LA FRAMASSONERIA NEI SUOI ESORDI
Abbiamo già più volte parlato della framassoneria, alludendo alla parte ch'essa ebbe nella trasformazione della società cristiana. E' tempo di considerarla
più dappresso nelle sue imprese.
In una lettera pastorale, scritta nel 1878, Mons. Martin, vescovo di Natchitoches negli Stati Uniti, parlando della congiura anticristiana che, nell'ora presente, si estende
in tutto il mondo, diceva:
"Di fronte a questa persecuzione d'una universalità fin qui inaudita, della simultaneità dei suoi atti, della somiglianza dei mezzi che adopera, noi siamo
forzatamente indotti a riconoscere l'esistenza d'una data direzione, d'un piano comune, di una forte organizzazione che eseguisce uno scopo determinato a cui tutto tende.
"Sì, esiste questa organizzazione, coi suo scopo, col suo piano e colla sua direzione occulta a cui essa obbedisce; società compatta malgrado la sua dispersione
sul globo; società mescolata a tutte le società senza dipendere da alcuna; società d'una potenza superiore ad ogni potenza, eccettuata quella di Dio; società terribile che è, per la società
religiosa come per le società civili, per la civiltà dei mondo, non solo un pericolo, ma il più formidabile dei pericoli".
Leone XIII espose in questi termini lo scopo preso di mira da questa organizzazione internazionale: "L'intento supremo della framassoneria è quello di ROVINARE
DA CAPO A FONDO tutta la disciplina religiosa e sociale che è sorta dalle istituzioni cristiane E DI SOSTITUIRNE UNA NUOVA foggiata a suo talento, i cui principi fondamentali e le leggi sono tolti dal NATURALISMO"
(Enciclica del 20 aprile 1884). L'idea di sostituire alla civiltà cristiana un'altra civiltà fondata sul naturalismo, è nata, abbiamo detto, nella metà del XIV secolo; lo sforzo sovrumano
tentato per effettuarla, ebbe luogo alla fine del XVIII. Si comprende difficilmente, come combattuta durante tutto questo tempo dalla Chiesa, abbia potuto sussistere e svilupparsi attraverso quattro secoli, per scoprirsi finalmente
con questa potenza, se non si suppone che attraverso così lungo spazio, si trovarono degli uomini che se ne trasmisero la conservazione e la propaganda di generazione in generazione e ne prepararono il trionfo.
Questi uomini, poiché cospiravano contro lo stato esistente delle cose, avevano tutto l'interesse di nascondersi nella loro vita, e di lasciare, il meno possibile, tracce
della loro associazione e del loro complotto.
Tuttavia seri indizi ci permettono di credere che l'idea degli umanisti fosse raccolta dalla framassoneria fin dal secolo XV e che sia stata essa che ne tentò l'effettuazione
nel secolo XVIII.
I framassoni pretendono di far risalire la loro origine al tempio di Salomone, e d'essere nel medesimo tempo gli eredi dei misteri del paganesimo. Non vogliamo qui esaminare
quanto siano bene o mal fondate queste pretensioni; ma dobbiamo vedere se, nei tempi moderni, la setta sia stata veramente l'anima della trasformazione sociale incominciata dal Rinascimento, continuata nella Riforma e
che vuol maturare per mezzo della Rivoluzione (si osservi che fra queste tre parole: Rinascimento, Riforma, Rivoluzione, avvi una parentela manifesta. Esse segnano le grandi tappe d'uno stesso movimento).
La seconda generazione degli umanisti, più ancora della prima, introdusse nelle menti umane una maniera assolutamente pagana di concepire l'esistenza. Questa tendenza
doveva finalmente provocare la resistenza dell'autorità suprema della Chiesa. Ciò avvenne sotto il regno di Paolo II. Questo Papa rinnovò il collegio degli abbreviatori della cancelleria e ne fece
uscire tutti quelli che non erano perfettamente integri ed onesti. Questa misura portò agli estremi limiti l'ira di coloro che ne erano vittime. Per venti notti consecutive assediarono le porte del palazzo pontificio
senza giungere a farsi ammettere. Uno di essi, il Platina, scrisse allora al Papa minacciandolo di far ricorso ai re e ai principi, e d'invitarli a convocare un concilio davanti al quale Paolo II dovesse rendere conto
della sua condotta verso di loro. Per questa insolenza venne arrestato e chiuso nel castel Sant'Angelo.
