lunedì 6 aprile 2020

Se l’umanità apre il proprio cuore dinanzi a Me e si converte, avrò pietà di voi e avrò compassione per i vostri dolori e le vostre afflizioni.



Messaggio di Nostro Signore Gesù Cristo 3 Aprile 2020

Pace al tuo cuore!

Figlio mio, se l’umanità apre il proprio cuore dinanzi a Me e si converte, avrò pietà di voi e avrò compassione per i vostri dolori e le vostre afflizioni. Desidero il pentimento e la salvezza dei peccatori. Possano essi chiedere perdono dei loro peccati, correggendosi dalla loro via malvagia, e Io, ancora una volta, sarò compassionevole e li Benedirò. Ecco che Io sono pronto ad aprire il Mio Sacro Cuore ai peccatori pentiti, come rifugio sicuro di benedizioni e di grazie, affinché possano, con umiltà e pentiti dei loro errori, aprirre a Me il loro Cuore, accettando il Mio Amore per la loro vita, perché Io, Dio del cielo e della terra non mi sento né amato né rispettato, sono stato trattato come il peggiore essere del mondo, calpestato e bestemmiato, considerato un oggetto di disprezzo e ridicolizzato da parte di molti. Il Mio Amore vi salva, Mio Amore vi santifica, il Mio Amore guarisce le ferite e le malattie dei vostri corpi e delle vostre anime. Credete nel Mio Amore e la salvezza regnerà nelle vostre vite ed entrerà nelle vostre famiglie.

Ti benedico!


Il Signore ci ha dato questa lettura:
«Or dunque – parola del Signore – ritornate a me
con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti».
Laceratevi il cuore e non le vesti,
ritornate al Signore vostro Dio,
perché egli è misericordioso e benigno,
tardo all’ira e ricco di benevolenza
e si impietosisce riguardo alla sventura.
Chi sa che non cambi e si plachi
e lasci dietro a sé una benedizione?
Offerta e libazione per il Signore vostro Dio.
Suonate la tromba in Sion,
proclamate un digiuno,
convocate un’adunanza solenne.
Radunate il popolo, indite un’assemblea,
chiamate i vecchi,
riunite i fanciulli, i bambini lattanti;
esca lo sposo dalla sua camera
e la sposa dal suo talamo.
Tra il vestibolo e l’altare piangano
i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano:
«Perdona, Signore, al tuo popolo
e non esporre la tua eredità al vituperio
e alla derisione delle genti».
Perché si dovrebbe dire fra i popoli:
«Dov’è il loro Dio?».
 
(Gioele 2,12-17)

 Oggi, subito dopo il messaggio di Gesù, mi ero diretto verso il cortile e improvvisamente ho visto la Madonna in cielo e San Giuseppe, che aveva il Bambino Gesù tra le braccia. I tre mi sono apparsi proprio come nell’apparizione del 25 dicembre 1996, mostrando i loro tre cuori sacri. Mi sono reso conto che la Sacra Famiglia oggi sta benedicendo il mondo e i raggi d’amore, i ringraziamenti e le benedizioni dei loro Santissimi Cuori vengono irradiati sulle famiglie di tutto il mondo.

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY



Agricoltore e vignaiuolo (1799-1805). 

In questo tempo, mentre era a Dardilly l'abate Rey.  

«Mons. di Mérinville, incaricato di riorganizzare la Diocesi di Lione 21 in nome del Cardinal Fesch», nominò curato di Ecully un altro confessore della fede, l'abate Balley 22.  

Carlo Balley, il beniamino di una famiglia di sedici figli, era nato a Lione il 30 settembre 1751; un suo fratello di nome Stefano, giovane ancora si era fatto certosino, mentre egli con un altro fratello, di nome Giovanni Alessandro, entrava nell'ordine di Santa Genoveffa 23. Quando scoppiò la rivoluzione era: già parroco a Saint-Clément- de-Choue, nella diocesi di Blois, e cacciato di là, si rifugiò a Lione, ove' visse, ora in un piccolo appartamento ereditato dalla sua famiglia, ora nelle case più sicure, e sovente presso il Signor Loras; quivi fu il testimonio accorato dell'apostasia di Giovanni Alessandro 24. Il fratello  Stefano subì il martirio, col sorriso sulle labbra, il 14 gennaio del 1791 sul patibolo eretto sulla piazza dei Terreaux 25. Appena tre mesi più tardi pensò di unirsi a quei missionari che lavoravano a conservare la fede ad Ecully e nei dintorni col pericolo della propria vita. E quando nel 1803 gli fu affidata una parrocchia, volle seco la sorella Margherita, già religiosa dell'Annonciade-Céleste, maggiore di lui di diciotto anni.  

Uno dei primi pensieri dell'abate Balley, dopo di essersi stabilito ad Ecully, fu di trovare vocazioni sacerdotali e per meglio coltivarle fondò una scuola nel suo presbiterio. Il marito di Caterina Vianney, che era un buon cristiano, ne informò il giovane cognato, che del resto aveva già fatto conoscenza, coll'abate Balley, avendo assistito alla sua Messa durante l'epoca del Terrore.  

