domenica 19 maggio 2019

Fiducia totale



La Provvidenza di Dio

La fiducia è essenziale nella vita umana. Se un figlio non avesse fiducia nella sua mamma o una moglie in suo marito... come potrebbero vivere? Lo stesso succede nella vita spirituale: se non abbiamo fiducia in Dio, se abbiamo paura di lui, se crediamo che seguendo la sua volontà ci porti per la via della sofferenza, come se fosse contento di farci soffrire... la nostra vita spirituale sarà un tirare avanti. Ci mancheranno le ali della fiducia per correre e volare per le vie dello spirito.
Per questo, non farti turbare né agitare, pensando ai tuoi problemi. Sforzati da parte tua per quello che puoi e poi ... confida in Dio. Chiudi gli occhi e digli ripetutamente: Gesù ti amo e confido in te. Ripetilo fino a stancarti, più volte che puoi, giorno e notte, mattina e pomeriggio, e vedrai la differenza. Ricorda ciò che Gesù diceva alla venerabile Consolata Betrone: “Tu pensa solo ad amarmi. Io penserò a te e a tutte le tue cose fino nei minimi dettagli” (31 Luglio 1931). La fiducia è il fiore più bello dell’amore. Per questo, Gesù diceva ad una santa religiosa: “Se mi ami confida in me; se vuoi amarmi di più, confida di più in me; se vuoi amarmi immensamente confida immensamente in me”. 
Santa Teresa di Calcutta diceva: “Gesù desidera che riponiamo tutta la nostra fiducia in lui. Io gli chiedo che faccia di me una santa, lasciando nelle sue mani la scelta dei mezzi che possono portarmi a questo”. 
Santa Faustina Kowalska disse a proposito delle grandi tenebre spirituali che patì: “Il pensiero che più mi tormentava era l’essere respinta da Dio. Avevo questo pensiero: perché impegnarsi nella virtù e nelle buone azioni? Perché sono rifiutata da Dio? Solo Dio sa quello che succede nel mio cuore. In un momento che mi trovavo terribilmente oppressa per questa sofferenza entrai nella cappella e dissi, dal profondo della mia anima: Gesù fai di me ciò che vuoi. Ti adorerò in tutti i modi. Che sia fatta la tua volontà. Io loderò la tua misericordia. E, repentinamente, cessarono i miei terribili tormenti e vidi Gesù che mi disse: «Io sono sempre nel tuo cuore». Una gioia indicibile inondò la mia anima e la riempì di tanto amore di Dio che infiammò il mio povero cuore. Vedo che Dio non permette mai prove superiori a quelle che possiamo sopportare... un solo atto di fiducia, in questi momenti, dà più gloria a Dio che molte ore trascorse nel gaudio delle consolazioni”(20). 
Certo, nei momenti di oscurità sentire il rifiuto di Dio turba l’anima e il diavolo approfitta dell’opportunità per inculcarle pensieri di sconforto; ma, se l’anima continua a confidare, anche se si sente condannata, è salvata. L’unica cosa che la allontanerà da Dio sarà la sfiducia, la disperazione e la mancanza di fede. Come dice la Sacra Scrittura in Prov. 28, 1: “Il giusto è sicuro come un giovane leone”(21).  
La fiducia in Dio è come una miniera d’oro dalla quale possiamo trarre immense benedizioni per la nostra anima. Santa Teresina del Bambin Gesù diceva: “Com’è dolce la via dell’amore! Come desidero vivere con il più assoluto abbandono a compiere la volontà di Dio” (MA f. 84). “La mia via è tutta di fiducia e di amore... Vedo che basta riconoscere il proprio nulla e abbandonarsi come un bimbo nelle braccia di Dio” (Lettera 203). “Questa via è l’abbandono del bimbo che dorme senza paura nelle braccia del suo papà” (MB 1). “L’abbandono è il frutto delizioso dell’amore” (Poesia 42).
“Oh Gesù, come si rallegra il tuo passerotto di essere debole e piccolo! Che sarebbe di lui, se fosse grande? Non avrebbe mai l’audacia di comparire alla tua presenza, di sonnecchiare davanti a te... Oh Gesù, lascia che ti dica, in un eccesso della mia gratitudine, lascia che ti dica che il tuo amore va fino alla pazzia. Come vuoi che davanti a questa pazzia il mio cuore non si lanci verso di te? Come potrebbe avere limiti la mia fiducia? ... Se per assurdo Tu incontrassi un’anima più debole, più piccola della mia, ti compiacerei se tu la colmassi di favori maggiori nel caso in cui lei si abbandonasse con totale fiducia alla tua misericordia infinita” (MB f. 5).
Abbandonati in Dio. Confida. Respira a fondo. Respira il suo amore tramite l’aria che entra nei tuoi polmoni, guarda la sua bontà, riflessa nelle bellezze della natura, nel sorriso dei bambini o nei fiori di campo. Reagisci, pensa, confida e lasciati portare da lui senza condizioni. Lui ti dice: “Non temere, continua solo ad avere fede in me” (Mc 5, 36). “Non temere, perché io sono con te” (Is. 41, 10). E ora con fiducia totale digli la preghiera di Charles de Foucauld: 
Padre mio, io mi abbandono nelle tue mani. 
Fa’ di me ciò che ti piacerà. 
Qualunque cosa tu faccia, io ti ringrazio. 
Sono pronto a tutto, accetto tutto 
purchè la tua volontà si faccia in me 
e in tutte le tue creature. 
Non desidero altro, Padre. 
Rimetto la mia anima nelle tue mani, 
te la dono con tutto l’amore del mio cuore. 
Perché ti amo ed è per me un bisogno d’amore donarmi,
rimettermi senza misura tra le tue mani, 
con infinita fiducia, 
perché tu sei mio Padre.
Dio voglia che tu confidi in Dio Padre come quella bambina che, prima di essere operata, fece questa preghiera nella stessa sala operatoria: “Gesù, mio amato pastore, benedici la tua agnellina in questo giorno e conservami sana fino a domani”. Allora, quella bimba di sette anni, sorrise e disse al chirurgo: “Sono pronta. Ora non ho paura, perché Gesù si prenderà cura di me”.

