giovedì 7 febbraio 2019

L'ULTIMO DI TUTTI



La realtà di una formazione spirituale inquinata dalla superbia

Ci sono certamente alcuni, numerosi più di quanto si creda, che hanno fatto crescere la loro vita spirituale sotto l'influsso più o meno attivo di un orgoglio inconscio. Sono forse anch'io nel loro numero?
Come? La superbia mi avrebbe fornito aiuto nel prendere le abitudini di una vita pia e virtuosa e io non me ne sarei accorto? Sì, c'è una superbia che si nasconde e non si fa vedere, una superbia di cui forse sono stato anch'io vittima inconsapevole.
Certo attuale rilassamento, certa insistente tiepidezza, certe ricadute nella colpa, possono forse dipendere dal fatto che le mie virtù furono poggiate, in larga parte, sul fondamento falso e fragile della superbia? Anima mia, stai attenta e prega...
Forse non ho riservato abbastanza attenzione alle conseguenze di due fattori psicologici:
- l'uomo è essenzialmente un imitatore;
- l'uomo subisce l'influsso dell'ambiente che lo circonda e vi si adatta.
Devo rivisitare il periodo della mia formazione spirituale tenendo conto di questi due dati.
Da quali persone ero circondato? Quali erano le idee dell'ambiente in cui sono vissuto: famiglia, casa di formazione, seminario, noviziato o altro ambiente? Sicuramente si trattava di persone scelte e di un ambiente di virtù e di pietà. La vita spirituale vi era tenuta in onore; si parlava con ammirazione degli atti eroici dei santi e si circondavano di venerazione le persone che manifestavano qualche segno di santità. Libri e colloqui concorrevano a sviluppare la felice impressione. Avevo stima di queste cose e provavo invidia per quelli che mi passavano avanti nella edificazione.
Erano puri, del tutto puri, i sentimenti che allora mi hanno spronato al bene? Una analisi rigorosa non vi può scoprire qualche traccia di inquinamento? Il desiderio di entrare in un tipo di vita circondato dalla stima generale, non ha avuto probabilmente una larga parte nello slancio che mi ha spinto? La contentezza nel servizio di Dio non risentiva forse del compiacimento di me stesso e soprattutto della coscienza più o meno chiara del posto che conquistavo nella stima degli altri? Chi sarà in grado di sondare questo abisso che solo Dio conosce?
La mia stessa umiltà non ha forse subìto, almeno in parte, le ispirazioni e gli impulsi di una certa superbia? È perfettamente possibile.
In un ambiente virtuoso si stima e si ammira l'umiltà in sommo grado, la si riconosce come la principale virtù dopo la carità. È quasi impossibile non adottarne le forme e le espressioni fino ad una specie di sentimento interno: credersi umili diventa un bisogno.
Una tale umiltà può essere vera, senza dubbio, perché quei benefici influssi ne favoriscono meravigliosamente la crescita. Ma può anche, e assai facilmente, farsi più apparente che reale, più fittizia che sincera. Una persona naturalmente orgogliosa scambia in fretta le cose e dell'umiltà che le cammina davanti, persegue soltanto l'aureola.
Ancora una volta, chi sonderà un tale mistero?

 I segni rivelatori di questa realtà

Il divino Maestro ha detto: «Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere» (Mt 7, 20). Che frutti ha prodotto la mia formazione spirituale? Passando ad altro ambiente, l'ardore si è forse raffreddato? Il mio zelo per la perfezione, e particolarmente per l'umiltà, è forse scaduto? E in questo stato deplorevole non sono precipitato assai presto, senza opporre resistenza, senza particolari scosse?
Il nuovo ambiente in cui mi sono venuto a trovare dimostrava ancora, anche se in proporzione minore, stima e ammirazione per le stesse cose; ma vi regnavano altre idee e aspirazioni diverse. Così, troppo consenziente alla legge della mia natura fragile, mi sono adattato alla nuova situazione nella maniera più confacente all'amor proprio.
Altro segno ugualmente tipico di una formazione spirituale fuorviata dalla superbia, è la reazione di fronte alle contraddizioni, agli insuccessi, alle ingiustizie e alle disapprovazioni patite. Turbamenti, preoccupazioni, tristezze: ecco le tracce di virtù imperfette, fondate più o meno sulla superbia. Scoraggiamento profondo, collera, animosità, gelosia, rivolta: ecco gli indizi di una superbia radicata e imperante.
La mia era dunque un'umiltà di facciata e i miei sentimenti soltanto dei surrogati? Un'umiltà vera e profonda mi avrebbe ispirato la calma e la rassegnazione e addirittura quella contentezza superiore e quella gioia sublime che provavano gli apostoli oltraggiati per amore di Gesù (cf. At 5, 41).
Grazie, mio Dio, di rischiarare il profondo dell'anima mia. Devo confessarlo? Soffro nel vedermi quale mi rivela la tua luce. Mi chiedo se tutto in me sia da rifare. Forse le mie virtù sono apparenti, semplice effetto dell'ambiente in cui attualmente vivo. Che cosa sarei se intorno a me cambiassero le cose: posizione, funzioni, persone?
Al pensiero dell'isolamento morale in cui mi verrei a trovare, sento l'estremo bisogno di nascondermi in Te, come mio unico rifugio. Dio mio, crea in me uno spirito nuovo, veramente umile!
Dice san Girolamo: «Dell'umiltà molti ricercano l'ombra, pochi la realtà». Voglio essere nel piccolo numero di costoro.

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