Il compito del nuovo pastore di Ecully era immenso ed opprimente. Doveva provvedere ai bisogni religiosi di una parrocchia importante, vicino a Lione, che era stata teatro di stragi durante la rivoluzione, ed egli stesso all'età di cinquantadue anni si sentiva indebolito dalle miserie di una vita errante e sempre in pericolo. Ma per dare degli eredi alle sue fatiche apostoliche si recava alla dimora del povero come a quella del ricco per cercare fanciulli e giovani, sui volti dei quali distinguesse il segno di Dio, e con questo apostolato raccolse ed ospitò nella sua casa un futuro gesuita, il giovane Deschamps, Mattia e Giacomo Loras, figli di quel pio uomo, morto sul patibolo, dal quale aveva ricevuto ospitalità nei giorni più tristi.  

Appena Giovanni Maria seppe che esisteva questa scuola presbiterale sentì il suo cuore aprirsi alla speranza: non sarebbe questa un'occasione favorevole per tentare un assalto definitivo presso il padre suo? La madre, che non aveva cessato di incoraggiare il figlio nella sua vocazione, volle essere la sua avvocata anche in questa occasione, spiegando a Matteo Vianney che non si trattava di mandare Giovanni Maria in un Seminario. 26, ma che resterebbe ad Ecully ove aveva ratto la sua prima Comunione, nella casa degli Humbert, senza causare spese gravose. Giovanni Maria andrebbe dall'abate Balley solo per le lezioni e prenderebbe i pasti presso la zia Margherita. Infine, il loro figlio voleva forse qualche cosa d'altro che la volontà di Dio? Matteo Vianney dovette acconsentire e conchiuse:  

- Poiché Giovanni Maria è assolutamente deciso, non lo si può trattenere più a lungo.  

A questa felice notizia il nostro giovane aspirante insistette presso sua madre perché si affrettasse ad avvisare l'abate Balley, e Maria Vianney, accompagnata da sua sorella: Margherita Humbert, si presentò al presbiterio di Ecully. L'abate Balley, di statura alta, magro, di profilo romano, era maestoso ed imponente. Le due donne, facendosi coraggio, dichiararono al ministro di Dio il perché della loro visita, la vocazione che si fece sentire nel giovane, la sua età, gli studi primari incompleti e interrotti da molto tempo, ma anche la sua crescente pietà e la condotta esemplare. L'abate Baliey ascoltava indeciso.  

- Sono così occupato, che non posso ricevere un allievo di più, - rispose.  

Ma le due donne insistendo ancora, egli conchiuse:  

- No, non posso, non posso!  

E tale fu la scoraggiante conclusione di questo primo incontro.  

Desolate, le due donne tornarono a casa per raccontare il fatto al marito di Caterina, che alle loro istanze acconsentì a perorare di nuovo una causa già troppo compromessa; ma l'abate Balley insisteva ancora nella negativa. Finalmente il signor Melin tentò un'ultima via:  

- Acconsentite almeno di vedere mio cognato; quando lo avrete visto lo accetterete, ne sono sicuro.  

- Ebbene, venga pure!...  

Così l'umile lavoratore dei campi e della vigna, accompagnato da sua madre, si presentò da colui che lo avrebbe introdotto nel «campo del padre di famiglia». L'austero abate Balley fissò i suoi occhi scrutatori su questo giovane diciannovenne, magro e pallido, raccolto e timido, gli rivolse delle domande e lo trovò istruito nella religione. Gli piacque sopra tutto il suo sorriso espressivo e confidente; seguì con uno sguardo di affettuosa bontà questo candidato al Sacerdozio disse:  

- Oh, questo, sì, l'accetto!  

Indi, rivolgendosi a Giovanni Maria, aggiunse:  

- State tranquillo, amico mio, se sarà necessario, mi saprò anche sacrificare per voi!   

Canonico FRANCESCO TROCHU

domenica 5 aprile 2020

Offerta di me stessa come vittima d'olocausto all'Amore misericordioso del buon Dio



Quest’anno, il 9 giugno, festa della santissima Trinità, ho ricevuto la grazia di capire più che mai quanto Gesù desideri d’essere amato. 
 Pensavo alle anime che si offrono come vittime alla giustizia di Dio al fine di stornare e attirare sopra se stesse i castighi riservati ai colpevoli, questa offerta mi pareva grande e generosa, ma ero lungi dal sentirmi portata a farla. <>

Offerta di me stessa come vittima d'olocausto all'Amore misericordioso del buon Dio 

