lunedì 9 novembre 2020

FONDAMENTI DELL’UMILTÀ

 


L'umiltà poggia sopra due fondamenti: il primo è la verità, il secondo, la giustizia; verità e giustizia, due attributi divini; quali deve regolarsi la nostra vita.

La verità ci dà la conoscenza di noi medesimi, che è il grande e solido fondamento dell'umiltà; perché qualsiasi sentimento di umiltà che non abbia per fondamento una seria convinzione di ciò che siamo, non è che apparenza ed illusione; e chi credesse di acquistare l'umiltà senza una tale conoscenza si ingannerebbe e non riuscirebbe a nulla. La ragione sta in questo, che tutto quanto vediamo in noi e tutto quanto facciamo, tutto ci serve di motivo e d'occasione per la propria stima, principalmente quando si tratta di qualche bene, se prima non abbiamo bene stabilito qual'è il principio del bene come del male che vediamo in noi.

Non già, come abbiamo detto sopra, che questa conoscenza sia l'umiltà; molti, infatti, per quanto siano presuntuosi, sono pure costretti a constatare che non sono nulla e non valgono nulla. I demoni sono costretti ad una tale confessione, ma non hanno neppure un principio di santa umiltà. La conoscenza di se stesso deve solamente venire presupposta come un prin-cipio, dal quale si traggono poi le conseguenze onde comportarsi secondo lo spirito dell'umiltà. Orbene, la verità insegna all'uomo a conoscere ciò che è in se stesso, e ad aver di la stima che si merita e non di più; così pure la giustizia esige che tratti sé medesimo per quello che è, e non sopporti altro trattamento differente di quello che merita.

La verità insegna all'uomo che esso non è altro che niente; che da se non è oggi dappiù da quello che fosse cento anni fa, e che sarebbe ancora se Dia ritirasse da lui quelll'essere che ne circonda il nulla. Questo essere è una partecipazione dell'essere medesimo di Dio, è l'essere di Do reso sensibile in qualche modo nell'uomo. Tutte le creature, infatti, non sono altro, per così dire, che Dio medesimo reso visibile; sono come sacramenti o come visibili involucri dell'essere invisibile di Dio, il quale è nascosto sotto di essi; sono segni di Dio che esprimono in modo svariato ciò che Egli è in se stesso. In una parola, tutto quanto vi è al mondo è come una dilatazione e una espressone di Dio fuori di Lui medesimo, come un effluvio di Dio, il quale esprime esternamente ciò che Dio è in se medesimo.

Ma d'altra parte la creatura considerata in se stessa e nel suo fondo, fuori dello stato di Dio di cui essa è partecipe, rimane un samplice niente che implica la privazione di ogni essere, come Dio contiene il possesso di tutto l'essere: Dio è un abisso di perfezione, il nulla invece un abisso di imperfezione. Quando pure vi si starebbe occupati sino alla fine dei secoli, non si saprebbe esporre in particolare le privazioni e i difetti che si contengono nel niente, né disprezzi che gli sono dovuti; parimenti quando pure sino al dì del giudizio che vi si impiegassero le creature tutte, non riuscirebbero a numerare tutte le grandezze e le perfezioni di Dio. Il niente merita oblio; disprezzo .e noncuranza, come Dio merita ogni ammirazione; ogni adorazione e ogni lode da parte, di tutto il mondo.

La giustizia adunque, poichè vuole che si dia a ciascuno ciò che gli appartiene, insegna alla creatura a tributare a se stessa ciò che si merita nel suo fondo e a subire quel trattamento che è dovuto a così grande viltà, come pure a rendere a Dio ciò che gli è dovuto, ossia ogni onore e ogni lode.

Se guardo me stesso, nel mio fondo, ossia nel mio nulla, veggo che non merito che: confusione e disprezzo; se, invece contemplo Dio sia in se medesimo come fuori di sè, nella sua essenza come nella sua diffusione nei suoi effetti, in me come fuori di me; trovo che Egli merita ogni lode e ogni onore. A Dio, dice S. Paolo, siano rese benedizioni, lodi, onori e azioni di grazie di ogni creatura; per quello che Egli è in sè e per tutto ciò che Egli ha operato fuori di se medesìmo. Vedo adunque e riconosco che a Dio deve essere reso ogni onore come all'autore e possessore di ogni perfezione; e, al contrario il niente, che in se stesso è privo di tutto, deve essere disprezzato, abbandonato, trascurato e dimenticato.

Il niente è così miserabile che non si saprebbe neppure pensare, a lui, e se ne diciamo qualche cosa o ne abbiamo qualche idea, è sotto qualche forma presa a prestito e che non gli conviene, tanto è incapace di produrre qualche stima di sè. Se si pensa a lui, non sarà che per deplorare il suo stato, per riconoscere ciò che gli manca e ciò che non ha. Nulla può essere vile e abbietto come il niente, nè si saprebbe esprimere tutta la sua, abbiezione. E questa è la condizione vera della creatura nella sua sostanza, in ciò che era da se medesima prima che Dio la rivestisse di se stesso; nè cessa di essere tale anche dopo la. comunicazione che Dio le fa del suo essere.

Dio merita ogni onore per la sua perfezione, il niente non merita che disprezzo per la sua imperfezione. Benchè nascosto sotto l'essere più perfetto, il niente non lascia mai di meritare per se stesso tale trattamento; all'operaio bisogna lasciare l'onore dell'opera sua, come al pittore la gloria del suo quadro. Al pittore è dovuto l'o nore e non alla tela. che porta il suo di-pinto; 1a tela non merita che diprezzo; se potesse parlare e fosse sensibile al sentimento della giustizia, esssa direbbe: «Ono rate colui che mi ha sceIta per farne il soggetto dell'opera sua, onorate colui che merita di essere onorato, che mi ha tratto dallo stato in cui mi trovavo, per fare su di me tali meraviglie. Guadate il rovescio del quadro e vedrete che non sono adatta che a fare un cencio qualunque; non ero buona a nulla, ora invece sono posta sugli altari e si adora ciò che porto e rappresento; ma questo non è mio, nè vi ho parte alcuna: non dimentico la mia primiera condizione, so bene quel'è il mio fondo e non l'ho ancora perduto di vista. Più, l'amore che nutro per il mio padrone e per l'operaio che mi ha scelta ad onta della mia viltà perchè fossi l'oggetto della sua opera ed ha operato in me una sì grande meraviglia, mi obbliga ad onorarlo ed a procurargli, la gloria che egli si merita e ad avvertire tutti coloro che vedendomi, nella loro illusione si attaccano a me, di rivolgere i loro occhi e i loro omaggi a colui che ha compito quest'opera preziosa».

