Come non dobbiamo dare orecchi alli lodatori, perché ci guastano le nostre buone
opere, da non potere pervenire a perfetta pace.
Or molto, diletta in Cristo, è da stare vigilanti e attenti alle insidie del demonio, e per nullo
modo non ci addormentiamo per pigrizia; a ciò che il nostro avversario, come disse il
Signore, non mescoli nel seme delle nostre buone opere la zizzania; e con ogni nostra buona
possansa c'ingegniamo di sempre offerirle a Dio, pure e nette, senza nulla mala intenzione, e
senza nulla duplicità; intendendo sempre a vedere e considerare quello che ci manca, e a
quello che dovemmo e potremmo essere, e non quello che siamo.
E non vogliamo fare come quelle cinque vergini stolte, le quali, perché furono contente
alle lode e giudicii di uomini mortali, furono poi escluse d.al convito delle nozze celestiali.
Se dunque ci sono profferte queste laude, non le riceviamo per consentimento, e non ci
dilettiamo in esse; però che sono zizzania e seme di male radici, per guastarci l'orto
dell'anima nostra, il quale già abbiamo disboscato. Del quale vizio è oggi dì molto corrotto
il mondo, e molto pare dilettevole agli orecchi degli stolti. Onde dice Seneca: «Vuoi tu ch'io
ti mostri quello che manca a quelli, che par loro di avere ogni cosa? Certo, manca loro la
verità».
A biasimo del qual vizio, in prima fa, che Iddio, per la sua santa Scrittura, molto cel vieta,
mostrando che la lode dee esser pur sua. E questo è quando dice, in figura, nel Levitico:
«L'olio della santa unzione sia sempre mio, e chi per sé l'usasse, o desse ad altrui, sarà
esterminato dal popolo suo». E intendesi per questa unzione, la loda, la quale a Lui solo
s'appartiene. Vietacelo anca nei Proverbii, quando dice: «Non lattare mai altrui colle tue
labbra». Onde la lusinga è quasi uno latte, che nutrica e pasce e diletta i fanciulli; ciò è,
quelli che non hanno l'animo virile e savio.
Onde, come vitupero sa cosa è che un uomo da un altro succi la poppa; così è molto più
laida e vituperosa cosa, che quelli che denno essere virtuosi e savii, s'inchinino e paschino e
inebbrinsi di questo latte delle lusinghe. E però San Paolo, come savio, dice a quelli di
Corinto, che «avea per niente i giudicii umani»; ciò è le lode. E però soggiugne, e dice: «Ma
que' che mi giudica, si è il Signore». E anco dice: «Io non mi sento peccato, ma per questo
non sono però giustificato».
Onde Gesù Cristo, maestro di somma verità, il quale venne in questo mondo perché ci
dovessimo specchiare in Lui, mai lusinghe non volle per sé, né per dame ad altrui; anzi, per
riprendere e volere dire la verità, fu reprobato, e tribulato, e crucifisso.
Onde, essendo chiamato una volta da un lusinghiero: «Maestro buono!» sì lo riprese, e
disse: «Or perché mi chiami buono? Nullo è buono, se non solo Dio». Però non volle che lo
chiamasse buono, perché [quegli] non lo reputava Iddio.
Grande dunque superbia è quella di coloro, i quali vogliono essere chiamati buoni, i quali
sono con molti defetti; poiché Cristo, il quale era tutto perfetto, rifiutò le lode fatte per
lusinghe.
Anco esempio di non udire le lode e i lusinghieri, e di cacciarli con vergogna, ci diede,
quando, essendogli detto per lusinghe: «Noi sappiamo che tu se' maestro verace, e non ti
curi di piacere»; sì disse villania a quei lusinghieri, dicendo loro: «Or perché mi tentate,
ipocriti?». Se dunque così facessimo, saremmo in migliore stato che non siamo, ridendo ci
quando siamo lusingati e lodati; e potremmo guarire delle posteme occulte, amando chi ci
riprende, e cacciando con vergogna chi ci lusinga.
