sabato 1 febbraio 2020

VI PRESENTO L'AMORE



IL FONDAMENTO


Aspetti del pensare umano.

Il pensare umano presenta tre aspetti: è parola; è generato; è personale.

1) L'uomo pensa, per esempio, giustizia, fede, fortezza, carità, ecc. Questi pensieri  sono parole anche prima di venire pronunciate, perché le parole vocali sono soltanto espressioni delle parole interne alla mia mente.
Questi pensieri o queste parole interne sono generate: ma nessuno le vede, le gusta, le  tocca ecc. Chi di voi si è mai seduto a mensa con la signora Giustizia? Chi di voi ha veduto la signora Carità andare a passeggio? Chi conosce la grandezza e il colore  della Fortezza?

2) Queste interne parole donde vengono? Esse devono venire o essere generate  dalla mente, perché non si trovano tali e quali nel mondo esterno. Esse non sono generate per una nascita fisica, come sono generate le bestie; ma da una nascita  spirituale, appunto perché esse non sono materiali, cioè, sono spirituali. Bisogna tener presente che la vita non è soltanto generata in un modo fisico. Il modo più puro per  generare la vita è quello dei pensieri e delle idee che sono generate nella mente.

3) I pensieri sono anche personali. Molti pensieri umani sono banali, ordinari, non  meritevoli d'essere ricordati; altri invece, sono spirito e vita.
In certi pensieri umani uno mette tutta la propria anima, tutto il suo essere, tutto  quello che ha e tutto quello che è. Sono pensieri tanto individuali da portare in sè  stessi la personalità e lo spirito di chi li generò, di modo che sono riconosciuti come  suoi. Ecco perché noi diciamo: questo è un pensiero di Pascal, di Bossuet, di  Shakespeare, di Dante, ecc.

FULTON J. SHEEN

Regina della Famiglia



IL MESSAGGIO DI GHIAIE 


La Sacra Famiglia luminosa 

Mentre Adelaide stava ammirando un bel fiore di sambuco,  vide un puntino d'oro che scendeva dall'alto e si ingrandiva fino  a scorgere in esso una bella Signora con Gesù Bambino in  braccio e alla sua sinistra San Giuseppe. Le tre persone erano  avvolte in tre cerchi ovali di luce. 
La Sacra Famiglia è apparsa sette volte a Ghiaie. Credo  che sia l'unico caso nella storia delle apparizioni. La luce è il  riflesso di Dio. San Giovanni apostolo scrive: "Dio è luce e in lui  non ci sono tenebre" (1 Gv 1,5). Gesù dice di sé: "Io sono la luce  del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà  la luce della vita" (Gv 8,12). 
Le apparizioni celesti spesso sono accompagnate dalla  luce: la venuta della Vergine a Fatima, a Ghiaie, è preceduta da  lampi o altri segni e seguita dai miracoli del sole. Lucia di  Fatima così descrive il primo incontro con la Madre di Dio:  "Vedemmo una Signora vestita di bianco, più luminosa del sole,  diffondere una luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua cristallina attraversato dai raggi del sole più  ardente... eravamo così vicini che restavamo immersi nella luce  che la circondava o che lei diffondeva... aprì per la prima volta le  mani, comunicandoci una luce così intensa, una specie di riflesso  che da essa usciva e ci penetrava nel petto e nel più intimo  dell'anima, facendoci vedere noi stessi in Dio, che era quella  luce" (v. Memorie, pp. 160-162). 
La dottoressa Maggi, il 19 maggio 1944, notò che Adelaide durante l'estasi teneva gli occhi semiaperti e sulla sclera  proprio lungo l'asse visivo era visibile una netta linea di arrossamento della congiuntiva, che persistette oltre la visione con  una particolare lucentezza del globo oculare. Chiese alla piccola  perché le bruciassero gli occhi ed essa pronta rispose: "È lo  splendore della Madonna che mi fa bruciare gli occhi". Adelaide  vede la Madonna, Gesù Bambino e San Giuseppe avvolti in tre  cerchi ovali di luce. In questa espressione viene richiamato il  mistero della Santissima Trinità. Certo, non si può confondere la  Trinità con la Sacra Famiglia. 
Approfondendo il significato dell'apparizione vediamo che  Gesù è il Figlio unigenito del Padre ed è anche il Figlio di Maria,  la quale ha una particolare relazione con la Trinità. Giovanni  Paolo II, il 24 settembre 2000, a conclusione del XX congresso  mariologico-mariano, disse: "Maria è il luogo in cui la Trinità,  relazione d'amore, si manifesta per la prima volta; Maria è la  figlia prediletta del Padre, la Madre del Cristo, al tempo stesso  discepola dal cuore attento e fedele e sua compagna generosa  nell'opera della redenzione, sacrario purissimo dello Spirito Santo, che rende feconda la sua verginità". 
La Vergine della Rivelazione, apparsa il 12 aprile 1947, a  Bruno Cornacchiola, a Roma, nella località chiamata "Le Tre  Fontane", disse: "Sono colei che sono nella Trinità divina".  Dinanzi al protestante che cercava di abbassarla, negando la sua  verginità ed altri privilegi, lei mostra la sua grandezza, la sua  altezza vertiginosa, usando un'espressione mai pronunciata così  esplicitamente. Maria non è la quarta persona della Trinità, ma  vive e opera nella Trinità che la compenetra tutta, rendendola  simile a sé. Anche San Giuseppe ha una particolare relazione con  la Trinità, perché è sposo di Maria e il padre di Gesù in un  ordine di parentela che non è quello della carne e del sangue.  Tale parentela non può vantare diritti nel Regno di Dio. La vera  parentela che lega a Gesù non è fondata sui diritti naturali, ma  sulla volontà divina (cfr. Mt 12,50). 
Non solo la Santa Famiglia di Nazareth è l'immagine della  Santissima Trinità, ma anche tutte le famiglie, come ogni  persona umana sono immagine della Trinità, perché noi siamo  stati creati ad immagine di Dio, che per la rivelazione di Gesù  Cristo, sappiamo che è uno e trino.

