‘Dentro’ il mistero
Come possono il pane e il vino diventare il corpo e il sangue di Cristo?
A questa domanda, S. Ambrogio risponde: «Per mezzo della Consacrazione. La Consacrazione con quali parole viene effettuata? Con le parole del Signore Gesù... Venuto il momento di compiere il santo mistero, il prete cessa di parlare a nome proprio, parla nel nome di Cristo. Qual è la parola di Cristo? Quella stessa che ha creato tutte le cose. Il Signore parlò e fu fatto il cielo; il Signore parlò e fu fatta la terra; il Signore parlò e apparvero i mari; il Signore parlò e balzarono dal nulla tutte le creature. Se dunque è tanta la potenza delle parole di Gesù Cristo, che le cose che non esistevano incominciarono ad essere, quanto più efficaci saranno per far sì che le cose che già esistevano si convertano in altre».
Nelle Sacre Scritture si legge che: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. [...] E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,1 ss).
'Verbo', di derivazione latina, significa 'parola'. Parlare è manifestare agli altri il proprio pensiero, è rivelarsi. San Paolo c'insegna: "Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente ha parlato a noi per mezzo del Figlio" (Eb 1,1-2). Gesù Cristo, perciò, è la voce di Dio, porta le parole di Dio, è la Parola di Dio: la stessa Parola che crea l'universo, che ispira i profeti, che trasforma i cuori e la materia.
Con le sue parole, infatti, Gesù compie le meraviglie raccontate nei Vangeli: scaccia i demoni, risuscita i morti, comanda le acque e il vento, opera guarigioni, muta la natura stessa delle cose.
Questo accade perché le sue parole sono le stesse parole dello Spirito Santo, che non solo ammaestrano ma producono ciò che significano, come quando "Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu" (Gn 1,3).
La stessa cosa avviene nell'Ultima Cena. Con le parole: "Questo è il mio corpo" e "questo è il mio sangue", Gesù ci dà il suo corpo e il suo sangue, ma soltanto per opera dello Spirito Santo il pane e il vino diventano cibo e bevanda di salvezza.
«Infatti - insegna, con le "Catechesi", S. Cirillo di Gerusalemme - tutto ciò che lo Spirito Santo tocca è santificato e trasformato».
S. Giovanni Damasceno sintetizza sull'argomento il pensiero dei Padri della Chiesa: «Il cambiamento del pane nel corpo di Cristo si effettua per la sola potenza dello Spirito Santo» ("De fide orthodoxa").
Per designare questo misterioso 'passaggio' del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo, vengono coniati molti vocaboli: conversione, transelementazione, traslazione, trasformazione, trasmutazione. Verso la metà del secolo XII si usa il termine 'transustanziazione' (da: transubstantiatio), che viene accolto dai documenti ufficiali della Chiesa, e il suo contenuto viene precisato dal Concilio di Trento con la definizione: «conversione singolare e mirabile di tutta la sostanza del pane nel Corpo e di tutta la sostanza del vino nel Sangue di Cristo, rimanendo immutate solamente le apparenze esterne».
Questa conversione è «singolare» poiché non esiste in natura un fenomeno simile, ed è «mirabile», cioè misteriosa, in quanto non può essere indagata dall'intelletto se non per dimostrarne la non impossibilità da parte di Dio.
Il miracolo eucaristico, quindi, avviene nella sostanza del pane e del vino, cioè in quella dimensione del profondo ch'è l'essenza delle cose. Non cambiano la quantità, l'odore, il sapore, il colore... del pane e del vino, ma la loro sostanza. È il Cristo che diventa una realtà sacramentale, cioè realmente presente, non più con le proprie apparenze umane, ma con quelle di due elementi della creazione.
I Vangeli presentano alcuni fatti che possono aiutarci a comprendere meglio tale mistero.
Gesù è nato da una vergine; cammina sulle acque; "Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti" (Lc 6,19); dopo tre giorni dalla morte, risorge. E da risorto scompare allo sguardo dei due discepoli di Emmaus quando viene riconosciuto, come pure entra a porte chiuse nel cenacolo.
Quello di Gesù Cristo è un corpo che non obbedisce alle leggi naturali, ma a quelle leggi superiori che sfuggono a qualunque indagine umana.
Del resto sono sue le parole: "Ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra" (Mt 28,18). Anche l'arcangelo Gabriele, per rassicurare Maria sul suo divino concepimento, le dice: "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37).
Quanti uomini d'ingegno non hanno o perdono la fede, pretendendo di capire tutto quello che sta sopra di loro, e dimenticando che Dio si rivela ai piccoli, ai semplici, agli umili, ai puri di cuore!
