mercoledì 20 febbraio 2019

Gabriele, Raffaele, Michele Arcangeli potenti per noi



Apparizioni di San Michele

Fin dai tempi di Gesù, gli ebrei credevano che san Michele era l’angelo incaricato da Dio per custodire le sorgenti d’acqua che hanno effetti curativi. Nella tradizione, lo si considera l’angelo che guidò il popolo d’Israele nel deserto e gli fece attraversare il mar Rosso o anche colui che fece scaturire l’acqua dalla roccia che Mosè toccò col suo bastone per calmare la sete della gente(33). Nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 5, si parla dell’angelo che muoveva le acque della piscina di Betsaida ed alcuni credono che questi sia proprio san Michele.
Nel 452 Attila con il suo esercito si presentò alle porte di Roma pronto a conquistarla con fuoco e spargimento di sangue. Papa Leone I consacrò Roma a san Michele arcangelo e poi uscì incontro ad Attila. E accadde il miracolo. Attila si allontanò da Roma. Immediatamente costruirono una chiesa all’arcangelo san Michele, che gli fu consacrata il 29 settembre, e da allora questo è il giorno della festa di san Michele. Dopo il Concilio Vaticano II vennero aggiunte anche le feste degli arcangeli Gabriele (25 marzo) e Raffaele (24 ottobre) (34).

Il culto a san Michele era molto diffuso in Egitto. Si sa che nel secolo IV vi era un tempio consacrato a lui. La chiesa di Alessandria pose sotto la sua protezione il fiume Nilo, dal quale dipendeva la ricchezza del paese. La festa veniva celebrata il 12 giugno, periodo in cui il fiume cominciava a crescere (35).

A Costantinopoli c’era una chiesa dedicata a san Michele, edificata dall’imperatore Costantino. Si chiamava Michaelion e si credeva che l’arcangelo fosse apparso là e che vi operasse miracoli. Su questo argomento scrive diffusamente lo storiografo Sozomeno, nato in Palestina nel secolo quinto e vissuto a Costantinopoli lavorando come avvocato e scrivendo diversi libri di storia della Chiesa. Egli dice: Tutti coloro che avevano grandi dispiaceri o malattie incurabili si avvicinavano al tempio a pregare e in poco tempo si liberavano dalle loro pene (36).
Gli imperatori bizantini, come riferisce lo storiografo Ray­mond Jenin, edificarono diversi templi a san Michele, considerandolo il protettore dell’Impero. A Costantinopoli e nei dintorni vi erano circa 16 santuari dedicati all’arcangelo (37).

Il cronista bizantino Johannes Malalas (491-565), autore del libro Cronografia, in cui annotava i fatti più salienti del suo tempo, fa molti riferimenti a san Michele in relazione agli imperatori bizantini.
è noto il fatto che racconta sant’Eusebio nella sua Historia ecclesiastica (IX, 9), che Costantino ebbe una visione in Gallia. Vide una croce con la frase: In hoc signo vinces (con questo segno vincerai). A motivo di questa visione fece preparare uno stendardo con la croce e san Michele lo portò alla vittoria. Pare che questa visione sia certa, poiché sembra del tutto inverosimile che l’imperatore possa avere immaginato qualcosa di così impopolare per un esercito a maggioranza pagana a quei tempi. Nel 313 Costantino decretò il riconoscimento ufficiale del cristianesimo in tutto l’Impero.

Durante il pontificato di san Gregorio Magno, nel 590, una terribile peste stava spargendo un’orribile mortalità tra la po polazione di Roma. Il Papa ordinò che si facesse una processione penitenziale da Santa Maria Maggiore. Lo stesso pontefice portava una statua della Vergine durante la processione. Quando arrivarono al ponte sul Tevere, udirono canti di angeli e, all’improvviso, sul castello di Adriano, che oggi si chiama Castel Sant’Angelo, apparve l’arcangelo san Michele. In mano teneva una spada e in quel momento la peste cessò (38).

A santa Giovanna d’Arco (1412-1431) si manifestò l’arcangelo in diverse occasioni, chiedendole di prendere le armi per difendere il suo paese. A 13 anni, cominciò ad udire le voci dell’arcangelo. Al processo che le fecero affermò che la sua prima apparizione era stata di san Michele. Disse: Lo vidi con gli occhi. Non era da solo, era in compagnia di angeli del cielo.