    Mio Dio Trinità beata, desidero amarvi e farvi amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che sono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la vostra volontà e arrivare al grado di gloria che m'avete preparato nel vostro regno. In una parola, desidero essere santa, ma sento la mia impotenza e vi domando, o mio Dio, di essere voi stesso la mia santità. 
    Poiché mi avete amata fino a darmi il vostro unico Figlio perché fosse il mio salvatore e il mio sposo, i tesori infiniti dei suoi meriti appartengono a me ed io ve li offro con gioia, supplicandovi di non guardare a me se non attraverso il volto di Gesù e nel suo cuore bruciante d'amore. 
    Vi offro inoltre tutti i meriti dei Santi (che sono in cielo e sulla terra), i loro atti d'amore e quelli dei santi Angeli; vi offro infine, o beata Trinità, l'amore e i meriti della santa Vergine, mia madre diletta. A lei abbandono la mia offerta e la prego di presentarvela. Il suo Figlio divino, mio sposo diletto, nei giorni della sua vita mortale, ci ha detto: <>. 
    Sono dunque certa che esaudirete i miei desideri; lo so, mio Dio, più volete dare, più fate desiderare. Sento nel mio cuore desideri immensi e vi chiedo con tanta fiducia di venire a prendere possesso della mia anima. Ah! non posso ricevere la santa comunione così spesso come vorrei, ma, Signore, non siete l'onnipotente?... Restate in me come nel tabernacolo, non allontanatevi mai dalla vostra piccola ostia... 
    Vorrei consolarvi dell'ingratitudine dei cattivi e vi supplico di togliermi la libertà di dispiacervi. Se qualche volta cado per mia debolezza, il vostro sguardo divino purifichi subito la mia anima consumando tutte le mie imperfezioni, come il fuoco che trasforma ogni cosa in se stesso... 
    Vi ringrazio, o mio Dio, di tutte le grazie che m'avete accordate, in particolare di avermi fatta passare attraverso il crogiolo della sofferenza. Sarò felice di vedervi comparire, nel giorno finale, con lo scettro della croce. poiché vi siete degnato di darmi come eredità questa croce tanto preziosa, spero di rassomigliare a voi nel cielo e di veder brillare sul mio corpo glorificato le sacre stimmate della vostra passione. 
    Dopo l'esilio della terra, spero di venire a godervi nella patria, ma non voglio ammassare dei meriti per il cielo, voglio lavorare solo per vostro amore, con l'unico scopo di farvi piacere, di consolare il vostro Sacro Cuore e di salvare anime che vi ameranno eternamente. 
Alla sera di questa vita, comparirò davanti a voi a mani vuote, perché non vi chiedo, Signore, di contare le mie opere. Tutte le nostre giustizie hanno macchie ai vostri occhi. Voglio perciò rivestirmi della vostra giustizia e ricevere dal vostro amore il possesso eterno di voi stesso. Non voglio altro trono e altra corona che voi, o mio Diletto!... 
    Ai vostri occhi il tempo è nulla. Un giorno solo è come mille anni e perciò potete prepararmi in un istante a comparire davanti a voi... 
    Per vivere in un atto di perfetto amore, mi offro come vittima d'olocausto al vostro amore misericordioso, supplicandovi di consumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia anima i flutti d'infinita tenerezza che sono racchiusi in voi, e così possa diventare martire del vostro amore, o mio Dio!... 
    Che questo martirio, dopo avermi preparata a comparire davanti a voi, mi faccia infine morire e la mia anima si slanci senza alcuna sosta verso l'eterno abbraccio del vostro amore misericordioso... 
    Voglio, o mio Diletto, ad ogni battito del cuore rinnovarvi questa offerta un numero infinito di volte, fino a che, svanite le ombre, possa ridirvi il mio amore in un faccia a faccia eterno!... 

Teresa di Gesù Bambino 
9 Giugno 1895 

Il peccato ha indurito i loro cuori e ha accecato molti, perché non vedono nulla e non sentono nulla.



Messaggio di Nostro Signore Gesù Cristo 2 Aprile 2020

Pace al tuo cuore!

Mio figlio, anche nei momenti di dolore e tribolazione, agli uomini piace peccare e offendere il Mio Cuore Divino. Il peccato ha indurito i loro cuori e ha accecato molti, perché non vedono nulla e non sentono nulla. Se non c’è pentimento o conversione, non c’è perdono e misericordia, per questo lascio che la mia giustizia continui, punendoli per i loro peccati.

Ti Benedico!


E non potevano credere, per il fatto che Isaia aveva detto ancora:
Ha reso ciechi i loro occhi e ha indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore, e si convertano e io li guarisca!
Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui. 
(Giovanni 12: 39-41)

Se, tuttavia, il nostro Vangelo rimane velato, è velato per coloro che sono persi, per i non credenti, la cui intelligenza il dio di questo mondo ha accecato, al fine di non far risplendere la luce del Vangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio. (2 Corinti 4: 3-4)

GESU’ AL CUORE DELLE MAMME



Perdonare è vincere Chi subisce un'operazione chirurgica deve star fermo anche soffrendo. Ogni dolore è come l'incisione di un'ascesso, di qualcosa che non va e devi accettarlo con calma. Non ti accorgi che quelli che ti circondano ti raffinano con i loro urti? La pazienza è un atto di interiore fortezza. Il perdono è una vittoria. La dolcezza è un trionfo di carità. Invoca lo Spirito Santo perché ti dia la forza di vincerti e di vincere il male in ciascuno dei tuoi familiari.

don Dolindo Ruotolo

La Corredentrice



Gesù parla della Corredentrice negli scritti di Maria Valtorta

Sofferenze morali connesse, intrecciate, fuse a quelle del Figlio suo, come sono le  inestricabili liane delle foreste equatoriali, che non si possono separare per reciderne una  sola, ma che si deve spezzarle con un unico colpo di accetta per aprirsi il varco,  recidendole insieme. 
Ci fa pena la madre di un figlio destinato alla morte per morbo insanabile, la madre di  un condannato al supplizio dal rigore dell’umana giustizia. Ma pensiamo a questa Madre  che, dal momento che ha concepito il Figlio di Dio, non ha smesso di tremare,  pensando che era “il condannato”. Pensiamo a questa Madre che, quando Gli ha dato il  primo bacio sulle carni morbide di neonato, ha sentito le future piaghe della sua  Creatura, Lei che avrebbe dato dieci, cento, mille volte la sua vita per impedirgli il  momento dell’immolazione. Questa madre che sapeva e che doveva desiderare quell’ora tremenda per accettare la Volontà del Signore, per la gloria del Signore, per bontà  verso l’umanità. Non, non vi è stata agonia più lunga, finita poi in un dolore ancora più  grande sul Calvario. Ma la Redenzione aveva bisogno di due vittime. Perché l’uomo  peccò con la donna e la Donna deve redimere così come redime l’Uomo. E Dio la volle  sul Calvario con il Figlio, per mescolare l’acqua del pianto verginale al vino del sangue  divino e celebrare la prima ed unica Messa. Lei, che si è crocifissa il sorriso sul volto suo,  per confortare il Figlio  (“Poema”, vol. IX, p. 40-41). 

