venerdì 2 aprile 2021

Dal Covid ci ha protetti Dio, ecco come. Altro che vaccino

 


30/03/2021

Quella del vaccino è ormai diventata una nuova religione, con i suoi sacramenti (igiene, distanza...), i suoi santi (i vaccinati), i suoi comandamenti (Ricordati di vaccinarti; non desiderare il vaccino d'altri). Ma è una falsa religione. E lo dice una persona che per un mese e mezzo è stata attaccata all'ossigeno con una polmonite gravissima causa Covid. Ma tutta la Comunità Shalom è stata preservata grazie alle preghiere e all'assistenza di un'infermiera volontaria. Ognuno scelga liberamente se vaccinarsi o meno, ma ci si lasci liberi di vivere la nostra fede e non aderire a una religione degenerata.


di Rosalina Ravasio

Il mio professore di filosofia era un grande personaggio: portava i baffetti all’insù - stile Ottocento - e una giacca a quadri verdi e rossi! Sì, era un tipo un po’ stravagante nella sua estetica ma il suo pensiero era certamente nitido, chiaro e tagliente. Era solito dire: “Cari i miei giovani, scrutate sempre bene la realtà e non fidatevi mai di come si presenta… andate oltre, molto oltre! Leggete ciò che gli altri non scorgono… e non dimenticate mai che il mondo è diviso a metà: c’è chi pensa senza fare e c’è chi fa senza pensare. Volete tenere i piedi per terra? Ebbene state rigorosamente sulla riga centrale delle due comuni opzioni: né di qua né di là!”. Un gran bel consiglio, soprattutto oggi quando si è così proni a seguire chi pensa senza fare e chi fa senza pensare.

Si direbbe che siamo tutti precipitati in un vero e proprio stato di trance-ipnotico: il Covid-19, gli immunologi, il comitato scientifico, i virologi, i giornalisti… tutti nel bacino pandemico avente un’unica e sola via di salvezza: il vaccino. Tutto questo è diventato una nuova vera religione, anzi l'unica vera religione, alla quale persino alcune gerarchie ecclesiastiche s’inchinano devote. «Dio, viene dopo… cioè no.. viene prima… anzi no… forse viene dopo... questo è un periodo difficile e confuso e, soprattutto, bisogna tutelare la salute degli altri… Allora in questo caso Dio… cioè la fede, le preghiere… allora vengono necessariamente dopo».
Insomma tutti sono diventati sacerdoti di questa nuova forma di religione degenerata dove Dio rischia di essere semplicemente un passato da ricordare e nulla di più. In fondo Lui non è come AstraZeneca o Moderna o Pfizer che loro, invece, sì, che sono in grado di donarci la vera difesa contro il male (il virus).

E questa religione degenerata ci indica anche i mezzi sacramentali da seguire: “Igienizzate molto bene le manine (mi raccomando solamente con un determinato tipo di prodotto…), tenete sempre almeno due metri di distanza anche all’interno della stessa famiglia, usate solo un tipo di mascherina e prendete solamente alcuni farmaci raccomandati dal protocollo ufficiale (tachipirina e vigile attesa)".

E ci indica anche i nuovi santi: i vaccinati. Assolutamente da prendere come modelli (naturalmente previa fotografia di rito del braccio esposto al vaccino)… tutti belli, felici, liberi, compiaciuti. Perché ora, loro, i nuovi santi, possono tornare a vivere senza più l’ossessione di prendersi quello stronzo di Covid-19. L’illusione che la vita, finalmente, puoi gestirla come vuoi tu. Fatto salvo l’imponderabile di rimanerci secco per un’embolia, un infarto, un tumore, un ictus... ma perlomeno muori vaccinato.

E c'è ovviamente anche la nuova Tavola della Legge. Ecco i comandamenti: 
- Ricordati di vaccinarti (anche se ti mandano a 100 km di distanza)
- Non desiderare il vaccino degli altri (tipo Sputnik)
- Se non lo vuoi (il vaccino) per lo Stato potresti essere un soggetto da Tso (Trattamento sanitario obbligatorio). Però, se lo vuoi, sono talmente “poco sicuri” che ti obbligano ad apporre una firma al consenso informato per esonerare da qualsivoglia responsabilità – presente e futura – il medico e le cause farmaceutiche che l’hanno prodotto.

Basta così? No. Ci insegnano anche cos'è la vita: un tempo gentilmente concessoci dal vaccino.
Così, una volta vaccinati, possiamo riprenderci il tempo perduto per spenderlo di nuovo come vogliamo: comprarci la felicità che si nasconde nei vari supermarket, nelle varie offerte last minute per viaggi esotici ecc… naturalmente tutto "sottovuoto spinto" e con una magia straordinaria di parole così convincenti da creare dentro di noi nuovi bisogni e desideri.

Chi scrive è forse una temibile No-Vax o complottista? No, tranquilli. Chi scrive, giusto un anno fa, si è trovata attaccata al respiratore per l’ossigeno per un mese e mezzo con una grave polmonite interstiziale bilaterale da Covid-19. Andiamo a quei giorni, inizio febbraio 2020: nonostante non si sapesse ancora in modo chiaro e ufficiale della pandemia in corso, decisi di sospendere immediatamente gli incontri tra i ragazzi e le famiglie (che avvenivano regolarmente ogni mese in epoca pre-Covid) dopo che alcuni familiari degli ospiti erano stati ricoverati in ospedale. Erano le prime avvisaglie del virus. Per circa 10 giorni lavorai all’interno della comunità con la febbre (credendola una normale influenza) per crollare solamente quando il fiato mi venne improvvisamente a mancare e la febbre schizzò verso i 40 gradi. Dopo essere stata imbottita di tachipirina e antibiotico mi portarono a fare la lastra ai polmoni.
Il referto? Da morte certa e imminente a causa di polmonite interstiziale bilaterale avanzataParere di tutti gli esperti: all’ospedale intubata o morirà.

Come suora tentennai perché ho sempre ritenuto che la fine di una parabola esistenziale fosse nelle mani di Dio e non di un virus sfuggito a chissà chi: qualcuno diceva scienziati di un laboratorio, qualcun altro dai pipistrelli, e qualcun altro ancora da soldati che giocavano alla guerra biologica. Quindi dalla sottoscritta: parere negativo al ricovero in ospedale. 
Nel frattempo, mia sorella residente in provincia di Bergamo con figlia, nuora e nipote infermiere professionali all’interno dello stesso ospedale, veniva ricoverata per qualche linea di febbre. Due o tre giorni più tardi, il presidente Conte emanava il DPCM con il quale disponeva la creazione di posti sanitari riservati ai malati Covid. Mia sorella, quindi, venne spostata secondo le procedure ufficiali del Ministero della Salute in un altro ospedale senza peraltro avere la certezza - avendo solo un po’ di febbre - che fosse realmente Covid-19. Trattenuta nel reparto specifico del nosocomio per un certo periodo morirà in brevissimo tempo pochi giorni dopo le dimissioni.

Rifiutai, quindi, di andare all’ospedale sebbene io, invece, avessi la certezza di aver contratto il Covid e di essere positiva. Mi prese il timore angosciante di aver potuto trasmettere il virus inconsapevolmente ai ragazzi della comunità (soprattutto ai più deboli come i sieropositivi, gli immunodepressi e altri con gravi patologie). E invece tutti - e ripeto: tutti - siamo stati protetti da Dio. Di questo sono certa.

La nostra comunità è stata sostenuta da un fiume di preghiere di amici, volontari e familiari (soprattutto, da un’infermiera volontaria alla quale va tutta la nostra gratitudine per il coraggio che ha avuto di piazzarsi con il suo camper all’interno della comunità per prestare assistenza H24 costantemente consigliata da altrettanti splendidi volontari medici).
Così, protetti da Dio (e assistiti da questa infermiera) abbiamo combattuto e vinto la nostra battaglia.

