mercoledì 10 agosto 2022

FÁTIMA E LA VISIONE DELL'INFERNO - L'INFERNO ESISTE E POTREMMO ANDARCI!

 


FÁTIMA E LA VISIONE DELL'INFERNO 

L'INFERNO ESISTE E POTREMMO ANDARCI! 

 

Padre Marcel Nault1[1] (1927-1997) 


 Il seguente è un discorso pronunciato dal Padre Marcel Nault alla Conferenza mondiale di pace Fatima dei Vescovi cattolici, a Fatima, Portogallo nel 1992. Questo discorso ha avuto un tale impatto che dopo 

la conferenza, alcuni Vescovi hanno chiesto a Padre Nault che ascoltasse le loro confessioni. Nostro Signore Gesù Cristo venne sulla terra per un motivo, per salvare le anime del Inferno. Insegnare la realtà dell'Inferno è il compito più grande importante e ineludibile della Santa Chiesa Cattolica. Uno dei grandi Padri della Chiesa, san Giovanni Crisostomo, Insegnava continuamente che Nostro Signore Gesù Cristo predicava più spesso sull'Inferno che su il Cielo. Alcuni pensano che sia meglio predicare sul Cielo. Non sono d'accordo. Predicare sull'Inferno produce molte più conversioni e migliori delle ottenute con la semplice predicazione sul Cielo. San Benedetto, il fondatore dei Benedettini, mentre vive a Roma lo Spirito Santo gli disse: "Tu perderai la tua anima a Roma e andrai all'Inferno." Ha lasciato Roma e si è ritirato a vivere nel silenzio e nella sollecitudine fuori da Roma per meditare sulla vita di Gesù e sul Santo Vangelo. San Benedetto fuggì da tutte quelle occasioni di peccato della Roma pagana. Egli ha pregato, si è sacrificato per se stesso e per i peccatori. Lo Spirito Santo ha diffuso la notizia della sua Santità. Di conseguenza, la gente lo visitava per vedere, ascoltare e seguire il suo esempio e consiglio. San Benedetto si e allontanato da sé ogni occasione di peccato e ha raggiunto la santità. La santità attira le anime. Perché pensano che Sant'Agostino abbia cambiato la sua vita? Per paura dell' Inferno! Io predico spesso sulla tragica realtà dell'Inferno. È un dogma cattolico che Sacerdoti e vescovi non predicano più.

Il Papa Beato Pio IX, che pronunciò i dogmi dell'Infallibilità del Papa e quello dell'Immacolata Concezione di Maria, e che ha anche emesso il suo famoso Sillaba condannando i errori ed eresie del mondo moderno predicatori che avrebbero insegnato ai fedeli con maggiore frequenza delle quattro ore successive, in particolare sull'Inferno, proprio come lui stesso dava l'esempio predicando. Il Papa ha chiesto questo perché la meditazione sull'Inferno ci sono santi. 


I Santi temono l'Inferno. 

 Qui incontriamo qualcosa di curioso, i santi hanno paura di andare all'inferno, ma i peccatori non sentono questo timore. San Francesco di Sales, Sant'Alfonso Maria Ligorio, il Santo Curato d'Ars, Santa Teresa d'Avila, Santa Teresa di Gesù Bambino, avevano paura di andare all'Inferno. 

San Simone Stock, il Superiore Generale del Carmelo, sapeva che i suoi monaci avevano paura di andare all'Inferno. I suoi monaci digiunavano e pregavano. Vivevano isolati, separati dal pericoloso mondo dominato da Satana. Eppure avevano paura di andare all'inferno. Nel 1251, Nostra Signora dal Monte Carmelo apparve ad Aylesford, in Inghilterra, a San Simone Stock. Ella gli disse: "Non temete più, vi consegno una veste speciale; chiunque muore indossando questa veste non andrà all'Inferno." 

Io indosso il mio Scapolare marrone sotto i miei paramenti e ne porto un altro in tasca perché non so mai quando le persone mi chiederanno di parlare loro dell'inferno o dello Scapolare marrone. Maria disse al sacerdote domenicano, il beato Alan de la Roche, "Verrò a salvare il mondo attraverso il mio Rosario e il mio Scapolare. 

Uno non può specializzarsi in tutto e insegnare sopra tutto; uno dovrebbe scegliere. Io credo che questo è la volontà di Dio: che io predichi sull'Inferno. Un Monsignore, il mio superiore tempo fa, mi disse in una occasione: "Predichi troppo spesso sull Inferno e questo spaventa la gente." Ha aggiunto: "Marcel, io non ho mai predicato sull'Inferno, perché alla gente non gli piace. Tu li spaventi." 

Monsignore mi ha detto nel suo ufficio: "Marcel, io non ho mai predicato sull'Inferno e non lo farò mai, e guarda cosa Bella e prestigiosa posizione ho raggiunto." 

Ho mantenuto un lungo silenzio, poi l'ho guardato negli occhi. 

"Monsignore", gli ho detto, "temo che Voi siete sulla via del Inferno per l'eternità. Monsignore, Voi predicate per compiacere l'uomo, piuttosto che predicare per compiacere Cristo e salvare le anime dall'Inferno.

Monsignore, è un peccato mortale di omissione il rifiuto di insegnare il dogma cattolico sull'Inferno." Quando Dio ha inviato i profeti nel Vecchio Testamento è andato per ricordare all'uomo di tornare alla verità che tornerà alla santità. Gesù venne, predicò e mandò i suoi Apostoli al mondo per predicare il Santo Vangelo. Il Serpente è venuto e ha diffuso il suo veleno attraverso eresie, Ma Gesù mandò la sua Amatissima Madre, la Regina dei Profeti: "Vai sulla terra e distruggi le eresie." 

I Padri della Chiesa hanno scritto che la Madre di Dio è il martello delle eresie. Se si prendono il tempo di studiare con grande attenzione il messaggio della Madonna di Fatima, noterete che è un messaggio molto tragico e profondo, che riflette gli insegnamenti del Santo Vangelo.  


Le lezioni date a Fatima 

Il riassunto del Messaggio di Fatima è che l'Inferno esiste. Che l'Inferno è eterno e che andremo lì se Moriamo in stato di peccato mortale. "A che serve al uomo vincere il mondo intero se perde la sua anima?"

La Madonna è venuta e ci ha detto che possiamo salvarci attraverso i suoi due divini sacramenti di predestinazione: 

il Santo Rosario e lo Scapolare Marrone. Anche esprime una particolare enfasi sulla Devozione all suo Cuore Immacolato e Devozione dei Primi Cinque Sabato. Alla prima apparizione dell'Angelo del Portogallo a Cabeco, nel maggio 1916, l'Angelo venne ai tre e mostrò loro come adorare Dio con la preghiera: 

"Mio Dio, io credo, adoro, spero e ti amo. Ti chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano." L'Angelo pregò questa preghiera mentre si prostrava con la fronte a terra. L'Angelo di Fatima aveva loro mostrato ai tre bambini nell'ordine delle preghiere, cosa viene prima. Prima di tutto, bisogna adorare Dio e poi pregare i santi. Prima Dio, le creature dopo. L'Angelo di Fatima ha mostrato l'uomo che deve adorare Dio e pregare davanti a Lui in ginocchio. Più conosce l'uomo a Dio, più si umilia davanti a Dio il suo Creatore. Il Grande vescovo francese Bossuet ha detto: "L'uomo in verità si ingrandisce quando è in ginocchio." Sì, l'uomo Si esalta davvero quando si inginocchia davanti a lei Creatore e Redentore, Gesù, nel Santissimo Sacramento. 