Maria, l’agnella immolata, può dire: “Mi è concesso, a me, creatura, di consolare il  mio Creatore. Perché noi sappiamo che la nostra ubbidienza consola l’Eterno” 
(“Poema”, vol. IX, p. 141-142). 

“Anche Lei ha assaporato l’amaro dell’abbandono del  Padre, ma per questo suo dolore offerto alla Redenzione ha pregato e ottenuto di far  superare al Figlio l’angoscia dell’orto degli ulivi e di portare a termine la dolorosa  passione” (“Poema”, vol. IX, p. 232). 

“Se Giuda si fosse gettato ai piedi di Maria chiedendo pietà, Ella, la Pietosa, lo  avrebbe raccolto come un ferito e sulle sue ferite sataniche avrebbe sparso il suo  pianto che salva e lo avrebbe portato ai piedi della croce, tenendolo per mano, perché  Satana non lo potesse ghermire né i discepoli colpirlo; portato, perché il suo sangue  cadesse per primo su di lui, il più grande dei peccatori. Ed Ella sarebbe stata  sacerdotessa mirabile sul suo altare, fra la purezza del Cristo e la colpa di Giuda,  perché Lei è madre dei vergini e dei santi, ma anche madre dei peccatori. Ma Giuda  non volle...”  (“Poema”, vol. IX, p. 303-304). 

“Le carni di Maria sono contuse con gli stessi flagelli del Figlio suo, le spine stanno  alla sua fronte. Ha sentito le stesse percosse, gli stessi chiodi, la stessa agonia, la  stessa morte sua” (“Poema”, vol. IX, p. 319), mentre è esposta allo scherno di tutto      un popolo che urla così: “Inchiodate sulla croce anche il seno che lo ha portato! Via le  vipere che partoriscono i demoni! A morte! Mondate Israele dalle femmine congiunte  col capro! Scendi dalla croce e Ti crederemo! Salva Te stesso, Tu che hai guarito e  salvato gli altri!” (“Poema”, vol. IX, p. 340). 

“Per la Donna vestita di Sole tornerà nel mondo il Bene, come per una donna è  venuto nel mondo il male. E sarà vinto Satana, il quale aveva vinto e rovinato  l’umanità, servendosi di una donna, Eva. Vi è da annullare una pagina scritta da  Satana. E lo fa il pianto della Donna, di Colei che sola può fregiarsi appieno del titolo di Donna, perché ha capovolto Eva nel suo triplice peccato. Infatti Ella è Ubbidienza  assoluta, Purezza assoluta, Umiltà assoluta”. (“Poema”, vol. VI, p. 855) 

Pablo  Martín  Sanguiao 

I cuori marci nel peccato sono più pericolosi di un virus mortale, perché uccidono l’anima.



Messaggio della Regina del Rosario e della Pace  1° Aprile 2020

Pace al tuo cuore!

Figlio mio, molti hanno ancora il cuore indurito e chiuso, nonostante la forte chiamata del Signore alla conversione e al pentimento. I cuori induriti non possono meritare il Regno dei Cieli. I cuori marci nel peccato sono più pericolosi di un virus mortale, perché uccidono l’anima.
Pentiti, pentiti, o umanità, e apri il tuo cuore al Signore, Dio del cielo e della terra. Prima che la sua rabbia cada su di te in un modo mai visto prima, scuotendo le basi della terra. Ascoltate la voce del Signore. Non siate sordi alla sua chiamata!

Ti Benedico!

Regina della Famiglia



La lettera di Giovanni XXIII 

Il giudizio che la ritrattazione scritta di Adelaide Roncalli  non ha alcun valore, perché fatta sotto costrizione morale, viene  confermato dall'autorevole parere del Papa Giovanni XXIII,  nella lettera inviata l'8 luglio 1960 al bergamasco monsignor  Giuseppe Battaglia, vescovo di Faenza. 

