martedì 19 febbraio 2019

PADRE PIO DA PIETRELCINA



 Profilo umano


Sincerità.   Il suo carattere franco e sincero padre Pio lo manifesta non solo 
nel difendere i suoi punti di vista, ma alle volte anche disapprovando 
l'atteggiamento dei direttori a suo riguardo:  
"Si figuri poi - risponde a padre Benedetto - se è mio desiderio di ritornarmene 
in convento. Il maggiore dei sacrifici che ho fatto al Signore è stato appunto 
di non aver potuto vivere in convento. Però non credo mai che ella vorrà 
assolutamente che io debba proprio morire. In casa è vero che ho sofferto e sto 
soffrendo, ma non mi sono mai reso impotente in adempiere il mio ufficio, il che 
non è stato mai possibile in convento. Se si trattasse di soffrire solo, 
benissimo. Ma l'esser di peso e di fastidio agli altri senza altro risultato se 
non quello della morte, non saprei che rispondere. Del resto parmi che anche io 
ho tutto il dovere e il diritto di non privarmi direttamente della vita a 24 
anni. Il Signore pare che così vuole" (8 9 1911). 

Aveva avuto dei sospetti che non si fidassero di lui riguardo alle spese 
medicinali pagate dal superiore provinciale. Nel gennaio 1912 (lett. 60) scrive 
a padre Agostino con un tono inconsueto e mai più riscontrato nelle sue lettere:  
"Mi duole non poco d'aver scritto varie volte al provinciale, non senza mio 
sacrifizio, mandandogli anche le spese di medicine, senza ricevere risposta. In 
avvenire, perdonate babbo mio, se vi manco di rispetto su questo punto, non gli 
manderò le spese di medicine. Il provinciale si serva pure di me come meglio gli 
pare e piace; ma lasci in pace la mia famiglia che continuamente si dissangui 
per me senza dolersene affatto. Vi raccomando la massima secretezza su questo 
punto poiché è stato uno sfogo di un figlio con un buon padre".  
Più d'una volta padre Benedetto, inconsapevolmente o forse per motivi superiori, 
sembrava non usasse quella benevola ed umana comprensione, richiesta dallo stato 
particolarmente difficile che attraversava l'anima nella fase delicata delle 
purificazioni passive. Padre Pio non gli nascondeva il suo disappunto:  
"Le vostre paterne lamentazioni sono state per il mio cuore come tante saette, 
perché dovete sapere che allorché lo spirito si trova alquanto sospeso teme fino 
l'ombra di una canna che si muove" (28 7 1913).  
"Per carità, non mi giudicate con tanto rigore. Gesù è tanto buono, non è così 
rigoroso ed esigente, come lo ammiro in voi. Siate indulgente con tutti, massime 
con chi si è votato tutto senza riserva per Gesù e per le anime" (23 10 1921).  
Con la stessa franchezza e libertà chiede spiegazioni e chiarimenti su alcune 
soluzioni, che secondo il suo parere non sono esatte e consiglia lui stesso, 
anche se velatamente, la soluzione od orientamenti da seguirsi (18 9 1915).  
Le eventuali incomprensioni e i non giustificati sospetti, specialmente da parte 
dei direttori e dei superiori, lo facevano piangere amaramente:  
"Ho ricevuto la vostra lettera [del 16 gennaio] e non so se nascondervi la 
meraviglia o meglio il mio rammarico per certe domande fattemi. E dico il vero 
che molto ne ho pianto. Anche il povero Giobbe, permettendolo Iddio, ricevé 
amarezze e non consolazioni dai suoi amici" (lett. 314).  
Con tutta la venerazione, il rispetto e la sottomissione ai direttori, non 
accettava passivamente e ad occhi chiusi i rimproveri, le insinuazioni e le 
interpretazioni da loro date a fatti personali o ad avvenimenti della comunità, 
se egli credeva non conformi alla verità; e per amore della stessa verità e 
della giustizia e della carità si permette di dissentire e di precisare meglio le cose.  
Nel mese di giugno del 1919 si erano propalate notizie poco esatte e rumori 
infondati di quanto avveniva a San Giovanni Rotondo, e padre Pio interviene per 
dissipare equivoci ed errate interpretazioni:  
"Riguardo la relazione sul mio conto che il padre provinciale chiede al padre 
Raffaele, che gli sia mandata sotto precetto di ubbidienza, ho a dirvi che le 
cose sono state strombettate ai quattro venti, senza nessun bisogno, da persone 
condotte qui dai superiori. Tanto per chiarire le cose e non far torti a chi non 
merita, perché è mancanza di carità ed è una nera ingiustizia" (14 6 1919).  
Ad un rimprovero rivoltogli da padre Benedetto, perché non era intervenuto a 
correggere o evitare certi abusi dei confratelli di San Giovanni Rotondo, 
risponde schiettamente:  
"Mi parlate dello sciupio avvenuto qui e che io non abbia mai alzato la voce. 
Sta bene; ma quando mai io ho avuto ed ho voce in capitolo per ciò che riguarda 
i nostri confratelli? Tutti si fanno dei nostri confratelli prudenti sopra del 
padre Pio ed a lui solo si dettano leggi. Ho imposto eterno silenzio a me stesso 
per ciò che riguarda i nostri confratelli. E le ragioni le manifestai a viva 
voce al padre Agostino. Non voglio e né intendo crearmi dei nemici 
gratuitamente" (16 11 1919).  
Pochi giorni prima, il 13 novembre 1919, lo stesso padre Benedetto, che dal 
luglio non era più superiore provinciale, gli scriveva: "Talora sono tentato del 
sospetto che tutto ti par bello quel che ti è vicino e ti dimostra affezione. Se 
m'inganno, dimmilo". A stretto giro di posta, padre Pio risponde: "Non mi sono 
poi mai illuso, padre mio, per ciò che riguarda le persone che mi hanno 
circondato" (16 11 1919).  


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