venerdì 26 settembre 2025

«Mi piace la voce che mi dice: “Se porti la tua croce ogni giorno, quando morirai, andrai direttamente in Paradiso”».

 


Prima notte. Rimango a pregare come sempre.

Sento:

«Io santifico l'amore».

Non appena l'ho sentito, sono andata con Lui. Non so spiegarlo. Sono andata.

Ho visto un Dio che «si espandeva» e abbracciava il mondo intero. Sono andata con Lui. Sono rimasta tutta la notte con Lui, nella Sua immensità.

Il giorno dopo ero ancora con Lui. Ricordo che a tratti mi mancava l'aria. Non riuscivo a respirare per l'effetto della Sua Presenza amorevole in me. Non avevo né dormito, né mangiato, né bevuto. Non so perché, non era una mia scelta. Ero solo con Lui. Lui era il mio riposo e il mio nutrimento, come se non avessi bisogno dell'altro (cibo). Conducevo la mia vita normale, ma non ero lì, ero lì, con Lui. Non so spiegarlo, non mi è mai più successo. Continuo così tutto il giorno, anche se, come dico, mi occupo dei miei compiti normalmente e con una gioia speciale nel sentirmi avvolta da Dio.

Seconda notte. Sto pregando, il Signore mi mostra un “film” di tutta la mia vita; da quando avevo circa tre anni fino ad ora, tutto mi scorre davanti. Vedo tutta, tutta la mia vita. La vedo con Lui, perché sono con Lui.

Vedo tutti i miei peccati, uno per uno; vedo tutto, mi mostra tutto. Con dettaglio e precisione. Anche se mi mostra il mio male, provo molta pace e gioia, perché la Sua Presenza amorevole mi fa sentire protetta dalla mia storia. Lui mi indica amorevolmente la mia vita, accompagnandomi in essa. Non la vivo male, la vivo con vera gratitudine. È un sollievo per me vedere la verità con Lui e dalla Sua Mano.

Neanch'io riesco a dormire quella notte, continuo a seguirlo in modo speciale.

Il giorno seguente, penso di dover fare una confessione generale della mia vita, per tutto ciò che mi è stato mostrato durante la notte. Non riuscendo a dormire dopo l'esperienza, avevo ancora freschi nella mente i miei peccati, i dettagli di tutta la mia vita.

Vado nell'ufficio del mio direttore spirituale e gli chiedo di confessarmi. Mi risponde di no. Gli spiego quello che è successo durante la notte e che non ho dormito per questo. Mi dice di confessarmi un altro giorno, di mangiare e dormire. Me ne vado seccata perché non mi confessa, ma obbedisco e me ne vado. 13

Sono in montagna. Sto molto male. Per mesi avevo avuto molta fede. Credevo nella preghiera come qualcosa di Dio, ma ora no. Mi viene da pensare che io sia malata di mente o che questo sia qualcosa del demonio. Mi viene da pensare che questo non sia di Dio. Mi viene da pensare che, inoltre, ho peccato. Voglio morire. Non riesco a pregare, né a fare nulla. Non mi entra nulla, né mi esce nulla. Solo un'oscurità assoluta.

Concludo che non devo pregare e che devo allontanarmi da Dio per non offenderlo...

Ma non posso continuare senza Dio, come potrò vivere senza di Lui? Non vedo via d'uscita. Penso solo a morire.

Quel pomeriggio, improvvisamente, mio figlio maggiore si ammala e ha la febbre. Gli do un antipiretico e lo porto in camera a riposare. Siamo al buio, io rimango in camera con lui per fargli compagnia. Dopo un po' mi dice: «Mamma, cos'è quella luce?».

Io non vedevo nessuna luce e mi affaccio per vedere se la luce del corridoio è accesa. Ma no, è spenta. Gli dico: «La luce del corridoio è spenta, non lo so».

E subito dopo:

«Mamma, cos'è quella voce?».

E penso che debbano essere i suoi cugini. Ma non ci sono e non li sento, quindi gli dico che non lo so. E di nuovo: «Mamma, chi è? Mamma, dov'è la mia croce? Dov'è la mia croce?

Devo metterla».

Non capisco la domanda e gli dico che la sua catena e la croce sono a casa e che quando arriveremo in città gliela darò. Ma lui insiste così tanto che deve indossarla che, per calmarlo, gli dico che domani gliene comprerò una.

Il giorno dopo racconto al mio direttore spirituale che forse il bambino ha la vocazione sacerdotale, perché insisteva per indossare la croce. Lui mi dice di chiederglielo.

Mio figlio non ha più la febbre, si è ripreso all'improvviso. Sta giocando con il Nintendo (videogioco); vado a parlargli e gli chiedo della croce. Mi risponde: «Ho visto qualcuno alto come papà. Ho pensato che fosse papà, ma non lo era.

Era tutto luce».

Rimango sbalordita e chiamo il mio direttore per raccontarglielo. Lui mi dice di nuovo di chiederglielo. Torno e glielo chiedo. Mi risponde: «Era grande come papà. Era tutto luce. Ma aveva più luce qui, qui e qui».

 Nel frattempo, mi indica con il dito i palmi delle mani e il petto.

E mi dice: «Se porti la tua croce ogni giorno, quando morirai andrai direttamente in Paradiso». Ecco perché devo portarla. Posso continuare a giocare?

Mio figlio non dà più importanza alla questione, non vuole che lo interrompa mentre gioca. Richiamo il mio direttore spirituale. Lui mi dice: «È la Divina Misericordia! Quanto è intelligente Dio! Ieri non credevi a nulla.

E si è apparso a tuo figlio perché se fosse apparso a te, saresti andato direttamente dallo psichiatra».

Rimango perplessa. Passano i giorni e, una volta a casa, il mio direttore spirituale mi dice di chiedere di nuovo al bambino. Lo faccio di nuovo. E lui mi dice: «Mi piace la voce che mi dice: “Se porti la tua croce ogni giorno, quando morirai, andrai direttamente in Paradiso”».

A quella data mio figlio non aveva ancora compiuto sei anni .

S.T.G.

Gennaio 2009


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