sabato 19 giugno 2021

Dalla Gerarchia Cardinalizia di Carlo Bartolomeo Piazza e dalle Rivelazioni Private della mistica Maria Valtorta

 


Santi Martiri del I – II e III Secolo


I Martiri e le loro conquiste. Il sacerdote  Cleto e compagni. 


Sera del 24 – 11 - 1946. 90 

Vedo un luogo che per costruzione e per personaggi molto  mi ricorda il Tullianum nella visione91 della morte del piccolo  Castulo. Mi ricorda anche altri luoghi romani come le celle dei  circhi dove ho visto ammassati i cristiani prossimi ad essere gettati ai leoni. Ma non è né l’uno né l’altro luogo. Le muraglie 

sono con le solite robuste pietre squadrate sovrapposte. La luce  è poca e triste come filtrasse da feritoie e si mescolasse al lume  incerto di una fiammella ad olio insufficiente a rischiarare l’ambiente. Il luogo è sempre, di certo, una carcere, e carcere di cristiani, ma, a differenza degli altri luoghi che ho visto, questo  ambiente fosco e triste non è tutto chiuso da porte e muraglie.  Ha in un angolo un ampio corridoio che si diparte dallo  stanzone e va chissà dove. Anche il corridoio, un poco curvo  come facesse parte di una larga elissi, è con le solite pietre  quadrangolari e malamente rischiarato da una fiammella. Il  luogo è vuoto. Però al suolo, un suolo che pare di granito,  sparso di grossi sassi a far da sedili, sono degli indumenti. 

Un rumore sordo, come di mare in tempesta che si senta  lontano dalla riva, viene da non so dove. Delle volte è più  fievole, talora è forte. Ha quasi del boato. Forse per effetto delle  pareti a curva che lo devono raccogliere e amplificare come per  eco. È un rumore strano. Delle volte mi sembra fatto da onde di mare o da una grande cascata d’acque, delle volte mi pare di sentirlo fatto di voci umane e penso sia folla che urla, altre fa dei suoni inumani durante i quali l’altro rumore si sospende per esplodere poi più forte... Ora uno scalpiccio di passi, di molti  passi, viene dal corridoio ellittico che si illumina vivamente  come se altri lumi vi venissero portati, e col rumore dei passi un  rammarichio fievole di creature sofferenti... 

Poi ecco la tremenda scena. Preceduto da due uomini  colossali, anzianotti, barbuti, seminudi, muniti di torce accese,  viene avanti un gruppo di creature sanguinanti, parte sorrette,  parte sorreggenti, parte addirittura portate. Ho detto: creature.  Ma ho detto male. Quei corpi straziati, mutilati, aperti, quei  volti dalle guance segnate da atroci ferite che hanno dilaniato le bocche sino all’orecchio, o spaccato una guancia sino a mostrare i denti infissi nella mandibola, o cavato un occhio che spenzola fuor dall’orbita priva della palpebra ormai inesistente, o che è mancante affatto come per una barbara ablazione,  quelle teste scoperchiate del cuoio capelluto come se un  ordigno crudele le avesse scotennate, non hanno più aspetto di  creature. Sono una visione macabra come un incubo, sono  come un sogno di pazzia... Sono la testimonianza che nell’uomo si cela la belva e che essa è pronta ad apparire e a sfogare i suoi  istinti approfittando di ogni pretesto che giustifichi la belluinità.  Qui il pretesto è la religione e la ragion di stato. I cristiani sono  nemici di Roma e del divo Cesare, sono gli offensori degli dèi,  perciò i cristiani siano torturati. E lo sono. Che spettacolo!  Uomini, donne, vecchi, fanciullini, giovinette sono là alla  rinfusa in attesa di morire per le ferite o per un nuovo supplizio.  Eppure, tolto il lamento inconscio di coloro che la gravità  delle ferite fa insensati, non si sente una voce di rammarico.  Quelli che li hanno condotti si ritirano lasciandoli alla loro  sorte, e allora si vede che i meno feriti cercano di soccorrere i più gravi e chi appena può va a curvarsi sui morenti, chi non  può farlo stando ritto si trascina sulle ginocchia o striscia al suolo cercando l’essere a lui più caro o quello che sa più debole di carne e forse di spirito. E chi può ancora usar le mani cerca  dare soccorso alle forme denudate ricoprendole con le vesti che  erano al suolo, oppure raccogliendo le membra dei languenti in  positure che non offendano la modestia e stendendo su esse  qualche lembo di veste. E alcune donne raccolgono nel grembo i bambini morenti, e forse non sono i loro, che piangono di  dolore e paura. Altre si trascinano presso giovinette coperte  soltanto delle chiome disciolte e cercano rivestire le forme  verginali con le candide vesti trovate al suolo. E le vesti si intridono di sangue, e odor di sangue satura l’aria dell’ambiente mescolandosi al fumo pesante del lume ad olio. E dialoghi  pietosi e santi si intrecciano sommessi. 

“Soffri molto, figlia mia?” chiede un vecchio dal cranio scoperchiato della cute che pende sulla nuca come una cuffia  caduta e che non può vedere perché non ha più per occhi che  due piaghe sanguinanti, rivolgendoli ad una che sarà stata una  florida sposa ma che ora non è che un mucchio di sangue, stringente al petto aperto, con l’unico braccio che ancor lo può fare, in un disperato gesto di amore, il figliolino che sugge il  sangue materno in luogo del latte che non può più scendere  dalle mammelle lacerate. 

“No, padre mio... Il Signore mi aiuta... Se almeno venisse Severo... Il bambino... Non piange... non è forse ferito... Sento  che mi cerca il petto... Sono molto ferita? Non sento più una  mano e non posso... non posso guardare perché non ho forza  più di vedere... La vita... se ne fugge col sangue... Sono coperta, padre mio?...”. 

“Non so, figlia. Non ho occhi più...”. 

Più oltre è una donna che striscia al suolo sul ventre come fosse un serpente. Da uno squarcio alla base delle coste si vedono respirare i polmoni. “Mi senti ancora, Cristina?” dice curvandosi su una giovinetta nuda, senza ferite, ma col color  della morte sul viso. Una corona di rose è ancor sulla sua fronte  sopra i capelli morati disciolti. È semi svenuta. 

Ma si scuote alla voce e carezza materna, e raduna le forze per dire: “Mamma...”. La voce è un soffio. “Mamma! il serpente... mi ha stretta così... che non posso più...  abbracciarti...  

Ma il serpente... è nulla... La vergogna... Ero nuda... 

Mi guardavano tutti... Mamma... son vergine ancora anche  se... anche se gli uomini... mi hanno vista... così?... Piaccio ancora a Gesù?...”. 

“Sei vestita del tuo martirio, figlia mia. Io te lo dico: piaci a Lui più di prima...”. 

“Si... ma... coprimi, mamma... non vorrei più esser vista... 

Una veste per pietà...”. 

“Non ti agitare, mia gioia... Ecco. La mamma si mette qui e ti nasconde... Non posso più cercarti la veste... perché... 

muoio... Sia lode a Ge...”. E la donna si rovescia sul corpo della figlia con un grande fiotto di sangue, e dopo un gemito resta  immobile. Morta? Certo agli ultimi respiri. 

“La madre mia muore... Non è vissuto nessun prete per darle la pace?...” dice la giovinetta sforzando la voce. 

“Io vivo ancora. Se mi portate...” dice da un angolo un vecchio dal ventre aperto completamente... 

“Chi può portare Cleto da Cristina e Clementina?” dicono in diversi. 

“Forse io posso, ché ho buone le mani e forte ancora sono.  Ma dovrei essere condotto perché il leone mi ha levato gli occhi” dice un giovane bruno, alto e forte. 

“Ti aiuto io a camminare, o Decimo” risponde un giovinetto poco ferito, uno dei più illesi. 

“E io e mio fratello ti aiuteremo a portare Cleto” dicono due robusti uomini nel fior della virilità, anche essi poco feriti. 

“Dio vi compensi tutti” dice il vecchio prete sventrato mentre lo trasportano con precauzione. E deposto che è presso  la martire prega su di lei, e agonizzante come è trova ancora il modo di raccomandare l’anima ad un uomo che, scarnificato nelle gambe, muore di dissanguamento al suo fianco. E chiede a  quello cieco che lo ha portato se non sa nulla di Quirino. 

“È morto al mio fianco. La pantera gli ha aperto la gola per il primo”. 

“Le belve fanno presto all’inizio. Poi sono sazie e giuocano  soltanto” dice un giovinetto che si dissangua lentamente poco lontano. 

“Troppi cristiani per troppo poche belve” commenta un vecchio che si zaffa con un cencio la ferita che gli ha aperto il  costato senza ledergli il cuore. 

