mercoledì 22 aprile 2020

AI DONATISTI DOPO LA CONFERENZA



I buoni non sono in comunione con i cattivi, ma con l'altare e con i  sacramenti di Dio. 

No, i cattivi non inquinano i buoni che si trovano nello stesso  campo, nella stessa aia, negli stessi pascoli, nelle stesse reti, poiché  i buoni non sono in comunione con loro, ma con l'altare e con i  sacramenti di Dio. Sono invece in comunione con i cattivi, coloro  che sono conniventi con i loro peccati; è scritto infatti: Non solo  coloro che fanno tali cose, ma anche coloro che sono d'accordo con  coloro che le fanno 21. 
Sant'Agostino

Padre Ti prego ascolta




Padre Ti prego ascolta, la mia vita senza di Te è nulla,
senza il Tuo nutrimento non riesco ad andare avanti.
Ti prego Padre guidami come sai fare Tu.
Aiutami ad evangelizzare l'umanità, 
secondo i Tuoi insegnamenti.
Aiutami Padre nelle difficoltà ad andare avanti 
e a non cedere alle tentazioni di Satana.
Ti prego Padre amatissimo aiutami a fare
la Tua volontà come vuoi Tu non come voglio io.
Padre Ti amo e Ti voglio bene.

AVVERTIMENTO



Cosa proverete durante l‟Avvertimento e la Preghiera per l‟immediato perdono. 

Mia amata figlia muoviti velocemente per aumentare la conoscenza attorno ai Miei Messaggi poiché l‟Avvertimento è quasi sul mondo.  Di a quelle anime che si rifiutano di pregare di mettere da parte il loro orgoglio e di ritornare da Me ora e chiedere il perdono. Sia chiaro, molte, molte anime non sopravvivranno a questo imminente evento. Molte di queste anime sono solo pigre e sebbene, dopo tutto, credono in Dio, il Padre Eterno, pensano di occuparsi delle loro credenze spirituali in un certo momento nel futuro. Ma sarà troppo tardi. 

Dite al mondo che questo evento li salverà. Molti si pentiranno durante questo mistico evento. Sentiranno una sensazione di bruciore, non differente da quella provata dalle anime in purgatorio. Questo mostrerà loro cosa devono sperimentare le anime che non sono del tutto pulite, prima di poter vedere la luce gloriosa del Paradiso. Accettando semplicemente che questo evento possa accadere potranno sopravvivere. Ritornate da Me e dite: “per favore guidaMi verso la luce e la bontà della Tua grande misericordia e perdonaMi per i miei peccati” e Io vi perdonerò istantaneamente. 

Poi dopo l‟Avvertimento proverete una profonda pace e gioia nella vostra anima. 

I giovani trovano la preghiera imbarazzante. 

Molte persone nel mondo oggi si rifiutano di pregare. Molti giovani in particolare lo trovano imbarazzante e fuori moda. Essi erroneamente credono che, si, esiste Dio ma che non sia necessario pregare. Questo non è vero. E‟ essenziale per entrare in Paradiso che bramerete disperatamente dopo la morte. Se rimanete nel peccato non potrete gustare questa festa gloriosa. Proprio come quelli tra di voi che si mantengono in forma, curano il proprio corpo, fanno attenzione a ciò che mangiano e si tengono in allenamento, allo stesso modo dovete preparare la vostra anima. Senza prestare attenzione allo stato della vostra anima essa diventerà debole e senza il necessario nutrimento non sarà in perfetta forma. 

Preghiera da dire per convertire gli altri 

A causa della poca fede nel mondo tra coloro che sono credenti, quelli tra di voi che sono forti nella fede hanno una grande responsabilità ora. Dove pregare questa preghiera di conversione per gli altri: 

“Ti esorto Gesù, nella Tua Divina Misericordia, di ricoprire quelle anime tiepide con il tuo Prezioso Sangue così che possano essere convertite”.  

Dite questa breve preghiera per coloro che credete ne abbiano più bisogno. 

Ricordate bambini la Mia gloriosa promessa. Trionferò alla fine. Satana, l‟ingannatore, semplicemente non può sopravvivere. Per favore lasciateMi che vi protegga e vi porti con Me. 

Non date a satana la vostra anima. Vi amo tutti. ChiedeteMi di rafforzare la vostra fede ogni giorno. 

Il Vostro Divino Salvatore, 

Re di Misericordia e Compassione, 

Gesù Cristo. 

16 Aprile 2011

GESU’ AL CUORE DELLE MAMME



Il ferro è ferro Come puoi mutare un carattere difficoltoso e duro? Il ferro è ferro, ma se usi prudenza nel trattarlo, non ti ci urti e non ti fai del male. Prega, perché il grido elevato a me ricade su di te come rugiada di grazie, mentre il grido elevato alle creature ricade su di te come grandine di tempesta.

don Dolindo Ruotolo

IL PURGATORIO NELLA RIVELAZIONE DEI SANTI




ESISTENZA DEL PURGATORIO


La preghiera per i morti

Finora noi abbiamo supposto come ammessa da tutti l'esistenza  del Purgatorio, ma siccome da molti non si crede purtroppo a  questa verità, e i protestanti la considerano come una  superstizione della Chiesa cattolica, bisogna fermarci alquanto  sulle prove che stabiliscono questa verità, per trattare poi tutti i  punti della dottrina cattolica riguardante il Purgatorio.

