domenica 29 agosto 2021

La persecuzione dei cristiani sta aumentando drammaticamente in tutto il mondo...

 


"Se il mondo vi odia, sappiate che esso ha odiato me prima di voi. Se foste del mondo, il mondo amerebbe i suoi; ma poiché voi non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, perciò il mondo vi odia". San Giovanni 15:18-9 DRB

"La battaglia, figlia mia, accelererà molto presto perché non ci sarà solo una grande guerra di armi dell'umanità, ma sarà presto conosciuta in tutto il mondo come una guerra religiosa". - Nostra Signora delle Rose 21 agosto 1974

"Figli miei, sono così pochi quelli che soffrono per la Fede? I Miei figli si sono persi per la necessità della sofferenza e del martirio per la Fede? Non capite, figli miei, che il martirio significa l'ingresso immediato in Paradiso. Non vale forse la pena di lottare per questo?". - La Madonna, 20 novembre 1978

Questi messaggi di Nostro Signore sono stati dati a Veronica Lueken a Bayside, New York.

MARIA E LA SUA ARMATA

 


MARIA NEL VANGELO

Maria, pur essendo la creatura piú grande e piú santa della terra, è la persona piú discreta del Vangelo. Vi appare il meno possibile; vi appare solo per quel tanto che a Dio è necessario per mostrare la missione affidatale nei riguardi di Gesú e della Chiesa.

Eppure bastano pochissimi tratti per farcela pienamente conoscere e ammirare.

1. La piena di grazia

Luca ce la presenta nella sua povera casetta di Nazareth quando l'Arcangelo Gabriele la saluta: «Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con te ». Proclamando Gabriele: «Maria piena di grazia », è Dio stesso che tale la proclama: tutte le bellezze, tutte le perfezioni, tutti i doni di Dio, tutte le grazie sono in lei. Lei è come il bacino idrico che raccoglie le acque dei monti, ossia tutte le grazie di Dio, e le dà in tutta la pianura, ossia a tutti gli uomini.

Tutto questo fu reso possibile perché lei esercitò tutte le virtú nel grado massimo possibile.

2. La Vergine

Dice Luca: «A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'Angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesú" » (Lc. 1,29-31).

Qui appare in Maria una virtú sconosciuta allora agli uomini: quella della sua verginità da lei consacrata a Dio; diversamente non c'era motivo per lei di chiedere come poteva divenire madre di Gesú.

I protestanti e i Testimoni di Geova negano la verginità di Maria, adducendo il passo del Vangelo: «E i suoi fratelli non sono Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?» (Mt. 13, 55)

Costoro dimenticano che già di due di loro (Giacomo e Giuseppe) il Vangelo indica la madre, un'altra Maria, diversa dalla madre di Gesú (Mt. 27, 56) e moglie di Alfeo (Mt.10, 3), fratello di san Giuseppe; dimenticano che l'ebraico è povero di vocaboli e che con la parola fratello si indicano sia i fratelli, sia i cugini, sia gli zii e i nipoti (come ad esempio Abramo che chiama fratello suo nipote Lot (Gen.13, 8); che se Gesù avesse avuto altri fratelli non avrebbe avuto premura di affidare, sulla croce, la Madonna a un estraneo, qual era Giovanni.

E dimenticano che questo testo che parla della verginità della Madonna è cosí chiaro che anche i mussulmani credono che Maria sia rimasta sempre vergine, e per questo la onorano.

3. L'Immacolata

Per attuare questo suo disegno Dio aveva bisogno di un punto franco, degno di lui; un punto che non fosse appartenuto a nessuno, un punto che non sarebbe appartenuto a nessuno.

Non era degno di Dio incarnarsi in una creatura che fosse stata prima o dopo toccata da qualcuno e che per conseguenza avesse una qualsiasi inclinazione al male; peggio ancora, che fosse appartenuta sia pure per un momento a Satana o a qualche uomo, che fosse stata solo sfiorata da Satana.

Per questo la volle immacolata fin dalla sua concezione e vergine prima, durante e dopo il parto.

Su questo punto ci furono per diversi secoli lunghe polemiche tra i teologi.

Tanti dicevano: giacché Gesú è il salvatore di tutti e lo è anche di Maria, bisognò che Maria avesse avuto il peccato originale dal quale Gesú la redense.

Gli altri rispondevano: come Giovanni Battista in previsione della redenzione di Gesù poté venir liberato dal peccato originale prima della nascita, cosí Maria in previsione della redenzione di Gesú poté venir esentata dallo stesso peccato fin dalla sua concezione.

Chi pose quasi completamente fine a tali discussioni fu il grande filosofo-teologo francescano, il beato Duns Scoto, con tre famose domande rivolte ai teologi riuniti in un congresso, e che tolsero la parola a tutti.

Potuit? - Decuit? - Ergo fecit. Cioè:

- Poteva Dio preservare la Madonna dal peccato originale? - Era conveniente che lo facesse?

- Allora lo ha fatto.

Il domma dell'Immacolata concezione fu proclamato dal Papa Pio IX l'8.12.1854.

Tale privilegio della Madonna era abbondantemente riconosciuto dai Santi Padri; come, fra l'altro, lo documenta l'antichissimo libro di preghiere dei monaci discepoli di san Basilio, in cui la Madonna è chiamata continuamente « la senza macchia ».

Una copia di tale libro veniva usata nel secolo XI da san Nicolò Politi, e si conserva parte in Adrano (Catania) e parte ad Alcara (Messina). Dio volle mandare due volte la sua SS. Madre per confermare questo privilegio con cui volle arricchirla.

La prima: la Madonna, apparendo a santa Caterina Labourè a Parigi nel 1946, le ordinò che facesse coniare la medaglia miracolosa. In essa c'è raffigurata la Madonna con le braccia aperte e con le mani che irradiano luce, cioè grazie. Attorno a tutta l'immagine la Madonna ordinò che fossero scritte queste parole: « O Maria concepita senza peccato originale, pregate per noi che ricorriamo a voi ».

La seconda volta fu a Lourdes, nel 1858 a Bernardette Soubirous. Le apparizioni furono 18. Nella 16a la Madonna le rivelò chi era: «Io sono l'Immacolata concezione».

4. L'umile serva

« Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'Angelo partí da lei » (Lc. 1, 38). Qui ancora appare l'umiltà di Maria che si dichiara la serva del Signore, cosí come Gesú sarebbe stato il servo del Signore.

Matteo ci fa vedere l'abisso di umiltà di Maria.

Essa non vuole rivelare neanche a Giuseppe suo sposo il dono grandioso e incredibile di essere divenuta la madre del Figlio Unigenito di Dio. Rischia cosí l'infame pericolo di venire dichiarata adultera, per cui è Dio stesso che interviene per salvare il suo onore (Mt.1,18-25).