Così la Madonna, sempre convinta del suo nulla, sempre convinta della sua bassezza, esclamava ad alta voce: « Colui che è potente ha fatto in me grandi case ». Egli, ha scelto questa povera sua serva, ha scelto la mia povertà e la mia viltà per imprimervi l'opera del suo amore, della. sua sapienza e della sua onnipotenza. Ha compiuto in me il suo capolavoro e la sua meraviglia; ha fatto in me il suo ritratto col rendere sensibile il suo Verbo. Ha scelto questo povero piccolo niente, per imprimere sopra di esso i più perfetti e più splendidi lineamenti della sua grandezza e della sua maestà. Lui medesimo in me fa rendere a se medesimo onori ch'io non merito e non mi appartengono. State bene attenti a rendere a Dio la sua gloria e in me adorate la sua opera e le sue meraviglie ».          

Per questo motivo la santa Chiesa, tanto per la propria edificazione come per quella di tutti i fedeli che ricevono grazie da Dio, si prende cura dir far cantare ad alta voce e anche in piedi, per obbligarci ad un'attenzione particolare, il bel cantico del Magnificat; così vuole insegnarci ad onorare il Signore come la Madonna lo esaltava in se stessa e in tutte le opere di Dio, perchè tutto quanto è fuori di Dio, viene da Dio; tutto è derivazione, effusione e come dilatazione di Dio, il quale diffonde nel suo essere in modo visibile sopra la creatura. E' questo lo Spirito che copriva le acque, il mantello che copre ed avvolge il niente; il niente rimane sempre spregevolissimo in se stesso, il mantello che lo copre merita solo di essere onorato: Dio adunque sia glorificato e il niente sia dimenticato a dispregiato

Quel sentimento di umiltà chie risplendeva così santamente nella Vergine Santissima, per il quale essa voleva che non si facesse nessuna attenzione alla sua persona per quante grazie vi si scorgessero, ma si guardasse unicamente a Dio che ne era l'autore, era molto più perfetto ancora in Nostro Signore; perchè, egli era pieno di verità, e voleva adempiere ogni giustizia. Questo sentimento lo portava a correggere colui che lo aveva chiamato buono; Egli come uomo, rifiutava. questo titolo perché in quanto era uomo, non gli apparteneva. Come uomo, infatti, anche Gesù Cristo era una creatura, e quindi in tale qualità era niente; ciò che vi era in Gesù, tutto gli veniva da Dio, fonte universale di ogni bene, che l'aveva tratto dal nulla e gli aveva comunicato i suoi tesori. Ma solo ciò che è merita il titolo di buono; orbene, Dio solo è; tutto il reso non è niente all'infuori di ciò che esso da Dio ha ricevuto; perciò Nostro Signore, come uomo, vedendosi indegno di questo titolo di buono, non poteva sopportare che venisse attribuito ad altri che a Dio.

Ecco la fonte dell'umiltà nel Figlio di Dio; ecco perchè Egli era umile e più umile di tutti gli uomini assieme. Perché meglio di tutti gli uomini, con vivissima luce, conosceva il niente della creatura, Gesù incomparabilmente più di tutti stava dimesso, umiliato e abbassato ai propri occhi e davanti alla maestà del Padre suo, di cui tanto perfettamente conosceva la grandezza. Egli vedeva chiaramente che, in quanto creatura, al pari degli altri uomini, da se medesimo non era niente, e che il Padre suo l'aveva tratto dal nulla onde renderlo depositario di tutti i suoi beni. Per questo Egli stava continuamente annientato davanti a Lui, nel riconoscimento del proprio nulla, sempre pieno di stupore per tanti favori e gratitudine per tanti benefizi. Egli stava senza posa inabissato in una lode altissima e in un amore ardentissimo verso Colui che l'aveva tanto amato da tutta l'eternità, preparandogli doni. così grandi, senza neppure la possibilità di nessun merito da parte sua.

La riconoscenza per una tale bontà lo portò a mettere nelle mani degli uomini il sacrificio dell'azione di grazie, l'adorabile sacrificio dell'altare. Nel medesimo sentimento di gratitudine. Egli scelse pure una Chiesa numerosa, perchè con le lodi ed i sacrifizi Egli potesse in essa offrire al Padre suo degni ringraziamenti per il beneficio inconcepibile di averlo tratto dal nulla onde elevarlo alla dignità della filiazione divina. Così faceva Gesù Cristo per un sentimento di verità e di giustizia. Nella verità riconosceva ciò che era Egli stesso come uomo, cioè un niente, e ciò che era suo Padre, cioè tutto l'Essere; nel sentimento della giustizia, profondamenite s. annientava davanti alla santa Maestà del Padre, e si effondeva in amore e adorazione, in lodi e azioni di grazie.          ,

Tali sono i veri fondamenti dell'umiltà, che eono oltremodo stabili e fermi quando Nostro Signore si compiaccia d stabilirli solidamente in un'anima. Ma è da sapersi che per operare secondo tutta l'estensione, della luce divina che ci discopre il.nostro nulla, è necessario ancora di vedere il nulla in tutte le creature. Noi dobbiamo essere ben convinti che all'infuori di Dio, tutto non è che niente, vanità, ombra, figura, e come un involucro e un sacramento sotto il quale, come abbiamo detto sopra, Dio si nasconde per rendersi sensibile a noi.

