, ormai ingovernabile, si presentò all'animo di Pio IX fin dai primi mesi del 1848, ma maturò seriamente nei giorni convulsi che seguirono all'assassinio di Pellegrino Rossi. Incerto sul da farsi, il Papa attendeva un segno della Provvidenza. Egli vide questo segno nel dono ricevuto la sera del 22 novembre dal vescovo di Valenza: la pisside che in anni altrettanto tempestosi aveva accompagnato la prigionia e l'esilio di Pio VII, suo predecessore anche nella sede episcopale di Imola 1.

La fuga da Roma, avvenne il 24 novembre, di venerdì, con la complicità dei diplomatici presso il Quirinale. Indossato un abito semplice da prete con un largo cappello nero in testa e inforcati un paio di spessi occhiali per nascondere meglio i suoi lineamenti, Pio IX lasciò il Quirinale attraverso alcuni corridoi segreti. Passò dalla carrozza del fedele cameriere Benedetto Filippani a quella del conte Spaur, ambasciatore di Baviera, grazie a cui varcò la porta di San Giovanni in Laterano, sorvegliata dalle Guardie Civiche, e lasciò Roma alle sue spalle 2. A Galloro, presso Ariccia, lo attendeva con un'altra carrozza da viaggio la moglie dell'Ambasciatore: all'interno della berlina, il Papa prese posto accanto a lei, a suo figlio minore Massimo e al padre Sebastiano Liebl, precettore di questi. Si giunse a Terracina alle cinque e mezza del mattino e poco più tardi al confine tra lo Stato Pontificio e il regno borbonico. Alle dieci finalmente Pio IX fu a Gaeta accolto dal cardinale Antonelli che lo aveva preceduto. «Dal momento in cui Pio IX assunse la Tiara - aveva scritto Metternich nell'ottobre 1847 all'ambasciatore a Parigi Appony - fu preso in una rete dalla quale, da molto tempo, non sa come districarsi; e se le cose seguono il loro corso naturale, sarà costretto ad an darsene da Roma in carrozza» 3.
La fuga di Pio IX, non meno avventurosa di quella di Luigi XVI a Varennes nel 1792, ma felicemente conclusasi a differenza di quella, chiuse una drammatica esperienza che costituirà per il Pontefice un continuo spunto di riflessione negli anni successivi.
La mattina del 26 novembre, tra lo stupore degli abitanti di Gaeta e dello stesso comandante della piazza, ancora ignaro della presenza del Papa sul suo territorio, sbarcò nella cittadina Ferdinando II con il suo seguito. Il Re, avvisato nel cuore della notte, e immediatamente salpato da Napoli con la regina, ebbe con il Papa un incontro commovente. Offrì a Pio IX la propria reggia ma il Papa, per sfuggire alle accuse di dipendere dal sovrano borbonico, e per mostrare il carattere provvisorio della sua residenza, decise di non lasciare Gaeta. In tal modo, osserva Pelczar, «la piccola fortezza napoletana diventò Capitale del mondo, avverandosi nuovamente il detto d'un padre della Chiesa: Ubi Petrus ibi Ecclesia» 4. Vent'anni dopo, questa stessa piccola fortezza sarebbe stata l'ultimo baluardo borbonico contro l'invasione piemontese.
Il 27 novembre Pio IX apparve per la prima volta in pubblico e rese noto un suo manifesto ai romani, in cui protestava con veemenza contro l'«inaudita e sacrilega» violenza ricevuta, dichiarando «di nessun vigore e di nessuna legalità» tutti gli atti ad essa seguiti 5.
Il giorno successivo il Pontefice iniziò un pellegrinaggio ai vari santuari del napoletano. Giunto al santuario della Trinità, dopo la celebrazione della Messa, prima d'impartire la benedizione col Santissimo Sacramento, pronunciò queste parole: «Eterno Dio, mio augusto Padrone e Signore, ecco ai vostri piedi il vostro Vicario che benché indegno vi supplica con tutto il cuore a versare sopra di lui, dalle altezze del trono eterno nel quale sedete, la Vostra benedizione (...). Se a placare il vostro sdegno giustamente irritato da tante indegnità che si commettono colla voce, colla stampa e colle azioni può essere un olocausto gradito al vostro cuore, la stessa sua vita, Egli fino da questo momento ve la consacra. Voi concedeste a Lui questa vita, e Voi, Voi solo siete nel diritto di toglierla, quando vi piaccia. Ma deh! o Signore trionfi la vostra gloria, trionfi la vostra Chiesa. Confermate i buoni, sostenete i deboli e scuotete col braccio della vostra onnipotenza tutti coloro che giacciono fra le tenebre e fra le ombre di morte. Benedite, o Signore, il sovrano che ci sta qui innanzi prostrato, benedite la sua compagna e famiglia. Benedite tutti i sudditi suoi e la sua onorata e fedele milizia. Benedite con i cardinali tutto l'episcopato ed il clero, affinché tutti compiano nelle vie soavi della vostra legge, l'opera salutare della santificazione dei popoli» 6