L'Angelo di Fatima è venuto ad insegnare ai tre bambini che il nostro primo dovere, secondo il Primo Comandamento, è adorare Dio. Alla sua terza apparizione nel Cabeco, l'angelo del Portogallo è venuto con un calice in mano sinistra e un'ostia nella mano destra. I bambini si chiedevano cosa stesse succedendo. L'Angelo miracolosamente sospese il Calice e l'Ostia nell'aria e si prostrò a terra e recitò una preghiera Trinitaria profonda adorazione: «Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, io Ti adoro profondamente e Ti offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso ê offeso. E per i meriti infiniti dei Suo Cuore Santissimo e dei Cuore Immacolato di Maria, Ti domando la conversione dei poveri peccatori». 

Dio desidera che adoriamo in ginocchio.

Ci inginocchiamo in adorazione e preghiera davanti a Gesù nel Santissimo Sacramento? Dobbiamo farlo. Quando i tre Re Magi d'Oriente andarono Presso Betlemme ed entrarono dove c'era Gesù Bambino, si prostrarono davanti a Lui per adorarlo in ginocchio. Abbiamo questo esempio nelle Scritture e dell'Angelo di Fatima, che Dio vuole che Lo adoriamo in ginocchio.  


Il rafforzamento dei dogmi cattolici  

Un anno dopo, il 13 maggio 1917, i bambini videro una giovane donna apparire davanti a loro. Era la prima apparizione di Nostra Signora. Lucia gli chiese: 

"Da dove vieni?" Lei rispose: "Vengo dal cielo." 

Il dogma cattolico dell'esistenza del Cielo. 

I bambini "Andremo in Paradiso?" Lei rispose: "Sì, Al cielo." Allora chiesero: "Le nostre due amiche sono in Cielo?" Maria rispose loro: "Una delle loro, sì". I bambini hanno chiesto: "Dov'è l'altra ragazza? È in Cielo?" Maria rispose loro: "Lei è nel Purgatorio e lo sarà fino alla fine del mondo." 

Un secondo Dogma Cattolico, il Purgatorio esiste e prevarrà fino alla fine di questo mondo. La Madre di Dio non può mentire. L'Angelo di Fatima ha insegnato ai tre bambini come adorare Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Questo è un rafforzamento del Dogma della Santissima Trinità, il più grande di tutti, senza il quale il Cristianesimo non potrebbe rimanere. Dobbiamo adorare le Tre Persone della Santissima Trinità. 


Una visione dell'inferno 

Venerdì 13 luglio 1917, Nostra Signora apparve a Fatima e parlò ai tre piccoli veggenti. La Madonna non sorrise mai. Come poteva sorridere, se in quel giorno avrei dato ai bambini la visione del Inferno? Ha detto: "Pregate, pregate molto perché molte anime se ne vanno all'Inferno." La nostra signora ha esteso le sue mani e improvvisamente i bambini hanno visto un buco nel Terra. Quel buco, diceva Lucia, era come un mare di fuoco nel quale si vedevano anime a forma umana, uomini e donne, consumandosi nel fuoco, gridando e piangeva con tristezza. Lucia diceva che i Demoni avevano un aspetto orribile come animali sconosciuti. I bambini erano così inorriditi che Lucia gridò. Era così spaventata che pensò che Morirebbe. Maria disse ai bambini: "Avete visto l'Inferno dove i peccatori vanno quando non si Rimpiangono." Un Dogma Cattolico in più, l'esistenza del Inferno. L'Inferno è eterno. La Madonna disse: "Ogni quando recitate il Rosario, dopo ogni decennio dite: "O mio Gesù, perdona i nostri peccati, liberaci dal fuoco dell'Inferno, porta in Paradiso tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia." Maria venne a Fatima come profeta dell'Altissimo per salvare le anime dall'Inferno. Il patrono di tutti i pastori, San Giovanni Maria Vianney, predicare e il più grande atto di carità verso il prossimo era salvare la sua anima dall'inferno. E il secondo atto di carità è il sollievo e la liberazione delle anime dalle sofferenze del Purgatorio. Un giorno nella sua piccola chiesa (dove fino ad oggi è conservato il suo corpo incorrotto), un uomo posseduto dal demonio si avvicinò a San Giovanni Maria Vianney e gli disse: "Ti odio, ti odio perché Hai strappato dalle mie mani 85.000 anime." Eminenze, Eccellenze, Sacerdoti, quando saremo giudicati, Gesù ci farà una sola domanda: "Io ti ho costituito Sacerdote, Vescovo, Cardinale, Papa, quante anime Hai salvato dall'inferno? San Francesco di Sales,  con statistiche, ha convertito, e probabilmente Salvato, più di 75 mila eretici. Quante anime hai salvato tu? Quando leggiamo ai Padri della Chiesa, ai Dottori della Chiesa e ai santi, uno trema davanti a una realtà: tutti hanno insegnato il Vangelo di Gesù e sulle Quattro Ultime: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso. Tutti hanno predicato il Dogma Cattolico dell'Inferno perché quando meditiamo destino dei dannati, non vogliamo andare all'Inferno. Non è mia intenzione criticare i Vescovi, ma devo confessare questa verità.

Nei miei 30 anni di sacerdozio, è triste riconoscere che non ho mai visto, né sentito, che un Vescovo, anche il mio Vescovo o qualsiasi altro Vescovo, predica il Dogma della Chiesa Cattolica Romana sull'Inferno. 

Immagino che nei vostri paesi o altrove lo facciano, ma in America non è predicato questo Dogma di Fede. Un giorno in una cattedrale dissi a un Vescovo: "Sua Eccellenza, lei compie belle meditazioni sul Santo Rosario ogni sera alla radio. Questo è bello. 

Ma devo chiederglielo, perché non accorcia un po' la sua meditazione e inserito dopo ogni decennio Rosario la preghiera: "O mio Gesù, perdona i nostri Peccati, liberaci dal fuoco dell'Inferno, porta in Paradiso tutte le anime, specialmente quelle più bisognose della tua misericordia." Perché si rifiuta di dire questa piccola preghiera dopo ogni decennio, come richiesto La Madonna di Fatima il 13 luglio 1917, dopo che aveva mostrato l'Inferno ai tre veggenti? 

Il Vescovo mi ha detto: "Guardi, alla gente non piace che Predichiamo l'Inferno, la parola Inferno li fa paura." Non siamo qui per predicare ciò che piace alle folle ma per salvare le loro anime dall'Inferno, per impedirvi di andare all'inferno per l'eternità. È  probabile che questa affermazione non sia accettata da tutti i Vescovi ma spesso li sento recitare il Rosario omettendo questa preghiera pia per salvare anime dal Inferno. Io credo che questa piccola preghiera della Nostra Signora di Fatima data ai bambini il 13 luglio 1917, è più potente e più piacevole a Dio di qualsiasi meditazione per bella che sia anche se espressa da un Vescovo. Ognuno di noi ha ricevuto la nostra missione da Dio, e credo che Gesù e La Madonna desidera che la mia missione sia che io predica sull'Inferno. Ecco perché predico l'Inferno. Ci sono molte rivelazioni che possiamo leggere nella biografia delle anime privilegiate. Alcune anime che sono all'inferno sono stati costretti da Dio a parlarci per aiutarci a crescere nella nostra fede. 

