L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio.
CONVERSIONE DI UN DOTTORE
Nell'ultima mia visita a S. Giovanni Rotondo, ebbi il piacere di avvicinare il dotto Angelo Maria Meda.
Gentilmente, accolse nel suo studio, me e il signor Abresch, che era in mia compagnia.
Parlammo a lungo del Padre. Fra le molte cose, mi disse di conservare un termometro spezzato, che aveva usato per misurargli la temperatura. Coi termometri comuni - soggiunse il dottor Merla - non è possibile, poiché a Padre Pio arriva fino al 48° grado. Egli si serve di un termometro speciale, più resistente e che si usa per misurare le temperature elevate.
Parlando di conversioni, mi assicurò che fu lui che accompagnò Padre Pio al letto del dottor Ricciardi (vedere il fatto nel capitolo «guarigioni») e soggiunse:
- Io pure, dopo 30 anni, mi sono convertito. L'anno scorso feci fare la prima Comunione alla mia piccina, con lei, dopo tanto tempo la feci anch'io.
- Allora - feci io - quando Padre Pio morirà, sarà chiamato il «Padre delle conversioni».
- Già, - confermò il dotto Meda - e insieme ci indirizzammo verso il convento, io per recarmi dal Padre, lui per salutarlo e per visitare i bimbi che amorosamente la pietà francescana raccoglie.
Mentre salivamo al convento, il dottore, affabile e gentile, mi parlò con una tenerezza squisita del Padre.
- Mi dica: - feci io - crede Lei che le stigmate di Padre Pio siano una forma isterica?
- Lo escludo assolutamente. - mi rispose.
- E allora, come le spiega la scienza?
- Non le spiega, non le può spiegare. Quando il dottor Festa di Roma pubblicherà il suo libro, su le stigmate di Padre Pio, libro che mi auguro veda la luce presto, la scienza dovrà chinare la fronte. Fu il dottor Festa che ebbe, come lei sa, dal Vaticano l'ordine di studiare le stigmate del Padre.
Il dottor Festa venne lui pure incredulo e se ne partì entusiasta, poi ridendo mi disse:
- È Vero che lei è anche giornalista, e con tali persone non c'è da sbottonarsi troppo, non voglio anticipare giudizi, né dire quello che altri vorranno dire, o sapranno meglio di me.
- Dottore, lei mi ha detto fin troppo e la ringrazio, lei ha avuto il coraggio di affermare, a viso aperto, la sua conversione e di confermare quello che già ero sicuro, cioè che nel Padre vi è del soprannaturale.
È necessario e onesto dire pane al pane e vino al vino, ma più di tutti non vergognarsi di mostrarci quelli che siamo e non far credere di essere diversi da quello che si è.
Il dottore sorrise e assentì.
Eravamo giunti al convento. La campanella, posta sopra il portale della chiesa, elevava la sua voce di bronzo, ricordando agli uomini di buona volontà, l'ora della preghiera.
Il sole fiammante stava nascondendosi dietro le più alte cime sassose del Gargano, lontano dopo. il verdore dei campi, appariva madreperlesco il mare di Manfredonia, mentre sulla destra, in una tinta grigio azzurrina, si intravvedeva la campagna foggiana, più lungi il Tavoliere delle Puglie, confuso in una foschia indecifrabile.
Una cingallegra elevò il suo trillo canoro e spiccò il volo lontano da noi.
La eco della campanella riempì il nostro animo di una soave mestizia.
Varcavano la soglia della piccola chiesa delle Grazie, tre persone: un protestante convertito (il signor Abresch) un massone convertito (io), un dottore ateo e miscredente un tempo (il dottor Merla). Tutti e tre erano felici. Questa felicità l'aveva a loro donata, solamente Padre Pio.
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