E quando Elisabetta, illuminata dallo Spirito Santo, la proclama madre del suo Signore, Maria lungi dal compiacersene ne dà la lode e il ringraziamento all'infinita bontà e misericordia di Dio e, come annientata nella sua umiltà, esplode in quel meraviglioso cantico di lode e di riconoscenza al Signore che è il Magnificat: « Allora Maria disse: l'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre » (Lc. 1, 46-55).

5. La Madre di Dio

È ancora l'Arcangelo Gabriele che proclama Maria madre di Dio: « Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesú. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo Padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.

Allora Maria disse all'Angelo: "Com'è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio » (Lc. 1,31-37).

La fede nella divina maternità di Maria c'è stata sempre nella Chiesa ed è testimoniata da tutti i Santi Padri, fin dai tempi apostolici. Basta ricordare quanto dicono:

S. Ignazio martire: « Gesú nacque da Maria e da Dio » (Lettera agli Efesini, 7, 2).

S. Giustino: « Il Figlio di Dio ha acconsentito a farsi carne e a nascere dalla Vergine della razza di Davide » (Dialogo con Trifone, 45,4). S. Ireneo nel suo libro Adversus Haereses parla oltre 100 volte della Vergine Maria, dice che l'Emanuele, cioè il Dio con noi, è nato da lei; e di Gesú dice: « Egli ha ricapitolato in sé la carne dell'uomo, un tempo da lui modellata, per uccidere il peccato, annientare la morte e vivificare l'uomo » (pag. 328).

Il motivo di tale fede è di immediata evidenza: quel Gesú che è nato da Maria è non solo uomo, ma anche Dio; quindi Maria è madre di Dio.

La Chiesa non dice che la Madonna ha dato la vita a Dio; dice soltanto che quel Gesú che è nato da Maria, è una sola persona che è contemporaneamente uomo e Dio; e che solo in tal senso essa è la Madre di Dio.

Il primo a negare la divina maternità di Maria fu il vescovo Nestorio, dicendo che in Cristo ci sono due persone e che Maria è soltanto la Madre della persona umana di Gesú.

Contro tale eresia fu convocato nel 431 il 30 Concilio Ecumenico, quello di Efeso, richiesto, per ironia della sorte, dallo stesso Nestorio agli imperatori Teodosio II e Valentiniano 111. Il Concilio, presieduto da s. Cirillo d'Alessandria e dai legati di Papa Celestino, condannò l'eresia di Nestorio e proclamò Maria «Teotokos», ossia Madre di Dio.

L'assemblea conclusiva si protrasse fino a tarda notte. Il popolo attendeva nella piazza antistante alla sede del Concilio il suo esito. Quando nella notte il diacono affacciandosi dal balcone annunziò che il Concilio aveva riconosciuto Maria madre di Dio, il popolo esplose in un grido irrefrenabile: « Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori ».

Quindi, approntata una grande quantità di torce al vento, il popolo portò in processione trionfale tutti i vescovi sulle spalle per le vie di Efeso.

6. La ripiena di carità

Solo alcune cose ci dice il Vangelo: esse bastano per farci vedere la carica immensa di carità che vive nel cuore di Maria.

L'Angelo le fa sapere che sua cugina Elisabetta è incinta, al 6° mese. Maria subito pensa: come farà la cugina, anziana, sola, nelle montagne (o alture) di Ebron dove vive col marito?

E subito parte in fretta per assisterla e per servirla fino al parto. L'evangelista Giovanni ci narra il primo miracolo di Gesú (Gv. 2). Esso avvenne a Cana di Galilea, dove Maria e Gesú con i suoi discepoli erano stati invitati a un matrimonio. Durante il matrimonio, forse per il sopraggiungere dei discepoli di Gesú, manca il vino. La prima ad accorgersene è Maria perché lei vive sempre amando gli altri: lo dice a Gesù perché faccia il miracolo.

Gesú risponde che non è giunta la sua ora.

Maria gli forza la mano e gli fa anticipare i tempi: dice ai servi di rivolgersi a Gesú; Gesú, perché non faccia cattiva figura sua madre, dice a quei servi di riempire le idrie di acqua e quindi cambia quell'acqua in vino.

7. L'Assunta

Qualche giorno dopo che morí, la Madonna fu risuscitata da Gesú e assunta in cielo. Anzi nelle piú antiche tradizioni giudeo-cristiane non si parla di morte della Madonna, ma di dormizione.

Ne parlano i santi Padri e i piú antichi libri apocrifi, quali il Transitus Mariae e la Dormizio Mariae.

San Giovanni Damasceno dice: « Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divini. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dal dolore quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio ».

San Germano di Costantinopoli dice: « L'incorruzione e l'assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo convenivano alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo corpo verginale: "Tu, come fu scritto, sei tutta splendore" (Sal. 44, 14); e il suo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto tempio di Dio. Per questo non poteva conoscere il disfacimento del sepolcro, ma, pur conservando le sue fattezze naturali, doveva trasfigurarsi in luce di incorruttibilità, entrare in una esistenza nuova e gloriosa, godere della piena liberazione e della vita perfetta ».

Di questa fede, risalente ai tempi apostolici, ne danno conferma gli scavi archeologici, come documenta uno dei piú grandi archeologi moderni dei Luoghi Santi, il Padre Bellarmino Bagatti, nella sua opera Alle origini della Chiesa: « La tomba della Vergine nella Valle del Cedron, dal IV secolo è sormontata da una basilica, ma le notizie della Dormitio Mariae nella redazione di Leucio (II sec.) indicano che era "nuova"; e quelle delle redazioni siriache, etiopiche ed arabe, che era posta in una necropoli composta da "tre camere", e, "nella piú interna posta ad Est" era stata seppellita Maria. Tali notizie letterarie hanno trovato conferma negli scavi e restauri praticati nel 1972 dai greci ed armeni. La fig. 5.4, dà uno schema di tali risultati. A tratteggio è la chiesa del IV-V secolo; in nero A) la camera "interna" di Maria scavata nella roccia con arcosolio interno, isolata nel fare la chiesa. Nel vano superiore B) resti di due Kokhim, o forni, che suppongono una seconda camera. Le scale attuali a nord e a sud (C) tengono posto delle scale antiche e nell'incontro delle due scale si supplisce la camera "eterna" ricordata nella Dormitio, esattamente come nella necropoli detta dei Beni Hazir, situata non lontana nella stessa sponda del Cedron.

L'accordo fra le notizie letterarie e quelle archeologiche ci dà la garanzia di possedere una tradizione antichissima e stabile. Possiamo credere che la composizione della Dormitio, se non fu scritta espressamente in occasione della visita annuale, certamente essa vi fu adattata già nell'antichità. Coloro che uffiziavano la tomba erano sí giudeo-cristiani, ma non del partito di Giacomo.