A questo punto lo dichiaro a lettere cubitali: NON VOGLIO PROPRIO SOSTITUIRE LA MIA FEDE CON NESSUNA NUOVA DEGENERATA RELIGIONE.
Non voglio, per carità, criticare l’efficacia o meno del vaccino: ognuno è libero di fare ciò che sente e vuole, ma lasciatemi invocare come protettrice e madre... Maria, che personalmente ritengo ancora fautrice di miracoli.    

Una preghiera mariana risalente al IV secolo, a me tanto cara, recita:

“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio,
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova (comprensiva di COVID-19)
ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”

Vuoi vedere che con tutte le preghiere levatesi al cielo in quel periodo è stata proprio lei - Maria - il nostro antidoto (=vaccino)? Vuoi vedere che la Madonna è ancora capace di fare i miracoli? A voi pregare per provare.

A me… lasciate la mia religione!

* Suora, Comunità Shalom, Palazzolo sull'Oglio


La Nuova Bussola Quotidiana

TUTTA LA VITA DI CRISTO È UN MISTERO DI SCONFORTO

 


(…) Né conoscono te, né conoscono me!; e, pertanto, non c’è conforto per la tua anima ferita e straziata!

Cercai chi mi consolasse e non lo trovai”. Perché le anime, non ricevendo il messaggio eterno che vieni a comunicare loro, non bevono dell’acqua divina che dal tuo seno si effonde a fiotti nella Chiesa per saziare abbondantemente tutti i suoi figli, lasciando te, che sei Sorgente di acque vive, e scavandosi cisterne screpolate che li portano all’allontanamento dalla Felicità infinita che Tu hai bisogno di comunicare loro.

Sei venuto alle tenebre e le tenebre non ti hanno accolto, e per questo, durante tutta la tua vita, dalla mangiatoia fino alla croce, dal primo istante del tuo concepimento, si conficcò nella tua anima la spina più profonda e acuta che può lacerare l’anima umana: l’ingratitudine.

Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo unico Figlio”, nel quale Egli riposa pienamente. Il Riposo eterno del Padre, la Gioia ed il Gaudio dei beati, il Cantore infinito dell’infinito amore, l’Espressione eterna dello stesso Dio increato, “venne ai suoi e i suoi non l’hanno accolto”.

O Verbo, Parola infinita, perfetta e feconda che vieni a portare la consolazione dei beati agli sconsolati figli di Eva, a quelli che, al peccare, allontanandosi dalla Fonte della Vita, “si scavarono cisterne screpolate!”

Tu, l’Infinita Consolazione del Cielo, non trovi consolazione sulla terra: “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai!” Parole misteriose; per il nostro intendere, doppiamente misteriose. La Consolazione eterna, il Verbo della Vita, che mendica consolazione tra le sue creature…! Che mistero…! Mistero di amore, di consegna e di oblio di se stesso.

Tanto si dimenticò, tanto si consegnò ed ab­negò, così completa fu la sua vittimazione, che non c’era consolazione per l’anima sconsolata del Verbo Incarnato. Oh, mistero sovrano, incomprensibile…! Mistero di amore Tu ti sei, Verbo mio…! “Venne ai suoi ma i suoi non l’hanno accolto”, non l’hanno compreso, né lo comprenderanno mai sulla terra!

Ah, Gesù incompreso…! Io oggi, in silenzio, in preghiera, mettendo la mia anima di sposa nella tua, Fonte di vita, voglio bere e ascoltare dalle tue labbra divine, senza rumore di parole, come Verbo che ti sei, la sostanza di quelle parole che, trafiggendomi, mi hanno ferito, davanti all’impotenza che sento di comprendere qualcosa del profondo mistero di quel tuo lamento, e  così, vedere se posso servirti da consolazione: “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai!”

O Amore! Com’è possibile…? Vedo tante migliaia di anime: martiri, dottori, confessori, vergini…, e al di sopra di loro, tua Madre santissima che vive solo per consolarti, e fatta Immacolata, senza peccato, per comprenderti… E quanto più conosco Maria e quanto più vedo la grandezza immensa della mia Santa Madre Chiesa ed il frutto incalcolabile dei suoi santi, dei suoi martiri, che irrigandola con il loro sangue, soltanto per amor tuo hanno dato la loro vita tra cantici di lode, contenti e beati di poterti consolare e seguire, tanto più misteriose mi diventano ancora queste parole: “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai…!”

Ma, penetrando oggi un po’ nell’oceano im­menso della tua anima santissima, ho compreso un pochino che non c’è consolazione per te, perché non c’è comprensione che possa abbracciare te nella grandezza immensa del tuo dolore.


L’anima incompresa non può essere consolata. La tua anima, o Cristo mio, mistero e filigrana del divino Amore, perché è l’anima del Verbo, ha una capacità incomprensibile per noi di amore e di dolore, che sulla terra non si è mai potuta né si potrà mai abbracciare. E siccome l’anima è consolata nella misura in cui è compresa, quella parte dell’anima di Cristo che rima­ne senza essere compresa resta senza ricevere consolazione; e, eccedendo la sua capacità quasi infinitamente quella nostra, quella parte misteriosa, profonda e trascendente, alla quale mai potremo arrivare, rimane senza essere consolata, e per questo: “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai”.

Ah, anima del mio Cristo, quale mistero di amore a Dio ed agli uomini si racchiude in te…! Mistero di consegna, di vittimazione. Quale dolore avrai sentito davanti all’incomprensione degli uomini…! Tu racchiudevi in te il dolore più grande che una creatura, sulla quale si è effusa la stessa fortezza del Dio altissimo, ha potuto sopportare.

Chi potrà comprendere i misteriosi amori per i quali ti consumavi di amore al Padre? E per questo, chi potrà intravedere il dolore così profondo che ti trafisse, davanti all’incomprensione, all’indifferenza e al disprezzo degli uomini per Dio?

Cristo mio, un po’ intravedo oggi, anche se non lo posso spiegare, dell’amore e dolore quasi infinito, in quanto uomo, che ardeva nella tua anima.

Gesù, Ostia dolorosa di amore –giacché non posso spiegare la filigrana di finezza e di capacità di amare e di patire che c’era nella tua anima– mi permetti almeno di effondere tutta la mia vita sulla tua, solamente per poterti procurare, o mio Dio Incarnato, un pochino di consolazione?

Oh, mistero di abbandono…! Tutta la vita del Cristo, un mistero di sconforto.

Gesù, Tu sei il Verbo che vieni a cantare agli uomini la tua Divinità e non sei ricevuto…! E sei il Cristo, Verbo Incarnato, che stai davanti allo sguardo del Padre come peccato e rappresen­tante di quel peccato, colui che lo stesso Padre, che si è la Santità per essenza, ha abbandonato; tu che eri sempre accolto “nel seno del Padre”, ardente nell’amore dello Spirito Santo, nel quale trovavi consolazione infinita davanti all’incomprensione, da parte degli uomini, della tua ani­ma santissima…! Quale dolore per te, vedere che “la luce venne alle tenebre e le tenebre non l’hanno accolta…!”

Durante tutta la tua vita, o Cristo mio, sei stato a sopportare, da una parte, l’incomprensibile, dolce e misterioso peso dell’amore che in te ardeva e ti bruciava; e dall’altra, l’insopportabile peso del dolore dei peccati degli uomini di tutti i tempi, che su di te cadevano per essere il Cristo, garante di tutti i tuoi fratelli; essendo tutta la tua vita un “tutto è compiuto” a quella volontà amorosa del Dio Amore ed a tutti i suoi amorosi disegni su di te. Ma dove più si è riflesso l’abbandono e la sconsolazione della tua anima, è stato nel momento supremo in cui eri inchiodato alla croce, solo e incompreso dalle creature. Come avrai guardato tutti i tuoi figli ed avrai visto che nessuno ti avrebbe potuto consolare, perché a nessuno era stato dato di abbracciare la profondità misteriosa e la vittimazione della tua anima…! E per questo: “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai”. Non c’era consolazione sulla terra per te!

