domenica 5 maggio 2019

I Dieci Comandamenti



Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta


 IL QUARTO COMANDAMENTO: “ONORA IL PADRE E LA MADRE”. 

Le catechesi all’Acqua Speciosa: “Onora il padre e la madre”.47 

Gesù è sempre stabile nella casa che Lazzaro Gli ha messo a disposizione all’Acqua Speciosa e continua la sua predicazione sui Dieci Comandamenti.  
È una triste e fredda giornata invernale e la nebbia stagna ancora sui canneti delle rive. 
Riporto tutto il capitolo per intero perché, oltre alla lezione sul quarto Comandamento, avremo uno splendido esempio di come andrebbero trattati quei fratelli che sono cattivi e ci fanno soffrire ingiustamente. 

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3 marzo 1945. 
 
 […] Non c'è nessuno, a perdita d'occhio, sulle due sponde del Giordano. Solo nebbietta bassa, fruscio di acqua contro i canneti, borbottio di acque che per le piogge cadute i giorni avanti sono piuttosto motose, e qualche richiamo di uccelli, corto, triste, come lo è quando è cessata la stagione degli amori e i pennuti sono intristiti per la stagione e il poco cibo.  
Gesù li ascolta e pare interessarsi molto al richiamo di un uccellino, che con una regolarità di orologio piega il capino Finalmente l'uccelletto pare avere avuto una risposta nel «cip» che viene dall'altra sponda e frulla via, attraverso il fiume, con un piccolo strido di gioia.  
Gesù fa un gesto come per dire: «Meno male!», poi riprende la passeggiata. 
«Ti disturbo, Maestro?», chiede Giovanni che viene dai prati.  
«No. Che vuoi?».  
«Volevo dirti... mi pare che sia una notizia che ti possa dare sollievo e sono venuto subito, anche per consigliarmi con Te.  
Ero a scopare i nostri stanzoni ed è venuto Giuda di Keriot. Mi ha detto: "Ti aiuto". Sono rimasto stupito perché fa sempre poco volentieri anche il comandato di queste umili cose... ma non ho detto nulla più che questo: "Oh! grazie! Farò più presto e meglio". Lui si è messo a scopare e abbiamo fatto presto. Allora ha detto: "Andiamo nel bosco. Sono sempre i vecchi che portano le legna. Non sta bene. Andiamo noi. Io non so molto fare. Ma se m’insegni...". E siamo andati. E mentre ero lì che legavo con lui le fascine mi ha detto: "Giovanni, ti voglio dire una cosa".  
"Parla", ho detto. E pensavo che fosse qualche critica. 
Invece ha detto: "Io e te siamo i più giovani. Bisognerebbe stare più uniti. Tu hai quasi paura di me, ed hai ragione perché io non sono buono. Ma credi... non lo faccio apposta. Delle volte ho il bisogno di essere cattivo. Forse perché, unico come ero, mi hanno viziato. E vorrei diventare buono. I vecchi, lo so, mi guardano poco bene. I cugini di Gesù sono urtati perché... sì, io ho mancato molto con loro, e anche con il loro cugino. Ma tu sei buono e paziente. Voglimi bene. Fa' conto che io sia un fratello, cattivo, sì, ma che bisogna amare anche se cattivo. Lo dice anche il Maestro che bisogna fare così. Quando mi vedi fare poco bene, dimmelo. E poi non mi lasciare sempre solo. Quando vado in paese, vieni anche tu. Mi aiuterai a non fare del male. Ieri ho sofferto molto. Gesù mi ha parlato ed io l'ho guardato. Nel mio sciocco rancore non guardavo né me stesso né gli altri. Ieri ho guardato e ho visto... Hanno ragione di dire che Gesù è sofferente... ed io sento che ne ho colpa anche io. Non voglio più averla. 
Vieni con me. Ci verrai? Mi aiuterai ad essere meno cattivo?".  
Così ha detto, e io, te lo confesso, avevo il cuore che mi batteva come quello di un passero preso da un ragazzo. 
Batteva di gioia perché ho piacere che lui diventi buono, per Te ne ho piacere, e batteva un poco di paura perché non vorrei diventare come è Giuda. Ma poi mi è venuto in mente quanto mi avevi detto il giorno che prendesti Giuda, e ho risposto: "Sì, che ti aiuterò. Ma io devo ubbidire, e se ho altri ordini...". Pensavo: ora lo dico al Maestro e se Lui vuole lo faccio, se non vuole mi farò dare ordine di non andare lontano dalla casa».  
«Senti, Giovanni. Io ti lascio andare. Però mi devi promettere che se senti che qualche cosa ti turba, tu me lo vieni a dire. Mi hai dato tanta gioia, Giovanni. Ecco qua Pietro col suo pesce. Vai, Giovanni».  
Gesù si volge a Pietro: «Buona pesca?».  
«Umh! Non molto. Pesciolini... Ma tutto fa. C'è Giacomo che brontola perché qualche animale ha roso la fune e si è persa una rete. Ho detto: "E lui non doveva mangiare? Abbi compatimento per la povera bestia". Ma Giacomo non la intende così...», ride Pietro.  
«Quello che dico Io di uno che è un fratello. E quello che voi non sapete fare».  
«Parli di Giuda?».  
«Parlo di Giuda. Egli ne soffre. Ha desideri buoni e tendenze perverse. Ma dimmi un poco tu, esperto 
pescatore. Quando Io volessi andare in barca sul Giordano e raggiungere il lago di Genezaret come potrei fare? Ci riuscirei?».  
«Eh! sarebbe un lavorone! Ma ci riusciresti con barchette piatte... Faticoso, sai? Lungo! Bisognerebbe sempre misurare il fondo, avere occhio alle rive e alle secche, ai boschetti galleggianti, alla corrente. La vela non serve in questi casi, anzi... Ma vuoi tornare sul lago seguendo il fiume? Guarda che contro corrente si va male. Bisogna essere in molti, se no...».  
«Tu l'hai detto. Quando uno è un vizioso, per andare al Bene deve andare contro corrente, e non può, da solo, uno riuscire. Giuda è proprio uno di questi. E voi non lo aiutate. Il meschino va su, solo, e urta nel fondale, sfrega sulle secche, si impiglia nei boschetti galleggianti, viene preso dai gorghi. D'altronde, se misura il fondo, non può contemporaneamente tenere il timone o il remo. Perché allora lo si rimprovera se non procede? Avete pietà degli estranei e di lui, vostro compagno, no? Non è giusto. Vedi là Giovanni e lui che vanno al paese a prendere pane e verdure? Egli ha chiesto in grazia di non andare solo. E l'ha chiesto a Giovanni, perché non è sciocco e sa come voi vecchi la pensate su lui».  
«E Tu lo hai mandato? E se si guasta anche Giovanni?».  
«Chi? Mio fratello? Perché si guasta?», chiede Giacomo che giunge con la rete ripescata contro un canneto. 
«Perché Giuda va con lui». 
«Da quando?». 
«Da oggi, ed Io l'ho permesso». 
«Allora, se lo permetti Tu...». 
«Sì, lo consiglio anzi a tutti. Lo lasciate troppo solo. 
Non siate dei giudici per lui solo. Non è peggiore di tanti. 
Ma è più viziato, fin dall'infanzia». 
«Sì, deve essere così. Se avesse avuto per padre e madre Zebedeo e Salome, così non sarebbe. I miei parenti sono buoni. Ma si ricordano di avere un diritto e un dovere sui figli». 
«Hai detto giusto. Oggi parlerò proprio di questo. Ora andiamo. Vedo già della gente che si muove sui prati».  
«Io non so come faremo più a vivere. Non c'è più ora di mangiare, di pregare, di riposare... e la gente aumenta sempre», dice Pietro fra ammirato e seccato. 