Gli altri tennero delle riunioni in casa d'uno di essi, Pomponio Leto, di cui Pastor disse che "nessun dotto forse ha mai impregnato al pari di lui la sua vita di paganesimo
antico". Egli professava il più profondo disprezzo per la religione cristiana e non cessava di profondersi in discorsi violenti contro i suoi ministri (Vedere per tutti questi fatti l'Histoire dei papes depuis la fin du Moyen Age, opera scritta secondo un gran numero di documenti inediti estratti dagli archivi segreti del Vaticano e da altri dal Dr. Louis
Pastor, t. IV, PP. 32-72).
Queste riunioni diedero origine ad una società che chiamarono l'Accademia romana. Una turba di giovani, di idee e costumi pagani vennero ad aggiungervisi. Entrando in
questo cenacolo, essi lasciavano il loro nome di battesimo per prenderne altri, portati nell'antichità, e scelti anche tra i più infami. Nel medesimo tempo, si appropriavano i vizi più scandalosi del
paganesimo. Volaterranus riconobbe che queste riunioni e le feste che vi si celebravano erano "il principio d'un movimento che doveva finire coll'abolizione della religione".
Forse giunse un momento in cui non si credettero più sicuri nella casa di Pomponio? Fatto sta che i nomi dei membri dell'Accademia romana si trovano inscritti nelle
catacombe; Pomponio Leto è chiamato Pontifex Maximus e Pantagathus, prete (cfr. de Rossi, Roma sotterranea, t. I, p. 3 e seg). A questi nomi vanno aggiunte delle iscrizioni eccitanti alla dissolutezza. Non si vergognarono
d'inciderle su quelle pareti così profondamente venerande. Lo storico Gregorovius non esita di chiamare quest'Accademia, "una loggia di framassoni classici". Essa aveva scelto le tenebre delle catacombe
per meglio nascondere la sua esistenza all'autorità; e, dando ai suoi capi i titoli di "prete" e di "Sommo Pontefice", indicava chiaramente che non era altrimenti una società letteraria,
ma una specie di chiesa in opposizione colla Chiesa cattolica, una religione, la religione della Natura che la Rivoluzione volle più tardi sostituire in Francia alla religione di
Dio Creatore, Redentore, Santificatore.
All'empietà e alla licenza pagana avevano associata l'idea repubblicana. Uno degli ultimi giorni di febbraio 1468, Roma, svegliandosi, apprese che la polizia aveva
scoperto una cospirazione contro il Papa ed aveva operati molti arresti, principalmente fra i membri dell'Accademia. Il progetto era di assassinare Paolo II, e di proclamare la Repubblica romana.... "Non si dissiperà
mai interamente -
dice Pastor - l'oscurità che incombe su questa congiura". Questo si può ritenere ch'essa fu il fatto d'una società segreta, la quale era in
pari tempo internazionale. Già, in quest'epoca, le sue ramificazioni sembrano estendersi ben al di là degli Stati Pontifici. Questo internazionalismo reca una nuova probabilità all'opinione che
gli umanisti, o sono stati i fondatori della framassoneria, o si affiliarono a questa associazione tenebrosa, la quale non cessa, da secoli, di lavorare nello stesso tempo alla distruzione della Chiesa cattolica e allo stabilimento
di una Repubblica universale. Più tardi daremo le prove di questa doppia asserzione.
L'azione della framassoneria si accentua nell'epoca della Riforma e la sua esistenza diviene più manifesta.
N. Deschamps dice che il più antico documento autentico delle logge massoniche risale al secolo XVI, nel 1535, ed è conosciuto sotto il nome di Charte de Cologne. Esso ci rivela l'esistenza, già vecchia forse di due secoli, d'una o più società segrete esistenti clandestinamente nei diversi Stati
dell'Europa, e in antagonismo diretto coi principi religiosi e civili che avevano formato la base della società cristiana.
Lo stesso autore trascrive per intero la Charte de Cologne (Le Societá segrete e la Società; II, 318), ed offre prove della sua autenticità (ivi, pp. 323-325).L'originale si trova negli
archivi della madre-loggia d'Amsterdam, che conserva nello stesso tempo l'atto della sua propria costituzione, in data del 1519.