Questa proposizione, che all'infuori di Dio tutto è niente, deve essere così unico e che nulla ne venga eccettuato, nè i più gran Santi, nè la Vergine Santissima e neppure l'adorabilissima umanità di Gesù Cristo Nostro Signore. Ogmi cosa, eccettuato ciò che di Dio vi è in essa, è niente e null'altro: è questa la condizione essenziale ed indispensabile di qualsiasi creatura.

In ogni creatura adunque, non bisogna mai considerare che Dio, puramente e semplicemente Dio solo. Come. è santo questo modo di operare! Come ci allontana da mille illusioni, nelle quali i pìù spirituali si lasciano prendere ed impacciare, quando non vi siano ben fissati! Inoltre, come ci porta a Dio e ci riempie di Lui!

Se saremo sempre animati da questo sentimento, dappertutto noi troveremo e vedremo Dio; ed è questo uno dei mezzi più semplici e più utili per tenerci sempre alla sua divina presenza. Diversamente, si ha la mente tutta occupata delle creature; e le cose esterne che non dovevano servire che a portar Dio nel nostro cuore, l'idolo infame che così viene onorato nel tempio di Dio.

E' un difetto questo che s'incontra ordinariamente nella direzione delle anime, quando il confessore, o perchè non conosce questo pericolo, o perchè non si prende cura di aprire gli occhi a quelle anime che il Signore gli ha affidate perchè le conduca a Lui, così egli lascia che si fermino alla sua persona per il lustro delle apparenze che notano in lui, invece di far loro considerare che per quanti doni possa avere in se medesimo egli non è niente, e quindi non merita nessun onore perché a Dio solo appartiene ogni gloria.

Si deve aver gran cura di fare intendere bene alle anime.che il direttore o confessore in se stesso è un niente, e che lo debbono considerare come un puro niente che come tale deve essere dimenticato; ma pure, perchè Dio si nasconde in lui per manifestare i suoi ordini e le sue volontà sante, bisogna portargli un gran rispetto, come a chi rappresenta Dio e ne tiene il posto.

Dal confessore bi ogna andare con purezza d'intenzione e non cercare che Dio in lui, senza pensare alla scorza e al velo con cui Dio si copre. Bisogna, con la fede andar oltre ciò che attira, ferma e illude i nostri sensi, trascurando e disprezzando ciò che appare agli occhi della carne, e tutto quanto agli occhi ingannati del mondo è grande e degno di considerazione.

Siamo dunque fedeli, come Dio lo vuole a mantenerci nella verità, e guardiamoci dal cadere nel peccato del demonio, il quale, secondo la parola di S. Giovanni: Non è rimasto nella verità. Riconosciuta così la verità e per la luce della fede essendocene ben convinti, osserviamo la giustizia; quindi rendiamo a noi e ad ogni creatura ciò che è dovuto alla creatura, a Dio che è tutto tributiamo la riverenza, la religione, l'amore e le lodi che le sue grandezze si meritano.

Ecco i due fondamenti dell'umilltà in ogni creaturra: verità e giustizia; ma queste, in noi, si applicano a molti altri soggetti di umiliazione, perchè, come abbiamo visto, siamo in noi medesimi ogni miseria, ogni corruzione, ogni peccato.

Ma perchè la verità e la giustizia richiedono che, nella nostra qualità di peccatori, non solamente trattiamo noi stessi con disprezzo, ma ancora ci dedichiamo alla penitenza, alla mortificazione e all'odio di noi medesimi, di questi punti parleremo più a lungo quando tratteremo di queste virtù.


Atto di riparazione al Cuore Immacolato di Maria


Oh, Cuore Immacolato di Maria!, Trafitto dal Dolore per le offese con cui noi peccatori oltraggiamo il Tuo Santissimo Nome e le Prerogative di Eccellenza.


   Eccomi, Tuo indegno figlio, prostrato ai tuoi piedi e oppresso dal peso della mia colpa, vengo pentito e con l'intenzione di riparare le ferite che l'uomo insolente e malvagio indirizza contro di Te come frecce perforanti.


   Desidero fare ammenda con questo atto di amore e dedizione che compio davanti al Tuo Amorevole Cuore, tutte le bestemmie che vengono lanciate contro la Tua Immacolata Concezione, contro la Tua Perpetua Verginità o la Tua Divina Maternità; tutte le offese che Ti vengono inflitte, per il rifiuto delle Tue Apparizioni e Messaggi o per mancanza di onore alle Tue Immagini, e tutta l'ingratitudine con cui gli uomini corrispondono al Tuo Amore Materno e Misericordia inesauribile.


   Accetta, o Cuore Immacolato, questa piccola dimostrazione del mio affetto filiale, insieme alla ferma intenzione che faccio d'ora in poi di esserti fedele, di alzarmi in difesa del tuo santo onore, quando lo vedo oltraggiato, e di diffondere la tua santa adorazione. e le tue sante glorie. Concedimi, o Cuore Immacolato di Maria, che io possa vivere e crescere incessantemente nel Tuo Amore, finché Lo vedrò consumato nella Gloria. Amen.


Padre nostro, Ave Maria e Gloria.

FIGLI MIEI, OGGI IO VI ANNUNCIO IL VOSTRO RAPIMENTO.

 



Gesù dice: grazierò ogni figlio che verrà a Me come Io desidero. Sono in attesa dei miei figli, il Cielo è in attesa di ricoverare tutti i figli di Dio per far gran festa.

Ecco che la dolce Primavera viene ai figli di Dio! … si apre il Cielo e Gesù discende a recuperare tutti i suoi.

Sono con voi in questo luogo sacro, vi prendo sulle mie braccia e vi poso sul mio petto.

Avanti creature mie, dolcissimi amori miei, avanti, il vostro Dio vi ama infinitamente e vi dona la grazia dell’eternità nell’infinita bellezza del suo Tutto.

Oggi si schiudono i Cieli, il tuono è per essere avvertito in tutto l’Universo, Dio urlerà a gran voce il suo Basta, … é tempo di mettere fine a questo sfacelo.