“Lo fanno apposta. Per godere poi di un nuovo spettacolo.  Certo lo stanno ideando ora...” osserva un uomo che sorregge  con la destra l’avambraccio sinistro quasi staccato da una zannata di belva. 

Un brivido scuote i cristiani. 

La giovinetta Cristina geme: “I serpenti no! È troppo orrore!”. 

“È vero. Esso ha strisciato su me leccandomi il viso con la lingua viscida... Oh! Ho preferito il colpo d’artiglio che mi ha aperto il petto ma che ha ucciso il serpente, al gelo dello stesso. 

Oh!” e una donna si porta le mani vacillanti e insanguinate al volto. 

“Eppure tu sei vecchia. Il serpente era serbato alle vergini”. 

“Hanno satireggiato sui nostri misteri. Prima Eva sedotta dal  serpente, poi i primi giorni del mondo: tutti gli animali”. 

“Già. La pantomima del Paradiso terrestre... Il direttore del Circo è stato premiato per essa” dice un giovane. 

“I serpenti, dopo averne stritolate molte, si sono gettati su  noi finché aprirono alle belve e fu il combattimento”. 

“Ci hanno cosparse di quell’olio e i serpenti ci hanno sfuggite come preda di cibo... Che sarà ora di noi? Io penso alla nudità...” geme una poco più che fanciulla. 

“Aiutami, Signore! Il mio cuore vacilla...”.  

“Io confido in Lui...”. 

“Io vorrei che Severo venisse, per il bambino...”. 

“È vivo tuo figlio?” Chiede una madre molto giovane che piange su ciò che era il figlio suo e che ora non è che un  pugnello informe di carne: un piccolo tronco, solo tronco,  senza testa, senza membra. 

“È vivo e senza ferite. Me lo sono messo dietro la schiena. 

La belva ha squarciato me. E il tuo?”. 

“Il suo piccolo capo dai ricci leggeri, i suoi occhietti di cielo, le sue piccole guance, le manine di fiore, i piedini che  imparavano appena a camminare sono ora nel ventre di una  leonessa... Ah! che era femmina e certo sa cosa è essere madre e non seppe avere pietà di me!…”. 

“Voglio la mamma! La mamma voglio! È rimasta col padre là per terra... E io ho male. La mamma mi farebbe guarire la pancina!...” piange un bambino di sei, sette anni, al quale un morso o una zampata ha aperto nettamente la parete  addominale, e agonizza rapidamente. 

“Ora andrai dalla mamma. Ti ci porteranno gli angeli del  cielo tuoi fratellini, piccolo Lino. Non piangere così...” lo conforta una giovane sedendosi al suo fianco e carezzandolo  con la mano meno ferita. Ma il bambino soffre sul duro  pavimento e trema, e la giovane, aiutata da un uomo, se lo  prende sui ginocchi e lo sorregge e ninna così. 

“Vostro padre dove è?” chiede Cleto ai due fratelli che lo hanno portato insieme all’accecato. 

“È divenuto cibo del leone. Sotto i nostri occhi. Mentre già  la belva gli mordeva la nuca disse: ‘Perseverate’. Non disse di  più perché ebbe la testa staccata...”. 

“Ora parla dal Cielo. Beato Crispiniano!”. 

“Beati fratelli! Pregate per noi”.  

“Per l’ultima lotta!”. 

“Per l’ultima perseveranza”.  

“Per amor di fratelli”. 

“Non temete. Essi, perfetti già nell’amore, tanto che il Signore li volle nel primo martirio, sono ora perfettissimi  perché viventi nel Cielo, e del Signore altissimo conoscono e  riflettono la Perfezione. Le spoglie loro, che abbiamo lasciate sull’arena, sono solamente spoglie. Come le vesti che ci hanno levate. Ma essi sono in Cielo. Le spoglie sono inerti. Ma essi vivi sono. Vivi e attivi. Essi sono con noi. Non temete. Non abbiate  preoccupazione per come morirete. Gesù lo ha detto92: ‘Non preoccupatevi delle cose della terra. Il Padre vostro sa di che avete bisogno’. Sà la vostra volontà e la vostra resistenza. Tutto sa e vi sovverrà. Ancora un poco di pazienza, o fratelli. E poi è  la pace. Il Cielo si conquista con la pazienza e con la violenza. 

Pazienza nel dolore. Violenza verso le nostre paure d’uomini.  Stroncatele. È l’insidia del Nemico infernale per strapparvi alla Vita del Cielo. 

Respingete le paure. Aprite il cuore alla confidenza assoluta. 

Dite: ‘il Padre nostro che è nei Cieli ci darà il nostro pane quotidiano di fortezza perché sà che noi vogliamo il suo Regno e moriamo per esso perdonando ai nostri nemici’. No. Ho detto una parola di peccato. Non ci sono nemici per i cristiani. Chi ci  tortura è nostro amico come chi ci ama. Ci è anzi duplice amico. Perché ci serve sulla terra a testimoniare la nostra fede, e  ci veste della veste nuziale93 per il banchetto eterno. 

Preghiamo per i nostri amici. Per questi nostri amici che non  sanno quanto li amiamo. Oh! veramente in questo momento  noi siamo simili a Cristo perché amiamo il nostro prossimo sino  a morire per esso. Noi amiamo. Oh! parola! Noi abbiamo imparato ciò che è essere dèi. Perché l’Amore è Dio, e chi ama è simile a Dio, è veramente figlio di Dio. Noi amiamo  evangelicamente non coloro dai quali attendiamo gioie e  compensi, ma coloro che ci percuotono e ci spogliano anche della vita. Noi amiamo col Cristo dicendo: ‘Padre, perdonali  perché non sanno ciò che fanno’. Noi col Cristo diciamo: ‘È giusto che si compia il sacrificio perché siamo venuti per compierlo e vogliamo che si compia’. Noi col Cristo diciamo ai  superstiti: ‘Ora voi siete addolorati. Ma il vostro dolore si muterà in gaudio quando ci saprete in Cielo. Noi vi porteremo dal Cielo la pace in cui saremo’. Noi col Cristo diciamo:  ‘Quando ce ne saremo andati manderemo il Paraclito a compiere i suoi misteriosi lavori nei cuori di quelli che non ci  hanno capito e che ci hanno perseguitato perché non ci hanno capito’. Noi col Cristo non agli uomini ma al Padre affidiamo lo  spirito perché lo sostenga col suo amore nella nuova prova. 

Amen”.  

Il vecchio Cleto, sventrato, morente, ha parlato con una  voce così forte e sicura che un sano non avrebbe tale. Ed ha  trasfuso il suo spirito eroico in tutti. Tanto che un canto dolce  si leva da quelle creature straziate... 

“Dove è mia moglie?” interroga una voce dal corridoio interrompendo il canto. 

“Severo! Sposo mio! il bambino è vivo! Te l’ho salvato! Ma a tempo giungi... perché io muoio. Prendi, prendi Marcellino nostro!”. 

L’uomo si fa avanti, si curva, abbraccia la sposa morente, raccoglie il bambino dalla mano tremante di lei e le due bocche, che si sono santamente amate, si uniscono un’ultima volta in un unico bacio deposto sulla testolina innocente. 

“Cleto... Benedici... Muoio...”. Sembra che la donna abbia  proprio trattenuto la vita sino all’arrivo dello sposo. Ora si abbatte in un rantolo fra le braccia del marito al quale sussurra: 

“Va’, va’... per il bambino... a Puden...”. La morte le tronca la  parola... 

“Pace ad Anicia” dice Cleto. 

“Pace!” rispondono tutti. 

Il marito la contempla stesa ai suoi piedi, svenata,  squarciata... Delle lacrime gli cadono dagli occhi sul viso della morta. Poi dice: “Ricordati di me, o mia sposa fedele!...”. Si  volge al vecchio suocero: “La porterò nella vigna di Tito. Caio e Sostenuto sono qui fuori con la barella”.  

“Vi fanno passare?”.  

“Si. Chi ha ancora parenti fra i vivi avrà sepoltura...”. 

“Col denaro?”. 

“Col denaro... e anche senza. Ognuno che vuole può venire a raccogliere i morti e a salutare i vivi. Sperano così che la vista  dei martiri indebolisca quelli che ancor liberi sono e li persuada  a non farsi cristiani, e sperano che le nostre parole...  Indeboliscano voi. Chi non ha parenti andrà al carnaio... Ma i nostri diaconi nella notte ricercheranno i resti...”. 

“Si prepara forse il nuovo martirio?”. 

“Sì. Per questo fanno passare i parenti e anche per questo nella notte i martiri verranno sepolti. Essi saranno occupati nello spettacolo...”. 

