martedì 4 febbraio 2020

IL SACERDOTE



LE TRE DIMORE DEL SACERDOTE L'ALTARE IL TABERNACOLO IL CONFESSIONALE

«Maestro, dove abiti?» chiesero Giovanni e Andrea a Gesù.
«Venite e vedete!» rispose il Signore. «Dov'è la tua dimora, o Sacerdote»? La dimora del Sacerdote è Triplice: L'Altare, il Tabernacolo, il Confessionale. L'AltareÈ il luogo d'incontro tra l'amato e l'amante.
Il Sacerdote lo chiama: Lui risponde e viene, per opera dello Spirito Santo.
C'è il mondo da salvare, anime da strappare alla eterna rovina, anime da guidare nella via della santità.
Lui viene per questo e per mezzo di me Sacerdote diventa Maestro, Agnello immolato, alimento di vita eterna, compagno nel cammino verso la terra promessa.
È all'altare che Gesù - presente nel Sacerdote - si fa Maestro e Guida del suo popolo.
Mi si stringono intorno i discepoli del Signore ed io parlo... Quella parola è avvalorata e fecondata dalla potenza dello Spirito Santo e deve trovare riscontro e conferma nella mia vita.
«Siate mie testimoni!... Ammaestrate tutte le genti!...» mi ripete Gesù. E Lui parla in me Sacerdote.
Anche per me si deve verificare quanto dice il Vangelo di Gesù: «Cominciò a praticare e a predicare».
È all'altare che Cristo presente in me sta «sempre vivo ad intercedere per il gregge presso il Padre».
II nostro avvocato difensore!
Io Sacerdote devo essere il maestro della preghiera soprattutto all'altare.
Dico: «Preghiamo!». Tutta la Chiesa, Sacerdote e fedeli uniti a Cristo eleviamo la preghiera della Chiesa, espressa in tutte le lingue, ma è la stessa nel suo contenuto e nella sua efficacia che deriva da Cristo che ci unisce a sé orante.
È all'altare che Gesù - per mezzo di me Sacerdote - diventa l'Agnello immolato.
Io lo mostro al popolo e proclamo: «Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo!». Toglie i peccati perché se ne fa carico Lui. Toglie peccati perché con la Passione li distrugge.
Io sono un agnello del suo gregge e devo rendere presente in me il suo sacrificio che diventa il mio sacrificio.
lo l'ho chiamato... e Lui è venuto per essere immolato... Lui mi chiama ed io devo, come Isacco, stendere le mani per essere immolato e mescolare il mio sangue al suo Sangue Redentore.
È all'altare che Gesù per mezzo mio dice: «Prendetemi! Mangiatemi!».
Anch'io devo dire ai fedeli: «Prendetemi mangiatemi sono pronto in Gesù, con Gesù e per Gesù a consumarmi per voi!».
È all'altare che, come l'Apostolo Giovanni sul Calvario, io trovo la Madre Addolorata accanto al Crocifisso ed è lì che Gesù ripete a Maria per me e a me per Maria: Ecco tuo figlio! Ecco tua Madre!
È all'altare che il cielo si unisce alla terra e la terra al cielo, ed io Sacerdote devo essere il segno, la tabella viaria che indica l'unica via che porta alla salvezza.
È all'altare che i fedeli scoprono la vera identità e - se c'è - la santità del Sacerdote.
Nel linguaggio popolare, quando uno è ordinato Sacerdote, si usa dire: «Ha preso Messa!». Questa frase vuole esprimere il concetto che la Messa è il tesoro del Sacerdote, il suo motivo di essere, il centro della sua vita.
La Messa è il culmine del potere sacerdotale, dove il Sacerdote manifesta una potestà infallibile. Al suono delle sue parole, nella Consacrazione, Gesù si fa obbediente «fino alla morte e alla morte di Croce».
Gesù ha ubbidito al suo Sacerdote che, se è veramente compenetrato e cosciente del mistero cosmico che per suo mezzo si compie, dovrà, necessariamente, avere un atteggiamento interno ed esterno di una santità, gravità, compostezza e solennità unica.
La Messa non è una devozione privata da svolgersi secondo il proprio estro.
La Chiesa, consapevole della santità dell'azione sacra, ha messo degli argini invalicabili alla cosiddetta «creatività». Non si può manomettere la struttura della Messa aggiungendo o mutando o creando riti e preghiere e gesti conformi al gusto privato. Non la si può arrabattare e sbrigarsela come qualcosa di accidentale e secondario alla propria vita e attività. È questione di fede!
