Si dividono in momenti successivi i decreti divini, rivelando quello che in ciascuno Dio stabilì circa la sua comunicazione ad extra.
Compresi che era necessario che questa unione ipostatica della seconda Persona della santissima Trinità con la natura umana fosse la prima opera e il primo oggetto in cui l'intelletto e la volontà divina uscissero ad extra, per ragioni altissime che non potrò spiegare. Una ragione è che, dopo essersi Dio conosciuto ed amato in se stesso, l'ordine migliore era quello di conoscere ed amare ciò che era più immediato alla sua divinità, cioè l'unione ipostatica. Un'altra ragione è che, essendosi comunicata sostanzialmente ad intra, doveva anche comunicarsi sostanzialmente ad extra, affinché l'intenzione e volontà divina cominciasse le sue opere per il fine più alto e le sue qualità si comunicassero con un ordine perfetto. Infatti quel fuoco della divinità doveva operare principalmente, e il più possibile, in ciò che più le era immediato, quale è appunto l'unione ipostatica, e in primo luogo doveva comunicare la sua divinità a chi doveva pervenire, dopo Dio, al più alto ed eccellente grado nella sua conoscenza e nel suo amore, nelle opere e nella gloria della sua stessa divinità. Diversamente, Dio si sarebbe esposto - secondo il nostro basso modo d'intendere - al pericolo di non conseguire questo fine, che era il solo che potesse avere proporzione con una così meravigliosa opera e giustificarla. Era anche conveniente e necessario, dato che Dio voleva creare molte creature, che le creasse con armonia e subordinazione, e che questa fosse la più ammirabile e gloriosa possibile. Conforme a ciò, doveva esservene una che fosse capo, a tutte superiore e immediatamente unita con Dio, per quanto fosse possibile, cosicché per essa tutte le altre in un certo modo potessero passare per giungere alla sua Divinità.
Per questa ed altre ragioni, che non posso spiegare, solamente nel Verbo incarnato si poté provvedere alla dignità delle opere di Dio, per conseguire così nella natura un bellissimo ordine, che altrimenti non vi sarebbe stato.
41. Nel quarto momento si decisero i doni e le grazie che all'umanità di Cristo nostro Signore, unita con la divinità, si dovevano dare. E qui l'Altissimo allargò la mano della sua liberale onnipotenza e dei suoi attributi, per arricchire quella santissima umanità e anima di Cristo con abbondanza di doni e di grazie, nella completa pienezza e nel sommo grado possibile. Così in tale stadio fu determinato quello che poi disse Davide: Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio. Infatti il torrente dei suoi doni, orientandosi a questa umanità del Verbo, le comunicò tutta la scienza infusa e beata, tutta la grazia e la gloria, di cui la sua anima santissima era capace, e quanto conveniva ad un soggetto che era insieme Dio e uomo vero, capo di tutte le creature capaci della grazia e della gloria, che da quella corrente impetuosa doveva traboccare in loro con l'ordine in cui avvenne.
42. Il decreto della predestinazione della Madre del Verbo incarnato appartiene conseguentemente e come in secondo luogo a questa stessa fase, perché fu qui che io intesi che questa semplice creatura era stata pensata prima che Dio stabilisse di crearne qualunque altra. Così ella fu concepita nella mente di Dio prima di tutte, come spettava e conveniva alla dignità, all'eccellenza e ai doni dell'umanità del suo santissimo Figlio; subito tutto l'impeto del torrente della Divinità e dei suoi attributi si orientò verso di lei, per quanto era capace di riceverlo una semplice creatura, come si conveniva alla dignità di Madre.
43. Confesso che nel comprendere questi altissimi misteri e decreti fui rapita dall'ammirazione e sollevata fuori del mio stesso essere. Inoltre, conoscendo questa santissima e purissima creatura formata e ideata nella mente divina ab initio (fin dal principio) e prima di tutti i secoli, con giubilante fremito del mio spirito magnifico l'Onnipotente, che prese la stupenda e misteriosa decisione di crearci una così pura, grande, misteriosa e divina creatura, più per essere da tutte le altre ammirata con lode, che per essere descritta da alcuna. Tanta è questa mia ammirazione, che io potrei dire quello che diceva san Dionigi areopagita, che, cioè, se la fede non mi insegnasse e l'intelligenza di ciò che sto contemplando non mi facesse comprendere che è Dio colui che la formò nella sua idea e che solo la sua onnipotenza può aver formato e formare una simile immagine della sua Divinità, se questo, appunto, non mi fosse stato mostrato tutto ad un tempo, io avrei potuto senza dubbio sospettare che la Vergine madre fosse ella stessa una divinità.
Suor Maria di Gesù
Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione
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