Noi partiamo dal principio a tutti evidente, che la preghiera per  i defunti suppone il domma del Purgatorio. Infatti per i Santi  del Paradiso non si prega, come non si può pregare per i  dannati dell'Inferno, per quelli perchè non hanno bisogno e per  questi perchè si trovano nella impossibilità di trar profitto dalle  nostre preghiere. La preghiera per i morti suppone quindi uno  stato intermedio fra la beatitudine del Cielo e la eterna  disperazione dell'Inferno: stato di sofferenza, ma di sofferenza  temporanea, durante la quale le anime tormentate possono  ricevere sollievo dai suffragi dei vivi. La preghiera per i morti  suppone quindi l'esistenza del Purgatorio, e tale preghiera si è  fatta in tutti i tempi e da tutti i popoli. Gli Ebrei conobbero tale  preghiera, dal momento che vediamo Giuda Maccabeo fare una  colletta per offrire sacrifici in memoria e a vantaggio dei  soldati del suo esercito caduti combattendo. La sacra Scrittura,  lungi dal biasimare questo atto, aggiunge nel riferirlo una  riflessione opportuna Sancta ergo et salubris est cogitatio pro  defunctis exorare, ut a peccatis solvantur (2 Mac., 12, 46). A  proposito del culto per i morti tra i popoli primitivi o pagani,  abbiamo la storia e la letteratura che ne parlano. Si curò la sepoltura dei cadaveri, si offrirono sacrifici e si fecero ovunque  preghiere, perchè le anime dei trapassati riposassero in pace.  Ed è quanto si fa ancora oggi tra i popoli, ai quali non giunse  ancora la luce del Vangelo. Nella Chiesa poi i riti di suffragio  risalgono ai tempi apostolici, come ne fan fede le antichissime  liturgie, le quali prescrivevano che nel tempio, dopo essere stati  letti sui sacri dittici i nomi delle persone viventi, con le quali  v'era comunione di preghiera, si leggessero quelli dei defunti in  modo particolare raccomandati; e il sacerdote, come del resto  fa ai nostri giorni, raccolto in orazione, invocava per i defunti  locum refrigerii, lucis et pacis. Tutte le liturgie antiche, senza  eccezione, ci ricordano questo rito, il quale per le forme con  cui veniva fatto prese il nome di "preghiera sopra i dittici”-  oratio super dyptichos.

Negli Atti di Santa Perpetua, scritti in gran parte dalla Santa  medesima, è bellissimo il passo, che vogliamo citar per intero,  nel quale si parla proprio della fede che avevano gli antichi  cristiani nel Purgatorio. La Santa dopo aver parlato delle  circostanze della sua cattura e dei primi giorni passati nel  carcere in compagnia di altri confessori della fede, così  prosegue: «Mentre un giorno eravamo tutti in preghiera, mi  venne sulle labbra il nome del mio Dinocrate, e rimasi stupita  di non essermi mai fino a quel punto ricordata di lui. Mi  afflisse il dubbio della sua infelicità e conobbi allora che ero  degna di pregare per lui e che perciò bisognava pregassi.  Incominciai quindi a pregare fervorosamente, gemendo davanti  a Dio e nella notte seguente ebbi questa visione. «Vidi  Dinocrate uscire da luoghi tenebrosi, dove molti altri stavano  con lui. Egli era tutto arso e divorato dalla sete, sordido in  volto, di aspetto pallido e con la faccia tuttora corrosa  dall'ulcere di cui perì. Questo Dinocrate era mio fratello  secondo la carne, in età di sette anni morì di un cancro al volto,  che lo rendeva oggetto di orrore a quanti lo guardavano. Per lui io avevo pregato. Sembravami dunque che una gran distanza  corresse fra lui e me, in modo che fosse impossibile appressarci  l'una all'altro. Vicino a lui vidi un bacino pieno d'acqua, il cui  orlo essendo più alto della persona del fanciullo, non poteva  essendo Dinocrate in alcun modo essere raggiunto per quanti  sforzi facesse, onde appressare le sue labbra a quell'acqua  refrigerante. Oh! quanto mi addolorava quel supplizio. In  questo frattempo io mi svegliai, e da tutto ciò conobbi che il  mio fratello trovavisi in stato di pena, e sperai di poterlo  sollevare. Incominciai dunque a pregare Dio giorno e notte con  lacrime e con sospiri, perché mi concedesse la grazia della sua  liberazione, e continuai le preghiere finché fummo trasferiti  nella prigione del campo, per servire di pubblico spettacolo  nella festa di Cesare Geta. Il giorno in cui fummo avvinti in  catene per essere condotti alla festa, io ebbi un'altra visione,  nella quale scorsi il medesimo luogo visto la prima volta, e  Dinocrate col corpo mondo, rivestito di splendide vesti e senza  neppure una lieve cicatrice nel posto dell'antica piaga. L'orlo  del bacino si era abbassato fino ai fianchi del fanciullo, e  presso di lui stava un'ampolla d'oro per attingere acqua. Ed  essendosi Dinocrate avvicinato, incominciò a bere di  quell'acqua, senza che essa scemasse, e quando ne fu sazio  abbandonò tutto ilare il bacino per andare a giuocare, come è  costume dei fanciulli di quella età. In quel mentre mi destai, e  compresi da ciò che il mio fratello era ormai libero da ogni  pena ». (Acta S. Perpetuae, apud Bolland. 7 Martii).
***
Sac. Luigi Carnino, Rev. Del.

Pregate per il vero Pastore… Ascolta il Messaggio dalla viva voce del veggente



NON E' FRANCESCO


IO SARÒ LA VOSTRA GUIDA, CORREDENTRICE NELL’OPERA DI SALVEZZA.



Dio manifesta al mondo la sua prossima venuta. Egli viene a riprendere in Sé ogni cosa che Gli appartiene, viene a riprendere possesso della sua Chiesa caduta nelle mani dell’avversario a causa dei suoi servi infedeli.
Amati figli, eccomi a voi, sono la vostra Mamma Celeste, sono Colei che viene a prendervi sotto la sua tutela per insegnarvi le Cose di Dio e portarvi a Lui vittoriosi nella battaglia contro Satana.
Amati della vostra Mamma Celeste, il vostro cuoricino è puro, siete belli come Gesù ha sperato di voi, siete riusciti a soddisfare i desideri del vostro Dio Amore, e oggi avrete la grande ricompensa riservata a tutti i suoi.
Ecco, è giunto il momento di venire allo scoperto,
Io sarò la vostra Guida, Corredentrice nell’Opera di salvezza.

