Un soffio che passa
08 gennaio 2024
Fratelli carissimi,
In reazione alla Dichiarazione di Roma sulle benedizioni, che ha riattivato il dibattito sulle coppie divorziate "risposate" e sulle "coppie" dello stesso sesso, che si trovano entrambe in una situazione cosiddetta "irregolare" nei confronti della Chiesa cattolica, noto che alcuni di voi, sotto l'influsso dell'indignazione, si permettono di giudicare – o addirittura condannare – queste persone. Vorrei ricordare loro senza mezzi termini che Cristo Gesù disse: "Non giudicate per non essere giudicati; il modo in cui giudicate, sarete giudicati; con la misura con cui misurate sarete misurati» (cfr Mt 7,1), e pregarli di non sforzarsi più di mostrare loro segni di disprezzo o di segregazione, né di chiamarli maleducati o offensivi.
D'altra parte, chiedo a tutti voi, carissimi fratelli, di rimanere estremamente fermi sulle posizioni finora difese dalla Chiesa cattolica nei confronti di qualsiasi forma di comportamento che sia in qualche modo contraria ai comandamenti e all'insegnamento del Signore Gesù, specialmente in materia di morale, senza giudicare o rifiutare le persone – e questo al fine di preservare le vostre società da un relativismo mortale sia per i corpi che per le anime.
In questo messaggio, vi parlerò di persone religiosamente sposate che commettono adulterio con un caso specifico..
Sappiate prima di tutto, fratelli carissimi, che quando queste persone non ritornano rapidamente sulla retta via della fedeltà, vivono in uno stato di peccato che le taglia fuori dalla piena comunione con la Chiesa del Signore Gesù, e si espongono ad essere giudicate ancora più severamente alla fine della loro vita terrena dei semplici pagani che fornicano senza scrupoli. Ogni uomo o donna, infatti, che ha fatto una promessa di fedeltà davanti a Dio, ma poi tradisce il suo impegno, rifiuta deliberatamente la grazia insita nel sacramento del matrimonio: è come un cane che ritorna a ciò che ha vomitato (cfr Pr 26,11); è come la scrofa che, appena lavata, sguazza di nuovo nel fango (cfr 2 Pt 2,22). Per questo, chi conosce la volontà di Dio, si impegna a seguirla, ma non si conforma ad essa, commette un peccato ancora più grande di chi fa il male senza saperlo (cfr Lc 12,47-48).
Non dimenticate, fratelli e sorelle, che la Chiesa insegna la castità nel matrimonio cristiano, castità basata sull'amore reciproco (cfr 1 Cor 13,4-8), sulla tenerezza, sul rispetto e sulla moderazione. Infatti, se nella Scrittura si dice che gli sposi diventeranno una cosa sola (cfr Gn 2,18-24), è per significare che l'uomo e la donna sono complementari sotto tutti gli aspetti, che l'uomo deve amare la propria moglie come il proprio corpo, e che la donna deve avere rispetto per il marito (cfr Ef 5, 25-33), non cercando di dominarlo o di privarlo del ruolo di padre che per natura gli spetta all'interno della casa, non più di quanto egli debba cercare di adempiere costantemente a quello di madre, che di fatto non gli appartiene.
Nel caso di adulterio consumato e ripetuto, e anche di un semplice desiderio di adulterio all'interno di una coppia cristiana, il coniuge colpevole si affretti a porre fine alla relazione e a fare una confessione inequivocabile a un sacerdote della Chiesa cattolica – e questo tutte le volte che è necessario finché dura la tentazione. Si impegni, in un atto di sincera contrizione, ad evitare ogni occasione che possa condurlo di nuovo nello stesso peccato. Il marito implori sinceramente il perdono della moglie, o la moglie quello del marito, e perdoni lo sposo fedele, come Gesù ha perdonato l'adultera (cfr Gv 8,1-11), prima di ricevere di nuovo la santa Comunione (cfr Mt 5,23-24). Perciò, mariti e mogli, non ci sia ipocrisia, né menzogna, né inganno, ma sempre il desiderio di vivere sano e santo, per onorare il sacramento del vostro matrimonio, per piacere al Signore Gesù Cristo e per essere nella sua pace.