“Così a tarda ora? Che spettacolo mai nella notte?”. 

 “Sì. Quale spettacolo?”. 

“Il rogo. Quando sarà notte piena...”.  

“Il rogo!... Oh!...”  

“A coloro che sperano nel Signore le fiamme saranno come  la dolce rugiada dell’aurora. Ricordate i giovinetti di cui parla94  Daniele. Essi andarono cantando fra le fiamme. La fiamma è  bella! Purifica e veste di luce. Non le immonde belve. Non i  lubrici serpenti. Non gli impudichi sguardi sui corpi delle  vergini. La fiamma! Se resto di peccato è in noi, ci sia la fiamma  del rogo simile al fuoco del Purgatorio. Breve purgatorio e poi,  vestiti di luce, andiamo a Dio. A Dio: Luce, noi andremo!  Fortificate i vostri cuori. Volevano essere luce al mondo  pagano. I fuochi del rogo siano il principio della luce che noi 

daremo a questo mondo delle tenebre” dice ancora Cleto. 

Dei passi pesanti, ferrati, nel corridoio. “Decimo, sei vivo ancora?” chiedono due soldati apparendo nella stanza. 

“Si, compagni. Vivo. E per parlarvi di Dio. Venite. Perché io non posso venire a voi, perché non vedrò mai più la luce”.  “Infelice’’ dicono i due. 

“No. Felice. Io sono felice. Non vedo più le brutture del  mondo. Entrando dalle mie pupille le lusinghe della carne e dell’oro non mi potranno più tentare. Nelle tenebre della cecità  temporanea io vedo già la Luce. Dio vedo!...”. 

“Ma non sai che fra poco sarai arso? Non sai che perché ti amiamo avevamo chiesto di vederti, per farti fuggire se vivo eri ancora?”. 

“Fuggire? Così mi odiate da volermi levare il Cielo? Non eravate così nelle mille battaglie che sostenemmo fianco a fianco per l’imperatore. Allora a vicenda ci spronavamo ad essere eroi. Ed ora voi, mentre io mi batto per un imperatore eterno, immenso nella sua Potenza, mi consigliate alla viltà? Il  rogo? E non sarei morto volentieri fra le fiamme, durante gli assalti ad una città nemica, pur di servire l’imperatore e Roma: 

un uomo mio pari, ed una città che oggi è e domani non è più? 

Ed ora che do l’assalto al Nemico più vero per servire Dio e la Città eterna dove regnerò col mio Signore, volete che io tema le fiamme?”. 

I due soldati si guardano sbalorditi. 

Cleto parla di nuovo: “Il martire è l’unico eroe. Il suo eroismo è eterno. Il suo eroismo è santo. Non nuoce col suo  eroismo a nessuno. Non emula gli stoici dagli stoicismi aridi.  Non i crudeli dalle violenze inutili e nefande. Non prende  tesori. Non usurpa poteri. Dà. Dà del suo. Le sue ricchezze...  Le sue forze... La sua vita... È il generoso che si spoglia di tutto  per dare. Imitatelo. Servi supini di un crudele che vi manda a  dare morte e a trovare la morte, passate alla Vita, a servire la  Vita, a servire Dio. Forseché, caduta l’ebbrezza della battaglia, quando il segnale impone silenzio nel campo, voi avete mai  sentito la gioia che sentite essere nel vostro compagno? No.  Stanchezza, nostalgia, paura della morte, nausea di sangue e di  violenze... Qui... guardate! Qui si muore e si canta. Qui si muore  e si sorride. Perché noi non moriremo ma vivremo. Noi non conosciamo la Morte ma la Vita, il Signore Gesù”. 

Entrano ancora quei due nerboruti uomini venuti al  principio con le torce. Sono con loro altri due uomini vestiti  pomposamente. Le torce fumigano tenute alte dai due. Gli altri  che sono con loro si chinano a guardare i corpi... 

“Morto... Anche questo... Costei agonizza... Il fanciullo ghiaccia già... Il vecchio morrà fra breve... Questa?... Il serpente  le ha schiacciato le costole. Osserva, schiuma rosa è già alle labbra...” si consultano fra loro. 

“Io direi... Lasciamoli morire qui”. 

“No. Il giuoco è già fissato. Il Circo si riempie nuovamente...”.  
“Gli altri delle carceri basterebbero”. 
“Troppo pochi! Procolo non ha saputo regolare le masse.  Troppi ai leoni. Troppo pochi per i roghi...”.  
“Così è... Che fare?”. 
“Attendi”. Uno si porta in mezzo alla stanza e dice: “Chi di  voi è meno ferito sorga in piedi”. 
Si alzano una ventina di persone. 
“Potete camminare? Reggervi in piedi?”.  
“Lo possiamo”. 
“Tu sei cieco” dicono a Decimo. 
“Posso essere guidato. Non mi private del rogo, poiché  penso che a questo pensate” dice Decimo. 
“A questo. E vuoi il rogo?”. 
“Lo chiedo in grazia. Sono un soldato fedele. Guardate le  cicatrici delle mie membra. Per premio del mio lungo fedele servizio all’imperatore, datemi il rogo”. 
“Se tanto ami l’imperatore, perché lo tradisci?”. 
“Non tradisco né l’imperatore né l’impero, perché non faccio atti contro la loro salute. Ma servo il Dio vero che è l’Uomo Dio e l’Unico degno di essere servito sino alla morte”. 
“O Cassiano, con simili cuori i tormenti sono vani. Io te lo  dico. Non facciamo che coprirci di crudeltà senza scopo...” dice un intendente del Circo al compagno. 
“È forse vero. Ma il divo Cesare...”. 
“E lascia andare! Voi che camminate, uscite di qui!  Attendeteci presso le uscite. Vi daremo delle vesti nuove”. 
I martiri salutano quelli che restano. Un giovinetto si  inginocchia per essere benedetto dalla madre. Una fanciulla col  suo sangue appone una crocetta come fosse un crisma sulla  fronte della madre che la lascia per salire al rogo. Decimo abbraccia i due commilitoni. Un vecchio bacia la figlia morente  e si avvia sicuro. Tutti prima di uscire si fanno benedire dal  prete Cleto... I passi dei morituri si allontanano nel corridoio. 
“Voi rimanete ancora qui?” chiedono gli intendenti ai due soldati.  
“Si. Rimaniamo”. 
“Per qual motivo? È... pericoloso. Costoro corrompono i fedeli cittadini”. 
I due soldati scrollano le spalle. 
Gli intendenti se ne vanno mentre entrano dei fossori con  delle barelle per portare via i morti. Vi è un poco di confusione  perché con i fossori sono anche i parenti dei morti e dei  morenti e vi sono lacrime o addii fra questi e i malvivi. I due  soldati ne approfittano per dire a un fanciullo: “Fingiti morto.  Ti porteremo in salvo”. 
“Tradireste voi l’imperatore mettendovi in salvo mentre egli  ha fiducia in voi per la sua gloria?”. 
“No certo, fanciullo”. 
“E neppure io tradisco il mio Dio che è morto per me sulla Croce”. 
I due soldati, letteralmente sbalorditi, si chiedono: “Ma chi  dà loro tanta forza?”. E poi, col gomito appoggiato alla muraglia, a sostenere il capo, restano meditabondi osservando.  Tornano gli intendenti con schiavi e con barelle. Dicono: 
“Siete ancora pochi per il rogo. I meno feriti si siedano  almeno”. 
I meno feriti!... Chi più chi meno sono tutti agonizzanti. E non possono sedersi più. Ma le voci pregano: “io! io! Purché mi  portiate…”. 
Vengono scelti altri 11... 
“Voi beati! Prega per me, Maria! A Dio, Placido! Ricordati di  me, o madre! Figlio mio, chiama l’anima mia presto! Sposo mio, ti sia dolce il morire!...”. I saluti si incrociano... 
Le barelle vengono portate via. 
“Sorreggiamo i martiri col nostro pregare. Offriamo il  duplice dolore delle membra e del cuore che si vede escluso dal martirio per essi. Padre nostro...”. 
Cleto, che è paurosamente livido ed è morente, raccoglie le forze per dire il Pater. 
Entra uno trafelato. Vede i due soldati. Arretra. Rattiene il  grido che aveva già sulle labbra. 
“Puoi parlare, uomo. Non ti tradiremo. Noi, soldati di  Roma, chiediamo di essere soldati di Cristo”. 
“Il sangue dei martiri feconda le zolle!” esclama Cleto. E  rivolto al sopraggiunto chiede: “Hai i misteri?”. 
“Si. Ho potuto darli agli altri un momento prima che fossero portati nell’arena. Ecco!”. 
I soldati guardano stupiti la borsa di porpora che l’uomo si leva dal seno. 
“Soldati. Voi ci chiedete dove noi troviamo la forza. Ecco la forza! Questo è il Pane dei forti. Questo è Dio che entra a vivere in noi. Questo...”. 
“Presto! Presto, o padre! io muoio... Gesù... e morirò felice!  Vergine, martire e felice!” grida Cristina ansante negli spasimi della soffocazione. 
Cleto si affretta a spezzare il pane e a darlo alla giovinetta  che si raccoglie quieta chiudendo gli occhi. 
“Anche a me... e poi... chiamate i servi del Circo. Io voglio  morire sul rogo...” gorgoglia un fanciullo dalle spalle dilaniate e  dalla guancia aperta dalla tempia alla gola che sanguina. 
“Puoi inghiottire?”. 
“Posso! Posso. Non mi sono mai mosso né ho mai parlato  per non morire... prima della Eucarestia. Speravo... Ora...”. 
Il prete gli dà una mollichina del Pane consacrato. E il fanciullo cerca di inghiottire. Ma non riesce. Un soldato si china  impietosito e gli sorregge il capo mentre l’altro, trovata in un  angolo un’anfora con ancora un sorso d’acqua nel fondo, cerca  di aiutarlo ad inghiottire versandogli l’acqua stilla a stilla fra le labbra. 
Intanto Cleto spezza le Specie e le dà ai più vicini. Poi prega i soldati di trasportarlo per distribuire ai morenti l’Eucarestia. 
Poi si fa ricondurre dove era e dice: “Il nostro Signore Gesù Cristo vi ricompensi per la vostra pietà”. 
Il fanciullino che stentava a inghiottire le Specie ha un breve  affanno, si dibatte... Un soldato impietosito lo prende fra le  braccia. Ma mentre lo fa, un fiotto di sangue sgorga dalla ferita del collo e bagna la lorica lucente. “Mamma! il Cielo... Signore...  Gesù...”. Il corpicino si abbandona.  
“È morto... Sorride...”. 
“Pace al piccolo Fabio!” dice Cleto che impallidisce sempre  più. “Pace!” sospirano i morenti. 
I due soldati parlano fra loro. Poi uno dice: “Sacerdote del  Dio vero, termina la tua vita mettendoci nella tua milizia”. 
“Non mia... Di Cristo Gesù... Ma... non si può... Prima... 
bisogna essere catecumeni...”. 
“No. Sappiamo che in caso di morte viene dato il battesimo”.  
“Voi siete... sani...”.  
Il vecchio ansa... 
“Noi siamo morenti perché... Con un Dio quale è il vostro che vi fa tanto santi, a che restare a servire un uomo corrotto?  Noi vogliamo la gloria di Dio. Battezzaci: Io Fabio, come il  piccolo martire; e il mio compagno Decimo come il nostro  glorioso commilitone. E poi voleremo al rogo. A che vale la vita del mondo quando si è compresa la Vita vostra?”. 
Non c’è più acqua... nessun liquido... Cleto fa giumella della sua tremula mano, raccoglie il sangue che goccia dalla sua atroce ferita: “Inginocchiatevi... Io ti battezzo, o Fabio, nel nome del  Padre, del Figlio, dello Spirito Santo... Io ti battezzo, o Decimo,  nel nome del... Padre... del Figlio... dello Spirito... Santo... Il Signore sia con voi per la Vita... eterna...Amen!...”.  
Il vecchio sacerdote ha finito la sua missione, la sua  sofferenza, la sua vita... È morto... 
I due soldati lo guardano... Guardano per qualche tempo  quelli che muoiono lentamente, sereni... sorridenti fra le agonie, rapiti nell’estasi eucaristica.  
“Vieni, Fabio. Non attendiamo un attimo ancora. Con simili  esempi è sicura la via! Andiamo a morire per il Cristo!”.  
E rapidi corrono via per il corridoio incontro al martirio e alla gloria. 
Nel locale i gemiti si fanno sempre più lievi e più pochi... Dal Circo torna il fragore che era all’inizio. La folla torna a rumoreggiare in attesa dello spettacolo. 
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Dalla Mia Crocifissione, la Cristianità non ha mai subito, prima d‟ora, una simile persecuzione.