Roberto De Mattei

PADRE PIO E IL DIAVOLO



Gabriele Amorth racconta...

***
Padre Gabriele Amorth parla di Padre Pio 

In una saga profondamente permeata di metafisica sono continui i passaggi dal mondo  tangibile a quello sovrannaturale, o almeno preternaturale. E un panorama denso di visioni  estatiche e apparizioni, un gioco delicato e terribile per l’eroe, percorso dal dubbio sulla  reale identità del personaggio che si nasconde dietro la visione. «E poi è molto significativo»  spiega don Amorth «il metodo attraverso cui Padre Pio distingueva le apparizioni vere dalle apparizioni false. É fondamentale, questo principio, perché ci viene insegnato da santa Teresa d’Avila, che era una grande intenditrice nel campo della mistica. Una grande intenditrice. E Padre Pio lo conferma in pieno, nella sua esperienza, pur non avendo probabilmente mai letto 
niente di santa Teresa d’Avila. Conferma in pieno la stessa procedura. Ma quale era questo “sistema” per distinguere le apparizioni “vere” da quelle provocate ad arte dal “Padre della Menzogna”, per ingannare gli avversari che temeva? Santa Teresa d'Avila diceva già, ai suoi tempi, che si era accorta che quando le apparivano il Signore o la Madonna, veramente; subito provava una sensazione di turbamento. Poi, una volta finita l'apparizione, le rimaneva una grande pace, una grande serenità. E noi questo lo vediamo in tutte le apparizioni, pensi anche all’Annunciazione, l’Angelo che dice subito a Maria: non temere. O a Fatima; ai bambini di Fatima la Madonna dice subito: non abbiate paura. Ossia, quando l’apparizione è vera, di primo acchito lascia un senso di turbamento. Poi, invece, dopo, lascia un senso di serenità. 
Esattamente il contrario avviene con le false apparizioni. Quando a Padre Pio, e lo stesso accadeva a Santa Teresa d’Avila, il demonio si presentava sotto forma del Signore o della Madonna, subito si sentivano felici. E poi, una volta finita l’apparizione, provavano un senso di amarezza, di tristezza, di malinconia. Proprio da questo capivano che l’apparizione era fasulla. Non era veramente il Signore, ma era il demonio travestito da Signore». 
***
MARCO TOSATTI 

Alla luce del Paradiso.