Adelaide smentisce la ritrattazione dettatale  da don Luigi Cortesi 

Il 5 luglio 1946, Adelaide, dopo aver frequentato la terza  classe elementare presso le Suore Orsoline, ritorna a Ghiaie per  trascorrere alcuni giorni di vacanza in famiglia. 
L'11 luglio 1946, accompagnata dalla cugina Annunciata, va a casa di don Italo Duci, il quale a proposito delle apparizioni  le chiede: 
Guardavi le stelle? 
No, la Madonna. 
 Allora dì pure a quelli che te lo chiedono, che hai visto  la Madonna. Affermare ciò non è superbia, perché la Madonna  non ti è apparsa per i tuoi meriti. 
A questo punto don Italo ricorda ad Adelaide la ritrattazione scritta e gliela mostra. 
Essa ripete a lui e ad Annunciata che l'ha scritta sotto dettatura di don Luigi Cortesi. 
Stando così le cose, don Italo dice alla bambina che deve riaffermare per iscritto che ha visto la Vergine. 
La sera dopo Adelaide, accompagnata da Annunciata, va  alla scuola materna diretta dalle suore, ed entrata da sola in  un'aula, su un foglio con la data e la firma, scrive queste parole:  "È vero che ho visto la Madonna". 
Intanto viene chiamato don Italo il quale sta sorvegliando 
i ragazzi della scuola di disegno, in attesa del maestro. 
Adelaide esce contenta dall'aula e gli mostra lo scritto. 
Don Italo le dice: 
"Non basta, devi mettere nel foglio perché hai scritto la ritrattazione". 
Adelaide entra di nuovo da sola nell'aula, e dopo poco  tempo corre a portagli il foglio in cui si legge: "Io ho detto che  non ho visto la Madonna perché mi aveva dettato don Cortesi ed  io per ubbidire a lui ho scritto così". 
Don Italo Duci stava nell'atrio della scuola materna,  assieme alle suore e ad Annunciata, e a tutte ha fatto apporre la  firma nel foglio. 
Adelaide prendeva gusto a invitare tutti a firmare. Mentre  indicava a don Italo il posto della firma, gli disse: "Don Cortesi  non ha firmato". 
Don Italo Duci, nel suo diario aggiunge: "Adelaide è turbata. Sente di dover dire che ha visto la Madonna e sulla coscienza pesano le negazioni fatte sotto costrizione morale". 

Severino Bortolan

«SE TU CONOSCESSI IL DONO DI DIO...». Giov. 4, 10



«Quando Iddio ama un'anima di un amore non comune, ma da beniamina, le dà Gesù Crocifisso, cioè non le dà mai Gesù senza la croce.
La croce è un pegno d'amore.
La croce è come l'anello nuziale; dopo la mia grazia, è uno dei doni più grandi che lo possa fare.
L'amore vero ed efficace si mantiene saldo nella prova. Chi mi ama, mi serve e chi mi serve, mi onora.
Mi compiaccio di abitare nei cuori afflitti e oppressi per mio amore, perchè dove maggiormente si soffre, più perfettamente si ama.
Quanto più tu chiudi gli occhi alle cose della terra, tanto più Gesù te li apre alle cose del cielo, e quanto più mortifichi il tuo corpo, tanto più si vivifica lo spirito.
Hai per Sposo un Dio crocifisso: potresti desiderare altro che la croce?
Chi ama la croce, ama Dio. * s
Vi sono varie qualità di croci: croci che vengono direttamente da Dio e alle quali l'uomo non può sottrarsi per nessun motivo, nè in alcun modo; e croci che l'uomo si merita con le sue infedeltà alla grazia e specialmente con l'ingratitudine e la trascuratezza delle grazie ricevute.
Io maturo le anime nel dolore.
Io non so trovare cosa più preziosa della croce, perchè le gioie, le consolazioni, gli onori passano, ma il merito della croce resta.
Non devi più cercare riposo che nella croce.
L'amore vero, dove vede un sacrificio si slancia come a una preda, e più il sacrificio è nascosto, intimo, e noto solo a Dio, più lo fa volontieri.
Il dolore è la fucina del divino amore.
Il sacrificio deve essere per un'anima ciò che è l'olio per una lampada. Più l'olio è fino e più la luce è bella, ma costa anche di più.
Non lasciar vedere ciò che ti costa, fa' come se ti facesse molto piacere.
In tutte le opere che intraprendi per mio amore, troverai la tua croce; in tutte, sempre.
La mia croce è sempre stata e sarà sempre il sigillo della verità e dell'autenticità delle mie grazie.
La tua unica consolazione sarà nella croce, quella croce che lo feci mia, portandola per primo.
Sempre avanti, tieniti abbracciata alla croce come alla tua salvezza; ama la mortificazione, praticala fedelmente in tutte le occasioni, sia spirituali sia materiali; dà tutto al tuo Gesù che ti ha dato tutto e, se è necessario, dagli anche la vita. Sii umile,
umile, umile, e il demonio fuggirà da te. Egli teme le anime umili.
La croce è come una Comunione continua: Io vi sono nascosto come sotto le specie sacramentali. La S. Comunione si può fare una volta al giorno, ma la comunione del dolore, tutto il giorno.
Tu devi andare incontro con amore a tutte le croci che Gesù ti prepara; devi riceverle con spirito di fede.
Se tu vuoi farmi vivere in te, devi crocifiggerti spiritualmente: la croce è la mia volontà e i chiodi saranno la tua fedeltà.
Il più perfetto consiste nel fare la volontà del Signore tale e quale è, nè più nè meno; così nel soffrire, non desiderare di esserne più carica, nè di esserne liberata.
Fa sempre la mia volontà, anche quando ti costa di più ;tu sai che Io conto tutti i tuoi sacrifici e te li compenso abbondantemente.
Non si può essere mio vero amante, se non si ama con me anche la croce. Questa servì a me quale testimonio dell'amore grande che ho portato agli uomini; ai miei fedeli e ai miei seguaci deve servire quale prova evidente dell'amore generoso che mi portano. Tutti devono portare la croce, ma non tutti sanno portarla come si deve. Prendendola di mala voglia, la trovano pesante e insopportabile. Non così accade a chi sinceramente mi ama: unicamente bramoso di dimostrarmi l'amore che mi porta, sceglie il patimento e il dolore quale mezzo efficacissimo per tale scopo, abbraccia volontieri la croce, se la tiene ben preziosa e non la cambierebbe certamente con le più grandi gioie di questo mondo.
Chi giunge a scoprire la preziosità della croce, trova in essa la fonte perenne di un gaudio ineffabile che rallegra l'anima, anche quando è oppressa da ogni sorta di dolori e di affanni.
Chi mi ama di puro .amore, mi serve con fedeltà e generosità. Non mi piacciono i cuori divisi e suddivisi. Chi ama le creature più di me ed è disposto a sacrificare il mio amore a quello delle creature, è indegno di me. Chi invece si consacra tutto a me e si dà alla pratica di ciò che il mio puro amore esige, troverà in me e per me il vero gaudio celeste.
Il dolore è un potente vincolo per due cuori che si amano sinceramente.
Il mistero della croce è un mistero d'amore; sono poche le anime che Io introduco negli intimi penetrali del dolore.
Si sta bene sulla croce con Gesù e per Gesù: si prova una soavità tutta particolare, quando si è imparato a starvi; ma bisogna imparare da Gesù. Gesù solo sa insegnare il segreto di trovare dolce ciò che è amaro, caro ciò che è ripugnante».

