FINE DELLA VICENDA
A conclusione di questa vicenda, avvenne un fatto inatteso. Da vari giorni mi portavo nell'animo il peso di un grosso debito di gratitudine alla Madonna, dinanzi alla quale avevo sentito il primo impulso a scrivere queste pagine e di averlo potuto fare con una protezione che mi mise al sicuro da ogni possibile brutto scherzo del Maligno.
Un pomeriggio mi recai nella chiesa in cui quella cara immagine è venerata e, inginocchiato ai suoi piedi, cominciai a ringraziarla. Dopo pochi minuti, proveniente dalla prima fila di banchi, dov'era stata anche lei a pregare, mi venne incontro la donnetta dell'altra volta. Mi colpirono ancora i suoi occhi luminosissimi e dolci e il sorriso incantevole.
- "Beh, è contento di aver obbedito?"
- "Ma, scusi, signora... "
- "No, signorina."
- "Non potrebbe dirmi, signorina, chi è lei?"
- "Oh, non importa, non importa. "
- "Mi importa molto, invece, sapesse che impressione mi lasciò quella sera!"
- "Le ho fatto paura?"
- "No! Ma mi sembrò che mi avesse letto nell'animo. Sa che cosa pensai? O è una strega o una santa. "
Una risata divertentissima: "Né l'una, né l'altra. Quanto al mio nome non conta. Non serve e la prego di non cercarlo. Le dico solo che sono contenta che lei abbia obbedito". - "Si vede che è molto interessata a questa faccenda. "
- "Si, moltissimo! Ecco, ora le dirò". Prese una sedia che era lì accanto, mi sedette a fianco e cominciò.
- "Avevo diciotto anni. Gli studi andavano benino. Due miei fratellini erano morti prima che io nascessi. Vivevo col papà e con la mamma, due cristiani che facevano la Comunione tutte le domeniche. Io seguivo il loro esempio. Ero di carattere dolce e sereno. Obbedire non mi costava affatto. "
"Una sera, dopo cena, mi misi come di solito a studiare nella mia cameretta: dovevo preparare un esame abbastanza difficile. Improvvisamente fui sorpresa dall'apparizione di un ragno gigantesco che si muoveva sulla parete di fronte. Aveva gli occhi gialli, mobili e incandescenti e mi fissava. Il terrore mi strappò un grido acutissimo, ma proprio in quell'istante la bestiaccia mi fu addosso, mi avvolse e poi scomparve dentro di me. "
"Ciò che avvenne me lo raccontarono i miei genitori. Buttai per aria sedie, macchina per scrivere e comodino. Rovesciai il letto, fracassai una cristalliera e calpestai un'immagine del Sacro Cuore. Con l'aiuto di alcuni vicini mi legarono, ma solo a fatica. Poi mi addormentai. La mattina dopo cominciò una via crucis che doveva durare tre anni. Visite mediche, consulti di specialisti, ricovero in case di cura, medicine a non finire. Una camicia di forza la strappai come se fosse di carta. Ma dopo le diagnosi più strane nessuno riusciva a capirci nulla. Gli attacchi mi prendevano a intermittenza. Quando ero tranquilla potevo anche frequantare l'università e studiare. Attendevo, come prima, alle faccende di casa con la mamma. Soltanto non potevo più andare in chiesa, o parlare di Messa, di Comunione, o di cose sacre. Allora gli attacchi mi riprendevano ed erano guai". "Solo un piccolo frate che frequentava casa nostra, presente una volta alle mie scenate, ebbe il sospetto del vero male. 'Questa figliola è vittima di una possessione diabolica. Qui i medici non possono farci nulla. Ci vuole un esorcista.' Venne un santo sacerdote autorizzato dal Vicariato. Ciò che avveniva durante le sue preghiere potrebbe riempire un libro. Mi dissero che bestemmiavo da far paura e che insultavo in latino, in greco, in ebraico il povero sacerdote; che neanche due o tre persone riuscivano a tenermi, che mordevo come un cane arrabbiato. Urlavo e graffiavo a sangue chiunque mi venisse a tiro. Sputavo in faccia a tutti, anche al Crocifisso. Strappai un rosario alla mamma, buttai in faccia al papà un bicchiere di acqua santa, perché le sue gocce mi scottavano come spruzzi di acqua bollente."