Preferisco morire amandoti piuttosto che vivere un solo istante senza amarti



Ti amo, o mio Dio, e il mio solo desiderio è di amarti
fino all’ultimo respiro della mia vita.
Ti amo, o Dio infinitamente amabile,
e preferisco morire amandoti
piuttosto che vivere un solo istante senza amarti.
Ti amo, Signore, e l’unica grazia che ti chiedo
è di amarti eternamente.
Mio Dio, se la mia lingua
non può dirti ad ogni istante che ti amo,
voglio che il mio cuore
te lo ripeta tante volte quante volte respiro.
Ti amo, o mio Divino Salvatore,
perché sei stato crocifisso per me,
e mi tieni quaggiù crocifisso con Te.
Mio Dio, fammi la grazia
di morire amandoti e sapendo che ti amo.

(Santo curato d’arS)

"Sto continuamente ricevendo corone di spine...passando a testa bassa attraverso la folla che mi percuote".



Prega, Figlia Mia, non stancarti mai.
Fai quello che ti chiedo senza domandare come e quando.
Penserò a tutto Io.
Ti guiderò.
Sono Io che ti sto usando.
Non avere paura. La collera di Dio sta per traboccare.
Il demonio ha imprigionato le anime di...".

"La giustizia divina è pronta ad agire. 
Sarà forse fra qualche mese?
O un anno?
Solo il Padre Eterno lo sa.
È un'impresa talmente difficile!".

"Figlia Mia, dopo così tanti messaggi che parlano di eventi dolorosi, loro rimangono indifferenti, come se fosse una chiamata vana.
Cos'altro posso fare per l'umanità?
Tutto è silenzioso, immobile come se l'Onnipotente non esistesse.
Io voglio che la Mia voce afflitta raggiunga tutti gli angoli della terra e ripeta all'infinito di stare attenti... è arrivato il momento di pareggiare i conti.
Io chiedo questo ai...dite loro che questa è l'ora del pericolo.
Preparatevi tutti, buoni e cattivi, adulti e bambini, preti e suore, l'umanità intera, svegliatevi dal vostro torpore apatico!
Fate loro sapere chiaramente che saranno beati soltanto coloro che ascoltano la Mia voce e si preparano.
Figlia Mia, prega molto.
Parla ai figli delle tenebre".

"Figlia Mia, sto continuamente ricevendo corone di spine, passando a testa bassa attraverso la folla che Mi percuote.
E questo a causa dei molti sacrilegi che vengono commessi ogni giorno nei tabernacoli contro di Me e contro il Mio corpo Santo.
Fallo per me, soffri e fai penitenza.
Stai tranquilla.
Ascolta ciò che ti dice il Mio servo.
Il Mio Eterno Padre vuole così".
"Io ti benedico".

suor Anna Alì   6 ottobre 1987

I SETTE VIZI CAPITALI



EGO TE ABSOLVO 


SATANA... PECCATI. . .VIRTù..... 


L 'accidia o pigrizia 

L' ACCIDIA è una tendenza all'ozio o almeno alla negligenza e al torpore nell'operare: è talora disposizione morbosa proveniente da cattivo stato di salute, ma ordinariamente è malattia della volontà che paventa e rifiuta lo sforzo. Vi sono tre tipi di accidiosi: L'Indolente, che non pone mano al lavoro che con lentezza, fiacchezza e indifferenza e se fa qualche cosa, la fa male; il fannullone che non rifiuta, ma indugia, ritarda l'affare che aveva accettato: Il Vero Accidioso, che non vuol fare nulla di faticoso e mostra spiccata avversione per ogni lavoro serio di braccio e di mente. 

Quando la pigrizia riguarda gli esercizi di pietà ritiene il nome di accidia e consiste in un certo disgusto delle pratiche spirituali, che induce a farle con negligenza, ad abbreviarle, e talora anche ad ometterle sotto vani pretesti: E' la madre della tiepidezza. 