Discendo dal Cielo, tota Pulchra, e vengo a portarvi la risurrezione, la vita nuova in Colui che tanto vi ama e vi attende per abbracciarvi a Sé.
Siete lo splendore dei suoi occhi, in voi c’è la sua Vita, siete i custodi della sua Chiesa, avete trionfato contro Satana mantenendo in piedi la fede senza cedere ai suoi verdetti.
La vostra carità è in Colui che vi ha creati e desidera ardentemente riportarvi alle bellezze del suo Paradiso, … quello che l’uomo nella sua infedeltà ha perduto.
Ecco, figli miei, voi avete dato dimostrazione di fedeltà e amore all’Amore, e con Lui ora sarete. Consacrati al mio Cuore Immacolato, in Lui trionferete, e godrete della vita eterna in amore e felicità infinita.
I giorni dello scompiglio sono giunti, la Cattedra di Pietro è vacante. Lucifero ha messo la sua dinastia sulla mia Chiesa, ha confuso il mio popolo, ha insegnato leggi blasfeme, sta portando a sé una moltitudine di anime, quelle che ancora non vogliono aprire i propri occhi alla realtà dei fatti. Tutto è segnato, l’ora tuona amara per la Chiesa, ma, gli uomini nefasti cadranno e finiranno all’Inferno.
La dittatura di un Governo mondiale è entrata. Questa generazione avrà molto a soffrire, ma Dio non può far nulla senza il consenso dell’uomo perché libero è stato creato e libero sarà nella propria scelta.
“È tempo di decidere da quale parte stare:
se con Gesù o con Satana!”
A tutti i figli di Dio imprimo sulla fronte il sigillo di Sua appartenenza, nessun Demone potrà avvicinarsi a loro.
Avanti mio piccolo resto, il vostro grido sarà di giubilo e di vittoria, mentre pianto e stridore di denti, per tutti i traditori.

Amen!
Carbonia 21.04.2020

Tutti i miei fratelli e sorelle qui sulla Terra devono celebrare con zelo la Natività della Mia nascita, per questa volta stai entrando nell'ultimo decennio che il Padre celeste ha preparato per tutti voi qui sulla Terra dall'inizio dei tempi fino a quando la fine di questi tempi



Questa volta, tutti i miei fratelli e sorelle qui sulla Terra devono celebrare con zelo la Natività della Mia nascita, per questa volta stai entrando nell'ultimo decennio che il Padre celeste ha preparato per tutti voi qui sulla Terra dall'inizio dei tempi fino a quando la fine di questi tempi - come l'End Times. Perché il Padre celeste è onnisciente, e la storia e la storia dell'umanità qui sulla Terra sono completamente conosciute dal Padre, che ti conduce molto presto e abbastanza rapidamente alla conclusione di un momento molto importante nella storia di l'umanità qui sulla Terra.
Vedete, questo periodo di tempo è il vero inizio della Grande Trasformazione per l'umanità, quando il Padre celeste attraverso il Suo Piano divino provoca la transizione in base alla quale tutta l'umanità arriva a una consapevolezza e realizzazione di sé, sia collettivamente che individualmente, a una comprensione della tua missione in questa vita come civiltà del popolo di Dio destinata a ritornare nel Paradiso celeste.
Per ognuno di voi, attraverserete la Grande Trasformazione fino all'eventuale ritorno alla vostra Casa celeste dove Dio voleva che tutte le sue creazioni esistessero eternamente nella Sua presenza e con la benedizione della sua bontà e maestà. Tale è il piano che il Padre celeste ha inteso per ognuno di voi.
Quando il Padre ha creato il mondo terreno e ha infuso il suo Spirito e la sua anima in tutta la vita su questo pianeta, non intendeva che i suoi figli si allontanassero dal suo magnifico piano. Ognuno di voi è stato dotato del proprio spirito e anima individuale che ha permesso di prendere le proprie decisioni durante la vita terrena. Tuttavia, nonostante il viaggio che consenta il libero arbitrio e le tue scelte, molti di voi si sono allontanati dal cammino che il Padre celeste ha scelto per voi.
Il viaggio è diventato più difficile per ognuno di voi, perché gli angeli, creati dal Padre per aiutarvi nel vostro viaggio, includevano angeli che si ribellarono contro il loro Creatore e cercarono di diventare degli dei stessi, così i malvagi iniziarono a manifestarsi stessi tra di voi e interferire con il vostro viaggio. Com'è oscuro e temibile il mondo a causa della loro interferenza con il piano del Padre.
La mia stessa esistenza come Figlio del Padre e la mia stessa incarnazione nella carne 2000 anni fa sono state necessarie per intervenire direttamente negli affari dell'umanità attraverso la mia nascita e il viaggio tra i figli di Dio.
Da allora sono stato con tutti i figli di Dio, anche dopo la mia crocifissione e la mia morte, ma ora sono ancora più in mezzo a voi, perché il tempo è vicino; la fine dei tempi in cui la Grande Trasformazione avrà luogo per ristabilire l'ordine nell'Universo, proprio come il Padre ha pianificato.
Quindi ora vi chiedo di rallegrarvi durante questa stagione dell'Avvento sapendo che il vostro Signore e Salvatore, Gesù di Nazareth, è con ognuno di voi nello spirito. Sono disponibile attraverso la preghiera e la meditazione per ognuno di voi che mi chiama in silenzio e in preghiera.
Man mano che i giorni si avvicinano alla Grande Trasformazione, riconoscerai la Mia Presenza ancora più fortemente, poiché stai entrando nel momento in cui avverrà la Grande Trasformazione.
Grazie a tuo Padre celeste che ha solo l'amore più puro ed eterno per tutti voi, fratelli e sorelle!

1 dic 2019 - Jesus of Nazareth

LE SETTE ARMI SPIRITUALI



Santa Caterina da Bologna 


La grazia del perdono divino 

Questa è un'altra grazia salutare concessa dalla clemenza divina del nostro Signore Iddio alla stessa religiosa, cui apparve il nemico sotto l'apparenza di Cristo.  

Essa desiderava la remissione plenaria dei suoi peccati e cominciò a pregare il nostro Signore di perdonarla in colpa e in pena e, anche, di renderla certa della remissione, se di ciò si fosse compiaciuto.  