Tutto è rimarchevole in questo documento, i fatti, le idee i nomi dei sottoscritti. Esso ci rivela l'esistenza e l'attività, da un secolo almeno - il che
ci porta al di là di Paolo II e della società segreta degli umanisti -, d'una società diffusasi ormai per tutto l'universo, avvolta nel segreto più profondo, avente delle iniziazioni misteriose,
obbediente ad un capo supremo o patriarca, conosciuto solamente da pochi maestri.
"Non obbedendo a nessuna potenza del mondo - dicono i sottoscritti - e sommessi solamente ai superiori eletti della nostra associazione sparsa per tutta la terra, noi eseguiamo
le loro commissioni occulte e i loro ordini clandestini mediante un commercio di lettere segrete e mediante i loro mandatari incaricati di commissioni espresse".
Dicono ancora: "noi non daremo accesso ai nostri misteri se non a coloro i quali, esaminati e provati con tormenti corporali, si saranno legati e consacrati alle nostre assemblee
con un giuramento orribile e detestabile".
Essi raccomandano a tutti i collaboratori, ai quali questa legge sarà comunicata, o potrà arrivare più tardi, di non "allontanarsi mai da questo documento
di verità".
Infine, indicano la distinzione fra loro e il mondo profano con queste parole che si trovano in tutti i documenti della massoneria: "il mondo illuminato" e "il mondo
immerso nelle tenebre", parole che esprimono l'essenza della massoneria, poiché suo scopo è quello di far passare dalle tenebre del cristianesimo alla luce della pura natura, dell'incivilimento
pagano.
Fra i sottoscritti di questa Charta, si trovano non solo Filippo Melantone, il grande amico di Lutero (1), Ermanno di Viec, arcivescovo elettore di Colonia, che venne messo al bando dell'impero per la sua connivenza coi protestanti, Giacomo
d'Anversa, prevosto degli Agostiniani di questa città, e Nicola Vari Noot, che incorsero ambedue nelle stesse accuse come anche Coligny, il capo del partito calvinista in Francia.
Dodici anni prima, quattro anni dopo la costituzione della loggia d'Amsterdam, Franz de Seckongen, la cui ribellione non era riuscita ad involgere tutta la Germania nella guerra
civile, moriva per le ferite ricevute nella sua fortezza di Landstuchi, assediato dai principi alleati di Treviri, dell'Assia e del Palatinato. "Dove sono - esclamava - tutti i nostri amici? Dove sono gli Svizzeri,
miei amici, alleati di Strasburgo, e tutti gli amici della fraternità che mi avevano fatte tante promesse e che sì male mantennero la parola?". Janssen, nella sua opera L'Allemagne et la Réforme, domanda: "Di quali elementi era composta questa fraternità di cui parla il morente?" Non è impossibile che la risposta si trovi in quello che precede. Infatti egli è da osservare che le città in
cui, secondo la Charte de Cologne, si erano stabilite delle logge, sono quelle in cui il protestantesimo trovò i suoi primi aderenti.
Da questi fatti, vediamo emergere una seria probabilità che la framassoneria avesse una grandissima parte nel movimento d'idee che si manifestò nel Rinascimento
e che volle imporsi alla società cristiana mediante la Riforma, sia che già esistesse, sia che dovesse la sua esistenza agli umanisti, i quali l'avrebbero creata precisamente per incarnare in qualche guisa
in essa il loro concetto della vita e della società. Nelle sue origini la framassoneria doveva avvolgersi in un segreto assai più impenetrabile di quello che non le conviene ai giorni nostri, dopo un'azione
continua di più secoli; di qui la difficoltà di ritrovarne le tracce. Ma la parte ch'ebbe nella Rivoluzione porge agl'indizi che veniamo raccogliendo un valore autentico che non avrebbero così
grande per se stessi; poiché, come vedemmo, è il pensiero degli umanisti che la Rivoluzione ha voluto attuare colla distruzione della Chiesa cattolica e con lo stabilimento del culto della natura.
NOTE
(1) L'editore di Melantone, il dotto Bretschneider, disse: "Melantone riceveva nella sua intimità degli stranieri che non aveva mai prima conosciuti, e li raccomandava
calorosamente dovunque essi andavano e sovveniva a tutti i loro bisogni. Io non so se una simile familiarità fosse cagionata soltanto dalle virtù di questi uomini ovvero dalla rinomanza di Melantone e dalla dottrina che aveva comune con loro".
Delasuss, Henri;