Questa Umanità deve capire che non può andare avanti senza Dio, il vero, l’unico Dio! Sono desolato, amareggiato, non sopporto più vedere la mia creatura morire di fame e di stenti, sono stanco, sono veramente stanco, non posso più attendere.
Oggi decreto il mio Basta e Basta sarà!

Rullano già i tamburi a morte, il popolo infedele cadrà nella fossa del leone, verrà inghiottito, morirà nelle misere mani di Satana e brucerà all’Inferno.

Dio ha fretta, non c’è più tempo da perdere, non posso più attendere, il mondo è caduto completamente nelle mani del nemico, … è preda di Satana!

Salverò tutti coloro che con il Rosario in mano
attendono con ansia il mio intervento
che sarà per loro la grazia del rapimento.

Figli miei oggi Io vi annuncio il vostro rapimento!

State fermi in Me, guardate verso Colui che hanno trafitto, guardate verso il Dio Amore, solo in Lui è la vostra salvezza.

Maria Santissima verrà ad accompagnarvi a Me, Ella vi presenterà a Me puri e immacolati nell’amore.

Dio è Amore! Dio è Giustizia! Dio vuole questa Umanità come Lui l’aveva vista nella sua Creazione, quando mise l’uomo nel suo mondo e lo benedisse in eterno, … ma, il diavolo venne a suggerirgli la disobbedienza manifestandogli la possibilità di essere come Dio.

Avanti! Il tempo è finito, il tempo vecchio é passato, il nuovo non avrà un popolo infedele ma sarà nella santità del suo Dio.

Tutto è compiuto, l’ora è ormai giunta al Calvario, … la crocifissione è a momenti, povera Umanità.

Dio vi benedice. Amen

Carbonia 07.11.2020

CHIAMA MARIA

 


Se sei in pericolo di morte, chiama Maria.

L'UNIVERSITÀ DEL MIO SACRO CUORE LEZIONI D'AMORE - GESÙ

 


LA FEDE DI MARIA (Quarta Parte)


Rallegratevi, piccoli miei, perché eccomi, risorto e trionfante, ho vinto la morte e l'ho fatto in ciascuno di voi.

Mio Padre, Creatore e Dio Onnipotente, ha tanto amato il mondo che Mi ha dato in modo che chiunque crede in Me non muoia, ma abbia la vita eterna.

 Sono mandato per salvare l'uomo per non giudicarlo. In questi tempi, la mia luce deve risplendere in ciascuno dei vostri cuori in mezzo alle tenebre del mondo, perché questi sono i giorni in cui l'uomo preferisce l'oscurità invece della luce, dove le sue azioni hanno raggiunto l'estremo del male, peggio che ai tempi di Sodoma e Gomorra (Giovanni 3: 16-21).

Ma, tra le tenebre è disperso il mio popolo, che come piccole lanterne risplende di notte, sforzandosi di restare acceso e non uscire e cadere preda dell'oscurità. Per resistere agli attacchi delle forze infernali, vi do mia Madre come fedele maestra e con Lei tutti i suoi insegnamenti affinché restiate forti nell'ora della prova, e possiate essere lampade che non si spengono, ma lampade che aumentano la loro intensità luminosa e disperdono l'oscurità.


Ora, accomodatevi, cari studenti, è una grande gioia vedervi attenti alla mia classe. Iniziamo.

 

Durante la mia vita pubblica, le persone mi seguirono e credettero in me, ma i saggi, i sacerdoti, i farisei e gli insegnanti della Legge mi perseguitarono a morte. Quando giunse l'ora della Mia Passione, gli Apostoli si vergognarono, mi abbandonarono e rinnegarono il loro Signore, i miei nemici mi presero e mi punirono duramente con le pene di schiavi, ladri, vili, ricevetti schiaffi, sputi, fruste, fui incoronato di spine , Mi è stata data la Croce e in essa la morte.

 

Schernito, disonorato e in apparente trionfo dei miei nemici: è questo il Figlio di Dio? ... Se fosse il Figlio di Dio, sarebbe disceso dalla Croce…. Nonostante quella scena che avrebbe fatto esitare chiunque, non è successo con mia madre.

 

Maria non ha esitato in nessun momento, ha creduto a quanto detto dall'angelo messaggero e nel messaggio ha riconosciuto la voce di Dio che ha rivelato chi sarebbe stato suo Figlio. Nonostante fosse adornata di grazie sublimi, rivelazioni e luci straordinarie che solo Lei riceveva, era anche una creatura finalmente, sorta dalla mano divina e onnipotente, che davanti agli abissi insondabili della Divina Volontà non ne comprendeva l'immensità e l'infinito.

 

Ma Lei, la mia amata e coraggiosa Madre, non è rimasta paralizzata di fronte a ciò che non comprendeva, ma nell'umiltà ha abbracciato tutto con una fede cieca, che le ha fatto ammettere volentieri e felici ciò che non vedeva e percepiva.

 

Noi, un solo Dio e nello stesso tempo trino, ci siamo meravigliati dell'umiltà della mia Maria, così comprensiva e allo stesso tempo così spontanea in ogni suo atto, attenta e disponibile a lasciarsi guidare dalla nostra Volontà e sottoporre ad essa ogni giudizio umano. . Un gesto delicato che l'ha fatta abbandonare tra le nostre braccia nonostante non sapesse dove l'avrebbe portata.

 

Facciamo qualche ricerca su di voi, i miei studenti più selezionati. Desidero formarti come Mia Madre, creatura che naviga negli insondabili oceani della Divina Volontà, adornata dei gioielli più fini che l'Eterna Volontà può donare al genere umano.

 

Come i gigli adornano e profumano i campi e le valli (San Luca 12, 27), così desidero che siate bellissimi fiori della Volontà del vostro Signore che diffondono il profumo delle grazie divine a tutta la Creazione e specialmente al Anime più bisognose della mia Misericordia, anime ricoperte dal cattivo odore del peccato e dal profumo delle grazie che risiede in voi, diffondetele in ogni preghiera e agite per riportarle allo stato che avrebbero dovuto avere dall'inizio, simile a quello di mia Madre.