 


PERSECUZIONI 

Mia amatissima figlia, le Mie Lacrime cadono come grandi torrenti in questo momento, poiché la Sacra Parola di Dio viene fatta a pezzi. 

L‟amore per Me, Gesù Cristo è scomparso e lo spirito della Mia Chiesa si sta inaridendo cosicché, presto, essa diventerà soltanto un deserto. Sarà priva di vita e solo i veri fedeli all‟interno della Mia Chiesa, continueranno a far battere regolarmente il Cuore del Mio Amore, mentre qualsiasi altra cosa la circondi, inaridirà ed ogni accenno di vita verrà risucchiato da essa. 

Dalla Mia Crocifissione, la Cristianità non ha mai subito, prima d‟ora, una simile persecuzione a causa del disprezzo contro la Parola di Dio. 

Tutto quello che nel Regno dei Cieli, è ritenuto sacro dal Padre Mio, viene decimato dall‟uomo, il cui cuore non prova più amore per il suo Creatore Dio l‟Altissimo. Coloro che rimangono fedeli a Lui, amandoLo e adorandoloLo, sentiranno il Suo Dolore nei loro cuori, come una spada che trafigge ed infligge una sofferenza terribile, ma che non ucciderà. Difatti coloro che hanno vero amore per Dio non saranno capaci di separarsi da Lui, poiché sono attaccati a Lui da un cordone ombelicale che non può essere reciso. 

Dio, per via della Sua Misericordia, distruggerà i Suoi nemici che cercheranno di rubare le anime di coloro i cui nomi sono stati scritti nel Libro della Vita. Il Mio Tempo è quasi su di voi. 

Non smettete mai di sperare né disperate quando sarete testimoni del lavoro dei Miei oppositori e della velocità mediante la quale i loro astuti modi malvagi vengono accettati dalle anime ignare. Io sono prima di tutto un Dio dalla Grande Pazienza e la Mia Misericordia sarà riversata in abbondanza sul genere umano, tra le fiamme del Mio Amore. Queste fiamme instilleranno un rinnovamento della fede nei Miei confronti in coloro che si sono allontanati da Me mentre distruggeranno Satana ed ogni dèmone o angelo caduto che tiene in ostaggio le anime che Mi appartengono, ma che si sono separate da Me. 

Il Mio Tempo verrà, ma non prima che il mondo veda i segni predetti nel Libro della Rivelazione e nel Libro della Verità. Non abbiate timore di Me! Preparatevi per Me. Respingete le false promesse fatte dai Miei nemici. Rimanete sempre leali alla Mia Parola. I Miei nemici non avranno alcuna parte nel Mio Regno. I Miei amati fedeli, inclusi coloro che M‟invocheranno durante l‟Avvertimento, non moriranno mai. Per loro vi è il Nuovo Regno, il Mio Regno, Quello che è stato promesso a Me, il Messia, il Re di tutti i tempi; un mondo senza fine. 

Questo potrà anche essere un tempo di confusione, divisione, tristezza e di bramosa attesa per coloro che Mi rappresentano su questa Terra e che proclamano la Verità. Ma sappiate questo: Io Sono la Verità! La Verità non muore mai. Il Mio Regno è eterno e voi, Miei amati figli, appartenete a Me. Venite! Restate vicini a Me! Io vi condurrò fino alla vostra legittima eredità. Confidate in Me! AscoltateMi attraverso questi Messaggi, il Libro della Verità. È un Dono di Dio per voi, così che non dimentichiate mai la Mia Promessa di tornare di nuovo a giudicare i vivi: coloro che sono attualmente vivi, su questa Terra, così come coloro che sono morti nel Mio Favore. 

Io adesso mostrerò segni di ogni genere in tutto il mondo. Coloro che sono benedetti mediante il Dono dello Spirito Santo, sapranno che essi sono stati dati  a voi per Ordine del Mio amato Padre. 

Andate in Pace. In questo momento, ascoltateMi solo attraverso questi Messaggi. 

Io vi amo tutti moltissimo e vi ho rivendicati come Miei. Non consentite ad alcun uomo di tentare di sottrarMi una singola anima, poiché egli soffrirà il tormento eterno per le sue azioni. 

Il vostro Gesù. 

6 Maggio 2015

 


venerdì 18 giugno 2021

Grida di aiuto si udranno ovunque e molti cadranno a terra terrorizzati. Soffro a causa delle vostre sofferenze.