E di questo si vanta il Salmista, quando dice: «Gastigherammi il giusto nella misericordia,
e riprenderammi; ma l'olio del peccatore non ungerà il capo mio». E chiama qui «olio del
peccatore» le lusinghe e le lode. Onde dice Santo Augustino: «Per l'olio s'intende le false
lusinghe e lode del peccatore». Di questo olio ugne il diavolo i suoi fedeli nella estrema
unzione; e con questo olio ugne le menti dure, e falle atte e disposte ad ogni male,
ammollando il rigore della astinenza, e di ogni altro bene. Onde dice San Paolo: «Se io
volessi piacere agli uomini (cioè facendo e parlando a ben piacere) o curassimi di lode, io
non sarei servo di Dio». E il Salmista dice, che «Dio dissiperà le ossa di coloro, che
vogliono piacere agli uomini»; ciò è, per lusinghe fare o ricevere.
Ma quanto è del piacere in bene, ci ammonisce San Paolo, e dice: «Ciascuno si studii di
piacere al suo prossimo in bene, come faccio io».
Quanto anco non gli piacessero i superchi onori, quantunque a buona intenzione fatti,
mostrasi negli Atti degli Apostoli: dove si narra che essendo egli in Listris, insieme con Santo Barnaba, volendo gli uomini della contra da adorarli come iddii, per li miracoli che
faceano; e andando alla chiesa dove tornavano, con certi animali per fare loro sacrificii, ciò
vedendo Santo Paolo e Santo Barnaba, furono turbati, e per impazienza si stracciarono le
vestimenta, e gridando disseno: «Or che fate, or che fate? Noi non siamo iddii, che ci si
convenghi questo onore, ma siamo uomini mortali e peccatori, che veniamo a predicarvi che
vi partiate dall'idolatria, e adoriate solo Dio vivo e vero». E per questo modo ripresero e
rifiutarono le lode indegne.
Ma, ohimè, ch'io sono uno di quelli che credo, che oggidì più siano quelli che si turbano e
criepano perché non sono lodati, che quelli che fuggono le lusinghe, e le lode. Onde dice
Santo Augustino: «Molti sono usurpatori degli onori divini; e fanno si agli uomini, o perché
il richieggono come superbi, o perché le genti lo fanno loro per adulazione maledetta, per
piacere a loro».
Dico dunque, nella seconda parte ci si mostra la gravezza di questo peccato, se pensiamo a
che cosa li lusinghieri e le lusinghe si assomigliano.
E prima dico, che gli adula tori e lusinghieri sono balie e nutrici, che allattano li figliuoli
del diavolo con questo latte della lode, e fortificanli, e fannoli crescere nel peccato. E però
Salomone ammonisce ne' Proverbi, e dice: «Figliuol mio, se i peccatori t'allattano, non
consentire loro, però ch'eglino ordiscono la rete per prendere l'anima tua». E anco dice:
«L'uomo iniquo allatta l'amico suo, e fallo andare per la mala via». E Geremia profeta dice,
lamentandosi di questi adulatori, sotto somiglianza della lammia: «Le lammie scoprirono le
mammelle, e lattarono i loro cagnoli». Lammia è una bestia crudele, che da poi ch'ell'ha
allattato i suoi figliuoli, si gli straccia e devorali. La quale significa gli adulatori, i quali,
lattando colle loro lode, uccidono gli amici loro, almeno quanto all'anima: avvegnacchè,
eziandio quanto che al corpo, molti ne incorreno in morte e danni e pericoli; perché sono
provocati a fare molti mali, e molte pazzie, per le lode degli adula tori.
Sicché in questo ben si verifica il proverbio, che dice: «Loda il pazzo e fallo correre». E
qui si potrebbe assai dire, e per molti esempi provare, che molti mali e d'anima e di corpo si
fanno, per vigore di questi maledetti lusinghieri; ma lascioli stare, per non dire troppo.