Per capire la malizia dell'accidia, bisogna ricordarsi che l'uomo è fatto per il lavoro. 
Necessità di natura è il lavoro per coltivare le sue molteplici facoltà e così provvedere ai bisogni del corpo e dell'anima e tendere così al proprio fine. Con la caduta dell'uomo, il lavoro diventò per lui non solo legge di natura, ma castigo, pena e penitenza. L'accidioso trasgredisce questa legge naturale e positiva. La gravità del peccato varia secondo la gravità dei doveri trascurati. 

Quando per pigrizia si giunge fino a trascurare i doveri religiosi, necessari per la propria salvezza o per la propria santificazione o alla santificazione di altri si fa peccato mortale. 

Pur peccato grave si commette quando si trascura volontariamente in materia rilevante qualcuno dei doveri del proprio stato: trascurando doveri meno importanti, si fa peccato veniale. 

Ma il pendio è sdrucciolevole, e se questa indolenza non viene combattuta presto, si aggrava e diventa più funesta e colpevole. 

G. Crux 

Ave, Maria,



Ave, Maria, sempre vicina a Gesù respinto: prega il tuo Figlio perché non venga mai meno il coraggio dei suoi testimoni nel mondo.


CRISTO CROCIFISSO CAPOLAVORO DELL’AMORE



IL TEMPO DI GESÙ CROCIFISSO

Finora abbiamo parlato di un Verbo Figlio di Dio, fatto uomo nel seno purissimo della Vergine Maria, tutto inteso a realizzare il grande programma che gli è stato affidato dal Padre, cioè quel divin Sacrificio che avrebbe restituito al Padre la sua gloria e ridato al mondo la salvezza perduta: ma questo discorso sarebbe rimasto incompiuto e anche ingiusto senza una parola che mettesse brevemente in rilievo ciò che costituisce la sua personale iniziativa nel compimento del grande programma ricevuto dal Padre.
Potremmo cominciare rievocando, come mi pare di aver fatto, quella sua totale, non solo, ma entusiastica adesione a quella Volontà, rivelandone anzi gli aspetti più esigenti: non permettendo ad alcuno che lo dissuadesse (e di ciò san Pietro ne fece le spese), né domandando ad alcuno che gli fosse di aiuto: tutti infatti poterono svignarsela.
Qui forse possiamo chiederci del perché di tanta gelosia di Gesù, sia nell'ignorare chi avrebbe potuto aiutarlo, sia nel rifiutare chi volesse dissuaderlo da quel suo cammino verso il suo grande Sacrificio: ebbene, scoprire il perché di questa sua gelosia, sarà come scoprire che Lui faceva questo cammino verso quel suo Sacrificio non solo per obbedire alla Volontà del Padre, ma anche per le seguenti motivazioni, alle quali ora accenneremo.
Anzitutto, quel miracolo di amore con il quale Egli volle incoronare il suo Sacrificio sulla Croce, facendo delle sue carni sacrificate e del suo Sangue sparso un divino Banchetto per la nostra fame e la nostra sete di infinito...: questo miracolo di amore, anche se tutto intonato al programma del Padre, in realtà era una iniziativa tutta sua, una iniziativa che gli è scaturita proprio da quella carne ricevuta dalla Vergine sua Madre, per cui, nel momento stesso del sentirsi uomo, ecco che quel pensiero, per sé devastante, di dover morire sulla Croce, si trasformò d'improvviso, come in una tappa meravigliosa, cioè: quella tappa, come il fuoco... avrebbe 'preparato' quelle sue Carni e quel suo sangue, così che poi, in quel Banchetto di Vita, sarebbero diventati più bramati, più desiderati e gustati!
Ma ecco che a questa iniziativa se ne accompagna un'altra: abbiamo sentito, appena sopra, da Apocalisse (21, 3) parlare delle Nozze dell'Agnello come di una eterna Alleanza: "Ecco la dimora di Dio con gli uomini: essi il suo popolo... Egli il Dio con loro". Sappiamo che ci fu una prima Alleanza, al tempo dell'uscita dall'Egitto, ma a questa il popolo non fu fedele, ed essa decadde. Ma il ricordo di essa non decadde, perché i Profeti continuarono a richiamarla. Quando poi venne la pienezza dei tempi, ecco che Isaia ed Ezechiele annunciarono "una nuova ed eterna Alleanza".
Ma ogni Alleanza deve essere ratificata dallo spargimento di sangue: quella prima era stata sancita con il sangue di animali: e questa seconda ed eterna?... Ecco Gesù, che nell'ultima cena con i suoi, prima di andare alla morte di Croce, inaugurando anzi tempo il Banchetto Eucaristico, ma riferendosi sempre alla sua morte di Croce, con il suo Sangue che spargerà sulla Croce, ratifica, sancisce la Nuova Eterna Alleanza.
Nel medesimo tempo, cioè mediante quell'ultima Cena, con le grandi parole rivolte agli Apostoli al termine di essa: "Fate questo in memoria di me" (ecco una nuova e terza grande iniziativa). Egli eleggerà il nuovo Sacerdozio per l'Eterna Nuova Alleanza!
Ma anche immediatamente prima di andare incontro alla sua Passione, e quindi alla sua Crocifissione e quale inspirazione da essa, ecco un'ulteriore iniziativa, cioè quel suo discorso che giustamente è chiamato la preghiera sacerdotale, la preghiera di oblazione e di intercessione nell'ora del Sacrificio: noi possiamo vedere in essa una soluzione di quell'altra iniziativa che è il mistero delle Nozze Eterne che Cristo, al suo ritorno, dovrà stringere con la Nuova Gerusalemme, cioè con la sua Chiesa, quella formata dall'umanità da Lui redenta, formata dunque da ciascuno di noi, poiché ognuno sarà soggetto di quelle Nozze.
Infatti quella preghiera parla di una consacrazione di tutti nella Verità, e insieme di una partecipazione di tutti e di ognuno a quell'Unità stessa nella quale vivono il Padre e il Figlio; e di tanta Grazia, cioè di tali Nozze Eterne, dovranno poi esserne partecipi tutti per tutta la Vita Eterna. Ecco infatti come conclude quella preghiera: "Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato: poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo" (Gv 17,17 e s.).
A quali prospettive veramente divine e davvero infinite conducono tutte queste iniziative di Cristo, partendo tutte dal dolcissimo mistero della sua Morte di Croce!
