lunedì 22 giugno 2020

«Conoscetelo Gesù, amatelo, vivetene, e poi vedrete se il pazzo sono io!».



PADRE DOLINDO «IL FOLLE INNAMORATO» DI GESÙ EUCARISTIA

Padre Dolindo non lo si comprende appieno se non nell'ottica del suo grande, immenso, «folle» amore a Gesù Eucaristia. Questo spiegherebbe anche le sue «intemperanze eucaristiche», gli allarmi e le «preoccupazioni» di non pochi suoi contemporanei che gridarono (alcuni perché mossi da gelosia, invidia, incapacità di comprendere, da eccessivi scrupoli) allo scandalo. Lo tacciarono di errori, di iniziative arbitrarie in palese contrasto con le disposizione della Chiesa...


Ma le sue «intemperanze» per capirle devono essere messe a confronto con la freddezza, l'incuria, le superficialità, le irriverenze, e anche le profanazioni di non pochi cristiani verso Gesù Eucaristia.
Egli fu un autentico profeta, e come tale, spinto da spirito profetico additò nuove vie, previde riforme coraggiose che a distanza di anni sarebbero state recepite, almeno in parte, dallo stesso Concilio Vaticano II.

«Molti parlano di Te Sacramentato - scrive P. Dolindo - per deridermi come pazzo, ora! (...) Oh, santo annientamento mio, che mi rende, senza volerlo, voce che grida a tutti: «Conoscetelo Gesù, amatelo, vivetene, e poi vedrete se il pazzo sono io!». Oh, sante stranezze mie, se ti fanno conoscere, o Gesù!» (p. 12 del presente libretto).

In poche parole: se conoscessimo realmente chi è Gesù Eucaristia, diverremo tutti pazzi, come Dolindo!
Il 22 dicembre del 1909 attraverso una locuzione interna (e Padre Dolindo ebbe il dono di queste locuzioni per moltissimi anni) Gesù così parlò a lui:
«È ai piedi miei, nel Sacramento dell'Amore che si formano i Santi; è là che il cuore diventa semplice della santa semplicità della fede, e là che si rende infinito nella speranza dell'Infinito, e là che si rende ardente nella fiamma dell'amore. È nell'Eucaristia che il cuore conosce se stesso; là io lo infervoro, egli risente la mia presenza, ed allora, di quanti beni e di quanti pensieri è fecondo questo sentimento! Se poi egli è inerte e freddo allora risente la sua miseria, e di quanti frutti non è fonte questo sentimento! Se egli contempla, cresce nella cognizione di tutto e si eleva in Dio. Se egli ignora, cresce nella cognizione di sé e sente la necessità di conoscermi. La mia compagnia fa sempre bene, ed ogni ipotesi reca sempre allo spirito un sollevamento nell'Infinito. (...)».
(cfr. P. DOLINDO RUOTOLO, Fui chiamato Dolindo che significa dolore, IV ediz. voi. I, p. 213).



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