«Oggi vi voglio spiritualmente quassù in Paradiso, figli prediletti, perché possiate essere  riempiti di fiducia e di speranza, nel guardare alla vostra Mamma Celeste, assunta alla gloria  del Cielo anche con il suo corpo. 
Con il cuore e con l'anima guardate al Paradiso che vi attende. Il Paradiso è il vostro vero  traguardo. Voi non siete fatti per la vita terrena, che pure tanto vi assorbe, vi affatica e  consuma. 
La vita su questa terra è come una lunga e dolorosa anticamera che dovete fare, per entrare  nel Regno che dal Padre Celeste vi è stato preparato. 
In questo Regno mio Figlio Gesù ha già predisposto un posto per ciascuno di voi; gli Angeli  attendono gioiosi il vostro arrivo e tutti i Santi pregano e ardono di amore nell'attesa che ogni  posto venga anche da voi e per sempre occupato. 
Oggi occorre guardare di più al Paradiso che vi attende, se volete camminare nella serenità,  nella speranza e nella fiducia. 
Alla Luce del Paradiso, capirete meglio anche il tempo che vivete: è tempo di sofferenza. È il  tempo descritto dall'Apocalisse, in cui Satana ha instaurato nel mondo il suo regno di odio e di  morte. 
I più poveri, i più fragili, i più indifesi, i miei piccoli vengono così spesso sopraffatti da  sofferenze, che diventano di giorno in giorno più grandi. Oh, il Signore abbrevierà il tempo  della prova, guardando anche alla vostra fedeltà e al vostro dolore. 
Ma perché possiate essere consolati, oggi dovete guardare al Paradiso preparato per voi. 
Alla Luce del Paradiso, che vi attende, saprete leggere meglio i segni del vostro tempo. 
I giorni che vivete sono cattivi, perché i cuori degli uomini sono diventati aridi e freddi, chiusi  da tanto egoismo e non sono più capaci di amare. 
L'umanità cammina sulla strada della ribellione a Dio e della sua ostinata perversione. Così,  cattivi diventano oggi i frutti che raccogliete: sono quelli dell'odio e della violenza, della  corruzione e dell'empietà, dell'impurità e dell'idolatria. Il vostro corpo è innalzato a idolo ed  il piacere viene ricercato come il più grande valore. 
Quanti segni il Signore vi manda, per invitarvi al pentimento e al ravvedimento: malattie,  disgrazie, mali inguaribili che dilagano, guerre che si estendono, minacce di mali che  incombono! In questi tempi per non disperarvi, per camminare sulla strada della fede  incrollabile e sicura, diventa urgente vivere guardando al Paradiso ove, con Gesù, la vostra  Mamma Celeste vi ama e vi segue anche con il suo corpo glorioso. 
Alla Luce del Paradiso, che vi attende, saprete soprattutto realizzare alla perfezione il  disegno che ho su ciascuno di voi, in questi tempi della grande lotta fra la "Donna vestita di  sole" e il suo Avversario, il Dragone rosso. 
Nel profondo distacco dal mondo e dalle creature, diventerete veramente piccoli, fiduciosi,  umili e buoni. Camminerete sulla via del disprezzo del mondo e di voi stessi. Sarete capaci di  mortificarvi nei sensi e tornerete ad offrirmi il dono della vostra penitenza. 
Desidero che si ritorni anche alla pratica del digiuno, tanto raccomandato da Gesù nel suo  Vangelo. Così diventerete veri discepoli di Gesù e diffonderete attorno a voi la sua Luce in  questo tempo pervaso da tenebre. 
Per questo vi invito oggi a guardare al Paradiso, che esulta nel mistero della assunzione  corporea della vostra Mamma Celeste, che tutti incoraggia e benedice». 

don Stefano Gobbi  - 15 agosto 1983

domenica 31 maggio 2020

Figli miei, non perdete di vista la preghiera perché ciò che state vivendo è solamente un’illusione di calma, ma tutto precipiterà all’ improvviso.



Trevignano Romano, 30 maggio 2020


Figli miei, grazie per essere uniti nella preghiera e per aver ascoltato la mia chiamata nel vostro cuore. Miei soldati di luce, siate sempre pronti nel vostro cuore a combattere per mio Figlio Gesù e siate pronti per essere un’unica voce con i miei angeli. Figli miei, non perdete di vista la preghiera perché ciò che state vivendo è solamente un’illusione di calma, ma tutto precipiterà all’ improvviso. Ricordate a tutti i vostri fratelli che l’unica cosa che porta al cielo è la preghiera del Santo Rosario. Ricordatelo sempre, figli! Pregate per la Chiesa e per i consacrati tormentati da satana che vengono indotti a prendere decisioni molto dolorose. Pregate per l’America, perché vige la confusione. Ora vi benedico tutti, uno per uno, in nome della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen

TRATTATO DI DEMONOLOGIA



I DUE FRATELLI TEOBALDO E JOSEF BURNER
Illfurt, Alsazia, 1864-1869


La liberazione di Josef: 27 ottobre 1869

Abbiamo di proposito scritto «liberazione» e non «guarigione» del piccolo Josef — nell’anno in cui ci troviamo, 1869, egli aveva 12 anni — perché il malessere che lo aveva colpito non era, come  sappiamo, una malattia che si potesse curare con medici e medicine, ma una «possessione» che lo  teneva schiavo da quattro anni e da cui doveva essere liberato. Liberazione, quindi, non guarigione. 