Il rifiuto di predicare il dogma cattolico sull'Inferno. Tali anime dannate hanno detto: "Potremmo sopportare di essere nell'Inferno per mille anni. Potremmo sopportarlo l'Inferno un milione di anni, se sapessimo che un giorno Lasceremmo l'Inferno." Amici miei, dobbiamo meditare, non solo nel fuoco dell'Inferno, non solo nella privazione contemplazione di Dio, ma dobbiamo anche meditare sull'eternità dell'Inferno. Meditare seriamente davanti al Tabernacolo sul Dogma Cattolico sul Inferno. Cari Vescovi, dovete predicare per completare il Vangelo di Gesù, compresa la tragica realtà dell'inferno eterno.  


Arrendersi

 


Gesù parla: Questa è la resa. Voglio il vostro tutto. Non voglio che siate attaccati a nessuna persona o a nessuna cosa. Vi voglio completamente dipendenti da Me. Vi do lezioni su quanto siete attaccati agli altri e alle cose? Io ho tutte le risposte. Se non ve lo dico, non avete bisogno di saperlo. Volete la vostra volontà. La mia volontà ve la faccio conoscere davanti al tabernacolo. Ho parlato qui.

Arrendersi è fare la volontà di Dio e non è decidere e fare la propria volontà. Io voglio il vostro tutto. Voglio che facciate queste cose nel modo in cui vi dico. Non è il modo in cui volete farle. Dolce arrendersi, per poi scoprire che voglio di più. Guardate la mia posizione sulla croce. Vi ho chiesto di morire per me? Vi chiedo di fare la mia volontà. Vi chiedo di arrendervi. Vi chiedo tempo davanti al tabernacolo. Vi chiedo amore. Guardate questo mondo che vi si spegne in faccia. Allora dove sono i vostri beni, le cose a cui vi aggrappate? Avete solo una visione limitata. Io conosco tutte le cose.

Sono così stanco. Voi non date se non pezzi e pezzetti. Vi aggrappate a ciò che volete e mi date un po' di tutto. Io voglio il vostro tutto. Voglio una resa totale. Vi ho mostrato come arrendervi quando sono morto sulla croce. Non vi chiedo questo. Vi chiedo di fare la mia volontà. Siete così attaccati a compiacere le persone che non vedete il quadro completo. Qui chiarisco le mie vie. Voi non ascoltate. Fate quello che pensate sia una cosa buona e non venite nemmeno da Me. Io voglio il vostro tutto. Voglio l'abbandono.

Messaggero: L'amore comprende la rinuncia a ciò a cui non si vuole rinunciare. L'amore è dire: "Sì, Signore", anche quando preferireste fare a modo vostro. È nella vostra resa e nel vostro amore per Dio che impartite potenti lezioni a coloro che vi circondano. Insegnate con il vostro essere innamorati di Gesù. Io ti amo, Gesù. Io do la mia abbondanza, non piccoli pezzi che lascio andare con avarizia. Gesù, mio Signore, mio Dio, mio Tutto, come posso amarti come dovrei? Do tutto me stesso o dico: "Oh, Signore, non puoi pensare di volere questo" e mi aggrappo a ciò che voglio.

Mi aggrappo alle persone e non me ne accorgo, oppure metto Te al primo posto, Signore, al di sopra di ogni persona, luogo e cosa? Mi accorgo di quanto sono attaccato a tutto, a cose a cui non so nemmeno di essere attaccato. È facile dare un servizio a parole alla resa e dire a Dio di possedere la nostra anima e di rendermi altruista, ma lo penso davvero? È questo che ci impedisce di aumentare l'unione con Lui! È nella resa totale, nel vivere per amore di Lui e solo di Lui, che siamo liberi. E che libertà! Che dolcezza lasciare andare, trovare la libertà da tutto ciò a cui ci aggrappiamo! Le cose a cui ci aggrappiamo di più sono ciò che ci impedisce di aumentare la nostra unione con Lui.

"Oh, non quello, Signore! Oh, guardo il tuo crocifisso e vedo che ti lasci andare?". Non hai trattenuto nulla. Hai spalancato le braccia, inchiodato alla croce! Una resa totale!

Cosa mi chiede oggi il Signore che voglio trattenere? Aggrapparsi alle cose blocca la mia libertà. Per essere totalmente libero, devo lasciar andare. Non posso aggrapparmi e lasciar andare allo stesso tempo. La libertà si ottiene lasciando andare. Vedetevi con le braccia strette, aggrappati a tutto ciò che possedete.

Gesù parla: Vi invito ad arrendervi. Aprite le vostre braccia come ho fatto io quando sono morto sulla croce. Lasciate cadere intorno a voi tutti i vostri sacri beni terreni e sperimenterete la gioia di essere liberi, uniti solo a Me, di lasciarvi andare e di sapere che Io, Dio, mi prendo cura di ogni vostro bisogno. Fino alla mia morte in croce vi ho amato e vi amo così anche oggi. Lasciatevi andare e date tutto a Me. Mi prenderò cura di voi molto meglio di quanto possiate fare da soli. Io sono Dio e vi amo più di quanto possiate amare voi stessi.

Gesù è morto, appeso alla croce, con le braccia aperte. I suoi piedi non sono nemmeno a terra. È appeso con dei chiodi a un pezzo di legno. A cosa ci aggrappiamo? Lui ci vuole a mezz'aria, in una resa totale. Oh, piccoli, come sprecate i vostri beni. Come vi aggrappate alle persone. Come non volete lasciarle andare. Guardate Me nella resa totale.

Ho dato la mia stessa vita per voi. A cosa vi aggrappate, piccoli miei? Piccoli pezzi che date a Me e che tenete stretti alla vostra vita. Andranno in fumo e rimarranno solo le cose di Dio. Non portate con voi nemmeno un paio di scarpe, ma solo il vostro amore, donato a Dio e agli altri.

  10 marzo 1994


I Dieci Comandamenti

 


Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta


IL NONO COMANDAMENTO: ”NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI”.

Questo comandamento si collega al sesto “Non commettere atti impuri”, dove  avevo rimarcato quanto fosse grave già nella legge mosaica il peccato di adulterio.  

Nel Nuovo Testamento, Gesù è ancora più esigente 162 , perché Egli dice che non solo chi prende la moglie 163 di un altro commette adulterio, ma che è peccato anche il solo desiderio di prenderla.  

Se, infatti, è peccato prendere la moglie (o i l marito) di un’altra persona, anche il desiderio di prenderla è già un peccato poiché il voler compiere un’azione e di poco inferiore all’azione stessa.  

Anche nei testi valtortiani Gesù ci precisa che non basta non compiere un’azione, bisogna non volerla compiere, quando si sa che può portare a peccare contro la Sua Legge: «Il male non basta non farlo, bisogna anche non desiderare di farlo. Colui che maledice augurando sciagure e morti non è molto dissimile da colui che materialmente uccide, poiché ha in lui il desiderio di veder perire colui che odia. In verità vi dico che il desiderio non è che un atto trattenuto, come un concepito da ventre già formato ma non ancora espulso. Il desiderio malvagio avvelena e guasta, poiché permane più a lungo dell'atto violento, più in profondità dell'atto stesso.». 164  

S. Paolo, poi, nella sua lettera ai Romani (8.6), ci ricorda che “ I desideri della carne portano alla morte”. 

Per noi che viviamo nel mondo attuale - del quale i filmati televisivi offrono uno spaccato non certo edificante dal punto di vista della morale che rovina anche i sentimenti dei nostri figli sin dalla loro prima giovinezza - potrebbe sembrare strano, abituati come siamo a vedere divorzi o convivenze, che il 'semplice fatto' di desiderare la donna d'altri sia un peccato tanto grave.  