Cari figli, piegate le vostre ginocchia in preghiera. Camminate per un futuro di dolore. Grida di aiuto si udranno ovunque e molti cadranno a terra terrorizzati. Soffro a causa delle vostre sofferenze. Ritornate al Signore. Egli vi ama e vi aspetta a Braccia Aperte. L'umanità cammina cieca spiritualmente e i Miei poveri figli berranno il calice amaro della sofferenza; Cercheranno la verità e in pochi luoghi la troveranno; Vivranno confusi e affamati. Amate e difendete la verità. La vostra vittoria è nel Signore. Confidate in Lui e sarete grandi nella fede. Non tiratevi indietro. Avanti per il cammino che vi ho indicato. Non perdetevi d'animo. Non c'è vittoria senza croce. Dopo tutta la tribolazione, il Signore asciugherà le vostre lacrime e tutto andrà bene per voi. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per averMi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

QUANDO IL MAESTRO PARLA AL CUORE

 


Noi siamo insieme.

Siamo uniti come il tralcio è unito al ceppo della vite, come ogni membro è unito al corpo.

Insieme noi preghiamo.

Insieme siamo:

per lavorare

per parlare

per essere buoni

per amare

per offrire

per soffrire

per morire

e un giorno per vedere il Padre, la Vergine, ed essere nella gioia. La coscienza di essere uniti è garanzia di sicurezza, di fecondità, di gioia:

 

sicurezza:

Qui habitat in adjutorio Altissimi, in protectione Dei coeli commorabitur.

Egli ispira, guida, conduce col suo Spirito. Con lui io attuo il piano eterno di amore del Padre su di me a beneficio di tutti.

Christus in me manens ipse facit opera.

Che posso mai temere per il gran passaggio? Noi siamo insieme.

 

fecondità:

Qui manet in me et ego in eo, hic fert fructum multum:

visibile irradiazione e invisibile              visitazione

virtus de illo exibat et sanabat omnes.

 

gioia:

Sto ad ostium et pulso... coenabo cum illo et ille mecum. Intra in gaudium Domini.

Voglio che si senta risplendere la mia gioia nella tua anima.

 

  Io sono in te Colui che parla in tua vece e non cessa di chiedere le grazie di cui hai bisogno per realizzare, nel posto a te destinato, nell'organismo vitale del Corpo mistico, il piano eterno d'amore del Padre su di te.

Io sono in te Colui che si offre e che, donandosi senza riserve al Padre, brama di includere nella sua oblazione l'offerta di te e di tutti i tuoi fratelli.

Io sono in te Colui che offre alla benedizione e alla purificazione dello Spirito tutte le anime che vivono sulla terra.

Io sono in te Colui che adora, loda e ringrazia il Padre, ardente del desiderio di ricomporre in me le adorazioni, le lodi, i ringraziamenti di tutta l'umanità.

Padre Courtois


IMPORTANTI INFORMAZIONI SPIRITUALI CHE DEVI SAPERE PER ESSERE SALVATI

 


E coloro che affermano di non essere turbati dalle immagini sensuali nei video o nei film non possono comunque scusare il fatto che guardano i film, poiché non solo tentano se stessi, ma anche gli altri con la loro visione dei film, e nessuno può essere così orgoglioso da pensare di non poter cadere nel peccato in qualsiasi momento. Non c'è modo di sapere se uno ha mai raggiunto un tale stato di purezza che guardare una donna attraente non provochi la concupiscenza e lo sorprenda. Inoltre, secondo un racconto che si trova nella Vita dei Santi Padri, si spiega come quelle persone che, essendo già possedute dal diavolo in altri modi, possono anche non essere tentate molto da lui con tentazioni o immaginazioni sessuali, poiché, essendo già sue, le lascia stare. Inoltre, secondo lo stesso testo, "coloro che sono liberati dai pensieri [impuri] sono quelli che sono passati alle azioni [peccaminose]".  Ma se questo è vero solo con i pensieri, quanto più è vero quando si vedono effettivamente immagini impure? Quindi, se queste persone fossero più afflitte da tentazioni sessuali, si dovrebbe pensare che starebbero più in guardia e sarebbero più attenti a se stessi e a non cadere ed esporsi (e agli altri) a questo peccato. Ma poiché il diavolo non vuole che le persone malvagie stiano in guardia e che continuino a dare il cattivo esempio agli altri, a volte non le tenta.

Vita dei Santi Padri, Libro 5, Sulla tentazione sessuale: "C'era un certo fratello che era molto zelante nell'ordinare la sua vita. E quando fu gravemente turbato dal demone del sesso, andò da un certo vecchio e gli raccontò i suoi pensieri. Quando questo "esperto" sentì, si indignò e chiamò il fratello un miserabile disgraziato indegno dell'abito del monaco per intrattenere tali pensieri. Il fratello, sentendo questo, si disperò, lasciò la sua cella e cominciò a tornare nel mondo. Ma per la misericordia di Dio, abba Apollo lo incontrò, e vedendo che era turbato e infelice gli chiese: "Fratello, perché sei così triste?" In grande confusione d'animo era dapprima restio a rispondere, ma di fronte a molte domande del vecchio su quale fosse il problema, alla fine confessò, dicendo: "Sono assillato da pensieri di sesso, e mi sono confessato a quel vecchio e secondo lui non c'è speranza di salvezza per me, così nella disperazione torno nel mondo". Quando padre Apollo sentì questo parlò e ragionò con lui come un medico saggio, dicendo, 
"Non essere troppo ammutolito o disperato per te stesso. Anche alla mia età e nel mio stato di vita posso essere molto turbato da pensieri come questi. Non crollare in questo tempo di prova; può essere curato non tanto dai consigli umani quanto dalla misericordia di Dio. Ma solo per oggi concedimi una richiesta: torna nella tua cella".  Questo il fratello fece. Abba Apollo però si affrettò a raggiungere la cella di quel vecchio che aveva seminato la disperazione e stando fuori pregò il Signore: "Signore, che ci permetti di essere tentati per il nostro bene, [le tentazioni ci portano spesso a non metterci nel pericolo prossimo di cadere] volgi la battaglia che questo fratello ha subito contro questo vecchio, affinché nella sua vecchiaia impari per esperienza ciò che non ha imparato da tempo, che tu devi avere compassione di chi è afflitto da questa specie di tentazione."

"Terminata la sua preghiera, vide un etiope in piedi vicino alla cella che lanciava frecce contro questo vecchio, il quale, gravemente ferito, cominciò a barcollare qua e là come se fosse ubriaco di vino. 
Incapace di sopportare oltre, si precipitò fuori dalla cella e cominciò a tornare nel mondo per la stessa strada che aveva preso il giovane fratello. Ma Abba Apollo, sapendo cosa stava succedendo, gli andò incontro e correndo gli chiese: "Dove vai? E qual è la ragione dello stato di agitazione in cui ti trovi?". Ma egli, intuendo che il sant'uomo sapeva tutto di ciò che stava accadendo, non poté dire nulla per molta vergogna. "Torna nella tua cella", disse abba Apollo, "e riconosci la tua debolezza, riconoscila come parte di te stesso. Perché o sei stato trascurato dal diavolo fino ad ora, o sei stato disprezzato come se fossi così privo di virtù da non essere degno di lottare contro di lui. Ho detto 'lotta'? Non sei stato capace di sopportare i suoi attacchi nemmeno per un giorno! Ma tutto questo ti è successo perché quando quel giovane è stato attaccato dal nostro comune avversario, invece di dargli utili consigli contro il diavolo come avresti dovuto, lo hai spinto alla disperazione, dimentico di quel saggio precetto per il quale ci è proibito di salvare coloro che sono sulla via della morte e trascurare di redimere i condannati (Proverbi 14). Né hai ascoltato il detto del nostro Salvatore: "Non spezzerà una canna ammaccata e non spegnerà un lino fumante" (Matteo 12.20). Nessuno può resistere agli attacchi del nemico, o spegnere e contenere il fuoco della natura ribelle, a meno che la grazia di Dio non venga in aiuto alla nostra infermità naturale, che in ogni nostra preghiera preghiamo Dio nella sua misericordia di guarire in noi, e che allontani da noi gli attacchi lanciati contro di noi, perché è da lui che siamo abbattuti è lui che ci colpisce e poi ci guarisce con le sue mani, è lui che umilia ed esalta, è lui che uccide e rende vivi, è lui che ci fa scendere negli abissi e ci fa risalire" (1Re 2).

"Detto questo pregò, e subito il vecchio fu liberato da quella battaglia. E abba Apollo lo esortò a cercare dal Signore una lingua di discrezione, affinché sapesse quando era il momento giusto per fare un sermone.

