La Battaglia Finale del Diavolo
Non vi può essere una “nuova interpretazione” dei Dogmi Cattolici
Questo attacco post-conciliare ai dogmi di Fede, condotto per mezzo di critiche indirette così come da contraddizioni esplicite e implicite, non può essere giustificato come uno “sviluppo” o un “nuovo approfondimento” del dogma. Come ha insegnato solennemente il Concilio Vaticano I: “Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede”.336
In più, il Vaticano I ha insegnato che non vi può essere una “nuova interpretazione” di ciò che la Chiesa ha già definito infallibilmente:
Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza.337
È pertanto un dogma di Fede Cattolica il fatto che nessuna nuova dottrina sia stata rivelata dal Signore dopo la morte dell’ultimo Apostolo, San Giovanni, e che non può esservi una nuova interpretazione della dottrina a causa del Vaticano II o di chissà quale altro motivo.
Pertanto, questa “nuova” dottrina o “contro”-dottrina di cui abbiamo sentito tanto parlare dopo il Vaticano II può essere solo una pseudo-dottrina, che viene insegnata in modo assai subdolo. Quando una pseudo-dottrina contraddice la dottrina definita infallibilmente, i Cattolici sono tenuti ad attenersi alla dottrina infallibile e a rifiutare quella “nuova”.
Il dogma della Fede non può essere in errore, ma le novità sì. Tutti uomini possono sbagliare: laici, sacerdoti, vescovi, Cardinali; persino il Papa, quando non si tratta di argomenti che riguardino il suo crisma dell’infallibilità, può essere in errore, come ben ci insegna la storia nel caso di Papi che hanno insegnato, o che sembravano insegnare, alcune novità rivelatesi poi un errore.
Prendiamo ad esempio Papa Onorio: egli fu condannato postumo dal Terzo Concilio di Costantinopoli, nel 680 d.C., per aver aiutato la diffusione dell’eresia338; questa condanna fu approvata da Papa Leone II e confermata dai Papi seguenti. Un altro esempio è Papa Giovanni XXII, il quale nel 14° secolo (1333) pronunciò delle omelie (non definizioni solenni) durante quali affermava che i beati defunti non beneficiavano della Visione Beatifica fino al giorno del Giudizio Universale. Per questo motivo, egli fu smentito e corretto dai teologi ed infine, in punto di morte, ritrattò la propria opinione eretica.
Nel caso di Papa Giovanni XXII339, i Cattolici più eruditi (in questo caso i teologi) sapevano che Giovanni XXII era in errore nei suoi insegnamenti sul Giudizio Universale. Sapevano che qualcosa era sbagliato, dal momento che il Papa stava contraddicendo ciò che la Chiesa aveva sempre insegnato e creduto, anche se non vi era mai stata una definizione infallibile in tal senso. I Cattolici che nel 14° secolo conoscevano bene la propria Fede non dissero: “Oh, lo ha detto il Papa nell’omelia, quindi dobbiamo cambiare il nostro credo”. Alla luce del costante insegnamento della Chiesa sulle anime morte in stato di grazia, che partecipano della Visione Beatifica subito dopo aver lasciato il Purgatorio, i teologi sapevano che Papa Giovanni XXII era in errore, e glielo dissero.
Per questo, l’immediatezza della Visione Beatifica fu solennemente ed infallibilmente definita dal successore di Giovanni XXII, nel 1336.
Questo mise l’argomento al di fuori di qualsiasi altra successiva discussione – ed è proprio questo il motivo che rende necessarie le definizioni infallibili. Lo stesso si può dire riguardo a qualsiasi altro argomento definito infallibilmente dalla Chiesa. Noi possiamo, e anzi dobbiamo, far affidamento su queste definizioni infallibili con assoluta certezza, rifiutando ogni opinione contraria – anche se proviene da un Cardinale o persino da un Papa.
Vi sono altri esempi di errori commessi da un Papa. Anche il primo Vicario di Cristo in Terra, San Pietro, commise un errore, come riportato dal Vangelo (non per le cose che disse ma per l’esempio che aveva dato). Nel 50 d.C, mentre si trovava ad Antiochia, San Pietro si rifiutò di sedere al tavolo insieme ai Gentili (i non Ebrei) convertiti. Allontanando da sé quei convertiti, San Pietro dette l’impressione che l’infallibile insegnamento del Primo Concilio di Gerusalemme, sul fatto che la legge cerimoniale Mosaica - che includeva il divieto per gli Ebrei di mangiare con i Gentili “impuri” - non valesse per la Chiesa Cattolica, fosse errato. Per questo motivo San Paolo rimproverò pubblicamente San Pietro, faccia a faccia. (Gal. 2.11)
Un altro esempio ci viene da Papa Liberio, il quale nel 357 (circa) commise l’errore di promulgare un Credo propostogli dagli ariani, che tralasciava completamente il fatto che il Figlio fosse consustanziale al Padre. Egli lo promulgò perché era stato in esilio 2 anni e sotto minaccia di morte, commettendo anche l’errore (sempre per colpa della durezza dell’esilio) di condannare e scomunicare – ma in pratica era solo una scomunica apparente – il grande Sant’Atanasio, il quale stava solo difendendo la Fede in merito a quest’argomento. Liberio (che è il primo Papa a non essere stato proclamato santo dalla Chiesa) si sbagliava, perché Sant’Atanasio stava difendendo la Dottrina Cattolica – unica e infallibile – insegnata infallibilmente dal Concilio di Nicea nel 325 d.C. Era quella definizione infallibile a dover essere seguita, in questo caso, e non l’erroneo insegnamento di Papa Liberio.