Il fatto è che un desiderio non represso può potare facilmente alla messa in atto di quel desiderio, vale a dire all'adulterio, con conseguenze gravissime a danno del proprio coniuge o di quello della persona con la quale si compie adulterio per non dire poi dei figli innocenti. 

A questo proposito vi è un brano del Vangelo di Giovanni nel quale Gesù viene chiamato a giudicare:  

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Gv 8, 1-11: 

Gesù perdona una donna adultera 

1 Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2 Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3 Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4 gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».  

6 Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra.  

7 Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».  

8 E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.  

9 Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo.  

10 Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11 Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più». 

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Indipendentemente dal peccato d'adulterio dal quale trasluce la pietà e la misericordia di Gesù nei confronti della peccatrice umiliata (che taluni confondono erroneamente con Maria Maddalena), chissà quante persone si saranno domandate cosa mai scrivesse Gesù per terra mentre gli accusatori attendevano con ansia che Gesù si 'compromettesse': se avesse, infatti, difeso la donna dalla lapidazione lo avrebbero accusato di non rispettare la Legge mosaica e anzi di difendere le prostitute, se invece l'avesse condannata avrebbe significato che Egli non era poi così tanto buono e caritatevole come Egli - secondo loro - cercava di apparire di fronte al popolo. 

Trattandosi di un tema così strettamente attinente a questo comandamento, è interessante leggere allora qui di seguito il testo della visione di questo episodio così come essa è riportata da Maria Valtorta ne 'L'Evangelo come mi è stato rivelato'.  

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20 marzo 1944.  

1 Vedo l'interno del recinto del Tempio, ossia uno dei tanti cortili contornati da porticati. E vedo anche Gesù, il quale, molto ammantellato nel suo manto che lo fascia sopra la veste, non bianca ma rosso cupo (sembra una stoffa di lana pesante), parla a della folla che lo circonda. 

Direi che è una giornata invernale, perché vedo che tutti sono molto ammantellati, e che faccia piuttosto freddo, perché invece di star fermi tutti camminano alla svelta come per scaldarsi. Vi è del vento che smuove i mantelli e solleva la polvere dei cortili. 

Il gruppo che si stringe intorno a Gesù, l'unico che stia fermo mentre tutti gli altri, intorno a questo o a quel maestro, vanno avanti e indietro, si fende per lasciar passare un drappello di scribi e farisei gesticolanti e più che mai velenosi. Sprizzano veleno dallo sguardo, dal colore del volto, dalla bocca. Che vipere! Più che condurre, trascinano una donna sui trent'anni, scapigliata, disordinata nelle vesti come chi è stata malmenata, e piangente. La buttano ai piedi di Gesù come fosse un mucchio di cenci o una spoglia morta. E lei resta là, rannicchiata su se stessa, col volto appoggiato alle due braccia, nascosto da esse che le fanno cuscino fra il volto e il suolo. 

«Maestro, costei è stata colta in flagrante adulterio. Suo marito l'amava, nulla le faceva mancare. Ella era regina nella sua casa. E lei lo ha tradito perché è una peccatrice, una viziosa, un'ingrata, una profanatrice. Adultera è, e come tale va lapidata. Mosè l'ha detto. Nella sua legge lo comanda che queste tali siano lapidate come bestie immonde. E immonde sono. Perché tradiscono la fede e l'uomo che le ama e le cura, perché come terra mai sazia sempre sono affamate di lussuria. Peggio delle meretrici sono, perché senza morso di bisogno danno se stesse per dare cibo alla loro impudicizia. Corrotte sono. Contaminatrici sono. A morte devono esser condannate. Mosè l'ha detto. E Tu, Maestro, che ne dici?». 

2 Gesù, che aveva interrotto di parlare all'arrivo tumultuoso dei farisei e che aveva guardato la muta astiosa con sguardo penetrante e poi aveva chinato lo sguardo sulla donna avvilita, gettata ai suoi piedi, tace. Si è curvato, restando seduto, e con un dito scrive sulle pietre del portico, che la polvere sollevata dal vento copre di terriccio. Quelli parlano e Lui scrive. 

«Maestro? Parliamo a Te. Ascoltaci. Rispondici. Non hai capito? Questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Nella sua casa. Nel letto dell'uomo suo. Ella lo ha sporcato con la sua libidine». 

Gesù scrive. 

«Ma è stolto quest'uomo! Non vedete che non capisce nulla e traccia dei segni sulla polvere come un povero folle?». 

«Maestro, per il tuo buon nome, parla. La tua sapienza risponda al nostro interrogare. Ti ripetiamo: questa donna non mancava di nulla. Aveva vesti, cibo, amore. E ha tradito». 

Gesù scrive. 

«Ha mentito all'uomo che aveva fiducia in lei. Con bocca mendace l'ha salutato e col sorriso l'ha accompagnato alla porta, e poi ha aperto la porta segreta e ha ammesso il suo amante. E mentre il suo uomo era assente per lavorare per lei, essa, come una bestia immonda, s'è avvoltolata nella sua lussuria». 

«Maestro, è una profanatrice della Legge oltre che del talamo. Una ribelle, una sacrilega, una bestemmiatrice». 

Gesù scrive. Scrive e cancella lo scritto col piede calzato dal sandalo e scrive più in là, girandosi piano su Se stesso per trovare altro spazio. Sembra un bambino che giuochi. Ma quello che scrive non è parola di giuoco. Ha scritto successivamente: «Usuraio», «Falso», «Figlio irriverente», «Fornicatore», «Assassino», «Profanatore della Legge», «Ladro», «Libidinoso», «Usurpatore», «Marito e padre indegno», «Bestemmiatore», «Ribelle a Dio», «Adultero». Scritto e riscritto mentre sempre nuovi accusatori parlano. 

«Ma insomma, Maestro! Il tuo giudizio. La donna va giudicata. Non può col suo peso contaminare la terra. Il suo fiato è veleno che turba i cuori». 

3 Gesù si alza. Misericordia! Che viso! È un balenare di lampi che si avventano sugli accusatori. Sembra ancor più alto, tanto tiene la testa eretta. Sembra un re sul suo trono, tanto è severo e solenne. Il manto gli è caduto da una spalla e fa un lieve strascico dietro a Lui. Ma Egli non se ne cura. Con volto chiuso e senza la più lontana traccia di sorriso sulla bocca e negli occhi, pianta questi occhi in volto alla folla, che arretra come davanti a due lame ben pontute. Fissa uno per uno. Con una intensità  di indagine che fa paura. I fissati cercano di arretrare nella folla e di nascondersi in essa. Il cerchio così si allarga e sgretola come minato da una forza occulta. 

Infine parla. «Chi di voi è senza peccato scagli sulla donna la prima pietra».  

E la voce è un tuono accompagnato da un ancor più vivo lampeggiare di sguardi. Gesù ha conserto le braccia sul petto e sta così, ritto come un giudice, in attesa. Il suo sguardo non dà pace. Fruga, penetra, accusa. 

