Leggiamo nel Volume 11 - Dicembre 17, 1914:
“Figlia mia, anche tu puoi formare delle ostie e consacrarle. Vedi la veste che Mi copre nel Sacramento? Sono gli accidenti del pane con cui viene formata l’Ostia. La Vita che esiste in quest’Ostia è il mio Corpo, il mio Sangue e la mia Divinità. L’attitudine che contiene questa Vita è la mia Suprema Volontà, e questa Volontà svolge l’amore, la riparazione, l’immolazione e tutto il resto che faccio nel Sacramento, cui mai si sposta un punto dal mio Volere; non c’è cosa che esca da Me, cui il mio Volere non va innanzi.
Ed ecco come anche tu puoi formare l’ostia: l’ostia è materiale e del tutto umana; anche tu hai un corpo materiale ed una volontà umana. Questo tuo corpo e questa tua volontà, se li manterrai puri, retti, lontani da qualunque ombra di peccato, sono gli accidenti, i veli per potermi consacrare e vivere nascosto in te. Ma non basta, ciò sarebbe come all’ostia senza la consacrazione, onde ci vuole la mia Vita; la mia Vita è composta di Santità, di Amore, di Sapienza, di Potenza, ecc., ma il motore di tutto è la mia Volontà.
Quindi, dopo che hai preparato l’ostia, devi far morire la tua volontà nell’ostia, la devi cuocere ben bene per fare che più non rinasca e devi far sottentrare in tutto l’essere tuo la mia Volontà, e Questa, che contiene tutta la mia Vita, formerà la vera e perfetta consacrazione. Sicché non avrà più vita il pensiero umano, ma il pensiero del mio Volere, e questa consacrazione creerà la mia Sapienza nella tua mente; non più vita dell’umano, la debolezza, l’incostanza, perché la mia Volontà formerà la consacrazione della Vita divina, della Fortezza, della Fermezza e tutto ciò che Io sono. Onde, ogniqualvolta farai scorrere la tua volontà nella Mia, i tuoi desideri e tutto ciò che sei e potrai fare, Io rinnoverò la consacrazione, e come Ostia vivente, non morta, quali sono le ostie senza di Me, Io continuerò la mia Vita in te.
Ma non è tutto, nelle Ostie consacrate, nelle pissidi, nei tabernacoli, tutto è morto, muto, non vi è sensibilmente un palpito, uno slancio d’amore che possa rispondere a tanto mio Amore. Se non fosse ché Io aspetto i cuori per darmi a loro, Io sarei ben infelice e ne resterei defraudato nel mio Amore, e senza scopo la mia Vita Sacramentale; e se ciò tollero nei tabernacoli, non lo tollererei nelle Ostie viventi. Quindi, alla vita è necessaria la nutrizione, ed Io nel Sacramento voglio essere nutrito, e voglio essere nutrito del mio stesso cibo, cioè: l’anima farà sua la mia Volontà, il mio Amore, le mie preghiere, le riparazioni, i sacrifizi, e li darà a Me come cose sue, ed Io mi nutrirò. L’anima si unirà con Me, tenderà le sue orecchie per sentire ciò che sto facendo per farlo insieme con Me; e man mano che replicherà i miei stessi atti, Mi darà il suo cibo ed Io ne sarò felice, e solo in queste Ostie viventi troverò il compenso della solitudine, del digiuno e di ciò che soffro nei tabernacoli”.
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