Noi, cristiani, viviamo della speranza che nasce dalla certezza della fede. Perché le persone sono così colpite dalla depressione? La certezza della fede è rarefatta, non abbiamo più un popolo intero che crede, non abbiamo famiglie intere che credono. Guardando a loro, sfortunatamente, vediamo che non sono famiglie che vivono di fede e speranza, ma un popolo che vive mormorando.
Chi semina non vede i frutti, ma l'agricoltore crede che presto li vedrà, perciò non si scoraggia. Dobbiamo riempirci della certezza che viene dalla fede e dalla speranza.
In Romani 11,25, San Paolo parla di ciò che deve ancora accadere al suo popolo, lui e gli apostoli stanno soffrendo per la persecuzione da parte dei giudei. In questa durezza, in questa delusione con i giudei, San Paolo, per grazia di Dio, sta già annunciando che arriverà un giorno in cui tutti loro si arrenderanno, in massa. Annuncia e pone come base la stessa Parola di Dio: “Questo accadrà”.
Lui, essendo perseguitato, profetizza ciò che accadrà con lo stesso popolo che lo sta perseguitando. Se noi non abbiamo questa visione per il futuro, siamo un popolo demoralizzato e condannato alla depressione, per mancanza di speranza.
Il nemico fa di tutto affinché non guardiamo avanti, affinché non parliamo della fine dei tempi. Ma la Parola di Dio è chiara, non solo nell'Apocalisse, ma già San Pietro, nella sua seconda predicazione ai Tessalonicesi, parla della venuta gloriosa di Gesù e della trasformazione di tutte le cose.
San Paolo diceva: “Vivere in questa speranza”. Anche parlando ai cristiani principianti, annunciava già la speranza della venuta gloriosa di Gesù.
Tuo fratello, Monsignore Jonas Abib

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