Circa nel terzo anno della sua conversione, andò nella chiesa del Santo Spirito a confessarsi da un venerabile religioso, uno di quei veri coltivatori della vigna di Dio, nostro Signore, e veri uomini, la cui vita è degna di essere lodata innanzi a Dio e agli uomini, anche se coloro che, con cieca stoltezza, volgono i pensieri alle cose terrene e assai poco curano le cose celesti, non li sanno riconoscere e li chiamano per invidia capi storti; ma ohimè, ohimè, sarebbe meglio che i derisori si tritassero la lingua coi denti minutamente come sabbia del mare, perché, senza dubbio, non passerà troppo tempo all'ora della dura condanna che riceveranno dal giudizio divino.  

Riprendendo il primo argomento, quando la religiosa ebbe più volte pregato nella stessa chiesa affinché la divina clemenza si degnasse di esaudirla, Iddio, nostro Signore, le manifestò apertamente di avere perdonato tutti i suoi peccati, in colpa e in pena.

Dilettissime sorelle, io scrivo queste cose principalmente per le mie carissime novizie, da poco entrate in campo di battaglia spirituale, e per quelle che qui verranno, perché tutte abbiano di che riflettere e di che stare sempre all'erta e imparino a non confidare mai nella sola propria forza e nel solo proprio senno. Infatti, esse potranno considerare quante grazie la suddetta religiosa ebbe da Dio e, nonostante quelle, quante tribolazioni e inganni essa ugualmente subì dal nemico in forma di Cristo e della Vergine Maria. E perché Dio permise che le avvenisse ciò? Solo perché si gloriò in sé stessa di conoscere le astuzie e di essere capace di eludere le tentazioni diaboliche. Per questo fu necessario che Dio lasciasse ai nemici il potere di ingannarla per un certo tempo, affinché poi, umiliata, essa avesse motivo di stare in perfetto timore e di riconoscere che solo Dio può dare intelletto e forza per resistere ai nemici infernali. E certamente avvenne così perché, nel tempo dell'inganno, si sentì tanto avvilita e afflitta, da credersi abbandonata da Dio; e, per la tristezza che le aveva piagato il cuore, era tanto fuori di sé, da non ricordare le grazie ricevute, come se fossero state cose mai avvenute.  

Ma ora, passato il mare tempestoso e giunta alla terra promessa, canta con il salmista: «Sono stata umiliata e mi ha liberata.» perché è in grandissima pace e sicura in ogni battaglia. Così, ormai senza nessuna angoscia, vive con ferma speranza della sua salute e aspetta l'uscita da questo pellegrinaggio con sommo desiderio, per congiungersi totalmente a Cristo Gesù, nostro Salvatore; in Lui spera così fermamente, che già le pare di essere cittadina della corte celeste, anche se vive ancora nel corpo mortale. In tutta verità, questa sicurezza non le viene dalla stima di sé: infatti, se fra tutte le presenti fu la prima a dimorare in questo monastero, pure è convinta di essere l'ultima e la più vile di tutte, indegna di stare fra le dilettissime sue madri e sorelle, al cui confronto si reputa un serpente velenoso e pestifero.  

Tuttavia, poiché la divina bontà la sostiene, la ristora di ogni fatica e la mantiene in così nobile e alto luogo, umilmente e di cuore essa esclama, rivolta al Cielo: - O infinita clemenza della Maestà di Dio, io non sono degna di abitare nella vostra casa e neanche di ringraziarvi di tanto e tale beneficio. I miei occhi di tenebra non devono avere l'audacia di lodare Voi, sole di giustizia, che illuminate e nobilitate il Cielo e la moltitudine di quanti vi abitano con il radiante splendore della bellissima e piissima vostra faccia; la mia abominevole bocca, piena di orribile fetore, non può lodare Voi, soavissimo e inestimabile balsamo, che generate tutti gli altri soavissimi odori; la mia nullità, la mia bassezza, la mia mortalità, non possono lodare Voi, altissimo e divinissimo Dio, uomo vivo e vero, incomprensibile e immortale. Ma la vostra altissima e piissima carità, che si degna di soccorrere e sostenere me e gli altri peccatori, sia lode e gloria di Voi stesso; e così la vostra pazienza, che consente alla terra dì nutrirmi e che io, tanto immondo e vilissimo verme, dimori nella vostra casa, sia lode e gloria a Voi, bene infinito. -  

Così, in tutte le cose, si comporta in questo modo, cioè ringraziando la Divina Provvidenza; e per quanto, come è detto sopra, le pare di essere già cittadina della corte celeste, però non presume di sé stessa, perché Dio le ha dato tanta conoscenza della sua impotenza, della sua nullità e di quella di tutti i mortali, che non può in alcun modo gloriarsi di sé stessa e di nessun altro; confida solo nella bontà divina e sempre ricorda l'immacolato Agnello che la riscattò a così caro prezzo, ossia con la sua amarissima e acerba Passione, nei cui meriti pone tutta la sua speranza.  

Questo lascia in eredità a tutte le sue venerabili e dilettissime madri e sorelle in Cristo Gesù. E quanto mai le prega di essere forti e costanti nel campo di battaglia, di perseverare fino all'ultimo, di desiderare e di cercare sempre in tutte le cose solo la parte che vada a lode e gloria dell'altissimo Dio; perché Egli dissiperà le ossa di coloro che cercano di piacere ad altri, piuttosto che a lui.  