Da questi esempi della storia della Chiesa possiamo imparare che tutto ciò che ci viene proposto in materia di Fede deve essere prima passato al vaglio di quelle definizioni. Pertanto, se un Cardinale, un vescovo, un prete, un laico o persino un Papa ci insegnano qualcosa di nuovo e di contrario a una qualsiasi definizione di Fede, possiamo essere certi che quell’insegnamento è errato e deve essere quindi rifiutato, per il bene e la salvezza delle nostre anime immortali. Sì, anche un Papa può sbagliare, ed egli sbaglia se esprime un’opinione contraria ad una definizione solenne ed infallibile della Chiesa Cattolica. Questo non vuol dire che sia la Chiesa in quanto tale a sbagliarsi, quando questo accade, ma semplicemente che il Papa ha commesso un errore personale, senza imporlo per forza a tutta la Chiesa. Ovviamente, se un Papa può commettere un errore insegnando qualcosa di nuovo, allora a maggior ragione possono sbagliare nelle proprie opinioni e insegnamenti anche i Cardinali, i vescovi ed i sacerdoti.
Quindi, quando la Madonna parla del “dogma della Fede”, Ella ci sta indicando “i pericoli che incombono sulla Fede” – e su “la vita del cristiano e dunque (la vita) del mondo”, per richiamare le parole del Cardinale Ratzinger. I pericoli incomberanno sulla Fede quando si arriverà a corrompere o negare le definizioni dogmatiche infallibili della Fede Cattolica; perché sono proprio queste definizioni a costituire le fondamenta stesse della Fede Cattolica e quindi della nostra salvezza, per usare le parole dell’omelia di Papa Giovanni Paolo II a Fatima, nel 1982.
A chi obietta che i semplici sacerdoti o i laici non possano opporsi ai prelati di rango superiore o al Papa (è il caso degli esempi straordinari che abbiamo appena esaminato), la risposta è semplice: è per questo che la Chiesa possiede le definizioni infallibili. Solo confrontando un‘opinione o un insegnamento con una definizione infallibile si può sapere se quell’insegnamento sia vero o falso – questo giudizio non può basarsi sulla carica ecclesiastica rivestita da chi pronuncia l’insegnamento. Come disse San Paolo: “Orbene se anche noi stessi od un angelo dal Cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!” (Gal. 1:8) I fedeli possono pronunciare un anatema persino contro un apostolo – e cioè a considerarlo un reietto della Chiesa, degno delle fiamme dell’inferno – se egli contraddicesse gli infallibili insegnamenti della Chiesa. Ecco perché i teologi furono in grado di correggere Papa Giovanni XXII nei suoi erronei insegnamenti pulpito pronunciati dal pulpito; ed è per questo che i Cattolici di oggi hanno il diritto di discernere il giusto insegnamento da quello sbagliato, anche se sono di rango inferiore rispetto al prelato che sta commettendo quell’errore.
Un esempio storico di grande importanza a questo riguardo, è quello di Eusebio, l’avvocato che sconfessò pubblicamente Nestorio, Arcivescovo di Costantinopoli (la personalità ecclesiastica all’epoca di rango più alto, dopo il Papa), secondo il quale Maria non era la Madre di Dio. Eusebio si alzò dai banchi della chiesa il giorno di Natale, durante la Santa Messa, e accusò Nestorio di eresia. Tutti gli altri preti e vescovi “di alto rango” erano rimasti in silenzio di fronte a questa chiara eresia di Nestorio. Un laico aveva ragione, mentre tutti loro erano in errore. Fu indetto il Concilio di Efeso per chiarire il dilemma, e fu definito solennemente ed infallibilmente il dogma secondo cui Maria è la Madre di Dio. E dal momento che Nestorio si era rifiutato di ritrattare, egli venne deposto, dichiarato eretico e successivamente scomunicato!
Per riassumere, la verità non è cosa che si possa valutare dai numeri o dal rango. La verità è ciò che Cristo e il Signore hanno rivelato nelle Sacre Scritture, nei dogmi e nella Tradizione, ciò che è stato definito solennemente dalla Chiesa Cattolica, e quello che essa ha sempre insegnato – sempre, non solo dal 1965!
Padre Paul Kramer