Tutte le azioni del seppellimento di Maria sono messe sotto la direzione di san Pietro».

Per tal motivo il Papa Pio XII l'1.11.1950 proclamò domma la fede, sempre tenuta nella Chiesa, sull'Assunzione della Madonna in anima e corpo.

La Madonna del canto suo ha fatto vedere ripetutamente che si trova in paradiso in anima e corpo.

Una donna che ebbe la fortuna di toccare la Madonna fu santa Caterina Labourè.

Stando nel convento di Rue Le Bac di Parigi, un angelo, la notte del 19.7.1830, la sveglia e la invita a seguirlo.

La santa indossa subito la veste e lo segue. L'angelo la precede facendo luce e aprendo le porte; attraversa il corridoio ed entra nella cappella del convento.

La cappella è illuminata a giorno.

Due angeli portano una poltrona e la mettono nella predella dell'altare. La Madonna scende dal cielo, va a sedere nella poltrona, guarda sorridente suor Caterina e la invita ad accostarsi a lei. Suor Caterina s'avanza, si va a inginocchiare avanti la Madonna e appoggia le sue mani giunte sulle ginocchia della Madonna. La Madonna gliele stringe e le fa poggiare il capo sulle sue ginocchia. Furono per santa Caterina momenti di una felicità smisurata.

Quindi la Madonna le disse di far coniare la medaglia miracolosa. Nei nostri giorni i sei giovani di Medjugorje hanno avuto la stessa fortuna. Sono Vicka, Jakov, Ivan, Marija, Mirjana, Ivanka.

Nelle quotidiane apparizioni iniziate il 24.6.1981 spesse volte essi hanno avuto la gioia di toccare la Madonna. Dicono che lei ha un corpo solido e che toccandola sentono nel proprio corpo come delle tenui vibrazioni che danno loro delle sensazioni dolcissime di una immensa felicità.

Il 7.5.1985 la Madonna annunziò a Ivanka che quello era l'ultimo incontro quotidiano e aggiunse: « Devi essere felice; io sono la tua Madre, io ti amo con tutto il cuore... Devi dire ai tuoi amici che mio Figlio ed io saremo sempre con voi ogni volta che avrete bisogno di noi...» Ivanka pregò la Madonna se poteva abbracciarla e baciarla. La Madonna sorridendo acconsentí e Ivanka l'abbracciò e la baciò con immenso piacere. Quindi la Madonna la benedisse e le disse: « Va in pace »; e si allontanò insieme ai due angeli.

8. Bellezza della Madonna

I primi che hanno cercato di descrivere la bellezza della Madonna sono i veggenti di Medjugorje.

Uno dice: « Il suo vestito era grigio, il velo bianco, la corona di stelle, gli occhi azzurri, i capelli azzurri, gli zigomi rossi, ed era sollevata da terra. Sotto il velo ho visto che i capelli erano un po' piegati. Ci è apparsa gioiosa e sorridente ». Un'altra dice: « I suoi capelli sono neri, leggermente mossi, gli occhi celesti. La figura slanciata! È stupenda, avrei voglia di guardarla sempre. Sulla testa ha un velo bianco, il suo vestito... non so dirvi se è grigio, oppure color beige, ma non è neppure beige, è diverso dai colori che conosciamo. La voce è molto calda ed armoniosa, sembra un canto! ».

Un altro dice: « Non posso descrivere quanto è bello il suo viso. Gli occhi azzurri, i capelli neri, che si intravvedono appena. Non è troppo alta, né bassa. Pare abbia 19/20 anni. Il vestito è grigio, il velo bianco, la corona di stelle ».

E un'altra dice: « Il primo giorno era lontana da noi, ne abbiamo visto solo l'ombra e ci è sembrato che tenesse qualcosa tra le braccia. Era molto bella, una bellezza extraterrestre. Ho visto i suoi occhi azzurri molto belli, di colore chiaro. Ci guardava con infinita benevolenza. La faccia era bellissima, gli zigomi rossi, i capelli neri e un po' piegati. Il suo vestito era colore del cielo ».

E’ interessante sapere che sebbene la Madonna sia morta a 6o anni, nelle apparizioni di Lourdes, di Fatima e delle altre parti appare sempre di circa 2o anni.

Ciò significa che nella resurrezione saremo tutti giovani e tali rimarremo eternamente.

Quanto sia grande la bellezza della Madonna lo possiamo anche desumere da questi fatti.

a) Santa Bernardette Soubirous un giorno arrivò a morire. Le furono amministrati il viatico e l'unzione dei malati. Dopo qualche giorno guarí e allora si mise a piangere. Interrogata perché piangesse, rispose: « Perché sono guarita. Voi non sapete quanto è bella la Madonna e non potete avere il desiderio ardente di andare a vederla per sempre ». Dopo alcuni anni, caduta nuovamente ammalata gravemente, la superiora la invitò a ricevere il sacramento dell'unzione dei malati.

Santa Bernardette rispose di no, perché altrimenti sarebbe guarita di nuovo. La superiora rispose che stesse tranquilla, che ricevesse il sacramento dell'unzione dei malati, che tutte le suore avrebbero pregato perché morisse e che sarebbe morta di sicuro.

S. Bernardette allora acconsentí e ricevette l'unzione dei malati, mentre le suore pregavano per lei.

Dopo poco tempo morí col sorriso in bocca, felice di andare a vedere per sempre la Madonna.

b) Suor Lucia di Fatima, ancora vivente, dice che la Madonna ascolta sempre ed esaudisce sempre le sue preghiere; però, aggiunge con mestizia « non vuole esaudire mai la preghiera che le faccio ogni giorno di farmi morire per andare in paradiso e stare sempre con lei »

c) Una delle veggenti di Medjugorje, da un po' di tempo è ammalata con grandissimi dolori di testa. Non ha voluto pregare la Madonna di guarirla per il desiderio di andare per sempre con lei in paradiso. Ora sta meglio.

Un'altra veggente di Medjugorje, Jelena di anni 15, un giorno chiese alla Madonna:

- Perché sei cosí bella?

- Perché amo, rispose la Madonna. Se volete diventare belli come me dovete amare.

L'amore è un dono dello Spirito. Possono averlo coloro che si aprono a Dio.

Ma chi è che ama? Chi pensa sempre all'amato, chi non si annoia mai di lui, anzi vuole vivere sempre con lui, chi cerca di rendersi sempre gradito a lui e pian piano acquista i suoi gusti e la sua mentalità, chi fa quanto lui desidera, chi vuole il bene di lui e fa sempre gli interessi di lui.