È raro, ma avviene che qualche Messa è buttata giù in 10 minuti.
È il treno ultrarapido!
Il celebrante arriva in fretta, celebra in fretta, scappa via in fretta perché Ahime! - ha altre cose importanti da fare!?!
Egli non si rende conto che quella «funzione sacra» diventa, in questo modo, «una sacra finzione».
li Tabernacolo
È Gesù che ha posto la sua dimora in mezzo agli uomini.
II Tabernacolo è una tenda, una dimora, dimora precaria perché è segno e preludio dei Tabernacoli eterni.
È Gesù che con amore e per amore ha voluto che si costruisse la sua piccola casa in mezzo alle nostre case. Vi dimora Lui, il mio Sposo, il Dio del mio cuore, il mio Tesoro, la mia eredità, Lui appassionato d'amore per me.
Nell'Antico Testamento il salmista esprimeva i suoi desideri e i suoi sospiri anelando verso il tabernacolo del Signore...
Eppure in quel tabernacolo non vi era la presenza reale, ma solo un'ombra, una nube...
Qui c'è Lui per me, con me, diventato davvero l'Emanuele, Dio con noi, Gesù con me.
Perciò il Tabernacolo deve essere il luogo privilegiato del mio incontro permanente con Lui. Vi sono delle persone che, se vuoi trovarle, sai dove andare: al circolo, al bar, alla discoteca. Dove devono trovarti i fedeli, o Sacerdote? Dov'è il tuo tesoro ivi è il tuo cuore!
Ecco il Tabernacolo! Più che la lampada, la tua presenza assidua e amorosa deve indicare ai fedeli la presenza di Gesù.
Io devo essere il segno della presenza di Lui. All'Emanuele - Dio con noi - deve corrispondere il Sacerdote con Dio.
L'Emanuele ha risposto al mio appello, ed eccolo con me, per me nel Tabernacolo.
Per me in un duplice senso:
1) Perché io ho reso possibile la sua presenza. 2) Per me, perché mi ama e ama le anime. Senza di me non gli sarebbe stato possibile essere presente, senza di me il suo Cuore si rattrista come si rattristò per la assenza dei suoi primi Sacerdoti nell'agonia del Getsemani.
Prova a ripetere, in un a cuore a cuore, a Gesù vivente e presente nel Tabernacolo: «Gesù, lo sai che ti amo tanto?». Lui godrà ed esulterà e il suo Cuore sarà consolato.
E sono tanto pochi quelli che lo amano davvero.
II Tabernacolo è detto anche «tenda del convegno». Lì si davano appuntamento Dio e Mosè per mezzo del quale Dio entrava in comunione col popolo. Mosè era il mediatore. Lì si decidevano i destini del popolo.
Ora il Sacerdote è il nuovo mediatore, con Cristo, della nuova alleanza.
Io Sacerdote lì devo trattare gli interessi e la causa delle pecorelle di Gesù: i poveri, i derelitti, i piccoli, i malati, i giovani, le famiglie...
Io spesso sono invitato, spesso organizzo «convegni» buoni, utili...
Aumentino pure i «convegni» con Gesù Eucaristico, presso il Tabernacolo: ne trarranno beneficio anche gli altri convegni, anzi, senza questo «convegno», gli altri non servono a nulla!
Col suo esempio, con la sua fede entusiasta ed entusiasmante il Sacerdote vedrà presto il Tabernacolo circondato da numerose «lampade viventi», da cuori ardenti di amore.
Per l'efficacia dell'apostolato il Sacerdote deve ricordare che la sorgente della vita e dell'energia soprannaturale e dell'acqua che zampilla per la vita eterna è Gesù presente nel Tabernacolo.
Tu, Sacerdote, sei «l'accumulatore» e il «canale» dell'energia spirituale che parte dal Tabernacolo.
L'accumulatore si scarica se non è sottocorrente e il canale non convoglia l'acqua se non è collegato alla sorgente.
Così tu fa' ogni giorno «il pieno» a questa «stazione di servizio»!
Occorre creare un'inversione di tendenza. Quale? Ascolta bene.
Vi è un altro «tabernacolo» ben presente e curato dentro le nostre case (ancora piccole chiese domestiche?) dove si fa presente ed abita, il più delle volte, il demonio: è la televisione!
Per ore ed ore, da tutti i canali - vere cloache - viene convogliato un diluvio di fango, viene iniettato il veleno che brucia ogni seme di bene, distruggendo l'innocenza dei nostri bambini.