 Severino Bortolan 

Geremia



Il lamento del popolo

19'Signore, hai messo Giuda
completamente da parte?
Ti è diventata insopportabile
la città di Sion?
Perché ci hai colpiti così duramente
che non possiamo più riprenderci?
Aspettavamo la pace, ma non c'è stata;
aspettavamo la guarigione,
ma è arrivato il terrore.
20È vero, Signore, abbiamo peccato
contro di te:
riconosciamo i nostri peccati
e quelli dei nostri padri.
21 Per amore del tuo nome,
non abbandonarci!
Non permettere che Gerusalemme
sia disprezzata!
È la città dove tu regni glorioso!
Ricordati della tua alleanza con noi:
non venir meno alle tue promesse!
22Fra tutti gli idoli delle nazioni
nessuno è capace di far venire la pioggia!
Da solo, il cielo non può mandare temporali!
Noi speriamo in te, Signore Dio nostro,
perché solamente tu fai tutte queste cose'.

Chi è don Luigi Villa?



Don Villa a Brescia

Fu la situazione grave in cui si trovavano i Genitori, che spinse don Villa ad accettare dall’arcivescovo di Chieti, mons. Giambattista Bosio, l’incardinazione nella sua diocesi, come era stato suggerito dal Segretario di Stato, cardinale Tardini. Ma fu una incardinazione segretissima, fatta nello studio del Vescovo, e, come testimone, solo il suo Segretario, mons. Antonio Stoppani. Ma mons. Bosio, per consentire a don Villa di aiutare i Genitori, avuto il beneplacito da Roma, trasferì don Villa nella diocesi di Brescia, con l’aprovazione del Vescovo locale.
Il 15 settembre 1962, don Villa aprì una “Casa di formazione”, a Codolazza di Concesio – Brescia, intitolata “Villa Immacolata”, per erigere l’Istituto “Operaie di Maria Immacolata” nato con la paternità di Mons. Bosio.
Nel 1964, l’anziano Vescovo di Brescia, mons. Giacinto Tredici, morì e fu sostituito dal montiniano mons. Luigi Morstabilini.

Il 12 dicembre 1964, mons. Morstabilini promise a mons. Bosio di concedere, in breve tempo, il Decreto di approvazione dell’Istituto; la stessa promessa la fece a don Villa, tre giorni dopo; in gennaio 1965 vi fu il trasferimento dei documenti; il 2 febbraio furono accettate da don Villa alcune condizioni restrittive sulle vocazioni estere; il 4 febbraio, mons. Morstabilini assicurò mons. Bosio che il documento di approvazione era “sicuro”; il 7 febbraio mons. Morstabilini, in visita alla parrocchia in cui risiedeva l’Istituto di don Villa gli evitò l’onore di una sua visita; il 18 maggio, mons. Bosio, dopo un colloquio con mons. Morstabilini assicurò don Villa che il Decreto di approvazione era ormai prossimo al rilascio. 


Ma il 1° luglio 1965, don Villa ricevette dalla Curia di Brescia una lettera del delegato vescovile che lo informava del parere sfavorevole della Commissione a riguardo dell’approvazione dell’Istituto.