Questi maladetti adulatori sono figurati per le balie d'Egitto; le poppe e 'l petto delle quali
Moisè (lo quale è significato per gli eletti di Dio) rifiutò, e non lo volle succiare. Sono anche
questi adula tori significati per quelli grilli, de' quali si legge nell'Esodo, che, quando Iddio
mandò la piaga in Egitto, mangiarono per divino giudicio quelle poche d'erbe e frutti
ch'erano rimasti della grandina; per la quale s'intende le tribulazioni, e le percosse delle
ingiurie. Sicché, come dice Santo Gregorio, viene a dire che molti, i quali non sono vinti per
le ingiurie e per le avversità, sono poi vinti e sconfitti per le lode e per le lusinghe degli
adulatori.
E, quanto a questo, l'adulatore è peggio che il detrattore: però che il detrattore umilia
l'uomo, ma l'adulatore lo fa invanire; sicché lo accieca e inganna. E però dice Iddio per
Geremia: «Popolo mio, quelli che ti beatificano e lodano, sì ti ingannano, e fanno ti
isdrucciolare». E per un altro profeta dice: «Quelli che beatificano altrui, sono precipita tori;
e quelli che sono beatificati e lodati, sono precipitati e abbassati dalla altezza della virtù
nell'abisso della falsità».
Onde, quanto la cosa è più in alto levata, più gravemente poi si percuote in terra; così,
quanto l'uomo più innalza altrui, e millantato colle sue lode, tanto più il fa cadere, e
malfinire. Sicché di questi si può intendere la parola del Salmista, che dice: «Tu gli
abbattesti, quando si levarono». Quasi dica: tu, Signore Dio, abbatti, reprobando quelli, i
quali il mondo esalta lodando
.Anco gli adulatori sono assimigliati alle sirene: le quali sono pesci marini, che, cantando
in mare dolcemente, fanno addormentare i marinari, e poi sovvertono il legno: e così i
lusinghieri, colle loro dolci lusinghe, fanno dimenticare altrui il pericolo del mare di questo
mondo; sicché, non provvedendo, s'annegano. Del pericolo del qual mare parla Santo
Bernardo, e dice: «Lo pericolo si prova ai molti che annegano, e ai pochi che campano». E
dice: «Nel mare di Marsiglia, di quattro navi non annega una; ma nel mare di questo mondo,
di quattro anime, a fatica ne campa una».
Come dunque, nel pericolo e tempeste del mare, non è da cantare, né da sollazzare; così
nel pericoloso stato di questo mondo non c'è tempo d'andare cercando lode di lusinghieri,
però che sono giullari del diavolo; però che vogliono impedire la santa tristizia, e inducere
la vana letizia, lodando eziandio nel male i peccatori. Ne' quali il demonio abita come in sua
casa; e però dice Ozia profeta: «Nella malizia sua letificarono il re». Ciò vuol dire, che gli
dierono sollazzo facendo ridere. Onde, come agl'infermi del corpo si sogliono procurare
giullari, i quali, cantando e sollazzando, gli abbino a remuovere dalla malinconia, e dalla
memoria della infirmità; così il diavolo, agl'infermi dell'anima procura questi adulatori, i
quali nel mal fare gli confortano, e toglieno loro la memoria del loro male stato, e della
eterna morte, alla quale se ne vanno.
Onde sopra a quella parola di Cristo, che disse: «Lascia ai morti seppellire i morti suoi»,
dice Santo Gregorio: «Allora il morto seppellisce il morto suo, quando l'uno peccatore
sotterra l'altro, e acciecalo colla lode e colle adulazioni».
Sicché a questo modo gli adulatori, come sacerdoti del diavolo, sotterreranno i morti nel
peccato; cioè, ch'eglino ve li confermano, e non si rilievano, e rimangono pur morti ne' loro
peccati. Sono anco gli adulatori come malefici e incantatori del diavolo che trasmutano gli
uomini in qualunque forma vogliono; sicché tale uomo, che è quasi una scimia, lo fanno
tenere e reputare quasi un lione.
Onde dice un savio: «Nulla cosa è, che l'adulatore non faccia credere allo stolto che gli dà
fede, sicché lo fa parere dio, essendo peggio che bestia». Sono anco come quello animale
che si chiama camaleon, il quale si conforma a quella cosa alla quale s'accosta,
incontanente; e così il lusinghiere, per sua adulazione e piagientaria, a tutti si conforma.
