domenica 23 novembre 2025

LIBERAZIONE

 


LIBERAZIONE

Sulla Confessione


Forse già sai qual è il metodo della psicanalisi. Esso consiste nello scavare nel fondo della psiche del paziente e fare a lui rivelare le oscure cause delle sue angosce. Man mano che il paziente le va scoprendo e dicendo si va liberando; almeno cosí dicono gli psicanalisti.

Non sempre il metodo riesce; tuttavia ha la sua validità. Moltissime volte non riesce perché il paziente sa bene cosa lo angustia, ma ha paura delle sue responsabilità per i peccati o per i delitti commessi.

L'unica cosa che può sempre riportare la pace e l'equilibrio in una persona turbata è la certezza di essere stata perdonata da Dio: ciò si può raggiungere soltanto con la confessione.

Tanti hanno paura di dire i propri peccati al confessore. Non riflettono che il rivelarli è una liberazione davanti a Dio e davanti alla propria coscenza. (« Giudicatevi e non sarete giudicati »).

Per tal motivo bisogna stare attenti a far coincidere il proprio giudizio col giudizio di Dio e a non minimizzare la gravità dei propri peccati. Dio non fa cose inutili; quando il tuo giudizio coincide col suo, egli chiude la partita. Per tua tranquillità tale chiusura la fa espressamente manifestare al suo ministro, cioè al sacerdote in confessione; quando egli ti assolve, lui pure ti assolve e non ti giudicherà piú.

Quante volte mi son sentito dire da uomini e da donne dopo la confessione:

- Grazie! Ora mi sento leggero. Oppure:

- Mi son tolto un grosso peso dalla coscienza!

Durante questa seconda guerra mondiale un vecchio capitano romagnolo mio amico, col quale avevo avuto un po' di conversazioni religiose, un giorno mi disse:

- Mi vorrei confessare; ma mi sento estremamente confuso. Non mi confesso da 37 anni. Dovrei scrivere tutto un libro di peccati; e non so neanche da dove cominciare.

- Non ti preoccupare, gli risposi. Hai volontà di cambiare e di diventare religioso?

- Oh, questo sí!

- Per il resto ci penso io. Ti confesso in due minuti. Io ti vado dicendo i dieci comandamenti. Tu mi dirai: « In questo ho peccato », oppure « in questo no ». Quindi ti chiederò il numero dei peccati; tu mi dirai: « Piú o meno 5 o 10 o 20 in un giorno, o in una settimana, o in un mese, o in un anno ».

Cominciai alla svelta a dire i comandamenti; e lui a rispondermi. In due minuti ci sbrigammo. Gli suggerii quest'atto di dolore, che lui recitò compunto assieme a me:

« O Gesú d'amore acceso, non t'avessi mai offeso! O mio caro e buon Gesú, non ti voglio offender piú! ».

Quindi gli diedi l'assoluzione. Egli allora, alzandosi, mi strinse affettuosamente la mano e mi disse: « Ti ringrazio! Mi son tolto un grosso macigno dall'animo. Non credevo che fosse cosí facile e cosí bella la confessione! ».

Quel capitano divenne fervorosissimo. Camminando per ispezionare continuamente le postazioni delle batterie, non faceva altro che pregare recitando il rosario che io gli avevo insegnato a dire. Altrettanto, appartandosi, quando era libero. Per non farsi vedere teneva sempre la corona in mano e la mano in tasca. Un giorno mi avvicinò preoccupato e, nella sua semplicità di neofito, mi disse:

- Ho perduto tanto tempo, troppo tempo nella mia vita; ora lo voglio sia pure in piccola parte riguadagnare. Quando vado in città o sono con altri ufficiali, specialmente se superiori, non posso stare con la mano in tasca, né tanto meno farmi vedere con la corona in mano. Posso pregare senza corona?

- Ma, certo!

- Ora sono piú contento. Cosí potrò pregare sempre e non perdere piú il minimo tempo.

C'è il caso opposto a quelli che non si vogliono confessare: è quello di coloro che si vogliono confessare ogni giorno. Costoro sono psichicamente ammalati e fanno il giudizio inverso dei primi: credono grave ogni minimo peccato. È difficile per costoro guarire, perché non vogliono guarire e non vogliono stare al giudizio del confessore. Se volessero guarire il rimedio per essi sarebbe uno solo: scegliere un buon confessore; «piú dotto che santo », direbbe s. Teresa di Gesù; confessarsi solo quando lo dice lui e stare al suo giudizio. Mi consta, per esperienza, che tanti, facendo cosí, sono guariti.

Di Padre Ildebrando A. Santangelo


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