lunedì 6 gennaio 2025

ADAMO E LA SUA VITA NELL’UNITA’ DEL SUO CREATORE E PADRE

 


Tutte le figure e simboli dell’Antico Testamento simboleggiavano i figli della Divina Volontà. Adamo da un punto alto precipitò su un punto più basso. (Volume 21 - Aprile 8, 1927)

Stavo seguendo gli atti che il Voler Divino in tutta la Creazione aveva fatto, come pure cercavo gli atti che aveva fatto nel primo padre Adamo, quanto in tutti quelli che aveva fatto in tutti i sensi dell’Antico Testamento, specialmente dove il Supremo Volere aveva fatto risaltare la sua Potenza, la sua Fortezza, la sua Virtù vivificatrice. Ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, le più grandi figure dell’Antico Testamento, mentre erano figure ed ombravano il futuro Messia, racchiudevano insieme i doni, le figure e simboleggiavano tutti i doni che avrebbero posseduto i figli del Fiat Supremo. Adamo fu la vera e perfetta immagine, quando fu creato, dei figli del mio Regno. Abramo fu simbolo dei privilegi, dell’eroismo dei figli del mio Volere; e come chiamai Abramo ad una terra promessa che scorreva latte e miele, facendolo padrone di quella terra, terra tanto feconda che era invidiabile ed ambita da tutte le altre nazioni, era tutto simbolo di ciò che avrei fatto ai figli della mia Volontà. Giacobbe fu un altro simbolo di essi, ché scendendo da lui le dodici tribù di Israele, doveva nascere da mezzo a loro il futuro Redentore che doveva rannodare di nuovo il Regno del Fiat Divino ai figli miei. Giuseppe fu simbolo del dominio che avrebbero tenuto i figli della mia Volontà; e come questo non fece perire di fame tanti popoli ed anche i suoi ingrati fratelli, così i figli del Fiat Divino avranno il dominio e saranno causa di non far perire i popoli che chiederanno da loro il pane della mia Volontà. Mosè era figura della potenza. Sansone simbolo della fortezza dei figli del mio Volere. Davide simboleggiava il regnare di essi. Tutti i Profeti simboleggiavano le grazie, le comunicazioni, le intimità con Dio che, più di loro, avrebbero popolato [tra] i figli del Fiat Divino. Vedi, tutti questi non erano che simboli, figure di essi. Che sarà quando verranno fuori le vite di questi simboli?

Dopo di tutti questi, venne la Celeste Signora, la Sovrana Imperatrice, l’Immacolata, la senza macchia, la mia Madre, la Madre mia. Essa non era simbolo né figura, ma la realtà, la vera Vita, la prima Figlia privilegiata della mia Volontà. Ed Io guardavo nella Regina del Cielo le generazioni dei figli del Regno mio; era la prima impareggiabile creatura che possedeva integra la Vita del Volere Supremo, e perciò meritò di concepire il Verbo Eterno e maturare nel suo Cuore materno la generazione dei figli dell’Eterno Fiat. Poi venne la mia stessa Vita in cui veniva stabilito il Regno che doveano possedere questi figli fortunati.

Da tutto ciò puoi comprendere che tutto ciò che Dio fece dal principio della creazione del mondo, che fa e che farà, il suo scopo principale è di formare il Regno della sua Volontà in mezzo alle creature. Queste sono tutte le nostre mire, questa è la nostra Volontà, ed a questi figli saranno dati tutti i nostri beni, le nostre prerogative, la nostra somiglianza. E se ti chiamo a seguire tutti gli atti che ha fatto la mia Volontà, tanto nella creazione dell’universo, quanto nelle generazioni delle creature, non escludendo né quelli che feci nella mia Madre Celeste né quelli che feci nella mia stessa Vita, è per accentrare in te tutti gli atti suoi, fartene dono per potere fare uscire da te, tutti insieme, i beni che può possedere una Volontà Divina, per potere formare con decoro, onore e gloria il Regno dell’Eterno Fiat. Perciò sii attenta nel seguire la mia Volontà”.