Suor Benigna Consolato Ferrero

Seguirti fino in fondo



Noi ti acclamiamo, Signore,
cantiamo e lodiamo il tuo nome,
eppure i nostri gesti
non hanno la gratuità del tuo dono,
le nostre scelte non riescono
a far brillare quell’amore con cui tu ci hai amato.
Con la preghiera rispondiamo alla tua voce,
pronti come sempre a dirci tuoi discepoli fino in fondo,
ma poi chi di noi ti riconoscerà
lungo i sentieri scomodi del Calvario?
Insegnaci a seguirti, Signore Gesù.
Amen.

MESSAGGIO DI SAN MICHELE ARCANGELO A LUZ DE MARIA 03 APRILE 2020



Figli di Dio, Uno e Trino:

L’AMORE DIVINO SI DIFFONDE NELLA CREAZIONE IN CERCA
DI QUELLI CHE LO AMANO.

Con l’inizio della SETTIMANA SANTAvi invito ad essere misericordiosi con voi stessi e a rivedere con sincerità e trasparenza le azioni e le opere di tutta la vostra vita, cosicché eliminiate volontariamente l’immondizia che avete nel cuore e vi disponiate ad incamminarvi al calvario che sta per sopraggiungere per l’umanità.

IL NOSTRO SOMMO RE DESIDERA CHE I SUOI FIGLI LO INVOCHINO CON CUORE SINCERO, CONTRITO ED UMILIATO, SUPPLICANDO IL PERDONO DIVINO AL FINE DI POTER RIPRENDERE IL VERO CAMMINO VERSO LA VITA ETERNA, NON SENZA AVER PRIMA RICONOSCIUTO ED ESSERVI PENTITI DI QUANTO AVETE OFFESO LA TRINITÀ SACROSANTA, CHE È PRESENTE IN OGNI PERSONA.

Per trovare la forza spirituale necessaria per andare avanti senza perdervi, dovete ricorrere alla Trinità Sacrosanta.

Dovete prendere per Mano la Nostra Regina e Madre, per potervi addentrare con la forza spirituale sulla via di grandi battaglie, di calamità, di carestie e di quello che destabilizzerà l’uomo: LA CADUTA DELL’ECONOMIA. (1)

Voi, come umanità, avendo accettato la mondanità e le insinuazioni del demonio, vi siete contaminati con la grande malattia demoniaca della superbia e SICCOME NON VI GUARDATE DENTROnon riconoscete quello che non è di Dio e trovate giustificazioni perfino quando si va contro il dono della vita.

In questo momento l’uomo si trova davanti al risultato delle sue azioni e sta vivendo nel panico, che si è impadronito della maggioranza delle persone.

SIETE AVVIATI ALL’ORLO DEL PRECIPIZIO, PER QUESTO VI CHIEDO DI RITROVARE SUBITO L’UMILTÀ E, PRIMA DI INVOCARE IL CIELO AFFINCHÈ VI ASCOLTI, DOVETE PENTIRVI DELLE OFFESE COMMESSE E DECIDERVI AD UNA COMPLETA CONVERSIONE.

UNA PERSONA NON CONVERTITA, CAMMINA TRA I SASSI E TRA LE SPINE CHE RENDONO IL CAMMINO PIÙ GRAVOSO.

Popolo di Dio, vedrete con i vostri occhi l’inizio della GUERRA MILITAREnon solo quella BATTERIOLOGICA che state vivendo adesso.

Ah… come si abbatterà l’Ira Divina su coloro che avranno portato il dolore della malattia sugli esseri umani!

Voi dovete lavorare sullo spirito in piena coscienza e con un’assoluta libertà interiore e allora vi vedrete per quello che siete e imparerete a camminare senza le stampelle dell’ego.

Voi siete amati dal Nostro Re. Questo è il momento in cui dovete cercarlo, cosicché vi giunga il Soccorso del Cielo e non cadiate nelle grinfie del male.

Voi sarete saturati da ogni genere di offerte, ma sapete bene che vi trovate nelle tenebre che il male ha diffuso tra l’umanità.