Di fronte a tanta ostilità e doppiezza, don Villa comunicò a mons. Bosio la sua intenzione di incardinarsi in un’altra diocesi. Il suo Vescovo dispiaciuto, gli rispose: «No, non farlo, per me!».
Ma questa doppiezza nel modo di agire, obbligò il così paziente e buono mons. Bosio ad AGIRE!
«Adesso basta – disse a don Villa – in fin dei conti il tuo Vescovo sono Io. Se non comprendono la mia delicatezza e carità, andrò a Roma, e ti scriverò».
Il 4 dicembre 1965, mons. Bosio scriveva a don Villa: «Carissimo Padre Villa, puoi dire alle tue figlie che l’Immacolata ha esaudito le nostre e le loro preghiere. Visto che a Brescia non si viene a capo di nulla, ho fatto visita al card. Pietro Palazzini…». La lettera terminava così: «.. non avendo qui, a Roma, i timbri della Curia, potrete ugualmente celebrare la “fondazione” il giorno dell’Immacolata. Il “Documento” ve lo manderò quanto prima».
L’8 dicembre 1965, Mons. Bosio inviò a don Villa il “Decreto” con cui si erigeva canonicamente il suo Istituto “Operaie di Maria Immacolata”.
Il 20 maggio 1967, la sede dell’Istituto fu trasferita in città, in via Galileo Galilei, 121, Brescia, dove risiede tuttora.
Mons. Giambattista Bosio, però, morì pochi giorni dopo, il 25 maggio 1967.
Don Villa non era a conoscenza di alcuna malattia o altro problema di salute che potesse far pensare ad una morte imminente del suo Vescovo. Solo poche settimane prima della morte, lo stesso mons. Bosio, gli aveva detto: «Quando andrò in pensione, vorrei venire a vivere con te, nel tuo Istituto». Le stesse Suore dell’Istituto erano elettrizzate al pensiero di avere con loro un personaggio così famoso e importante.
Quando Mons. Bosio morì, don Villa si trovava all’estero e, al suo ritorno, si recò immediatamente a Chieti per pregare sulla sua tomba.

Il nuovo Vescovo di Chieti, e quindi il diretto superiore di don Villa, fu mons. Loris Capovilla, ex uomo di fiducia del Vescovo di Padova, mons. Girolamo Bortignon, uno dei peggiori nemici di Padre Pio, ex segretario personale di Giovanni XXIII ed ex segretario personale di Paolo VI, dal 1963 al 1967.
Don Luigi si recò subito da Lui ed ebbe un colloquio in cui, il Vescovo, più che trattare la questione della sua incardinazione, per più di un’ora, cercò di convincerlo a non scrivere più articoli contro il comunismo, poiché – diceva – il comunismo sovietico vincerà e si dovrà venire a patti con Mosca!
Con la morte di mons. Bosio, don Villa si trovò stretto in una morsa: da una parte, l’ex segretario personale di Paolo VI, mons. Capovilla; dall’altra, il montiniano Vescovo di Brescia, mons. Morstabilini.
Mons. Capovilla chiedeva a don Villa di incardinarsi a Brescia, mentre mons. Morstabilini insisteva che don Villa rimanesse incardinato a Chieti e continuasse la sua opera a Brescia, riconfermandogli la sua fiducia, stima e benevolenza e consigliandogli di “far maturare i tempi”.
Il 4 febbraio 1968, don Villa, in una lettera al Vicario Generale di Brescia, mons. Pietro Gazzoli, lamentandosi della “poca intelligenza e onestà” e del modo doppio di agire di mons. Morstabilini, riportava due documenti che attestavano la sua mala fede: 

1. una lettera di mons. Morstabilini a mons. Bosio (scritta dopo il Decreto di approvazione di Roma dell’8 dicembre 1965) in cui si scusava per non averlo dato lui tale “Decreto”, perché questa era la sua intenzione, e dove incolpava la Commissione di Curia di averglielo impedito.
2. un’altra lettera di mons. Morstabilini, ad un parroco bergamasco, in cui, invece, il Vescovo affermava esattamente il contrario; pur riconoscendo che don Villa aveva ricevuto un Decreto di approvazione del suo Istituto, disse, però, che, se fosse dipeso da lui, tale Decreto non gli sarebbe mai stato concesso.

Il 3 settembre 1968, don Villa ricevette un “ultimatum” dal Vicario Generale di Chieti, mons. F. Marinis, il quale gli intimava di farsi incardinare a Brescia, entro fine anno.
Il 15 dicembre 1968, don Villa scrisse una lettera al card. Pietro Palazzini per metterlo al corrente di tutte queste manovre che miravano a “scardinare” l’Istituto che aveva da poco fondato.

Questi sono solo i primi esempi del modo di agire dei “nemici” di don Villa: nemici che non l’hanno mai affrontato lealmente e in campo aperto, ma che hanno sempre agito alle spalle, con doppiezza, colpendolo con ogni mezzo, incluso, come vedremo, il tentativo di assassinio.

a cura dell’Ing. Franco Adessa

CHIESA



La Madre della Salvezza: la Chiesa di Mio Figlio diventerà la sede dell’anticristo.