La voce dell’arcangelo le insegnava a comportarsi bene e a frequentare la chiesa. Ben presto si unirono a san Michele santa Caterina e santa Margherita. Con il loro aiuto Giovanna riuscì a convincere il delfino ad accompagnarla a Reims per farsi incoronare re. Essi le predissero anche che sarebbe stata fatta prigioniera. La giovane venne bruciata viva a 19 anni.
Il processo di riabilitazione ebbe luogo nel 1455 per desiderio di re Carlo VIII e di Papa Callisto III.

San Francesco di Paola (1456-1508) aveva molta devozione a san Michele, il quale gli era apparso in visione e gli aveva ispirato il motto del suo Ordine dei Minimi, che egli aveva fondato. Il motto era Charitas (amore). 

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, fondatore dei Redentoristi, era così devoto a san Michele che, in ogni stanza della curia episcopale aveva appeso un quadro dell’arcangelo e volle che i suoi religiosi rinnovassero ogni anno i loro voti nella festa di san Michele.

Nel 1733, quando san Gerardo Maiella aveva sette anni, un giorno, mentre assisteva alla messa, si avvicinò all’altare per ricevere la comunione, ma il sacerdote gliela negò perché era ancora troppo piccolo e a quell’epoca si faceva la prima comunione a 12 anni. Il bambino rimase molto triste. Ma di notte gli apparve l’arcangelo Michele e gli diede la comunione (39).

San Paolo della Croce (1694-1775), fondatore dei Passio­nisti, era un grande devoto dell’arcangelo e lo scelse tra i principali patroni della sua congregazione.

La beata Rosa Gattorno (1831-1900), grande mistica italiana, parla di san Michele come del suo angelo protettore. Dice: Men­tre pregavo vidi il mio arcangelo san Michele con la spada sguainata nell’atto di difendermi... Egli mi confortò e scomparve. Restai piena di forza e di vigore. Avrei affrontato mille eserciti (40).
Un giorno mi stavo raccomandando al mio angelo custode e inoltre a quello che mi ha dato Gesù, san Michele arcangelo. Vidi un gruppo di demoni infiammati che si precipitavano gli uni sugli altri. L’angelo Michele li trafiggeva con la sua spada, ma l’azione di questa uccisione era figurata, poiché in realtà non li toccava... Dopo la mezzanotte incendiarono la porta della casa. Saltai giù dal letto andando verso la finestra e mentre mi mettevo il velo, sentivo che mi veniva suggerito come dovevo fare; Michele mi diceva: Io sono con te, stai tranquilla(41).

Un altro giorno andai a far la comunione e stavo molto ma­le, nel mese di marzo del 1875. Ero molto turbata, ma appena ricevuta l’Eucaristia lo vidi al mio fianco. L’angelo Michele, insieme a me, faceva il ringraziamento e con le mani giunte adorava Dio (42).

Quanto soffrii nel mio viaggio a Roma! Non so come spiegarlo. Era talmente tanta la rabbia degli spiriti infernali che solo il mio angelo san Michele li poteva trattenere... Il mio Angelo Michele li cacciava con la spada sguainata. Se ne andarono lontano e non li vidi né li sentii più (43).

San Pio da Pietrelcina (1885-1968) era molto devoto a san Michele. Per questo molti autori credono che fu lui ad apparirgli il 5 agosto del 1918. Il santo racconta: Mi vidi davanti un misterioso personaggio con una lunghissima lancia ben affilata, dalla quale in punta sembrava uscire del fuoco.

Nel terzo segreto di Fatima, Lucia afferma: Abbiamo visto a sinistra di nostra Signora, un po’ più in alto, un angelo con la spada di fuoco nella mano sinistra. Molti lo identificano col nostro arcangelo.

Scrive la beata Anna Caterina Emmerick (1771-1824) nelle sue Rivelazioni: Ho visto la Chiesa di San Pietro (Roma). Su di essa risplendeva l’arcangelo san Michele vestito di rosso, tenendo una grande bandiera da combattimento tra le mani. La terra era un immenso campo di battaglia. I verdi e gli azzurri lottavano contro i bianchi: questi ultimi, sui quali pendeva una spada di fuoco, sembrava che stessero per soccombere.