- "Lei non si accorgeva di nulla? Non era mai cosciente di ciò che diceva e di ciò che faceva?"
- "Quasi mai. Quel maledetto che stava dentro di me faceva tutto e mi faceva dire quelle orribili cose. Soffrivo molto: sembrava che mi si schiantassero le ossa, che mi soffocassero, che un fuoco mi bruciasse dentro. Il mio ospite si calmava soltanto quando l'esorcista, stanco, interrompeva le preghiere, metteva da parte l'acqua santa e se ne andava. Il mio nemico non voleva, e me lo diceva ripetutamente, che ricevessi in casa il padre che faceva l'esorcismo. Lo chiamava il porco. 'Se fai tornare quel porco ti ammazzo, ti porto via con me!'. Una collega universitaria, che più volte si trovò presente, mi descrisse i lineamenti sconvolti e quasi bestiali che assumeva il mio volto, i contorcimenti atroci del corpo, gli occhi stravolti e che facevano paura, le parolacce che mi uscivano di bocca. Vomitavo che non le dico. Vomitavo chiodi, pezzi di ferro, frantumi di vetro senza che la bocca facesse sangue."
"Una volta che il padre impose a quel bestione di rispondere perché si agitava tanto al solo vederlo e sentirlo recitare le preghiere del rituale, intesi bene questa risposta: 'Perché qui io voglio stare in casa mia; soprattutto voglio starvi nascosto. Tu invece mi obblighi a scoprirmi ed è ciò che io non voglio. Non voglio essere scoperto. Non voglio obbedire ai tuoi ordini. Vattene!'.
Tre lunghi anni di sofferenze. Poi finalmente il padre riuscì a liberarmi, io non ricordai più nulla. Solo una grande spossatezza."
- "Che brutta esperienza dev'essere stata!"
- "Però il Signore mi ha voluto bene e in seguito mi ha colmato di grazie. Anche la Madonna mi è stata sempre vicina. "
- "Fu una prova che preannunciava i doni divini."
- "Sì... Ma io volevo dirle questo: che ha fatto molto bene a scrivere dell'angelo delle tenebre. Capisco, quasi nessuno le crederà. Ma comunque non bisogna tacere. Quello ricorre a tutto pur di non farsi scoprire. Vuol lavorare di nascosto e ci riesce. Voi sacerdoti dovreste essere più coraggiosi nello smascherarlo. Il Signore vi accorda contro il demonio un potere di cui voi non vi rendete conto. Quando arriva a impossessarsi di una povera creatura, solo voi potete sfrattarlo. Egli ha una paura incredibile di voi sacerdoti. Perciò vi odia con tutto se stesso e più degli altri vi circuisce e vi tenta per farvi cadere. Sono tante le vittime che va facendo tra di voi. E pensare che ci sono ornai troppi preti che non credono più nel diavolo e in ciò che va facendo! Ne parlano per divertimento, per burla; non pensano più che si tratta del loro più feroce nemico. Quanto è triste questo! Non si curi di ciò che diranno per quello che ha scritto. Li lasci ridere. Molto di più il diavolo ride di loro. Affidi il suo scritto nelle mani di Lei e non si preoccupi di nulla. La grazia di Dio potrà servirsi di quelle pagine per illuminare tante anime e questo non è poco. Dio la benedica. " A questo punto, la donnetta, col volto divenuto di nuovo sorridente, si alzò, fece una genuflessione verso l'altare, mi salutò e andò via.
Restai con la convinzione di aver incontrato una di quelle anime nascoste che sono molto care a Dio. La curiosità di sapere qualcosa di lei era stata forte, ma la sua fermezza nel voler mantenere il riserbo fu così netta che non ebbi il coraggio di forzarla.
P. Domenico Mondrone S. J.
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