Povero Gesù…! Com’è possibile tanto dolore…?

E se non bastasse, ti rivolgi al Padre cercando consolazione, e vedi che Egli, distogliendo il volto dal peccato che tu rappresentavi, pure ti ha abbandonato. Non perché non ti comprendesse, poiché Egli, come Dio, ti penetrava totalmente; ma perché, rappresentando Tu il pecca­to, in quel momento Egli stava effondendo su di te la sua giustizia divina. E ha distolto da te il vol­to, lasciandoti sconsolato nel più terribile e desolante abbandono.

Poveretto, Cristo mio…! Con il tuo abbandono totale, hai protetto la mia anima sotto l’abbraccio infinito dello Spirito Santo.

Questo è stato il martirio più terribile e supremo della redenzione, nel momento della manifestazione del massimo amore di Cristo nei confronti dell’uomo: vedersi abbandonato dal Padre, Colui che non ha altro da fare che cantare al Padre.

Poveretto, Cristo mio…! Ormai non soltanto, sulla terra non c’è consolazione per te, ma neanche nel Padre trovi consolazione. “Cercai chi mi consolasse e non lo trovai!”

 Scritto di Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia, del 12 dicembre 1959,

 

- Ma quando DIO si mise a creare l'uomo, parlò a SE STESSO!

 


- Quando DIO creò il pesce, parlò al mare.

 - Quando DIO si mise a creare gli alberi, parlò alla terra.

- Ma quando DIO si mise a creare l'uomo, parlò a SE STESSO!

 

Infatti DIO disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza".

 

NOTA BENE:

 

 - Se lasci un pesce fuori dall'acqua, morirà; - Quando rimuovi un albero dalla terra, muore anche lui.

- Allo stesso modo, quando l'uomo si disconnette da DIO, muore interiormente! perché

 

 - DIO è il nostro ambiente naturale... Siamo stati creati per vivere alla SUA PRESENZA... - Dobbiamo essere connessi con LUI perché solo con LUI esiste la vita!

- Restiamo in contatto con DIO...

 

Ricordiamoci che l'acqua senza pesce è ancora acqua, ma i pesci senza acqua non sono niente.

Così - Il suolo senza l'albero è ancora suolo, ma l'albero senza suolo, non è niente...

Solo DIO senza l'uomo è ancora DIO, ma l'uomo senza DIO non è niente!


SULL'ORLO DELLA NUOVA GERUSALEMME - Vi invito all'Apostolato della Riparazione

 


Vi invito all'Apostolato della Riparazione 

 

Novembre 15/09 (11:34 a. m.) 

Gesù dice: 

Miei piccoli: voi siete i pionieri dell'Apostolato della Riparazione. La riparazione è necessaria in questi tempi finali. Tempi in cui il bene è chiamato male e il male è chiamato bene. Riparazione che diminuisce il dolore del Mio Sacro Cuore e quindi il dolore del Cuore Immacolato di Mia Madre. Una riparazione che diminuisce la giusta collera del Padre Eterno. Riparazione che vi unisce alla Chiesa Trionfante. Riparazione che è un anticipo del trionfo dei Sacri Cuori e della Nuova Gerusalemme. 

Ecco perché vi chiamo, anime riparatrici, a immolarvi come offerte dell'Amore Divino, a rimanere in ginocchio ai piedi della mia Santa Croce sul Monte Calvario. Siete chiamati a pregare, a riparare tutti i peccati dell'umanità; siete anche chiamati a riparare i vostri peccati. Fate riparazione per il vostro passato, perché io cancellerò le cicatrici dei vostri cuori con l'olio benedetto del mio perdono e della mia infinita misericordia per tutti voi. 

Così è, dunque, miei amati figli, che a chi molto è stato dato, molto sarà richiesto e voi conoscete il mio amore e la mia misericordia, ma vi ho anche dato di conoscere la mia giustizia. 

Chiama molti dei tuoi fratelli ad unirsi a questo Apostolato della Riparazione in questo tempo della fine. Chiama, chiama molti, molti dei tuoi fratelli, poiché i nostri Cuori Uniti e Trafitti soffrono vessazioni a causa dell'ingratitudine di molti uomini; uomini che camminano a velocità vertiginosa verso le profondità dell'inferno perché ancora non vogliono convertirsi; ancora non vogliono far vivere la mia Parola nella loro vita; ancora tengono il loro cuore chiuso alla mia presenza e alle mie manifestazioni di amore; ancora non vogliono ascoltare la mia voce. La mia voce si perde nel trambusto del mondo che li circonda; la mia voce cade nel vuoto dei loro cuori marci, dei loro cuori infangati dal peccato. Fate dunque riparazione, figli miei. Vi ricordo il vostro motto: immolazione. Riparazione. In Maria, con Maria, attraverso Maria e per Maria. In questo giorno, miei piccoli, apritemi le porte dei vostri cuori e io scriverò, con l'inchiostro indelebile del mio Sangue Prezioso, queste parole che dovete portare incise sulle vostre labbra, nei vostri pensieri e nei vostri cuori: immolazione, riparazione. In Maria, con Maria, attraverso Maria e per Maria. 

Vi amo e vi benedico, miei amati figli. Amen. 

TRATTATO DELLA PREGHIERA E MEDITAZIONE

 


Venerdì 

In questo giorno si devono meditare il mistero della croce e le sette frasi che  il Signore pronunciò. 

Destati dunque, anima mia, e comincia a pensare al mistero della santa  croce, il cui frutto risanò il male del velenoso frutto dell'albero vietato.  Guarda in primo luogo come, giunto il Salvatore a quel luogo, quei perversi  nemici (perché la sua morte fosse più vergognosa) lo spogliano di tutte le  sue vesti fino alla tunica intima che era inconsutile. Guarda dunque con  quanta mansuetudine si lascia spogliare quel santissimo Agnello senza aprir  bocca né proferii parola contro coloro che così lo trattavano. 

Con buona volontà consentiva di farsi spogliare delle sue vesti e di restare  ignominiosamente ignudo perché di quelle vesti, meglio che con le foglie di  fico, si ricoprisse la nudità in cui cademmo col peccato originale. 

Alcuni padri della Chiesa dicono che, per togliere al Signore quella tunica,  gli tolsero crudelmente la corona di spine che aveva sul capo e poi, dopo che  era spogliato, tornarono a rimettergliela e a conficcargli di nuovo le spine  sulla fronte, facendolo di nuovo grandemente soffrire. E bisogna credere,  certo, che avranno usato questa crudeltà coloro che molte altre e terribili ne  avevano usate nei suoi riguardi durante tutto il processo della sua passione,  tanto più che l'evangelista dice che fecero di lui quello che volevano. E  poiché la tunica era attaccata alle piaghe prodotte dalle percosse e il sangue  era già rappreso e appiccicato alla veste, quei malvagi tanto incapaci di  pietà, lo spogliarono togliendogliela di colpo e riaprendo tutte le piaghe delle  percosse, in modo che il santo corpo fu aperto e come scorticato e  trasformato in una grande piaga che gettava sangue da ogni parte. 

Considera dunque, qui, anima mia, la divina bontà e misericordia che in  questo mistero così chiaramente risplende, guarda come colui che rivestì il  cielo di nubi e i campi di fiori e di bellezza, sia qui spogliato di tutte le sue  vesti. Pensa a quanto freddo avrà patito quel santo corpo che era straziato e  ignudo, privo non solo delle sue vesti, ma anche della sua pelle, con tante  piaghe aperte su tutto il corpo. E se Pietro che aveva veste e calzari, la notte  prima aveva avuto freddo, quanto di più ne avrà avuto quel delicatissimo  corpo così ferito e senza riparo! 