V.v.5. Siro Alessandrino, interrogato sui pensieri sessuali rispose così, "Se tu non avessi pensieri saresti un caso disperato, poiché coloro che sono liberati dai pensieri sono quelli che sono passati alle azioni, cioè coloro che hanno peccato nel corpo sono quelli che non hanno combattuto contro i pensieri di peccato, o li hanno respinti. Chi pecca nel corpo è andato oltre l'essere turbato dai pensieri". "

Sant'Alfonso Liguori parla inoltre di evitare anche le occasioni remote di peccato come guardare in faccia, salutare con affetto ecc.

Vi ho già chiesto di essere Uno, perché in questo modo acquisterete una forza molto grande per combattere contro tutte le forze di Satana.

 


Messaggio di Nostro Signore Gesù Cristo a JV


12 maggio 2021

Rosario del Mattino - Messaggio SINGOLO


Alla fine del Rosario. Nostro Signore Gesù Cristo parla.

Figlioli, sappiate che io vi accompagnerò sempre, dovunque voi siate, dovunque andiate, qualunque cosa vogliate fare. Vi ho già chiesto di essere Uno, perché così acquisirete una forza molto grande per combattere contro tutte le forze di Satana. Ho cercato di spiegarvi tante volte qual è il suo potere, qual è la sua malvagità e quanto facilmente vi conduce nell'errore, e tutti voi l'avete sperimentato nel corso della vostra esistenza.

Satana, nelle sue menzogne, è così sottile che voi stessi, molte volte, non siete in grado di individuare la sua malvagità, in quella sottigliezza che usa per condurvi al peccato, all'errore, per deviarvi dalla Verità; ed è per questo che dovete essere sempre uniti a Me, vostro Dio, affinché il Mio Santo Spirito, che dovete invocare costantemente, vi impedisca gli attacchi di Satana.

Molti di voi sono molto fiduciosi di poter combattere contro le forze del male, e dovete scartarlo dalla vostra mente, perché satana è troppo intelligente in confronto a voi, e vi conduce facilmente nell'errore e nel peccato.

L'orgoglio non deve abitare in voi, l'umiltà è ciò che deve abitare in voi e quando dite umiltà, in quel momento mi chiamate, il vostro Dio. Satana è arrogante, io sono umile. Se tu agisci nell'Umiltà, facilmente, posso unirmi al tuo essere, ai tuoi pensieri, al tuo modo di essere, perché se hai scelto il cammino dell'Umiltà, da quel momento, apri le porte a Me, il tuo Dio, per agire in te, perché se c'è qualcuno Umile e Semplice, sono Io, il tuo Dio. E vivendo in questo modo nell'Umiltà, posso condurvi su sentieri sicuri e posso impedirvi da molti mali a cui Satana può facilmente condurvi. Ma se scegliete la via dell'orgoglio, io non posso essere con voi. Questi sono tempi di grande confusione, e voi lo sapete, e soprattutto, la confusione a cui satana vi sta conducendo, è quella in cui l'essere umano si lascia facilmente condurre dalla propria convenienza. L'essere umano devia facilmente dalla Verità e sceglie le convenienze per il suo stato di vita e queste convenienze di solito implicano molta falsità.

Vi guido, miei piccoli, a vivere una vita di grande cura spirituale. Non puoi più essere come eri qualche tempo fa: spiritualmente disobbediente, spiritualmente parlando, che permetteva facilmente il peccato in qualche modo e non gli dava l'importanza che i peccati che commetti comportano.

Ora, vi parlo anche in modo sottile, dove potete essere ingannati in quelle sottigliezze, ma vi avverto, perché anche quelle sottigliezze del peccato, a cui non avete dato l'importanza che hanno, non ne avete tenuto conto, e anche quelle piccole sottigliezze peccaminose vi separano da Me. Per questo è così difficile che un'anima che finisce la sua missione sulla Terra, possa andare direttamente al Regno dei Cieli, perché non vi occupate di quei peccati sottili, che pensate non causino alcun danno, ma spesso, date un cattivo esempio con quei peccati sottili, perché sono peccati e nel Regno dei Cieli non entrano anime sporche, anche se sono peccati sottili, che voi chiamate veniali.

Un'anima, per entrare nel Regno dei Cieli, deve essere perfettamente pulita, per questo sono anime sante, che potete invocare per aiutarvi spiritualmente nella vostra missione qui sulla Terra.

Dovete anche avere cura della vostra tunica, perché sia mantenuta pulita, pura e perché possiate entrare facilmente nel Regno dei Cieli.

Vi parlo in modo figurato, e vi faccio l'esempio delle anime che indossano una tunica, perché una volta, quando eravate piccoli, vi dissero che la vostra tunica doveva rimanere sempre pulita, perché altrimenti non sareste entrati facilmente nel Regno dei Cieli, e avreste dovuto passare del tempo in Purgatorio, affinché la vostra tunica fosse perfettamente pulita e allora potevate già entrare nel Regno dei Cieli. Certo, sono spiegazioni infantili, ma sono reali.

Certamente, entrare nel Regno dei Cieli è un dono immenso, è qualcosa che non potete misurare ora, anzi, non c'è spazio nella vostra mente per immaginare il dono che vi faccio per entrare nel Regno dei Cieli, e se vi faccio un dono così grande, anche le mie richieste sono grandi, ed è per questo che vi chiedo Purezza, e Purezza in modo immenso. Ecco perché la santità è anche difficile se non sei con Me, il tuo Dio.

Chiedetemi di prendermi cura dei vostri pensieri, parole, azioni, intenzioni e molte altre cose che possono portare la vostra tunica a non essere perfettamente pulita quando vi presenterete davanti a Me alla fine della vostra esistenza.

Attenti, miei piccoli, attenti a satana e ai suoi scagnozzi e a tutto ciò che può sviarvi e condurvi su una via peccaminosa, che anche se non sono peccati gravi, anche i più piccoli, vi separano da Me.

Grazie, miei piccoli.

LA PIA PRATICA DELLA GRANDE PROMESSA TUTTI IN PARADISO

 


Il Discepolo  

Quinto Venerdì

  ________________ 

La S. Comunione in unione ai Cherubini  (Comunione del Discepolo) 

Considera, anima mia, come i Cherubini sono quei quattro elettissimi angeli, che reggono il trono di Dio. Li vide il profeta Ezechiele, quando il Signore lo chiamò al ministero profetico. Essi sono, dopo i serafini, i più vicini alla Maestà del Signore. Egli manifesta loro la scienza dei santi; scienza eminentemente divina, che essi comunicano agli altri angeli ed agli uomini. Ascoltano [164] perciò reverenti e silenziosi la divina parola; sono i discepoli assidui di Dio, che fa loro le sue rivelazioni, e quanto odono da lui lo manifestano ai loro compagni di gloria.  

Preghiamo i Cherubini che ci comunichino la scienza di Dio, che è la vera scienza, mentre la scienza del mondo è errore profondo quando si allontana dalla vera scienza di Dio; preghiamoli che ci rendano degni discepoli del Redentore; discepoli come i settantadue che ebbero la bella sorte di venir eletti dal Signore; essi io seguivano assieme agli apostoli, pendevano dalle sue labbra, ne ascoltavano le parole di vita, e furono così pieni di lui, che Egli poté mandarli a predicare nelle terre, nelle quali si sarebbe recato.  

Gesù ci ha parlato tante volte e parlerà di nuovo al nostro cuore nella santa Comunione, che ci accingiamo a ricevere. Preghiamo i santi Cherubini, che implorino la grazia di essere degni discepoli di Gesù, a tutti, ma in modo speciale a coloro che devono insegnare le verità eterne, perché non è possibile fare da maestro del vero, senza essere stato prima scolaro di Gesù. [165]  

Preparazione  

PREGHIERA AL SACRO CUORE DI GESÙ 

Divin Redentore, che tra le turbe che vi seguivano avete eletto settantadue discepoli, e dopo di averli imbevuti del vostro Spirito divino li avete mandati a due a due avanti a Voi in ogni città e luogo, dove eravate per andare e avete dato loro saggi ammonimenti prima che facessero il loro primo viaggio, deh! accettate la povera anima mia alla vostra scuola, fate mi un degno vostro discepolo e illuminatemi, perché possa conoscere la vostra volontà e vi preceda col mio operato nel cuore degli uomini che Voi amate e vi dovrebbero amare.  

Caro Gesù, quando i discepoli furono di ritorno dal loro primo viaggio vi dissero pieni di letizia: «Signore, anche i demoni ci stanno soggetti in virtù del vostro Nome»; concedeteci di superare e vincere il demonio e di tenerlo sempre a noi schiavo e soggetto, perché il maligno non trionfi sopra i vostri discepoli e non ci allontani da Voi come Giuda, che egli allontanò dalla schiera dei Dodici. Caro Gesù, che avete risposto agli apostoli: «Non vi rallegrate, perché vi stanno soggetti gli spiriti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nel Cielo », [166] fate che il nome di noi, che vogliamo essere vostri veri discepoli, sia scritto nel libro della beata predestinazione, e noi possiamo godere nella persuasione di essere un giorno vostri comprensori beati in cielo.  

