martedì 13 luglio 2021

Quanto più semini cose belle, tanto più sarai felice. Quanto più vivrai quello che Gesù Cristo vuole, tanto più sarai felice. E per quanto possa essere grande la persecuzione che soffri, per quanto possa essere grande la battaglia che incontri lungo il cammino, tu sei felice, sei in pace.

 


Madre della Pietà a Piedade dos Gerais (MG – Brasile)


11.07.2021

Cari figli,
desidero accogliere tutti voi qui presenti e anche coloro che sono uniti con il cuore al Cuore di Gesù e al mio Cuore Immacolato. È un momento di fede, un momento di preghiera, un momento in cui invochiamo Dio, in quest’anno così forte dedicato a San Giuseppe e all’invocazione dello Spirito Santo. L’invocazione porta la forza del Divino Spirito Santo, la sua luce, i suoi doni, i suoi frutti.

In questo tempo il mondo sta attraversando una prova, una grande prova, forse non la maggiore che attraverserà, ma una prova che ha reso l’umanità bisognosa di più unione, di più preghiera. In verità, oggi l’umanità vive spesso nell’indifferenza, nella divisione. Per questo Gesù ci chiede di invocare lo Spirito Santo. Oggi vogliamo ringraziare Dio, ringraziare Gesù, e preparare i nostri cuori per arricchirci della grazia di Dio, principalmente dell’amore di Dio: la grande ricchezza che i cuori hanno bisogno di conoscere.

E San Giuseppe è il padre, il protettore e il patrono di tutte le famiglie, in particolare della famiglia maggiore, che è la Santa Chiesa. Nel mio Cuore sento che avete bisogno di valorizzare ogni giorno di quest’anno, pregare San Giuseppe per la vostra famiglia, per la Santa Chiesa, per le sante vocazioni, sia sacerdotali, sia missionarie, sia matrimoniali.

Perché la famiglia oggi viene trascinata dalle trappole del demonio e sono poche le famiglie che vincono queste trappole. Allora il veleno del male oggi è molto presente nella vita delle famiglie, soprattutto in questo tempo in cui le famiglie devono stare unite, non dividersi. L’esempio delle unione delle famiglie è la crescita delle comunità. Io vorrei tanto, figli, che voi cercaste – in questa crescita spirituale che il divino Spirito Santo porta alla vostra vita, perché Egli è la luce, Egli è Dio – più unione. Che la nostra grande ricerca oggi sia l’unione, non la divisione. Ci vuole unità, fraternità, condivisione, carità, mettere in pratica quello che Gesù Cristo vuole dal mondo.

Perché vivere di parole non è l’essenza. Nessuno vive solo di parole. La Parola si ascolta, e quello che si ascolta dev’essere messo in pratica. Allora si deve mettere in pratica la Parola nel quotidiano della vita familiare. Esercitare questa parola, portare i frutti che questa Parola deve produrre nelle famiglie. A volte c’è tanta proclamazione ma c’è mancanza di opera: a volte proclami la Parola ma non vivi la Parola. A volte hai ogni sapienza, ogni conoscenza, ma non metti in pratica di quello che devi mettere in pratica.

Lo Spirito Santo è la Parola di Dio che divenne vita nel mio Cuore, nel mio ventre; la Parola di Dio divenne vita nella missione di San Giuseppe; la Parola di Dio divenne vita nella missione dei santi; la Parola di Dio diventa vita e deve diventare vita nel cuore di tutti i figli di Dio e delle famiglie della Terra. Allora questa Parola deve produrre qualcosa che Gesù Cristo vuole dall’umanità.

Oggi l’umanità attraversa una grande prova, una sofferenza direttamente visibile. Oggi la sofferenza è visibile. Ci sono molte perdite, molte tristezze. Spesso, quando guardi questo mondo, se non hai il cuore unito alla Santissima Trinità, alla fede, alla forza divina, non riesci a reagire: c’è tanta tristezza, tanta sofferenza, tanti attacchi, tante ingiustizie. E c’è così tanta confusione che, se non hai il discernimento, non avrai la luce che ti illumina. Il tuo cammino dev’essere nella luce. Alla fine di tutto questo che l’umanità sta vivendo, alla fine di questo tunnel di oscurità, di divisione, di disuguaglianza, abbiamo bisogno di vedere questa luce maggiore.

Gesù ha dedicato quest’anno a San Giuseppe e ha detto chiaramente che San Giuseppe vi avrebbe aiutato e soccorso, che avrebbe calmato il vostro cuore. Perché il cuore, quando arriva la disperazione, si trova davanti a una tribolazione. Si tratta di un sentimento, il tuo corpo reagisce a questo sentimento, riesci a sentire le sensazioni nel tuo corpo, nella tua parte materiale. Allora San Giuseppe calmerà questo cuore.

Ma Gesù ci fa un appello: dobbiamo invocare lo Spirito Santo. È necessaria la fede, la religiosità, essere Chiesa, essere famiglia. È necessario essere luce, avere luce, essere esempio, dare testimonianza, mettere in pratica, andare avanti, portare una parola di amore, di affetto, di consolazione, di conforto, perché l’uomo è molto malato. Non mi riferisco soltanto alla malattia fisica, non mi riferisco soltanto alla malattia della carne, mi riferisco al sentimento, al vuoto che c’è su questa terra, al vuoto che c’è nelle famiglie, al vuoto che c’è nelle comunità.

Il demonio è la grande ira, è la grande divisione. E noi dobbiamo vincere questo male, non possiamo lasciarci trascinare da questa divisione maligna, da questa discordia maligna, dobbiamo avete unità, dobbiamo avere unione. La lotta è quotidiana. Ogni secondo, ogni minuto, Dio ti permette di vivere, il piano di Dio si compie nella tua vita. Che tu sia padre, madre, missionario, religioso, religiosa, giovane o bambino, Dio ha un piano per la tua vita, Dio ha un progetto magnifico per la tua vita, così bello che tu da solo non riesci a vedere quanto grande sia la felicità per te nel vivere questo piano di Dio.

Ecco perché abbiamo bisogno di questa luce che oggi illumina l’umanità. Dobbiamo preparare la via, stare attenti ai segni di Dio. Se passerà questa tempesta, quest’onda, vogliamo essere migliori, aver imparato ad essere migliori, imparato ad essere forti, più uniti, imparato a valorizzare la vita come dono di Dio, a non giocare con ciò che vi è di più prezioso in questo mondo, che è la famiglia: il bambino, il giovane, il padre, la madre.

Allora la luce dello Spirito Santo deve illuminare i cuori, deve illuminare tutta l’umanità. E tu devi chiedere allo Spirito Santo questa luce, affinché tu sia un servo di Dio molto felice nel proclamare la Parola, nell’annunciare la buona novella, nel portare questa speranza. Perché dopo questa grande tribolazione il mondo avrà più bisogno di questa Parola, di questo affetto, e se l’umanità non si preparerà per questo, raccoglierà molto dolore.

Perché è il tempo della giustizia di Dio, e la giustizia di Dio è sapiente, santa, giusta, non è come quella dell’uomo, che vuole fare giustizia con l’ingiustizia. La giustizia di Dio è giusta, figli. E tu hai bisogno di essere illuminato, di portare speranza a questo mondo che è nella disperazione, di calmare i cuori. Chiedete a San Giuseppe di intercedere affinché il vostro cuore rimanga tranquillo, lontano da tutta questa sofferenza, lontano da tutto questo dolore. Siate miti come Gesù, umili come Gesù, fraterni come Gesù. Gesù accoglie tutti, insegna la Via. Egli ama, perché Egli è la Via, la Via della salvezza, la Via che guarisce, la Via che porta la libertà, la Via che porta la felicità.

Allora in questa domenica guardate all’importanza della vita di preghiera. Spesso non sapete quanto sia importante il tempo di preghiera. Lascia che questa grazia si compia nella tua vita, nel tuo cuore. Nessuno può dire quanto sia importante la fede, il miracolo della fede. Cos’è la fede? Una parola così piccola, ma così forte. La fede porta tanta vittoria nella vostra vita. E voi oggi avete bisogno di molta fede, avete bisogno di vincere tutte queste confusioni, tribolazioni, indifferenze, con la fede. Tenendovi per mano, magari spiritualmente, perché il mondo oggi vive un tempo in cui è difficile tenersi per mano fisicamente, ma la forma spirituale è quella più forte. Infatti a volte sei vicino alle persone ma esse sono lontane, mentre a volte sei fisicamente lontano eppure così vicino.

Allora si deve vivere questa spiritualità, credere in questa spiritualità e sentire realmente la capacità dello Spirito Santo nella tua vita, il potere che ha lo Spirito Santo nella tua vita, tutta la sua intelligenza, tutta la sua scienza, tutta la sua sapienza, tutti i suoi doni e tutti i frutti che produci nel seminare questi doni.

Siamo in un tempo di giustizia divina: tutto quello che si semina si raccoglie. Quanto più semini cose belle, tanto più sarai felice. Quanto più vivrai quello che Gesù Cristo vuole, tanto più sarai felice. E per quanto possa essere grande la persecuzione che soffri, per quanto possa essere grande la battaglia che incontri lungo il cammino, tu sei felice, sei in pace. Questo è importante, figli! Non permettere che il demonio ti tolga questa ricchezza che è la pace.

Servire Dio va al di là di quello che puoi immaginare. Va oltre l’apparenza, oltre gli occhi. Oggi Gesù ci insegna a credere in qualcosa di più grande, a credere in qualcosa che è realmente un mistero bellissimo, che è il Cielo, che è la vita eterna. Allora cammina sapientemente per incontrare questa fonte verissima. Perché Gesù vuole che valorizziate quest’anno dedicato a San Giuseppe e all’invocazione dello Spirito Santo. Non lasciar passare questo tempo di grazia. Ogni momento che vivi è un momento per crescere nella grazia, fortificarti nella fede e raccogliere i frutti della giustizia divina.

Con grande affetto e amore, in questo momento voglio benedire tutti i figli.

in questo momento la Madonna benedice tutti

Cari figli,
quando vi benedico io mi sento Madre, perché è una benedizione essere Madre e poter benedire i figli. Per questo, voi madri, benedite i vostri figli; voi padri, benedite i vostri figli. Perché questo è benedizione di Dio, è tutto l’amore di Dio in noi.

Oggi Gesù ci porta un appello alla fraternità, all’unione, vi avvisa affinché non cadiate nelle trappole del male che vogliono la divisione, che vogliono l’indifferenza. Abbi questa grazia di sapere che oggi siamo in una missione di lotta e lottiamo tutti i giorni contro questo Male che ha portato tanto male all’umanità, ai figli di Dio qui sulla terra. È necessario essere fraterni, è necessario vivere la fraternità. Per questo Gesù ci chiede di trasformare in opere vive la sua Parola. È una cosa meravigliosa, figli, soprattutto quando Egli ci dice che la Parola divenne vita e diventa vita nel vostro cuore. Non è che lo diventerà, essa diventa vita nel vostro cuore.

Ho benedetto tutti i figli che festeggiano un anniversario: quelli che compiono gli anni, quelli che stanno ringraziando per gli anni di unione matrimoniale e anche quelli che stanno ringraziando Dio per la grazia della loro vocazione. Che Dio vi benedica immensamente.