«Te ne duoli? Segno che vi è ancora ricerca di Dio». 
«Sì, Maestro. Ma Tu ne soffri. Sei rimasto anche senza mangiare ieri, e questa notte senza altre coperture che il tuo mantello. Se lo sapesse tua Madre!». 
«Benedirebbe Dio che mi porta tanti fedeli». 
«E rampognerebbe me al quale si è raccomandata», finisce Pietro. 
Vengono in giù verso di loro, gesticolando, Filippo e Bartolomeo. Vedono Gesù e affrettano il passo dicendo: «Oh! Maestro! Ma come facciamo? C'è un vero pellegrinaggio; e malati, e piangenti, e poveri senza mezzi che vengono da lontano». 
«Compreremo pane. I ricchi danno oboli. Non c'è che da usarli». 
«Le giornate sono brevi. La tettoia è già ingombra di gente in bivacco. Le notti sono umide e fredde». 
«Hai ragione, Filippo. Ci stringeremo tutti in uno stanzone.  
Possiamo farlo, e attrezzeremo gli altri due per coloro che non possono raggiungere le case entro sera». 
«Ho capito! Fra poco dovremo chiedere agli ospiti il permesso di mutarci la veste. Saranno così invadenti che ci faranno fuggire noi», brontola Pietro. 
«Vedrai altre fughe, Pietro mio! Che ha quella donna?». 
Ormai sono già sull'aia e Gesù nota una donna piangente. 
«Mah! C'era anche ieri, e anche ieri piangeva. Quando Tu parlavi con Mannanen si è mossa per venirti incontro, poi se ne è andata. Deve stare al paese, o qui vicino, perché è tornata. Malata non pare...». 
«La pace sia con te, donna», dice Gesù passandole accosto. 
E lei risponde piano: «E con Te». 
Null'altro. Ci saranno almeno quelle trecento persone. 
Sotto la tettoia sono degli zoppi, ciechi, muti; uno tutto agitato da un tremito; un giovinetto palesemente idrocefalo, tenuto per mano da un uomo. Non fa che mugolare, sbavare, dimenare il suo testone dall'espressione ebete. 
«È forse figlio di quella donna?», chiede Gesù. 
«Non so. Simone si occupa dei pellegrini, e sa». 
Chiamano lo Zelote e l'interrogano. Ma l'uomo non è con la donna. Essa è sola.  
«Non fa che piangere e pregare. E mi ha chiesto poco fa: "Guarisce anche i cuori il Maestro?"», spiega lo Zelote. 
«Sarà qualche moglie tradita», commenta Pietro. 
Mentre Gesù va verso i malati, Bartolomeo con Matteo vanno alla purificazione con molti pellegrini. 
La donna nel suo angolo piange e non si muove. 
Gesù non nega a nessuno il miracolo. Bello quello dell'ebete al quale infonde intelletto con l'alito, tenendo poi il testone fra le sue lunghe mani. Tutti si affollano. 
Anche la velata, forse perché c'è molta gente, osa avvicinarsi alquanto e si pone presso la donna piangente. 
Gesù dice al cretino: «Io voglio in te la luce dell'intelletto per fare via alla luce di Dio. Odi, di' con Me: "Gesù". Dillo. 
Lo voglio». 
L'ebete, che prima mugolava come una bestia, null'altro che un mugolìo, farfuglia a fatica: «Gesù», anzi: «Gegiù». 
«Ancora», ordina Gesù tenendo sempre fra le mani la testa deforme e dominandolo col suo sguardo. 
«Gessù». 
«Ancora». 
«Gesù!», dice finalmente il cretino. E l'occhio non è più così vuoto d’espressione, la bocca ha un sorriso diverso. 
«Uomo», dice Gesù al padre. «Hai avuto fede! Tuo figlio è guarito. Interrogalo. Il nome di Gesù è miracolo contro i morbi e le passioni». 
L'uomo dice al figlio: «Chi sono io?». E il ragazzo: «Il padre mio».  
L'uomo si stringe al cuore il figlio e spiega: «Mi è nato così. La sposa m'è morta nel parto e lui era impedito nella mente e nella favella. Ora vedete. Ho avuto fede, sì. Vengo da Joppe. Che devo fare per Te, Maestro?». 
«Essere buono. E con te il figlio tuo. Nulla più». 
«E amarti. Oh! andiamo subito a dirlo alla madre di tua madre. È lei che mi ha persuaso a questo. Che sia benedetta!». 
I due vanno felici. Della passata sventura non resta che la grossa testa del ragazzo. L'espressione e la parola sono normali. 
«Ma è guarito per volontà tua o per potere del Nome tuo?», chiedono in molti. 
«Per volontà del Padre, sempre benigno al Figlio. Ma anche il mio Nome è salvezza. Voi lo sapete: Gesù vuol dire Salvatore. La salvezza è dell'anima e dei corpi. Chi dice il Nome di Gesù con vera fede risorge dai morbi e dal peccato, perché in ogni malattia spirituale o fisica è l'unghia di Satana, il quale crea le malattie fisiche per portare alla ribellione e alla disperazione attraverso la sofferenza della carne, e quelle morali o spirituali per portare alla dannazione».  
«Allora secondo Te in ogni afflizione del genere umano non è estraneo Belzebù». 
«Non è estraneo. Per lui malattia e morte sono entrate nel mondo. E delitto e corruzione ugualmente per lui sono entrati nel mondo.  
Quando vedete uno tormentato da qualche sventura, pensate pure che egli soffre per Satana.  
Quando vedete che uno è causa di sventura, pensate anche che egli è strumento di Satana».48 
«Ma le malattie vengono da Dio». 
«Le malattie sono un disordine nell'ordine. Perché Dio ha creato l'uomo sano e perfetto. Il disordine, portato da Satana nell'ordine dato da Dio, ha portato seco le infermità della carne e le conseguenze delle stesse, ossia la morte, oppure le ereditarietà funeste.  
L'uomo ha ereditato da Adamo ed Eva la macchia di origine. Ma non quella sola. E la macchia sempre più si estende abbracciando i tre rami dell'uomo: la carne sempre più viziosa e perciò debole e malata, il morale sempre più superbo e perciò corrotto, lo spirito sempre più incredulo ossia sempre più idolatra.  
Perciò occorre, come ho fatto Io con quel deficiente, insegnare il Nome che fuga Satana, scolpirlo nella mente e nel cuore, metterlo sull'io come un sigillo di proprietà». 
«Ma Tu ci possiedi? Chi sei, che tanto ti credi?».  
«Fosse così! Ma non è. Vi possedessi, sareste già salvi. E sarebbe il mio diritto. Perché Io sono il Salvatore e dovrei avere i miei salvati. Ma coloro che avranno fede in Me li salverò».  
«Giovanni... - io vengo da Giovanni - mi ha detto: "Vai da Colui che parla e battezza presso Efraim e Gerico. Egli ha il potere di sciogliere e legare, mentre io non posso che dirti: fa' penitenza, per rendere agile l'anima tua a seguire la salute"», dice uno dei miracolati, che prima si reggeva sulle stampelle ed ora si muove spedito.  
«Non ne soffre il Battista di perdere la folla?», chiede uno.  
E quello che ha parlato prima risponde: «Soffrire? Dice a tutti: "Andate! Andate! Io sono l'astro che scende. Egli l'astro che sale e si fissa eterno nel suo splendore. Per non rimanere nelle tenebre andate a Lui prima che il mio lucignolo si spenga"».  
«Non dicono così i farisei! Loro sono pieni di astio perché Tu attiri le folle. Lo sai?».  
«Lo so», risponde brevemente Gesù.  
Si attacca una disputa sulla ragione o meno del modo di agire dei farisei. Ma Gesù la tronca con un: «Non criticate» che non ammette replica.  