Ecco un esempio offertoci da un dialogo tra la mistica Marta Robin e un bambino di sette anni, andato a farle visita con i genitori:
«Lui aveva detto davanti a Marta:
- Non posso credere che Gesù bambino è nell'ostia... (Confusione dei genitori ... avrebbe potuto venirsene fuori con questa storia da qualche altra parte!). Allora Marta:
- Ma Gesù bambino è il buon Dio. - Sì, annuisce il piccolo.
- Il buon Dio ha fatto tutto, ha creato tutto, ha fatto la terra, il cielo, il sole, il tuo papà, la tua mamma, te; ha fatto tutto. - Sì, dice il bambino.
- Egli è potente.
- Ah! Sì, dice il bambino.
- Se egli è potente, può farsi piccolo.
- Ah!, esclama il bambino, ho capito»'.
Un altro esempio, di squisita genuinità, lo racconta Padre Dario Betancourt:
«Quando ero ancora molto piccolo, un giorno di Natale, al momento della consacrazione, mio padre si avvicinò al mio orecchio e mi disse:
- Figliolo, ripeti: "Signore mio e Dio mio". Guardando mio padre gli dissi:
- Papino, chi è questo Signore?
- Il Bambino Gesù che è nato ieri notte e per il quale abbiamo cantato inni, rispose mio padre.
- Dov'è?
- Il sacerdote lo ha fra le mani, là sull'altare.
Lasciando mio padre da una parte, in un attimo mi avvicinai all'altare cercando il Bambino Gesù. Malgrado i miei desideri non potei vederlo. Tornai dai miei genitori e dissi loro:
- Il Bambino Gesù dev'essere più monello di me perché è già scappato dalle mani del sacerdote!».
Rifiutare questo mistero è come privare Dio del suo attributo essenziale: l'onnipotenza. Ma, allora, che Dio sarebbe? A Santa Caterina da Siena, la divina voce rivela:
«[ ...] il sacerdote giunse alla consacrazione, e all'atto della consacrazione tu alzasti gli occhi su di lui. E mentre egli pronunciava le parole della consacrazione, lo mi manifestai a te; e tu vedesti uscire dal mio petto un lume, come il raggio che esce dal disco del sole senza tuttavia staccarsene. Entro quel raggio di luce, strettamente ad esso unita, scendeva una colomba, e veniva a colpire l'ostia in virtù delle parole della consacrazione pronunciate dal sacerdote. Di fronte a ciò il tuo occhio corporeo non bastò a sopportare la luce, ma ti rimase solo l'occhio dell'intelletto, con il quale vedesti e gustasti l'abisso della Trinità, tutto me, Dio e uomo, nascosto sotto il velo di quella bianchezza. Tuttavia la luce e la presenza del Verbo, che tu vedevi mentalmente sotto quella specie, non cancellavano la bianchezza del pane, e l'uno non impediva l'altro: né il vedere me, Dio e uomo, in quel pane, né quel pane era cancellato da me, perché non gli veniva tolta la bianchezza, né il poterlo toccare e gustare. [...] Vedi dunque come i sensi corporei vengono ingannati, ma non è ingannato il sentimento dell'anima: questa viene assicurata e illuminata in se stessa, perché l'occhio dell'intelletto ha visto con la pupilla della santissima fede. E poiché vide, conobbe, e perciò lo tocca anche con la mano dell'amore, poiché ciò che ha visto ora tocca per amore, con fede. E con il gusto dell'anima, unito all'ardente desiderio, assapora la mia infuocata carità, l'amore ineffabile con il quale l'ho fatta degna di ricevere il grande mistero di questo sacramento e la grazia che in esso vi viene data».
Se l'Eucaristia non fosse una realtà divina, quanti cuori avrebbero amato invano!
Dinanzi al mistero i nostri sensi fisici non servono, anzi spesso traggono in inganno. Dice il prof. Enrico Medi: «Se ci fosse una mente capace di comprendere il Mistero Eucaristico, questa mente sarebbe capace di comprendere tutti i misteri dell'universo: dalle creature materiali, terrene e astrali, alle creature viventi, al mondo degli spiriti e su su fino al mistero di Dio».
Imitiamo la Vergine di Nazareth, scelta per diventare la madre del Figlio di Dio. A lei bastano le parole dell'angelo del Signore per credere al mistero dell'Incarnazione; noi abbiamo le parole di Gesù per credere al mistero dell'Eucaristia.
All'Eccomi di Maria, deve fare eco il nostro «Amen» pronunciato al momento della Comunione, dove Gesù è come se si incarnasse di nuovo in tutti coloro che lo ricevono.
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