Prendeteci, eucaristico Gesù, alla vostra scuola; sia la Comunione, che sto per ricevere, una vera unione: l'unione stabile del discepolo al Maestro. I due vostri primi discepoli, Giovanni ed Andrea, vi hanno chiesto: «Maestro, dovete abiti?» e Voi avete risposto: «Venite e vedrete». Pane eucaristico, fortificateci! Gesù, conduceteci nella vostra vera abitazione, il cielo!  

Maestro buono, vi chiamò il ricco giovanetto. Sì, siete davvero buono, mio Gesù, perché avete permesso che la lancia del soldato trafiggesse il vostro Cuore per noi. Deh! usatemi misericordia e rendetemi un degno vostro discepolo, perché alla vostra scuola diventi maestro, possa insegnare agli altri quanto ho appreso da Voi e li conduca tutti al vostro amantissimo Cuore.  

AI CHERUBINI 

Fortunati cherubini, custodi e manifestatori della scienza di Dio, insegnatemi quanto mi è necessario sapere dell'amore infinito del Sacro Cuore di Gesù, nascosto sotto i [167] mistici veli, perché possa riceverlo degnamente, ed alla scuola dell'Eucaristia faccia progressi nella scienza dei santi.  

Le altre preghiere come a pagina 120 .  

RINGRAZIAMENTO 

In questo momento sei tu il discepolo che Gesù ama. Il Signore ti ha tanto amato, che non solo ti concede di posare il capo sul suo petto amoroso, ma si è degnato entrare nella tua anima e comunicarsi tutto a te. Oh la degnazione grande! Quanto sei invidiabile! Gli stessi angelici spiriti invidiano la tua sorte. Prega il Maestro divino che parli al tuo cuore e ti suggerisca parole di vita.  

IL DISCEPOLO A GESÙ 

Maestro divino, che siete venuto nel Mistero di Amore nella povera casa del vostro umile ed ultimo discepolo, parlate al mio cuore e manifestatemi la vostra divina volontà a mio riguardo.  

Voi parlate, o Signore, e mi dite: «Se vuoi entrare nella vita osserva i comandi»; e «Chi mi ama osserva i miei comandi». Maestro divino, io conosco i vostri divini comandi, ma finora li ho così poco osservati! Continuate a tenermi alla vostra scuola ed insegnatemi quali sono i comandamenti che maggiormente devo osservare e quali i difetti che maggiormente devo correggere; insegnatemi come debba osservare i primi e [168] come eliminare gli altri. Voi poi, che a differenza di tutti i maestri, non solo insegnate ciò che va fatto ma concedete anche la grazia di farlo, abbiate compassione della povera anima mia e concedetele tutta quella pienezza di grazie e tutti quegli aiuti che sono necessari ad un buon discepolo per conoscere la vostra volontà, volerla fare e davvero farla; per fare veri progressi nello spirito, approfittare del vostro insegnamento e formarsi in modo da poter comunicare ad altri ciò che ha appreso da Voi, divino Signore. A Voi piaceva sentirvi chiamare maestro, perché davvero lo siete. Non avete forse detto ai vostri apostoli nella notte del grande tradimento: «Voi mi chiamate Maestro, e dite bene, perché davvero lo sono»? La gloria maggiore del maestro sono i discepoli saggi. Prendetevi perciò cura, Maestro divino, di questo vostro povero scolaro; aiutatelo, illuminatelo, formatelo alla vostra scuola, fatemi sempre più simile a Voi e sempre meno indegno di Voi.  

Eucaristico Cuore del mio Gesù, prendetemi alla vostra scuola di santità e di amore.  

Al CHERUBINI 

Fortunati Cherubini, che reggete il trono di Dio e vi siete manifestati al santo profeta [169] Ezechiele nella vostra altissima dignità e gloria di adoratori di Dio; che avete da Dio l'altissimo incarico di comunicare agli angeli e agli uomini la sua scienza divina, fate, ora che Gesù è in me, che aumenti la mia scienza di lui, ed io conosca sempre meglio le infinite dolcezze e gl'indicibili tesori del sua amatissimo Cuore, per poterlo adorare in un modo meno indegno di lui. 

  Concedetemi spirito di santità, spirito di virtù e spirito di adorazione, e adorate con me il mio e vostro Cuore, perché la vostra adorazione unita alla mia gli renda meno sgradito il soggiorno nel mio cuore ed Egli possa rimanere spiritualmente in me, anche dopo che sarà cessata la sua presenza sacramentale.  

Adoratori instancabili di Dio e custodi della sua scienza, fate che io sia un degno discepolo del Cuore del mio Gesù e possa parlare sempre meno indegnamente del suo amore.  

Le altre preghiere come a pagina 128. [170] 

I SEGNI DI DIO

 


AUTORITÀ SU TUTTE LE MALATTIE 

 

[1]Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva.  

[2]Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi».  

[3]E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii sanato». E subito la sua lebbra scomparve.  

[4]Poi Gesù gli disse: «Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro». 

[5]Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:  

[6]«Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente».  

[7]Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò».  

[8]Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.  

[9]Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fà questo, ed egli lo fa». 

[10]All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.  

[11]Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli,  

[12]mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti».  

[13]E Gesù disse al centurione: «Và, e sia fatto secondo la tua fede». In quell'istante il servo guarì. 

[14]Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre.  

[15]Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. 

[16]Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati,  

[17]perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 

 

Egli ha preso le nostre infermità 

 e si è addossato le nostre malattie. (Matteo 8,1 seg.) 

 

[11]In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.  

[12]Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.  

[13]Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!».  

[14]E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!».  

[15]Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.  

[16]Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo».  

[17]La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione. 

[18]Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi  

[19]e li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?».  

[20]Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?».  

[21]In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi.  

[22]Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. (Luca 7,11)  

 

Gesù, continuando ad operare prodigi e guarigioni, prosegue e perfeziona l'opera degli antichi profeti. Come abbiamo visto nella prima parte del libro, lo Spirito Santo mostra al mondo che ogni malattia  e' vinta da Dio. La malattia e' una  conseguenza del peccato originale e del peccato individuale: "Non provocate la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani, perchè Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c'e' veleno di morte, ne' gli inferi regnano sulla terra, perchè la giustizia e' immortale" (Sapienza 1,12 seg.)- "Si', Dio ha creato l'uomo per l'immortalita'; lo fece a immagine della propria natura. Ma la morte e' entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono" (Sapienza 2,23). Non c'e' un solo esempio evangelico in cui Gesù rifiuta la guarigione a chi gliela chiede con vera fede. Domanda solo, per portarci poi in paradiso: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta." (Matteo 6,23) 

Anche in questo caso la trascuratezza di tale insegnamento divino ha comportato in molte persone ammalate lo scoraggiamento, l'idolatria (ricorso ai maghi e c.) lxi e, in parecchi casi, il suicidio; atteggiamenti forieri, nella stragrande maggioranza dei casi, salvo pentimenti nell'ultimo istante di vita, di passaggio all'inferno "E la Madonna continuo': "Sacrificatevi per i peccatori, e dite molte volte, specialmente ogni volta che fate qualche sacrificio: O Gesù, e' per amor vostro, per la conversione dei peccatori ed in riparazione per i peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria." Dicendo queste ultime parole, apri' di nuovo le mani, come nei due mesi precedenti. Sembro' che il riflesso penetrasse la terra e vedemmo come  un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso ne' equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e riluttanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri carboni roventi. Spaventati, come per chiedere aiuto, alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bonta' e tristezza: "Avete visto l'inferno, dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle Dio, vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se faranno quello che io vi diro', molte anime si salveranno ed avranno pace. La guerra sta per finire. Ma, se non smetteranno di offendere Dio, nel pontificato di Pio XI ne comincera' un'altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che e' il grande segno che Dio vi da', che punira' il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa ed al Santo Padre. Per impedirla, verro' a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertira' e ci sarà pace. Se no, spargera' i suoi errori nel mondo, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avra' molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente il mio Cuore Immacolato trionfera'. Il Santo Padre mi consacrera' la Russia che si convertira', e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace. In Portogallo si conservera' sempre il dogma della fede; ecc. Quando reciterete il rosario, dopo ogni mistero dite: O Gesù Mio! Perdonateci, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo tutte le anime specialmente quelle che più ne hanno bisogno". lxii 

 

[10]Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato.  

[11]C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.  

[12]Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei libera dalla tua infermità»,  

[13]e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. 

[14]Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato».  

[15]Il Signore replicò: «Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?  