Chiedo sempre a Gesù di benedire i fiori per la guarigione e liberazione del corpo e dell’anima. Tutti i figli hanno bisogno di questa grazia.

Nel messaggio che oggi abbiamo ascoltato, Gesù ci chiede questa guarigione, questa conversione, ci chiede di essere veramente santi, giusti, figli di Dio. È questo che Gesù Cristo ci chiede oggi. Anche davanti a questo mondo così vuoto e così perso, che perisce nelle tenebre, Gesù ci mette davanti alla luce affinché possiamo, con giustizia, raccogliere i frutti migliori. Perché Dio ha da darci il meglio, ha da darci il vino migliore. Allora vogliamo essere degni di questo vino buono. Che tutti rimangano nella pace, sotto la bellissima protezione di Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo.

Ecco la Serva di Dio, Maria, la Madre di Dio, la Madre della Pietà, l’Immacolata Concezione. Il Signore mi chiama.

 


lunedì 12 luglio 2021

“La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo”



Mio Signore Gesù, Tu sei stato respinto come Messia perché il loro spirito non era pronto, il loro cuore era chiuso ed indurito, tuttavia hai dato prova d’essere La Pietra Angolare. Nella nostra generazione, mio Signore, l’effusione del Tuo Santo Spirito è ancora respinta dai “costruttori” e pertanto un giorno il Tuo Santo Spirito proverà a noi tutti che Egli era la Pietra Angolare. Rinnegando e sopprimendo il Tuo Santo Spirito che viene a noi come Richiamo, i “costruttori” preparano di nuovo la loro stessa caduta.

vedi come le antiche predizioni si sono avverate? infatti, Io ho detto che “l’Avvocato, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel Mio Nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che Io vi ho detto” ma da sempre sapevo che solo un piccolo resto avrebbe ascoltato e sarebbe ritornato a Me; su quelli che Mi hanno ascoltato manderò il Mio Santo Spirito di Sapienza e di Intelletto; sì, Io li coprirò col Mio Spirito di Consiglio e di Conoscenza; e la debole fiamma vacillante che è rimasta in questo mondo, diverrà un fuoco ardente;

Io ripeto che il Mio Santo Spirito di Grazia ora è inviato ai quattro angoli della terra per insegnarvi ad essere santi e per trasformarvi in esseri divini; la terra si trasformerà in una copia del cielo e così sarà fatta la Mia Volontà; la preghiera che vi ho insegnato sarà adempiuta;


Signore!
Allontana tutti e presto
dalla via dell’illusione,
possiamo noi essere una cosa sola, uniti,
e vivere santamente
come i Tuoi angeli nel cielo,
come tutte le anime che vivono in cielo,
e possiamo noi essere unanimi 
nel Tuo Amore,
possiamo anche noi condividere come loro
il Tuo Amore nell’unità,
cosicché la terra
diventi un riflesso del cielo,
venga il Tuo Regno
e rinnovi la terra con cose nuove;
venga presto il Tuo Santo Spirito
in questa seconda Pentecoste
a rinnovare tutti
con un nuovo spirito d’amore
e ci trasfiguri tutti
in esseri divini!
Maranatha!


la pace sia con voi; in verità ti dico che vengono i giorni in cui il Mio Regno sulla terra sarà come è in cielo; non resterete divisi ancora per tanto tempo sotto questi cieli, presto sarete tutti uno e l’Amore abiterà fra voi: questa è la Mia Promessa; ma, diletti Miei, questo rinnovamento non verrà senza tribolazioni; come ogni nascita, anche questo rinnovamento avrà i dolori del parto, ma i dolori saranno rapidamente superati dalla gioia;

riverso il Mio Spirito su di te, generazione, per irrigare il tuo deserto e per trasformare in fiumi il tuo suolo arido, sì! irrigherò il tuo deserto per farlo diventare un Giardino, finalmente vedrai la forza delle Mie Parole e lo splendore della Mia Bellezza; intendo riportarvi tutti alla divinità, uno dopo l’altro; Io sono la vostra Speranza, sono il vostro Rifugio, il vostro Consolatore; l’Onnipotente, Io Sono;

riconoscete i Tempi, riconoscete il Soffio leggero del Mio Santo Spirito di Grazia su di voi; soffio sulle vostre nazioni risuscitando i vostri morti col Mio Soffio, trasformandoli in riflessi della Mia Immagine; ogni giorno suscito nuovi discepoli per glorificare ancora il Mio Nome ed evangelizzare con amore per l’Amore;

vi domando, allora, Miei diletti, di pregare ogni giorno per la Mia seconda Venuta che è la seconda Pentecoste; pregate per la conversione delle anime perché possano convertirsi prima della Mia Venuta; venite a Me come siete e appoggiatevi a Me, come il Mio diletto Giovanni si appoggiava a Me; anche voi ponete il vostro capo sul Mio Petto ed ascoltate i Battiti del Cuore dell’Amore, ogni battito è un richiamo all’Amore, tutto ciò che chiedo a voi è un ritorno d’amore; amateMi, adorateMi, rallegrate Me, il vostro Signore;

vi benedico lasciando il Mio Sospiro d’Amore sulla vostra fronte; siate uno;

22 Aprile, 1990

IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO

 


Stringi le mani in mistica coppa

- Aprimi il cuore, figliuola, e i tuoi desideri saranno coronati e le tue ricerche saranno soddisfatte.

Voglio appoggiare sul tuo cuore la mia croce nuda, fredda e squallida, ma stendi le braccia, stringi le mani in mistica coppa sotto il mio costato aperto e piega il tuo capo sul mio sanguinante.

Ecco la risposta. Raccogli il Sangue, spargilo nelle anime, la tua ne sarà ripiena ugualmente per il contatto delle labbra alle mie piaghe.

Mi abbandono a te, mi abbandonerei ad ogni anima come mi sono abbandonata tra le braccia del Padre. Non temere, non è illusione, dalla croce scende la misericordia infinita: essa è il canale misterioso per cui giungono alle anime tutti i beni della verità, della grazia e dell'amore. Quando gli uomini mi crocifissero le mani ed esse apparvero impotenti, apersi il Cuore per offrire tesori inesauribili; e mentre la crocifissione sembrava distruggere la mia Sacra Umanità, la misericordia trovava espansione nell'Augusta Divinità». -

Dal Cuore trafitto uscì l'ultima goccia di Sangue, la goccia misteriosa dell'acqua: dallo stesso Cuore, aperto quotidianamente sull'altare, continua ad uscire il perdono, esce con l'amore, con la verità e con la grazia, esce la vita soprannaturale e quella eterna. Ogni immolazione ammette la Risurrezione gloriosa, e come la Passione profonde la misericordia sugli uomini, la Risurrezione raddoppia la gloria del Cielo. La Passione è per ogni anima, pur rimanendo completa nella sua essenza, nella sua potenza e nella sua grandezza dinanzi alla giustizia di Dio. q. 20: 27 ottobre

SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO


Le Profezie e le Rivelazioni di Santa Brigida di Svezia

 


Le parole di Cristo alla sua sposa in cui si descrive come un grande re, e sui due tesori che simboleggiano l'amore di Dio e l'amore del mondo, e

un insegnamento su come procedere e migliorare in questa vita. 


Capitolo 15

"Io sono come un re grande e potente. Quattro cose appartengono a un re: Primo, deve essere ricco; secondo, generoso; terzo, saggio e quarto, caritatevole. Io sono in verità il Re degli angeli e di tutta l'Umanità. Ho anche queste quattro qualità che ho menzionato:  Primo, sono il più ricco di tutti, perché do a tutti secondo i loro bisogni, ma possiedo dopo questa donazione non meno di prima. Secondo, sono il più generoso, poiché sono pronto a dare a chiunque preghi con amore per la mia misericordia. Terzo, sono il più saggio di tutti, poiché so cosa è meglio per ognuno. E quarto, sono caritatevole, poiché sono più pronto a dare che a chiedere.

Ho, per così dire, due tesori. Il primo tesoro contiene cose pesanti come il piombo, e la casa dove sono conservate è circondata da punte acuminate e pungenti.  Ma a colui che prima comincia a girare e a far rotolare queste cose pesanti, e poi impara a portarle, esse sembrano leggere come piume. E così le cose che prima sembravano pesanti, diventano molto leggere, e le cose che prima erano ritenute amare e pungenti, diventano dolci. Il secondo tesoro conserva cose che sembrano essere come oro splendente con pietre preziose e bevande deliziose. Ma l'oro è in realtà sporcizia e le bevande sono veleno. Ci sono due modi per entrare in questi tesori, anche se prima ce n'era uno solo.

All'incrocio, cioè all'inizio di queste due vie, c'era un uomo che gridava a tre uomini che camminavano su un'altra via, e diceva: "Ascoltate, ascoltate le mie parole! Ma se non volete ascoltare con le vostre orecchie, vedete almeno con i vostri occhi che ciò che dico è vero. Ma se non volete sentire o vedere, almeno toccate con le vostre mani e provate che le mie parole sono vere e non false'. Allora il primo di loro disse: 'Ascoltiamo e vediamo se le sue parole sono vere'. Il secondo disse: 'Tutto quello che dice è falso'. Il terzo disse: 'So che tutto quello che dice è vero, ma non mi interessa quello che dice'.

Cosa sono questi due tesori se non il mio amore e l'amore del mondo? Ci sono due modi per entrare in questi due tesori: la privazione e la completa negazione della propria volontà conducono al mio amore, mentre la concupiscenza carnale e la volontà dell'uomo conducono all'amore del mondo. Ad alcune persone il mio amore appare come un pesante fardello di piombo, perché quando dovrebbero digiunare o vegliare al mio servizio o trattenere la loro carne dai desideri peccaminosi, si sentono come se portassero un pesante piombo. E se devono ascoltare parole o insulti, pensano che sia pesante e duro, o se devono passare del tempo in purezza o in preghiera, è come se fossero seduti tra spuntoni o spine e si preoccupano ogni momento.

Colui che vuole rimanere nel mio amore dovrebbe prima iniziare a sollevare e girare il fardello, cioè dovrebbe tentare di fare il bene attraverso la sua buona volontà e il desiderio costante. Poi dovrebbe gradualmente sollevare un po' il peso, cioè fare il bene che può fare, pensando così a se stesso: "Questo posso farlo bene se Dio mi dà il suo aiuto e la sua grazia". Allora può perseverare nel compito intrapreso e con grande gioia sopportare ciò che prima gli sembrava pesante, così che ogni difficoltà nei digiuni e nelle veglie o qualsiasi altra difficoltà gli sembrerà leggera come una piuma.

I miei amici riposano in un tale luogo, che, ai malvagi e ai pigri, sembra essere circondato da cose come spighe e spine, ma per i miei amici è come la pace più alta e morbida come le rose. La via giusta per entrare in questo tesoro è rinnegare e disprezzare la propria volontà, il che accade quando un uomo contempla la mia sofferenza e il mio amore, e non si preoccupa della propria volontà o brama ma resiste con tutta la sua forza e potenza e si sforza costantemente per le cose che sono più alte e migliori. E anche se questa via è un po' pesante all'inizio, piace così tanto nel proseguimento di essa che le cose che prima sembravano impossibili da sopportare diventano poi molto leggere, così che egli può giustamente dire a se stesso: 'Il giogo e l'opera di Dio sono buoni e dolci'.

