sabato 25 aprile 2020

MISTICA CITTA’ DI DIO



COMPOSIZIONE DELLA «MISTICA CITTÀ DI DIO»


Seconda redazione della «Mistica Città di Dio»

In quanto alla seconda redazione dell'opera, si conoscono con esattezza le date del suo inizio e termine: iniziò nel 1655 e terminò nel 1660.
In questa epoca il p. Andrés di Fuenmayor dirigeva la Venerabile. Egli le impose il precetto di rifare l'opera. In realtà, esistendo, come esisteva in potere del re, una copia della prima redazione, ed essendo stata recuperata detta opera dal p. Pietro Manero - che poi fu vescovo di Tarazona e morì nel 1659, non era necessario fare una nuova redazione propriamente detta. Perché l'Autrice ritenne necessario o conveniente rifare l'opera? Conosciamo vari passi in cui l'Autrice espone la ragione, e in tutti quelli è sempre la stessa, vale a dire: perché allora aveva una nuova e maggiore comprensione del mistero di Maria. Prima, quando scrisse per la prima volta, siccome la luce della grazia era abbondante e molto limitata la sua capacità, non poté dire tutto, ed inoltre l'attenzione al contenuto dell'opera l'assorbì molto.
Nella corrispondenza medita a don Francesco di Borja c’è una lettera della Venerabile, in data 3 aprile 1648, in cui già si riscontra la necessità di scrivere nuovamente l'opera e le ragioni del fatto. Si veda il passaggio:

 «Signore mio: Se V. S. ha letto (come mi dice) qualcosa della Storia, vedrà che sia per l'impostazione, lo stile e la rivelazione di alcuni misteri occulti, non conviene in nessun caso che venga alla luce. Per questo domandavo a v. S. se l'avesse vista; e la terza parte, della quale v. S. non è al corrente, contiene una maggiore manifestazione della grazia, perché riguarda ciò che meno nella Chiesa di Dio è stato scritto, ed è qui esposto in maniera più ampia. Quale impressione ne avranno, se, vivendo io, verrà alla luce? Persone sagge non riescono a capacitarsene ed io ritengo di dover optare per il silenzio, ma anche perché il contrario non sarebbe prudenza.
Mi chiede v. S. perché la scrivo una seconda volta: è perché nostro padre fr Francesco Andrés ed io ne abbiamo riscontrato l'utilità per molte ragioni e prima che morisse ho cominciato a riscriverla. Le principali sono che, essendo la materia tanto abbondante e feconda, era impossibile che i limiti umani si elevassero a manifestare, né potessero esprimere quel che l'intelletto veniva a conoscere e in una sola volta non si poteva dir tutto. In diverse lettere e biglietti scrissi al nostro defunto molte cose tra le più essenziali, perché gli parve opportuno di fare un originale perfetto, essendo le trascrizioni che ne hanno fatto difettose e anche mutile. Perché V. S. abbia un originale perfetto a disposizione, gliene faccio avere uno buono e molto ampliato; già lo sa il padre Palma, e mi fa pressione perché lo porti a termine. Se v. 5. si troverà vicino al signor don Fernando, gli dia maggiori notizie di tutto»

La nuova e più profonda intelligenza che aveva del tema, le aggiunte parziali che in forma di biglietti andava facendo, consigliavano di rifare a fondo l'opera e lasciare un originale perfetto e rifinito di essa, dal momento che, finché l'Autrice era in vita, non si giudicava prudente la sua pubblicazione.
In una lettera senza data, scritta dalla Venerabile al p. Giovanni di Palma, spiega in termini simili perché scrive l'opera per la seconda volta:


«La ragione e causa perché si torna a scrivere per la seconda volta la Storia della Regina del Cielo: - Per volontà del Signore e per ordine dell'obbedienza ho scritto per la seconda volta questa divina Storia, perché nella prima, essendo la luce con cui conoscevo i suoi misteri tanto abbondante e feconda, e la mia capacità limitata, non bastò la lingua né furono sufficienti i termini, né la velocità della penna, per dire tutto. Tralasciai alcune cose, e con il tempo e la rinnovata intelligenza mi trovo disposta a scriverle, sebbene sempre tralascerò di dire molto di ciò che ho inteso, perché riferire tutto non è mai possibile. Al di là di questo ho conosciuto un'altra ragione nel Signore, e questa è che la prima volta, quando scrissi, mi distraeva molto l'attenzione del contenuto e l'ordine di quest'opera; e furono grandi le tentazioni e i timori che l'anima non le desse il necessario che il Signore chiedeva scrivendola nel mio cuore, pesando nel mio spirito il suo insegnamento come fa ora quando mi manda la sua ispirazione, e si può comprendere dal seguente avvenimento... »

Il p. Ivars, prendendo lo spunto da alcune espressioni che si trovano nella corrispondenza epistolare tra Filippo IV e la Venerabile, sospetta che il sopra citato p. Pietro Manero dovette esercitare qualche influsso sulla seconda redazione della Mistica Città di Dio. In effetti il re, nella lettera del 23 marzo 1650, dice alla Venerabile che il p. Manero ha visto la copia della prima redazione, che era a disposizione proprio del re, e che detto p. Manero aveva notato alcune cosette da discutere con lei, al fine di perfezionare l'opera. Molto più tardi, nella lettera del 3 febbraio 1657, la Venerabile riferisce al re che detto Padre, nominato vescovo di Tarazona, le ha fatto visita. Non è facile determinare l'influsso che il p. Manero poté avere sull'opera. Secondo il p. Samaniego nel suo Prologo Galeato, il p. Manero suggerì alla Venerabile di comporre di nuovo l'opera omettendo i termini teologici e scolastici, poiché la presenza di tali termini è attinente alle rivelazioni divine. La
 Venerabile presentò la proposta al Signore e le fu risposto che le sono stati dati i termini più adeguati alla finalità dell'opera, e che non c’è niente da cambiare. Alla fine, poi, se qualche influsso ebbe, probabilmente si ridusse ad alcune correzioni di termini.
Quando il re le chiese quali innovazioni avesse introdotto nella seconda redazione, lei rispose:

«Signor mio, nella Storia della Regina del Cielo io aggiunto alcuni misteri, chiarendo meglio quelli precedenti; l'ho perfezionata tralasciando alcune ripetizioni di termini, e ai tre libri che v. M. vide aggiungo il quarto, che contiene alcune cose particolari della Madre di Dio, e la disposizione che si richiese per scrivere la sua santissima vita, con grandi insegnamenti mistici e morali. Per scrivere questo trattato impiegherò molto. La Storia cercherò di abbreviarla, e se Dio mi dà vita invierò l'una e l'altra a V M., con l’assicurazione del segreto che la materia richiede, e per l'affetto che professo a V. M. non so occultarle niente dei miei maggiori segreti».

Indichiamo di seguito le lettere della corrispondenza epistolare tra Filippo IV e la Venerabile in cui si parla dell'opera, la necessità di scriverla di nuovo, o si fa riferiynento al carattere della composizione della stessa nella sua seconda redazione: 5 dicembre, 18 dicembre 1649; 26 febbraio, 11 marzo, 23 marzo, 1 aprile 1650; 11 marzo 1651; 10 aprile, 3 maggio, 20 dicembre 1652; 3 febbraio, 12 febbraio, 2 marzo 1657.

di Suor Maria di Gesù Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione

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