Tornano Bartolomeo e Matteo coi battezzati.49  
Gesù inizia a parlare.  
«La pace sia con voi tutti. Ho pensato, posto che ora venite qui sin dal mattino, e più comodo vi è partire a metà giorno, di parlarvi di Dio al mattino.  
Ho anche pensato ad alloggiare i pellegrini che non possono tornare alle case entro sera. Io sono pellegrino a mia volta e non possiedo che il minimo indispensabile datomi dalla pietà di un amico.  
Giovanni ha ancora meno di Me. Ma da Giovanni vanno persone sane o semplicemente poco malate, rattratti, ciechi, muti. Ma non morenti o febbrili come da Me. Vanno da lui per battesimo di penitenza. Da Me venite anche per guarigione di corpi. 
La Legge dice: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Io penso e dico: come mostrerei di amare i fratelli se chiudessi il mio cuore ai loro bisogni anche fisici? E concludo: darò loro ciò che mi fu dato. Stendendo la mano ai ricchi chiederò per il pane dei poveri, levandomi il letto accoglierò in esso lo stanco e il sofferente. Siamo tutti fratelli. E l'amore non si prova a parole, ma a fatti. Colui che chiude il cuore al suo simile ha cuor di Caino. Colui che non ha amore è un ribelle al comando di Dio. Siamo tutti fratelli. Eppure Io vedo, e voi vedete, che anche nell'interno delle famiglie  là dove il sangue uguale ribadisce, anche col sangue e la carne, la fratellanza che ci viene da Adamo - vi sono odi e attriti.  
I fratelli sono contro i fratelli, i figli contro ai genitori, i consorti l'uno all'altro nemici. Ma per non essere malvagi fratelli sempre, e adulteri sposi un giorno, bisogna imparare sino dalla prima età il rispetto verso la famiglia, organismo che è il più piccolo ed il più grande del mondo.  
Il più piccolo rispetto all'organismo di una città, di una regione, di una nazione, di un continente. Ma il più grande perché il più antico; perché messo da Dio quando ancora il concetto di patria, di paese non esisteva, ma già era vivo e operante il nucleo famigliare, sorgente alla razza e alle razze, piccolo regno in cui l'uomo è re, la donna regina, sudditi i figli.  
Può mai un regno durare se diviso e nemico fra i suoi singoli abitanti? Non può durare. E in verità non dura una famiglia se non c'è ubbidienza, rispetto, economia, buona volontà, operosità, amore.  
"Onora il padre e la madre", dice il decalogo. Come si onorano? Perché si devono onorare?  
Si onorano con vera ubbidienza, con esatto amore, con confidente rispetto, con un timore riverenziale che non preclude la confidenza ma nello stesso tempo non ci fa trattare i maggiori come fossimo servi ed inferiori.  
Si devono onorare perché, dopo Dio, i datori della vita e di tutte le necessità materiali della vita, i primi maestri, i primi amici del giovane essere nato alla Terra, sono il padre e la madre.  
Si dice: "Dio ti benedica", si dice: "grazie" a quello che ci raccoglie un oggetto caduto o ci dà un tozzo di pane. Ed a questi che si spezzano nel lavoro per sfamarci, per tesserci le vesti e tenerle monde, per questi che si alzano per scrutare il nostro sonno, si negano riposo per curarci, ci fanno letto del loro seno nelle nostre stanchezze più dolorose, non diremo, con l'amore: "Dio ti benedica", "grazie"?  
Sono i nostri maestri. Il maestro è temuto e rispettato. Ma esso ci prende quando già sappiamo l'indispensabile per reggerci e nutrirci e dire le cose essenziali, e ci lascia quando il più arduo insegnamento della vita, ossia "il vivere", ci deve ancora essere insegnato.  
E sono il padre e la madre che ci preparano alla scuola prima, alla vita poi. Sono i nostri amici. Ma quale amico può essere più amico di un padre? E quale più amica di una madre? 
Potete tremare di essi? Potete dire: "Sarò tradito da lui, da lei"?  
Eppure ecco il giovane stolto e la ancora più stolta fanciulla che si fanno amici degli estranei, e chiudono il cuore al padre e alla madre, e si guastano mente e cuore con contatti che sono imprudenti se pure non sono colpevoli, cagione di lacrime paterne e materne che rigano come gocce di piombo fuso il cuore dei genitori.  
Quelle lacrime però, Io ve lo dico, non cadono nella polvere e nell'oblio. Dio le raccoglie e le numera. Il martirio di un genitore calpestato avrà premio dal Signore. Ma l'atto del figlio suppliziatore di un genitore neppure sarà dimenticato, anche se il padre e la madre supplicano, nel loro dolente amore, pietà di Dio per il figlio colpevole.  
"Onora il padre e la madre se vuoi vivere lungamente sulla Terra", è detto.  
"Ed eternamente in Cielo", Io aggiungo. Troppo poco sarebbe il castigo di vivere poco qui per avere mancato ai genitori! L'al di là non è fola, e nell'al di là si avrà premio o castigo a seconda di come vivemmo. 
Chi manca ad un genitore manca a Dio, perché Dio ha dato per il genitore comando d'amore, e chi non ama pecca. Perde perciò così, più della vita materiale, la vera vita di cui vi ho parlato, e va incontro ad una morte, ha anzi già la morte avendo l'anima in disgrazia del suo Signore, ha già in sé il delitto perché ferisce l'amore più santo dopo Dio, ha già in sé i germi dei futuri adultèri perché da cattivo figlio viene perfido sposo, ha già in sé gli stimoli del pervertimento sociale perché da un figlio cattivo sboccia il futuro ladro, il truce e violento assassino, il freddo strozzino, il libertino seduttore, il gaudente cinico, il ripugnante traditore della patria, degli amici, dei figli, della sposa, di tutti.  
E potete aver stima e fiducia in colui che ha saputo tradire l'amore di una madre e deridere i capelli bianchi di un padre?  
Però, udite ancora, però al dovere dei figli corrisponde un pari dovere dei genitori. Maledizione al figlio colpevole! Ma maledizione anche al colpevole genitore. Fate che i figli non vi possano criticare e copiare nel male. Fatevi amare per un amore dato con giustizia e misericordia.  
Dio è Misericordia. I genitori, secondi a Dio solo, siano misericordia. Siate esempio e conforto dei figli. Siate pace e guida. Siate il primo amore dei vostri figli. Una madre è sempre la prima immagine della sposa che noi vorremmo. Un padre per le figlie giovinette ha il volto che esse sognano per lo sposo.  
Fate che soprattutto i figli e le figlie scelgano con saggia mano i reciproci consorti pensando alla madre, al padre, e volendo nel consorte ciò che è nel padre, nella madre: una virtù verace.  
Se avessi a parlare finché è esaurito l'argomento, non basterebbe il giorno e la notte. Onde abbrevio per amore di voi. 
Il resto ve lo dica lo Spirito eterno. Io getto il seme e poi passo. 
Ma il seme nei buoni getterà radica e farà spiga. Andate. La pace sia con voi». 
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a cura del Team Neval 

