VI. In mare aperto
148. Tutto ciò che ho detto e scritto riguardo a quel male dell'abbandono del Santuario, non è nulla rispetto a ciò che resta da dire.
E male riuscirei a conseguire il fine che mi propongo scrivendo queste righe, se per paura di sprecare inchiostro e tempo, smettessi di dipingere quel male con tutta la straziante proprietà che si dà alla mia povera penna.
Voglio, dunque, immergermi nei mari dell'abbandono del Santuario e raccontarvi con tutta sincerità le impressioni di questo viaggio a...
Gli abissi dell'abbandono
149. Se l'Eucaristia è il miracolo della permanenza perpetua di Gesù Cristo, l'abbandono dell'Eucaristia è la frustrazione pratica di quel miracolo e con essa, quella dei fini misericordiosi e altissimi della sua permanenza.
L'Eucaristia abbandonata è, per quanto si possa dire di Dio: Gesù Cristo contraddetto dalla più amara delle contrarietà, e le anime e le società private di fiumi e di mari di beni.
Non è che non esistano o ci importino poco altri mali che offendono Dio e affliggono i nostri fratelli, ma lasciamo ad altre Opere o Istituzioni nate o specializzate per questo, il rimedio di questi altri mali, che dopo tutto non sono altro che effetti o sintomi di quel gravissimo e trascendentale male dell'abbandono.
Coloro che fanno il danno
150. L'ho già detto: è male innanzitutto dei cattolici, non di eretici né di empî, che questi odiano. È male di coloro che non conoscono Gesù Cristo dovendo conoscerlo, di coloro che non lo trattano o lo trattano male dovendo trattarlo molto e bene. Di coloro che sanno che si sacrifica Lui per loro in ogni Messa che si celebra, e loro non si sacrificano per Lui assistendo a una sola o con il corpo soltanto. Di coloro che sanno che Egli è alimento dell'anima che sazia tutte le loro fame e preferiscono morire di inedia e non comunichino o comunichino male. Di coloro che sanno che il Santuario è la casa dove Gesù è rimasto a vivere per stare vicino ai suoi figli e accompagnarli tutti i giorni della loro vita, e lo lasciano solo giorni e giorni, anni e anni...
L'abbandono è il male di coloro che sanno che Gesù ha occhi e non si lasciano vedere da Lui. E orecchie e non gli parlano. E mani e non si avvicinano a raccogliere i suoi doni. E un Cuore che li ama ardentemente, e non lo vogliono né gli danno gusto. E dottrina di tutta verità e la disdegnano o la interpretano a loro capriccio. E esempi di vita e non li copiano. È male di prossimi e amici!
Come offende il Cuore di Gesù
151. E mi soffermo principalmente sul Cuore di Gesù, quando ritraccio e lamento il male dell'abbandono, perché, senza trascurare gli altri mali, credo e sento che questo va più direttamente contro il suo Cuore.
Altre offese sono forse più rumorose, visibili, scandalose, allarmanti. Questa, senza manifestazioni ostili, senza attacchi positivi, senza organizzazioni pensate, senza odi sistematici, pone nel Cuore di Gesù tutto ciò che è afflittivo di quelle, togliendo il bene del disagravio o allontanando la speranza del rimedio.
152. L'abbandono interiore, infatti, per ciò che è in sé stesso, riversa sulla piaga di quel Cuore l'amarezza del disprezzo, la nerezza dell'ingratitudine, il freddo gelido dell'indifferenza, la stanchezza della speranza mai realizzata, del desiderio mai o quasi mai soddisfatto e della richiesta mai ascoltata. La durezza della rozzezza dei sentimenti, la tristezza della solitudine... E che cosa sono questi elementi se non forme varie di una stessa essenza, l'essenza dell'amore non corrisposto? Amore non corrisposto ingiusto, ti somigli tanto all'odio! Perché, quell'essenza e quelle forme differiscono molto da quelle costituite dalle negazioni dell'empio, dalle ostinazioni dell'eretico, dalle alterigie del blasfemo? Con l'aggiunta che l'odio dei cattivi allarma i buoni, li risveglia, li fa reagire, li eccita a combattere e spinge al disagravio. Ma l'abbandono dei buoni, di coloro che dovrebbero esserlo o figurano tra coloro che lo sono, toglie al Cuore dissetato delle sue amare essenze, la speranza e il conforto della protesta energica, del risveglio coraggioso, del disagravio riparatore...
Amore non corrisposto ingiusto dell'abbandono, sei carnefice del mio Padre e al contempo assopitore dei miei fratelli affinché non lo sentano né lo piangano! Ma carnefice, non per uccidere il mio Gesù, con coltello né ascia, ma con fame non soddisfatta di amori di figli, con isolamento di cuori, con inattività a forza di non comunicargli e allontanargli le anime, con stanchezza di aspettare coloro che non finiscono di venire o vengono senza voglia...
Come danneggia le anime
153. E se questo sei per Lui, che sarai per le anime? Non sei torrente che devasta in un istante, ma goccia che lentamente ammorbidisce, decompone, allenta e rovina. Non sei fulmine che rovescia le torri e squarcia i tetti dei templi, ma roditore nascosto delle loro fondamenta. Non sei leone, né elefante, né mostro feroce che minaccia di morte, ma tarma che corrode, microbo che infesta, urina che corrode. Non sei attività instancabile, ma pigrizia solo attiva per contagiare. Non sei cecità, ma ristrettezza di vista. Non sei oscurità che terrorizza, ma nebbia che non allarma. Non sei veleno, ma sì seme di zizzania che soffoca e secca la vita della fede, il succo della dolce fiducia, la linfa della carità e la gioia e l'aroma e la fecondità di tutte le virtù, di tutti i sani ottimismi e generosità. Non sei la parola non voglio, ma quest'altra detta mentendo: non posso, e che equivale a quest'altra vera: non faccio.
Abbandono del Cuore di Gesù, tu non sei l'odio, è vero, ma l'odio più accanito non potrebbe mai vantarsi di fare tanto danno al suo maggiore nemico quanto tu fai alle anime in cui ti alberghi e a cui chiami ancora il tuo Amico! e... il tuo Padre! e... il tuo Dio!
Manuel González

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