Prima uno, poi due, poi cinque, poi a gruppi, i presenti si allontanano a capo basso. Non solo gli scribi e i farisei, ma anche quelli che erano prima intorno a Gesù ed altri che si erano accostati per sentire il giudizio e la condanna e che, tanto quelli che questi, si erano uniti per insolentire la colpevole e chiedere la lapidazione. 

Gesù resta solo con Pietro e Giovanni. Non vedo gli altri apostoli. 

Gesù si è rimesso a scrivere, mentre la fuga degli accusatori avviene, e ora scrive: «Farisei», «Vipere», «Sepolcri di marciume», «Menzogneri», «Traditori», «Nemici di Dio», «Insultatori del suo Verbo»… 

4 Quando tutto il cortile si è svuotato e un gran silenzio si è fatto, non rimanendo che il fruscio del vento e quello di una fontanella in un angolo, Gesù alza il capo e guarda. Ora il volto si è placato. È mesto, ma non più irato. Dà un'occhiata a Pietro, che si è lievemente allontanato appoggiandosi ad una colonna, ed una a Giovanni che, quasi dietro a Gesù, lo guarda col suo sguardo innamorato. Gesù ha un'ombra di sorriso guardando Pietro e un più vivo sorriso guardando Giovanni. Due sorrisi diversi. 

Poi guarda la donna, ancora prostrata e piangente ai suoi piedi. L'osserva. Si alza, si riaggiusta il manto come fosse in procinto di mettersi in cammino. Fa un cenno ai due apostoli di avviarsi verso l'uscita. 

Quando resta solo, chiama la donna. «Donna, ascoltami. Guardami». Ripete il comando, perché essa non osa alzare il viso. «Donna, siamo soli. Guardami». 

La disgraziata alza un viso su cui pianto e polvere fanno una maschera di avvilimento. 

«Dove sono, o donna, quelli che ti accusavano?».  

Gesù parla piano. Con serietà pietosa. Tiene il volto e il corpo lievemente piegati verso terra, verso quella miseria, e gli occhi sono pieni di una espressione indulgente e risanatrice. «Nessuno ti ha condannata?». 

La donna, fra un singulto e l'altro, risponde: «Nessuno, Maestro». 

«E neppure Io ti condannerò. Và. E non peccare più. Và alla tua casa. E sappi farti perdonare. Da Dio e dall'offeso. Non abusare della benignità del Signore. Và». 

E la aiuta a rialzarsi prendendola per una mano. Ma non la benedice e non le da la pace. La guarda avviarsi, a capo chino e lievemente barcollante sotto la sua vergogna, e poi, quando è scomparsa, si avvia a sua volta coi due discepoli. 


a cura del Team Neval 

Riflessioni di Giovanna Busolini  


(I miei figli sacerdoti che sono con me devono essere preparati)

 


Messaggio ricevuto il 3 agosto 2022

Mia cara figlia scrivi: Io Sono il tuo Dio, il tuo Salvatore. Sono venuto con il Mio Amore per darvi un altro messaggio che viene dal Mio Sacro Cuore al vostro. Sono venuto per darvi tutto per il bene delle vostre anime e per richiamare la vostra attenzione su coloro che dormono sotto l'incantesimo di Satana. Sì, tutto dovrà essere detto e Io voglio preparare il Mio popolo, perché tutto sarà cambiato nella Mia Chiesa. Per coloro che non sono preparati, ci sarà molta sofferenza, perché Satana correrà al fianco di coloro che sono attaccati alla Massoneria, e poi dovranno fare come egli comanda. Coloro che non sono preparati devono fare come fecero i Miei Apostoli.

Figli Miei Sacerdoti, non sarà facile fare tutto come vi chiedo di fare, ma se non lo fate, perderete tutto, anche le vostre anime. State attenti, fate tutto per il vostro Amore per Me, perché il diavolo vuole impersonare Me, e come Messia, non riesco a vedere come si aspettano di farlo, non sarà facile. Figli Miei, dovrete sopportare tutto a causa della vostra obbedienza alla bestia o a Me, altrimenti dovrete separarvi dalla Mia Chiesa, perché Egli non vi lascerà fare ciò che volete. Vi ho chiamato, state attenti a tutto e andate a stare nel rifugio in attesa che Io porti via coloro che Mi appartengono.

Per coloro che non Mi vogliono, dovrebbero andare a vedere quanto sarà buono per tutti gli altri, perché molti non credono che Io stia dando questi messaggi per il loro bene, quindi dovranno convivere con la loro scelta. Vi ho invitato a imparare tutto com'era all'inizio, perché è così che l'ho fatto con i Miei Apostoli, ma molti non credono che Io stia aspettando che tutto si compia per fare ciò che devo fare. Voglio che i miei figli sacerdoti che sono con Me siano preparati, perché sta arrivando il momento in cui tutto abbia inizio. Devi lasciare i tuoi posti, perché non puoi più essere lì, perché lui ti cercherà per fare tutto come comanda. Dovrai ascoltare in modo da non cadere nella sua trappola.

Io Sono il vostro Dio, vi voglio vicino a Me, in attesa di Me, affinché non cadiate nelle mani di coloro che sono vicini ad essere portati via (dal nemico) perché non vogliono sentire ciò che Sto dicendo.

Vi amo, Gesù è il Mio Nome. Amen.

Negando l’esistenza di Dio, nega anche la sua giustizia. Non essendo da Lui, in Lui, altro non può creare che ingiustizia che a sua volta crea morte.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA

16 Ma gli empi invocano su di sé la morte con le opere e con le parole; ritenendola amica, si struggono per lei e con essa stringono un patto, perché sono degni di appartenerle. 

L’empio è colui che ha deciso nel suo cuore che Dio non esiste. “Dice lo stolto, l’empio nel suo cuore: “Dio non esiste”. 

Negando l’esistenza di Dio, nega anche la sua giustizia. Non essendo da Lui, in Lui, altro non può creare che ingiustizia che a sua volta crea morte. 

Dove giunge la stoltezza dell’empio? Giunge fino a considerare la morte sua amica, invocandola su di sé con le opere e con le parole. 

Giunge fino a struggersi per essa stringendo con essa un patto. Gli empi sono degni di appartenere alla morte. 

Sono morti alla vera giustizia, alla vera vita. Essendo morti, amano la morte, la vedono loro amica, la invocano, perché appartengono ad essa. 

Qual è la potente verità contenuta in questo versetto della Scrittura? Essa è semplice da evidenziare, mettere in luce. 

Lo stolto giunge a tanta stoltezza di vedere la stessa morte come sua propria essenza. È come se lui fosse morte e non vita. 

Vedendola come sua propria essenza lui vive per la morte, la sfida, la invoca, la cerca, la provoca, la genera, la produce. Lui diviene un produttore di morte. 

Non solo per se stesso, ma anche per gli altri. È un rovo e altro non può produrre che succo di morte.  

Tutta la storia degli uomini, di ieri e di oggi, andrebbe letta a partire da questo versetto che è purissima rivelazione.  

È come se l’empio cambiasse natura creata. Da natura verso la vita in natura verso la morte. Da natura che cerca la vita, a natura che genera morte. 

Quando la natura viene così stravolta, non vi è alcuna speranza di vita. Non si può intervenire sulla volontà. Necessariamente si deve intervenire sulla natura. 