Il secondo tesoro è il mondo. In esso ci sono oro, pietre preziose e bevande che sembrano deliziose e dall'odore gradevole, ma che sono amare come il veleno quando vengono assaggiate. Ognuno che porta e possiede quest'oro, deve - quando il suo corpo è indebolito e le sue membra perdono la forza, quando il suo midollo è consumato e il suo corpo cade morto a terra - lasciare l'oro e le pietre preziose, perché non gli servono più della sporcizia. E le bevande del mondo, cioè le sue delizie, sembrano deliziose, ma una volta nello stomaco, rendono il cuore pesante e la testa debole e rovinano il corpo, e allora l'uomo si secca e appassisce come l'erba, e quando si avvicinano i dolori della morte, tutti questi piaceri diventano amari come il veleno. La via che conduce a questo tesoro è l'auto-volontà e la lussuria, ogni volta che un uomo non si preoccupa di resistere ai suoi desideri malvagi e non contempla su ciò che ho comandato o fatto, ma immediatamente fa qualsiasi cosa gli venga in mente, che sia lecita o meno.

Tre uomini stanno camminando su questa strada, e con questi intendo tutti gli uomini malvagi e ingiusti che amano il mondo e tutto il loro egoismo. Io gridai a questi tre uomini mentre mi trovavo all'incrocio o all'inizio delle vie, perché quando venni nel mondo in carne e corpo umano, mostrai agli uomini due vie, per così dire, cioè quella da seguire e quella da evitare, in altre parole, la via che porta alla vita e quella che porta alla morte. Perché prima della mia venuta nella carne, c'era solo una via, e su di essa tutti gli uomini - buoni e cattivi - vagavano verso l'inferno.

Io sono colui che ha gridato, e il mio grido era questo: 'Gente, ascoltate le mie parole che conducono alla via della vita, perché sono vere! Usate i vostri sensi per capire che ciò che dico è vero. Se non volete ascoltare le mie parole o non potete ascoltarle, almeno vedetele, cioè, con fede e ragione, vedete che le mie parole sono vere. Perché come qualcosa di visibile può essere discernuto con gli occhi della carne, così anche le cose invisibili possono essere discernute e credute dagli occhi della fede. Ci sono molti uomini semplici nella Chiesa e nella cristianità che fanno poche buone azioni, ma sono comunque salvati grazie alla loro fede, in cui mi credono il Creatore di tutte le cose e il Redentore delle anime. Non c'è nessuno che non possa capire e credere che io sono Dio, se considera come la terra porta frutti e come i cieli danno la pioggia, come gli alberi fioriscono, come ogni animale esiste nel suo genere, come le stelle servono l'uomo, e come i problemi e i dolori vengono e spesso accadono contro la volontà dell'uomo.  Da tutte queste cose, l'uomo può vedere che è mortale e che è Dio che organizza e dirige tutte queste cose. Perché se Dio non esistesse, tutto sarebbe disorganizzato. Così, tutte le cose sono da Dio, e tutto è razionalmente organizzato per l'uso e la conoscenza degli uomini. E non c'è la più piccola cosa che sia stata creata o che esista nel mondo senza una causa ragionevole.

Così, se un uomo non può capire o comprendere le mie virtù e i miei poteri come sono a causa della sua debolezza, può ancora vederli con fede e credere. Ma se voi gente del mondo non volete usare la vostra ragione per considerare il mio potere, potete Usate ancora le vostre mani per toccare e percepire le azioni che io e i miei santi abbiamo fatto.  Sono cioè così evidenti che nessuno può dubitare che siano le opere di Dio.  Chi ha risuscitato i morti e dato la vista ai ciechi se non Dio? Chi ha cacciato i demoni malvagi dagli uomini se non Dio? Che cosa ho insegnato se non cose benefiche per la prosperità dell'anima e del corpo e facili da sopportare?

Ma ciò che ha detto il primo uomo significa che alcuni dicono: "Ascoltiamo e proviamo se ciò che dice è vero! Stanno un po' al mio servizio, non per amore o per carità, ma come esperimento e per imitare gli altri; e non rinunciano alla propria volontà, ma la esercitano insieme alla mia volontà. Sono in una posizione pericolosa, perché vogliono servire due padroni, anche se non possono servire bene nessuno dei due. Quando saranno chiamati, saranno ricompensati dal padrone che hanno amato di più. Quello che ha detto il secondo uomo significa che alcuni dicono: "Tutte le sue parole sono false e la Scrittura è falsa". Io sono Dio e il Creatore di tutte le cose e senza di me nulla è stato fatto. Io ho stabilito la Nuova e la Vecchia Legge; esse sono uscite dalla mia bocca e non c'è falsità in esse perché io sono la Verità. Perciò, coloro che dicono che ho parlato falsamente e che la Sacra Scrittura è falsa, non vedranno mai la mia faccia; perché la loro coscienza dice loro che io sono veramente Dio, poiché tutte le cose avvengono secondo la mia volontà e la mia ordinazione. Il cielo dà loro luce, né essi possono dare luce a se stessi. La terra porta frutto, l'aria rende fertile la terra, tutti gli animali hanno un'ordinanza specifica, i diavoli mi temono e mi confessano di essere Dio e gli uomini giusti soffrono cose incredibili per il loro amore per me. Tutte queste cose le vedono, eppure non mi vedono. Potrebbero anche vedermi e comprendere la mia giustizia, se considerassero e pensassero a come la terra ha inghiottito gli empi e come il fuoco ha consumato gli ingiusti. Così potrebbero anche vedermi nella mia misericordia quando l'acqua scorreva per i giusti dalla roccia o l'acqua dell'oceano si separava per loro, quando il fuoco evitava di nuocere loro o quando il cielo dava loro cibo come la terra. Poiché vedono tutte queste cose e dicono ancora che sono un bugiardo, non vedranno mai il mio volto.

Quello che ha detto il terzo uomo significa che alcune persone dicono: "Sappiamo bene che è il vero Dio, ma non ce ne preoccupiamo". Queste persone soffriranno e saranno tormentate per tutta l'eternità, perché disprezzano me, che sono il loro Dio e Signore. Non è forse un grande disprezzo da parte loro usare i miei buoni doni e tuttavia rifiutare di servirmi? Perché se avessero guadagnato queste cose con la loro propria diligenza e non completamente e interamente da me, il loro disprezzo sarebbe piccolo.

Ma darò la mia grazia a coloro che cominciano a rovesciare il mio peso, cioè a coloro che volontariamente e con un desiderio appassionato cercano di fare il poco bene che possono. Lavorerò con coloro che sollevano i miei pesi, cioè coloro che avanzano nelle buone azioni giorno per giorno per amore del mio amore, e sarò la loro forza e li illuminerò affinché vogliano fare più bene. Ma coloro che siedono nel luogo che sembra pungere, ma che in realtà è più tranquillo, lavorano pazientemente giorno e notte senza stancarsi, aumentando sempre più nel fuoco ardente per il mio onore, pensando che ciò che fanno per il mio bene è molto poco. Questi sono i miei amici più cari, e sono molto pochi, poiché le bevande che si trovano nell'altro tesoro sono più gradite agli altri. 

Il Terzo Segreto predice: La Grande Apostasia nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II

 


La Battaglia  Finale del Diavolo


Il Cardinale Ratzinger

Stando al giudizio dei pontefici, [il Terzo Segreto] non  aggiunge nulla di diverso a quanto un cristiano deve sapere dalla  rivelazione: una chiamata radicale alla conversione, l’assoluta  serietà della storia, i pericoli che incombono sulla fede e la vita del  cristiano e dunque del mondo. E poi, l’importanza dei Novissimi [gli ultimi eventi alla fine dei giorni]. Se non lo si pubblica –  almeno per ora – è per evitare di far scambiare la profezia religiosa con il sensazionalismo. Ma i contenuti di quel “terzo segreto”  corrispondono all’annuncio della Scrittura e sono ribaditi da molte  altre apparizioni mariane, a cominciare da quella stessa di Fatima, nei suoi contenuti noti. Conversione, penitenza, sono condizioni  essenziali alla salvezza”.322 (11 novembre 1984)

Il Vescovo do Amaral

Il suo contenuto riguarda solo la nostra fede. Identificare il  [Terzo] Segreto con avvenimenti catastrofìci o con un’olocausto  nucleare vuol dire stravolgere il significato del Messaggio. La perdita della fede in un continente è peggiore dell’annientamento di una nazione; ed è vero che la fede sta diminuendo costantemente in Europa.323

È importante notare, in quanto esemplificativo dei numerosi  tentativi di nascondere e seppellire la verità su Fatima, che il Vescovo  do Amaral era stato costretto a ritrattare le sue affermazioni poco dopo averle fatte. Tuttavia, dieci anni dopo, una volta in pensione, il vescovo  aveva casualmente riconfermato la propria testimonianza in un‘intervista  del 1995, aggiungendo ad essa un elemento importantissimo: “Prima  di affermare a Vienna (nel 1984) che il Terzo Segreto riguardava solo  la Fede e la sua perdita, avevo preventivamente consultato di persona  Suor Lucia ed avevo ottenuto la sua approvazione”.324 Così, Suor Lucia  stessa aveva indirettamente confermato, ancora una volta, che il vero é  completo Terzo Segreto di Fatima predice l’apostasia nella Chiesa. 

Il Cardinale Oddi

Il Terzo Segreto non ha nulla a che fare con Gorbacev. La  Beata Vergine Maria ci sta avvertendo della grande minaccia  dell’apostasia nella Chiesa.

Il Cardinale Ciappi

A questi dobbiamo aggiungere altri due testimoni. Il primo è il  Cardinale Mario Luigi Ciappi, nient’altri che il teologo personale di  Papa Giovanni Paolo II e dei suoi quattro predecessori. In un documento  personale inviato al Professor Baumgartner, di Salisburgo, il Cardinale  Ciappi rivelò che: 

Nel terzo segreto si profetizza, tra le altre cose, che la grande  apostasia nella Chiesa partirà dalla sua sommità.325

A questa lunga serie di testimoni dobbiamo aggiungerne altri due,  che hanno parlato più di recente: il primo è Padre Josè dos Santos  Valinho, nipote di Suor Lucia. L’altro è niente meno che Giovanni Paolo  II in persona.

Padre Valinho

In un libro scritto da Renzo e Roberto Allegri, intitolato Reportage su  Fatima (Milano, 2000), pubblicato – provvidenzialmente – poco prima  della rivelazione della visione del Terzo Segreto e la pubblicazione del 

MDF, Padre Valinho espresse l’opinione che il Terzo Segreto predice  l’apostasia nella Chiesa.326 Provenendo dal nipote dell’ultima veggente  sopravvissuta di Fatima, che aveva avuto modo di parlare con sua zia  innumerevoli volte nel corso degli anni, quest’opinione ha un peso  decisamente notevole. 

Papa Giovanni Paolo II ha già rivelato due volte l’essenza del Segreto – nel 1982 e nel 2000

Come se tutto questo non bastasse, sembra che Giovanni Paolo II  abbia rivelato gli elementi essenziali del Terzo Segreto durante la sua  omelia del 13 maggio 1982 e in quella pronunciata in occasione della  cerimonia di beatificazione di Giacinta e Francesco Marto, il 13 maggio  2000. 