Pochi giorni dopo il ritorno di Teobaldo da Strasburgo il demonio gridò a un tratto per bocca di  Josef:

— I miei due compagni (i due diavoli) sono stati dei paurosi, ma adesso sono io il padrone e il più  forte. Per sei anni resterò qui e non me ne andrò. Non ho paura dei pretacci.

— Sei proprio tanto forte? — gli domandò il Signor Tresch.

— Certo. Qui mi sono istallato e qui resto. Qui mi piace. Mi faccio un nido e me ne vado quando mi pare e piace.

Il parroco Brey, dopo la felice conclusione della vicenda di Teobaldo, aveva nuovamente sollecitato  il suo vescovo per ottenere il permesso di esorcizzare anche Josef Le condizioni del paziente  diventavano di giorno in giorno sempre peggiori e più penose per lui e per i familiari. Il permesso  non tardò a venire e il parroco fissò per l’esorcismo la data del 27 ottobre, tre settimane dopo la  liberazione di Teobaldo.

La cerimonia fu tenuta nella cappella del cimitero di Burnenkirch distante un quarto d’ora dal  villaggio, in grande segreto per evitare la pubhlicit e l’afflusso dei curiosi. Testimoni erano i signori  Tresch, Martinot, Lachernann e Spies. Altri invitati i genitori, il signor Frindel, maestro di scuola, il  capo stazione e una suora.

Il 27 ottobre, di buon mattino, la piccola comitiva si recò alla cappella. Alle 6 iniziò la santa Messa  celebrata dal parroco Brey alla presenza di Josef il quale cominciò subito a agitarsi, a smaniare, a  fare strepito, a urlare con tale impeto che dovettero legargli le mani e i piedi. Il celebrante era  ancora all’introito quando il ragazzo riuscì a liberarsi dei suoi lacci e scagliarsi con violenza contro  il prete tentando poi di fuggire. Rincorso e riacciuffato dal signor Martinot, fu tenuto per mano  durante tutta la Messa. Il poveretto abbaiava come un cane bastonato e grugniva come un porcello,  gridava con voce arrochita parole mozze e inarticolate. Dopo il Sanctus si calmò e rimase tranquillo fino alla fine della Messa.

L’esorcismo fu iniziato dal parroco Brey subito dopo la Messa seguendo il formulano del rituale  romano. Alla lettura del vangelo di san Giovanni l’indemoniato, dopo aver insultato coi peggiori  titoli il parroco, gridò:

— Non partirò!

e malgrado i suoi sforzi il parroco non riuscì a farlo tacere, posava reliquie sulla sua testa, gli  metteva in mano la candela benedetta, lo aspergeva con acqua santa, gli rivolgeva le più energiche  formule dell’esorcismo, tutto era inutile.
La cerimonia durò tre ore. Gli astanti avevano ormai perso la speranza del successo, ma non il  parroco che volto all’ossesso gli intimò:

— In nome di Maria Vergine, l’Immacolata, ti comando di abbandonare questo fanciullo.

— Bisogna proprio che si portasse dietro la Grande Signora — grugnì satana al colmo dell’ira —  Ora non mi resta che andarmene.
Don Brey ripeté lo scongiuro un’altra volta.

— Se devo partire voglio entrare in un branco di maiali,

— disse.

— All’inferno! — rispose il parroco ripetendo lo scongiuro.

— Voglio entrare in un branco di oche, — replicò ancora il demonio.

— All’inferno! — insisté il parroco.

— Non so la strada per andarci, — ebbe l’audacia di rispondere il demonio —. Voglio almeno  entrare in un branco di pecore.

— All’inferno!

— Adesso non mi resta altro da fare. Devo partire, — gridò il diavolo con un grido disperato che  sembrava un lungo ruggito.