Riflessioni di Giovanna Busolini  
  

SPIRITO SANTO



Vieni, o solerte Custode delle anime pellegrine in questa valle di dolori; vieni, e coi tuoi santi ammonimenti, colla tua infallibile scorta conduci a felice termine il nostro mortal viaggio. 

L'umanità cammina nella disperazione



« Cari figli :
Ecco la serva del Signore !
L'umanità cammina nella disperazione e tutti i popoli sono colpiti dalle forze del male perché gli uomini hanno dimenticato che Dio esiste e che ogni speranza è in lui .
Rivolgiti a Dio e sii obbediente ai miei messaggi .
Ti porterò al vero Dio che può trasformare tutto , è tempo di pregare e guardare . Se gli uomini corrispondessero meglio ai Miei appelli e se fossero più obbedienti il mondo sarebbe migliore e non ci sarebbero molti emarginati,
quindi rifletti e pratica ciò che chiedi per i miei messaggi .
Sono un segno dell'amore di Dio per te .
Ti amo
Possano tutti essere nel nome della Santissima Trinità . "
07-07-2004

sabato 4 maggio 2019

IL CORAGGIO DI SUICIDARSI IN CRISTO



 ..tutti soli e tutti uniti dall'amore forte ed eterno di Cristo. una sola cosa deve accomunare questi fratelli: un amore folle per Dio. 
Questa follia è la vera sapienza del cuore, l’unica, in cui Dio davvero si compiace. Ora, Sig. Taddeo, non passa giorno che non benedica e non ringrazi mio Marito di non avere ascoltato le mie preghiere passate e di essere stato cosi ostinato a cambiare i miei progetti, anzi non solo li ha cambiati, me li ha distrutti....mi ha donato di scoprire la forza eccelsa e potente che è insita nella disperazione...  Lo adoro, si, lo adoro, per Lui in se stesso, per tutto quello che mi ha dato e ancor di più per quello che non mi ha voluto dare, per avermi cioè rifiutato per un momento la ciliegina che desideravo con tutta me stessa. Solo ora comprendo che in verità Lui voleva donarmi una torta intera, dove le ciliege non si contano…. sò che diverranno come la sabbia del mare. "Tutto è vostro, il cielo la terra, il presente il futuro, la morte e la vita, tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio".. come ci dice S. Paolo. 
--- La sua storia sembra una fiaba signora. 
 --- Lo so, il bello è che è una fiaba vera. 
 --- Se mia sorella separata, non avesse già 6o anni le consiglierei di mettersi alla ricerca del Signore e di sperare che Egli le si manifesti. 
 --- Sig. Taddeo, la meraviglia con Gesù è che non è mai troppo tardi. Quella donna Samaritana era proprio una donna separata e in quell’incontro con Cristo Lui rivolge un dolce e accattivante invito a 
tutte quelle donne sole, dalla vita spezzata, monca, “ Se tu conoscessi il Dono di Dio” e cioè:  se tu mi conoscessi..se tu sapessi cosa vorrei darti, dice a ognuna di loro. La Samaritana mi piace, è attuale più che mai quella donna a caccia della vita che non aveva, ... ce l’aveva messa tutta per trovare  un uomo degno  della sua vita, cinque mariti non sono uno scherzo oggi, figurarsi duemila anni fa. Per rincorrere la felicità, per lottare per essa, ha avuto il coraggio di  sfidare le convenzioni… e di avere anche un amante… Gesù poi la trattò con molto riguardo, non si disturbò neppure a perdonarla, sapeva bene cosa quella donna stava cercando….  Sig. Taddeo, se Lui volesse, potrebbe in un giorno solo dare doni di amore  e sapienza a sua sorella che altri non riescono ad avere in una vita intera di studi teologici e di vita casta. Lui guarda il cuore, abbiamo la fortuna che Lui guarda il cuore. Il principe azzurro non è  un personaggio delle favole: è Lui! Il Marito per eccellenza!  il Marito che noi tutte vorremmo avere. Più lo desideriamo e più Lui ci viene incontro. Sa perché dopo la resurrezione la prima persona che ha meritato di vederlo è stata Maria Maddalena? 
Perché è rimasta a piangere in quel sepolcro vuoto, vede come l'amore e il pianto sono da Lui visti e ricompensati? Anche l’amore che non abbiamo dato direttamente a Lui vale ai suoi occhi e lo riconosce come dato a Lui stesso. Forse che la nostra vita a volte non diventa un  sepolcro vuoto? Lui che chiama le stelle per nome e sa quanti capelli abbiamo in testa, può non aver visto le nostre lacrime? i nostri desideri, la nostra rabbia ?... impossibile! Ecco il sepolcro vuoto, è li per annunciare l'imminente incontro, è in quel luogo di morte che può capitarci di essere chiamati per nome dalla  Vita Stessa.... dal Marito...  
--- Mi perdoni  Sig.ra se Le faccio questa domanda, ma mi spunta dal cuore: non le sembra di aver fatto della necessità virtù, lei mi parla di lacrime, di frustrazioni, di rabbia.  Non sono queste intenzioni poco pure, per accostarsi a seguire il Signore? 