VOI, POPOLO DI DIO, FORTIFICATEVI PERCHÈ NON FINIATE PER ESSERE GETTATI NEL LAGO DI FUOCO, DOVE SARÀ PIANTO E STRIDOR DI DENTI! (Lc 13,28)

Voi non siete soli, VIVETE IN PIENEZZA LA COMMEMORAZIONE DELLA SETTIMANA SANTA OFFRENDO UN CAMBIAMENTO INTERIORE, vivendo ogni giorno come se fosse l’ultimomeditando sulla vita passata per ricostruire quello che dovete ricostruire, uniti al Divino Volere, e quindi cambiando vita, troverete il sostegno necessario per quello che sta per arrivare. 

La terra continuerà a tremare con forza. Questo flagello peggiorerà.

E VOI PREPARATEVI PER L’IMMINENZA DELL’AVVERTIMENTO
CHE TUTTE LE PERSONE DOVRANNO AFFRONTARE.
NON LASCIATE PASSARE I GIORNI NELL’INDIFFERENZA…!

Dovete filtrare quello che vi viene trasmesso, cercate le menzogne, cercate quello che le potenze stanno nascondendo, cercate cosa stanno tramando dietro a questa sofferenza dell’umanità, che ricadrà nuovamente in questa malattia.

Voi, Popolo di Dio, non dimenticatevi dei medicamenti che il Cielo vi ha dato perché li utilizzaste in questo momento. (2)

Voi siete protetti, sviluppate questa protezione diventando figli di Dio in SPIRITO E VERITÀ”.

 CHI È COME DIO?
NESSUNO È COME DIO!

San Michele Arcangelo

AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO



COMMENTO DI LUZ DE MARIA

Fratelli:

Il nostro amato San Michele Arcangelo ci ha fatto una panoramica sull’umanità.
Se vogliamo avere la Protezione Divina, dobbiamo guadagnarcela, se non la si cerca e non la si desidera, non la si otterrà.  

Il nostro amato Signore Gesù Cristo non obbliga nessuno a cercarlo o ad accettarlo, la ricerca Divina deve nascere dall’uomo. 

Pertanto, mettiamoci in cammino con sete di Dio, con la sete di ottenere quella forza che proviene dall’Alto, con la sete di salvezza, con la sete di ottenere quella vittoria che ci permetterà di salvare l’anima.

Amen.