A quel grido il ragazzo si distese, si contorse più volte, cadde in convulsione e finalmente si calmò e rimase immobile. I lacci che Io tenevano avvinto gli furono tolti. Le braccia gli caddero, il capo si  abbassò dolcemente e dopo qualche istante si scosse come uno che si svegli d’improvviso, aprì gli  occhi che erano chiusi durante tutta la cerimonia, e si guardò intorno, meravigliato di trovarsi in una chiesa e con tante persone sconosciute intorno.

Anche Josef era finalmente libero dal demonio.

L’assemblea era profondamente commossa. Fu cantato subito un Te Deum di ringraziamento,  cantate le litanie della Madonna, la Salve Regina e recitate altre preghiere, accompagnate sempre e  spesso interrotte dalle lacrime dei presenti. Il parroco dovette fermarsi più volte per dar sfogo alla sua commozione.

Il ritorno del piccolo graziato a Illfurt fu un trionfo. In un giardino vicino alla piazza municipale di  Illfurt, di fronte alla casa dei Burner, si vede ancora oggi una colonna di granito, alta 10 metri,  sormontata dalla statua della Madonna, con ai piedi un’iscrizione latina che dice:

A perpetuo ricordo della liberazione dei due indemoniati

Teobaldo e Giuseppe Burner

dovuta all’intercessione della Beata

Vergine Immacolata

nell’anno del Signore 1869


Conclusione

Davanti a questi fatti viene spontanea la domanda: Perché il Signore l’ha permesso? Di chi la colpa, dei genitori o dei bambini?

La risposta, se cercata con ragionamenti umani, non è facile, non è possibile. Un accenno di  spiegazione si ha nel capitolo 9 del vangelo di san Giovanni che parla della guarigione del cieco  nato. Dio permette il male per ricavarne un bene. Una vittoria su satana è sempre un grande  bendicio, fa vedere l’onnipotenza di Dio e seme a rassodare la fede e la fiducia dei credenti. Se non  ci fosse il male non ci sarebbe neppure la vittoria sul male. Se non ci fosse il pericolo non ci sarebbe neppure la liberazione dal pericolo, se non ci fosse la necessità non ci sarebbe neppure il sollievo  dalla necessità. Dio sa quello che fa e sa fare bene tutte le cose.

Alcune notizie sulle ultime vicende dei nostri personaggi.

I due fratelli Burner morirono tutti e due in età giovanile, Teobaido due anni dopo la sua  liberazione, il 3 aprile 1871 all’età di 16 anni, e Josef morì nel 1882 in Zillisheim, Alsazia, dove  aveva trovato un lavoro, all’età di 25 anni, munito di tutti i sacramenti che gli furono amministrati  dal suo parroco don Brey che si era affrettato al suo capezzale.

Una decina d’anni più tardi, il 26 settembre 1895, moriva anche il parroco Brey all’età di 68 anni  dopo 30 anni di cura pastorale a Illfurt. Era un sant’uomo e un santo sacerdote molto stimato dal  suo popolo e morto in concetto di santità. Anche di lui, come del santo Curato d’Ars, si racconta che fosse spesso tormentato da infestazioni diaboliche, specialmente di notte, dalle quali egli si  difendeva, sempre con successo, usando l’acqua benedetta.

Paolo Calliari

Avvolto in ali d'angelo



Nel 1982 a mio marito è stato offerto un lavoro nell'Idaho meridionale. Per motivi di lavoro mi ha preceduto di un paio di settimane. Portò con sé nostro figlio di 11 anni. Sono rimasta sola con i nostri figli di 10 e 7 anni e la nostra neonata, che allattavo in quel periodo. Avevo scelto di allattare "solo", senza altri tipi di alimentazione supplementare. Frequentavo un gruppo di sostegno e le mie poppate avevano avuto molto successo, quindi non sentivo il bisogno di sostituti, perché il latte era pienamente sufficiente per lei a quell'età. Poiché era ancora una neonata, l'ho nutrita regolarmente anche di notte.