-- è una domanda invece lecita quella che mi fa, ma le rispondo che mica  a tutti è dato di sentire la chiamata di Dio in  pura disposizione d’animo e magari da bambini come tanti santi…  I discepoli del Signore erano tutti o quasi dei peccatori, per non parlare di S. Paolo, che addirittura perseguitava la Chiesa di Cristo, e poi  il dolore sperimentato in una vita amara e distante da Lui è già un’ottima base per accostarsi al Signore. Il dolore è come un segreto che unisce intimamente l’uomo a Dio, ci pensa poi Lui, cammin facendo, a renderci sempre più idonei a stargli vicino...  e a non soffrir più per fallimenti o delusioni umane, ma per puro amore Suo. A proposito di S. Paolo mi intrigano terribilmente le parole che dice Gesù riguardo a quell’apostolo : “gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome“.. 
La prego non mi guardi con quella faccia, come se fossi una  masochista a caccia di guai.  La verità e che comprendo  quello che significano davvero quelle parole: gli mostrerò quanto lo amo....  

di Viviana Maria Rispoli


I MISTERI DELL’ALDILA’ SVELATI A JOSEFA



13 febbraio 1923

L'ultimo giorno di carnevale Josefa fa la Via Crucis con le consorelle Nostro Signore le appare triste e sanguinante ma col cuore infiammato:
- "Guarda il mio volto Josefa; è il peccato che lo riduce così! Il mondo si precipita ad inabissarsi nei piaceri. Il numero dei peccati che si commettono è così grande, che il cuore è come affogato in un tormento di mestizia e di amarezza!
"Dove troverò un sollievo al mio dolore?
Perciò vengo a rifugiarmi qui ed a cercare l'amore che mi faccia dimenticare l'ingratitudine di tante anime! ...
"Vieni con me nella tua cella. Là ripareremo insieme tante offese e tanti peccati! "Prostrati fino a terra e adora la divina Maestà disprezzata dagli uomini.
"Fa un atto di riparazione e ripeti con me: O Dio infinitamente santo! Ti adoro mi prostro umilmente alla Tua presenza e Ti prego nel nome del Tuo Divin Figlio di perdonare a tanti peccatori che ti offendono! Ti offro la mia vita e desidero riparare tante ingratitudini! ".
Si fermò ancora, e siccome gli ho domandato se queste anime peccatrici lo ferivano:
"Si - mi ha detto - mi offendono grandemente, ma le mie anime scelte mi consolano".

Sangue di Cristo, umiliato per noi



Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù (Fil 2,5).


Non hai risparmiato la tua stessa vita 
per farti dono d’amore 
nella forma più estrema dello schiavo.
Hai accettato di scendere 
nel silenzio agghiacciante della terra, 
come il chicco di grano che nel suo morire 
diventa fecondo di vita.
Ti sei abbassato, umiliato, mio Signore Dio,
non hai ritenuto un possesso geloso 
il tuo essere Dio. 
Hai effuso tutta la tua interiorità, 
rivelandoci 
le intenzioni più profonde di salvezza.
Il sangue versato ha veicolato tutto il tuo amore 
fattosi kenosi fino all’estremo limite. 
Da quella discesa Tu hai illuminato 
la notte del mondo 
e sei risalito vittorioso
per dare a tutti noi la certezza di una vita redenta, 
perché avvolta dal tuo Spirito di fuoco.
Donaci di vivere con il tuo stesso sentire, 
per continuare il nostro cammino sulle tue orme, 
restando saldi nella fedeltà a tutta prova. Amen.

La Mia Chiesa, la Mia Vera Chiesa, si trascinerà sul suo ventre



Mia amatissima figlia, la Mia Chiesa verrà rovesciata e coloro che rimarranno leali alle Leggi di Dio, soffriranno grandemente a causa di ciò. 

La Mia Chiesa, la Mia Vera Chiesa, si trascinerà sul suo ventre, mentre ogni sorta di insulti, riguardanti la Mia Divinità e le Leggi stabilite dal Mio Eterno Padre, le verranno scagliati contro. Rinchiusi a chiave all‟interno di una prigione dorata, molti dei Miei servitori saranno costretti ad ingoiare le eresie. E non solo questo, ma verranno costretti a predicare e convincere gli innocenti, che nel mondo d‟oggi, é ammissibile riscrivere la Parola di Dio. 

La Collera di Mio Padre, in questo momento è cagionata dall‟indignazione poiché, molto presto, la Chiesa – essendo diventata irriconoscibile – preparerà nuovi rituali, nuove regole e pratiche, così che niente assomiglierà più alla Chiesa edificata da Me. 

Tutte queste cose sono state permesse da Mio Padre, affinché Satana testi la fede di coloro che sono Miei. Guai a quelli che Mi tradiscono, in quanto porteranno via con se, le anime di coloro i cui nomi sono stati custoditi per Me. Io combatterò per queste anime. Io punirò i Miei nemici che, attraverso il loro inganno e la loro scaltrezza, seducono le anime e le allontanano da Me; a causa di questi peccati, costoro saranno per Me perduti. 