O mio dolce Signore, Gesù Crocifisso!... capolavoro dell'Amore!... dopo aver compiuto con Te questo lungo viaggio attraverso i lunghi secoli del tuo Avvento: il grande secolo della tua presenza tra noi, gli ormai quasi due millenni dalla tua dipartita, e quindi di una tua trepida attesa, sempre compresi dentro il mistero del tuo grande Sacrificio, cioè della tua Passione e Morte di Croce, prima nella sua realtà storica, poi nella sua realtà mistica, dentro la celebrazione della tua Chiesa: credendoci dunque verso il termine di questo viaggio, e ritenendoci un po' in diritto che Tu, finalmente debba venire a noi... ecco che noi andiamo già vedendo vicini i grandi fatti che la tua venuta porterà con sé: la fine di questo mondo, la condanna di Satana e dei suoi, il Giudizio di tutti e la comparsa dei cieli nuovi e della nuova terra, dove regnerà la giustizia!
Ma Tu, con la parola della Scrittura, vieni a richiamarci oltre siffatti, e a mostrarci al di là della nostra stessa Salvezza (per la quale Tu hai fatto tanto), al di là, quando ormai l'immane fracasso, che segnerà la caduta nel nulla di ogni vanità del tempo, anche lui, il tempo stesso sparirà nel nulla, al sopravvento dell'Eternità con le sue eterne bellezze! Ed è proprio la prima di esse, quella che tu vuoi mostrarci, perché essa è tutta nostra, cioè la celeste Gerusalemme che discende dal Cielo, tutta pronta per le Nozze Eterne con l'Immacolato Agnello che sei Tu!
O beata Gerusalemme del Cielo! O beata Chiesa di Cristo Crocifisso! O beato ciascuno di noi Chiesa di Cristo Crocifisso!... innamorato di ciascuno di noi ancora dalla sua Croce, ora vuol concludere tutto alla perfezione del suo Amore, chiamando tutti alle sue mistiche Nozze, dopo averci doppiamente consacrati nella Verità, dopo averci ammessi alla stessa Unità di Lui con il Padre, e dopo aver ottenuto dal Padre che stiamo sempre con Lui per contemplare la sua gloria, quella che gli è stata data ancor prima della fondazione del mondo perché noi la viviamo con Lui!
O Gesù, dolcissimo Sposo delle nostre anime, come è vero che Tu sei il nostro sposo, perché ci hai dato tutto di Te stesso, sia prima qui sulla terra, sia ora in Cielo: e come è vero che nel tempo del tuo vivere qui tra noi ti è toccato di vivere in quella "angoscia", della quale ci hai detto, per aver dovuto aspettare che si compisse, finalmente, quel "Battesimo" per il quale ci avresti manifestato in pienezza quel tuo amore, morendo per noi sulla Croce e lasciandoci così il tuo Corpo e il tuo Sangue come nostro cibo e bevanda: e come è pur vero che Tu, prima di partire da noi, hai dato ai tuoi la facoltà divina di perpetuare nel tempo, per la nostra fame e sete, quel santo sacrificio tuo sulla Croce.
Ma ciò sarà pur vero anche per quando verrai? O poveri uomini, tanto superficiali quanto vanitosi e vuoti, ascoltate bene voi, cui dà tanto fastidio la presenza del Crocifisso: nel Credo noi diciamo: "Di nuovo verrà nella gloria" ma, prima di lui, "comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo"; quel segno non sarà che la Croce!... e sarà splendida come il sole! - ditemi dunque: quel segno, nel vederlo, avrete ancora tempo per andar dal sindaco a pregar di rimuoverlo, o vi troverete, d'improvviso, morti per lo spavento?
"E vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo, con grande potenza e gloria" (Mt 24,30) - Ma tutto questo avverrà. Tu intanto, o Cristo, fino a quando non avverrà la fine, e ci sarà anche un uomo solo da salvare, Tu sarai in agonia, cioè sarai là su quella Croce, quella che Tu, fin dall'inizio del mondo e del peccato, Tu hai subito pensato, voluto e bramato come l'unico rimedio per quel gran male del peccato, o benedetto Cristo Crocifisso, vero capolavoro dell'Amore.
Ma a un tanto capolavoro di Amore, non dovrà forse corrispondere un premio? E quale premio potrebbe essere da più di quello che Tu già ci hai mostrato, cioè quello che, fin da un misterioso passato (come narra san Giovanni della Croce) il Padre tuo, desideroso di trovarti una Sposa, dopo averti indicato i cieli e la terra quale degno palazzo di essa, alla fine ecco che (con tuo grande contento) ti rivela il mistero della tua Sposa, cioè: poiché gli abitanti dei due piani di quel palazzo della Sposa (e sono gli Angeli, nel piano superiore e gli uomini, nel piano inferiore) formano un Corpo solo, per il fatto che Tu solo sei lo Sposo che li ama, e: "il Pane degli Angeli è diventato il Pane degli uomini ecco che quel Corpo è la vera, unica tua Sposa!
Oh! allora, venga dal Cielo questa celeste Gerusalemme, cioè la Sposa del palazzo dai due piani, cioè le infinite schiere dei cori angelici, e la folla immensa che non si può misurare degli uomini redenti e salvati: e Lui, lo Sposo, l'Agnello immolato per tutti: e vengano dunque le tanto sospirate Nozze, e con esse gli sconfinati orizzonti dell'Eternità, e quella Vita Eterna, e l'eterno viaggio nuziale di quelle Nozze Eterne, anzi l'eterno viaggio trionfale di quello Sposo Vincitore della Morte e delle forze infernali, e di quella Sposa da Lui salvata e con Lui Vincitrice: Eterno viaggio trionfale all'insegna della Croce, il "Segno" del Figlio dell'uomo, più radioso del Sole: il segno che, fin dall'inizio del tempo, il Verbo divino ideò come l'arma sicura della sua trionfante impresa, e sulla quale poi, fattosi uomo si lasciò crocifiggere, divenendo così il Crocifisso, e quindi il grande Sacrificio di Redenzione lasciato in dono alla Chiesa sua Sposa, perché lo tenesse vivo tutti i giorni, tutte le ore del giorno, quale capolavoro dell'Amore, ispirativo di Amore.
E ora, finito il tempo, avviato l'Eterno Viaggio trionfale, quel "Segno" con il quale tutto era stato fatto, non poteva certo nascondersi, né venir dimenticato, ma innalzato! come il vessillo, la bandiera di quel trionfo e di quel Trionfatore!!!
Oh, davvero beati coloro che avran parte in quell'Eterno Viaggio trionfale, sotto quel Segno, quel vessillo, quella Bandiera. Ma quale vergogna e, purtroppo, eterna!... per chi, quel Segno, l'avesse ritenuto una realtà insignificante.