Mia dolce figlia, i Cieli tutti si radunano, in unione con mio Figlio, per venire in aiuto di quei santi sacerdoti che si troveranno in mezzo ad una grande battaglia. Molte di queste preziose anime dovranno sopportare terribili dolori e sofferenze quando dovranno assistere alle eresie che scaturiranno dall’interno della Chiesa. Essi saranno disorientati, spaventati e molti penseranno di non avere nessuno a cui rivolgersi. Questo è il momento in cui dovranno rivolgersi a me, chiedendomi di consacrarli a Mio Figlio, affinché Egli possa riversare su di loro ogni goccia del suo Prezioso Sangue. Quando saranno protetti con questo Dono, sapranno cosa fare. Devono sapere che io ho avvertito i Miei figli nel corso dei secoli, di questa abominevole apostasia programmata dal maligno. 

La Chiesa di Mio Figlio diventerà la sede dell‟Anticristo e ora che la Verità è stata rivelata, molti si sentiranno spaventati e soffriranno il dolore della Flagellazione di mio Figlio. La Chiesa di Mio Figlio sarà perseguitata, distrutta, profanata, finché, alla fine, ospiterà il trono su cui siederà l‟anticristo. Sarà da qui che egli, l‟anticristo, dichiarerà di essere il Cristo e che il mondo sarà salvato per mezzo di lui. 

Accettando le menzogne, voi negate la Verità. Ignorando la Verità, voi crederete in una rete di inganni tessuta e costruita dal maligno e questo vi intrappolerà. Una volta intrappolati, sarete tentati di seguire la folla, in ogni nazione, che dimostrerà grande rispetto per l‟anticristo. Per favore, figli, recitate questa Crociata di Preghiera per la lotta contro l‟eresia, che coprirà la Chiesa di mio Figlio sulla terra. 

Crociata di preghiera (125) Per difendere la Santissima Parola di Dio 

O Madre della salvezza, aiuta me, umile servitore di Dio, a difendere la sua Santissima Parola nei momenti di tormento. Consacrami, cara Madre, a tuo Figlio, perché Egli mi possa coprire col Suo Prezioso Sangue. Concedimi, per intercessione di tuo Figlio, Gesù Cristo, la grazia, la forza e la volontà di rimanere fedele agli Insegnamenti di Cristo nei tempi della Tribolazione che divorerà la Sua Chiesa Santissima sulla Terra. Amen. 

Andate a mio Figlio, cari servitori di Cristo. Voi appartenete a lui. Egli vi aiuterà durante la persecuzione. Egli non potrà mai abbandonarvi nel momento del bisogno. 

La vostra amata Madre, Madre della Salvezza. 

29 Ottobre 2013

AMORE E MISERICORDIA



"Voglio vivere unicamente per amarlo e, unita a lui, vivere soffrendo e morire amando".

Serva di Dio Madre Speranza di Gesù

Al di là della sofferenza




Signore, aiutami ad essere cosciente 
dei miei limiti.
Fa’ che io sia tanto coraggioso da non perdermi d’animo 
di fronte alle inevitabili difficoltà della vita.
Fa’ che sia tanto umile da giungere a scoprire
che senza di te non sono nulla e non valgo nulla.
Fa’ sì, Signore, che quando il dolore 
bussa alla mia porta
non lo veda mai come un castigo 
che tu mi invii,
ma come un’opportunità che mi offri 
di poterti dimostrare che ti amo davvero,
e che sono conscio che tu mi ami 
nonostante tutto.
Che la sofferenza, Signore, 
mi renda ogni volta più maturo,
mi renda più disponibile agli altri,
e mi faccia più amabile e più umano. 
Quando verrà il dolore, 
lungi dal ribellarmi contro di te,
che sappia offrirtelo e condivere amore e pace
con tutti coloro che mi circondano.
Signore, ti avevo chiesto forza per uscire vittorioso.
Tu mi hai dato la debolezza
affinché impari ad obbedire con umiltà. 
Ti avevo chiesto salute
per compiere grandi imprese.
Mi hai dato l’infermità 
per realizzare cose migliori.
Desideravo la ricchezza per poter essere ammirato.
Mi hai dato la povertà per acquisire 
sapienza.
Volevo avere potere 
per essere apprezzato dagli uomini.
Mi hai dato debolezza 
perché arrivassi ad avere desiderio di te.
Chiesi una compagna per non vivere solo,
mi desti un cuore
perché potessi amare tutti gli uomini.
Anelavo a cose che potessero rallegrare la mia vita
e mi hai dato vita
perché potessi godere di tutte le cose.
Non ho nulla di quello che ho tanto richiesto,
ma ho ricevuto tutto quello che avevo sperato.
Perché senza rendermi conto
le mie preghiere sono state ascoltate.
e io sono, fra tutti gli uomini, il più ricco.