Dopo di ciò, pensa a come il Signore fu inchiodato alla croce e al dolore che avrà sofferto quando quei chiodi grossi e appuntiti saranno entrati nelle parti  più sensibili del più delicato dei corpi. E pensa anche a quello che avrà  provato la Vergine quando avrà visto coi suoi occhi e udito con le sue  orecchie i crudeli e duri colpi che cadevano così frequenti su quelle membra  divine, poiché veramente quei colpi di martello e quei chiodi trapassavano le  mani al figlio, ma spezzavano il cuore alla Madre. 

Guarda poi come sollevarono in alto la croce piantandola in una buca che  avevano preparato a questo scopo e come (essendo così crudeli i carnefici)  per sistemarla, la lasciarono cadere di colpo, così che quel santo corpo avrà  sobbalzato nell'aria e si saranno aperti ancora di più i fori dei chiodi,  producendo intollerabile dolore. 

O mio Salvatore e Redentore, quale cuore di pietra ci sarà che non si spezzi  di dolore (e in quel giorno infatti si spezzarono le pietre) ripensando a  quanto hai sofferto su quella croce? Ti hanno circondato dolori di morte e  hanno infuriato sopra di te tutti i venti e le onde del mare. Sei caduto nel più  profondo degli abissi e non trovi dove aggrapparti. Il Padre ti ha  abbandonato, che cosa speri, Signore, dagli uomini? 

I nemici ti scherniscono, gli amici ti spezzano il cuore, la tua anima è afflitta  e tu, per amor mio, non vuoi conforto. Terribili furono certo i miei peccati e  la penitenza che ne hai subito lo dimostra. 

Ti vedo, mio Re, attaccato a un legno: non c'è altro a sostenere il tuo corpo  che tre ganci di ferro; da essi, senza alcun altro sollievo, pende la tua santa  carne. Quando appoggi il corpo sui piedi, si strappano le ferite dei piedi a  causa dei chiodi che li attraversano, quando lo appoggi sulle mani, si  strappano le ferite delle mani per il peso del corpo. 

E la santa testa stanca e tormentata dalla corona di spine, che cuscino avrà a  sostenerla? 

O come sarebbero ben impiegate ora a questo compito le vostre santissime  braccia, o Vergine dolcissima, ma ora non le vostre serviranno, ma quelle  della croce. Sopra di esse reclinerà la santa testa quando vorrà riposare e  l'unico sollievo che ne ritrarrà sarà il configgersi più forte delle spine nella  carne. 

I dolori del figlio erano aumentati dalla presenza della Madre, dai quali dolori il suo cuore era intimamente straziato come esteriormente lo era il  sacro corpo. Ci sono due croci per te, o buon Gesù, in questo giorno! una per  il tuo corpo, una per la tua anima; una della passione, l'altra della  compassione; una trafigge il corpo con chiodi di ferro, l'altra la tua  santissima anima con chiodi di dolore. Chi potrebbe, buon Gesù, spiegare  quello che hai sofferto vedendo le angosce di quell'anima santissima, che  sapevi così chiaramente essere con tè crocifissa alla croce? Vedendo quel  cuore pietoso trafitto e attraversato da un coltello di dolore, volgendo gli  occhi insanguinati e guardando quel volto divino coperto da un pallore di  morte? E le angosce del tuo animo senza morte, ma già più che morto? E i  fiumi di lacrime che scorrevano da quegli occhi purissimi? E udendo i  gemiti strappati da quel santo petto e generati dal peso di tanto grande  dolore?  

Dopo di ciò, puoi meditare le sette frasi che il Signore pronunciò sulla croce.  Delle quali, la prima fu: Padre perdona loro, che non sanno quello che fanno  (Lc 23, 34). La seconda al ladrone: Oggi sarai con me in paradiso (Lc 23,  43). La terza alla sua Santissima Madre: Donna, ecco tuo figlio (Gv 19, 26).  La quarta: Ho sete (Gv 19, 28). La quinta: Dio mio, Dio mio, perché mi hai  abbandonato? (Mt 27, 46). La sesta: Tutto è compiuto! (20). La settima:  Padre, nelle tue mani, raccomando il mio spirito (Lc 23, 46). 

Pensa, dunque, anima mia, con quanta carità in queste parole raccomandò i  suoi nemici al Padre, con quanta misericordia accolse il ladrone che gli  proclamava la sua fede, con quanta tenerezza raccomandò il discepolo amato  alla pietosa Madre, con quale ardente sete mostrò di desiderare la salvezza  degli uomini, con che voce dolente sparse la sua preghiera e dichiarò la sua  sofferenza prima della divina sottomissione, come perfettamente portò a  termine la sua obbedienza al Padre e come, infine, gli raccomandò lo spirito  e tutto si consegnò nelle sue benedettissime mani. Da ciò appare evidente  che in ciascuna di questa è racchiusa una testimonianza di virtù. Nella prima  si raccomanda la carità verso i nemici, nella seconda la misericordia verso i  peccatori, nella terza il rispetto verso i genitori, nella quarta il desiderio di  salvezza del prossimo, nella quinta la preghiera del dolore e dell'abbandono  di Dio, nella sesta la virtù dell'obbedienza e della perseveranza, nella settima  la perfetta rassegnazione nelle mani di Dio, che è la più alta di tutte le nostre  perfezioni. 

San PEDRO DE ALCÁNTARA

Preghiera per il venerdì Santo


 

LASCIATE CHE SIA IL CIELO A GUIDARVI.

 


Carbonia 31.03.2021

Fior di frumento Io sono!

Figlioli, state in unione d’amore all’Amore per essere amore nell’Amore!

Il mio Amore è infinito, …il mio Essere Dio vi abbraccia a Sé; non allontanatevi da Me, non rifiutate il mio Amore per voi, Io desidero ardentemente farvi felici in Me, donarvi di Me, condividere con voi di Me: … non mettete in voi pensieri negativi ma abbracciatemi e amatemi come Io vi amo.

Presto vedrete manifestarsi tutto ciò che Io vi ho annunciato attraverso i miei veri profeti, ma non sarà ancora la fine perché i miei eletti dovranno lavorare ancora sulla Terra per recuperare quel resto che si è perduto.

Volutamente vi chiedo di non pensare più con il vostro metro terreno, lasciate che sia il Cielo a guidarvi, …”senza più ma, né se”. Abbandonatevi a Me, sostenetemi in questa mia ultima Opera terrena in amore e carità e nulla perderete per Me, anzi, acquisterete il centuplo di ogni cosa che farete per Me.

Avanti senza tentennamenti, il tempo che resta a disposizione è breve, lavorate per Me, allungate le vostre mani nella carità alle mie richieste e come per incanto conoscerete l’Immenso mio Tutto.

Vi abbraccio al mio Seno, vi porto con Me, lavorate con tutto il vostro amore per il vostro Dio Amore, … è tempo di cose nuove nell’Amore, volgete il vostro sguardo all’Altissimo e precipitatevi al suo richiamo d’amore.

Amen!

"E io curerò la tua terra"

 


Dice nella Sacra Scrittura:

"Se chiudo i cieli e non piove; o se ordino alle locuste di consumare la terra; o se mando la peste tra il mio popolo; E se il mio popolo, che è chiamato con il mio nome, si umilia e prega ., e cerca la mia faccia e mi allontani dalle loro vie malvagie, allora ascolterò dal cielo, perdonerò i loro peccati e guarirò la loro terra "(2 Cronache 7, 13-14).

"Perché dice: ti ho ascoltato in un tempo favorevole e ti ho aiutato nel giorno della salvezza (Isaia 49, 8). Ora è il tempo favorevole, ora è il giorno della salvezza" ( II Corinzi 6: 2).

"È meglio cercare rifugio nel Signore che confidare nell'uomo. È meglio cercare rifugio nel Signore che confidare nei grandi della terra" (Salmi 117, 8-9).

Che è gran segno di essere in grazia di Dio il vivere con desiderio d'andar crescendo e facendo progresso nella perfezione.