 

Pertanto la mancanza di fede, umiltà e fiducia nel loro Signore, diventa terreno propenso al sorgere del peccato. Ma se imiti Maria, avrai sicuramente successo.

 

Guarda tutto come ha fatto lei. L'orgoglio che alimenta la fiducia nelle proprie forze umane si contrappone all'umiltà e alla fede, l'abitudine di criticare e giudicare tutto secondo i propri criteri, ha portato molti all'estrema cecità e ha fatto perdere loro la fede. Chiedete a mia Madre, chi è vostra Madre, che il suo esempio vi insegni e vi incoraggi ad uscire trionfante e vittorioso nella lotta così forte in questi giorni decisivi per il mondo.


Ma perché non arrivi a capire tutto ciò che viene da Dio?

Risposta semplice. Perché tutto ciò che viene da Dio è così grande, infinito e divino che nessuna tale comprensione può entrare nella tua natura. Pensa quanto sarebbe piccolo Dio, capace di essere introdotto all'intelligenza umana e di abbracciare la sua essenza con la luce della ragione terrena.

Se per tutta l'eternità vedrai cose nuove nell'essenza divina senza che finiscano, non fingere di comprendere tutto.

 

Un'altra cosa che aggiungerò a questa classe. Non voglio che siate semplici realizzatori della Divina Volontà, ma piuttosto che siate attivi e dinamici, operatori di opere meravigliose in unità con l'Eterno Creatore, perché la Volontà non è statica, è dinamica, è in continuo movimento rinnovando e abbellendo tutto ciò che esiste nella creazione, oltre a fare cose nuove.

 

 In questa attività divina è necessario che tu viva e sia parte della Divina Volontà e dentro questo vivere implica che tu esamini i motivi e le basi della Fede.

 

È un piacere che tu lo faccia in questo modo, sapendo in cosa credi e perché credi. I miracoli e le profezie da me fatte confermano quello che ti dico, che devi meditare e studiare spesso, in quella che con autorità infallibile è stata dichiarata verità dogmatica e rivelata dalla Mia Chiesa Cattolica, cioè in ciò che Dio ha rivelato.

 La mia Chiesa ti insegna in verità, non è ingannata e non ti inganna, e affinché tu possa imparare tutto ciò che viene insegnato attraverso di essa, devi unire la tua ragione alla ragione e al pensiero di Dio in la Divina Volontà.

 

Finora hai imparato la via della fede con Maria. Man mano che avanzi nel tuo apprendimento, sarai introdotto negli insondabili oceani della Divina Volontà.


Ora china i capi che ti darò la mia benedizione, medita su questa lezione e preparati a metterla in pratica. Ti benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

 

Dettato a Gustavo, Buenos Aires, Argentina.

22 aprile 2020

Insegnamenti del Signore Gesù, qualità di Maria, pietre preziose della Divina Volontà che adornano la Santa Madre di Dio.

Aiuto angelico per sbloccare il mistero del Sancta Sanctorum

 


Oggi vogliamo riflettere su questa collaborazione dei Serafini e dei Cherubini a fianco degli Arcangeli nell'economia divina. In questo sforzo ci proponiamo di sbloccare alcuni aspetti dei Libri Sacri dell'Antica Alleanza. In particolare, vogliamo riflettere sul mistero del Tempio.

Il "Sancta Sanctorum" era il santuario interno dell'antico tempio ebraico, il luogo in cui dimorava l '"Altissimo". Era centrale per il sistema sacrificale ebraico e quindi per il Patto mosaico. Poiché l'ebraico antico non aveva superlativi, gli autori sacri non si riferivano a questo luogo come al "Santissimo", ma usavano il termine più circlocutivo, il "Sancta Sanctorum". La stessa ricchezza di questo termine, "Sancta Sanctorum", è precisamente ciò che è necessario per condurci nelle profondità della realtà che indica.

Testi selezionati dai libri di Isaia, Daniele ed Ezechiele ci hanno fornito alcune intuizioni profonde sul ruolo che gli spiriti celesti hanno nel piano divino di salvezza.

Il contributo dei serafini

Cominciamo con il profeta Isaia. Nel capitolo 6, Isaia ha un'incredibile visione di Serafini che adorano Dio nel tempio celeste. Il testo recita:

Nell'anno in cui morì il re Uzzia, vidi il Signore seduto su un trono, in alto e innalzato; e il suo seguito riempì il tempio. Sopra di lui c'erano i serafini; ciascuno aveva sei ali: con due si copriva il viso, con due si copriva i piedi e con due volava. E l'uno chiamava l'altro e diceva: "Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti; tutta la terra è piena della sua gloria". (Is 6: 1-3)

Prima di approfondire ciò che il testo ci rivela sul Tempio, vogliamo esplorare ciò che i Serafini possono insegnarci sul comportamento corretto davanti a Dio.

La prima cosa che possiamo imparare dai serafini è l'umiltà e la riverenza. Il fatto che i Serafini avessero due delle loro ali che coprivano i loro volti significa che, anche se sono alla presenza di Dio, è comunque necessario proteggersi gli occhi mentre fissano il Signore. Il simbolismo di questo ha lo scopo di insegnarci che se i potenti Serafini hanno una così immensa riverenza per Dio, allora non dovremmo anche coltivare un atteggiamento abituale di riverenza per il nostro Signore Gesù incarnato? Sì, è vero che è nostro fratello e nostro amico. Dovremmo sentirci a nostro agio nella nostra relazione reciproca e amorevole con Lui, ma questo deve essere tenuto in tensione con il fatto che Lui è Dio! E come Dio, dovremmo avere la massima riverenza nei suoi confronti.

