domenica 5 aprile 2020

La Corredentrice



Gesù parla della Corredentrice negli scritti di Maria Valtorta

Sofferenze morali connesse, intrecciate, fuse a quelle del Figlio suo, come sono le  inestricabili liane delle foreste equatoriali, che non si possono separare per reciderne una  sola, ma che si deve spezzarle con un unico colpo di accetta per aprirsi il varco,  recidendole insieme. 
Ci fa pena la madre di un figlio destinato alla morte per morbo insanabile, la madre di  un condannato al supplizio dal rigore dell’umana giustizia. Ma pensiamo a questa Madre  che, dal momento che ha concepito il Figlio di Dio, non ha smesso di tremare,  pensando che era “il condannato”. Pensiamo a questa Madre che, quando Gli ha dato il  primo bacio sulle carni morbide di neonato, ha sentito le future piaghe della sua  Creatura, Lei che avrebbe dato dieci, cento, mille volte la sua vita per impedirgli il  momento dell’immolazione. Questa madre che sapeva e che doveva desiderare quell’ora tremenda per accettare la Volontà del Signore, per la gloria del Signore, per bontà  verso l’umanità. Non, non vi è stata agonia più lunga, finita poi in un dolore ancora più  grande sul Calvario. Ma la Redenzione aveva bisogno di due vittime. Perché l’uomo  peccò con la donna e la Donna deve redimere così come redime l’Uomo. E Dio la volle  sul Calvario con il Figlio, per mescolare l’acqua del pianto verginale al vino del sangue  divino e celebrare la prima ed unica Messa. Lei, che si è crocifissa il sorriso sul volto suo,  per confortare il Figlio  (“Poema”, vol. IX, p. 40-41). 

Maria, l’agnella immolata, può dire: “Mi è concesso, a me, creatura, di consolare il  mio Creatore. Perché noi sappiamo che la nostra ubbidienza consola l’Eterno” 
(“Poema”, vol. IX, p. 141-142). 

“Anche Lei ha assaporato l’amaro dell’abbandono del  Padre, ma per questo suo dolore offerto alla Redenzione ha pregato e ottenuto di far  superare al Figlio l’angoscia dell’orto degli ulivi e di portare a termine la dolorosa  passione” (“Poema”, vol. IX, p. 232). 

“Se Giuda si fosse gettato ai piedi di Maria chiedendo pietà, Ella, la Pietosa, lo  avrebbe raccolto come un ferito e sulle sue ferite sataniche avrebbe sparso il suo  pianto che salva e lo avrebbe portato ai piedi della croce, tenendolo per mano, perché  Satana non lo potesse ghermire né i discepoli colpirlo; portato, perché il suo sangue  cadesse per primo su di lui, il più grande dei peccatori. Ed Ella sarebbe stata  sacerdotessa mirabile sul suo altare, fra la purezza del Cristo e la colpa di Giuda,  perché Lei è madre dei vergini e dei santi, ma anche madre dei peccatori. Ma Giuda  non volle...”  (“Poema”, vol. IX, p. 303-304). 

“Le carni di Maria sono contuse con gli stessi flagelli del Figlio suo, le spine stanno  alla sua fronte. Ha sentito le stesse percosse, gli stessi chiodi, la stessa agonia, la  stessa morte sua” (“Poema”, vol. IX, p. 319), mentre è esposta allo scherno di tutto      un popolo che urla così: “Inchiodate sulla croce anche il seno che lo ha portato! Via le  vipere che partoriscono i demoni! A morte! Mondate Israele dalle femmine congiunte  col capro! Scendi dalla croce e Ti crederemo! Salva Te stesso, Tu che hai guarito e  salvato gli altri!” (“Poema”, vol. IX, p. 340). 

“Per la Donna vestita di Sole tornerà nel mondo il Bene, come per una donna è  venuto nel mondo il male. E sarà vinto Satana, il quale aveva vinto e rovinato  l’umanità, servendosi di una donna, Eva. Vi è da annullare una pagina scritta da  Satana. E lo fa il pianto della Donna, di Colei che sola può fregiarsi appieno del titolo di Donna, perché ha capovolto Eva nel suo triplice peccato. Infatti Ella è Ubbidienza  assoluta, Purezza assoluta, Umiltà assoluta”. (“Poema”, vol. VI, p. 855) 

Pablo  Martín  Sanguiao 

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