Una volta, durante l'assenza di mio marito, mi svegliai da un incubo molto intenso in piena notte. Ero una di quelle persone che hanno paura di essere lasciate sole di notte. Così, c'è voluta tutta la grazia che Dio ha potuto darmi per rafforzarmi durante il tempo in cui io e mio marito eravamo separati. Questa notte in particolare avrei avuto bisogno di ancora più grazia, perché non ero in condizione di allattare il nostro dolce bambino, perché ero ancora sotto l'influenza del sogno spaventoso. Così cominciai a implorare seriamente Dio di aiutarmi e di proteggermi per poter allattare la nostra preziosa figlia. Il bambino cominciò a svegliarsi e io sapevo che non potevo aspettare che l'intensità degli effetti del sogno svanisse. Confidando in Dio per ciò di cui avevo bisogno per prendermi cura di lei, la sollevai dalla culla accanto al nostro letto e la tenni tra le mie braccia. Mentre mi sedevo appoggiato al letto e la avvicinavo a me, ero stupito nel vedere (non letteralmente fisicamente, ma con quelli che io chiamo "i miei occhi spirituali") una grande ala d'Angelo che veniva da destra, come se l'Angelo fosse posizionato dietro di me e ci avvolgesse con le sue ali protettive. Poi un'altra ala procedeva a fare la stessa cosa che veniva dal mio lato sinistro. Sia il nostro prezioso bambino che io siamo stati avvolti dalla sorprendente protezione di Dio dal suo Santo Angelo, che ci è stato dato come risposta al mio grido di aiuto. Ho sentito la pace e sono riuscita ad accudire con successo il nostro bambino con fiducia e serenità. ~Judy R.


Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie


Recente riaffermazione della verità  delle apparizioni 

Adelaide Roncalli in varie occasioni, da bambina e in età matura, a  voce e per iscritto ha riaffermato la verità delle apparizioni, come  dimostra anche la seguente dichiarazione resa e sottoscritta il 20 febbraio 1989,  davanti al notaio dott. Nicola Grimaldi di Milano. 
Testo della dichiarazione: 

"Io sottoscritta Roncalli Adelaide nata a Ghiaie di Bonate Sopra (BG) il  23 aprile 1937, nel quarantacinquesimo anniversario torno a dichiarare, come  già più volte ho fatto in occasioni precedenti, che sono assolutamente convinta di  aver avuto le Apparizioni della Madonna a Ghiaie di Bonate dal 13 al 31  maggio 1944 quando avevo sette anni. 
Le vicende da me dolorosamente vissute da allora, le offro a Dio ed alla  legittima Autorità della Chiesa, alla quale sola appartiene di riconoscere o no  quanto in tranquilla coscienza ed in sicuro possesso delle mie facoltà  mentali ritengo essere Verità". 
In fede Adelaide Roncalli 
20 febbraio 1989. 

Nello stesso foglio vi è la seguente certificazione del notaio:  "Certifico io sottoscritto dott. Nicola Grimaldi, Notaio in Milano, iscritto al  Collegio Notarile di Milano che, previa rinuncia fatta con il mio  consenso all'assistenza dei testimoni, la Signora Roncalli Adelaide  Annunciata, nata a Bonate Sopra il 23 aprile 1937, residente a Milano, Piazza  San Nazaro in Brolo n. 15, infermiera, della cui identità personale io Notaio sono certo, da  me ammonita ai sensi dell'art. 26 della legge 4 gennaio 1968 n. 15, ha reso la su  estesa dichiarazione e l'ha sottoscritta in mia presenza. 
Milano, 28 febbraio 1989. 
Nicola Grimaldi". 

Severino Bortolan

Soffio di Pentecoste



Alita su noi, o Spirito Santo!  
Passi il tuo alito come la brezza primaverile che fa fiorire la vita e sbocciare l'amore,  
O come l'uragano che scatena una forza ignota e solleva le energie addormentate.  
Passi il tuo alito nel nostro sguardo per volgerlo su orizzonti più lontani e più vasti.  
E nel nostro cuore per infiammarlo di un ardore avido di irradiarsi.  
Passi il tuo alito sui nostri volti tristi per farvi rifiorire il sorriso,  
E sulle nostre mani stanche per rianimarle e ricondurle lietamente all'azione.  
Ci sfiori il tuo alito sin dall'aurora per trascinare tutta la giornata in uno slancio generoso.  
E ci sfiori all'avvicinarsi della notte per custodirci, nella tua luce e nel tuo calore.  
Passi il tuo alito nel nostro spirito per farvi abbondare i pensieri fecondi e dilatanti.  
Passi e rimanga in tutta la nostra vita per dilatarla e darle la tua dimensione divina! 