In secondo luogo, la copertura dei loro piedi con un altro paio di ali ci dice anche qualcosa sull'umiltà. I nostri piedi sono ciò che ha sempre contatto con il suolo. Di conseguenza, si sporcano. Sono immagini simboliche del nostro bisogno di purificazione. La lavanda dei piedi nel Vangelo è un'allusione al nostro bisogno di essere purificati dal peccato. Se i serafini, che sono senza peccato, si coprono i piedi davanti al Signore, quanto dovremmo essere più umili nel riconoscere noi stessi come peccatori davanti al nostro Signore e Salvatore.

carbone ardenteRiguardo al mistero del Tempio, Isaia 6: 1 parla di una visione del Signore seduto su un trono e il suo seguito che riempie il Tempio. Questo fonde insieme due potenti attributi. Il Tempio del Signore e il palazzo del Signore sono la stessa cosa. Il luogo in cui si trova un trono è in un palazzo e il testo ci dice esplicitamente che siamo nel Tempio. Qualsiasi ebreo avrebbe riconosciuto che a Isaia era stata concessa una visione nel celeste Sancta Sanctorum, perché è la dimora di Dio. Ciò che questo ci dice, è che il celeste Sancta Sanctorum è allo stesso tempo un luogo di culto da un lato e un luogo di legge, o giustizia, dall'altro. Significa che l'adorazione e la giustizia sono due attributi chiave del Sancta Sanctorum.

Un altro punto illuminante della visione di Isaia è il carbone ardente. Il testo recita:

Quindi volò uno dei serafini verso di me, tenendo in mano un carbone ardente che aveva preso con le pinze dall'altare. E mi toccò la bocca e disse: "Ecco, questo ha toccato le tue labbra; la tua colpa è tolta e il tuo peccato perdonato". (Is 6: 6-7)

Il motivo per cui i serafini lo fecero era perché Isaia era terrorizzato. Aveva visto il Signore degli eserciti, ma era un uomo dalle labbra impure; era un peccatore.

Isaia era in una condizione di impurità. Nella tradizione biblica dell'Antico Testamento c'erano tre stati: impuro o profano; pulito o purificato; e santo. Se una persona era impura, non era possibile che fosse santificata o resa santa; doveva prima essere purificato. Quindi, una volta purificato, poteva essere santificato. Il carbone che il Serafino usa per toccare le labbra di Isaia lo purifica, ma non lo rende santo. Tuttavia, poiché Isaia è stato purificato, ora è in uno stato in cui può essere santificato.

Una persona diventa santa quando è unta, benedetta o santificata tramite altri mezzi simili all'unzione. Essere santo significa ricevere la presenza divina, cioè partecipare alla santità di Dio ed essere anche in grado di comunicare santità agli altri. Isaia è reso santo quando è incaricato da Dio ", e udii la voce del Signore che diceva:" Chi manderò e chi andrà per noi? " Poi ho detto: "Eccomi! Manda me" "(Isaia 6: 8). Isaia è reso santo per essere un profeta e profetizzare sulla venuta del Messia.

Nell'Antica Alleanza c'erano tre uffici per i quali si usava l'unzione per rendere uno santo. Erano gli uffici di sacerdote, profeta e re. Chi veniva reso santo dall'unzione aveva il potere di comunicare agli altri la presenza divina. L'esempio per eccellenza di ciò che accade nell'Antica Alleanza fu con l'unzione del re Davide. Nel primo libro di Samuele leggiamo come lo Spirito Santo si precipitò su di lui dopo che fu unto. David ha ricevuto la presenza di Dio. Ha partecipato alla santità di Dio e ha avuto il potere di comunicare quella santità al suo popolo.

Come affermato sopra, la missione di Isaia è profetizzare sulla venuta del Messia di Dio. Possiamo dedurre che Isaia stia parlando del Messia, perché Messia significa unto. Ciò è dimostrato nel capitolo 9 di Isaia, dove parla della venuta del Figlio di Davide. Il Figlio di Davide sarà il re d'Israele e i re d'Israele furono sempre unti. E, come si è detto sopra, quando uno è unto uno è reso santo; così l'unto, di cui Isaia profetizza è anche chiamato il santo di Dio. Pertanto, il Messia (o unto) era anche indicato come il "Santo di Dio".

La missione di Isaia di profetizzare sulla venuta del Santo di Dio è importante. Il Messia di Dio o il Santo è un concetto chiave per aiutarci a svelare ulteriormente il mistero del Tempio.

Chi è questo "Santo"? E cosa lo distingue dagli altri santi? Vedete, Isaia era un santo; Il re Davide era un santo, così come lo erano altri eroi dell'Antica Alleanza. In Isaia 9: 6 abbiamo una risposta profonda! Isaia lo chiama Consigliere meraviglioso, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace. Questi titoli non sono solo nomi per questo unto, ma identificano Chi è e cosa è.

Il grande consigliere del passato di Israele era il re Salomone. Salomone era il saggio consigliere o avvocato, come è ben noto per essere stato in grado di determinare quale meretrice era la vera madre del bambino in 1 Re 3: 16-28. Quindi questo "Santo" è un nuovo Salomone. Ma ha anche gli epiteti di Dio potente e Padre eterno! Quindi anche questo Santo è divino. E infine è chiamato Principe della Pace. Anche questo titolo è salomonico, poiché il nome di Salomone significava pace. Il suo nome in ebraico era Shalomon. E come tutti sappiamo, shalom significa pace in ebraico. Quindi questo "Santo" è il figlio di Davide ed è anche divino! Ciò significa che non è solo il "Santo" di Dio, ma è il "Santissimo" di Dio.