Durante la prima cerimonia del 1982, il Papa si chiedeva:“Può la  Madre, la quale con tutta la potenza del suo amore, che nutre nello  Spirito Santo, desidera la salvezza di ogni uomo, tacere su ciò che  mina le basi stesse di questa salvezza?” Il Papa rispose da solo alla sua  domanda: “No, non lo può!”. È il Papa stesso a dirci che il Messaggio di  Fatima riguarda gli avvertimenti della Madonna secondo i quali le basi  stesse della nostra salvezza vengono minate. È sorprendente il parallelo  tra quest’affermazione e quella di Papa Pio XII, il quale parlò di un vero  e proprio suicidio dell’alterare la Fede nella liturgia, nella teologia e  nell’anima stessa della Chiesa. 

Successivamente, nella sua omelia del 13 maggio 2000 durante  la cerimonia di beatificazione, Papa Giovanni Paolo II mise in guardia  tutto il mondo Cattolico con questa sorprendente affermazione: 

“Allora apparve un altro segno nel Cielo; un enorme drago  rosso” (Ap. 12:3). Queste parole che abbiamo ascoltate nella  prima lettura della Messa ci portano a pensare alla grande lotta tra il bene e il male, nonché a costatare come l’uomo, mettendo  Dio da parte, non possa raggiungere la felicità, anzi finisca per  distruggere se stesso …

Il messaggio di Fatima è un richiamo alla conversione, facendo appello all’umanità affinché non stia al gioco del “drago”, il quale con la “coda trascinava giù un terzo delle stelle  del Cielo e le precipitava sulla terra”. (Ap. 12, 4) …

L’ultima meta dell’uomo è il Cielo, sua vera casa, dove il Padre  celeste, nel Suo amore misericordioso, é in attesa di tutti. Dio  vuole che nessuno si perda; per questo, duemila anni fa, ha inviato  sulla terra il Suo Figlio a “cercare e salvare quel che era perduto”. 

(Lc. 19, 10) …

Nella Sua sollecitudine materna, la Santissima Vergine è  venuta qui, a Fatima, per chiedere agli uomini di “non offendere  più Dio, Nostro Signore, che è già troppo offeso”. È il dolore di  mamma che L’obbliga a parlare; è in palio la sorte dei Suoi figli. 

Per questo Ella chiede ai pastorelli: “Pregate, pregate molto e fate  sacrifici per i peccatori; tante anime finiscono nell’inferno perché  non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro”.

Abbiamo già visto che il Papa ha citato il Capitolo 12, versi 3 e  4 del Libro dell’Apocalisse, e che quei versi vengono comunemente  interpretati nel senso che un terzo del clero Cattolico verrà spazzato  via dal suo stato di esaltazione, per colpa della loro perdita di fede  o corruzione morale – ed entrambe sono probabilmente presenti in  un terzo nel clero di oggi. È da notare inoltre l’esatta coincidenza tra l’omelia del Papa e l’avvertimento che Suor Lucia aveva lanciato a Padre  Fuentes, sul fatto che “il diavolo sa che i religiosi ed i sacerdoti che  abbandonano il cammino della loro bella vocazione portano con se un  numero enorme di anime all’inferno”.

Ci sembra quindi chiaro che Papa Giovanni Paolo II stesse cercando  di dirci che il Terzo Segreto si riferisce alla grave apostasia predetta  nelle Sacre Scritture. Perché il Papa non disse queste cose in maniera  diretta ed esplicita, ma lo fece invece in modo piuttosto oscura, usando  un linguaggio che solo i più eruditi potevano comprendere? Che il Papa  stesse cercando di inviare un segnale ai più accorti su ciò che pensava  sarebbe stato rivelato molto presto – e cioè l’intero Segreto di Fatima?  Come abbiamo visto, nel MDF abbiamo potuto leggere solo la visione  del “Vescovo vestito di Bianco” ed il cosidetto “commento” teologico.  Forse il Papa aveva capito l’entità della resistenza che il Cardinale  Sodano ed i suoi collaboratori stavano ponendo nei confronti di Fatima,  ed aveva sperato di riuscire almeno a spiegare, nella sua omelia,  l’essenza stessa del Segreto, con la speranza che prima o poi l’intera  verità sarebbe uscita fuori. Forse Giovanni Paolo II non riteneva di poter  parlare apertamente, proprio perché aveva permesso a se stesso di  essere circondato da chierici, religiosi, vescovi e cardinali che si erano  poi rivelati inaffidabili, ma che pensava di non riuscire a rimpiazzare  (proprio come Re Davide nei riguardi del suo generale, Ioab (2 Re 3:2639; 3 Re 2:5). Questi chierici inaffidabili erano ancora in carica nei  loro uffici, erano la causa dell’indebolimento della Fede e facevano parte di quel terzo di anime consacrate spazzate via dal demonio. Forse il  Papa non sapeva chi fossero esattamente queste persone, o magari lo  sapeva ma non pensava di poterne parlare apertamente a meno di non  rischiare la morte (ricordiamoci la morte improvvisa di Papa Giovanni  Paolo I). Qualunque sia stata la ragione, giovanni Paolo II non parlò  con chiarezza assoluta – tuttavia, lo fece abbastanza da poter riuscire a  capire ciò che intendeva dire. Come disse Gesù ai Suoi discepoli: “Chi  ha orecchie per intendere, intenda”.

Per concludere, tutti i testimoni di questa vicenda - da colui che  sarebbe diventato Papa Pio XII negli anni 30 fino al nipote di Suor Lucia  nel 2000, e non ultimo l’attuale Papa regnante, quando era ancora il  Cardinale Ratzinger - concordano su di un punto: i contenuti del Terzo  Segreto riguardano una crisi di Fede nella Chiesa Cattolica, un’apostasia  con gravi conseguenze per tutta l’umanità. Non un singolo testimone ha  mai negato che questi siano i veri contenuti del Terzo Segreto. Nè Suor  Lucia ha mai confutato una qualsiasi di queste testimonianze prima  della sua morte nel 2005, malgrado – è bene ricordarlo – la religiosa  abbia sempre corretto, nel corso degli anni, chiunque fornisse una  versione o un’interpretazione sbagliata dei contenuti del Messaggio di  Fatima. 

Padre Paul Kramer

Si prepari ogni uomo a subire la prova che gli serve per consolidarsi e prepararsi al Mio Ritorno…

 


Gesù 09-12-2001

Amata sposa, ripeti al mondo le Mie Parole: le prove sono necessarie a qualunque anima, esse sono Grazia da accogliere con amore, esse servono sempre, se non servissero non le darei.  

Dopo la prova superata, l’anima diviene più bella.

Pensa, amata, a quante prove subì la Madre Mia che mai peccò, che fu concepita senza peccato.   Ebbe le prove più dure e difficili da sopportare, Ella resistette proprio come quella quercia solidissima che, anche colpita dalla bufera, non perde neppure una foglia; perché, sposa amata, Ella poté resistere così anche al più grande Dolore? Perché amata?    Perché la Sua fede era granitica e completo l’abbandono a Dio.

Ricorda che le prove sono per tutti anche per le anime più belle, esse hanno un profondo significato che non sempre è palese, spesso è nascosto ma chi è in Me, al momento giusto, lo comprenderà.   

Ripeti al mondo le Mie Parole, dolce Mia sposa.

Si prepari ogni uomo a subire la prova che gli serve per consolidarsi e prepararsi al Mio Ritorno.

Nessuno chieda: “Perché, perché proprio a Me che servo Dio e L’amo con tutto il cuore?”    Vi ho portato l’esempio sublime della Madre Mia Santissima.

Ella superò tutte le prove ed ora è in Paradiso nella più grande Felicità.

Vi darò forza, anime da Me tanto amate, per superare tutte le prove, vi dico che nessuna sarà superiore alle vostre forze ma qualcuna può essere al limite.

Fidatevi di Me che sono l’Amore…   

Amata, mai tolgo una cosa ad un’anima bella se non per dare di più, sempre di più.

Confidate tutti in Me che sono l’Amore, molto concederò a chi molta fiducia ha in Me.      Poco darò a chi poco si fida.

TEMPO ED ETERNITÀ

 


L’inutile ridda dei piaceri .

In questa immagine vediamo rappresentato lo stato degli uomini, i quali, dimentichi dei pericoli di cui questa vita è così piena, si danno ai loro piaceri. L'unicorno è la morte che insegue l'uomo fin dalla sua nascita. La fossa è il mondo ch'è pieno di mali e di miseria. Quell'albero è il corso della vita. I sorci che rodono le sue radici, uno bianco ed uno nero, sono il giorno e la notte, i quali succedendosi continuamente, le vanno ad ogni istante distruggendo. I quattro serpenti sono gli elementi che costituiscono il nostro essere; eccedendo uno di essi, tutto il composto umano viene intaccato e si esaurisce e con esso la vita. Quell'orribile e spaventoso drago è l'eternità dell'inferno, che spalanca la sua bocca per inghiottire i peccatori. Le gocce di miele sono i piaceri ed i divertimenti di questa vita; e ne sono così avidi gli uomini, che per un breve piacere non avvertono i gravissimi pericoli a cui sono esposti! 

Pur vedendosi accerchiati da tutte le parti da tanti pericoli di morte, quanti sono i modi e le cause del morire, infiniti e sempre aperti come altrettante bocche dell'eternità, essi stanno assaporando in una goccia di miele un piacere momentaneo, che li farà poi soffrire per tutta l'eternità. 

Spaventosa dimenticanza questa, ma anche più incomprensibile che non ci atterrisca un tanto rischio. E come! in ogni momento ci minaccia un'eternità, eppure ci trascuriamo per tanti giorni e mesi? Qual uomo anche il più forte e vigoroso può dire di aver un anno in cui non lo raggiunga la morte, che lo lanci di botto nell'abisso dell'eternità? Ma che dico un anno? un mese dell'anno? una settimana del mese, un giorno della settimana, un'ora del giorno, un istante di ogni ora? E allora come possiamo mangiar senza preoccupazione, come dormire sicuri, come godere con gusto di questo mondo? 

Se uno, entrato in un campo pieno di pericoli e trappole segrete, sì che ponendo il piede in una di queste abbia da cadere sopra alabarde e lance o nella bocca di un dragone, e vedendo che altri uomini, entrati con lui nel campo, vanno cadendo e scomparendo in queste trappole, egli andasse ballando e correndo in quel campo senza badare a nulla, chi non direbbe che quell'uomo è pazzo? Certamente più stolto sei tu, poiché, vedendo che il tuo amico è caduto nella trappola della morte, che l'eternità ha già inghiottito il tuo vicino e che tuo fratello è disceso già nella tomba, tu te ne stai tanto sicuro, come se non ti aspettasse altrettanto. 

Sebbene sia incerto il tempo del morire, ti dovresti svegliare al solo dubbio o pericolo della morte. Essendo certo che presto o tardi devi cadere nella bocca dell'eternità, che cosa devi fare? 