La Mia Chiesa è scaturita dai Miei Lombi. Io morendo vi diedi il Mio Corpo che divenne la Mia Chiesa. Ora essa verrà macchiata ed il Mio Corpo nuovamente crocifisso. I Miei nemici non proveranno un briciolo di vergogna, in quanto le loro superbe ambizioni e la loro auto-gratificazione non hanno nulla a che fare con Me. 

Con quanta facilità verranno fuorviati coloro la cui fede è debole! Quanto facilmente saranno guidate anche le anime con una forte fede, poiché avranno paura di difendere la Verità! Sarà solo il piccolo resto e coloro veramente fedeli alla Mia Parola, che rimarranno leali alla Mia Chiesa, e sarà per loro, che la Mia Chiesa non morirà mai. 

Il vostro Gesù 

8 Ottobre 2014


venerdì 3 maggio 2019

Penitenza, penitenza, penitenza.



« Cari figli:
Ecco la serva del Signore!
Penitenza, penitenza, penitenza.
Sono venuta per avvertirti del pericolo che il mondo va incontro.
Se gli uomini non si rivolgono al Signore, una grande catastrofe cadrà sulla terra.
Ci saranno giorni di molte tribolazioni come mai visto dall'inizio fino ai giorni nostri
e le potenze dei cieli saranno scosse secondo la Sacra Scrittura.
Vi chiedo molte preghiere, ecco, il Signore viene a separare la sua pecora scelta.
Prega e cerca il Signore per le tue vite e ascolta i miei appelli con amore.
Ti amo
Possano tutti essere nel nome della Santissima Trinità . " 

07-07-2000

LA MADONNA E’ LA MIA MAMMA



« Sede della Sapienza »

Cristo è la infinita Sapienza di Dio che si è incarnata nella Madonna.
« La Sapienza del Padre si asside in grembo alla Madre ». (Liturgia)
Spiritualmente la realtà di questo concetto va esteso a tutta la vita di Maria.
Cristo fece sbalordire le folle negli anni della sua predicazione e, fin da bambino, aveva stupiti i dottori dei Tempio.
Maria però è stata la sede della Sapienza e fu la prima creatura che assimilò, con la perfezione maggiore possibile, le divine lezioni del suo Figlio.
La sua « sapienza » le inebriò l'anima e il cuore come la stessa « Sapienza » è sempre desiderosa di riempire tutti quelli che pregano la Madonna.

A te si sottomette tutto il mio cuore



Ti adoro devotamente, Dio nascosto,
che sotto questi segni a noi ti celi.
A te si sottomette tutto il mio cuore,
perché contemplandoti tutto viene meno.
O memoriale della morte del Signore,
pane vivo che dai la vita all’uomo,
fa’ che la mia mente viva di te,
e gusti sempre la tua soavità.
Gesù, che adesso contemplo sotto un velo,
fa’ che avvenga presto
ciò che tanto desidero:
che nel contemplarti faccia a faccia,
io sia beato nel vedere la tua gloria.

(San Tommaso d’Aquino)

Quando l‟amore diminuisce, Dio viene sminuito nelle vostre vite



Mia amatissima figlia, quanto freddi sono divenuti i cuori degli uomini. Quanto poco essi si curano dei bisogni degli altri e del Dono della vita. Costoro hanno permesso ai loro cuori di inasprirsi perché non hanno più la capacità di far regnare il vero amore nelle proprie anime. 
Una volta che l‟amore si è indebolito e la carità verso le necessità del prossimo diventa insufficiente, allora niente, se non l‟ingiustizia, ne può risultare. 

Quando l‟amore diminuisce, Dio viene sminuito nelle vostre vite. I cuori di coloro che una volta Mi amavano, ma che non credono più in Me, diverranno di pietra. Nel momento in cui volterete le spalle all‟amore per il prossimo, diverrete aridi ed irrequieti. La vostra mancanza d‟amore v‟indurrà ad accettare ogni genere di pratica, per Me abominevole. 
Ogni cosa che Io rappresento, verrà rifiutata da voi. Tutte le vite, donate all‟umanità, attraverso il Potere di Dio, verranno stravolte e, in molti casi, distrutte da voi. Il vostro rispetto per le Leggi di Dio e per la vita umana, non significheranno più nulla. Il vostro attaccamento a tutte le cose terrene e ai beni materiali che esse producono, vi lasceranno senza soddisfazione. 

Ogni qual volta indurite i vostri cuori nei confronti di Dio, l‟umanità soffre grandemente. Nel momento in cui il potere del male avrà sostituito l‟amore, che il mondo una volta aveva per Me, Gesù Cristo, sappiate allora che i tempi sono quasi su di voi. 

Rinunciate alla vostra ostinazione e al dissennato perseguimento del piacere. Non tentate di cambiare le Leggi di Dio, per adattarle alle vostre vite peccaminose. Chiedete, chiedete, chiedete il Mio Intervento, affinché Io possa mostrarvi la Via. Se non ritornerete nel sentiero della Vita Eterna, concepito per ogni figlio di Dio, allora non potrete mai fare parte del Mio Regno. 

Il vostro Gesù

8 Ottobre 2014 

VITA OLTRE LA MORTE



TESTIMONIANZA DELLA DOTTORESSA GLORIA POLO


Il libro della mia mia vita si è chiuso nella forma più bella.

Nonostante i miei peccati, le mie immondizie, la mia indifferenza e i miei sentimenti orribili, il Signore mi ha cercata fino all'ultimo istante della mia vita e mi mandava sempre “strumenti”, persone, mi parlava, perfino, mi sgridava, mi toglieva le cose, mi ha fatto cadere in  rovina, perché mi  cercava e perché io lo  cercassi. Egli mi ha cercata fino all'ultimo istante. 

Sapete chi è il nostro Dio e Padre? È un Dio potente, innamorato, che chiede mendicando a 
ciascuno di noi che si converta. Ma io, quando le cose andavano male, dicevo: “Dio mi ha castigato, mi ha condannato!”. Ma non è così! Egli non condanna mai. Io, con il mio libero arbitrio, ho scelto chi era mio padre, e non era Dio. Avevo scelto Satana come padre.