Illuminata Bembo 

martedì 21 aprile 2020

“IL VICARIO” “IL VICARIO” DI HOCHHUTH E IL VERO PIO XII



PIO XII HA PARLATO!
INTERVENTI E DISCORSI 

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Nel messaggio al mondo del Natale 1942, dice: «... voglia Dio che, mentre la nostra voce arriva al vostro orecchio, il vostro cuore sia profondamente scosso dalla serietà profonda, dall’ardente sollecitudine dalla scongiurante insistenza con cui Noi vi conculchiamo questi pensieri di pace, che vogliono essere un appello alla coscienza universale e un grido di raccolta per tutti quelli che sono pronti a ponderare e misurare la grandezza della loro missione e responsabilità dalla vastità della sciagura universale...». «Questo voto, l’umanità lo deve alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragioni di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o a un progressivo deperimento».
Parlando ai Cardinali, il 2 giugno 1943, Pio XII affermava: «Ogni Parola da Noi rivolta... alle competenti autorità, e ogni Nostro pubblico accenno dovevano essere da Noi seriamente ponderati e misurati, nell’interesse dei sofferenti stessi, per non rendere più dura la loro situazione».
Nel Natale 1943 diceva: «Abbiamo dovuto, purtroppo, assistere a una serie di atti inconciliabili, sia con le prescrizioni del diritto internazionale positivo, sia coi princìpi del diritto naturale e con gli stessi più elementari sentimenti di umanità... la premeditata aggressione contro un piccolo laborioso e pacifico popolo (la Finlandia) col pretesto di una minaccia né esistente né voluta, e nemmeno possibile; le atrocità (da qualsiasi parte commesse), e l’uso illecito di mezzi di distruzione, anche contro non combattenti e fuggiaschi, contro vecchi, donne e fanciulli; il disprezzo della dignità, della libertà e della vita umana... la sempre più estesa e metodica propaganda anticristiana, e, persino, atea, massime tra la gioventù» 11. 
Queste parole di coraggiosa condanna erano rivolte - è chiaro! - anche contro Hitler che, nel marzo aveva invaso la Cecoslovacchia, e, nel settembre, assieme alla Russia, aveva assalito e devastato la Polonia. 
Pochi mesi dopo, Hitler invia a Pio XII lo spavaldo von Ribbentrop, sia per esplorare la mente del Pontefice, sia per intimorirlo, esaltando la potenza militare nazista. Ma Pio XII prese subito l’occasione per esprimere la Sua “protesta” contro tutti i soprusi che il nazismo compiva contro la Chiesa, gli ebrei e i popoli aggrediti12.
Ecco altre due folgoranti invettive di Pio XII. La prima è del settembre 1943, nel colmo della guerra: «... guai a coloro che, in questo tremendo momento, non assur gono alla piena coscienza della loro responsabilità per la sorte dei popoli, che alimentano odi e conflitti tra le genti, che edificano la loro potenza sulla ingiustizia, che opprimono e straziano gli inermi e gli innocenti...  ecco che l’ira di Dio verrà sopra di loro, sino alla fine!» 13. 
La seconda invettiva è del Natale 1956, due mesi dopo la tragedia dell’ Ungheria, rimessa sotto il tallone omicida di Mosca. Dice: «In nome della Religione, della Civiltà e del retto sentimento umano: basta con le illegali e brutali repressioni, coi propositi di guerra, con le egemonie tra Potenze; cose tutte che tramutano la vita terrena in un abisso di ansie e di terrori, mortificano gli spiriti, annullano i frutti del lavoro e del progresso»14.
Non sempre la Sua voce fu udita con buona volontà; anzi!, spesso, fu volutamente, travisata e male interpretata.
Pio XII si dolse, anche pubblicamente, di questo travisamento delle sue parole, e delle calunnie lanciate contro le sue intenzioni e le sue attività, specie a favore della pace. 
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sac. Luigi Villa

Chi si circonda di oscurità non sarà in grado di sopportare la luce di Mio Figlio.



La luce della terra, che Mio Figlio vi regala, vi dona gioia e coraggio e vi permette di essere felici.

Una persona -un’anima-che vive nell’oscurità non proverà mai la vera gioia. Essa, l’anima, incomincia ad appassire, come un fiore che viene privato della luce del sole. La persona diviene triste, prova desolazione, non ha più coraggio di vivere e non ha più gioia.

Molti cadono in uno stato di angoscia, di preoccupazioni, in depressione. In essi si diffonde la disperazione e non provano alcuna gioia. L’anima pian piano “muore” cioè l’oscurità si propaga in essa e la conquista e la persona cade in profonda desolazione e questa può condurre  alla morte fisica, perché là dove manca la gioia, il corpo e l’anima si ammalano.

Chi si circonda di oscurità non sarà in grado di sopportare la luce di Mio Figlio. Verrà abbagliato e fuggirà via e la sua eternità apparterrà al diavolo, perché egli è il principe delle tenebre e soltanto là, nell’oscurità e nella negatività, egli si sente bene. Non sopporta infatti la luce di Mio Figlio. Deve arretrare, perché la luce divina gli causa dolore e sofferenza.

Per questo, Miei amatissimi figli, egli tenta di attirare tutti voi nell’oscurità e di rendervela “allettante” con tutte le sue seduzioni! Egli vi conduce sempre di più nel peccato e nell’oscurità e quando meno ve lo aspettate, siete dipendenti da questa condizione peccaminosa, che vi procura, con (estremi) momenti di godimento, un falso \ fugace senso di  felicità.

Figli Miei. Il diavolo dà dipendenza ( vi assoggetta), porta oscurità e dannazione; Mio Figlio, invece vi regala amore, gioia, beatitudine e vera realizzazione. Venite quindi nelle Sue braccia e lasciate perdere la vita peccaminosa, a cui vi attira il diavolo.

Con profondo amore,

la vostra Mamma Celeste.

NATURA DELLA SUPERBIA



La superbia è un desiderio eccessivo della propria eccellenza.