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO






 Monsignor GAUME




Invito di Gesù: «Stabilitevi nella dolce dimora della mia presenza in voi».



La «Voce» alla Povera Anima

Mattina. Durante la S. Messa.
L’anima fortemente presa è come rapita, fa presente a Gesù il desiderio del suo Sacro Ministro, e Gesù le risponde:

— Attingete alle fonti della mia grazia... inebriatevi del mio amore... invocate, sollecitate lo Spirito del mio Cuore. Rendetevi estranei a tutte le cose della terra... e stabilitevi nella dolce dimora della mia presenza in voi

Madre Carolina Venturella

Vieni, Spirito Santo, vieni a rischiararci della tua luce, accendici del tuo fuoco, facci ricchi dei tuoi doni…



O desiderato Consolatore degli uomini, o dolce ospite dell’anima, noi nel bel giorno della tua venuta non eravamo nel Cenacolo… Non vedemmo i tuoi divini splendori, non ardemmo del tuo beato fuoco, non ci fu dato bere a quel fonte di paradiso a cui si inebriarono gli apostoli, ma sappiamo e crediamo che tu tornasti più volte a discendere sui nuovi cristiani e che sei sempre pronto a comunicarti alle anime che ti desiderano, che ti invocano, e che si dispongono a riceverti. Vieni, Spirito Santo, vieni a rischiararci della tua luce, accendici del tuo fuoco, facci ricchi dei tuoi doni… Ti raccomandiamo anche tanti nostri ciechi fratelli, che non ti desiderano perchè non ti conoscono: ti raccomandiamo ogni anima creata a tua immagine. Ricordati che sei il Santificatore delle anime: tutte illuminale, tutte convertile, tutte salvale!
Amen.

Gloria al Padre… ( 3 volte)
Oblate dello Spirito Santo

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera nelle nostre case

Permettete, ora, che vi ricordi l’esercizio della presenza di Dio dentro le vostre case.  Ogni abitazione cristiana dovrebbe essere un luogo in cui si onora Dio, si rispetta la sua legge divina e si vive il comandamento evangelico dell’amore fraterno.  A voi, cari sposi cristiani, a voi genitori, spetta il primo posto in questo esempio di condotta cristiana.  Esiste tutto un codice di virtù domestiche fatto di mille piccoli dettagli che sono altrettante occasioni per vivere la presenza di Dio.
 Così, vi mettete davanti a lui quando dovete prendere una decisione, piccola o grande, che interessi tutta la famiglia; quando dovete intervenire nella condotta dei vostri figli; quando una preoccupazione sembra togliervi la pace o quando cercate di nascondere dietro un sorriso la stanchezza di un lavoro stressante.  Innalzerete a lui il vostro cuore per dirgli grazie davanti a tante cose buone che vi circondano in casa, per offrirgli i mille piccoli fastidi della giornata, per chiedergli perdono delle impazienze con cui rispondete alle contrarietà della vita familiare;  e ancora: una piccola immagine accanto al telefono può aiutarvi a risparmiare tempo e a non farlo perdere agli altri, a non offendere nella conversazione il prossimo e a ricordarvi di rispondere prontamente al Signore quando vi chiama a un piccolo servizio o a un gesto di carità fraterna. Sforzatevi, insomma, di trovare in tutto l’occasione per rivolgervi a Dio, per conservare con lui una familiarità semplice e abituale.
  Infine, pur evitando di dare all’ambiente e all’arredamento domestico un tono da sacrestia, cercate di trattare con amore e con fede le immagini sacre che avete nelle vostre case;  guardatevi da quella specie di tradimento che consiste nel trasformare in semplici “pezzi da arredamento” immagini che dovrebbero essere un affettuoso richiamo al colloquio con Dio e con la Vergine santa. Senza dire del gesto che sa di sacrilego oltre che di cattivo gusto, di usare il Crocifisso come pendaglio puramente ornamentale e spesso addirittura con l’aria superstiziosa di chi porta un amuleto contro la cattiva sorte o per difendersi dalla “sfortuna”.

Ferdinando  Rancan