L'ARALDO DEL DIVINO AMORE



SECONDA TESTIMONIANZA

Una seconda, infallibile testimonianza ci è data dalla uniformità del giudizio esposto da parecchie persone di grande scienza e virtù. Tutte, indistintamente, affermarono atee le divine rivelazioni avute riguardo a Geltrude, sia che trattassero la correzione dei loro difetti, o il progresso nelle virtù, erano tali da convincerle che il Signore aveva scelto quell'anima per adornarla di grazie straordinarie.
Ella, sprofondata nell'abisso dell'umiltà, si considerava indegnissima dei divini favori, compiacendosi di consultare altre persone che stimava migliori di sè, per conoscere se quello ch’ella provava era realmente opera di Dio. Dopo maturo esame, tali persone dichiararono che il Signore esaltava la sua Sposa, non solo con le grazie di cui Ella aveva parlato, ma con altri favori ancora più sublimi.
Una persona, che aveva grande esperienza di divine rivelazioni, venne da lontano al nostro Monastero. Siccome non conosceva nessuno, pregò istantemente Nostro Signore di metterla in relazione con una Monaca che potesse infervorarla nel divino amore.
Rispose Gesù: « Colei che si siederà a quel posto vicino a te, è veramente la mia fedelissima. Sposa, l'eletta fra mille ». Infatti Geltrude venne a sedersi vicino a lei, ma seppe così bene, per spirito di umiltà, nascondere i doni meravigliosi di cui era adorna, che la visitatrice, alquanto delusa, se ne lamentò davanti a Dio con rimpianto.
Ma Gesù confermò ch'ella era veramente la sua fedelissima Sposa, prediletta fra tutte.
Più tardi la stessa persona ebbe un intimo colloquia con Matilde di Hackeborn, cantora del Monastero, di felice me moria, e fu affascinata da' suoi discorsi pieni della dolcezza dello Spirito Santo. Perplessa e indecisa osò domandare a Nostro Signore come mai tanto esaltasse la prima, preferendola a tutte, mentre sembrava neppure notare la seconda. E Gesù: « Io opero grandi cose in quest'ultima, però sappi che quelle che opero nella prima sono di gran lunga più grandi ».
In altra occasione una persona pregava per Geltrude e, ammirando le delicatezze del Salvatore per la sua Sposa, Gli chiese: « O Dio, che sei tutto amore, cosa scorgi in quest'anima per esaltarla con tante preferenze, e per inclinare verso di lei il tuo Cuore con tanta tenerezza? ».
Rispose Gesù: « Sono attratto verso di lei da un amore gratuito, amore che, con dono speciale, ha disposto e va conservando nell'anima sua cinque virtù che formano la mia delizia: cioè vera purezza, per il continuo influsso della mia grazia, vera umiltà, in mezzo all'abbondanza de' miei doni; infatti, più opero in essa grandi cose e maggiormente si sprofonda nel suo nulla per la conoscenza della sua fragilità; vera bontà, che le fa desiderare la salvezza di tutti gli uomini; vera fedeltà, che le fa offrire tutti i suoi beni a vantaggio universale; infine vera carità che la spinge ad « amarmi con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze e il prossimo come se stessa (Luc. X, 27) per amor mio ».
Dette queste parole Nostro Signore mostrò a quella persona uno splendido gioiello a tre foglie, che adornava il suo sacro petto.
Aggiunse Gesù: « Io porterò sempre questo gioiello in onore della mia Sposa, e le tre foglie parleranno chiaramente a tutta la Corte celeste. La prima foglia dirà ch'Ella è veramente proatma mea (Cant.) infatti nessuno al mondo è più vicino a me di questa Sposa amatissima. La seconda foglia esprimerà che non v'è sulla terra creatura alcuna, verso la quale io mi senta così dolcemente attirato. Infine lo splendore della terza foglia dimostrerà che nessuno al mondo uguaglia la fedeltà di quest'anima, la quale, godendo dei miei doni, me ne rimanda sempre la lode e la gloria ».
Il Signore si compiacque di aggiungere: « Il cercarmi nel SS. Sacramento dell'altare, o nell'anima e nel cuore della mia amata Sposa Geltrude, vale quanto essere sicuro di ritrovarmi ».
Un giorno ella si era raccomandata alle preghiere di una persona, la quale ne parlò a Nostro Signore, che ebbe questa risposta: « Sono tutto suo: l'amore mi ha reso suo prigioniero e l'ha unita a me come il fuoco unisce, fondendole, la verga d'oro e quella d'argento ». Continuandosi il colloquio, quella persona insistette: « Amatissimo Signore, che fai Tu per essa? ». Egli rispose: « Il suo cuore, battendo all'unisono col mio amore, mi, procura un'incomparabile gaudio; ritengo però in me fino all'ora della sua morte l'ardore dei palpiti del mio Cuore; in quel supremo momento, Ella, per loro mezzo, proverà tre effetti potenti: il primo sarà la gloria a cui il mio divin Padre l'inviterà; il secondo sarà la gioia che proverò nel riceverla; ed il terzo sarà l'amore col quale lo Spirito Santo ci unirà eternamente » (Araldo del divino amore, libro III, c. LI-LII, libro IV, cap. IV e libro della Grazia speciale, 1, I, cap. V e libro V, cap. XXXII).
La stessa persona, pregando altra volta per Geltrude, ricevette questa risposta: « Ella è per me una colomba senza fiele, perchè fugge accuratamente il minimo peccato volontario. E' un giglio candidissimo che mi compiaccio di tenere in mano, giacchè prendo le mie delizie in un'anima casta e pura; è una rosa olezzante, per lo spirito di pazienza che l'anima a ringraziare Dio nella tribolazione. E' un fiore primaverile, sul quale mi riposo con compiacenza, perchè scorgo nell'anima sua ardente zelo per giungere alla vetta della virtù, ad una elevatissima perfezione. Ella è infine una nota melodiosa che dolcemente risuona nel mio diadema, giacchè in esso tutte le sue sofferenze sono sospese come altrettante campanule d'oro, che rallegrano gli abitanti del cielo ».
Un giorno Geltrude faceva in refettorio la lettura prescritta prima di cena; giunta a quelle parole: « bisogna amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze» (Luc. X, 27) le pronunciò con tanta enfasi, che una delle sue consorelle ne fu profondamente commossa e disse al Signore: « Ah, mio Dio, come ti ama questa Tua Sposa che ti parla d'amore con tanto entusiasmo! ». Le rispose il Signore: « Dalla prima età l'ho portata e custodita fra le mie braccia, conservandola illibata fino al momento in cui, di sua spontanea volontà, si è unita a me: allora mi sono dato interamente a lei con la mia divina virtù, abbandonandomi, a mia volta, a' suoi sacri amplessi. L'ardore della sua carità scioglie l'intimo del mio essere come la cera si liquefa al fuoco, così la dolcezza del mio divin Cuore, fusa al fuoco del suo amore, distilla perennemente gocce celesti nell'anima sua ».
Aggiunse il Signore: « La sua anima mi è talmente, cara che ne feci il mio rifugio. E' là che io mi nascondo per consolarmi degli oltraggi che mi hanno recato gli uomini, e mi riposo nel suo cuore. Permettendo che soffra tribolazioni di corpo e di spirito, essa le riceve con tanta gratitudine, le sopporta con tanta pazienza e umiltà; unendole ai dolori della mia Passione, che mi vedo costretto a placarmi ed a perdonare, per amor suo, a innumerevoli peccatori ».
Una pia donna, cedendo alle sue istanze, pregava per la correzione di alcuni suoi difetti: ma Nostro Signore le disse: « I difetti di cui sii lagna la mia prediletta Sposa, le sono molto utili. Io riverso sull'anima sua ogni giorno tale abbondanza di grazie che, per preservare la sua umana fragilità dagl'insulti dell'amor proprio, devo nasconderle sotto le leggere nubi dei suoi difetti. Il concime feconda la terra, e il sentimento che ha un'anima della sua infermità fa germogliare la riconoscenza; ogni qualvolta pertanto si umilia dei suoi mancamenti, io le elargisco una grazia che li distrugge; tramuto a poco a poco i difetti in virtù e l'anima un giorno, in una luce senza ombre, si troverà completamente trasfigurata ».

RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO






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Monsignor GAUME