Dice un proverbio latino: « L'amore o trova uguali o rende uguali ». La Madonna ha amato cosí: è vissuta sempre unita a Dio con la preghiera, come ora vive immersa in Dio; ha fatto sempre la volontà di Dio cosí perfettamente da non avere altra volontà che la volontà di lui; è divenuta la piú perfetta immagine umana della bontà di Dio e la piú perfetta imitatrice delle virtú di Gesú; ha fatto il vuoto piú totale nel suo cuore, cosí da riempirlo totalmente di Dio; ha amato tanto ciò che Dio ama, cioè tutti gli uomini, da sacrificare per salvarli il suo Figlio e se stessa e da non stare a godersi la sua felicità in paradiso, ma da piangere e da intervenire continuamente per cercare di salvarli tutti; è vissuta unicamente per Gesú, come ora vive in cielo unicamente per preparare e affrettare il suo trionfo.

Per acquistare la bellezza della Madonna dobbiamo amare Dio e gli uomini come li ha amati lei. Come ottenere il dono dell'amore? Lo dice la stessa Jelena: « Con la conversione, con la preghiera e col digiuno. La preghiera non è uno scherzo. Bisogna imparare a parlare con Dio nella preghiera. Lo Spirito Santo non entra in un cuore sazio di tutto. Col digiuno del corpo bisogna giungere al digiuno del cuore (ossia a svuotare il nostro cuore come lo ha svuotato la Madonna). La parola di Dio e il suo amore non entrano in un cuore aperto a tutte le voci del mondo ».

Quando in un'anima entra l'amore, quell'anima ha sete continua di Dio, ha sete di ascoltarlo, di parlare con lui, ossia di pregarlo, di riceverlo nella Comunione, di imitare Gesú, di lavorare con tutte le forze per farlo conoscere e amare. Chi ama veramente il prossimo fa ogni sforzo per non far morire nessuno di fame e per non fare andare nessuno all'inferno.

Con questi ultimi messaggi di Medjugorje la Madonna ha voluto ricordarci che in paradiso la grandezza della nostra intelligenza e dalla nostra felicità e la bellezza del nostro corpo saranno proporzionate al grado di amore di Dio e di amore del prossimo che avremo raggiunto in terra.

9. Maria ci mostra la sintesi facile di tutte le virtú: il silenzio.

Ce la mostra col suo esempio. Essa è la creatura del silenzio. Non parla per poter stare sempre unita a Dio. Parla solo quando è necessario; parla quando c'è da fare del bene. Dice bene un proverbio: il silenzio è d'oro.

Dice san Giacomo: « Chi non sbaglia con la lingua è un uomo perfetto » (Gc. 3,2). « Se uno crede di essere religioso senza tenere a freno la sua lingua, egli inganna se stesso e la sua religione è vana » (Gc. 1, a6).

Il programma dei santi è: parlare a Dio degli uomini; parlare agli uomini di Dio. Col silenzio possiamo esercitare tutte le virtú:

Il silenzio è mitezza. Il silenzio è misericordia. Il silenzio è pazienza. Il silenzio è umiltà. Il silenzio è fede. Il silenzio è adorazione.

 

Sant'Agostino

 


1. Nell’espressione: Furono uccisi dei bambini da due  anni in giù, si allude agli umili che hanno la carità nel suo duplice  aspetto 1; e si dice che essi, come quei bambini di due anni, sono in  grado di morire per Cristo. 

17 Questioni sul Vangelo di Matteo

Anche Davide aveva un punto di fragilità: il suo amore per le donne. Questo amore provocò una guerra intestina nella sua casa.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 

All’inizio dell’anno successivo, al tempo in cui i re sono soliti andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a compiere devastazioni contro gli Ammoniti; posero l’assedio a Rabbà, mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d’aspetto. Davide mandò a informarsi sulla donna. Gli fu detto: «È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Uria l’Ittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Ella andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla sua impurità. Poi ella tornò a casa. 

La donna concepì e mandò ad annunciare a Davide: «Sono incinta». Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Uria l’Ittita». Ioab mandò Uria da Davide. Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Uria: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una porzione delle vivande del re. Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide: «Uria non è sceso a casa sua». Allora Davide disse a Uria: «Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?». Uria rispose a Davide: «L’arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e i servi del mio signore sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per giacere con mia moglie? Per la tua vita, per la vita della tua persona, non farò mai cosa simile!». Davide disse a Uria: «Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire». Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il seguente. Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua. 

La mattina dopo Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Uria sul fronte della battaglia più dura; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che c’erano uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi della truppa e dei servi di Davide e perì anche Uria l’Ittita. 

Ioab mandò ad annunciare a Davide tutte le cose che erano avvenute nella battaglia e diede al messaggero quest’ordine: «Quando avrai finito di raccontare al re quanto è successo nella battaglia, se il re andasse in collera e ti dicesse: “Perché vi siete avvicinati così alla città per dar battaglia? Non sapevate che avrebbero tirato dall’alto delle mura? Chi ha ucciso Abimèlec figlio di Ierub-Baal? Non fu forse una donna che gli gettò addosso il pezzo superiore di una macina dalle mura, così che egli morì a Tebes? Perché vi siete avvicinati così alle mura?”, tu digli allora: “Anche il tuo servo Uria l’Ittita è morto”». Il messaggero dunque partì e, quando fu arrivato, annunciò a Davide quanto Ioab lo aveva incaricato di dire. E il messaggero disse a Davide: «Poiché i nemici avevano avuto vantaggio su di noi e avevano fatto una sortita contro di noi nella campagna, noi fummo loro addosso fino alla porta della città; allora gli arcieri tirarono sui tuoi servi dall’alto delle mura e parecchi dei servi del re perirono. Anche il tuo servo Uria l’Ittita è morto». Allora Davide disse al messaggero: «Riferirai a Ioab: “Non sia male ai tuoi occhi questo fatto, perché la spada divora ora in un modo ora in un altro; rinforza la tua battaglia contro la città e distruggila”. E tu stesso fagli coraggio». 

La moglie di Uria, saputo che Uria, suo marito, era morto, fece il lamento per il suo signore. Passati i giorni del lutto, Davide la mandò a prendere e l’aggregò alla sua casa. Ella diventò sua moglie e gli partorì un figlio. Ma ciò che Davide aveva fatto era male agli occhi del Signore (2Sam 11,1-27).  

Il Signore mandò il profeta Natan a Davide, e Natan andò da lui e gli disse: «Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, mentre il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia. Un viandante arrivò dall’uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell’uomo povero e la servì all’uomo che era venuto da lui». 

Davide si adirò contro quell’uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non averla evitata». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo! Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l’Ittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l’Ittita”. Così dice il Signore: “Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. Poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole”». 

Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. Tuttavia, poiché con quest’azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa. 

Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide e il bambino si ammalò gravemente. Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino, si mise a digiunare e, quando rientrava per passare la notte, dormiva per terra. Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra, ma egli non volle e non prese cibo con loro. Ora, il settimo giorno il bambino morì e i servi di Davide temevano di annunciargli che il bambino era morto, perché dicevano: «Ecco, quando il bambino era ancora vivo, noi gli abbiamo parlato e non ha ascoltato le nostre parole; come faremo ora a dirgli che il bambino è morto? Farà di peggio!». Ma Davide si accorse che i suoi servi bisbigliavano fra loro, comprese che il bambino era morto e disse ai suoi servi: «È morto il bambino?». Quelli risposero: «È morto». Allora Davide si alzò da terra, si lavò, si unse e cambiò le vesti; poi andò nella casa del Signore e si prostrò. Rientrato in casa, chiese che gli portassero del cibo e mangiò. I suoi servi gli dissero: «Che cosa fai? Per il bambino ancora vivo hai digiunato e pianto e, ora che è morto, ti alzi e mangi!». Egli rispose: «Quando il bambino era ancora vivo, digiunavo e piangevo, perché dicevo: “Chissà? Il Signore avrà forse pietà di me e il bambino resterà vivo”. Ma ora egli è morto: perché digiunare? Potrei forse farlo ritornare? Andrò io da lui, ma lui non tornerà da me!». 

Poi Davide consolò Betsabea sua moglie, andando da lei e giacendo con lei: così partorì un figlio, che egli chiamò Salomone. Il Signore lo amò e mandò il profeta Natan perché lo chiamasse Iedidià per ordine del Signore. 

Intanto Ioab assalì Rabbà degli Ammoniti, si impadronì della città regale e inviò messaggeri a Davide per dirgli: «Ho assalito Rabbà e mi sono già impadronito della città delle acque. Ora raduna il resto del popolo, accàmpati contro la città e prendila; altrimenti, se la prendessi io, porterebbe il mio nome». Davide radunò tutto il popolo, si mosse verso Rabbà, le diede battaglia e la occupò. Prese dalla testa di Milcom la corona, che pesava un talento d’oro e aveva una pietra preziosa; essa fu posta sulla testa di Davide. Egli ricavò dalla città un bottino molto grande. Ne fece uscire gli abitanti e li impiegò alle seghe, ai picconi di ferro e alle asce di ferro e li trasferì alle fornaci da mattoni; allo stesso modo trattò tutte le città degli Ammoniti. Poi Davide tornò a Gerusalemme con tutta la sua gente (2Sam 12,1-31).

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

"L’ora è grave ed urgente"

 


Avola, 9 Aprile 2006 - Domenica delle Palme - Messaggio del Signore Gesù


Giuseppe Auricchia: "Sono alla Santa Messa per la benedizione delle Palme. Durante la lettura della passione di Gesù Cristo sento un brivido agghiacciante, poi vedo prima un giglio bianco e quindi Gesù che mi dice”.

“La tua parola non è d’uomo, no, è la Parola di Dio che accogli nel tuo cuore.
Vedi questo giglio della purezza è una pietra di inciampo per gli uomini in questo tempo, il principio di questo millennio.
Voi, sacerdoti Cattolici, che avete abbandonato il celibato e siete usciti dall’ovile, voi che insistete per annullarlo anche voi siete pronti ad abbandonare l’ovile. In verità vi dico: non siete più figli della purezza, ricordatevi che siete consacrati a Me.
Dico a tutti i fratelli separati: se fossero in buona fede potrebbero accogliere l’affermazione che Io li dichiarai fuori dall’ovile, però in voi esiste una barriera a fini politici ed economici che si oppone a tutto. Questa unificazione avverrà dopo il grande raduno come è scritto.
Sacerdoti, gli eventi futuri sono imminenti! Siete al bivio della scelta col vostro arbitrio di libertà. Riconoscete con umiltà i Miei pargoli d’amore, sinceri ed ardenti di verità. E’ la sorgente che in essi scaturisce, per tutti i fedeli in Chiesa e fuori di Essa, senza alcun velo di mezzi termini. I segni del Cielo sono evidenti, come evidenti sono i messaggi.
Vi avviso per il futuro: l’ora è grave ed urgente, non vi aspettate un ordine che non avverrà mai, come disse la Mia Santissima Madre a Fatima, cioè che ognuno deve sapersi regolare. Preparatevi devotamente per la Mia venuta!
Sacerdoti, v’invito a conoscere e far conoscere gli avvisi celesti, essi sono un monito per le profezie annunziate.
Sacerdoti, vescovi, cardinali: l’ora è grave, suonate subito la tromba prima della bufera, non addormentatevi se non volete che il sangue dei vostri fratelli scorra, e non direte che non siete stati avvisati.
Povere città italiane, povera Roma, le acque della rivolta non reggeranno al di sopra dell’immane rovina e sarà innalzata la bandiera della divina Giustizia.
Nel Tabernacolo apparirà una colomba purissima che porterà il ramoscello dell’ulivo che è il segno di pace, ma non sarà il ramoscello dell’ulivo come quello che oggi è stato innalzato dagli uomini politici per interesse privato e che non darà né pace, né giustizia.
Presto tutto si chiuderà nel silenzio, non ci saranno né apparizioni, né profeti ma quando si avvicina l’ora, Io susciterò molte anime per diffondere l’annuncio. Allora vedrete apparire il grande Segno nel firmamento. Gettatevi in ginocchio per chiedere la Mia Misericordia Divina.
Povera Italia, sarà colpita dal Signore delle sette piaghe.
Un nuvolone visibile sarà il precursore degli avvenimenti annunciati perché non avete creduto, ne ubbidito. Voi siete accecati dall’odio fanatico che vi uccide ancora.
Io ti dico: hai ancora poco tempo a tua disposizione, lascia tutto e vieni a Me, Io ti perdonerò, avrai la pace ed il Mio amore. Ti Benedico".

QUANDO IL MAESTRO PARLA AL CUORE

 


Durante la giornata rinnova spesso le brevi silenziose adorazioni verso di me. Chiedimi con insistenza di far crescere in te il desiderio di me, il gusto di me, la gioia di me. È questa una preghiera che mi piace esaudire, ma sii paziente e non voler esser più veloce della mia grazia.

Il mio Regno si costruisce dal di dentro e io ho più bisogno di anime generose nelle lotte interiori a vantaggio dei loro fratelli, che di propagandisti o di uomini di affari, anche se al servizio della mia Chiesa.

Ciò che conta è il fuoco dell'amore che cresce nei cuori, più delle vistose attività esteriori, delle belle organizzazioni, tanto ragguardevoli dal punto di vista istituzionale, ma spesso vuote o quasi della mia presenza viva e operante.