 


ESERCIZIO DI PERFEZIONE E DI VIRTÙ CRISTIANE 


Desiderio della perfezione segno d'essere in grazia di Dio.

Per animarci maggiormente ad aver grande desiderio del nostro profitto e fame e sete di far progresso nella virtù e di piacer ogni giorno più al Signore, e per usar in ciò maggior diligenza e sollecitudine, ci aiuterà una cosa molto principale e di grande consolazione; ed è, che uno dei maggiori e più certi contrassegni che si hanno di abitar Dio in un'anima e di star ella bene con Dio è questo, l'avere un tal desiderio e una tale fame e sete. Così dice S. Bernardo: «Non v'è maggior contrassegno né più certa testimonianza della presenza di Dio in un'anima, che l'aver ella un gran desiderio di maggior virtù, di maggior grazia e di maggior perfezione» (Ser. de S. Andrea, n. 4). E il Santo lo prova; perché lo stesso Dio lo dice per mezzo del Savio: «Coloro che mi mangiano hanno sempre fame; e coloro che mi bevono hanno sempre sete» (Sir 24, 29). Se hai fame e sete delle cose spirituali e di Dio, rallegrati; ché questo è contrassegno e testimonianza molto grande che Iddio abita nell'anima tua: egli è quegli che ti cagiona questa fame e questa sete; hai trovata la vena di questo divino tesoro, e questo stesso n'è il segno, poiché così bene la seguiti. Come il cane da caccia va lento e pigro quando non ha ancora trovata la traccia della fiera; ma dopo che l'ha sentita, si accende e con grande velocità corre cercando in questa parte e in quella quel che ha fiutato, né si ferma fino a tanto che non l'abbia trovato; così anche colui che davvero ha odorata quella divina soavità, corre all'odore di questo prezioso unguento: «Traimi tu dietro a te: correremo noi all'odore dei tuoi profumi» (Cant. 1 3). Dio, che sta dentro di te, ti tira dietro a sé. E se non senti in te questa fame e sete, temi che ciò non avvenga forse perché non dimori Dio nel tuo cuore: ché questa proprietà hanno le cose spirituali e di Dio, come già abbiamo sentito da S. Gregorio, che quando non le abbiamo, allora non le amiamo, né le desideriamo, né ci curiamo punto di esse. 

ALFONSO RODRIGUEZ 

“Le mie Spose sono come i miei Santi. - Le mie Spose devono vivere col cuore in Cielo, mentre lavorano per Me sulla terra. Quando fate un atto di virtù o di osservanza, la Corte Celeste vi guarda”.

 


RELIGIOSA DELLA VISITAZIONE  SANTA MARIA DI CHAMBERY 

La vocazione religiosa, fu detto, è una grazia così grande che, se può essere apprezzata in una certa misura dall'anima che ne è favorita, solo però nell'eternità questa ne comprenderà il valore. 

Essere appartata dalla folla e riservata al servizio immediato e unico della Divina Maestà, essere “sposata” al Figlio di Dio e chiamata a cooperare in modo speciale alla salvezza delle anime, è un benefizio che sorpassa tutte le viste e ambizioni umane, e il cui pensiero inonda incessantemente il cuore di una indicibile riconoscenza.   

Di questo benefizio, Suor M. M. Chambon, ebbe un sentimento vivissimo e affatto soprannaturale.   

Essa amava la propria vocazione; “la stimava sopra tutto” nota la Superiora, dopo aver ricordato certi tentativi del demonio, per persuadere la nostra Sorella che si sarebbe salvata più facilmente nel mondo.   

Quale gioia dunque, per Suor M. Marta nel sentirsi dire dal Divino Maestro: “Tu sai perché ti ho scelta. E' a cagione della tua miseria, Figlia mia. E' per la mia gloria e la salvezza delle anime”. - “Figliuola, Io voglio che tu Mi ringrazi della tua vocazione religiosa, per tante anime consacrate che non pensano a farlo”. E con quale ardore essa si adoperava per corrispondere alle intenzioni dello Sposo Divino!   

Era in modo speciale, nel tempo dei ritiri annuali, che la nostra Sorella gustava il benefizio della sua vocazione. Questo tempo era per lei pieno d'incanti e di vantaggi spirituali. Nostro Signore degnava farsi suo “libro” e Direttore dell'anima sua:   

“Tu hai il tesoro dei libri, poiché hai “Me stesso”. Io non ho bisogno che del tuo cuore e tu non hai bisogno d'altri libri che del Mio: tu aprirai il tuo cuore, ti farai ben piccola, e Io, vi verserò dentro.  

“Desiderare un libro per trovarmi, è perdere il tuo tempo. Tu devi, mia figlia, stare vicino a Me, dimenticando tutto per guardare Me nel tuo cuore. Così unita a Me, nel raccoglimento, il mio amore ti penetrerà, ti renderà più silenziosa, più dolce con il prossimo, e con questo mezzo vivrai di una vita celestiale.” - Ah! mia Sorella, è di questo che io sono ghiotta!” aggiungeva la pia Conversa.   

L'interna gioia gustata in quei giorni benedetti, traspariva, ben sovente, dal suo esterno. Più di una, tra le sue compagne di solitudine, ricorda la sua espressione raccolta e fervente quando si recava alla ricreazione che riunisce, alla sera, le solitarie.   

E che dire della Sante Rinnovazioni che coronano l'opera dei nostri Ritiri? La festa della Presentazione era, di certo, una delle più care e dolci all'anima sua. La vedeva ritornare con un fervore delizioso, misto tuttavia ad una rispettosa apprensione, a cagione della solennità della funzione di questo giorno. Funzione che S. Francesco di Sales ha reso particolarmente commovente ed espressiva. Per turno, ciascuna Religiosa della Visitazione pronunzia la formula che conferma la sua consacrazione allo Sposo delle Vergini, e immediatamente il Sacerdote - che tiene in mano la Pisside - risponde presentandole l'Ostia Santa: “Che il Corpo di N. S. G. C. custodisca l'anima tua per la vita eterna!...”.   

Un anno, al 21 novembre, essendo Suor M. Marta rimasta ansante a metà della formula della Rinnovazione, il Salvatore con somma bontà le disse: “Figliuola mia, ti aspetto!... gradisco il tuo cuore ancor più che le tue parole”. (1880). 

Un altr'anno, in questo medesimo giorno, Nostro Signore mostrava alla sua Diletta, le anime spose in atto di avvicinarsi allo Sposo... Tutte avevano posto nel Suo Cuore, alcune vi erano immerse profondamente e altre meno... E Gesù diceva: “Memoria in ætérnum!” Tutta sorpresa, nella sua candida ignoranza, la nostra Sorella domanda: “Mio buon Maestro, che cosa vuol dire?... Io non ne comprendo una parola”   

-  “Figliuola, rispose Gesù, con tenerezza, questa azione sarà eterna”  (1873).   

La felice Privilegiata vide ancora il Divin Maestro che univa a Sé l'anima di ciascuna Sposa con una catena d'oro purissimo e di meravigliosa bellezza.. mentre un anello si aggiungeva a questa catena. Nel tempo stesso essa ricevette sì vive illustrazioni sul valore dei Voti religiosi e il pregio di ciascun Rinnovamento, che i suoi desideri del Cielo fecero posto un istante, a quello di vivere per compiere molte volte ancora un atto così meritorio.  

L'amore di Suor M. Marta per la sua vocazione, s'alimentava continuamente nei soprannaturali rapporti coi Santi della Famiglia Visitandina.   