Padre Virginio Carlo Bodei O.C.D.

Per la nostra società



Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi (1Gv 2,11).


Guidaci sulle strade di questa nostra storia! 
Mostra alla Chiesa e ai suoi Pastori 
sempre di nuovo il giusto cammino! 
Guarda l’umanità che soffre, 
che vaga insicura tra tanti interrogativi; 
guarda la fame fisica e psichica che la tormenta! 
Da’ agli uomini pane per il corpo e per l’anima! 
Da’ loro lavoro! Da’ loro luce! Da’ loro te stesso! 
Purifica e santifica tutti noi! 
Facci comprendere 
che solo mediante la partecipazione 
alla tua Passione, mediante il “sì” alla croce, 
alla rinuncia, alle purificazioni che tu ci imponi,
la nostra vita può maturare 
e raggiungere il suo vero compimento.
Radunaci da tutti i confini della terra. 
Unisci la tua Chiesa, unisci l’umanità lacerata!
Donaci la tua salvezza! Amen.

(Benedetto XVI)

Maledetti sono coloro che Mi maledicono



Mia amatissima figlia, il maligno si è impadronito dei cuori di molti che credono in Me a causa del facile accesso,  che gli consentono, alle loro anime. 

Satana tenta le anime attraverso i sensi ed anche attraverso il peccato di orgoglio. Coloro i quali credono che la loro intelligenza e la loro conoscenza della Santa Parola di Dio dia loro il diritto di giudicare gli altri nel Mio Nome, Mi offendono profondamente. Essi sono gonfi di orgoglio, ed il loro narcisismo gli fa credere di avere il diritto di disprezzare gli altri e di versare del veleno nel Mio Nome. Diffidate di coloro che maledicono gli altri e poi dicono di essere Miei, poiché parlano con una lingua malvagia. Nel giorno in cui Io verrò, queste anime indietreggeranno dalla paura e si proteggeranno gli occhi dalla Mia Luce, poiché li accecherà. 

Abbiate sempre fiducia nella Mia Misericordia, in quanto Io perdonerò sempre coloro che vengono davanti a Me con un sincero pentimento, nelle loro anime, riguardo a qualsiasi cosa essi abbiano detto, fatto e operato, offendendoMi. Abbiate però timore, della Mia Giustizia poiché sarà terrificante. Non Mi scuserò per questo. Sappiate che i superbi e i potenti che Mi hanno fatto perdere le anime che Io desideravo attraverso l‟influenza malvagia esercitata sugli altri, soffriranno. Essi tremeranno di paura davanti al Mio Trono, ma discuteranno ancora con Me e difenderanno la loro condotta malvagia, nell‟errata convinzione che Io li ascolterò. 