  Non rassegnarti alla monotonia dell'amore. Cerca e troverai nuove maniere di manifestarmelo. Le mie non sono mai monotone. Fammi sentire più spesso che desideri me e ripetimi a nome tuo e degli altri: Maran atha! Vieni, Signore Gesù, vieni!

Credilo: io rispondo sempre agli inviti.

  La lettera non serve se non nella misura in cui stimola e facilita l'amore, non in quella in cui lo soffoca e lo avversa.

  Nella vita spirituale sono necessari alcuni punti fissi, ma a titolo di verifica e di guida, non a titolo di ostacoli e di « alberi che nascondono la foresta ».

Lascia che io ti guidi come voglio. Non preoccuparti dell'avvenire. Ti è mai mancato qualcosa in passato? Né ti mancherà mai nulla, poiché io sarò sempre presente, e nulla può mancare a colui al quale io non manco. La mia presenza e la mia tenerezza saranno sempre vicine a te, al fine di suscitare in tenazioni di grazie, amore e zelo. Io ero presente anche nelle ore oscure e difficili della tua vita. Del resto, lo hai ben sentito, e le tenebre si sono dissolte nella luce.

  Se le anime si decidessero ad avvicinarsi a me più spesso, con più disponibilità, attingerebbero dalla contemplazione della mia divina presenza nuove energie. Io sono la « Fontana della giovinezza »; attraverso di me si attua ogni vero aggiornamento, nelle anime, nelle famiglie, in tutte le società. Il mondo si devitalizza per mancanza di autentica vita contemplativa.

La vita contemplativa non è una vita di estasi ma una vita nella quale sono io che conto, con me si fanno i conti e su di me si può contare. È anche una vita di confluenza in cui, col pensiero o più semplicemente con una unione virtuale, si assimilano tutti i miei slanci di amore, di adorazione, di lode, di azione di grazie, la mia oblazione incessante, redentrice e spiritualizzante, e i miei immensi desideri corrispondenti ai vostri immensi bisogni. Da questa congiunzione vitale con me dipende, per il mondo intero, l'efficacia della mia grazia, dei benefici divini, in particolare dell'assunzione progressiva di tutta l'umanità bisognosa, umile e generosa, da parte della mia divinità.

La durata dell'amore deve mirare all'impregnazione totale della tua esistenza, non che questa rivesta sempre la stessa forma, la stessa colorazione e che la coscienza sia continuamente lucida nei suoi riguardi. In amore l'essenziale non è la coscienza totale, ma il fatto di amare: pensare all'altro prima di pensare a sé, vivere per l'altro prima di vivere per sé, perdersi nell'altro al punto da dimenticare se stesso: ed Egli cresce nella misura in cui l’« io » diminuisce. Quando si ama davvero, non si riflette che si ama. Si ama, e basta.

Padre Courtois


SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI

 


MIRACOLI DI SAN GIUSEPPE 

Sulla costa orientale africana sorgeva nel secolo XIX una missione a Mandera. Padre Hacquard riferisce sulla fondazione della missione: Era l’anno 1880 e avevamo bisogno di una missione intermedia tra Bagamoyo e Mhomda. Accompagnato da padre Machon, intrapresi il viaggio per cercare un posto conveniente per stabilirvi una comunità cristiana, ci raccomandammo a san Giuseppe. Il giorno 19 marzo, festa del santo, ci mettemmo in cammino dirigendoci verso Udoé, un luogo mai visitato da nessun europeo. Gli indigeni di quella regione erano antropofagi e non ci concedevano il permesso di stabilirci da nessuna parte. Io mi rivolsi a san Giuseppe, raccomandandogli il buon esito del nostro viaggio. Da Udoé passammo Uriguà, vagando senza meta, alla ventura; ma in nessun luogo ci permettevano di stabilire la missione... finché arrivammo alla casa del capo Kingarù, chiamato faccia di serpente. 

Appena ci vide si fermò ammirato e fissandoci a lungo proruppe in espressioni quali: 

- Sì, sono loro. Sono gli stessi! Ascoltatemi. La notte scorsa, non so se ero sveglio o dormivo, ho visto davanti a me un anziano venerabile che toccandomi come per svegliarmi, mi ha detto: “Kingarù, sappi che vengono a casa tua con una piccola carovana due bianchi, ricevili bene e dai loro quanto ti chiederanno”. E quelli siete voi, gli stessi che ho visto. 

Allora chiamò la gente del popolo e disse loro: 

- Guardate questi due bianchi, sono quelli che ho visto la notte scorsa insieme ad un anziano come vi ho raccontato questa mattina. Sono loro. 

Rimanemmo là otto giorni e tutti si sforzarono di trattarci bene. Una volta scelto il luogo della nostra abitazione, organizzammo di nuovo la partenza; per la quale lo stesso capo volle accompagnarci, servirci da guida e protezione. Dopo 15 giorni venne a trovarci a Bagamoyo e giunto il momento di iniziare l’opera progettata, tornò di nuovo con un grande numero di uomini per guidare i missionari e portare tutto l’equipaggiamento. Egli è uno dei più assidui e costanti partecipanti agli esercizi della missione. 

Questo e molto altro ancora ha operato san Giuseppe per il popolo di Mandera, e gliene siamo grati, lo onoreremo e gli renderemo gloria per sempre 61 . 

Forse il caso più spettacolare tra i miracoli operati per intercessione di san Giuseppe, lo troviamo a Montreal, dove viveva il beato fra André (1845-1937). Fra André, della Congregazione della Santa Croce, non era sacerdote, per quarant’anni fu portinaio del convento e per più di sessant’anni compì miracoli straordinari per intercessione di san Giuseppe. La devozione al santo la ereditò da sua madre, morta quando egli era ancora bambino. A tutti quelli che gli chiedevano preghiere, raccomandava di non separare il loro amore a Giuseppe da quello verso Maria e verso Gesù, presente nell’Eucaristia. Egli era un uomo di profonda preghiera davanti al tabernacolo e amava con tutto il cuore Maria, infatti pregava il rosario a qualsiasi ora; ma quando gli chiedevano delle grazie, lui pregava san Giuseppe. Chiamava se stesso il cagnolino di san Giuseppe, in realtà fu il grande apostolo del santo del XX secolo. 

I miracoli che si compivano attraverso di lui avvenivano in tutta semplicità. A volte diceva ai malati che dovevano fare una novena a san Giuseppe, confessarsi e fare la comunione, e così dopo la novena arrivava la guarigione. Altre volte diceva loro di non preoccuparsi, che egli avrebbe pregato san Giuseppe personalmente per il loro caso. Ma la cosa più normale per lui era dare agli infermi delle medaglie del santo e chiedere loro di sfregarle sulla parte malata del loro corpo; oppure consegnava dell’olio della lampada che ardeva davanti all’immagine di san Giuseppe affinché si ungessero con esso. In questo modo avvenivano centinaia e centinaia di miracoli spettacolari. E questi segni prodigiosi si ripeterono per tutti i sessant’anni della sua vita consacrata, poiché morì all’età di 91 anni. 