È questo l’annunzio della Nuova Alleanza fatto dal Signore: “Verrò e cambierò la vostra natura. Da natura di morte, la farò divenire natura di vita”.  

“Toglierò dal vostro petto il cuore di pietra, cuore di morte, e vi darò un cuore di carne, cuore di vita”. Questa è l’opera dello Spirito versato da Gesù Signore.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

Tu, Dio, sceso fin qui

 


Ti adoro immensa

pienezza di vita.

Tutto! Tu, Dio,

sceso fin qui.

Bimbo,

uomo che cade,

che muore, Tu Dio,

resti con noi.

Corpo e Sangue divino

donato, spezzato,

Tu Dio, sei qui.

Cristo,

agape sempre

fino alla fine

tutto sei qui.

M’inchino,

mi spezzo, mi offro

t’adoro.

Con Te. Amen.

Ci sarà un forte terremoto, nubifragi in continuazione

 


Trevignano Romano 9 agosto 2022

Cenacolo in località Rimini

Figli miei, grazie per aver risposto alla mia chiamata nel vostro cuore. Figli, l’umanità è in bilico, vi prego figli, tornate a Dio e alle sue leggi, Lui è misericordioso e se chiederete il perdono, ve lo concederà. Figli miei, le guerre inizieranno, finiranno, ma poi continueranno, pregate, perché non avete più tempo, che il vostro parlare sia, si si, no no. Continuo a venire a voi per istruirvi e spesso vi girate dall’altra parte. Figli miei, credete alle mie parole affinché siate preparati, il vostro cammino sarà piuttosto arduo e impervio, ma chi avrà come àncora il Santo Rosario, sarà salvato. Figli, seguite i dieci comandamenti, guardate mio Figlio e lì vedrete la luce. Figli, ci sarà un forte terremoto, nubifragi in continuazione, ma Io vi chiedo di pregare sotto la croce di mio Figlio e sarete Benedetti voi e le vostre famiglie. Ora vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. amen.

IL CUORE DEL PADRE

 


La bontà del Padre e l'esistenza del male

Quando ci chiediamo perché il Padre ha consentito il dramma del peccato nell'universo che voleva creare, dobbiamo in primo luogo confessare che é molto difficile per noi raffigurarci un mondo diverso da quello che abbiamo sotto gli occhi, soprattutto un mondo dal quale il male fosse stato escluso. Non possiamo misurare tutte le conseguenze che tale esclusione avrebbe implicato, né tutto il bene che, per questo fatto, avrebbe dovuto essere sacrificato. Il mondo migliore che noi sogniamo è forse un mondo impossibile, e anche un mondo che, migliore sotto certi aspetti, sarebbe meno buono sotto molti altri. Non abbiamo l'apertura di mente del Creatore, e la profondità degli esseri rimane per noi mistero; molto spesso ci arrestiamo al particolare e non riusciamo a cogliere l'insieme. Perciò dobbiamo essere prudenti nel giudicare il nostro mondo. Non vi è una certa temerarietà, infatti, nel dichiarare che Dio avrebbe dovuto creare un universo migliore del nostro? Che ne sappiamo noi? Sappiamo solo che Dio era libero di creare l'universo col grado di bontà che desiderava attribuirgli; come sappiamo che egli era il miglior giudice, l'unico giudice delle diverse possibilità che gli si offrivano.

Ma il migliore dei mondi non può essere perfetto, perché un mondo perfetto è semplicemente impossibile. Solo Dio è l'essere perfetto; soltanto lui possiede la pienezza della perfezione, e quando la comunica alle creature, ciò non può avvenire che in maniera limitata. Perciò non dobbiamo stupirci se nel mondo creato esistono deficienze e imperfezioni: esse riguardano esseri creati, i quali non possiedono l'infinito che è proprio dell'Essere divino.

Non possiamo, dunque, trarre motivo da tutte le imperfezioni che incontriamo nel nostro universo per dire che il Creatore avrebbe potuto eliminarle, manifestando così una maggiore bontà verso le sue creature. Se vi è una creazione devono esserci necessariamente delle imperfezioni.

Così si spiega la possibilità del peccato negli uomini. È evidente che il Padre non è responsabile dell'esistenza del peccato: colui che commette peccato lo fa contro la sua volontà. Ma egli ha creato esseri capaci di commetterlo e il motivo per cui ha lasciato alle sue creature questa capacità non è difficile da riconoscere. Egli voleva che gli uomini fossero degli esseri liberi, di una libertà autentica, capaci di decidere essi stessi del loro comportamento attuale e del loro avvenire. Ma la libertà comportava la facoltà di scegliere tra il bene e il male, e di conseguenza la facoltà di commettere il peccato. La possibilità di peccare è dunque nell'uomo indissolubilmente legata all'esercizio della libertà.

L'uomo misura tutto il valore di quel bene che è la libertà, apprezza la possibilità di esprimere spontaneamente se stesso; sa che nella libertà soltanto la sua persona può sviluppare é spiegare tutte le sue intime risorse. La storia ci insegna quanto gli uomini tengano alla loro libertà; e quanto più è elevato il loro grado di cultura tanto più ne apprezzano il valore. Molti uomini non hanno esitato a dare la vita per la libertà politica o nazionale. Ma la libertà della condotta morale è più importante ancora della: libertà in regime politico, perché riguarda la fonte tutta interiore delle umane decisioni, di quelle decisioni che impegnano tutto un destino. Perciò, concedendo agli uomini quella libertà, il Padre fece loro un dono d'importanza primaria. È vero che esso implicava inevitabilmente la possibilità di commettere il male; ma, anche supponendo che gli uomini stessi fossero stati posti davanti all'alternativa: essere privati di ogni libertà e di conseguenza essere incapaci di peccare, oppure possedere la libertà, essi avrebbero scelto la libertà. Questa scelta il Padre l'ha fatta per loro lungi dal rinfacciargli questa possibilità di peccare ch'egli ha concesso all'umanità, dobbiamo ringraziarlo, perché essa non significa altro che la nostra qualità di esseri liberi.

Il dono della libertà mostra appieno la generosità del Padre. Se é vero che la storia umana rivela una aspirazione fortissima alla libertà, essa offre anche numerosi esempi di oppressione della libertà; perché coloro che detengono il potere sono costantemente tentati di abusarne e di dominare gli altri. Dio, signore supremo, avrebbe avuto il diritto di formare degli esseri sui quali esercitare una padronanza assoluta, imponendo loro con la costrizione ogni suo volere; il che sarebbe stato anche giustificato dalla necessità di impedire le deviazioni morali, di togliere agli uomini la possibilità di degradarsi con atti non convenienti. Ma nella sua onnipotenza Dio non ha voluto dispotismi; ha rinunciato a dominare con la forza la condotta interiore delle sue creature, dotandole di una libertà che avrebbe permesso loro di opporsi a lui e di offenderlo. Questa concessione della libertà prova che il Creatore non ha cercato il proprio vantaggio; egli si esponeva a ricevere oltraggi e offese, ma con un amore disinteressato voleva che le sue creature potessero decidere della loro condotta. In questa maniera di agire si rivela un cuore particolarmente paterno. Creando gli uomini, il Padre poneva nello stesso tempo il loro bene e la loro felicità nelle relazioni di amore filiale che essi avrebbero avuto a suo riguardo. Era la più alta forma di felicità che potesse loro essere concessa. Ma pur sapendo che il cuore umano non poteva essere appagato che amando lui, il Padre desiderava l'amore di un figlio, non di uno schiavo; un amore che scaturisse dal profondo dell'individuo, dalla sua volontà personale.

