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Ma come se fosse poco il dire che Gesù scaccia i demoni per arte di Belzebul, lo stesso demonio fa dire, in altra occasione, che Gesù è “indemoniato”. L’insulto viene dall’inferno stesso. Siccome la verità non può essere portata verso la menzogna, la menzogna tenta di macchiarLa dicendo che nella verità risiede il demonio.
Anche qui si può fare una riflessione pratica: il demonio può far sì che vediamo la verità come cosa diabolica, perché così la respingiamo. I mezzi che egli utilizzerà sono innume- revoli, come innumerabile è l’errore. Da questa terribile rete che costantemente ci tende il nemico non potremo liberarci senza una profonda umiltà e un sincero abbandono nell’Amore e nella Volontà di Dio. La “piccolezza” racco- mandata da Gesù sarà l’unica cosa che ci faciliterà l’uscire dalle maglie di questa rete diabolica che viene dal padre della menzogna.
Gesù chiama la sua Passione « l’ora del potere delle tene- bre» u . Varie volte i suoi nemici avevano tentato di ucciderlo, ma non era arrivata «l’ora». Questa «ora» non è segnata né da Gesù, né dal Padre, né dal demonio stesso. Questa «ora» deve essere segnata dalla libertà di un uomo, che si decida total- mente per lo spirito del male. Se l’«ora» dell’Incarnazione del Figlio di Dio fu segnata dalla libera volontà di una creatura umana, Maria, l’«ora» della Sua Passione e Morte fu segnata da un’altra creatura umana libera, Giuda. È questo fedele strumento del demonio, colui che inaugura la dolorosa Passione di Gesù, e «il potere delle tenebre»: «E appena preso il boccone, Satana entrò in lui» .
In questo dramma divino-umano si deve tener presente che gli uomini sono strumenti ciechi del demonio, ma di una cecità alla quale sono arrivati con una responsabilità da essi non ignorata, di cui Dio solo conosce tutta la portata: «Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non sentire, fino al giorno d’oggi». Se nella vita pubblica di Gesù, il demonio si valeva della ragione umana per ostacolare il suo cammino luminoso, nella sua Passione si vale del fondo più basso dell’uomo: la pungente ironia e il sarcasmo. La corona di spine, il manto di porpora, la canna messa nelle sue mani divine, fu lo scherno del demonio stesso per deridere Colui che si era proclamato Re e che nel deserto aveva disprezzato i regni di questo mondo offertigli da lui. Come nel deserto, anche sul Calvario egli tenta, in un modo beffardo, di fermare Gesù affinché non compisse il sacrificio totale: «Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla Croce...» Nel deserto Gesù non cambiò le pietre in pane, e non si gettò dal pinnacolo del tempio. Là Gesù vinse il demonio con la sua Sapienza, qui lo vince con la sua morte, perché questa è la via inevitabile per la sua maggiore vittoria, la risurrezione. E non sarà proprio questo l’atteggiamento che deve assumere la Chiesa di Cristo di fronte ai suoi nemici? Non è Cristo il modello? Anche la stessa morte ignominiosa comincia a strappare terreno al demonio; uno dei ladri, antico possesso suo, supplica il Crocefisso per entrare nel suo Regno, regno ridicolizzato da Satana: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Il “nemico” l’aveva sfidato a scende- re dalla croce per dare una prova della sua divinità: «Se sei il Figlio di Dio ». La sua morte, apparentemente come quella di un impotente, converte il centurione romano e questi confessa proprio ciò di cui il demonio si era burlato: «Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio» Proprio nella morte di Gesù, che sembra una sconfitta, comincia la sua vittoria. Questa è la vittoria-modello per tutti quelli che desiderino essere veri figli di Dio.
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presentato da JOSÉ BARRIUSO
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