Handbook sull’aborto
Come aumenta il peso del feto?
A dodici settimane (3 mesi) pesa circa 15 grammi, a sedici settimane circa 100 grammi, a venti settimane circa 350 grammi.
Perché tanti documenti legali parlano di un limite di vitalità del feto di venti settimane?
Anche questo è un concetto ormai superato che andrebbe messo da parte. Il dottor James Diamond ha detto che questo limite di 20 settimane è sacro quasi quanto qualunque record sportivo.
AMERICA, 19 luglio, 1969, pag. 37
La durata normale di una gravidanza è di quaranta settimane o 9 mesi. Trenta anni fa il termine di "vitalità" era fissato in trenta settimane, oggi ridotte a 20 (cfr. fig. 1); forse alla fine del secolo sarà di dieci-dodici settimane e con l'aiuto di placente artificiali potrà essere ulteriormente ridotta.
Evidentemente non sono i bambini ad essere cambiati, ma la sofisticazione dei sistemi di supporto della vita esterna che li circondano. Misurare l'umanità o il diritto di un feto alla vita attraverso la vitalità è assolutamente irrazionale. La vitalità non misura il bambino, ma piuttosto la sofisticazione scientifica e l'attrezzatura della società che lo circonda.
Per molti vitale significa "capace di esistenza indipendente". Noi crediamo che questo sia un termine estremamente impreciso che dovrebbe essere tolto dai lesti di legge. Secondo queste definizioni persino un neonato sano di 40 settimane e del peso di 3,3 kg non è vitale. Lasciamo questo neonato solo e senz'altro morirà nel giro di pochi giorni; egli infatti non è capace di una esistenza indipendente, ma dipende totalmente dal supporto di vita che gli viene dato dalla madre.
Quando un bambino diventa capace di esistenza indipendente?
Certamente non prima di essere sufficientemente cresciuto per andare a scuola. E possiamo sostenere che non lo sia fino quasi all'età dell'adolescenza.
Quale significato ha la "vitalità" legale in termini di diritti legali del non nato?
Taluni hanno usato la "vitalità" come metro di giudizio per determinare se il soggetto non ancora nato abbia o meno il fondamentale diritto umano alla protezione della sua vita da parte dello stato. L'aspetto, che più preoccupa nell'uso di questo concetto per determinare il diritto alla vita, salta immediatamente agli occhi, se si considera che in base ad esso non è "vitale" un neonato ed un bambino di qualunque età che presenti dei difetti. In base allo stesso criterio l'anziano reso invalido da un infarto, il soggetto totalmente psicotico o persino il veterano di guerra tetraplegico sono tutti "non vitali" in quanto non sono capaci di una esistenza indipendente. Alcuni di questi soggetti non hanno neppure una "vitalità" mentale. Giudicare nella nostra società del diritto o meno alla vita di un bambino non nato in base a questa capacità mentale o fisica, piuttosto che partendo semplicemente dal fatto che si tratta di un essere umano e vivente, porta anche troppo vicino alla determinazione, da parte dello Stato, del diritto di una persona a continuare a vivere in base alla sua capacità mentale o fisica o in base a qualunque altro simile criterio.
Quale metro si potrebbe usare al posto di "vitalità" del feto?
Noi chiederemmo solamente:
a) È vivo questo essere?
Sì, ha le caratteristiche della vita; infatti può riprodurre le sue cellule e differenziarle secondo un programma specifico di maturità e di funzione.
b) Questo essere è umano?
Sì, questo essere è unico, totalmente distinguibile da qualsiasi altro organismo vivente, completamente umano in tutte le sue caratteristiche, compresi i 46 cromosomi, in grado di svilupparsi soltanto per diventare un essere umano pienamente maturo.
c) Questo essere è completo?
Sì, nulla di nuovo vi sarà aggiunto dal momento della unione dello spermatozoo e dell'ovocita fino alla morte dell'individuo, salvo la crescita e lo sviluppo di ciò che è presente fin dall'inizio. Ciò che gli occorre è soltanto tempo per svilupparsi e maturare.
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