Proteggere la nostra libertà, significa proteggere la sincerità e la spontaneità dello slancio filiale. Nella protezione della nostra libertà il Padre ha evitato gli scogli di quello che oggi si suol chiamare paternalismo e che consiste in una sollecitudine paterna che cerca di sostituirsi all'attività e alla iniziativa di coloro sui quali veglia. È una sostituzione che avviene con intento che vorrebbe essere eccellente: supplire all'incapacità degli inferiori; poiché non possono agire da soli si agisce per essi. Il Padre avrebbe potuto scegliere questa via, disponendo la sua creazione in modo che fosse il campo d'azione del suo paternalismo. Indubbiamente egli era più capace degli uomini di dirigere la loro vita: avrebbe potuto sostituirsi a loro riservandosi di decidere al loro posto, affinché si avesse sempre la decisione, migliore. E ancora, avrebbe potuto lasciare agli uomini una certa apparenza di libertà, in modo da essere lui solo a guidarli senza che essi ne avessero coscienza: gli uomini avrebbero così avuto l'impressione, del tutto superficiale, di condursi da se, mentre sarebbero stati costretti a obbedire alla divina sapienza. Noi vediamo, invece, fino a qual punto la libertà umana sia autentica e a qual punto gelosamente rispettata dal Padre; egli non ha voluto soffocare col suo amore coloro che desiderava proteggere, né ha preso pretesto dalla loro debolezza e dai loro errori per mettersi al loro posto.

Concedendo una libertà, che non intendeva revocare e a cui rinunciava in precedenza a porre freni o limiti per incanalarla secondo le proprie vedute, il Padre ha affrontato un rischio immenso, la cui realtà è fin troppo evidente in tutti i peccati dell'umanità. Egli si esponeva a degli insuccessi, in quanto dava agli uomini la facoltà di optare per o contro di lui, permetteva, cioè, loro anche di respingerlo. Ma in fondo, accettando il rischio, egli concedeva agli uomini la sua fiducia, e la concedeva fino al limite estremo, perché rimetteva nelle loro mani il loro destino eterno: col dono irrevocabile della libertà egli lasciava gli uomini decidere irrevocabilmente dell'orientamento finale della loro vita. Nulla di più toccante di questa fiducia concessaci quando la nostra esistenza su questa terra e nell'al di là fu fatta dipendere dalla nostra volontà, fiducia che è un segno commovente di amore paterno.

Non si deve perdere di vista questo dono definitivo della libertà quando cerchiamo di conciliare con la bontà divina il fatto di un inferno eterno. Non esisterebbe l'inferno se l'uomo non avesse ricevuto la libera volontà che lo rende padrone del proprio destino. Dio ha elargito questo dono una volta per tutte, interdicendosi così la possibilità di forzare la libera decisione umana: se un uomo persevera sino all'ultimo nel male, drizzandosi ostinatamente contro la volontà divina e rifiutando tutte le sollecitazioni della grazia, il Padre non può che prendere atto di questo rifiuto. Il peccatore stesso ha deciso del suo destino eterno, e il Padre si limita a trarre le conseguenze di un atteggiamento che fu coscientemente adottato e mantenuto: la dannazione non sopravviene che come ratifica di una libera opzione, e l'inferno non é che il fissarsi definitivo dello stato di un'anima che ha respinto sistematicamente Dio. La bontà divina smentirebbe se stessa se togliesse all'uomo la libertà dopo avergliela concessa; e il dono divino non sarebbe più reale se un'opzione nel senso- del male non avesse efficacia.

Un mondo dal quale fosse stata esclusa ogni possibilità di male, sarebbe stato di gran lunga inferiore a quello che conosciamo: un mondo senza libertà, in cui tutto sarebbe accadutosotto un regime di costrizione, nel quale le anime non avrebbero potuto sviluppare e affermare tutte le loro possibilità; un mondo che non avrebbe conosciuto neppure il dono profondo di sé che può fare una persona padrona della propria vita. Il peccato sarebbe stato evitato, é vero, ma con gli atti moralmente cattivi sarebbero stati soppressi anche quelli moralmente buoni, gli innumerevoli atti di libera generosità, le vittorie nelle lotte della coscienza, i sacrifici eroici, le meraviglie della santità. Se siamo talvolta sconvolti dallo spettacolo orribile del peccato, la libertà umana fornisce, in compenso, altri spettacoli che superano in nobiltà quanto i primi hanno di ignobile. Come si potrebbe preferire la soppressione di tutto ciò per sostituirvi un universo incolore, uniforme, schiacciato da una sovranità divina tirannica? È chiaro che il Padre ha scelto la via migliore, riconoscendo agli uomini una amplissima libertà e rimettendo a loro la decisione dell'orientamento finale della loro vita. Volendo essere amato liberamente, ha agito da Padre e la fiducia che ha riposto in noi dandoci la libertà prova una bontà che sa essere ardita nei suoi doni.

Concludendo: quando ci si pone il problema dell'esistenza del male e ci si domanda perché il Padre abbia tollerato la possibilità del peccato nell'universo da lui creato, non si trova che una ragione: il suo amore paterno, che voleva in quel modo elargirci dei beni più grandi.

Di Jean Galot s. j.


AVVISI DALL'ALTRO MONDO SULLA CHIESA DEL NOSTRO TEMPO

 



59 Giugno 1977 (San Pietro e Paolo) 
 
E = Esorcisti  
B = Belzebù 
 
Il Sacramento dell'Ordine 
 
Il Signore ha giurato, e non se ne pentirà mai; Tu sei sacerdote in eterno, Secondo l'ordine di Melchisedech (S. 109,4) 
Il Signore l’ha amato e lo ha ornato, lo ha ammantato con paramenti sacri della magnificenza! (Eccl. 45.9) 
 
E: Nel nome della Beatissima Vergine dì quello che devi dire sul sacramento dell'ordinazione! 

B: Quello die dobbiamo ancora dire su questo sacramento dovrà apparire sul libro. 

E: Allora parla nel nome della SS. Trinità...! 

B: Per ciò dovete pregare un «Rosario delle Lacrime» intero e tre volte «San Michele Arcangelo» e un’Ave Maria in onore di Pietro e Paolo come pure di ognuno dei dodici Apostoli. Solo dopo, saremo costretti a parlare di questo sacramento... E affinché sia la verità, dice LEI, dovete pregare, pregare e dire quello che Lei esige. (Le preghiere richieste vengono recitate in comune). 

E: Nel nome dell’Immacolata Concezione dì la verità...! 


Il nuovo rito 
 
B: L’ALTA [la Beatissima Vergine] non ama molto come viene celebrata l'ordinazione adesso. Questo nuovo rito non lo amano [in cielo]. Questa nuova ordinazione viene celebrata piuttosto nell’interesse del popolo che in onore di Dio e della Sua Maestà. Occorre usare lo stesso rito di prima e mettere l’accento su ciò che il sacerdote è, sacerdote dell’Altissimo, secondo lo Spirito di Cristo, Eterno ed Unico Sommo Pontefice. Invece ora si tiene piuttosto conto del popolo e nella consacrazione e nel rito. Perciò ci sono minori grazie. Perciò i sacerdoti avranno più tardi molto meno consapevolezza di ciò che è bene e che è male. Se l’ordinazione venisse celebrata come prima avrebbero molto più il senso dello Spirito Santo, il senso di ciò che è bene e di ciò che non lo è. Questo comincia già all'ordinazione. É la stessa cosa come per la Cresima. 