Quando mi ha colpito quel fulmine e mi hanno portata all'ospedale, ma prima ero stata al pronto soccorso. Nell'ospedale c'erano molti ammalati, tanti feriti, e non c'era più spazio disponibile,  dove  mettermi.  Quelli  che  mi  avevano  portata  là  domandavano  “dove possiamo lasciarla?”. Quei medici rispondevano “lasciatela li, nel pavimento””. Ma non volevano lasciarmi per terra, perché bruciata com'ero potevo prendere una infezione e certamente sarei morta.

In quelle ore in cui mi avevano messo in un angolo, i medici mi guardavano con una faccia ... perché non potevano abbandonare altri ammalati che avevano avuto un infarto, per esempio, o qualche altro molto grave, ma che ancore aveva qualche speranza di vita. Io invece, ero completamente bruciata, nera come il carbone, era più probabile che sarei 
morta.

Ma io ero cosciente e molto irritata, borbottando, perché i medici non si interessavano di me. Ma è arrivato un momento in cui io ero calma, non stavo borbottando, allora è venuto il Signore Gesù Cristo, che si era abbassato e mi era molto vicino, mi ha toccato la testa con la Sue Mani per consolarmi. Riuscite a immaginare? Immaginate che tenerezza! Io pensavo che avevo le allucinazioni: “Come è possibile vedere il Signore qui?” Ho chiuso gli occhi e li ho riaperti e continuavo a vederlo! Allora mi ha detto, con grande tenerezza: “Guarda, piccolina, tu morirai. Senti il bisogno della Mia Misericordia?

Immaginate! Io dicevo: “Misericordia! Misericordia! Ma perché? Che cosa ho fatto di male?” Non avevo coscienza dei miei errori, ma era chiaro che sarei morta. Si era chiaro!
Mi affliggevo: “Morirò!!! Ah ... i miei anelli di diamante!”

Mi sono ricordata subito dei miei anelli. Mi guardo e vedo tutta la carne delle mia dita bruciata, come se ci fosse stata una esplosione. Ma mi dicevo: “Devo togliermeli, ad ogni costo! Perché se li tagliano perdono valore. Non pensavo ad altro, vedevo le mie dita gonfiarsi e pensavo solo a togliermi gli anelli perché non volevo che li tagliassero! Non immaginate che puzza sgradevole di carne bruciata. E quando muovevo gli anelli per toglierli puzzava ancora di più. Mi sentivo svenire dai dolori, ma insistevo, dicendomi: “No, No, Io devo riuscire! Io riesco, perché a me nessuno mi vince ... io toglierò questi anelli ... non morirò senza averli tolti”. Quando alla fine sono riuscita a toglierli, mi sono detta: “Ah, morirò e queste infermiere me li ruberanno!”.

In quello stesso momento arriva mio cognato. Io tutta contenta gli dico “Salva i miei anelli!” e glieli ho dati. Egli era medico, meno male, se no io avrei buttato via quegli anelli, lontano, ben lontano! Erano bruciati e con pezzetti di carne attaccati. Gli ho detto di darglieli a Fernando, mio marito, a aggiunsi: “Dici alle mie sorelle che prendano con loro i miei figli perché rimarranno senza mamma, perché non esco viva da qui!”

La cosa peggiore è che io non stavo approfittando di quei momenti che Gesù mi stava concedendo per chiederGli Misericordia e perdono. Ma come potevo chiedere perdono se
io pensavo di non avere peccati! Io pensavo di essere una santa! Ed è proprio quando ci sentiamo santi che ci condanniamo. Quando mi sono tolta gli anelli e li ho consegnati a mio cognato mi sono detta: “Adesso posso morire!” Il mio ultimo pensiero è stato questo: “Ah, con quale denaro mi faranno i funerali, con quel grande debito nella banca ...”

Dio ci ama a tutti, a ciascuno di noi, indipendentemente se siamo buoni o cattivi, e tanto, che perfino nell'ultimo momento, viene a visitarci, con tanta tenerezza, ci abbraccia con tutto il Suo amore, Egli vuole salvarci, ma se non accettiamo e non Gli chiediamo perdono e Misericordia, ci lascia liberi per seguire quello che abbiamo scelto. Così si è chiuso il Libro della Vita.



"Il mio cuore è spezzato dal dolore".



"Figlia Mia, annuncia ai Miei figli consacrati che Mi hanno tradito ed insultato nei Sacramenti che il Mio cuore è spezzato dal dolore".

25 settembre 1987

suor Anna Alì 

REGOLE ED ESORTAZIONI



DELLA CORREZIONE DEI FRATI NELLE LORO MANCANZE


1 Custodite, perciò, le vostre anime e quelle dei vostri fratelli, perché è terribile cadere nelle mani del Dio vivente. 2 Se poi qualcuno dei ministri comandasse a un frate, qualcosa contro la nostra vita o contro la sua anima, il frate non sia tenuto ad obbedirgli, poiché non è obbedienza quella in cui si commette delitto o peccato.


3 Tuttavia, tutti i frati che sono sottoposti ai ministri e servi, considerino con ponderazione e diligenza le azioni dei loro ministri e servi. 4 E se vedranno che qualcuno di essi vive secondo la carne e non secondo lo spirito, quale è richiesto dalla rettitudine della nostra vita, dopo la terza ammonizione, se non si sarà emendato, lo notifichino al ministro e servo di tutta la Fraternità nel Capitolo di Pentecoste, senza che nulla lo impedisca.

5 Se poi tra i frati, ovunque siano, ci fosse qualche frate che volesse camminare secondo la carne e non secondo lo spirito, i frati, con i quali si trova, lo ammoniscano, lo istruiscano e lo correggano con umiltà e diligenza. 6 Che se, dopo la terza ammonizione, quegli non avrà voluto emendarsi, Io mandino oppure ne riferiscano al ministro e servo, e il ministro e servo lo tratti come gli sembrerà meglio secondo Iddio.

7 E si guardino tutti i frati, sia i ministri e servi sia gli altri, dal turbarsi e dall’adirarsi per il peccato o il male di un altro, perché il diavolo per la colpa di uno vuole corrompere molti, 8 ma spiritualmente, come meglio possono, aiutino chi ha peccato, perché non quelli che stanno bene hanno bisogno del medico, ma gli ammalati.

9 Similmente, tutti i frati non abbiano in questo alcun potere o dominio, soprattutto fra di loro. 10 Come dice infatti il Signore nel Vangelo: «I principi delle nazioni le signoreggiano, e i grandi esercitano il potere su di esse; non cosi sarà tra i frati; 11 e chi tra loro vorrà essere maggiore, sia il loro ministro e servo; 12 e chi tra di essi è maggiore, si faccia come il minore».