[16]E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?».  

[17]Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute. (Luca 13,10) 

 

Il Signore ci ha anche insegnato che alcune malattie derivano direttamente da infestazioni e possessioni diaboliche...per cui nessuna medicina giova. Solo la preghiera , i Sacramenti (Eucarestia, Confessione, Unzione degli infermi ecc.), i Sacramentali (acqua benedetta, in particolare di Lourdes, di Caravaggio, di Fatima; l'olio benedetto da un sacerdote ecc.); la meditazione  della Bibbia e l'osservanza dei comandamenti  allontaneranno satana, renderanno efficaci le medicine e "vaccineranno" le persone contro la molteplice attività del demonio. lxiii 

La trascuratezza di tale insegnamento eterno comporta per molte persone la continua peregrinazione da un medico all'altro e da un ospedale all'altro...senza risultato alcuno.  Se infatti una malattia e' provocata dal demonio e' chiaro che nessuna cura può giovare in quanto la causa della medesima e' satana stesso. Occorre quindi, per guarire, liberarsi dal demonio. lxiv Soprattutto con la conversione, la preghiera ed i Sacramenti, altrimenti: "Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice: Ritornero' alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata ed adorna. Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore di prima" (Matteo 12,43 seg.)- "...Ecco che sei guarito; non peccare più, perchè non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio". (Giovanni 5,14) lxv 

"Cari Figli. 

Anche oggi gioisco della vostra presenza qui. 

Vi benedico con la benedizione materna e intercedo per ciascuno di voi presso Dio. Io vi invito nuovamente a vivere i miei messaggi e a metterli in pratica nella vostra vita. 

Sono con voi e vi benedico tutti di giorno in giorno. 

Cari figli, questi tempi sono tempi speciali; e' per questo che io sono con voi, per amarvi e proteggervi; per proteggere i vostri cuori da satana e avvicinarvi tutti sempre di più a Mio Figlio Gesù. 

Grazie per aver risposto al mio invito".  

(Medjugorje-25 giugno 1993) 

di Arrigo Muscio

 


L’UOMO È IN PERICOLO SE NON SI CONVERTE.

 


Carbonia 17.06.2021  –  ore 20.40

Figlia mia, scrivi al mio amato popolo.
Popolo mio, é Dio che ti parla, porgi l’orecchio, affrettati alla conversione, la Casa del Padre attende di ricoverare tutti i suoi figli.

Il tempo è giunto alla seconda venuta di Gesù nella gloria, il suo grido di salvezza sarà avvertito da tutti gli uomini ma non tutti saranno salvati perché avranno disobbedito alle mie Leggi, …ai miei Comandamenti, …per seguire la Menzogna.

Amati figli, sono la Vergine Santissimavengo ad implorarvi la conversione, vengo con le mani giunte in preghiera a supplicarvi di tornare a Mio Figlio Gesù.
Il Padre Mi manda in mezzo a voi quale voce di risveglio delle coscienze.

Mi manda ad aprire i vostri cuori chiusi. Non siate stolti o uomini, l’Inferno è aperto, Satana sta distruggendo ogni cosa buona e voi vi adagiate al suo volere, siete divenuti incredibilmente vulnerabili, seguite la sua legge, vivete nell’inganno, …state perdendo la vostra anima!

Questo è il tempo predetto dalle profezie di Fatima:
il sole è spento, il buio invade la Terra,
le vostre anime sono divenute nere come la pece.

Amati figli, con tutto il mio amore vi urlo di salvarvi, di tornare al Padre vostro, a Colui che vi ha creati, non tentennate più, l’ora è tarda, il vulcano del terrore sta per esplodere alla grande, …se non sarete tornati al vostro Dio Amore verrete sepolti dalle ceneri.

Non state nel peccato, provvedete alla vostra salvezza figli miei, ascoltate il mio grido d’amore, fuggite da Satana, consacratevi al Mio Cuore Immacolato perché Io, quale Donna Vestita di Sole, possa prendervi in Me.

Dio vi ama e vuole la vostra salvezza, non c’è più tempo, convertitevi ora perché domani sarà troppo tardi.

Dio ha fretta di intervenire per mettere fine a questa cancrena,
i suoi figli muoiono a causa del peccato,
l’uomo è in pericolo se non si converte.

Rinunciate a Satana, amati figli, convertitevi! Convertitevi!
Vigilate… Vigilate… Convertitevi…!

Dio vi ama e vi vuole con Sé in Paradiso, permettetemi di aiutarvi a salvarvi.

 


giovedì 17 giugno 2021

Non avete il diritto di decidere sulla vita e sulla morte!



La vostra vita è un prezioso regalo del Signore e la dovete consacrare a LUI. È soltanto un piccolo tratto della vostra esistenza, per questo rispettatela e utilizzatela per piacere al Signore.

Nessuno, ha il diritto di togliere la vita, nè la propria né quella di altri, perché la vita è un dono del Signore.

EGLI la dona e solo LUI è autorizzato a riprenderla, quindi attenti, siate avvisati figli Miei, perché non avete il diritto di decidere sulla vita e sulla morte.

Convertitevi! Dichiaratevi per Gesù! Soltanto così comprenderete il senso della vostra vita qui sulla terra e il grande mistero che Dio, nostro Padre, rappresenta per voi!

In profondo amore,

La vostra Mamma Celeste. Amen.

Ci saranno ancora molti dolori qui sulla terra! Immergete i vostri cuori nel Calice della Misericordia di Dio!

 


Messaggio di Nostra Signora Madre Protettrice degli afflitti la Vergine Sovrana 


12 giugno 2021

"Cari bambini,

Ecco la serva del Signore!

Miei amati figli, oggi, con tutto l'Amore, desidero per le vostre vite la Pace del Sacro Cuore di mio Figlio Gesù! Rivolgetevi a Lui, perché il Suo Amore si riversa in tutti e vi chiedo di essere umili, ricevendo Nostro Signore, con tutto l'amore del vostro cuore. Fate le cose giuste, secondo la Volontà del Cielo, in modo che più tardi, tutti coloro che sono fedeli alla Santa Dottrina riceveranno la Gioia dello Spirito Santo. Vivi, con amore e sincerità, la Dottrina del mio Gesù. Leggete la Sacra Bibbia, perché in essa Dio rivela agli uomini il giusto cammino da seguire. La Sacra Scrittura vi insegnerà sempre il bene e il male. Scegliete il bene nei vostri cuori! Le Sacre Scritture vi insegnano il Mio amatissimo Figlio e come ognuno dovrebbe vivere qui sulla Terra, fino al ritorno del Signore. Vivete la sana dottrina e non distogliete mai la vostra attenzione da tutte le parole che vi ho già detto attraverso i miei messaggi. Ogni insegnamento che si discosta dalla Sana Dottrina è un falso insegnamento, che può portare le anime ad uno stato di sofferenza, quindi, conservate, senza aggiunte o riduzioni, tutto l'Insegnamento di Cristo. La Santa Eucaristia è una fonte di Amore! È il Signore Vivente e Vero stesso in mezzo a voi, quindi ricevete il Signore con vera devozione e affetto dai vostri cuori. Non riceverlo in nessun modo! Non sapete che state davanti al Re Salvatore? Desidero che ci sia nei vostri cuori amore, gratitudine e impegno! Non distogliere la tua attenzione dal mio Gesù! Mettetelo sempre al posto più speciale nella vostra vita, perché in cielo ha già preparato un posto di grande pace per voi! Vi chiedo di continuare ad aprire i vostri cuori, ricevendo il Mio amato Figlio con amore, rispetto, ammirazione e devozione. Non siate seguaci del male! Non desiderate nei vostri cuori la crocifissione di Nostro Signore, perché Egli è già molto offeso, a causa di tanti peccati commessi contro di Lui nell'Eucaristia. Non seguite gli errori di Giuda Iscariota! Prima di tutto fate un esame di coscienza, cercando il pentimento delle vostre colpe. Ascoltatemi! Tutto quello che vi dico è per la vostra crescita spirituale, perché il mio più grande desiderio è di vedere i miei figli al mio fianco, in cielo! In questi tempi attuali, ci sono molti che gridano di nuovo la crocifissione di Mio Figlio. Vi chiedo: non siate in quella moltitudine, perché il loro cammino è già troppo largo. Ci saranno ancora molti dolori qui sulla terra! Immergete i vostri cuori nel Calice della Misericordia di Dio! Tenetevi lontani dallo spirito di confusione, perché esso è libero nel mondo, causando grande danno a molte anime. Siate sempre umili, accettando nei vostri cuori la volontà di Dio.

Che Dio vi benedica e vi conceda la Sua pace!                                                     Ti amo! Restate tutti nel nome della Santa Trinità".