E: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, nel nome...! 

B: L'ordinazione non viene più celebrata in maniera del tutto giusta... Così non c’è più tutta la pienezza delle grazie... Non è più l'ordinazione completa. Il sacerdote ha il compito di istruire, di celebrare in maniera autentica la messa, di amministrare in maniera autentica ì sacramenti, di benedire e di ordinare. 

E: Nel nome della Madre di Dio dì la verità...! 


Il segno incancellabile 
 
B: L'ordinazione è un sacramento altissimo, sublime, universale di fronte al quale noi laggiù [i demoni] dobbiamo capitolare. Anche con questo sacramento si riceve un segno incancellabile nell'anima. Ciò significa che se un sacerdote non ha amministrato bene il suo ufficio e ha vissuto male e precipita da noi nell'inferno, possiamo tormentarlo molto di più. Lo stesso vale per i tre sacramenti: il santo battesimo, la cresima e l’ordine sacro. Questi tre sacramenti imprimono nell’anima un segno incancellabile, che non può essere cancellato neppure nell’inferno. Per ciò tali anime, tali cattolici soffrono nell’eternità - come è il caso per Giuda - tormenti molto maggiori che se non avessero mai ricevuto questi sacramenti. Sono sacramenti supremi che portano a colui che li ha ricevuti delle grazie molto più sublimi di quanto gli uomini possono immaginare. Se non corrisponde a queste grazie, quest’uomo o questo sacerdote, o questo Vescovo viene tormentato molto più forte ed insistentemente di come se non le avesse mai ricevute. Perciò quello che vuol diventare sacerdote deve esaminarsi e farsi esaminare con serietà, onde sapere se sia adatto a questa vocazione. È vero che ci sono molti che credono di avere la vocazione, ma in verità avrebbero la vocazione per un’altra professione... come laici. (Qui viene Lucifero ed assalta l’ossessa furiosamente). 

E: Nel nome della SS. Trinità, del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, nel nome di Gesù, del Figlio di Dio diventato uomo, che è morto per noi sulla Croce, nel nome della Beatissima Vergine Maria, dell’Immacolato Cuore e di tutti gli Angeli e Santi, nel nome dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - la cui festa celebriamo oggi - dì adesso la verità e soltanto la verità, quello che la Beatissima Vergine vuol dire sull'ordinazione e a quanto si riferisce! 

***
Bonaventura Meyer

Non trascurate il tempo che attualmente vi viene offerto, perché presto non potrete più ricevere la grazia che ora vi sta davanti in piena libertà.

 


30 luglio 2022

"... Cari figli, siate assidui nella preghiera e prendetevi il tempo di fermarvi ad assaporare ogni momento, per raccogliere quante più grazie possibile. Ogni grazia vi porterà sostegno e forza per superare il diluvio di calamità che ora si abbatte su di voi... A coloro che non pregano, il loro subconscio impedisce di vedere tutta la verità e li rende vulnerabili alle falsità che vengono diffuse... che il vostro cuore sia libero da ogni legame, affinché possa unirsi costantemente al Cielo e così trovare la via che vi condurrà direttamente alla vita eterna... Cari figli, non trascurate il tempo che attualmente vi viene offerto, perché presto non potrete più ricevere la grazia che ora vi sta davanti in piena libertà. Ricordate che le giornate si stanno accorciando e ogni minuto che il Cielo vi regala è molto prezioso. Pregate per coloro che vi tormentano, affinché trovino la Luce. Molti non colgono l'opportunità che hanno attualmente di convertirsi ed è così che si trovano alle porte dell'inferno..."

 (R. Brasseur)

 


RALLEGRATEVI DEL DISCENDENTE DI ABRAMO

 


Ricevete ciò che voglio darvi, aprite i sensi del vostro cuore alle chiamate di colui che vive, regna ed è Dio.


Il successore di Pietro sulla terra è colui che porta avanti la volontà che il tuo Dio ha inserito nel suo cuore. La vergogna dovrebbe essere data a chi usa la lingua per calunniare e calunniare; e non pregare per quello che considera un errore. Così orgoglioso è diventato l'uomo che mette in discussione i miei disegni diffondendo confusione su coloro che pregano poco e non mi sanno nulla.

I giudizi che nascono da un cuore ferito dal peccato ci permettono solo di dare parole che nascono dalla tua ragione, ma non da una comunione spirituale che forgiate alla luce del mio Spirito; diventano giudici, ai quali non corrispondete, portando sulle spalle la colpa degli altri che vi rendono prigionieri di condanna.

Il mondo che hai lasciato a testa in giù, accecato dalle tue stesse colpe parli di ciò che è pieno di cuore, quello corrotto dalla disobbedienza allucina in ciò in cui crede e lo fa agire come un essere radicale e senza pietà verso i tuoi simili, sei diventato freddo e fondamentalista in ciò che la tua ragione ti convince e più il tuo passaggio in mezzo al mondo sta creando divisioni e rivalità perché non imparano lezioni e conforto ti fanno accettare qualsiasi calunnia; ma devi sapere che ogni offesa finisce sempre nel peccato; ed è il peccato che vi separa dalla verità e vi condanna.

Non puoi continuare a vivere per compiacere i tuoi disordini, vergognare un Dio che ti ha creato a sua immagine e somiglianza in modo che purificandoti da tutte le tue ribellioni, ti prepari a partecipare al banchetto dell'agnello, perché colui che decide volontariamente di spogliarsi del vecchio che porti dentro, sarò io a tessere con le mie mani la veste di santità che devi indossare per essere un santo abitante nel nuova Gerusalemme.

La vita non finisce con la morte nella carne, inizia con la risurrezione che vi do. La vita e la morte mi appartengono, perché solo io ho potere su di loro. La disobbedienza è una conseguenza dell'aggressione, della divisione e della morte. L'inquinamento in cui si muovono fa sì che molte anime finiscano malate. Nulla è coperto che non venga scoperto, dal cielo si vede il frutto delle loro opere, ma forse vi dimenticate che vi chiederò conto e che nel tramonto della vostra vita sarete giudicati nell'amore.

Discendente di Abramo, tu dici di conoscermi ma non preghi, dici di conoscermi ma le parole che escono dalla tua bocca esprimono solo i capricci e gli egoismi che custodiscono il tuo cuore.

Non fidatevi della vostra fortuna perché finirà e potrete andarvene per l'eternità senza aver accettato la misericordia che oggi metto nelle vostre mani; confidate in Me che sono io che do grazia e benedizione a colui che mi cerca pentito, rimane in Me e rimane per sempre.

Non allontanatevi dal cammino che con il mio sangue versato sulla croce, ho disegnato per voi. Oggi è il momento di cercare di riconciliare il vostro cuore con la verità e l'amore; riconciliazione che vi darà forza, nuove grazie e benedizioni per raggiungere la vostra dimora eterna.

Io Gesù vi parlo.


Messaggio di Gesù dato a María Rocío.

20/05/19 (Asunción-Paraguay)