Dappprima, notiamo che essa é un desìderio; non è un appetito, ossia una semplice inclinazione. L'appetito è un movimento naturale e necessario, che trovasi in noi senza di noi, e anche contro il nostro desiderio. Ma il desiderio è un movimento libero, una inclinazione che noi liberamente approviamo col nostro consenso; il desiderio è in noi, ed è conforme alla nostra volontà che ne è la madre e la padrona.
L'appetito eccessivo di grandezza trovasi in noi in conseguenza del peccato originale, per il principio di quella generazione maligna che ha riempito la nostra carne della sua abominevole corruzione dimodochè la nostra carne ha infettato il nostro spirito a tal segno che il complesso dell'uomo, rivestito e riempito di questa infezione e di questo seme maledetto, ci rende in sostanza simili al demonio.
Perciò agli occhi di Dio, noi siamo orribili, abbominevoli, esecrabili.
Dio, formando l'uomo a sua immagine e animandolo dalla sua vita divina, aveva immesso in lui la somiglianza delle sue perfezioni; l'uomo teneva il posto di Dio, sulla terra, ed ogni creatura doveva rendergli, come alla persona di Dio, onore, omaggio e rispetto. L'uomo allora era grande e perfetto, essendo intimamente unito e aderente a Dio che si rendeva. sensibile in lui; riceveva pure tutti gli onori ed omaggi che si rendono alla divinità, ma unicamente per Dio e in Dio, senza nulla appropriare a se stesso.
Stabilito nell'essere e nella vita di Dio, l'uomo contemplava in Dio e come Dio stesso, la divinità di cui era pieno; rapito dalla bellezza e dalle perfezioni di Dio, era tutto infiammato del divino amore e, inoltre, trasformato in Dio e tutto deificato.
Nella luce ammirabile che rischiarava la sua mente egli vedeva o contemplava Dio in tutte le creature, ad imitazione della vista che Dio ha di se stesso in tutte le sue Opere, secondo queste parole di Mosè: Dio vide tutte le cose che aveva fatte e trovò che erano molto buone.
Insomma, in un tale stato ammirabile e divino, nell'aderenza ed intima unione a Dio, l'uomo era un'opera eccellente e perfetta. Allora egli non si appropriava nulla; nulla lo allontanava da Dio; godeva di ogni cosa in Dio; non vedeva se stesso in nulla, ma non vedeva in se medesimo che Dio, Dio eccellente, perfetto e degno di ogni onore e di ogni lode.
Così S. Paolo, parlando dei cristiani, dice che devono giungere sino a tale semplicità da essere una cosa sola con Gesù Cristo, nel quale sta tutta la loro gloria.
Dal difetto di tale semplicità e unità nasce in noi l'amor proprio, la ricerca della nostra propria eccellenza. In questo modo, Angeli e uomini si sono perduti, distaccandosi da Dio per attaccarsi a se medesimi; ricercando la propria eccellenza sono diventati superbi. Donde avviene, come dice la Scrittura, che “il principio della superbia è di apostatare da Dio”, staccarsi da Dio per ricercare il proprio interesse.
Il demonio tentò di separar l'uomo da Dio dicendogli. Sarete come dei; esso fece sì che l'uomo distogliesse il suo sguardo da Dio per portarlo sopra se stesso; quindi gli suggerì e gli insinuò il desiderio di essere pio e di comparire tale agli occhi di tutta la creazione, per riceverne gli omaggi al posto di Dio, usurpando per se medesimo tutte le lodi che si rendevano alla divinità.
Nell'uomo adunque vi sono due cose: un appetito sregolato, e un desiderio eccessivo di grandezza e di eccellenza propria. L'appetito non è il peccato di superbia, benchè sia un avanzo del peccato ed un effetto del demonio che ha corrotto la nostra natura e depravato in noi gli istinti di Dio.
Ma il desiderio, l'aderenza, la volontà formata ed attuale di assecondare questo appetito, questo è. il peccato di superbia.
L'appetito è un movimento cieco della natura corrotta: il desiderio invece è un movimento ragionato e accompagnato dal lume e dall'avvertenza della ragione. Orbene, il male che si fa con avvertenza e con libero consenso è peccato. Se questo desiderio è ardente e per una cosa eccessiva, è peccato grave.
In secondo luogo, la superbia è un desiderio della propria eccellenza. Vi è una eccellenza e una perfezione che sono lodevoli e che Dio medesimo riconosce: Siate perfetti - ha detto Gesù Cristo - come il Padre celeste è perfetto; e ve n'è un'altra che è viziosa: l'eccellenza in se stessa e per amor proprio.
E' buono il desiderio dell'eccellenza quando sia regolato secondo un fine buono, è male quando è ordinato ad un fine cattivo; ma riguardo al fine, sovente si è vittima di illusione: per non ingannarci, bisogna esaminare gli effetti.
Dio ha stabilito che la sua creatura diventi perfetta e ricerchi l'eccellenza, ma unicamente per l'amore di Lui e del prossimo. Vuole che siamo perfetti per amore di Lui e che facciamo opere buone ed eccellenti affinchè Egli ne sia onorato e glorificato. « Si veggano, - dice Nostro Signore, - le vostre opere buone, affinché Dio, - che è nascosto in cielo e sconosciuto al mondo, - sia veduto e conosciuto sulla terra per mezzo della perfezione e delle opere che compirà in voi.
Orbene; per vedere se operiamo per Dio, bisogna osservare se dalle nostre opere buone non vogliamo ricavare stima e lode per noi medesimi, se non ce ne gloriamo punto, se non abbiamo piacere di riceverne stima e onore se ci prendiamo cura di riferire tutto a Dio col desiderio che Egli solo sia stimato e glorificato in se stesso e da se medesimo.
Dio vuole pure che vi siano persone buone e perfette, per il bene del prossimo ed il sollievo delle sue miserie. Orbene, per conoscere se assecondiamo questo disegno di Dio, dobbiamo esaminare se dedicandoci al sollievo del prossimo abbiamo per fine il suo bene, ovvero se operiamo per nostro interesse, se guardiamo la nostra persona e. ricerchiamo noi medesimi; se ci occupiamo di noi per attirarci la stima e ne proviamo compiacenza; osservare insomma, se ricerchiamo qualche utile per noi medesimi. Così degli altri uffici; molti infatti, o non pensano che a gloriarsi e innalzarsi sopra gli altri e ad attirarsi lodi e onori; o non cercano che lucro e guadagno. Questi fini, ben s'intende, non sono nelle intenzioni e nei disegni di Dio.
Il superbo ricerca l'eccellenza, non già precisamente per il pregio della bontà, né per unirsi a Dio che è il Padre di ogni eccellenza e l'oceano di ogni perfezione; ma la ricerca per se medesimo e per il proprio vanto. Così, per quel maledetto amor proprio, si cambia l'ordine delle cose; infatti, secondo l'ordine, ciò che è minore ed imperfetto deve essere riferito a ciò che è eccellente, e non già ciò che è eccellente a ciò che è meno perfetto. L'essere di Dio non può entrare in nessun posto di nessun genere; persino in Gesù Cristo, rimangano distinte le due nature, divina ed umana. Essendo infinitamente perfetto, l'Essere di Dio non può riferirsi a cosa alcuna come ad un fine, mentre tutte le cose esistono per Lui: eppure il superbo riferisce Dio a se stesso. Tale è l'effetto del peccato, di sconvolgere l'ordine e la natura delle cose; ma in particolare tale è l'effetto della superbia e dell'amor proprio, di attirare tutto a sè e di appropriarsi tutto; mentre l'ordine della carità vuole che noi usciamo di noi stessi e ci portiamo nell'Essere perfetto, onde unirci a Lui ed essere perfettamente consumati in Lui.
E' questa l'ammirabile abnegazione di se medesimo praticata da chi è animato dalla pura virtù di Dio, il quale santifica la sua creatura o viene in essa onde portarla al suo fine. La creatura si unisce così all'Essere sovrano e perfetto, e dimentica tutto quanto vi è nel proprio essere tanto imperfetto; così si rivolge a Dio che è la sua fonte e dove sta la sua perfezione; e in Dio essa riceverà un essere più eccellente di quello che possiede.
Dio, infatti, l'aspetta per, consumarla in se medesimo, rendendola partecipe dell'Essere eminente della sua divinità.
L'amor proprio invece cerca di abbassare Dio sino a se medesimo e farlo servire alla propria superbia. Infatti, per uno spaventoso accecamento, chi segue, l'amor proprio considera Dio in se stesso e nelle. sue perfezioni come cosa sua propria, si gloria di tutto ciò che possiede e che è pur partecipazione di Dio, come se fosse cosa sua e provenisse da se medesimo: cosi non vede punto la causa a che diffonde in lui con immensa carità quel bene e quelle grazie. Ecco il furto, l'ingratitudine, l'insolenza della superbia.
Chè se l'anima infetta dalla superbia non arriva all'eccesso di considerare Dio in se stesso come cosa sua o di ritenersi indipendente da Dio nei suoi desideri, essa almeno nutre la persuasione che l'eccellenza dei suoi doni proviene dai propri meriti e dal proprio lavoro; ed è questa un'altra specie di superbia che si chiama arroganza, per la quale l'anima attribuisce a se medesima e ai suoi meriti ciò che non ha ricevuto che per grazia e misericordia di Dio, mentre Dio è in noi la nostra luce, la mostra buona disposizione, la nostra vita, la nostra virtù e il nostro tutto, senza di Lui non siamo capaci nè di pensare, nè di volere, nè di fare nessun bene in nessun modo.