Contributo di San Gabriele

Come abbiamo appreso sopra, si sarebbero riferiti a questo "Santissimo" come al "Sancta Sanctorum". E abbastanza sorprendentemente, il profeta Daniele si riferisce all'unzione di un Sancta Sanctorum in Daniele 9: 24-26. Parafrasando, l'Arcangelo Gabriele gli spiega che: passeranno settanta settimane di anni prima che un Sancta Sanctorum sia unto; e tagliare. Ebbene, il termine Holy of Holies, per un antico israelita, si sarebbe riferito al Sancta Sanctorum nel tempio. È anche vero, tuttavia, che gli antichi israeliti conoscevano molto bene una persona che era l'incarnazione del Sancta Sanctorum del Tempio. Quella persona era il Sommo Sacerdote! I paramenti che il Sommo Sacerdote indossava nel "Giorno dell'Espiazione" erano disegnati con lo stesso ornamento che era sul velo che copriva il Sancta Sanctorum nel tempio. E così,

Quindi, quando l'Arcangelo Gabriele parla dell'unzione di un Sancta Sanctorum che sarebbe stato eliminato, potrebbe riferirsi a un uomo, al Tempio o a entrambi. Il fatto che il Sommo Sacerdote fosse inteso come l'incarnazione del Sancta Sanctorum fa luce sulle misteriose parole di Gesù in Giovanni 2:19. Là, nostro Signore dice: "Distruggi questo tempio e in tre giorni lo risusciterò". In Giovanni 2:21 l'evangelista aggiunge: "Ma ha parlato del tempio del Suo corpo". In Giovanni 19 leggiamo il racconto di come questo "Sancta Sanctorum" fu "stroncato" nel racconto della crocifissione.

Ma a quell'ora Gesù non era l'unico Sancta Sanctorum. Matteo in 27:51 ci dice che quando Gesù rese il Suo Spirito, "la cortina del tempio fu squarciata in due da cima a fondo". Con il sipario squarciato in due, il Sancta Sanctorum è stato scoperto, profanando così il tempio e di fatto distruggendolo dal punto di vista teologico di essere un luogo degno di sacrificio. Da quel momento in poi, il Sancta Sanctorum del tempio non fu più il luogo in cui dimorava la presenza di Dio! È stato interrotto. Così, il sistema sacrificale dell'Antica Alleanza cessò dal punto di vista di avere valore agli occhi di Dio. Questo sistema sacrificale, essendo l'essenza dell'Antica Alleanza incarnata nel Tempio, essendo reciso, significa anche che l'Antica Alleanza fu così adempiuta nel mistero pasquale di Gesù.

Così, San Gabriele ci ha portato alla grande transizione dalla comprensione del "Sancta Sanctorum" come dimora di Dio fatta di pietra all'essere una dimora di Dio non fatta con le mani ma riferendosi al "tempio del suo corpo" . Il corpo di Gesù è il vero Santo dei Santi. Ma un altro grande mistero viene rivelato alla crocifissione di Gesù. In Giovanni 19:34 si legge: "Ma uno dei soldati gli ha trafitto il fianco con una lancia, e subito ne è uscito sangue e acqua".

Per aiutarci a capire il significato di questo, dobbiamo ricordare il triplice significato del tempio, che si sviluppò gradualmente nella tradizione dell'Antica Alleanza. Un tempio, ovviamente, è un tempio, prima di tutto, perché è il luogo in cui Dio dimora. Sia la tradizione ebraica che le Scritture dell'Antica Alleanza hanno permesso loro di capire che il Tempio era un microcosmo e il mondo era un macro tempio. L'Eden è mostrato come il santuario primordiale di Dio, il Santuario primordiale, il luogo in cui Dio dimorò con l'uomo e quindi comprendiamo il mondo come un macro tempio. Il Tempio Salomonico era inteso come il luogo in cui si trovava la presenza di Dio e quindi un piccolo Eden e quindi un micro cosmo. Il Sommo Sacerdote è l'incarnazione del Sancta Sanctorum, come menzionato sopra, conclude la nostra triplice comprensione del tempio che viene compreso: 1) come uomo, 2) come tempio di pietra e 3) come mondo. Insomma, tutti sono uniti in una unità in quanto ciascuno è il "luogo" in cui Dio dimora.

Inoltre, dall'Eden, il primordiale Holy of Holies, scorreva il fiume della vita, il Ghihon. Si diramò in altri quattro fiumi vivificando così l'intero pianeta con la vita che dava l'acqua che scorreva dal primordiale Holy of Holies, l'Eden. In breve, c'era acqua viva che scorreva dal Tempio dell'Eden.

Inoltre, durante la Pasqua ebraica, secondo l'antica tradizione ebraica, venivano sacrificati tanti agnelli e poi il sangue veniva prelevato e versato sull'altare, che era necessario disporre di un elaborato sistema di drenaggio che andava dall'altare all'esterno attraverso il lato del tempio. Avrebbero usato grandi quantità di acqua per lavare via il sangue e quindi quello che si vedrebbe scorrere fuori dal lato del Tempio durante la Pasqua ebraica era un fiume di sangue e acqua.

Quindi vediamo l'acqua che scorre dall'Eden; vediamo l'acqua e il sangue che scorre dal lato del tempio ebraico e vediamo l'acqua e il sangue che scorre dal lato di Cristo. L'acqua e il sangue che scorrevano dal tempio ebraico erano semplicemente un simbolo tipologico delle acque vive che sarebbero sgorgate dal tempio escatologico profetizzato dai profeti. Quel tempio escatologico che ora comprendiamo essere il Corpo di Cristo e il fiume di acqua viva è identificato con lo Spirito Santo, come vediamo in Giovanni 7:39.

La Chiesa ci insegna che l'acqua e il sangue che sgorgano dal costato di Cristo rappresentano i sacramenti del Battesimo e dell'Eucaristia. Attraverso il Battesimo siamo resi parte del Corpo mistico di Cristo. Siamo diventati parte del Tempio. Quindi il significato di Giovanni 19:34, per i nostri scopi qui, è che siamo diventati parte del tempio!

Ma di quale parte del tempio stiamo parlando? Apocalisse 21 ci dà la risposta. Là San Giovanni ci dice che la Nuova Gerusalemme, la città santa sta scendendo dal cielo come una sposa adornata per suo marito. Successivamente, l'angelo gli dice di misurare la città santa e le sue misure sono quelle di un cubo perfetto. L'unica struttura a forma di cubo che esisteva con un significato teologico per gli antichi ebrei era il Sancta Sanctorum del Tempio. Bene, siamo diventati parte del Tempio. Quindi partecipiamo alla vita di Cristo come il Santo dei Santi in comunione con Lui.

Contributo di Cherubim

Questo ci riporta alla visione del profeta Ezechiele. Nel capitolo 1 di Ezechiele, vede una visione di quattro cherubini.