Stupisce vedere come gli uomini sanno prevenire i pericoli anche incerti. Se sentono dire che vi sono per una strada degli assassini che derubano la gente, nessuno vi passa da solo e senza armarsi; se uno viene a sapere che vi sono delle pestilenze, cerca degli antidoti e rimedi contro la peste; se sospetta che dovrà patire la fame, si provvede per tempo di frumento. E allora, sapendo noi che la morte viene, che c'è un giudizio di Dio, che esiste l'inferno, l'eternità, perché non stiamo all'erta e non ci apparecchiamo? 

P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J. 

Commento all‟Apocalisse

 


SUL CAPITOLO TERZO DELL’APOCALISSE 

 

Le ultime tre epoche della Chiesa militante 

 

§. I. 

La quinta epoca della Chiesa militante, quella afflittiva, che dal tempo di Leone X e Carlo V  giunge al Santo Pontefice e al forte Monarca. 

 

Cap. III, v. 1-6. 

 

  I. Vers.1. E all‟Angelo della Chiesa, che è in Sardi, scrivi: che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle, dice questo: “Io so le tue opere”. 

La quinta epoca della Chiesa cominciò sotto Carlo V Imperatore e il Sommo Pontefice Leo- ne X circa l‟anno 1520. Durerà fino al Pontefice santo e alla venuta del famoso grande Monarca, che verrà al mondo per restaurare ogni cosa, e sarà chiamato «aiuto di Dio». Quest‟epoca è epoca di afflizione, desolazione, umiliazione e povertà della Chiesa, ed è appropriatamente chiamata epoca purgativa, durante la quale Cristo Signore ha vagliato, e vaglierà ancora il suo grano, con guerre immani, sedizioni, carestie ed epidemie, ed altri orribili malanni; affliggendo, del pari, e impoverendo la Chiesa latina con molte eresie e cattivi cristiani, che le sottrarranno numerosi episcopati, e un numero sconfinato di monasteri, con le loro ricchissime prebende; ovvero gli stessi principi cattolici vesseranno e spoglieranno la chiesa con gravami e altre tasse, di modo che veramente possiamo lamentarci e dire con Geremia (Lamentazioni, cap. 1): La sovrana delle province fu sottoposta al tributo, la Chiesa è divenuta umile e vile, poiché gli eretici la bestemmiano e i cattivi cristiani ingiuriano gli Ecclesiastici, non v‟è più per loro onore e rispetto. E per mezzo di queste cose Dio vaglierà il suo grano e la pula getterà a bruciare nel fuoco, mentre il suo grano raccoglierà nei suoi granai. Insomma questo quinto stato della Chiesa è quello dell‟afflizione, dell‟assassinio, della defezione, pieno di tutte le sventure, e pochi sulla terra saranno risparmiati dalla guerra, dalla carestie e dalle epidemie; combatterà regno contro regno; e altri divisi in se stessi si dissolveranno; i principati e le monarchie saranno distrutte e quasi tutti saranno impoveriti e vi sarò una desolazione estrema sulla terra, cose che in parte sono già accadute e ancora dovranno avverarsi. E questi fatti saranno permessi dal giustissimo giudizio di Dio a causa della misura colma dei nostri peccati, in quanto noi e i nostri padri abbiamo compiuto il tempo della misericordia, in cui Dio attese che noi facessimo penitenza. Quest‟epoca è figurata nella Chiesa di Sardi, che significa „inizio della bellezza‟. Poiché, infatti, questa quinta epoca è quella delle tribolazioni, e delle sventure, e perciò purgativa, vien detta giustamente dal testo sacro „principio della bellezza‟, ovvero della perfezione, che seguirà nel sesto stato. Le tribolazioni, infatti, e la povertà e altre avversità sono inizio e causa della conversione, e l‟inizio della sapienza è il timore del Signore. Temiamo, quindi, Dio e apriamo gli occhi quando le acque e i flutti delle sventure ci sommergono; mentre quando ce ne stiamo felici, ciascuno sotto il suo fico e la sua vite, sotto l‟ombra dell‟onore, delle ricchezze e della quiete, ci dimentichiamo di Dio nostro Creatore e pecchiamo nella sicurezza. Per questo la Divina Provvidenza, che ha previsto sapientemente che la sua Chiesa, che vuole si conservi fino alla fine del mondo, sia sempre irrigata in determinate occasioni con l‟acqua delle tribolazioni, come fa l‟ortolano quando in tempo di siccità irriga il suo orto. A questo periodo corrisponde il quinto dono dello Spirito Santo, ossia il Consiglio, che è necessario per evitare i mali, o impedire mali maggiori, e per con- servare e promuovere il bene o beni maggiori. La Sapienza Divina sparse sulla Chiesa questo Spirito di Consiglio soprattutto nella quinta epoca 1) per affliggerla, in modo che non si impigrisca com- pletamente nelle ricchezze, nei piaceri e negli onori, e così vada in rovina; 2) per svergognare e con- fondere le numerose sette, che l‟eresiarca Lutero propagò nel mondo, contrapponendo il Concilio di Trento come lucerna in un luogo oscuro, guardando la quale i Cristiani sapessero, che cosa dovesse- ro credere. E se detto Concilio di Trento non si fosse opposto a quegli errori, molto più grande sarebbe stato il numero di coloro che avrebbe abbandonato la vera Fede. Tanta, infatti, era a quel tempo la babele delle opinioni, che gli uomini conoscevano a mala pena, quel che dovevano credere; 3) in contrasto con quell‟eretico e tutta la sua accolta di empi seguaci gli fu a ragion veduta opposto S. Ignazio di Loyola con la sua Congregazione, grazie alla cui attività apostolica, santità e dottrina è certamente avvenuto che la fede cattolica non si sia estinta in tutta l‟Europa; 4) con sapiente disegno, mentre la fede cattolica e la Chiesa venivano meno in gran parte dell‟Europa, si trasferivano nelle Indie, in Cina, in Giappone e presso altre lontanissime genti, tra le quali oggi è assai fiorente e il santo Nome di Dio è conosciuto e glorificato ecc. A quest‟epoca della Chiesa corrisponde la quin- ta età del mondo, che va dalla morte del Re Salomone fino alla cattività Babilonese inclusa, e 1) come in quella età per consiglio del Re Geroboamo Israele cadde nell‟idolatria, rimanendo cultori del vero Dio solo le tribù di Giuda e di Beniamino, così nel 5° stato della Chiesa una grandissima parte della Chiesa latina ha abbandonato la vera fede ed è caduta nell‟eresia, rimanendo solo un piccolo numero di buoni cattolici; 2) come allora la Sinagoga e tutto il popolo ebraico fu vessato dalle genti e spesso abbandonato alle spoliazioni, così ora i Cristiani e l‟Impero Romano e tutti gli altri regni di quali calamità non sono afflitti? Forse che l‟Inghilterra, la Boemia, l‟Ungheria, la Polonia, la Francia, ed altri regni non piangono oggi calde, anzi, lacrime di sangue, testimoniando quel de- plorevole stato? 3) Come infine Assuero si mosse da Babilonia coi Caldei, prese Gerusalemme, smantellò il Tempio, incendiò la città, infranse il Santo dei Santi, e ridusse il popolo eletto in schiavitù ecc., così oggi nel quinto stato della Chiesa v‟è da temere che tra non molto, in verità, i Turchi faranno un‟invasione, i quali meditano di fare alla Chiesa latina cose meno feroci, poiché è ormai giunta al colmo la misura di gravissimi delitti e abominazioni; 4) come nella quinta epoca del mondo il regno d‟Israele e quello di Giuda erano assai deboli e andarono sempre più declinando, finché prima il regno d‟Israele, poi quello di Giuda furono completamente annientati; così in questa quinta età della Chiesa constatiamo che l‟Impero Romano è un regno diviso, pieno di disordini, al punto che corre il pericolo di andare totalmente in rovina, come è già accaduto all‟Impero d‟Oriente nell‟anno 1453. Corrisponde infine a questo quinto stato il quinto giorno della creazione del mondo, in cui Dio creò gli animali striscianti dell‟acqua e gli uccelli del cielo, che significano la più gran libertà. Che cosa infatti v‟è di più libero dei pesci che nuotano nell‟acqua e degli uccelli dell‟aria? Così nel 5° stato della Chiesa la terra e i mari sono pieni di animali striscianti e di volatili. Costoro sono gli uomini meschini e carnali, i quali, grazie alla permessa libertà di coscienza e di religione, che anche nell‟ultimo trattato di pace fu concessa, strisciano e volano dietro ai loro piaceri e desideri carnali. Ognuno infatti agisce e crede come vuole. Di costoro bene scrisse l‟Apostolo San Giuda nella sua Lettera [vv. 10, 12, 13, 16, 19]: Costoro bestemmiano quel che ignorano, e quelle che cose che conoscono come i muti animali, son quelle che li conducono a perdizione. Questi sono macchie nelle loro agapi, ponendosi insieme a mensa senza rispetto, pascendo se stessi, nuvole senz’acqua, portate qua e là dai venti, alberi d’autunno, senza frutti, due volte morti, sradicati, onde furiose del mare, che spumano le proprie turpitudini, stelle erranti, ai quali son riservate in eterno le tenebre più profonde. E sotto: Costoro sono mormoratori queruli che vivono secondo i loro appetiti, e la lo- ro bocca parla di cose superbe, e se lodano qualcuno è per fini interessati. Costoro son quelli che generano le divisioni, animaleschi, privi dello Spirito. In questo miserabile epoca della Chiesa si in- fiacchisce e snerva l‟osservanza  dei divini e umani precetti; non si tengono in nessun conto i sacri Canoni; la disciplina ecclesiastica nel Clero, come quella politica tra il popolo, non è osservata. Per cui siamo come i rettili della terra, i pesci del mare e i volatili del cielo, poiché ciascuno è trascinato dalla ruota della propria nascita ad operare e credere quel che vuole. 