A quelli che venivano guariti diceva di ringraziare san Giuseppe. Alcuni si sentivano ingannati, dicevano che il fatto di passare una medaglia o dell’olio sulla parte malata era pura superstizione e non ottenevano la guarigione. Perciò egli diceva: molti malati non guariscono per mancanza di fede. È necessario avere fede per mettersi la medaglia o l’olio di san Giuseppe 62 . 

Nel 1926 vennero citate sulla stampa 1611 persone che dicevano di essere state guarite da gravi malattie ed altre 7334 affermavano di aver ottenuto favori straordinari di ordine materiale e spirituale. Qualcosa di veramente meraviglioso! Fra André fu beatificato da papa Giovanni Paolo II il 23 maggio del 1982. 

ORE DI RIPARAZIONE NOTTURNE

 


 ORE DI RIPARAZIONE NOTTURNE 


Passi: 

I. Coroncina dell'amore 

II. Meditazione dell'ora notturna. (uno al giorno) 

III. Preghiera conclusiva (vedi ultima preghiera alla fine) 

 

I. CORONCINA DELL'AMORE 

Sui grani del rosario: 

Sulle perline grandi: 

Sacri Cuori di Gesù e Maria, siate il nostro amore e la nostra salvezza. 

 

Sulle perline piccole (10 volte): 

Gesù e Maria vi amo. Salvare le anime. 

 

Alla fine del rosario, ripetere tre volte: 

Sacri Cuori di Gesù e Maria, fate che io vi ami sempre di più. 


11. Fate riparazione per le anime che non valorizzano il sacramento del matrimonio e la fedeltà coniugale. 

Gesù dice: 

Amati figli che vi siete svegliati nel silenzio di questa notte per tenermi compagnia: la ricompensa non la riceverete sulla terra ma in cielo; vale la pena che vi consumiate dando gloria al mio Santo Nome. Vale la pena che vi consumiate come Vale la pena che vi bruciate come una candela accesa ai piedi del Tabernacolo. Vale la pena che continuiate la vostra marcia, anche se vi sentite stanchi e affaticati. Vale la pena di unirsi alla preghiera e alla riparazione delle anime vittime del mondo intero. Vale la pena che non siate ordinari, che vi distinguiate per la vostra pietà. Vale la pena che tu cammini sulle mie orme e non sulle orme infangate del mondo. Vale la pena che imitiate i vostri fratelli nella lodevole pratica delle ore notturne di riparazione, perché il dolore del mio Cuore Divino ha fatto traboccare il calice; il mio Sangue Prezioso è sprecato, i miei comandamenti disubbiditi. 

Figlio mio, grida: sono vivo. Soffro di molestie, di solitudine. Grida che il Mio Sacro Cuore è circondato da una corona di spine.  Gridate che è urgente: un cambiamento di vita, per volgere i loro occhi a Me, per tornare alla Casa del Padre mio. Gridate che se non si convertono, li attendono sofferenze indicibili nella vita eterna. 

La vostra compagnia, figli miei, addolcisce un po' il mio dolore; dolore perché molte famiglie si disintegrano, si distruggono; dolore perché le coppie al momento del matrimonio si giurano amore eterno, ma con il passare del tempo il fascino si perde, si sopportano appena, si tollerano appena; dolore perché i coniugi sono obbligati ad essere fedeli, ma alcuni di loro cadono nell'adulterio; un peccato che macchia il letto matrimoniale; un peccato che ha conseguenze dannose, un peccato che distrugge la solidità della casa, un peccato che copre la famiglia con ombre e tristezza; un peccato che ferisce il cuore di chi è stato ingannato. 

Il Mio Cuore Divino soffre perché molti dei Miei figli sostengono che la benedizione di un sacerdote non è necessaria per costruire una famiglia; che la felicità non è data dal matrimonio cattolico, che nella libera unione si vive meglio. Fai riparazione per questi miei figli che perdono le mie grazie; figli che cessano di nutrirsi del Pane vivo disceso dal Cielo. Pane che darà loro la salvezza e la vita eterna.  Fare riparazione affinché gli uomini prendano coscienza dell'importanza del sacramento del matrimonio e della fedeltà coniugale. 

 

Anima riparatrice: 

Il mio delirio d'amore: ho sentito il dolce mormorio della tua voce. Il mio cuore ha battuto forte alla tua ardente supplica. Perciò, eccomi qui, mio adorabile Gesù, pronto a compiere quest'ora di riparazione notturna; ora in cui le porte del Cielo si apriranno per effondere le loro grazie; ora in cui gli stessi Angeli si uniranno alla mia costante preghiera; ora in cui forse molti dormono; ma il tuo amore mi ha attratto, il tuo amore mi ha sedotto, il tuo amore mi ha condotto al monte Golgota per raccogliere il Preziosissimo Sangue che scorre dalle tue Sacre Piaghe. Ferite che sono fontane di misericordia. Ferite che sono raggi splendenti di Luce Divina; luce che illuminerà le famiglie di tutto il mondo per rimanere nell'unità, nell'amore e nella pace duratura. 

Mio amato Gesù: prego stasera per le famiglie rotte, famiglie che si sono disintegrate a causa di uno spirito di concedi il dono della fedeltà agli sposi, aumenta per loro la grazia del perdono, dell'amore reciproco. 

Prego per i fratelli e le sorelle che si sono uniti senza il sacramento del matrimonio; rendi i loro cuori sensibili affinché riconoscano il loro peccato, togli la cortina di tenebre che copre i loro occhi; scopri le loro orecchie alla tua voce; una voce che li chiama insistentemente a un cambiamento, a una riorganizzazione della loro vita. 

Pentiti per tutta l'umanità che trasgredisce le tue leggi, i tuoi mandati divini. Attirali all'ovile del tuo Sacro Cuore e purificali, mondali dalle loro macchie prodotte dal peccato. 

Mio tenero Gesù, come desidero che tu non soffra, che non ti facciano male, che non ti feriscano, che tutti gli uomini ti amino con amore frenetico, che tutti gli uomini incarnino il Vangelo, vivano la tua Parola, che tutti gli uomini lottino con determinazione per la salvezza delle loro anime. 

Amato Gesù: chiama alla conversione perfetta ciascuno dei tuoi figli che vivono in situazioni irregolari; convincili che se non c'è un cambiamento, difficilmente abiteranno in una delle dimore del cielo; difficilmente riceveranno la ricompensa promessa.  Spero, mio caro Gesù, che questa ora notturna di riparazione sia servita come medicina per alleviare il tuo dolore. 