Tra le consolazioni di un'anima religiosa, una ve n'è particolarmente soave: quella cioè di vivere nell'intimità dei Santi Fondatori del proprio Istituto. Questi gloriosi Santi, che per altre persone, anche le più ferventi, sono soltanto amici o potenti Protettori, per l'anima religiosa sono, in tutta l'estensione della parola, un Padre e una Madre: Essi le hanno dato la vita di cui gode in Dio. Nutrirsi dei loro scritti, nei quali vive la loro parola, è un caro dovere. Questi Santi che sono venerati ordinariamente a distanza, essa Li sente ben vicini. Li vede tanto sulla terra quanto in Cielo. Sembra a lei di averli proprio a fianco, quasi in deliziosa famigliarità, nel tempo stesso che essi si offrono alla sua imitazione.   

Questo era bene il caso di Suor M. Marta. Essa viveva con i nostri Santi Fondatori, in continuo contatto, di meravigliosa intimità, confidando Loro tutte le sue necessità, presentando Loro le sue richieste e ricevendone consigli, incoraggiamenti, accompagnati da attestati di tenerezza che rapivano l'anima sua.   

S. Francesco di Sales, specialmente, si compiaceva di trattenersi con la sua umile figlia. Quante volte, nel corso di queste pagine, abbiamo potuto raccogliere l'eco di queste ingenue conversazioni tra Padre e Figlia, che ricordano i trattenimenti della Galleria. 

“Addio, Figliuola mia, io ti amo molto - concludeva un giorno il nostro Santo - Tu mi vedi, ma le tue Sorelle non mi vedono, tuttavia io le osservo in tutte le loro azioni... La vostra Santa Madre e le vostre Sorelle, sono esse pure qui ben vicine”. 

La sera del 28 dicembre 1868 terminata la Benedizione del SS. Sacramento, si veneravano le reliquie del nostro Santo Padre e Dottore. Questi diceva ancora a Suor M. Marta: “Io sono qui, e dono un bacio d'amore e una grazia a ciascuna delle mie Figlie”.   

Santa Giovanna Francesca di Chantal, dal canto suo, la gratificò bene spesso delle sue visite materne, dandole dei consigli per la sua formazione personale, oppure dei preziosi messaggi per le Nostre Madri.   

Quanto a Santa Margherita Maria, la grande amante del Sacro Cuore, Essa riconosceva, senza dubbio, nella nostra umile Maria-Marta, una Sorellina minore, la cui via, spesso sì scabrosa, non era senza analogia con la sua. Perciò le apportava soccorsi e incoraggiamenti nei momenti penosi.   

Essa le ricordava quanto vale il patire: “Se voi conosceste il valore del patire, non potreste fare a meno di desiderarlo”.   

Essa la eccitava alla conquista delle anime. L'infiammava d'amore per l'Ostia Divina. Un 17 ottobre, nel momento in cui la nostra Sorella si comunicava “Tu ricevi tutto il tuo Tesoro, - le mormorava - bisogna amar tanto Nostro Signore!”.   

Da questo contatto, da questa intimità, risultava non solo un'ammirabile intensità di vita religiosa nell'anima di Suor M. Marta, ma ancora un perpetuo rinnovamento d'affetto per l'Istituto ove il Signore le aveva fissato il posto.   

Molte volte, infatti, i consigli di S. Francesco di Sales erano di portata generale. Attraverso la fortunata Privilegiata, essi giungevano a tutte le Visitandine. Essa allora si sentiva membro, assai meschino, d'una immensa Famiglia alla quale il Padre comune indirizzava veramente la “parola d'ordine” da Fondatore.   

“Figliuole mie, dovete percorrere il vostro dominio che è la Santa Regola. Io ebbi da faticare assai nel tracciare i vostri Santi Scritti, discendendo fino ai minimi dettagli; ora questa è la mia maggior gloria.  

“La vostra prima osservanza è di studiare Gesù; non solamente nella preghiera, ma in tutto e per tutto: nel tempo del lavoro, come nei vostri momenti di libertà.  

“I1 compito della Visitandina sulla terra, è la vita di N. Signore a Nazareth. Vita di semplicità e di Santa Infanzia: la tenera età di Gesù. Le vostre azioni devono essere ordinarie a gli occhi delle Creature, ma straordinarie per il Cielo in virtù dell'amore.   

“Ho lasciato al mio Ordine un cibo abbondante: sta alla fedeltà di ciascuna il nutrirsene. 

“Beate saranno quelle, che si faranno violenza per osservare bene le loro regole: Esse saranno la mia corona di gloria! - La dolcezza e l'umiltà sono il mio manto d'onore: a questi segni riconosco le mie vere Figlie”.   

Nostro Signore stesso sembrava prendersi a cuore di ricordare a lei, incessantemente e nei modi più svariati, gli ammaestramenti del Santo Fondatore. Alla scuola del Divino Maestro, SUOR MARIA-MARTA COMPRENDEVA MEGLIO LA SUA MISSIONE PERSONALE, che era di pregare e soffrire per tutte, e di aiutare le anime lontane, destinate ad entrare nell'ovile Visitandino. Queste anime le vedeva, un giorno, come pecorelle trepidanti davanti ad un pericoloso precipizio, che non sapevano come varcare per mancanza di passatoio: “Io te le affido - le diceva il Sommo Pastore - tu le spingerai verso di Me come se tu ne fossi la pastorella. Queste pecore, sono anime che mi sono scelte. Per attirarle a Me, bisogna che il tuo cuore rimanga ben stretto col Mio”.   

ESSA COMPRENDEVA MEGLIO LA NECESSITÀ - PER TUTTE LE RELIGIOSE - DI UNO SPIRITO ECCELLENTEMENTE SOPRANNATURALE, E DI UNA PERFETTA FEDELTÀ ALLA REGOLA:   

“La vostra vita non è di questo mondo, - le insegna Gesù - ma è la vita del Cielo sulla terra. Poiché voi non appartenete al mondo, non dovete fare le opere del mondo.  

“Le mie Spose sono come i miei Santi. - Le mie Spose devono vivere col cuore in Cielo, mentre lavorano per Me sulla terra. Quando fate un atto di virtù o di osservanza, la Corte Celeste vi guarda”.   

Poco dopo la sua Professione, e prima ancora che fosse cominciata per lei una serie di grazie eccezionali, la nostra cara Sorella aveva visto, in chiara luce, la bellezza delle nostre Sante Regole e le benedizioni che ne ricompensano l'osservanza. In seguito, oh quante lezioni divine si sono aggiunte!   

Un giorno, Nostro Signore le fece percorrere il mondo intero. Le mostrò i Religiosi, i Sacerdoti, i Vescovi, ecc... e in ciascuno dì questi stati, una misura differente di grazia. “Io chiederò a ciascuno - le disse - in proporzione di ciò che avrà ricevuto; ma quanto a voi, non chiederò che una cosa: se avete bene obbedito.   

“La vostra via particolare è nelle vostre Regole e Costituzioni. E' una strada sicura che vi condurrà diritte, diritte alla Visitazione del Cielo.   

“Voi non conoscete a fondo la perfezione contenuta nella vostra Santa Regola. Se voi siete fedeli a praticarla in tutto, nel modo più perfetto, voi avrete sempre nuovi lumi per comprenderla meglio. Ogni atto d'osservanza vi ottiene nuovo lume che ogni negligenza vi fa perdere, poiché l'osservanza della Regola dà l'intelligenza delle cose del Cielo”.   

ESSA COMPRENDEVA MEGLIO LO SPIRITO STESSO DELLA VISITAZIONE:  

“Figliuola - le diceva il Salvatore - chiedi a mio Padre, per tutte le Visitandine, l'unione a Gesù nella vita nascosta”. 

Il 2 luglio 1870, tutta la Visitazione del Cielo fu mostrata a l'umile serva di Dio, come un'armata gloriosa e trionfante. Questa legione di anime benedette, stava al cospetto di Nostro Signore Gesù Cristo, contemplando le sue Piaghe Gloriose: “Esse mi sono molto vicine - disse Gesù - perché sono state molto nascoste sulla terra”.  

“Tutta la gloria del vostro sant'Ordine e per il Cielo!”. Essa intravvide così non solo la beatitudine eterna, ma ancora la via che vi deve condurre.   

