domenica 26 aprile 2020

SULLA PREGHIERA



La conoscenza e l’amore nella meditazione 

Posuit tenebras latibulum suum: Dio si avvolge di tenebre come Suo nascondiglio, cioè per costringere l’uomo a cercarLo con lo sforzo della sua intelligenza. È questa ricerca che costituisce il fine proprio della meditazione. Il lavoro principale spetta all’intelligenza, il cui ruolo è di illuminare la volontà per condurla all’amore. Perciò, san Paolo scrive nell’epistola ai Colossesi (2.2) che i suoi discepoli, oltre ad essere istruiti nella Carità, ‘acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza’. 

Se la prima parte della preghiera mentale in genere, e della meditazione in particolare, è conoscere Dio, la seconda parte è amarLo. Senza l’amore la meditazione è sterile. San Paolo (1Cor. 13,2) dice: ‘Se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza..., ma non avessi la carità, non sono nulla’. L’amore è il fine della preghiera, com’è il fine della vita interiore tutta intiera, ed il fine della nostra vita cristiana quaggiù e nel Cielo. ‘Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza, e con tutta la tua mente’ (Lc. 10.27). 

Padre Konrad zu Loewenstein 

Nessun commento:

Posta un commento