(Parole incise su una piastra di bronzo 
all’Istituto di Riabilitazione di New York). 


..Padre Angel Peña

La battaglia continua



ERRORI DOTTRINALI DEL VATICANO II


SANTA MESSA
Errori sulla sua natura

Vediamo, ora, la totale disgregazione del nuovo rito che lo stesso Paolo VI destinò a sostituire il tradizionale “Rito di sempre”, ora interdetto (ma mai abrogato!).
Vediamo, quindi, quella rottura con la Tradizione alla luce della Fede cattolica, la quale insegna che Gesù, dopo la doppia consacrazione, è presente sull’altare, come sul Calvario, in stato di vittima immolata e offerta, realizzando una vera transustanziazione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue. I Protestanti, invece, non credono a questa transustanziazione, perché per essi, la “cena” non è che un memoriale di ciò che Gesù fece la sera del giovedì santo; perciò, per i Protestanti non sarebbe altro che una presenza spirituale di Gesù, poiché, «dovunque, due o tre persone sono riunite nel mio nome, Io sono il mezzo a loro» (Mt. XVIII, 20). Per questo, i Protestanti hanno orrore della Messa cattolica, e con Lutero essi la ritengono più abominevole a Dio di “tutti i peccati commessi in tutti i luoghi di prostituzione del mondo”.
Ebbene, la nuova versione del sacrificio nel rito di Paolo VI, i Protestanti l’hanno subito recepito come espressa nel Nuovo Messale delle domeniche, nell’edizione del 1975, a pagina 383 si legge: “Nel corso della messa si tratta semplicemente di fare menzione dell’unico sacrificio già compiuto”.
Come si vede questa dichiarazione dei Protestanti manifesta assai chiaramente la differenza fondamentale che esiste tra i due riti: quello di Paolo VI permette di negare la fede cattolica nel Santo Sacrificio della Messa, e il rito cattolico, codificato da San Pio V, che obbliga, invece, a professarla (I capo, p. 27-29). Quindi, il rito cattolico, nato dalla riforma del Vaticano II, non significa più la grazia dell’ordinazione sacerdotale; ciò è stato rigettato, e un nuovo rito è stato adottato per far sparire tutto il potere di consacrare e di offrire il Sacrificio del Nuovo Testamento.
Per questo, nel presentare il “Breve esame critico della nuova messa”, a Paolo VI, i cardinali Ottaviani e Bacci dicevano: «questo aveva eretto una barriera invalicabile contro ogni eresia che avrebbe potuto recar danno all’integrità del Mistero». 
Ora, questa barriera invalicabile contro ogni eresia, ossia quell’insieme di preghiere, di offertori, di segni che nella Messa cattolica sottolineavano il carattere sacrificale e propiziatorio della Messa, la riforma di Paolo VI l’ha fatta sparire, perché non significa più la transustanziazione, ma sono vane e senza effetto le parole: «Questo è il mio Corpo… questo è il mio Sangue».

sac. Luigi Villa

SOMMO PADRE



O sommo Padre, noi viviamo tra grandi angustie. Ora dunque ti supplichiamo, ti supplichiamo in nome
Del tuo Verbo,
per mezzo del quale ci facesti colmi dei beni che ci mancavano.
Piaccia ora a te, Padre, come ti  si addice,
volgere lo sguardo verso di noi perché, grazie al tuo aiuto,
non veiamo meno
e il tuo nome non venga in noi cancellato.
E per il tuo stesso nome degnati di venire in nostro aiuto.

Santa Ildegarda di Bingen

Gli oscuri piani del maligno si attuano!



Il tempo si oscura, la vostra esistenza diventa più difficile, ancora più sofferenza si diffonderà ora sulla vostra terra, perché gli oscuri piani del maligno si attuano, cioè egli si dirige direttamente verso il dominio del mondo.

Per questo dovete pregare, bambini Miei, per controbattere a questi piani malvagi e pregare che Dio Padre distenda presto la Sua mano salvatrice per preservare e liberare voi tutti, da queste ingiustizie, dalla tribolazione e dall’immoralità in tutte le sue sfaccettature senza scrupoli.

Pregate, Figli Miei che i seguaci di Mio Figlio aumentino ancora di più e che sempre più anime smarrite possano trovarLo!

Così sia.

Io vi amo. La vostra Mamma Celeste.