Mentre guardavo, ecco, un vento tempestoso veniva da nord, e una grande nuvola, con una luminosità attorno ad essa ... E dal mezzo di essa proveniva la somiglianza di quattro creature viventi ... Per quanto riguarda la somiglianza dei loro volti, ognuno aveva il volto di un uomo davanti; i quattro avevano la faccia di un leone sul lato destro, i quattro avevano la faccia di un bue sul lato sinistro ei quattro avevano la faccia di un'aquila sul retro. (Ez 1: 4-5; 10)

È qui che la conoscenza del Tempio dell'Antico Patto ci aiuta a capire ciò che i Cherubini stanno mostrando a Ezechiele.

Qual è il significato dei quattro cherubini? C'era solo un posto dove c'erano quattro cherubini. Nel tempio costruito da Salomone, Salomone ordinò che due cherubini fossero posti nel Sancta Sanctorum con le ali estese in modo che coprissero l'Arca dell'Alleanza, che era collocata nel Sancta Sanctorum. Sulla copertina dell'Arca c'erano altri due Cherubini. Quindi qualsiasi ebreo avrebbe riconosciuto da questo, che la visione di Ezechiele era una visione del Sancta Sanctorum, che era essa stessa un tipo profetico del vero, celeste Holy of Holies.

Ma la descrizione dei Cherubini illumina anche il significato della visione e un'importante verità su uno degli aspetti del Sancta Sanctorum. I cherubini di Ezechiele sono descritti come dotati di ali e ruote. Questo indica simbolicamente che Dio potrebbe muoversi senza sforzo e istantaneamente attraverso i cieli, tramite le ali e attraverso la terra, tramite le ruote. Un altro elemento importante è che l'antica tradizione ebraica vedeva questi cherubini come carri di Dio cherubini.

Bene, a cosa servono i carri? I carri sono ovviamente macchinazioni di guerra. "Il Signore è un guerriero; Signore è il suo nome" (Es 15: 3); e così vediamo che il carro è un simbolo del combattimento militare. Ad esempio, furono Faraone, i suoi carri e i suoi aurighi ad annegare nelle acque di ritorno del Mar Rosso. Questo ci insegna che la visione di Ezechiele che scruta nel Sancta Sanctorum e vedendo il carro Cherubini del Signore, Dio degli eserciti, rivela un elemento militare del Sancta Sanctorum.

Possiamo vedere da questa visione una visione della Church Militant. Gesù è il vero Santo dei Santi. Diventiamo parte di questo Sancta Sanctorum attraverso il Battesimo e siamo sostenuti e nutriti dalla Santa Eucaristia. L'Eucaristia ci dà i mezzi per crescere e svilupparci nella pienezza del Sancta Sanctorum, Cristo. Riceviamo l'acqua viva, lo Spirito Santo, nell'Eucaristia; un'acqua viva che zampilla alla vita eterna.

Questa visione rivela una parte importante della spiritualità di OA; quello del combattimento spirituale. Facciamo parte della Chiesa Militante e siamo chiamati alle armi con i santi angeli per la gloria di Dio e l'edificazione della Santa Chiesa. Questa visione di Ezechiele ci aiuta a vedere che non combattiamo da soli. Combattiamo con il potere di Dio e l'assistenza degli eserciti del cielo. Questo è qualcosa di meraviglioso su cui meditare, in modo da ottenere coraggio attraverso una maggiore comprensione.

Siamo entrati più profondamente nel mistero del Tempio approfondendo la nostra comprensione in tre aree: adorazione, giustizia e combattimento spirituale. L'adorazione è resa possibile attraverso il Battesimo e l'Eucaristia e la sua essenza è la restituzione di noi stessi a Dio nell'amore. È attraverso la misericordia di Dio che siamo elevati al livello dell'Amore Divino per poter fare di noi stessi un dono attraverso l'adorazione. Possiamo giustamente dire, quindi, che la misericordia e la giustizia si sono incontrate, perché la giustizia di Dio richiede che ci doniamo pienamente a Lui in cambio del suo donarsi pienamente a noi. Questo restituire noi stessi a Dio non viene fatto isolatamente, ma come atto di comunione con tutti i nostri fratelli e sorelle che combattono per la salvezza delle anime! Così siamo rivelati come il Sancta Sanctorum di Dio nella misericordia (adorazione), nella giustizia e nel combattimento spirituale.

P. John E. Brohl, ORC

LA PREGHIERA DI PAPA PIO IX

 


(Ri: Nostra Signora del Perpetuo Soccorso.)


O Signore Gesù Cristo,
che ci hai donato tua Madre Maria, di
cui veneriamo la celebre immagine,
per essere una Madre sempre pronta ad aiutarci;
fa 'che Ti supplichiamo,
che noi che imploriamo costantemente il suo materno aiuto,
possiamo meritare di godere perennemente dei frutti della tua redenzione,
che vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen.

domenica 8 novembre 2020

Vi faranno credere che tutto verrà fatto per il vostro bene, ma è proprio lì che si nasconde la tentazione del demonio. Se non vi rafforzerete, non potrete affrontare le nuove malattie che arriveranno.

 

Trevignano Romano, 7 novembre 2020


Figli miei, grazie per aver risposto alla mia chiamata nel vostro cuore. Cari figli, quanto mi confortano le vostre preghiere! Confortate anche il cuore di Gesù trafitto. Figli, come vedete, questo è un tempo di grande confusione, dove il male si nasconde dietro false spoglie, dovrete fare attenzione, camminate insieme a Gesù e nutritevi della Sua Parola per la vostra salvezza. Figli, piccoli miei,
vi faranno credere che tutto verrà fatto per il vostro bene, ma è proprio lì che si nasconde la tentazione del demonio, fate discernimento. Vi prego, vivete questi messaggi con gioia e sarete testimoni della verità, perché chi segue Gesù non dovrà temere nulla. Se non vi rafforzerete, non potrete affrontare le nuove malattie che arriveranno. Passerò per benedirvi uno per uno, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Io sarò con voi fino alla fine della preghiera.