Per raccontarvi un caso concreto, prenderò l'esempio di una donna di famiglia cattolica praticante, che scopre, pochi mesi dopo il suo matrimonio religioso, mentre è incinta, non solo che il marito la tradisce, ma anche che la tradiva già durante il periodo del loro fidanzamento, e, per coronare il tutto, che l'aveva sposata apposta per entrare in una famiglia benestante, beneficiando di una delle reti di relazioni più gelose. Infelice e scoraggiata, fu costretta a lasciare il marito calcolatore, dissimulatore e adultero.
Tuttavia, qualche anno dopo, incontra un uomo serio e premuroso di cui si innamora perdutamente e con il quale ricostruisce la sua vita. Questo coniuge è un buon marito che condivide i suoi sentimenti e l'aiuta a crescere suo figlio come cristiano. Questa famiglia allargata non manca mai alla Messa domenicale e rimane fedele alla preghiera. Tuttavia, non è nella piena comunione della Chiesa cattolica, tutt'altro!
Avrebbe potuto essere così, ma per evitare che la sua bambina fosse rattristata o rimproverata per lei in seguito, questa donna non è stata finora in grado di convincersi a chiedere una dichiarazione di nullità del matrimonio che la Chiesa potrebbe facilmente concederle e che le permetterebbe, secondo il diritto canonico, di collocare la sua nuova coppia in una situazione "regolare".
È, infatti, in tali casi che la Chiesa cattolica può, in spirito di giustizia e di misericordia, a seguito di un'indagine e di un processo canonico nella debita forma, dichiarare nullo un primo matrimonio religioso e consentire alle coppie miste di regolarizzare la loro situazione sposandosi religiosamente in spirito e verità.
Senza voler entrare in un ristretto legalismo, questa donna, pur dotata di molte qualità, commise tuttavia alcuni errori che, oggettivamente, la tagliarono fuori dalla piena comunione con la Chiesa di Cristo Gesù e, ancor più, dalla comunione eucaristica, che tuttavia riceve illegittimamente e sacrilegamente ogni domenica a Messa.
Cari fratelli, immaginate che questa donna avesse deciso di farsi passare per medico e avesse intrapreso la pratica dell'arte medica, dotata di molte conoscenze ma senza il necessario dottorato ufficiale: non vi scandaliereste e non vi rallegrereste di vederla un giorno smascherata? Perché, allora, io, Paolo, non dovrei scandalizzarmi quando vedo questa donna lasciare il suo legittimo marito, andare a vivere con un altro uomo – il che la rende, anche pochi anni dopo, un'adultera – e ricevere ancora la comunione eucaristica?
Sappiate, fratelli miei, che il suo primo errore è stato quello di aver lasciato prevalere la falsa carità verso il figlio – che è ancora solo un bambino – sulla ragionevole decisione di chiedere al competente Vescovo diocesano la dichiarazione di nullità del suo primo matrimonio, che gli avrebbe permesso, fin dall'inizio della sua nuova unione, di essere "in ordine" con ciò che il Signore Gesù chiede attraverso la sua Chiesa.
Il suo secondo errore è stato quello di non mettere in discussione la gravità del suo adulterio, perché, nonostante fosse una buona moglie e madre, ha disobbedito a un comandamento importante (cfr Mt 19,9; Mc 10,11-12; Lc 18,20), che ha portato a uno "stato di peccato" quando la nuova coppia non si è impegnata, per amore e rispetto verso il Signore Gesù Cristo, a vivere come fratelli e sorelle.
Il terzo errore, infatti, non fu di sua esclusiva responsabilità: quando chiese al parroco della sua parrocchia di ascoltarla in confessione per poterle dare l'assoluzione, egli accettò pur conoscendo perfettamente la sua situazione coniugale. Tuttavia, temendo che, se avesse rifiutato, sarebbe andata in un'altra parrocchia per trovare un sacerdote più "comprensivo", la ricevette e le concesse l'assoluzione che desiderava. Sapeva, tuttavia, che in queste circostanze l'amministrazione di questo sacramento era allo stesso tempo illecita, invalida e sacrilega, e che anche le comunioni che sarebbero seguite sarebbero state sacrileghe. Questo sacerdote ha quindi deliberatamente commesso un gravissimo peccato di disobbedienza, purtroppo molto frequente nella Chiesa di oggi – un peccato che di fatto nuoce profondamente all'unità di questa stessa Chiesa, il cui linguaggio in materia di fede e di morale deve essere universale e rimanere lo stesso, senza tempo, da una parrocchia all'altra e a tutte le latitudini.
