venerdì 24 gennaio 2025

Un Mondo secondo il Cuore di Dio

 


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Invece i governi degli uomini hanno un tempo limitato, e il desiderio disordinato di lasciare un nome nella storia li spinge a violentare tutto ciò che si oppone alle loro ambizioni. Tuttavia, guardando all’anima degli uomini, si può dire che anche l’autorità umana ha davanti un’eternità per vedere l’esito delle sue cose. 

Perché un governo umano assomigli al governo che Dio ha sugli uomini, bisognerebbe preferire in questo un uomo puro ad un uomo intelligente. Puro, vale a dire senza ambizioni di gloria umana, senza interessi personali, un uomo che non si lasci ingannare da nessuno e soprattutto che non si lasci ingannare da sé stesso. Deve aver raggiunto quella libertà interiore della quale abbiamo parlato. Per raggiungere questo, gli è necessario guardare continuamente il modello: Dio. Nel momento in cui egli si creda capace, per la sua purezza, di governare, e pensi di non aver bisogno di Dio, già sta mac- chiando la sua purezza e da quel governante “puro” sorgerà un dittatore. Da questo si deduce che l’umiltà è la virtù fondamentale di un governante, secondo il cuore di Dio. Essa gli farà vedere le mancanze dei sudditi con la stessa compren- sione, profondamente amorosa, con cui le vede Dio. Umiltà anche nei suoi progetti; nessun governante dovrebbe tracciare piani che annientino la libertà di altri. Questo modo di procedere è poco pratico e lega le mani dell’autorità. Ma non dobbiamo dimenticare che questo è proprio il procedere di Dio, modello nel modo di governare. 

Chi guardi lo sviluppo della storia secondo il modo di pensare umano, vedrà che le opere di Dio hanno un aspetto di fallimento apparente. Ma il fatto è che il pensiero umano disconosce praticamente il valore sacro della libertà. Si parla di essa con una grande irresponsabilità, e frequentemente siamo mossi a ciò da interessi personali, che hanno bisogno della libertà per essere realizzati. 

In Dio non succede così: la libertà umana è qualcosa di intangibile, così che Egli non l’assoggetta ad un suo progetto, benché tale progetto sia a vantaggio degli uomini. Abbiamo due esempi fondamentali: Dio vuole salvare gli uomini; per questo manda il suo Figlio, ed essi lo rifiutano, utilizzando la loro libertà. Il risultato immediato del Figlio di Dio sembra un fallimento, se si guarda da un punto di vista umano. Ma è perché questo non tiene in considerazione l’inviolabilità della libertà umana, non la sa apprezzare in tutta la sua grandezza. Per cui bisogna dire in un modo più esatto: se il Figlio di Dio morì su una croce, non fu perché fallirono i suoi progetti di salvezza, dato che essa si realizzò sotto la forma di Redenzio- ne; ciò che fallì fu la libertà umana, non accettando il Figlio di Dio e nello stesso tempo scegliendo una REDENZIONE dolorosa: «L’uomo stesso che io venivo a liberare doveva scegliere la “forma” della sua liberazione, che la Giustizia di mio Padre lasciava al suo libero arbitrio. L’uomo elesse il sacrificio della croce e per questo nessuno, assolutamente nessuno, può salvarsi senza passare per essa. La croce non è stata una invenzione mia, non è stato un Decreto di mio Padre; l’uomo stesso volle e dispose così» 

L’altro fatto fondamentale in cui sembra fallire Dio, è il peccato del primo uomo. Già abbiamo detto che non fu un fallimento di Dio, ma il fallimento di una libertà usata male. 

Tutto questo ci porta ad una conclusione: il governante che, imitando Dio, rispetti la libertà dei sudditi, deve mettere in conto il fallimento in qualunque progetto faccia, per quanto meraviglioso sia. Si può obiettare: se il governante deve rispettare la libertà dei sudditi, quale deve essere il suo comportamento nel caso in cui essi abusino di questa libertà? Tenendo presente tutto quello che abbiamo detto, la risposta non sarà molto facile da realizzare, ma potremo comprender- la. 

Bisogna tener presente che Dio non limita la libertà delle sue creature quando queste abusano di essa; e che anche ai dannati nell’inferno non toglie minimamente la loro libertà: odiano Dio con una libertà misteriosa. E quel che non fa Dio 

– limitare la libertà – lo deve fare l’autorità umana? L’ordine sociale, il bene comune, sembra indurci ad una risposta affermativa, ma l’esempio del modo di agire di Dio ci dice tutto il contrario. 

Dato che il modo di agire di Dio è quello perfetto, ci sarebbe da dire che l’autorità, così come si esercita, è una invenzione del “nemico”, in collaborazione con l’uomo. Dopo che questi ha peccato, il “nemico” ha utilizzato l’autorità umana come un freno, affinché gli uomini si sentano sicuri in questo mondo. Se non esistesse tale forma di autorità la vita umana sarebbe insopportabile, e gli uomini, nella loro insicurezza, cercherebbero Dio incessantemente. Ma questo il “nemico” non lo vuole, e mette una autorità umana, che è una caricatura della suprema Autorità. Sopprime quelle libertà che possono distruggere l’ordine sociale, e così gli uomini restano protetti nella loro lontananza da Dio. 

Il lavoro del “nemico” è andato progredendo in un modo tanto sottile, che l’uomo è convinto che è un dovere verso Dio non solo governare gli uomini, ma anche controllare il bene in tutte le sue forme. Questo gli conviene per realizzare i suoi piani, perché, come abbiamo detto prima, per farsi “re” della creazione, non può riuscirci se non per mezzo della libertà dell’uomo, e sarà l’uomo che metterà nelle sue mani i regni di questo mondo. 

Dobbiamo essere sinceri: ci ribelliamo contro queste idee perché ci mettono in una insicurezza umana totale. Chi ci difenderebbe se l’autorità arrivasse a mancare? L’autorità umana ha praticamente eliminato la necessità di Dio. Questo è un fatto così enorme, che la sua enormità ci impedisce di vederlo. 

Il popolo ebreo è un esempio, nel quale si riflettono con chiarezza i difetti di tutti i popoli. C’è in tutta la sua storia un desiderio di essere simile a quei popoli che gli stavano attorno, e che fabbricavano i loro dèi ed avevano i loro re. 

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JOSÉ BARRIUSO 

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