L’arcangelo scese e si avvicinò ai bianchi. Lo vidi davanti a tutti. Essi ricevettero un grande coraggio, senza sapere da dove venisse. L’angelo sconfisse i nemici, i quali fuggirono in tutte le direzioni. La spada di fuoco che era sui bianchi scomparve. In mezzo al combattimento aumentavano le fila dei bianchi: gruppi di avversari passavano dalla loro parte e, una volta, passarono in gran numero. Sopra il campo di battaglia vi erano, nello spazio, legioni di santi che facevano segni con le mani,  diversi gli uni dagli altri, ma animati dallo stesso spirito(44).

Ci dice santa Faustina Kowalska (1905-1938) nel suo Diario: 
Il giorno di san Michele vidi questa grande guida vicino a me mentre mi diceva queste parole: Il Signore mi ha raccomandato di avere una cura speciale per te. Devi sapere che sei odiata dal male, ma non temere. Chi come Dio! E poi scomparve. Nonostante ciò sento la sua presenza ed il suo aiuto(45).

Durante la prima guerra mondiale avvenne un fatto ben do­cumentato. A Mons in Belgio apparvero ai soldati sul campo di battaglia molti angeli. Gli alleati erano sul punto di subire una terribile sconfitta e invece vinsero la battaglia. I soldati britannici affermavano di aver visto san Giorgio e lo descrivevano con capelli biondi e armatura dorata, su un cavallo bianco. Finita la guerra, i tedeschi espressero la loro versione della storia. I soldati della cavalleria affermarono che i loro animali si rifiutarono all’improvviso di perseguire il nemico. E dissero che le posizioni alleate, che loro attaccavano, si trovavano difese da migliaia di uomini, quando in realtà vi erano soltanto due reggimenti(46).
Alcune suore mi hanno scritto: Nella nostra comunità si professa una grande devozione agli angeli e in modo speciale a san Michele arcangelo, al quale viene attribuita l’assistenza miracolosa durante l’invasione francese nel 1648. Tutte le chiese, i conventi e le case private della città furono saccheggiate e svuotate, ad eccezione del nostro convento. Diverse volte cercarono di entrarvi; ma mentre ci provavano, appariva un uomo di bell’aspetto, alto, che con una spada in mano difendeva la nostra porta d’entrata.

Le religiose pensarono che si trattasse di qualche ufficiale francese, ma quando vollero cercarlo per ringraziarlo, non trovarono nessuno che avesse tali sembianze né che conoscesse quel capitano. Per questo si credette che fosse stato l’arcangelo san Michele, patrono della comunità, dal quale abbiamo ricevuto molti insigni benefici. Oggi abbiamo la sua immagine in diversi punti della casa. Inoltre siamo devoti dei nostri angeli custodi e al santo Angelo della città.

Durante la guerra di Corea accadde un fatto straordinario. Un soldato americano, di nome Michele, sperimentò tangibilmente l’aiuto del suo patrono, al quale era molto devoto. Un giorno d’inverno fece un percorso con la sua pattuglia. Ad un certo momento si allontanò dai suoi compagni e vide un soldato nuovo, al quale disse: Non ti conosco e pensavo di conoscere tutti quelli della mia compagnia.

- Sono nuovo, appena arruolato, mi chiamo Michele.

- Anch’io mi chiamo Michele.

Stava nevicando e salirono su una collina. All’improvviso apparvero sette soldati comunisti. Erano a circa 40 metri.
- A terra! Gli gridò il nuovo Michele.

Ma Michele era stato raggiunto al petto. Di ciò che avvenne dopo, l’unica cosa che ricordava era di essere stato portato da braccia robuste. Quando fu al sicuro, vide il nuovo Michele raggiante di gloria, col viso luminoso come il sole, con una spada in mano, che brillava con migliaia di luci. Poi svenne.
I compagni lo raggiunsero, lo aiutarono e gli curarono la ferita. Più avanti egli chiese:

-  Dov’è Michele?

Ma non c’era un altro Michele e nessuno lo aveva visto. Tuttavia, quei soldati comunisti erano rimasti a terra morti senza che egli avesse sparato su di loro (47).

ÁNGEL PEÑA 

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