 Nessun frate faccia del male o dica del male a un altro 14 anzi per carità di spirito volentieri si servano e si obbediscano vicendevolmente.
15 E questa è la vera e santa obbedienza del Signore nostro Gesù Cristo.

E tutti i frati, ogni volta che si allontaneranno dai comandamenti del Signore e andranno vagando fuori dell’obbedienza, come dice il profeta, sappiano che essi sono maledetti fuori dall’obbedienza, fino a quando rimarranno consapevolmente in tale peccato.
17 Se invece avranno perseverato nei comandamenti del Signore, che hanno promesso di osservare seguendo il santo Vangelo e la loro forma di vita, sappiano che sono nella vera obbedienza, e siano benedetti dal Signore.


S: Francesco d’Assisi

GESU’ OSTIA



LA «PRESENZA» IN MEZZO A NOI


Il sacrificio di Cristo

Col sacrificio di Cristo, il sacerdote e la vittima non sono più un uomo qualunque e un animale, ma il Figlio stesso di Dio. Quello di Cristo è l'unico e irripetibile sacrificio che produce un duplice effetto: il compimento della giustizia del Padre e la redenzione delle anime che nel Figlio si riconoscono. Come può accadere tutto questo?
Il garante di un debitore diventa egli stesso debitore. È il garante che paga il debito che non ha contratto, per conto di colui che non può pagare. Ma, per poter far questo, il garante non deve avere debiti propri, altrimenti come potrebbe estinguere i debiti altrui? Gesù è il nostro garante, Colui che ha assunto la posizione di peccato, subisce la condanna che spetta al peccatore, e paga con la propria vita.
L'Uomo-Dio, il vero Agnello, il sommo Sacerdote offre se stesso, quale vittima innocente, per ricevere la morte e donare la vita, e, con essa, l'eredità di tutti i beni che Adamo, il primo uomo, aveva perduto.
I ragionamenti umani sono insufficienti a spiegare perché il Figlio di Dio si fa uomo, perché soffre e muore sulla croce per noi. È un mistero che, se non si può penetrare in tutta la sua grandezza, ci fa però scoprire l'infinito amore di Dio per l'umanità. Solo sotto questa luce le parole: peccato, salvezza, dolore, morte acquistano il significato più autentico.
Vediamo come.
Nulla è stato creato senza un motivo. Per quale fine, allora, Dio ha creato l'universo e l'uomo? Per la stessa ragione che porta l'artista a creare. Costui, nel realizzare il suo desiderio creativo, prova un'intima gioia. Questo sentimento sarà tanto più profondo quanto più l'opera rifletterà se stesso. Nell'azione creatrice, in cui l'artista mette tutto il suo cuore, possiamo perciò vedere un atto di donazione, un atto d'amore.
Per amare bisogna essere in due: soggetto e oggetto. La ricerca di un oggetto in grado di rispondere al suo amore, spinge il Dio invisibile a creare una manifestazione visibile di se stesso: l'universo. Dio, come artista, si realizza nella creazione che lo riflette.
Definendo come soggetto: la parte che dà, e come oggetto: la parte che riceve, una relazione perfetta d'amore s'instaura solo se l'uno e l'altro scambievolmente danno e ricevono amore in uguale intensità. Per questo, Dio non si ferma a creare il cosmo, ma crea pure l'uomo: l'unica creatura che, oltre a ricevere, può anche dare, perché fatta ad immagine e somiglianza del suo Creatore. Quindi lo scopo di Dio, nel creare l'uomo, è realizzare con lui un reciproco rapporto d'amore per vivere SEMPRE UNITI nella gioia più grande.
Quando, però, avviene che l'uomo non risponde più all'amore di Dio, l'azione di 'dare e ricevere' tra soggetto e oggetto non è completa, e l'unità fra i due si spezza.
Il cosiddetto 'peccato' è questa infedeltà della creatura al progetto originale del suo Creatore.
Il peccatore, separatosi da Dio, non percependo il suo amo-
re, conosce la solitudine, il dolore, la morte; ed è questa l'eredità che l'umanità riceve dai suoi progenitori.
Ma Dio non sta a guardare, perché ha creato l'uomo per la vita e non per la morte. E manda il suo stesso Figlio a farsi Figlio dell'uomo, uomo fra gli uomini.
Gesù Cristo è l'unico Figlio che sa ricambiare in modo perfetto l'amore del Padre. E, per unire anche l'uomo a Dio, deve ripercorrere la via sulla quale Adamo si è smarrito, quella del dolore, intrisa di sudore, lacrime e sangue.
Soffre, così, dal principio della sua incarnazione fino a quando pronuncia sulla croce le sue ultime parole: "Tutto è compiuto!" (Gv 19,30). Con la croce, infatti, vince il peccato e la morte; risana la ferita aperta fra il Cielo e la terra; conduce al Padre i suoi figli, uniti nell'abbraccio della riconciliazione.
Dall'incomparabile esempio della croce, impariamo ad accettare la morte e le tribolazioni della vita. E il sacrificio d'ognuno potrà unirsi, con la forza dell'amore, a quello di Cristo, per ricevere i frutti promessi della redenzione.

SPIRITO SANTO



Vieni, o inseparabile Compagno delle anime che custodiscono la divina grazia, e fa che siamo sempre fedeli nel corrispondere alle sante ispirazioni che ti degni far sentire al nostro cuore. 

Le Leggi Sacre saranno cambiate per compiacere gli uomini.



Messaggio di Nostra Signora Regina della Pace, a Goiânia / GO, trasmesso il 30/04/2019

Cari figli, coraggio. Voi non siete soli. Mio Figlio Gesù è con voi. Confidate in Lui, che vede ciò che è nascosto e vi conosce per nome. Vivete nel tempo delle grandi confusioni spirituali. Le Leggi Sacre saranno cambiate per compiacere gli uomini. Gli uomini perversi cambieranno la Sacra Scrittura, ma nel cuore di coloro che amano la verità la Luce Divina mai si spegnerà. Soffro per quello che viene per voi. Piegate le vostre ginocchia in preghiera. Cercate forze nell'Eucaristia, perché solamente così potete rimanere fedeli al vero Magistero della Chiesa del Mio Gesù. Non perdetevi d'animo. Io vi amo e pregherò il Mio Gesù per voi. Non rimanete in silenzio. Il silenzio dei giusti fortifica i nemici di Dio. Siate uomini e donne di fede. Dopo tutto il dolore, la Vittoria di Dio avverrà. Avanti nella difesa della verità. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.