L'adulatore, per verità, è pessimo traditore; però che lusingando e mostrando amore,
uccide l'anima; e lisciando lorda; sicché s'assomiglia a Giuda, il quale col bacio tradì Cristo.
E possiamo dire, che l'adulatore è uno mele amaro; ciò è, che per dolcezza arreca ad
amaritudine: ed è come saetta d'oro, la quale dà mala ferita, pogniamo che paia bella e cara.
E anco come vento: il quale pare lieve e leno, ma è di tanta potenza, che le navi (ciò è le
menti, che paiono cariche di molti beni) fa affondare e perire, e trasportale dal regno di Dio
insino a quello del diavolo. Ed è anco come rete del diavolo, a prendere l'anima nel mare di
questo mondo.
E questo mostra Salomone ne' Proverbii, quando dice: «Quello che parla all'amico suo
parole di lusinghe, sì gli tende una rete ai piedi» .
E generalmente possiamo dire, che, come dice Santo Augustino: «Ira di Dio è, che cessi
chi corregga». E, sopra a quella parola che disse Cristo, ciò è, «Guai a voi, quando gli
uomini vi benedicono», dice una chiosa: «Grande pena e giudizio di Dio è, che l'uomo, non
solamente non sia ripreso, ma sia lodato del suo fallo, come di cosa ben fatta». E Santo
Augustino dice: «Molto più nuoce all'anima la lingua dell'adulatore, che la mano del
percussore». E però dice Salomone ne' Proverbi: «Meglio sono le ferite dell'amico, che i
fraudolenti baci di chi ti odia». E nello Ecclesiastico si dice: «Meglio è essere corretto dal
savio, che ingannato da' nimici per lusinghe».
Onde gli adulatori sono simili a quelli, che menarono Cristo in sulla cima del monte, per
volerlo poi precipitare quivi giù; in ciò ch'eglino inalzano l'uomo, ed esaltanlo per molte
lode, per farlo precipitare nel profondo del peccato.
Nella terza parte dice, che l'adulazione si mostra molto stolta, in ciò che loda l'uomo a lui
stesso, come lui a lui si dovesse vendere. E però uno savio riprese uno che 'l lodava, e disse:
«Or perché mi lodi tu a me stesso? Or credi tu, che io a me stesso mi debba comprare?».
Anco in ciò è stolto il lusinghiere, che lusinga l'uomo per trovare la sua grazia; il quale
molto meglio gli verrebbe in grazia se gli dicesse la verità, pogniamo che in quel punto gli
dispiacesse. Onde però si dice nei Proverbi: «Quei che corregge il prossimo suo, troverà più
grazia che quei che lo inganna per lusinghe; anzi quelli che riprendono, siano lodati, e sopra
loro verrà la benedizione»: almeno quella di Dio. E questo è vero appo li savii. Ma se
l'uomo ne dispiace agli stolti, non se ne dee curare, pensando che disse Cristo: «Beati sarete,
quando gli uomini diranno male di voi»; ciò è i peccatori.
Or perché questo vizio maledetto è tanto pericoloso, m'è paruto di scriverlo un poco
lunghetto; a ciò che la carità vostra possa meglio conoscere il suo pericolo; a ciò che siate
più cauta, e sollecita a guardarvi da questi pestilenti imbasciadori del diavolo; e che con
ogni vostro sforzo v'ingegnate d'offerire le vostre buone opere a Dio, pure e sincere, senza
nulla duplicità, e che il desiderio vostro non sia maculato in nulla: ciò è, che non sia
desideroso di volerne nell'animo vostro nulla laude, né che desideriate di volerla da nullo
altro; ma sia sempre diritto verso Iddio, a ciò che l'anima vostra ne possa stare ben pacifica,
per la testimonianza della buona coscienza.
E a ciò che meglio ve ne possiate guardare, a vostro conforto porrò alcune autorità di
Santi, i quali a questo vizio guardarci molto ci confortano; e le distinguerò in cinque parti.
SAN ANTONINO