1849-1861: TRA RIVOLUZIONE E RESTAURAZIONE
Gaeta capitale del mondo
L'ipotesi di lasciare la città di Roma, ormai ingovernabile, si presentò all'animo di Pio IX fin dai primi mesi del 1848, ma maturò seriamente nei giorni
convulsi che seguirono all'assassinio di Pellegrino Rossi. Incerto sul da farsi, il Papa attendeva un segno della Provvidenza. Egli vide questo segno nel dono ricevuto la sera del 22 novembre dal vescovo di Valenza: la
pisside che in anni altrettanto tempestosi aveva accompagnato la prigionia e l'esilio di Pio VII, suo predecessore anche nella sede episcopale di Imola 1.
La fuga da Roma, avvenne il 24 novembre, di venerdì, con la complicità dei diplomatici presso il Quirinale. Indossato un abito semplice da prete con un largo cappello
nero in testa e inforcati un paio di spessi occhiali per nascondere meglio i suoi lineamenti, Pio IX lasciò il Quirinale attraverso alcuni corridoi segreti. Passò dalla carrozza del fedele cameriere Benedetto
Filippani a quella del conte Spaur, ambasciatore di Baviera, grazie a cui varcò la porta di San Giovanni in Laterano, sorvegliata dalle Guardie Civiche, e lasciò Roma alle sue spalle 2. A Galloro, presso Ariccia, lo attendeva con un'altra carrozza da viaggio la moglie dell'Ambasciatore: all'interno della berlina, il Papa prese posto accanto a lei,
a suo figlio minore Massimo e al padre Sebastiano Liebl, precettore di questi. Si giunse a Terracina alle cinque e mezza del mattino e poco più tardi al confine tra lo Stato Pontificio e il regno borbonico. Alle dieci
finalmente Pio IX fu a Gaeta accolto dal cardinale Antonelli che lo aveva preceduto. «Dal momento in cui Pio IX assunse la Tiara - aveva scritto Metternich nell'ottobre 1847 all'ambasciatore a Parigi Appony -
fu preso in una rete dalla quale, da molto tempo, non sa come districarsi; e se le cose seguono il loro corso naturale, sarà costretto ad an darsene da Roma in carrozza» 3.
La fuga di Pio IX, non meno avventurosa di quella di Luigi XVI a Varennes nel 1792, ma felicemente conclusasi a differenza di quella, chiuse una drammatica esperienza che costituirà
per il Pontefice un continuo spunto di riflessione negli anni successivi.
La mattina del 26 novembre, tra lo stupore degli abitanti di Gaeta e dello stesso comandante della piazza, ancora ignaro della presenza del Papa sul suo territorio, sbarcò
nella cittadina Ferdinando II con il suo seguito. Il Re, avvisato nel cuore della notte, e immediatamente salpato da Napoli con la regina, ebbe con il Papa un incontro commovente. Offrì a Pio IX la propria reggia ma
il Papa, per sfuggire alle accuse di dipendere dal sovrano borbonico, e per mostrare il carattere provvisorio della sua residenza, decise di non lasciare Gaeta. In tal modo, osserva Pelczar, «la piccola fortezza napoletana
diventò Capitale del mondo, avverandosi nuovamente il detto d'un padre della Chiesa: Ubi Petrus ibi Ecclesia» 4. Vent'anni dopo, questa stessa piccola fortezza sarebbe stata l'ultimo baluardo borbonico contro l'invasione piemontese.
Il 27 novembre Pio IX apparve per la prima volta in pubblico e rese noto un suo manifesto ai romani, in cui protestava con veemenza contro l'«inaudita e sacrilega»
violenza ricevuta, dichiarando «di nessun vigore e di nessuna legalità» tutti gli atti ad essa seguiti 5.
Il giorno successivo il Pontefice iniziò un pellegrinaggio ai vari santuari del napoletano. Giunto al santuario della Trinità, dopo la celebrazione della Messa, prima
d'impartire la benedizione col Santissimo Sacramento, pronunciò queste parole: «Eterno Dio, mio augusto Padrone e Signore, ecco ai vostri piedi il vostro Vicario che benché indegno vi supplica con tutto
il cuore a versare sopra di lui, dalle altezze del trono eterno nel quale sedete, la Vostra benedizione (...). Se a placare il vostro sdegno giustamente irritato da tante indegnità che si commettono colla voce, colla
stampa e colle azioni può essere un olocausto gradito al vostro cuore, la stessa sua vita, Egli fino da questo momento ve la consacra. Voi concedeste a Lui questa vita, e Voi, Voi solo siete nel diritto di toglierla,
quando vi piaccia. Ma deh! o Signore trionfi la vostra gloria, trionfi la vostra Chiesa. Confermate i buoni, sostenete i deboli e scuotete col braccio della vostra onnipotenza tutti coloro che giacciono fra le tenebre e fra
le ombre di morte. Benedite, o Signore, il sovrano che ci sta qui innanzi prostrato, benedite la sua compagna e famiglia. Benedite tutti i sudditi suoi e la sua onorata e fedele milizia. Benedite con i cardinali tutto l'episcopato
ed il clero, affinché tutti compiano nelle vie soavi della vostra legge, l'opera salutare della santificazione dei popoli» 6.
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