 II. Per cui aggiunge: Colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle, dice questo. Per sette Spiriti s‟intende il settiforme Spirito Santo, il quale operò in ogni terra per rivelare alle genti la veri-tà della fede. Le sette stelle invece indicano l‟insieme dei Vescovi e dei Dottori, come si ricava dal sopracitato versetto, Colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle, non è altri che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, a cui è stato dato ogni potere in cielo ed in terra, che può disporre dei sette Spiriti del- la vera Fede e delle sette stelle, ovvero i Prelati e i Dottori, così da poterceli togliere a causa dei no- stri gravissimi delitti e delle durezza del nostro cuore, e trasferirli a genti lontanissime, come in par- te è avvenuto, visto che abbandonò gran parte dell‟Europa, mentre ricevettero la luce della vera fede i popoli delle remotissime Indie, che sedevano nelle tenebre, per mezzo di S. Francesco Saverio e di altri Dottori; e pure è da temere che non si allontani del tutto da noi, se presto non facciamo peni- tenza e viviamo una vita degna di Cristo. Con queste parole iniziali, dunque, vuole eccitare la sua Chiesa ad un salutare timore, poiché il timore del Signore è l‟inizio della sapienza. E poiché non v‟è, né può esservi, punizione peggiore, di quando Dio percuote con furore il suo popolo, gli toglie il dono della vera fede, e permette che invece di veri Dottori abbia dei seduttori, e Cristo ha l‟assoluto potere e la libera volontà di togliere lo spirito buono e il dono della fede e può trasferirlo ad altri in pena delle abominazioni e del nostro cuore impenitente, dovremmo noi tutti, percossi giustamente da un santo timore, in sacco e cenere di vera penitenza, prostrarci umiliati ai piedi di Gesù Cristo, e dire col Regale salmista: Non mi rigettare dalla tua faccia, e il tuo santo Spirito non toglier via da me; rendimi la gioia della tua salvezza, e con nobile spirito confortami ecc. (Ps 50, 13- 14). So le tue opere: con queste parole condanna le opere di questa quinta epoca. So: ben conosco le tue opere malvage, piene di imperfezioni, false ed ipocrite, che hanno una certa qual apparenza di pietà, ma mancano di vera carità. Le tue opere: la loro apparenza, lo splendore e l‟esteriore santità. So le tue opere: non mi è nascosto (a me che scruto nell‟intimo i cuori) che esternamente le tue ope- re hanno una certa apparenza di bene, ma internamente sono malvage e letali. Per cui dice e aggiunge: hai nome di vivo, e sei morto. Possiamo aver nome di vivere spiritualmente in Cristo come nostro principio vitale in tre modi: 1) per la fede in Cristo, per cui ci diciamo Cristiani; 2) con le opere di giustizia e di carità in Cristo, come vive colui che non è in peccato mortale e sta in grazia di Dio; 3) con l‟osservanza dei consigli evangelici, nell‟episcopato, nel sacerdozio e negli ordini clericali, con quella consacrazione speciale che si fa con la professione dei voti religiosi, vita che professano tutti coloro che, abbandonati i fasti, le ricchezze e i piaceri di questo mondo, si dedicano e vivono solo per Dio e per Cristo, ma, poiché altri falsamente si attribuiscono il merito di vivere in questo santo modo, qui accusa soprattutto la quinta epoca della Chiesa, che è singolarmente proclive a que- sto vizio. Il che si prova dalle seguenti deduzioni: 1) tutti gli eretici, che in questa quinta epoca han- no devasto come cavallette la terra, si gloriano del nome di Cristiani, dicono di esser loro i veri Cristiani e di vivere in Cristo, e tuttavia sono tutti morti e moriranno in eterno se non si pentono; poi- ché hanno Dio e il suo Figlio Gesù solo sulla bocca, il diavolo invece nel cuore, e il mondo in ma- no. 2) Quanti sono le miglia di Cristiani freddi nella carità in questo sventurato periodo? Costoro in- fatti, osservando il felice successo mondano degli eretici, e considerando i costumi degli ecclesiasti- ci e il loro successo, si dicono cattolici per un certo rispetto e timore umano; ma internamente sono morti nell‟ateismo e indifferentismo, nel calvinismo, e macchiavellismo, e nell‟odio verso il ceto ecclesiastico. Hanno il nome di vivi in Cristo, quelli che fingono la pietà, simulano la religione, e fanno mostra di esser pii, mentre davanti ai Principi e ai loro Signori si comunicano e confessano con i Cattolici; si danno ad opere pie; frequentano padri religiosi; danno il loro apporto con la paro- la, l‟esempio e il consiglio nella costruzione di monasteri e collegi, e tutto questo fanno per vantarsi del nome di veri cristiani, per trovar grazia presso gli uomini e i grandi, di modo che i propri occulti disegni e progetti sotto l‟apparenza di devozione e di pietà possano realizzarsi più facilmente, sicu-ramente e senza rischi, cosicché poi vengano loro affidati e commissionati molti prestigiosi incari- chi. 3) Se poi passiamo a considerare il piccolo numero dei Cattolici, la loro giustizia è imbrattata come il panno della donna mestruata; i più infatti sono schiavi dei piaceri, e morti nei loro peccati. Sono schiavi delle apparenze; si gloriano delle cose esteriori; ma non si tiene una pecora che non dà lana, poiché la carità si è raffreddata e ci si cura solo dei propri comodi. La giustizia, l‟onestà e l‟equità sono per lo più bandite dai tribunali, ma vi  regna il favoritismo e la corruzione, e le liti non hanno mai fine. Al posto dell‟umiltà si insediò il fasto e la superbia, che chiamano condizione di- gnitosa. Si irride alla semplicità cristiana, che vien detta fatuità, e la sapienza consiste per loro in un sapere astruso, e il diritto, i canoni, i precetti e i principi della fede vengono ingarbugliati in que- stioni futili e stolte. Così non vi è ormai alcun principio dottrinale, per quanto santo, autentico e an- tico, che non sia sottoposto a censure, interpretazioni, limitazioni e umane disquisizioni. Si va in chiesa, ma senza rispetto per la presenza di Dio onnipotente; si ride, si chiacchera, si gioca, si vaga e si provoca con lo sguardo. Il corpo è ornato di vesti, l‟anima insozzata da sordide sconcezze; si di- sprezza e disdegna la parola di Dio; la Sacra Scrittura non è per nulla stimata; mentre Machiavelli, Bodino ed altri simili autori sono molto considerati e stimati; i figli sono educati nella disobbedien- za, nella scostumatezza, nella futilità, nella volgarità, nell‟irreligione, poiché vengono amati dai ge- nitori in modo disordinato; tutto vien lasciato correre, mai sono puniti, non vien osservata la santa disciplina della famiglia. I padri dovrebbero educare i figli perché siano semplici, retti, veraci e pii Cristiani, ma si preoccupano maggiormente che divengano uomini di mondo, e stimano essere un fanciullo di belle speranze, un ragazzo di indole ottima, colui che sa parlare lingue straniere e cono- sce usi di vari popoli, colui che sa usare la dissimulazione e la finzione; che dice una cosa con la bocca e pensa l‟opposto nel cuore; che sa adattarsi a tutte le circostanze come un istrione; che sa fa- re il faceto in modo elegante ecc.; e così quest‟epoca pone a fondamento della giustizia e della vita la menzogna, l‟apparenza esterna, il fasto e il favore degli uomini, trascurando l‟interna e vera giu- stizia, che sola piace a Dio. 4) Altro non dirò dei prelati e religiosi se non che versano in uno stato miserabile. Molti „hanno il nome di vivi‟, ma sono morti. Da ciò è chiaro come Cristo accusi questa quinta epoca della Chiesa con le parole seguenti: Hai nome di vivo, e sei morto. Quanto pochi infatti sono coloro in quest‟epoca che vivono veramente e servono il Signore Dio suo e sono amici di Cri- sto? Ecco, dunque, il senso delle parole: hai nome di vivo, e sei morto nei falsi dogmi; sei morto nell‟ateismo e machiavellismo; sei morto nell‟ipocrisia e menzogna delle tue abominazioni; sei morto nei piaceri e nelle delizie; sei morto nell‟arroganza, ambizione e superbia; sei morto nei pec- cati carnali, e nell‟ignoranza dei misteri e delle cose necessarie a sapersi per salvar l‟anima; sei morto nell‟irreligiosità e nel disprezzo della parola di Dio e perché la tua carità s‟è raffreddata, che è la sola e vera vita in Gesù Cristo. 

 III. Vers. 2. Sii vigilante, e conferma quel resto che stava per morire. Con queste parole si esortano i Papi, i Vescovi ed i Prelati, che vivranno durante tale epoca della Chiesa, perché siano pastori vigili e solleciti, dato che tanto più lo devono essere,  quanto incombono tempi più pericolo- si, in cui compaiono molti più lupi mescolati alle pecore, le quali, se non sono confermate dalla do- verosa sollecitudine e vigilanza degli ecclesiastici sono più facilmente corrotte, rapite e uccise. Per cui si dice espressamente: Sii vigilante, ossia nella preghiera a Dio a favore di chi ti è stato affidato, per i deboli nella fede, nell‟amore per i peccatori. Il fondamento infatti della vera vigilanza, cura e sollecitudine pastorali è l‟umile, frequente e fervente preghiera per le proprie pecore, per quelle sa- ne, in vero, per conservarle, per quelle male, per guarirle, per quelle traviate, per ricondurle sulla via della verità ecc. Sii vigilante riguardo alla tua persona, affinché le tue parole, i tuoi pensieri e le opere siano buone, sante ed irreprensibili, affinché tu sia casto, sobrio, pudico, mite, pacifico e in- dulgente. Sii vigilante, affinché in ogni cosa tu appaia modello di opere buone. Sii vigilante, riguar- do alla tua casa e ai tuoi domestici, affinché la tua casa sia come un luogo santo, incontaminato dal- le fornicazioni e dalle sozzerie. Sii vigilante nella sana dottrina e ortodossa, così da proclamarla al popolo nelle prediche e ai bambini nel catechismo. Sii vigilante, in modo che ciascuno compia il suo dovere, Vescovi e Prelati. Sii vigilante, proteggendo, consolando, esortando, correggendo, esa- minando, e visitando con sollecitudine i parroci, gli ecclesiastici tuoi sudditi ed i predicatori. Sii vi- gilante, in modo da accogliere coloro che sono ben istruiti nella sana dottrina, così farne buoni ve- scovi, canonici, prelati, parroci e pastori delle anime che ti sono affidate. Sii vigilante, contro la pravità eretica, contro le false pubblicazioni degli eretici, contro i cattivi e falsi cristiani, contro i malvagi costumi, i pubblici vizi, gli scandali, i furti e gli adulteri. E conferma, ovvero conserva i pochi cattolici, che muoiono a poco a poco  e cadono nell‟eresia e nell‟ateismo a causa della scarsa vigilanza dei pastori. Il testo dice significativamente: quel resto che stava per morire. Usa il verbo all‟imperfetto 1) perché in Europa, come detto più volte, grazie al Concilio di Trento, alla Compa- gnia di Gesù e ad altri uomini pii, fu conservato nella vera fede un resto di Cattolici, i quali, se non si fossero impiegati tali rimedi, sarebbero senz‟altro caduti nell‟eresia e spiritualmente morti; 2) di modo che Vescovi, prelati e pastori d‟anime intendano che la salvezza e la morte delle anime, re- dente dal prezioso Sangue di Cristo, non dipende dal caso, o da una cieca predestinazione di Dio, come pensano scioccamente i pigri e gli empi, ma la vita eterna proviene dalla vigilanza, cura e sol- lecitudine pastorale, e la dannazione dalla negligenza, dallo scandalo e dalla trascuratezza dei pasto- ri. 