Questo richiamo alla vita nascosta che dev'essere quella della Visitandina, Nostro Signore lo ripeté a Suor M. Marta qualche mese più tardi:   

“ Nella notte del 13 dicembre 1870, le fu mostrato uno splendido stendardo ove erano scritte delle sentenze a lettere d'oro tempestate di pietre preziose. Gesù fece leggere alla sua Serva le tre prime righe: non vi era che una sola parola: Unione! Unione! Unione!!!  

Queste parole ricordano il desiderio dei nostri Santi Fondatori. Essi vogliono che noi viviamo in una grande unione di cuori, poiché “in questo sta la pratica e lo spirito del vostro Santo Ordine”.  

Ma la parte inferiore dello stendardo, sorpassava tutto il resto in magnificenza e splendore. Questo - fu spiegato alla nostra Sorella - è un simbolo per dimostrare che, se le anime che fanno grandi cose per Iddio sono magnificamente ricompensate in Paradiso, più bella ancora sarà la corona di quelle che saranno vissute nascoste nell'umiltà

PER I PECCATORI PERDUTI E INDIFESI

 


Tieniti forte alle mani di Dio ed esse ti sosterranno.

 


Madre della Pietà a Piedade dos Gerais (MG – Brasile)


                28.03.2021

Cari figli,
il mondo ha tanto bisogno delle benedizioni del Cielo. In questa domenica così speciale siamo qui per chiedere allo Spirito Santo di calmare il cuore dell’uomo, di calmare l’afflizione dell’uomo e di portare questa pace bellissima e infinita ai nostri cuori, al cuore della fraternità, questa famiglia che oggi è qui in preghiera per tutta l’umanità.

È una gioia poter essere in preghiera per tutta l’umanità. C’è molto dolore, ci sono molte lacrime, c’è molta disperazione, ma noi abbiamo la speranza, questa speranza che viene dall’Alto, questa speranza che vive e regna nei nostri cuori: Gesù.

Oggi facciamo una bellissima riflessione iniziando una settimana di adorazione, di accoglienza a Cristo, al Vangelo, alla vita di preghiera. Oggi dobbiamo vivere con molta più intensità le cose di Dio. Forse in questo momento il mondo ha dovuto fermarsi, ma l’uomo non può smettere di pregare, non può diventare vuoto nel momento in cui lo Spirito Santo vuole riempire la sua vita dei doni di Dio: la sapienza per vincere, la scienza dello Spirito Santo nel cuore dell’uomo, l’intelletto, l’intelligenza, la fortezza. Perché spesso ascolti la Parola ma non vivi la Parola.

Oggi vi darò un bell’esempio di cosa significa ascoltare ma non riuscire a vivere la Parola. In questo momento di calvario, in questo momento in cui siamo in una valle di lacrime, Gesù ci guarda e ci dice: “Non avere paura, abbi fede”. Ma l’uomo ha paura, non ha fede. Ha paura di tutto quello che gli sta succedendo, non ha sicurezza. Deve avere fede. Tutti voi oggi siete nelle mani del Creatore, Gesù è morto sulla croce per voi, Egli ha dato la vita per voi. Quindi abbiamo la grande ricchezza che è il nostro Salvatore. Non dovete immergervi nella disperazione delle lacrime, ma nella speranza della misericordia. Quando attraversi la valle di lacrime e l’ombra della morte, devi avere la speranza della misericordia.

Anche perché tu credi nella Resurrezione. Tu sai che ogni fiore di questo giardino in qualsiasi momento può essere raccolto da Dio – tutti sono nelle mani di Dio – ma questo fiore non cessa di esistere nel momento in cui muore. Perché noi crediamo nella Resurrezione e questa Settimana Santa ci mette sulla via della Resurrezione. Noi abbiamo la grazia di Cristo resuscitato.

Allora oggi siamo qui avanzando verso la nostra più grande speranza. Per questo oggi è una domenica molto speciale. È una domenica in cui le ginocchia devono piegarsi e chiedere a Dio la guarigione dell’umanità. Innanzitutto, la guarigione del cuore, perché oggi l’uomo sta attraversando una tempesta ma, se non guarisce il proprio cuore, non sarà felice con la brezza leggera. Deve guarire il proprio cuore. A volte l’uomo si preoccupa tanto della guarigione [fisica], ma dimentica il cuore. La prima grazia è il cuore.

In questo tempo di giustizia dobbiamo avere un abbandono molto profondo in Dio, perché il mondo sta già entrando nello squilibrio e lo squilibrio è la malattia peggiore. Perché la mancanza di fede e la mancanza di fiducia portano alla disperazione. Perché oggi c’è tanta sofferenza, tanto dolore. Nessuno trova una risposta per questo momento. Questa risposta è la fiducia in Dio. Ma Dio sta già camminando con noi, insieme a noi, per portarci il miracolo del quale abbiamo bisogno. Questo miracolo non è lontano. Pur sapendo che state vivendo il tempo della giustizia, i tempi della battaglia, i tempi confusi.

Quello che non può mancare nel mondo in questo momento è la fede. Quello che il demonio vuole distruggere nella vostra vita è quello che vi renderà vittoriosi: la fede. Perché la fede ci porta la fiducia.

Ecco perché è molto importante l’unione della fraternità in questo momento. Dovete vincere tutte le barriere, perché il demonio mette barriere, anche al vostro essere fraterni: ci sono divisioni, spesso non riesci a guardare tuo fratello e amarlo, provi indifferenza. Dobbiamo vincere questa barriera. Perché qui abbiamo una missione di lotta per il trionfo del Cuore della Madre che sta qui a catechizzarvi. Allora voi siete servi di Dio, in questa grande lotta, in questa grande missione, e quanto più uniti sarete, tanto più combatterete le insidie del demonio. Quanto più l’umanità sarà unita, più combatterà le insidie del demonio. Quanto più il popolo di Dio sarà unito, più sarà vittorioso.

Allora abbiamo qui questa bellissima alleanza con il Cielo, abbiamo la grazia di vivere una settimana santa, la grazia di iniziare una settimana con Cristo, mettendo Lui al centro della nostra famiglia, al centro dei nostri cuori, pur sapendo che questa comunità ha le stesse battaglie che ha il mondo, sente gli stessi dolori del mondo e ha le stesse perdite. Perché siete nel mondo, siete di passaggio, tutti qui vivono abbandonati, confidenti. E Dio fa il miracolo, dobbiamo credere a questo miracolo, dobbiamo chiedere questo miracolo. Quando amiamo, chiediamo e Dio ascolta la nostra voce. Senza paura, con fiducia. Ci vuole abbandono e fede. Fiducia e fede. Ed è la fede che ci rende obbedienti, ci rende rispettosi, ci rende fratelli che amano la famiglia. E chi ama la famiglia si prende cura della sua famiglia, prega, non ha paura ma ha fiducia piena, sicurezza!

Tieniti forte alle mani di Dio ed esse ti sosterranno. È questo che il mondo deve fare oggi: tenersi fortemente alle mani di Dio, che lo sosterranno. Io mi sono tenuta alle mani di Dio, figli. Oggi in questa domenica, simbolicamente voi state riflettendo su qualcosa che la Madre ha vissuto. E il mio abbandono è stato fiducia in Dio, sicurezza nelle mani di Dio. Sapevo che arrivava il momento del dolore più grande della mia vita, ma sapevo che arrivava il momento della forza più grande della mia vita, come Madre di Gesù. E Dio mi ha concesso l’onore di essere la Madre dell’umanità. Tutto si è trasformato. L’amore vince. Per amore, Dio ci fa vincere anche il dolore maggiore che esiste, che è vedere un figlio morto.