Maledetti sono coloro che Mi maledicono. Benedetti sono, invece, coloro che vivono la loro vita con l‟amore per gli altri e che seguono i Miei Insegnamenti, anche se questo causa loro dolore. 
Io innalzerò i giusti, ma schiaccerò i malvagi che voltano le spalle alla Parola di Dio. 
Chiunque provoca dolore agli altri, ed in particolare nel Mio Nome, dovrà rendere conto a Me nell‟Ultimo Giorno. 

Il vostro Gesù 

18 Ottobre 2014



sabato 18 maggio 2019

"Quasi tutta l'umanità Mi insulta nel Mio Sacramento divino".



"Figlia Mia, sii sempre in Mia presenza.
Io sono felice di accettare qualunque sacrificio tu offra per l'umanità.
Il tuo compito è molto importante.
La mia parola è un comando.
È necessaria per la salvezza dell'umanità.
La giustizia divina pesa su un'umanità coperta di fango.
I senza Dio saranno distrutti".

"Figlia Mia, prega molto.
L'Italia soffrirà grandi sconvolgimenti e sarà purificata da una grande rivoluzione: solo parte di essa sarà salvata.
I peccatori ostinati non vogliono avere nulla a che fare con Dio, Mio Padre.
La Sua ira è su di loro.
Ci saranno calamità, terremoti, malattie contagiose, cicloni (che gonfieranno i mari e i fiumi tanto da farli straripare), le montagne saranno ingoiate dalla terra".

"Figlia Mia, quasi  tutta l'umanità  Mi  insulta  nel  Mio Sacramento divino, disprezzandoMi, non credendo in Me.
I dittatori della terra, veri mostri infernali, distruggeranno le chiese e i Miei sacri tabernacoli.
In questa lotta sacrilega non avere timore.
Continua a parlare a tutti.
Verranno ore di terribile abbandono".
"Ti benedico".

suor Anna Alì   5 ottobre 1987

GESU’ OSTIA



Il mistero pasquale

La liberazione degli Ebrei dalla schiavitù d'Egitto avviene dopo la manifestazione della decima piaga. Iddio, per piegare l'ostinazione del faraone e far giustizia degli idoli di questo Paese, decreta la morte dei primogeniti egizi. Il castigo si compie nella notte, mentre gli Ebrei consumano l'agnello, dopo aver tinto col sangue di questo agnello gli stipiti e l'architrave delle loro porte. Dov'è questo sangue, l'Angelo della morte non entra, 'passa oltre'.
Questa notte segna l'inizio della "Pasqua del Signore" (Es 12,1 e ss). 'Pasqua', in ebraico, deriva dal verbo 'passare oltre'. Da allora, con la Pasqua, gli Ebrei celebrano tre momenti della loro storia: a) il 'passaggio' dell'Angelo del Signore e la salvezza dalla morte; b) il 'passaggio' del Mar Rosso e la liberazione dalla schiavitù; c) l'arrivo al Sinai e l'alleanza con Dio.
Giunta la Pasqua, anche Gesù vuole celebrarla coi suoi apostoli. La sera, quando prende posto in mezzo a loro, "sapendo ch'era venuta l'ora per lui di passare da questo mondo al Padre" (Gv 13,1), "disse: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio" (Lc 22,15-16).
È l'Ultima Cena di Gesù coi suoi apostoli, quella che segna l'inizio della nuova e ultima Pasqua, ch'è il 'passaggio' dalla morte alla vita.
Non è più il sangue dell'agnello sparso sulle porte che salva, ma è il sangue dell'Agnello divino sparso sulla croce. Non è più il giorno della liberazione del popolo ebreo dalla schiavitù d'Egitto, ma è il nuovo giorno della liberazione dell'umanità dalla schiavitù del peccato. Non è più la Pasqua che porta al Sinai e all'alleanza con Dio, ma è la nuova Pasqua che porta alla nuova vita in Cristo. Alle dodici tribù d'Israele subentrano i dodici apostoli: il nuovo popolo di Dio, che si mette in cammino non per raggiungere la terra promessa, fuori dall'Egitto, ma la vera dimora, ch'è la Gerusalemme celeste.

SUOR MARIA-MARTA E GESÙ BAMBINO



Non è facile esprimere l'ardente amore di Suor M. Marta per il suo caro piccolo Gesù e di riprodurre, come il soggetto lo meriterebbe, i loro deliziosi ed intimi trattenimenti. 
  
Gesù Bambino si rendeva visibile a lei ogni mattina alla S. Comunione, ma ciò non bastava al loro scambievole affetto. Il Santo Bambino si dilettava nella compagnia di quest'anima che, come terso cristallo, rifletteva la purità e semplicità della sua Divina Infanzia. Quale freschezza e quale puro candore, stavano infatti racchiusi sotto la ruvida scorza della nostra cara Sorella! 
  