L’AVVERTIMENTO È DAVANTI A VOI. IL RAPIMENTO PER I FIGLI DI DIO È ALLE PORTE!

 


Carbonia 28-08-2021   –  ore 16.45

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Come allora, tutto si ripete ma in misura peggiore.
Figli miei, amati figli dell’Amore, siete destinati alla distruzione, non avete ascoltato le mie parole, il Cielo vi avvertiva di tutto ciò che ora si manifesterà nell’orrore.

L’uomo è caduto nelle miserie di Satana, il suo cuore è nero come la pece, assomiglia al dio che sta seguendo al mio posto.

Poveri, poveri uomini, poveri perché il vostro orgoglio vi trascina all’Inferno, non vi siete ravveduti, vi siete inoltrati sempre di più nell’oscurità e oggi entrerete nella dimora del nemico infernale.

Ho chiamato e richiamato la vostra attenzione a Me, a rivedere le regole di Dio e allontanarvi dalle cose del mondo, a non farvi idoli su questa Terra, ma tutto ciò è passato nell’indifferenza, voi avete continuato a vivere come a voi piaceva maggiormente, la vostra cultura era ed è ancora in Satana, avete dimenticato l’amore di Dio e i suoi Comandamenti.

Vi nutrite di peccato, vi sporcate sempre di più l’anima, non troverete ristoro in queste ore che verranno nell’affanno e nel dolore.

In verità, in verità vi dico: la vita continuerà per i miei figli, mentre i lontani da Me coloro che Mi hanno rifiutato non potranno salvarsi in quanto non avranno più il tempo di ravvedersi; Satana ormai li ha avvinghiati a sé, li ha portati via, lontano da Me, dal vostro Dio Creatore.

Discendo dal Cielo con il mio Esercito, Io lo conduco, guido i loro passi contro il nemico infernale. La distruzione di questa Umanità è prossima assieme a colui che si è fatto principe di questo mondo, a colui che ha carpito l’anima dei miei figli.

Basta! Distruggerò ogni cosa, riporterò questo Pianeta ai tempi in cui l’ho creato, sarà di nuovo bello, brillerà di Me, tutto ciò che è marcio lo distruggerò, verrà rasa al suolo ogni cosa, ogni cosa che non appartiene a Dio verrà dispersa.

Fuggite potenze nemiche, fuggite alla visione di Dio! Ecco che Egli arriva nella sua gloria per fare la sua giustizia!

Gridate o genti tutte, gridate la sua misericordia, prostratevi a Lui e riconoscetelo quale unico e vero Dio.

Non mostratevi indifferenti alla sua visione, …quella sarà l’ultima occasione per voi, per poter passare ad una vita migliore, oppure perire nell’Inferno che si creerà in questa Terra, prima che Io ritorni definitivamente ad abitarlo con tutti i miei figli, quando ogni cosa sarà rinnovata, quando Io trasformerò di nuovo questo Pianeta nella stella più bella del firmamento!

Vi ho chiamato figli, vi ho amato con tutto il mio Cuore, ho donato la mia stessa vita per la vostra salvezza, ma voi Mi avete odiato, Mi avete rifiutato, avete preferito le cose di questo mondo, seguire le bellezze di questo mondo, farvi grandi in questo mondo prendendo anche il mio posto.

Povere creature mie, cosa potete? Solo Io sono Dio! Solo Io sono il Creatore! …ora, per la vostra indifferenza a Me, cadrete definitivamente nelle gole della Geenna. Avete distrutto ogni cosa buona che Io ho messo in voi, avete disseminato il Seme buono e avete impiantato quello del diavolo: …il seme del male, ….il seme della perdizione, …il seme della distruzione e della fine.

Vi siete annullati con le vostre stesse mani, non avete capito nulla figli miei, non avete avuto nessun interesse per Colui che vi ha creati, per Colui che vi ha donato la vita! Non avete avuto nessun sentimento buono nei confronti di quel Dio che è morto sulla croce per salvarvi, voi avete continuato a soddisfarvi nella carne e nelle cose di questa Terra cibandovi del veleno di Satana.

Vi annuncio, figli miei, che adesso siete alla fine, l’avvertimento è davanti a voi, …tutto ora si spegnerà di ciò che non appartiene a Dio. Inizierà la guerra e inizierà la grande tribolazione per voi, voi che Mi avete detto di no, voi che Mi avete rifiutato per preferire chi figli miei? …l’Inferno?

Maledetto Satana, maledetto Satana, sei riuscito a carpire molte anime, ma questa è la tua fine, non avrai altro tempo perché Io ti chiuderò per sempre all’Inferno.

Figli miei, procedete nella preghiera, supplicate la mia misericordia e il mio anticipato ritorno, tutto ormai volge alla fine, tutto ormai è prossimo alla mia venuta.

Annunciate, annunciate, annunciate ai miei figli che sto arrivando,
che a breve tutto sarà trasformato nell’amore di Dio,
che tutto rientrerà in Dio, perciò ogni cosa di male verrà annullata.

Ancora un poco, figli miei, siete ormai pronti per essere presi da Me, il rapimento per i figli di Dio è alle porte! …Susciterò in questi figli uno Spirito nuovo, uno Spirito di verità, uno Spirito d’amore e li manderò nel mondo a recuperare tutti coloro che Mi hanno rifiutato, che hanno preferito Satana a Me, coloro che si sono dileguati nelle cose di questo mondo rinunciando alla vita eterna, rinunciando alle bellezze di Dio, alle bellezze del Creato, ad una vita nuova e alla felicità eterna.

Gioite, oh voi figli di Davide, perché per voi ci saranno grandi meraviglie, Dio è Buono! Dio è Giusto! Egli avrà amore per coloro che hanno dato amore e sarà giusto con coloro che non hanno avuto rispetto né di Dio, né del prossimo, né di se stessi.

Addio, o genti antiche, la vostra fine è qui, ormai tutto è compiuto!

Vi amo, vi benedico e vi attendo ancora in questo Colle fino a nuovo ordine.
Vi saluto figli miei! …al prossimo incontro. Dio è con voi.

Amatevi tra di voi, non state a pensare cose negative tra di voi, ognuno avrà il proprio compito, ognuno la propria strada, rinunciate ai vostri pensieri negativi e mettetevi in linea con le parole del vostro Dio.

Avanti! Con Maria SS. vi abbracciamo e vi conduciamo alle porte della nuova Terra.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Siate i benedetti di Dio.
Fiorite come i gigli del campo,
apritevi e chinatevi nella vostra bellezza
al passaggio di Colui che vi ha creati. Amen.

Il Signore scriverà nel libro dei popoli:

« Sono in te tutte le mie sorgenti »

(Dal Salmo 86).