Tratto da: “Vita e virtù Cristiane” Giovanni Olieri

Padre Pio di Pietrelcina, il primo Sacerdote stigmatizzato



STIGMATE INVISIBILI  

Ad un centinaio di metri, dietro il cascinale, ove la famiglia Forgione si recava a lavorare, Padre Pio si era costruito una piccola capanna di paglia: per proteggersi dai raggi del sole. Colà Egli si recava per studiare e pregare, colà Egli ripeteva il cantico di Frate Sole:  
«Altissimo, onnipotente, buon Signore tue son le laudi, la gloria e l'onore ed ogni benedizione …».  
Ripeteva cioè il più meraviglioso canto, che mente umana abbia scritto in lode di Dio, canto forse suggerito da Dio stesso, sulla Verna, al Poverello, del cui ordine Padre Pio indossava la veste.  
Ciò avveniva il 20 Settembre 1915.  
Intorno a Lui la natura pareva volesse prendere parte alla sua gioia e di quanto andava ripetendo  
«Laudato sii, mio Signore,  
per Sora nostra madre terra,  
la quale ne su stenta e governa,  
e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba.  
Poco fa ho detto che tale inno fu dettato da Dio a San Francesco, qui maggiormente sembra vera la mia osservazione, poiché il cantico di Frate Sole fu composto dall'Assisiate nel 1225, cioè quando Egli era quasi cieco ed era stato ricoverato nel giardino di S. Chiara, presso S. Damiano.  
Padre Pio, era superbamente felice.  
La madre, essendo trascorso mezzogiorno, e non essendo ancora il figlio ritornato dal cascinale, per il pranzo, andò a cercarlo.  
Attraversata la vigna, appena scorse la capanna gridò:  
- Padre Pio, Padre Pio.  
Fra i pampani vide il figlio diletto, che verso di lei veniva sbattendo le mani e scuotendole per arieggiarle, come se si fosse bruciato.  
- Mo’ vengo, - rispose da lontano il figlio.  
- Che hai, Padre Pio?  
- Nulla, - rispose, e andò da lei.  
La madre, la buona madre, vedendolo sorridente, lei che nulla sapeva delle atroci sofferenze del figlio, non vi fece caso e gli diede da mangiare.  
Padre pio mangiò normalmente, nulla facendole trapelare del mistero infinito che era avvenuto in Lui.  
All'umile fraticello pietrelcinese, non so se sia apparso il Dio Uomo Crocefisso, non so se, come narra S. Bonaventura per S. Francesco, i monti e le valli vicine siano rimasti illuminati di fiamme vivissime, nessuno può dirlo, e Lui, per la sua umiltà, non l’ha mai detto a nessuno, fuorché al suo confessore Don Salvatore Pannullo.  
Anche il Padre, io immagino, deve avere udito qualche parola celestiale e visto Chi, tutti non possono vedere. 
Che gli avrà detto?  
Forse gli avrà ripetuto quello che disse a S. Francesco?  
«Sai tu - disse Cristo al più Santo di tutti gli italiani - quello che io ho fatto? Io ti ho donato le Stigmate che sono i segnali della mia passione, acciocché tu sia il mio gonfaloniere. E come io il dì della morte mia discesi al limbo, e tutte le anime ch'io vi trovai ne trassi in virtù di queste mie stigmate; così a te concedo ch'ogni anno, il dì della morte tua, tu vada al purgatorio, e tutte le anime dei tuoi tre Ordini, cioè de' Minori, Suore (Clarisse) e Continenti (Terziari) ed eziandio degli altri che a te saranno stati molto devoti, le quali tu vi troverai, tu ne tragga in virtù delle tue Stigmate e menile alla gloria del Paradiso, acciò che tu sia a me conforme nella morte, come tu sei nella vita».  
Certamente il Dio infinito, il Dio fatto Uomo per la nostra redenzione, deve aver detto presso a poco così anche a Padre Pio.  
Narra sempre S. Bonaventura, che:  
«Disparendo dunque questa visione mirabile, dopo grande spazio e segreto parlare, lasciò nel cuore di S. Francesco un ardore eccessivo e fiamma d'amore divino, e nella sua carne lasciò meravigliosa immagine e orma della passione di Cristo. Onde immantinente nelle mani e ne' piedi di S. Francesco cominciarono ad apparire i segnali de' chiodi, in quel modo ch'egli aveva allora veduto nel Corpo di Gesù Crocifisso, il quale gli era apparito in ispecie di Serafino; e così parevano le mani e i piedi chiovellati (inchiodati) nel mezzo con chiodi, i cui capi erano nelle palme delle mani e sul dosso de' piedi fuori della carne, e le loro punte riuscivano in sul dosso delle mani e nelle piante de' piedi, intanto che parevano ritorti e ribaditi, per modo che infra la ribaditura e ritorcitura loro, la quale riusciva tutta sopra la carne, agevolmente si sarebbe potuto mettere il dito della mano, a modo come in uno anello; e i capi de' chiodi erano tondi e neri. Similmente nel costato ritto apparve una margine d'una ferita di lancia, non saldata (non chiusa) rossa e sanguinosa, la quale poi spesse volte gettava sangue del Santo petto di S. Francesco e insanguinavagli la tonica e i panni di gamba ...».  