 IV. Sii vigilante, e conferma quel resto che stava per morire. Anche questo ci viene incul- cato e gridato alle nostre orecchie dal Profeta, affinché siamo vigilanti, poiché ci troviamo in un‟epoca malvagia, in un tempo pieno di pericoli, calamitoso; rifiorisce, infatti, ovunque l‟eresia, e alza la testa e prende forza e corpo sempre più, come non mai. Gli eretici dovunque prevalgono, e trionfano nell‟Impero, nei regni, negli stati, ingrassati delle spoglie dei beni della Chiesa. Per questo molti cattolici s‟intiepidiscono nella fede, molti tiepidi vengon meno, moltissimi sono scandalizzati in cuor loro. Anche le guerre sono fomite di ignoranza riguardo a quel ch‟è necessario sapersi della fede, e la corruzione dei costumi s‟accresce tra le armi e i soldati, i quali raramente hanno buoni pa- stori, predicatori e catechisti. Ne segue che l‟intera generazione rimane del tutto incivile e rozza, di dura cervice, che si cura e sa poco o nulla di Dio, del cielo, della vita onesta. Apprendono le rapine, i furti, le bestemmie, le menzogne, l‟inganno del prossimo. La maggior parte dei cattolici sono tie- pidi e ignoranti, circondati dagli eretici, i quali si gloriano e giubilano del loro buon successo, e se- ducono i cattolici, i quali al contrario sono scoraggiati, poveri e sconsolati. Frattanto nessuno studia la Sacra Scrittura, poiché i genitori sono privi di mezzi, i seminari giacciono per lo più in abbando- no, perché non beneficiano delle consuete e dovute entrate con cui vennero istituiti. Da queste cose e altre miserie appare chiaramente quanto grave pericolo di perdere la fede cattolica incomba nell‟Impero Romano. Siate quindi vigili, o Vescovi e Prelati della Chiesa di Dio, e badate con sag- gezza a voi stessi e a tutto il vostro gregge, in modo che possiate avere durante la cattiva stagione assennati, pii e dotti sacerdoti e pastori, che con la sana dottrina e il buon esempio illuminino le loro pecorelle, e le nutrano e confermino nella fede cattolica. Sii vigilante e conferma quel resto che stava per morire: perché infatti non ho trovato compiute le tue opere al cospetto del mio Dio. Cri- sto Signore qui parla come uomo e capo della Chiesa invisibile, a cui la Divinità dall‟abisso infinito della sua eterna prescienza gli rivelò i peccati e le cadute dei pastori e di tutti i membri a venire, af- fidandogli anche la loro correzione. Rimprovera qui l‟insufficienza e la carenza di quella vigilanza e cura pastorale, che Dio pretende dai Vescovi e Prelati della Chiesa. Per questo significativamente si aggiunge la particella infatti, che connette la frase antecedente con la successiva. Sii vigilante … infatti non ho trovato compiute le tue opere al cospetto del mio Dio: ossia non fai il tuo dovere come potresti e dovresti fare, non sei abbastanza vigile e sollecito riguardo alle pecore che ti sono state affidate, poiché le tue opere non sono compiute, ovvero non sono perfette nella carità, e perché hai pochissima cura della salute delle anime. Non ho trovato compiute le tue opere, riguardo alla disciplina, all‟educazione, all‟incremento e alla visita di quelle. Non ho trovato compiute le tue opere, poiché non cammini, come anch‟io feci su comando del Padre mio, cioè nell‟umiltà, nella povertà e rinuncia della magnificenza di questo mondo. Per questo dice: Infatti non ho trovato compiute le tue opere al cospetto del mio Dio. Non sono secondo la sua volontà, contro la quale tu operi, pascendo te stesso,  mentre, accecato dall‟amor proprio, indulgi ai piaceri, ti abbandoni al fa- sto, ti gonfi per gli onori, sperperi il mio patrimonio in banchetti, nella corte, nello splendore dei pa- lazzi, nel numeroso seguito, in carrozze e cavalli, nell‟innalzare e arricchire i parenti e in uno sfarzo che mal s‟addice anche ad un secolare, anziché impiegarlo nel sostenere i poveri, consolare le ve- dove e gli orfani, e aiutare quelle regioni dove i Cattolici sono privi di mezzi, e, spogliati dei beni dalle depredazioni degli eretici ed altri, vivono oppressi a causa della mancanza di aiuti umani. O nell‟educare i giovani poveri negli studi, in modo da supplire alla carenza di buoni pastori; o nella ricostruzione delle chiese diroccate. E dato che tutte queste opere sono proprie dell‟ufficio pastora- le, e tuttavia non sono state fatte, non ho trovato compiute le tue opere al cospetto del mio Dio, al cui sguardo appare tutto ciò, e per questo sarai senza scuse quando ti giudicherà. 

 V. Vers. 3. Prosegue poi: Ricordati dunque che cosa hai ricevuto e udito, e osservalo, e fai penitenza. Qui si contrappone il rimedio alla ferita, rimedio che consiste in cinque cose. 1) Ricorda- ti. Queste parole indicano la frequente considerazione e stabile e ferma memoria di una cosa seria e di grande importanza, ovvero del dovere e dell‟impegno pastorale, il quale essendo di massima rile- vanza, è pure un obbligo gravissimo, che Vescovi, Prelati, e tutti gli altri pastori d‟anime devono sempre volgere nell‟animo, scriverlo nella memoria a caratteri di fuoco. Il primo rimedio fonda- mentale quindi è la correzione dei peccati e della negligenza degli uomini di Chiesa, in modo che abbiamo ben fermo e ben sappiano quale sia il loro dovere e obbligo. Per cui si dice secondariamen- te 2) ricordati dunque che cosa hai ricevuto, ad indicare l‟eccellenza dell‟ufficio e incarico episco- pale e pastorale, che è santo, accettato per mano degli Angeli su ordine di Dio, non in ordine ad un qualche regno terreno, ma a favore delle anime, per la cui salute Io, eterno Figlio di Dio, Re dei Re e Signore dei Signori, sono disceso dal Cielo, mi son fatto uomo, son nato in una stalla, posto tra dei giumenti, ho vissuto 33 anni in povertà e umiltà, sono morto in croce tra due malfattori. Per cui non hai ricevuto quest‟incarico per essere adorato o onorato dagli uomini, per passar il tempo tra i piace- ri e i banchetti, per ammassare oro e argento, innalzare e arricchire la tua famiglia, per imitare il fa- sto e la vanità del mondo, ma per essere imitatore mio e dei miei santi, e per mostrarti santo e im- macolato, e tanto più separato dagli uomini, quanto più alto, santo e perfetto è il ministero che hai ereditato. Che cosa hai ricevuto, ovvero un grave incarico, pieno di preoccupazioni, assilli e perico- li, per il quale si esige una sollecita vigilanza, il timor di Dio, una continua preghiera e una casta so- brietà ecc. Che cosa hai ricevuto, a qual fine sei stato istruito e formato, ossia per il Papato, l‟Episcopato e il Sacerdozio, ovvero per pascere il gregge che ti è stato affidato, e illuminare come una lampada in un luogo oscuro, e come il sale della terra dar sapore spiritualmente alle anime e al- le menti dei uomini, e come il capo vivificare le membra e il corpo ecclesiastico. Che cosa hai rice- vuto, ossia tanti doni di natura ricevuti dal mio Dio, e doni di grazia avuti senza merito, ma non co- me loro padrone, ma perché li impieghi come il buon fattore; non per nasconderli nel sudario dell‟amor proprio, o sotterrarli nella terra dei piaceri e degli onori, ma per farli lucrare spiritualmen- te al mio Dio in opere di misericordia, di carità, nel consolare le vedove e gli orfani, nel nutrire i poveri e i miserabili sull‟esempio dei mie Santi. Per cui si aggiunge per terzo: E hai udito, pensa come io camminai e diedi la mia vita per le mie pecore, come narra il Vangelo. E hai udito, nelle vite e negli Atti dei miei Apostoli, qual vita condussero. E hai udito, come si comportarono i tuoi predecessori, i Papi, i Vescovi, e i Prelati della mia Chiesa. Senza dubbio umili, poveri, prudenti, sobri, casti, zelanti, e ornati di tutte le virtù. Per cui allo stesso modo in cui vissero e si condussero in questo mondo il tuo Signore e Maestro, gli Apostoli, gli altri Santi, e amici di Dio e i Padri tuoi predecessori, così cammina e comportati anche tu. E hai udito, memore della disciplina stabilita nei Sacri Canoni, negli scritti dei SS. Padri, nei Concili ecumenici, provinciali e diocesani. E hai udito, soprattutto ciò che è stato stabilito da osservarsi riguardo alla vita e onestà e riforma dei costumi nell‟ultimo Concilio Tridentino. Per cui subito si aggiunge in quarto luogo: E osservalo, parole che ci incitano ad attenersi alle predette cose, e in pari tempo riprendono il particolare difetto di quest‟epoca, che consiste proprio nella mancata osservanza di quelle. È infatti un‟epoca carnale e delicata, che si gloria di molte e sublimi conoscenze, poiché conosce molte cose buone, ma non le mette in pratica. Abbiamo tanti Sacri Canoni, tanti salutari decreti di Concili ecumenici e Sinodi, tante raffinate leggi civili, tanti libri spirituali, tanti esegeti della Sacra Scrittura, tanti scritti dei SS. Padri, pieni di zelo ed unzione, tanti esempi di Santi, eppure mettiamo in pratica così poco, perché siamo figli di un tempo carnale. Per cui Cristo ci ammonisce e riprende perché lo imitiamo, e met- tiamo in pratica i suoi insegnamenti, seguendo la via buona che conosciamo, e camminiamo come Lui camminò e sui Santi con lui. Dice poi in quinto luogo: E fai penitenza, far penitenza comporta tre cose: 1) che l‟uomo riconosca e confessi il suo peccato; 2) che con cuore contrito ed umiliato chieda perdono a Dio; 3) espii i suoi peccati e difetti con una piena soddisfazione, e cambi in me- glio vita e costumi. Ma poiché questa pessima generazione del quinti stato della Chiesa è comple- tamente manchevole su questi tre punti, Cristo esorta assai convenientemente in primo luogo la sua Chiesa alla penitenza, quale unico e necessario rimedio per risuscitare l‟anima, che è morta, alla vita spirituale, ma non solo, anche come mezzo per placare e allontanare da noi l‟ira di Dio, che già si versò sopra questa generazione e che si verserà fino alle estreme conseguenze, se non fa penitenza. E tuttavia nessuno vuol pentirsi. Il che si dimostra dalle seguenti deduzioni: 1) gli eretici, infatti, che sono morti nella loro eresia, disprezzano la penitenza, e non riconoscono, né vogliono rendersi conto della loro miserabile condizione, anzi se ne gloriano, e dicono di star ottimamente, e tuttavia sono morti; 2) tra i Cattolici pochi se ne trovano che riconoscano i loro difetti e peccati. Tutti i Ve- scovi, Prelati e pastori d‟anime e della Chiesa sostengono di far sempre il loro dovere, di essere vi- gilanti, di vivere conforme al loro stato. Allo stesso modo gli Imperatori, i Re, i Principi, i Consi- glieri e i Giudici si vantano delle loro buone azioni passate e presenti. Tutti i membri degli ordini sacri parimenti pretendono di essere innocenti. Infine lo stesso popolo, dal piccolo al grande, suole dire: Che ho fatto o faccio di male? Così tutti si giustificano. La divina sapienza e Bontà, allora, per condurre alla penitenza questa pessima generazione, mandò quasi continue sventure di guerre, epi- demie, carestie ed altre sciagure, e ultimamente afflisse l‟intera Germania con trent‟anni  di conti- nue e straordinarie calamità, affinché infine aprissimo gli occhi, riconoscessimo i nostri peccati, chiedessimo perdono a Dio con cuore contrito e umiliato, ed emendassimo la nostra vita e i nostri costumi (ciascuno conforme alla propria condizione) cambiandola in meglio. Invece siamo divenuti peggiori, e così accecati, da non credere neppure, che questi mali ci son piovuti addosso per i nostri peccati, come insegna la Sacra Scrittura: Non vi è male (pena) in Israele, che non abbia fatto il Si- gnore. Per cui è da temere che l‟ira di Dio si scateni ancor più contro di noi, come ci minacciano i seguenti versetti. 