VITA DI CRISTO



La Visitazione  

Maria era stata avvertita che avrebbe concepito per virtù dello Spirito Santo. La sua attempata cugina Elisabetta aveva già concepito, nei suoi vecchi anni, un figlio, ed era adesso al sesto mese; e Maria, che ora portava entro di sé il Divino Segreto, si pose in viaggio, e parecchi giorni impiegò da Nazaret alla città di Ebron, che, secondo la tradizione, racchiudeva le ceneri dei fondatoci del popolo di Dio: Abramo, Isacco e Giacobbe. Elisabetta, venuta misteriosamente a sapere che Maria recava entro di sé il Messia, le domandò:  
«E in grazia di che mi è concesso che la madre del mio Signore venga a me?» (Luca 1: 43)  
Fu questo il saluto della madre dell'araldo alla madre del Re di cui l'araldo era destinato a preparare il sentiero; e Giovanni il Battista, ancora ricinto entro il seno della madre, alla testimonianza della madre sobbalzò di giubilo per quell'altra madre che nella casa di lei portava il Cristo.  
La risposta di Maria a questo saluto vien chiamata Magnificati ed è un cantico di gioia che celebra ciò che Dio aveva fatto per lei. Rivolse ella uno sguardo alla storia, ad Adamo, e vide quanto Dio aveva operato, di generazione in generazione, per preparare quel momento, e scorse pure un futuro indefinito in cui «Beata» l'avrebbero chiamata tutte le genti e tutte le generazioni. Sarebbe dunque venuto il Messia d'Israele, e Dio si sarebbe manifestato sulla terra e nella carne. E profetò perfino, Maria, le qualità del Figlio che da lei sarebbe nato, ricolmo di giustizia e di misericordia. Il suo poema termina con un inno alla rivoluzione ch'Egli inaugurerà abbassando i potenti ed esaltando gli umili. 

Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN

DELLE CAUSE DEI MALI PRESENTI E DEL TIMORE DE' MALI FUTURI E SUOI RIMEDI AVVISO AL POPOLO CRISTIANO


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DEL CONTE CANONICO ALFONSO MUZZARELLI

DELL'ULTIMA PERSECUZIONE DELLA CHIESA E DELLA FINE DEL MONDO



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P. B. N. B.


La vera Chiesa del Mio Gesù diventerà piccola, ma con grandi uomini e donne di fede.




Cari figli, rimanete con Mio Figlio Gesù, perché solamente così potete ottenere vittoria. Curate la vostra vita spirituale. Dedicate parte del vostro tempo alla preghiera, all'ascolto del Vangelo e alimentatevi con il prezioso alimento dell'Eucaristia. Voi Appartenete al Signore. Non permettete che il demonio vinca. L'umanità vivrà l'angoscia di un condannato e solamente con la forza della preghiera potete sopportare le prove che verranno. Pregate molto per la Chiesa del Mio Gesù. La divisione è arrivata nel seno della Chiesa, ma quelli che rimangono fedeli al vero Magistero vedranno la Mano Potente di Dio agire. La vera Chiesa del Mio Gesù diventerà piccola, ma con grandi uomini e donne di fede. L'albero del male crescerà e i suoi frutti si diffonderanno ovunque. Voi che Mi ascoltate, amate e difendete la verità. Coraggio. Alla fine, avverrà il Trionfo Definitivo del Mio Cuore Immacolato e i giusti saranno ricompensati. Avanti nella verità. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per averMi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.


Comunione sulla mano? NO! é sacrilegio!



L'Istruzione “Memoriale Domini” del 29 maggio 1969, in cui Paolo VI autorizzava l’Episcopato Italiano a concedere il permesso di dare la “Comunione sulla mano”, ci ha profondamente sconcertati perché noi l’abbiamo visto come un nuovo colpo d’accetta sul tronco della Tradizione Apostolica, e un nuovo processo di auto-demolizione della Tradizione della Chiesa cattolica. Sì, perché dare la “Comunione sulla mano” non è solo un problema liturgico, ma è anche, e principalmente, un problema teologico, proprio perché nell’Eucarestia si concentra tutto il dogma della nostra religione cattolica.
Quindi, chi “profana” l’Eucarestia commette “sacrilegio”, colpisce il sacerdozio di Cristo, ne rifiuta, implicitamente, la sua Passione espiatrice e redentrice, demolisce e distrugge la Chiesa e il Cristianesimo stesso!
La Chiesa aveva abolito quasi subito l’usanza di dare la “Comunione sulla mano”, che poteva essere giustificata ai primi tempi della sua storia a causa delle persecuzioni cruente, ma non poteva più essere approvata dopo le numerose profanazioni che risultavano anche in quei primissimi tempi della Chiesa!
Oggi, purtroppo, nonostante la crisi gravissima che sta attraversando la Chiesa, la Gerarchia si è come piegata a concedere di nuovo quel rito che, da oltre un secolo, volevano l’umanesimo materialista e ateo, il protestantesimo liberale e massonico, la “nuova teologia” tedesca-olandese, ribelle al Magistero solenne della Chiesa di sempre!
Così, a partire dal Vaticano II, ci si comunica in piedi, senza più alcuna genuflessione di adorazione e, adesso, si è arrivati anche a concedere la “Comunione sulla mano”facendo perdere, così, anche quel poco di rispetto che era ancora rimasto per le cose sante!
Comunque, è una norma ingiusta e sacrilega, come lo dimostreremo!
E noi non possiamo rassegnarci a questo triste stato di cose e a limitarci a soffrirne!
Per questo invitiamo tutti, Gerarchia e clero, a rimettere a posto e il rispetto e l’adorazione e l’amore a Gesù-Eucarestia!
Ci auguriamo, perciò, che il Magistero - che, qui, ha sbagliato gravissimamente! - abbia il coraggio di interdirla di nuovo con chiarezza, come aveva già fatto in passato, dopo tante tristissime esperienze!