Il suo quarto errore è che, con il pretesto delle assoluzioni – a cui sa benissimo di non avere diritto – questa donna continua a ricevere la Santa Comunione ogni domenica.
Il suo quinto errore, infine, è quello di essersi offesa, arrabbiata e persino scandalosa quando, alla fine di una Messa domenicale, una fervente parrocchiana, venuta a conoscenza della sua situazione, ha osato dirle, per puro spirito di correzione fraterna, che non doveva fare la comunione finché non avesse ottenuto la dichiarazione di nullità del suo primo matrimonio e non fosse stata sposata religiosamente con il suo attuale sposo. a meno che entrambi non vivano come fratello e sorella.
Eppure, fratelli miei, è stata questa coraggiosa parrocchiana – e non lei – che si è alienata quasi tutta la parrocchia, e che è stata persino chiamata "fondamentalista" quando aveva solo ricordato l'insegnamento ufficiale della Santa Chiesa! Infatti, coloro che indegna ricevono il Corpo del Signore Gesù Cristo, consegnato per tutti gli uomini al patibolo della Croce, e il suo Sangue versato per espiare i loro peccati e ottenere per loro la salvezza eterna, dovranno rispondere del Corpo e del Sangue del Signore nel Giorno del Giudizio (cfr 1 Cor 12,27-29)!
Comprendete, diletti fratelli, che il vostro Dio è il Signore Gesù e che siete membra del suo Corpo mistico, che è la Chiesa. La donna in questione si è volontariamente tagliata fuori dalla piena comunione con questa Chiesa avendo rapporti carnali con un uomo diverso dal suo legittimo marito. Commette quindi adulterio, poiché non c'è altra parola per descrivere questo atto. Forse voi non lo sapete, ma nel condannare questa pratica nel Vangelo, il Signore Gesù non ha inventato nulla: si è limitato a ripetere il comandamento del Levitico (cfr Lv 18,20). 22. 29), che già puniva a morte i colpevoli. Ed è stato ancora più radicale quando ha anche dichiarato che ogni uomo che guarda una donna con concupiscenza ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore (cfr Mt 5,28)!
Con questo messaggio, pertanto, vorrei ricordare a tutti i miei confratelli sacerdoti che devono assolutamente rifiutare l'assoluzione sacramentale a chiunque si trovi in "stato di peccato" e non abbia alcuna volontà di cambiare, avendo molta cura di spiegarne chiaramente le ragioni. Ho detto "a tutti i miei fratelli sacerdoti", perché se uno rifiuta in una parrocchia e un altro accetta in un'altra, ciò danneggia ancora una volta la credibilità e l'unità della Chiesa di Cristo Gesù.
Quanto a voi, carissimi fratelli, non permettetevi di emettere giudizi impietosi sulle coppie che non sono nella piena comunione della santa Chiesa. Pregate invece per loro, e spiegate loro, per quanto è possibile, che se hanno rapporti carnali, sono chiamati dalla Chiesa a fare comunioni di desiderio fino a quando il loro primo matrimonio non sia riconosciuto nullo e non sia celebrato il secondo matrimonio, a meno che, desiderando ricevere l'Eucaristia senza alcun impedimento, non abbiano il fermo proposito di vivere come fratelli e sorelle fino a quando la loro situazione non sia stata definitivamente regolarizzata.
Cristo Gesù, che è tutto Amore, apra le vostre palpebre in materia di fede e di morale, e vi conduca, nel rispetto dei Comandamenti, sulla via della Verità senza compromessi o confusioni. E io, Paolo, discepolo fedele, dal cielo, ti benedico.
+ Paolo, apostolo di Gesù Cristo