Sesso, sesso, sesso come condimento di quasi tutti i programmi e violenza, materialismo, edonismo... e anti-vangelo a tutto spiano, anche nei programmi che sembrerebbero innocui.
Non è questo uno dei motivi che giustifica e rende urgente la nuova evangelizzazione di cui ha parlato il Papa?
II mondo è ritornato pagano e bisogna rifarlo cristiano con la travolgente forza dello Spirito Santo.
Ma questo si potrà ottenere se il centro dei nostri interessi e del nostro cuore, per Sacerdoti e fedeli, diventerà il Tabernacolo, e non la televisione.
Infine, non dimentichiamo che presso ogni Tabernacolo, accanto a Gesù, c'è sempre Maria.
Il Confessionale
Il mistero pasquale si realizza con la vittoria sulla morte dell'anima che è il peccato e, alla fine dei tempi, con la risurrezione gloriosa dei corpi degli eletti.
Il Padre ha mandato il Figlio per questo, e il Figlio, a sua volta, ha trasmesso la stessa missione ai Sacerdoti.
La sera di Pasqua, compiuto il mistero della salvezza, Gesù trasmette questa missione ai Sacerdoti con le solenni parole: «Come il Padre ha mandato Me, anch'Io mando Voi... Ricevete lo Spirito Santo... A chi perdonerete i peccati saranno perdonati... ».
Gesù, presente in me Sacerdote, è il Pastore che va in cerca della pecorella smarrita.
II Confessionale è il luogo privilegiato dove si decide la sorte delle anime e perciò deve essere un punto abituale di, riferimento per il Sacerdote e per i fedeli.
Risuscitare i morti del peccato, animare, incoraggiare, guidare, consolare, santificare le anime, sentendo - come afferma san Paolo - le doglie del parto finché Cristo non è formato nelle anime ... è il lavoro che Gesù compie per mezzo mio.
Se mi assento, se ho «altro da fare», io impedisco a Gesù di compiere la sua opera. Io sono il canale ordinario della Grazia e della salvezza: se il canale è ostruito, non rifluisce la vita nelle anime. Come vi sono tanti Tabernacoli desolati, per la mancanza di preghiera, così vi sono tanti confessionali desolati, perché nessuno li occupa più.
1 santi Sacerdoti di un tempo ci hanno trasmesso, anche con studio della teologia morale e ascetica, che il confessore è Gesù Maestro, Gesù Giudice, Gesù Medico, Gesù Padre.
Tutto ciò lo compie Gesù per mezzo mio.
Quale responsabilità grava sulle mie spalle quando «non ho tempo» per dedicarmi a questo ministero, quando subordino l'amministrazione di questo Sacramento alle «esigenze», e sottopongo i fedeli alla osservanza burocratica e ferrea del giorno e dell'ora in cui si è disponibili per la confessione!
Ore e giorno spesso striminziti con la conseguenza che molti si sono disabituati a confessarsi e si giustificano affermando che «il mio Sacerdote non ha tempo!».
Ecco una tabella affissa alla bacheca di una chiesa. «In questa chiesa si confessa il giorno X dalle ore X - Y».
La Grazia dello Spirito Santo non si può adattare alla nostra burocrazia!
Ho visto pescatori sostare con lunga pazienza ore e ore con la lenza immersa nell'acqua in attesa di prendere all'amo qualche pesce.
Che i fedeli mi vedano «pescatore di anime», sempre «appostato» per catturare, con l'amo dell'amore, la preda, per vivificarla nelle onde della Grazia del Sacramento del perdono.
È vero che Dio può operare in tanti modi, ma è anche vero che ordinariamente Egli opera per mezzo mio.
Pensa alla Madonna, chiamata Rifugio dei peccatori.
Quanto Ella desidera e si angustia per il ritorno all'ovile delle pecorelle smarrite!
Ansia e angustia che la Madonna trasmise a Bernadetta, ai tre pastorelli di Fatima, per associarli a sé nella preghiera e nella offerta di penitenze per la conversione dei peccatori.
A Lourdes Bernadetta racconta che vide la Madonna molto triste per questo motivo e ne pianse. Ora la Madonna manda a te, Sacerdote, suo figlio prediletto, i figli smarriti, feriti, uccisi dal peccato.
Li affida al tuo cuore di padre e di pastore. Lavora, sacrificati, rinunzia e così riporterai alla Mamma i figli che sembravano destinati a sicura perdizione.
Quando arriverai in Paradiso, ti auguro di trovare gli angeli e i Santi in festa perché per merito tuo non un peccatore, ma tanti peccatori si sono convertiti e si sono fatte tante feste in cielo.

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