“La sua confidenza è semplice e infantile, scrive la Superiora di Suor M. Marta, essa si rivolge a Nostro Signore come un piccolo bimbo al migliore dei Padri”. 
  
Questo lato caratteristico della nostra Sorella aggiunge un nuovo incanto alla sua fisonomia morale che, dal detto fin qui, poteva sembrare un po' austera nella sua missione di preghiera e di riparazione. L'eletta di Gesù Crocifisso è, d'altra parte, un commovente esempio di squisita intimità con Dio, la Santa Vergine, i Santi.... e specialmente con Gesù Bambino. 
  
Suor Maria-Marta condivide la vita umiliata, sofferente, penitente e redentrice di Gesù Crocifisso. Ma altresì, nella compagnia di Gesù Bambino, essa conduce una vita d'infanzia, semplice, gioconda espansiva. 
  
Questi rapporti cominciati fin dalla più tenera età, si trasformarono nel chiostro in familiarità meravigliosa, sia per le cose temporali come per quelle spirituali. 
  
Quante volte, sfinita di forze o mancante di tempo, essa implorava l'aiuto del suo “piccolo Gesù”! 
  
Un giorno che si sentiva male ed era ancora digiuna verso le tredici, Suor M. Marta stava pensando se doveva o no cercare un'aiutante per il suo lavoro in ritardo: “Maestro buono, voi vedete a che punto mi trovo, come devo fare?...” Subitamente, un meraviglioso Bambino di sei o sette anni si presenta a lei: “Se tu lo vuoi, verrei Io ad aiutarti!.....” – Oh! sì, buon Maestro, io conto su di Voi!... - “Io sono amico della pace, riprende il Divino Fanciullo, e nemico del turbamento. Io voglio che tu ti tenga vicino a Me”. 
  
Con Gesù, e sotto il suo sguardo divino, ben presto ogni cosa è all'ordine: tavole apparecchiate, vasellame lavato, spazzato il Coro e i1 refettorio, pronta la merenda delle educande... Alle 14 la nostra Sorella era libera per la lettura. Gesù restò presso la sua Sposa fino alle 15, ora in cui disparve lasciandola immersa in una gioia celeste. Alle 17, la felice privilegiata entrando in Coro per l'Orazione ritrovò il suo “caro piccolo Gesù”. 

Talvolta, con incredibile benignità, Gesù Bambino le offriva i suoi servigi: “Comandami, e Io farò quello che vorrai tu”. - Ebbene, mio buon Signore, aiutatemi a fare il Refettorio... - E Suor Maria-Marta vedeva davanti a sé il Divino Bambino che spolverava e apparecchiava le tavole.... 
  
“Io voglio che tu continui a fare tutto per Me”, le diceva Egli. Non chiedere l'aiuto di nessuno per i tuoi lavori, allora mi farò Io stesso il tuo aiuto”. E Colui che ha gli angeli per servitori si metteva all'acquaio!... 
  
Il tempo passa allora con la rapidità del baleno, mentre il cuore della troppo favorita Conversa si accende di amore per il suo “Divino piccolo Aiutante, sì bello... sì amabile...”. 
Questo angolo della casa si trasforma in Paradiso: gli Angeli son là visibilmente anche essi per fare la corte al loro Signore, e la nostra Sorella trova che il vasellame è finito troppo presto. 
  
“Sempre ingenua, ella crede che se in quel momento venisse qualche Sorella, vedrebbe Gesù Bambino che lava i piatti e lei che li risciacqua... allora, chiude bene l'uscio perché nessuno s'avveda di ciò che accade in quel luogo benedetto”. (Manoscritto) 
  
Le Sorelle Converse infatti erano stupite e non sapevano spiegarsi come Suor M. Marta potesse sbrigare da sola tanto lavoro... Se ne capisce ora il perché! 
  
Si sa pure che si tenevano là amichevoli conversazioni. Gesù diceva: “Noi formiamo la Santa Infanzia, noi due... e i due piccoli fanciulli insieme...” - Oh! buon piccolo Gesù! quanto vi amo!... - rispondeva essa... E Gesù sembrava felice: “Quando tu mi parli così, anche se non mi vedi, sono ancor più contento perché sto sempre in ascolto”. 
  
Ritirandosi le domandava con tenerezza: “Sposa mia, non sei contenta di Me?... Non ti aiuto forse bene?...” 
  
Non meno graziose le scene che si svolgevano nell'orto del Monastero. 
  
La raccolta delle frutta era un tempo di celesti delizie per la nostra Sorella. Essa s'intratteneva continuamente e ad alta voce con il Diletto dell'anima sua. 
  
Prima di andare nell'orto diceva continuamente: “Venite a lavorare con me, mio piccolo Gesù, perché io non posso rimanere in Coro con Voi...” 
  
Talvolta, di buon mattino, “Il suo caro piccolo Gesù” l'avvertiva Egli stesso: “Spicciati che è l'ora!”... Essa si affrettava portando in giardino due ceste enormi: Gesù l'aveva accompagnata... Essa Lo vedeva che raccoglieva le frutta con lei... Insieme il lavoro è ben presto sbrigato; le paniere ricolme di belle susine!... Ma quanto pesano! Suor M. Marta non può sollevarle: “Buon Maestro, io non posso da sola portare questi grossi panieri... ma se Voi mi aiutate lo farò facilmente.” Il suo piccolo Divino Aiutante non la lascia nell'imbarazzo e tutti e due rientrano in Monastero dividendosi il peso. 
  
