Profilo umano
Sincerità. Il suo carattere franco e sincero padre Pio lo manifesta non solo
nel difendere i suoi punti di vista, ma alle volte anche disapprovando
l'atteggiamento dei direttori a suo riguardo:
"Si figuri poi - risponde a padre Benedetto - se è mio desiderio di ritornarmene
in convento. Il maggiore dei sacrifici che ho fatto al Signore è stato appunto
di non aver potuto vivere in convento. Però non credo mai che ella vorrà
assolutamente che io debba proprio morire. In casa è vero che ho sofferto e sto
soffrendo, ma non mi sono mai reso impotente in adempiere il mio ufficio, il che
non è stato mai possibile in convento. Se si trattasse di soffrire solo,
benissimo. Ma l'esser di peso e di fastidio agli altri senza altro risultato se
non quello della morte, non saprei che rispondere. Del resto parmi che anche io
ho tutto il dovere e il diritto di non privarmi direttamente della vita a 24
anni. Il Signore pare che così vuole" (8 9 1911).
Aveva avuto dei sospetti che non si fidassero di lui riguardo alle spese
medicinali pagate dal superiore provinciale. Nel gennaio 1912 (lett. 60) scrive
a padre Agostino con un tono inconsueto e mai più riscontrato nelle sue lettere:
"Mi duole non poco d'aver scritto varie volte al provinciale, non senza mio
sacrifizio, mandandogli anche le spese di medicine, senza ricevere risposta. In
avvenire, perdonate babbo mio, se vi manco di rispetto su questo punto, non gli
manderò le spese di medicine. Il provinciale si serva pure di me come meglio gli
pare e piace; ma lasci in pace la mia famiglia che continuamente si dissangui
per me senza dolersene affatto. Vi raccomando la massima secretezza su questo
punto poiché è stato uno sfogo di un figlio con un buon padre".
Più d'una volta padre Benedetto, inconsapevolmente o forse per motivi superiori,
sembrava non usasse quella benevola ed umana comprensione, richiesta dallo stato
particolarmente difficile che attraversava l'anima nella fase delicata delle
purificazioni passive. Padre Pio non gli nascondeva il suo disappunto:
"Le vostre paterne lamentazioni sono state per il mio cuore come tante saette,
perché dovete sapere che allorché lo spirito si trova alquanto sospeso teme fino
l'ombra di una canna che si muove" (28 7 1913).
"Per carità, non mi giudicate con tanto rigore. Gesù è tanto buono, non è così
rigoroso ed esigente, come lo ammiro in voi. Siate indulgente con tutti, massime
con chi si è votato tutto senza riserva per Gesù e per le anime" (23 10 1921).
Con la stessa franchezza e libertà chiede spiegazioni e chiarimenti su alcune
soluzioni, che secondo il suo parere non sono esatte e consiglia lui stesso,
anche se velatamente, la soluzione od orientamenti da seguirsi (18 9 1915).
Le eventuali incomprensioni e i non giustificati sospetti, specialmente da parte
dei direttori e dei superiori, lo facevano piangere amaramente:
"Ho ricevuto la vostra lettera [del 16 gennaio] e non so se nascondervi la
meraviglia o meglio il mio rammarico per certe domande fattemi. E dico il vero
che molto ne ho pianto. Anche il povero Giobbe, permettendolo Iddio, ricevé
amarezze e non consolazioni dai suoi amici" (lett. 314).
Con tutta la venerazione, il rispetto e la sottomissione ai direttori, non
accettava passivamente e ad occhi chiusi i rimproveri, le insinuazioni e le
interpretazioni da loro date a fatti personali o ad avvenimenti della comunità,
se egli credeva non conformi alla verità; e per amore della stessa verità e
della giustizia e della carità si permette di dissentire e di precisare meglio le cose.
Nel mese di giugno del 1919 si erano propalate notizie poco esatte e rumori
infondati di quanto avveniva a San Giovanni Rotondo, e padre Pio interviene per
dissipare equivoci ed errate interpretazioni:
"Riguardo la relazione sul mio conto che il padre provinciale chiede al padre
Raffaele, che gli sia mandata sotto precetto di ubbidienza, ho a dirvi che le
cose sono state strombettate ai quattro venti, senza nessun bisogno, da persone
condotte qui dai superiori. Tanto per chiarire le cose e non far torti a chi non
merita, perché è mancanza di carità ed è una nera ingiustizia" (14 6 1919).
Ad un rimprovero rivoltogli da padre Benedetto, perché non era intervenuto a
correggere o evitare certi abusi dei confratelli di San Giovanni Rotondo,
risponde schiettamente:
"Mi parlate dello sciupio avvenuto qui e che io non abbia mai alzato la voce.
Sta bene; ma quando mai io ho avuto ed ho voce in capitolo per ciò che riguarda
i nostri confratelli? Tutti si fanno dei nostri confratelli prudenti sopra del
padre Pio ed a lui solo si dettano leggi. Ho imposto eterno silenzio a me stesso
per ciò che riguarda i nostri confratelli. E le ragioni le manifestai a viva
voce al padre Agostino. Non voglio e né intendo crearmi dei nemici
gratuitamente" (16 11 1919).
Pochi giorni prima, il 13 novembre 1919, lo stesso padre Benedetto, che dal
luglio non era più superiore provinciale, gli scriveva: "Talora sono tentato del
sospetto che tutto ti par bello quel che ti è vicino e ti dimostra affezione. Se
m'inganno, dimmilo". A stretto giro di posta, padre Pio risponde: "Non mi sono
poi mai illuso, padre mio, per ciò che riguarda le persone che mi hanno
circondato" (16 11 1919).
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