del sac. Luigi Villa

“Il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono”. (Luca 11,13)



ABITA IN ME…  CONSACRAMI

Spirito di Dio, riempimi, Spirito di Dio, battezzami, Spirito di Dio, consacrami.
Vieni ad abitare dentro me.

Spirito di Dio, guariscimi, Spirito di Dio, rinnovami, Spirito di Dio, consacrami.
Vieni ad abitare dentro me.

Spirito di Dio, riempici, Spirito di Dio, battezzaci, Spirito di Dio, consacraci.
Vieni ad abitare dentro noi.

CHIESA



La Mia Chiesa è stata costruita sulla Verità e nient’altro che la Verità deve uscire dalle sue labbra. 

Mia amata figlia prediletta, quando la Mia Chiesa è applaudita apertamente da un mondo orgoglioso e profano, sappiate allora che queste due entità separate sono prossime a unirsi come una cosa sola. Quando la Mia Chiesa abbraccia il mondo profano, diventa politicamente giustificata da esso, e chiede il riconoscimento dal mondo della politica e degli affari, sappiate allora che Io non tollererò mai una tale azione. 

La Mia Chiesa è stata costruita sulla Mia Parola. La Mia Chiesa è stata costruita sulla Verità e nient‟altro che la Verità può uscire dalle sue labbra. Quando la Mia Chiesa parla, con la Mia Autorità, contro il peccato, sarà sempre criticata perché l‟uomo difenderà sempre il peccato. Il peccato rende la vita più accettabile per lui e per gli altri, ed egli farà ogni sforzo per dichiarare che l‟inferno è un‟assurdità. Quando la Mia Chiesa parla solo di questo mondo, delle sue difficoltà, dei suoi problemi, delle sofferenze dell’uomo e non predica la Parola di Dio, allora essa si separa da Me. Solo i membri della Chiesa che rimangono fedeli a ciò che ho insegnato loro possono veramente dire di appartenere alla Mia Chiesa. La Mia Chiesa è formata solo da coloro che dicono la Verità. 

Quando i membri della Mia Chiesa respingono Me, Gesù Cristo, allora lo spirito del male è entrato nel suo dominio. Io sono spinto fuori dalla Mia Chiesa. Non sono più venerato come lo ero una volta. Le Mie Parole non sono più utilizzate per proclamare la Verità. Esse vengono mescolate per giustificare parole, opere e azioni che non provengono da Me, né mai verranno da Me. La Mia Parola non può mai essere cambiata e ogni uomo che prende la Mia Parola e la deforma subirà la punizione eterna. 

Il vostro Gesù.

27 Ottobre 2013

venerdì 31 gennaio 2020

L'ultimo Papa canonizzato



NEL SEMINARIO DI PADOVA 

In una brumosa mattina del Novembre 1850 il futuro Pio X entrava nel  grande Seminario di Padova: quieto asilo di studi severi e gloria del B.  Gregorio Barbarigo (26). 
Il vigore della sua intelligenza e la sua straordinaria applicazione allo studio,  congiunta ad una schietta e soda bontà, gli acquistarono presto la stima dei  Superiori e l'affetto dei Professori, mentre compagni e condiscepoli, come  presi dalla serena giovialità del suo carattere, non tardarono ad amarlo, non  senza un sentimento di legittima invidia e di ammirazione. (27) 
“Mi trovo bene con tutti e compagni e Superiori” — scriveva un mese dopo il  novello Seminarista al Cappellano di Riese, Don Pietro Jacuzzi succeduto da  poco a Don Luigi Orazio (28). 
Si trovava bene, perché la sua vocazione sacerdotale aveva trovato il suo  clima e poteva oramai svolgersi in tutto il suo rigoglio. 
Prova non dubbia lo splendido risultato dei suoi studi nel chiudersi del suo  primo anno scolastico (1850-1851) con questo invidiabile attestato: 
“Disciplinae nemini secundus — Ingenti maximi — Memoriae summae —  Spei maximae” (29). 
Attestato magnifico che si sarebbe ripetuto di anno in anno fino al giorno, in  cui il figliolo del povero cursore di Riese avrebbe rivarcato la soglia del  grande Seminario, non più come semplice Seminarista, ma come sacerdote di  Cristo. 
Il 20 Settembre 1851 dal suo Vescovo nella vetusta cattedrale di Asolo  riceveva la Tonsura (30). 