Passando alle cose dell'anima troviamo la medesima familiarità. 

Certi Ritiri annuali furono particolarmente illuminati dalla compagnia di Gesù Bambino. 
  
“Per fare il tuo esame, diceva, nel 1878, il celeste Direttore, devi considerare ciò che, nella tua condotta, non è stato conforme a Me”. E l'adorabile Fanciullo additandole il proprio Cuore spiegava alla sua Sposa come “in questo Cuoricino fossero già racchiuse le cognizioni che avrebbe avuto da grande, le sue Piaghe, la sua Passione.... e tutte le grazie di cui l'aveva ricolmata fino allora”. 
  
Nella gioia dell'anima sua, essa contemplava il Divino Emmanuele che “ponendosi un ditino sul Cuore” le diceva: “Per credere queste cose bisogna avere la semplicità del bambino che crede tutto quello che gli dicono senza sofisticarci sopra. Un bimbo se ne sta fiducioso presso suo padre e sua madre perché sa che essi lo amano e che gli perdonano sempre!... Io ti esorto a non perdere il tempo del tuo Ritiro nella ricerca delle tue mancanze, ma di impiegarlo nel meditare Me”. 
  
E, l'ultimo giorno della solitudine 1885, in cui la presenza di Gesù si era resa ancor più soave: “Se tu non mi abbandoni, assicurava il Divin Bambinello, Io non ti lascerò giammai ». 
  
E' alla Santa Comunione soprattutto che Suor M. Marta deve andare come un piccolo fanciullo alla tavola del Padre: 
  
“Se tu hai fame, diceva Nostro Signore alla sua Serva, vieni a nutrirti: ma per questo occorre che tu ti faccia piccola... L'anima fanciulla è un'anima senza malizia, innocente, semplice e fiduciosa. Quando l'anima è in questo stato infantile, essa può venire direttamente a me: non vi è alcun ostacolo”. 
  
“Il cuore di questa felice Sorella non può pensare che al suo Gesù” scrive la Superiora. 
  
La vista del Divino Bambino che lavora con lei e la segue passo passo, non la lascia quasi mai. Essa ci dice con semplicità: “Mia Madre, io sono così vicina a Lui come sono vicina a Vostra Carità”. 
  
Nei giorni festivi, la nostra cara Sorella era, per solito, gratificata di qualche speciale favore di Gesù Bambino: “Eccomi, le diceva Egli, oggi è festa, vengo a rallegrarti, Sposa mia!... Impara da questo Pargoletto che bisogna farsi simili a Lui, cioè divenire fanciulli. 
Ecco la grazia che Io ti faccio. Riconosci i miei doni... ma considera altresì la tua miseria, e non perderla giammai di vista”. - E come volete che io faccia, mio buon piccolo Gesù, a distogliere lo sguardo dalla mia miseria? - esclamava la felice Privilegiata, “Ma siate la mia luce, perché senza di Voi, non posso mantenere la mia promessa”. 
  
Figlia di S. Francesco d'Assisi e di S. Francesco di Sales, Suor Maria-Marta gustava, forse più d'ogni altra, la festa di Natale così cara a questi due Patriarchi. Gesù Bambino si rivelava a lei con attrattive sempre nuove, e una bellezza così meravigliosa che le ore se ne volavano senza che essa ne avesse coscienza! Essa si abbandonava alle gioie di questa contemplazione, e al mattino la si ritrovava al Coro, in ginocchio, nella stessa posizione della vigilia, nulla avendo essa inteso, né compreso, se non le tenerezze del Divino Neonato! 

Un anno, essa ebbe la visione di tutta la Corte Angelica e dei Beati circondanti la mangiatoia: “Figlia mia, per godermi, bisogna che tu sia come quelli che vedi qui... vale a dire che la terra non sia più nulla per te, e che il tuo cuore e il tuo pensiero siano sempre con Me”. 
  
Un'altra notte di Natale fu la SS. Vergine che portò Gesù alla figlia delle sue predilezioni: “Figliola mia, Io te lo dono; ma occorre essere piccola come Lui.... I piccoli vogliono stare coi piccoli”. 
  
E l'adorabile Emanuele, ponendo il colmo alla felicità della nostra Sorella, le sussurrava queste ineffabili parole: “Se non avessi che un cuore come il tuo per prendervi le mie delizie, ancorché tutti gli altri mi fossero ingrati, non rimpiangerei d'essere disceso sulla terra...”. 

RELIGIOSA DELLA VISITAZIONE  SANTA MARIA DI CHAMBERY 

SPIRITO SANTO



Vieni, o, Benefattore tanto generoso e tanto paziente, che tolleri scortesie e ingratitudini, e non abbandoni le anime se non sei da esse cacciato col peccato mortale; deh! non permettete che noi giungiamo a tanto eccesso, e preservaci anche dal contristarci col peccato veniale.