Stavo pensando tra me: “Come mai che, col sottrarsi Adamo dalla Volontà Divina, da tanta altezza precipitò tanto nel basso?” E Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, come nell’ordine naturale chi cade da un punto altissimo o perisce del tutto o rimane tanto sfracellato e deformato che gli riesce impossibile riacquistare il suo stato primiero di sanità, di bellezza, di altezza, rimarrà un povero storpiato, curvo e zoppo, e se questo è padre uscirà da lui la generazione degli storpiati, dei ciechi, dei gobbi e degli zoppi, così nell’ordine sovrannaturale. Adamo cadde da un punto altissimo; lui era stato messo dal suo Creatore ad un punto tant’alto, che sorpassasse l’altezza del cielo, delle stelle, del sole; col vivere nella mia Volontà, dimorava al di sopra di tutto, in Dio stesso. Vedi, dunque, da dove precipitò Adamo? Dall’altezza da dove cadde fu miracolo che non perì del tutto, ma se non perì, il colpo che ricevette nella caduta fu tanto forte che fu inevitabile il non rimanere storpiato, sfracellato e deformato nella sua rara bellezza. Lui restò fracassato in tutti i beni, indolenzito nell’operare, intontito nell’intelletto; una febbre continua lo debilitava, che affievolendogli tutte le virtù, non sentiva più forza e [né sapeva più] dominarsi. Il più bel carattere dell’uomo, il dominio di sé stesso, era svanito e sottentravano le passioni a tiranneggiarlo, a renderlo inquieto e mesto; e siccome era padre e capo delle generazioni, venne fuori la famiglia degli storpi. Il non fare la mia Volontà si credono che sia cosa da nulla, invece è la rovina totale della creatura, e quanti atti in più di volontà propria commette, tante volte accresce i suoi mali, la sua rovina, e si scava l’abisso più profondo dove precipitare”.

Onde pensavo tra me: “Se Adamo, [che] per una sol volta si sottrasse dalla Divina Volontà, cadde così in basso e cambiò la sua fortuna in miseria, la sua felicità in amarezza, che sarà di noi che tante e tante volte ci sottraiamo da quest’adorabile Volontà?” Ma mentre ciò pensavo, il mio amato ed unico Bene ha soggiunto: “Figlia mia, Adamo cadde tanto nel basso perché si sottrasse ad una Volontà espressa del suo Creatore, in cui veniva racchiusa, in essa, la prova per provarlo nella sua fedeltà verso Colui che gli avea dato la vita e tutti i beni che possedeva. Molto più che ciò che Iddio richiedeva da lui ai tanti beni che gratuitamente gli avea dato, che si privasse, di tanti frutti che gli avea dato, d’un solo frutto, per amor di Colui che tutto gli avea dato. Ed in questo piccolo sacrificio che Iddio voleva da lui, gli avea fatto conoscere che non era altro che voleva essere sicuro del suo amore e della sua fedeltà. Adamo avrebbe dovuto sentirsi onorato che il suo Creatore voleva essere sicuro dell’amore della sua creatura. Si crederebbe [impossibile che] la colpa di colui che lo tirò e persuase a cadere non fu [di] un essere superiore a lui ma [di] un vile serpente, suo capitale nemico. La sua caduta portò più gravi conseguenze perché era il capo di tutte le generazioni, quindi tutte le membra, come connaturale, doveano sentire gli effetti del male del loro capo.

Vedi, dunque, che quando una mia Volontà è espressa, voluta e comandata, il peccato è più grave e le conseguenze sono irrimediabili, e solo la mia stessa Volontà Divina può riparare ad un tanto male, come successe ad Adamo. Invece quando non è espressa, sebbene la creatura è in dovere di pregarmi per conoscere la mia Volontà nel suo operato, se dentro del suo atto c’entra un bene e la pura gloria mia, però se non è espressa non è così grave il male ed è più facile trovare rimedio. E questo lo faccio a ciascuna creatura per provare la loro fedeltà ed anche per mettere al sicuro l’amore che dicono di volermi. Chi è che non vuol essere sicuro d’un podere che acquista, tanto che giungono a fare la scrittura? Chi è che non vuol essere sicuro della fedeltà di un amico, della lealtà vera d’un servo? Onde per essere sicuro faccio conoscere che voglio i piccoli sacrifici, i quali le porteranno tutti i beni, la santità, e realizzeremo lo scopo per cui [gli uomini] furono creati. Invece se saranno restii, tutto sarà sconvolto in loro e tutti i mali le piomberanno addosso. Però il non fare la mia Volontà è sempre un male, più o meno male secondo la conoscenza che di Essa si possiede”.

Serva di Dio Luisa Piccarreta


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