UN GRAVE LUTTO 

Ma il secondo anno di Seminario, incominciato e continuato sotto i più lieti  auspici, doveva essere offuscato da una sventura al sommo dolorosa per il  giovane chierico: la morte del padre. 
Il cursore di Riese sulla fine dell'Aprile 1852, avendo preso freddo, si era  dovuto mettere a letto, e, dopo qualche giorno, moriva. 
Sembra che il nostro Seminarista ne avesse avuto il presentimento. 
In uno di quei giorni si presentò, tutto in lagrime, al Rettore del Seminario,  chiedendogli il permesso di andare a casa. 
— Perché? 
— Perché mio padre è gravemente ammalato. 
Era vero e nulla lo aveva fatto prevedere! (31) 
La morte di Giovanni Battista Sarto gettava nel lutto la povera Margherita  con otto teneri figlioletti. Ma, donna di mirabile fede, seppe sopportare la  durissima prova con coraggio e rassegnazione cristiana. 
Anche per il nostro Giuseppe quella morte fu uno schianto, perché al  pensiero degli studi vedeva ora aggiungersi la grave preoccupazione per la  mamma rimasta sola, priva di ogni risorsa, con un avvenire di sofferenze, di  angustie e di stenti. 
Ma non si smarrì. Accettò dalle mani di Dio l'amara sciagura e ad uno zio  paterno che gli domandava se, come il maggiore della famiglia, volesse  succedere al padre nel modesto impiego di cursore comunale per aiutare la mamma, rispose risoluto: 
— No: vado prete! (32) 
E continuò a studiare, santificando lo studio con l'esercizio delle più belle  virtù e chiudendo l'anno scolastico con la solita nota “eminentemente  distinto” (33). 
Ma i brillanti successi nei suoi studi non lo inorgoglivano. 
Lo lasciavano sempre umile e modesto, docile alla disciplina, pronto ad ogni  cenno dei Superiori, tenace assertore tra i suoi compagni del loro prestigio e  della loro autorità (34). Era specchio e modello a tutti i Seminaristi (35). 

VACANZE TRISTI 

Terminato il secondo corso di Filosofia, in cui tra i 39 alunni era riuscito il  primo, egli doveva lamentare la perdita del conforto che gli veniva da due  integerrimi sacerdoti al suo cuore carissimi: Don Tito Fusarini e Don Pietro  Jacuzzi. 
Don Fusarini — il suo secondo padre — per la sua malferma salute aveva  dovuto rinunziare alla Parrocchia di Riese e ritirarsi a Venezia: Don Jacuzzi  — il sostegno della sua povertà — con grande dispiacere della popolazione,  era stato trasferito come Vicario Parrocchiale a Vascon: una piccola borgata  nelle vicinanze di Treviso. 
Quando Giuseppe Sarto ritornò a casa per le vacanze autunnali, sentì ancora  più la perdita che lo aveva colpito. Riese, senza Don Tito e Don Pietro, non  era più Riese. Il nuovo Parroco, per il suo carattere scontroso e per i suoi sistemi alquanto strani, non era gradito alla gente del villaggio. 
Quanto il nostro Seminarista soffrisse per questo stato di cose, ce lo dice egli  stesso in una lettera del 9 Settembre 1854 indirizzata a Don Jacuzzi. 
“E' cosa amara il ricordarsi del tempo felice nella miseria — così scriveva —  eppure, leggendo l'altro giorno la gentile e sempre grata sua lettera, provai  meco stesso un non so che di compiacenza il ricordarmi i bei giorni che in  sua compagnia ho passati. 
“Adesso tutto è svanito. La Canonica è luogo di solitudine e quelli che  l'abitano, anziché conservare qualche ora all'amicizia, godono piuttosto di  fare ogni giorno le loro gitarelle e quindi, quasi sempre vivo in casa da tutti segregato, desiderando il momento di ritornare in Seminario per passare  giorni più di questi tranquilli” (36). 
Ma prima di rientrare in Seminario, volle accondiscendere alla richiesta del  nuovo Parroco, inaugurando la sua carriera oratoria con la predica dei Morti,  la quale lasciò nell'animo dei suoi conterranei una profonda impressione (37). 

Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.