Certi misteri sono troppo immensi e troppo infiniti perché mente umana possa immaginarli, descriverli e comprenderli, forse alla morte di Padre Pio, qualche cosa più di sicuro si saprà, e certamente il buon Arciprete Don Salvatore Pannullo, dal quale il Padre certo andò per narrargli ciò che era avvenuto in Lui invisibilmente, avrà riferito alle Superiori Autorità Ecclesiastiche, quello che Padre Pio avrà veduto e sentito.  
Lungi, ripeto ancora una volta, da me il voler avventare giudizi e supposizioni che possano urtare contro le sacre e divine leggi della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, che io accetto e riconosco come le uniche, giuste e vere.  
Io, da poco convertito, ignoro troppe cose religiose per non dire quasi tutte, per quanto in questi ultimi tempi abbia cercato di leggere e d'apprendere dai Sommi Dottori della Chiesa il vero, ma tale scibile è troppo vasto e troppo tempo mi occorrerebbe per imparare una millesima parte di quanto è stato scritto nei duemila anni circa, da che è apparsa la religione di Cristo.  
«Avresti potuto tacere» mi dice una voce, non so se buona o cattiva.  
No, - rispondo io - poiché la mia intenzione non è cattiva, ma buona, io non voglio fare il male, anzi voglio fare il bene, poiché intendo che altri possano essere illuminati da questa Luce divina e mutati come io sono stato cambiato.  
S. Giovanni non disse forse: «Chi fa il male odia la luce ed alla luce non si accosta perché non siano discusse le sue opere. Ma chi opera nella verità si avvicina alla Luce, perché si conoscano le sue opere secondo Dio». 
Quali dolori, quali sofferenze Padre Pio deve aver sofferto quando ebbe le Stigmate invisibili, quanto deve aver patito per nascondere agli altri, il dono di Dio, Lui solo potrà saperlo, poiché nessuna creatura umana potrà ottenere di salire con Nostro Signore sul Tabor della trasfigurazione, se prima non sia salito con Lui sul Calvario della crocefissione. Prima, l'uomo deve ottenere la carità vera ed effettiva, se vuol partecipare alla passione del Cristo umanizzato, poi, potrà ricevere con azione di grazia, dalla mano di Dio questo celeste dono, dono che gli è concesso solamente attraverso pene e sofferenze inaudite.  
Padre Pio ebbe dinanzi agli occhi non l'immagine di Gesù glorificato, ma di Gesù sofferente.  
Dirò che la redenzione di Cristo percorse tutti i dolori umani, poiché Cristo fu Uomo, Cristo soffrì tutte le pene e i dolori che l'uomo soffre, ed ebbe una conclusione terrena, la morte sulla croce, su quelle medesime croci, sulle quali venivano inchiodati i Barabba. Con la resurrezione, la morte umana venne vinta e con la Ascensione avvenne il ritorno nelle regioni  
Lo stato mistico, che una creatura prova è simile a quanto soffrì il Cristo umanizzato.  
Il corpo deve spiritualizzarsi attraverso penitenze e digiuni e il peccato in tal modo viene domato completamente.  
Se l'uomo mistico vuol rivivere la passione di Cristo, deve lui pure soffrire l'insoffribile, deve, pensando a quanto ha patito Gesù per noi, patire per Lui e con Lui. Questo fenomeno è eminentemente divino, e né la scienza, né la poesia, né le altre dottrine, potranno dare una soluzione umana al fenomeno della stigmatizzazione.  

L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio. 

Ti amo, Maria



O Maria, Madre mia, io so chi devo amare dopo Dio: sei tu, Vergine Santa, Vergine piena di grazia. Io ti amo Maria, perché tu sei la Madre di Dio, la Madre di Gesù, mio Salvatore. Io ti amo, perché tu sei la Madre di tutti gli uomini, la Madre dei Santi, la Consolatrice di coloro che soffrono. Io ti amo, Maria, perché tu sei mia Madre, la mia dolce e tenera Madre. O Maria, io sono felice di avere una mamma dolce e buona come te. O Madre mia dolcissima, voglio amarti con cuore di figlio. Voglio essere tuo, tutto tuo, per sempre tuo. Che cosa sarei io senza dite, o Maria? Ma io so che tu non mi abbandonerai mai! O mamma mia Maria, eccomi qui davanti a te. A te affido la mia vita. Ti prego: guidami tu sulla via che conduce al cielo all'incontro con Gesù, tuo Figlio, nella gioia senza fine del Paradiso. Amen.