 VI. Vers. 3. Se non vigilerai, verrò da te come un ladro, e non saprai a che ora verrò da te. Dopo aver indicato il rimedio, segue una grave minaccia contro la Sua Chiesa. Se non vigilerai, destandoti una buona volta dal pesante sonno dei piaceri, dei peccati e della tua ignavia, nei quali fin adesso hai dormito. Verrò da te, suscitando dei mali contro di te. Parla al futuro, perché, come detto più volte, la longanime Bontà di Dio cerca sempre di differire e procrastinare la sua ira. Ma perché non ci illudiamo, che per questo ritardo noi ci troviamo fuori tiro, aggiunge: Verrò da te, certamente e infallibilmente. Del pari in altro luogo ci ammonisce la S. Scrittura: Aspettalo. perché certamente verrà e non differirà (Ab., II, 3). Come un ladro: paragona alla venuta di un ladro la vi- sita e l‟invio del castigo. Il ladro, infatti, 1) di solito viene improvvisamente e in modo inaspettato; 2) mentre gli uomini dormono, 3) scassina la casa, 4) e compie la rapina. Così sarà il castigo che Dio susciterà contro la sua Chiesa. Questo male sono gli eretici e i tiranni, che giungono all‟improvviso e in modo inaspettato, e, dormendo i Vescovi, i Prelati e i pastori, scassinano la Chiesa, la casa di Dio, e prelevano e rubano gli Episcopati, le Prelature e i beni ecclesiastici, come vediamo essere accaduto in Germania e nel resto dell‟Europa. E v‟è pure il rischio che rapinino e s‟impadroniscano anche del poco che è rimasto. Verrò da te come un ladro, suscitando contro di voi popoli barbari di tiranni, che, come il ladro, verranno d‟improvviso e inaspettatamente prenden- do il sopravvento, mentre voi dormite nei vostri inveterati piaceri, sordidezze e abominazioni. Scas- sineranno le fortezze e i depositi. Entreranno in Italia e devasteranno Roma, incendieranno le Chie- se e si impossesseranno di ogni cosa, se non farete penitenza e vi desterete dal sonno dei peccati. E non saprai a che ora verrò da te. Qui si tocca l‟accecamento, con cui Dio è solito colpire i Principi del popolo, affinché non sappiano prevedere, e di conseguenza neppure provvedere ai malanni che incombono. Nasconde loro infatti con il sonno dei piaceri la gravità del castigo, affinché improvvi- samente e non aspettato li colpisca per vendicarsi. Così dice: E non saprai a che ora verrò da te. È nascosto ai tuoi occhi il momento della mia visita, e non potrai più provvedere alla sciagura, né pre- pararti al combattimento, poiché arriverà in fretta, sommergendoti come la piena di un fiume, come la freccia scagliata, come il tuono, e un cane impetuoso.  

Vers. 4. Hai però alcune pochi nomi in Sardi, che non hanno contaminato le loro vesti. Segue l‟elogio dei pochi fedeli rispetto alla restante moltitudine sulla terra. Benché infatti la Chiesa sia nella desolazione, e il mondo posto sotto l‟influenza del maligno, sempre però il Signore Iddio ha e si riserva dei suoi santi amici, affinché non si corrompa del tutto ogni cosa, e costoro, come la luce del mondo e la lampada ardente, brillino in questo mondo, affinché le tenebre non avvolgano tutto. Che non hanno contaminato le loro vesti. Con queste parole s‟indica la peculiarità delle sor-dide e immonde passioni, delle quali tutto il mondo è in preda, è come coperto e in modo miserabile infetto, a parte quei pochi che rimangono immuni da tale contagio. Ma si prende la metafora della „contaminazione delle vesti‟, per indicare le sozzure che ci insudiciano: 1) il fango e lo sterco nel camminare; 2) le sconcezze di varie sporcizie per conservare la vita materiale, 3) la lebbra e la pe- stilenza. Con queste tre metafore si indicano qui la generalità dei gravissimi peccati e delle sconcez- ze nelle quali tutto il mondo (eccetto pochi) giace miseramente, langue e patisce fino a morirne. Questa generazione è infatti oltremodo malvagia, delicata, effeminata, molle, carnale, avara e su- perba. Per cui giace immersa nel fango dei piaceri e delle godimenti, e delle eresie, è dimentica del Signore suo Creatore, eccetto quei pochi, in tale diversità di condizioni diverse e moltitudine di uo- mini sulla terra, che ancora credono con tutto il loro cuore nel Signore Dio suo nei cieli, sperano nella sua Provvidenza, servono Gesù Cristo secondo la vocazione del loro stato e amano Dio e il prossimo. Per cui aggiunge: nomi, ossia coloro che per il loro scarsissimo numero possono facil- mente esser chiamati per nome. Così dice: il cui nome è scritto nel libro della vita, per la scarsezza di coloro che si salvano. Molti sono infatti i chiamati, ma pochi gli eletti. E cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. Qui si riferisce al modo di vivere di Cristo sulla terra, al cui esempio questi pochi si conformano. Cristo camminò in vesti bianche, 1) perché si comportò con gli uomini con somma mansuetudine, purezza, umiltà, povertà, pazienza e disprezzo di sé, cose in- dicate appunto con l‟espressione in vesti bianche; 2) camminò vestito di bianco quando, durante la sua benedetta Passione, disprezzato da Erode, gli si fece indossare un veste bianca, e, giudicato un uomo stolto, fu rimandato a Pilato; così i pochi, che si mantengono immacolati in questo mondo, cammineranno ad esempio di Cristo sulla terra in grande umiltà, povertà, e mansuetudine. Alzeran- no gemiti nel loro cuore all‟indirizzo del loro Signore e Dio, sopporteranno innumerevoli affronti, e saranno disprezzati ed irrisi dai mondani, poiché la loro vita e la loro condotta sarà stimata pazzia e fatuità. Così il mondo suole fare e sempre ha fatto nei riguardi dei Santi di Dio, anzi non temette di farlo anche nei confronti del suo Figlio suo Unigenito, che inviò dai cieli per salvare il mondo. Per cui dice in consolazione dei suoi amici: Vi do questo comando, che vi amiate gli uni gli altri. Se il mondo vi odia, sappiate che prima il mondo odiò me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel che è suo, ma poiché non gli appartenete, ma io vi scelsi dal mondo, perciò vi odia. Ricordatevi del- le parole che vi ho detto. Non v’è servo maggiore del suo padrone. Se hanno perseguitato me, per- seguiteranno anche voi. (Giov., V). L‟amicizia di questo mondo è inimicizia agli occhi di Dio e vi- ceversa. Per cui prosegue: Perché ne sono degni. È infatti un ammirabile atto di amicizia e di de- gnazione di Dio nei confronti dei giusti, suoi amici, volere e permettere che essi in questo mondo andassero in giro coperti di pelli di pecora e di capra, disprezzati, poveri, vili, afflitti da tribolazioni e persecuzioni, offese e ingiurie, da tentazioni, al freddo e nudi ecc. Al contrario il mondo, e quelli che gli appartengono, prosperano tra i godimenti, vivono nello sfarzo, tra le ricchezze; ridono, si al- lietano in mezzo ad ogni bene, mentre il giusto patisce. E questa è l‟amicizia di Dio verso i suoi eletti, di cui il mondo è indegno, come si legge nell‟Epistola agli Ebrei: Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, su- birono scherni e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spa- da, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati - di loro il mondo non era degno! (11, 35-38).  Consapevoli di questo gli Apostoli del Santissimo Iddio si pre- sentavano ilari avanti coloro che dovevano giudicarli, poiché erano stimati degni di patire per il Santo Nome di Gesù. 

VII. Vers. 5. Chi vince sarà così vestito di bianco. In queste parole si contiene la promessa del premio, della retribuzione e della piena consolazione, che vi sarà nell‟altra vita, con la qual promessa esorta noi suoi soldati e ci stimola alla vittoria. Chi vince, ossia il mondo, la carne e il diavolo. Chi vince, sottraendosi al giogo del demonio (a cui era soggetto per i peccati e i piaceri) con la penitenza, l‟amor di Dio e del prossimo, che copre la moltitudine dei peccati. Chi vince, per- severando nella vera fede cattolica in mezzo a tante defezioni, scandali, e afflizioni che patiscono i Cristiani. Chi vince le persecuzioni, le tribolazioni, le angustie, e le calamità promosse dagli eretici e dai cattivi cristiani. Chi vince le malignità, gli inganni e le menzogne colla prudenza e la vera semplicità cristiana, e persevererà nella sana dottrina, nei santi costumi, e nella carità sincera. Sarà così vestito di bianco, ovvero con lo splendore della gloria eterna, col candore della luce eterna, con la veste dell‟immortalità, della santità, della purezza e dell‟impeccabilità. Sarà così vestito di bian- co, gli sarà corrisposto in maniera piena secondo la misura dei suoi patimenti. Quanto infatti sarà stato disprezzato in questo mondo, altrettanto avrà di gloria in cielo, quanto avrà patito tribolazioni, altrettanto godrà di consolazioni, e quanto più sarà stato su questa terra vessato e oppresso dal di- sprezzo, dalla povertà, dalla nudità, dalla sete, dalla miseria per le persecuzioni, le tribolazioni e le avversità, tanto più sarà ivi esaltato, abbonderà dei tesori celesti, sarà vestito dalla stola dell‟immortalità, saziato dalla pienezza di ogni delizia, cose che gli verranno più tolte per tutta l‟eternità. Per cui il testo aggiunge, per massima consolazione degli afflitti, il versetto: E non can- cellerò il suo nome dal libro della vita. Il libro della vita è la predestinazione, ossia l‟eterna pre- scienza di Dio, che dall‟eternità ha costituito e preordinato il suo regno in modo certo ed infallibile a vantaggio dei suoi eletti secondo le opere di ciascuno. Così in consolazione dei suoi amici e dei giusti promette qui: E non cancellerò il suo nome dal libro della vita, rimarrà scritto come erede nel testamento dell‟eredità eterna, che nessuno gli potrà sottrarre per i secoli dei secoli. E confesse- rò il suo nome al cospetto del Padre mio e al cospetto dei suoi Angeli. La confessione di Cristo sa- rà il massimo onore per i santi in cielo, la quale, come in altri numerosi passi dei Vangeli, così an- che qui è promessa a coloro che confessarono sulla terra il nome Santo di Cristo, e non lo tennero solo sulle labbra, ma anche nel cuore e nella pratica. E poiché proprio questo è del tutto estraneo al- la malvagia generazione di quest‟epoca della Chiesa (quasi tutti infatti dicono di confessare e cono- scere Cristo, ma nei fatti lo negano) promette come premio speciale e speciale incitamento per i suoi soldati alla vittoria, questo massimo onore, ossia la proclamazione e la lode del servo al cospet- to del Re dei Re e del Signore dei Signori e davanti alle mille miglia degli Angeli e dei Santi di Dio. 

Venerabile Servo di Dio Bartolomeo Holzhauser