Così è anche la vostra unione, la vostra fede, la vostra fiducia. È il momento di avere fede. Quando guardi il mondo oggi vedi solo dolore, perché nel mondo c’è dolore, nessuno può negarlo. Nessuno può voler vedere solo gioia nei momenti di lacrime. È necessario essere felici anche nei momenti di lacrime, ma nessuno può dire che questo momento sia il momento migliore per il mondo. È un momento triste, è un momento di lacrime nelle famiglie, è un momento di paura nelle famiglie, è un momento di disperazione nelle famiglie ma è anche un momento di fede nelle famiglie. È il momento di avere sicurezza nelle famiglie.

Al contrario di quanto pensano molti che non hanno fede, Dio non è mai stato così vicino a noi come in questo momento. E voi avrete la grazia di vivere una settimana di fede molto maggiore di quella che forse avevate mentre respiravate la sicurezza dell’aria pura. Oggi avrete la grazia di vivere una settimana consapevoli che il mondo ha avuto bisogno di attraversare tutto questo affinché le persone comprendessero quanto hanno bisogno di amare e rispettare Dio al di sopra di ogni cosa. L’uomo non è riuscito a capire – spesso per ignoranza e a causa dei suoi peccati – che Dio è al di sopra di ogni cosa. In questo momento sa pienamente che adesso siamo nelle mani di Dio. Ecco perché dobbiamo tenerci forte a queste mani.

E riempirci di meraviglia per la sicurezza che abbiamo in queste mani: perché i fiori sbocciano ancora, gli alberi danno ancora frutti, gli uccellini cantano ancora e voi avete ancora la gioia di vivere questa fede bella che vivete qui, tenendovi alle mani di Dio. Perché ognuno di voi che è venuto – e anche voi che non siete qui presenti ma che avete la grazia di respirare un po’ di questo santuario – conoscete l’importanza della fede, delle cose di Dio, di ciò che è sacro. Siamo sostenuti dalla misericordia del Signore. A volte ti senti mancare la terra sotto i piedi, ma Gesù ti prende per mano.

C’è tanto dolore, non mi riferisco solo a quello della materia ma al dolore spirituale, al dolore del cuore, dell’anima. È triste sentire quello che oggi sentiamo in un mondo apparentemente così bello ma così pieno di quell’inquinamento distruttore che è il peccato. Allora è tempo di fare questa riparazione, di sentire Gesù, di vivere questa soavità che è Cristo. Cristo con noi, Cristo in mezzo a noi, Cristo che ci fa seguire le sue orme, Cristo che ci dà coraggio, fede, fiducia. Perché se diventate uomini pieni di paura, paura di ogni cosa, questo non è un buon segno del cristiano. Il cristiano ha la serenità, ha il silenzio, ha l’abbandono, ha la vita di preghiera.

Il mondo ha bisogno di vivere questa vita di preghiera. Ci sono tante parole e poco silenzio e preghiera. Ci vuole proprio questo silenzio profondo, immergersi nelle profondità del cuore di Gesù, sentire Gesù. Dio sta facendo miracoli così vicino a noi, stiamo vedendo il miracolo della fede. Quante persone hanno fede e riescono a vincere tutti gli ostacoli, per quanto grandi siano. L’umanità oggi deve avere fede. Coraggio, niente è più grande della grazia di Dio! Niente, figli.

Qualunque cosa accada, Io sarò con voi in questa missione. Camminerò insieme a voi, sentendo i vostri dolori e calmando i vostri cuori. Calma il cuore! In quella preghiera che non avete ben compreso, Gesù dice “calma il cuore”, perché vuole che i vostri cuori stiano tranquilli. Nessuno riuscirà a superare la sofferenza che arriverà per la Terra se avrà un cuore tribolato. Calma il cuore! Gesù non si è riferito a un cuore specifico ma “al cuore”, al cuore di tutti. Calma il cuore! Perché la tempesta sarà lunga e distruttrice, ma porterà anche molte benedizioni, molta guarigione. Ci sarà il miracolo, dovete credere a questo miracolo. È una grande attesa. Quando pensavate che tutto era perduto e il mondo era agonizzante perché Gesù era morto, Cristo è resuscitato.

Oggi state vivendo questa agonia sulla Terra, soprattutto in Brasile. Perché il Brasile ha attraversato questo? Per guarire se stesso. Guarigione! L’uomo deve guarire se stesso dall’avidità, dalla disuguaglianza, dall’indifferenza, deve guarire se stesso da ogni gelosia, deve guarire se stesso dalla divisione. Tutto quello che sta accadendo oggi è il raccolto: raccogli quello che semini. Ecco perché il Brasile deve mettersi in ginocchio. Raccogliere cose buone dipende da quello che semina, il suo raccolto è frutto della sua semina. Deve seminare di più l’unione, la misericordia, deve vincere il peccato.

Il peccato è terribile. Una calamità del mondo si può superare, ma il peccato si combatte solo con molta preghiera. E il mondo deve vincere. È molto schiavo del peccato, delle briciole. Gesù è morto per darci il perdono, la guarigione del cuore, per alleggerirci da questo peso del peccato. Allora perché oggi il Brasile attraversa questo? Avete già riflettuto su questo? La vostra nazione è bella, forte, piena di fede, ma dev’essere più santa, deve avere più timore di Dio, dev’essere più unita! Dovete sapere che ogni brasiliano deve cambiare. La felicità di una famiglia dipende da tutti i suoi componenti. Ed è per questo che voi, in questa fraternità scelta su questo suolo brasiliano, avete l’impegno con il Cielo di pregare affinché questa fraternità sia edificata in ogni angolo della Terra, a cominciare dalla vostra patria.

Allora abbiate questa fede bella, figli! Scoprite questo sole che oggi è giusto. Il Cuore di Gesù oggi risplende su di noi. Il mondo può anche attraversare tenebre, tempeste oscure, ma ciò che risplende su di noi è il Cuore misericordioso di Gesù. Voglio che diciate questo al vostro cuore: “su di noi risplende il Cuore misericordioso di Gesù”. È questo Cuore che risplende sul Brasile e sul mondo. Ecco perché non dovete avere paura, dovete avere fede e dovete essere soldati di Gesù che risplendono! Gesù ci ha preparati per risplendere, ci ha detto che dobbiamo illuminare questo mondo che è nelle tenebre. E oggi chi risplende di più è Gesù! Io posso sentire la sua luce sul mondo in questo momento.

Vi benedico insieme alle benedizioni di questo splendore che è Gesù nelle nostre vite.

in questo momento la Madonna benedice tutti

Cari figli,
benedirvi in questo momento è una grazia. Perché Cristo è il Re che illumina il mondo, è la luce che illumina il mondo, è la misericordia che il mondo deve abbracciare in questo momento di epidemie, in questo momento di dolore. C’era già la fame sulla Terra e oggi c’è una fame molto più grande: la fame della giustizia, della grazia, dell’amore, del perdono, della pace. Per questo desidero che i vostri cuori siano benedetti dal potere del Cielo, della Santissima Trinità.

Faccio gli auguri a chi compie gli anni. Siate luce del mondo, perché Dio vi ha creati perché vi ama e vi ha creati affinché possiate essere luce su questa Terra.

Chiedo a Gesù di benedire questi fiori bellissimi per la guarigione del corpo e dell’anima di chi ha fede.

La benedizione di oggi è specialmente per i malati, per coloro che si prendono cura dei malati, affinché non entrino nella disperazione, affinché non perdano la forza, la fede, la fiducia. In ogni momento, ricorda che Dio è con te, ovunque tu vada. Non sei solo. Ogni dono che Dio ti ha dato è un dono di Dio per te: padre, madre, figlio, missionario, persona che ha il compito di prendersi cura di tante persone che hanno bisogno di respirare, respirare con forza e sentire che Dio opera in ogni parte del tuo corpo, proteggendoti da tutto questo male che oggi vuole essere maggiore della tua fede. Per questo vi auguro molta pace.

Ecco la Serva di Dio, Maria l’Immacolata Concezione, Madre della Pietà. Il Signore mi chiama.